Lingua Inglese II 23/24 (Ranzato) PDF

Summary

These notes discuss various linguistic concepts such as dialects, sociolects, accents, and idiolects. They explain how language use varies based on geographical location (dialects), social class (sociolects), and personal characteristics (idiolects). It also covers code-switching and style-shifting.

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Lingua Inglese II Prof. Irene Ranzato a.a. 2023/2024 Bonsanti Dialetto Il dialetto è una modalità di discorso tipica di una regione; a volte si dice anc...

Lingua Inglese II Prof. Irene Ranzato a.a. 2023/2024 Bonsanti Dialetto Il dialetto è una modalità di discorso tipica di una regione; a volte si dice anche regioletto. Quando si parla di dialetto quindi stiamo dando una collocazione geografica. Il dialetto si distacca dalla lingua standard in modi grammaticali e lessicali. Un dialetto è una varietà linguistica che differisce dalle altre per vocabolario, grammatica e pronuncia. Il termine "dialetto" è spesso utilizzato per indicare una variazione meno prestigiosa di una varietà più elevata, ma non ha una base linguistica intrinseca. I dialetti di una lingua sono reciprocamente comprensibili e possono essere classificati in base a criteri come l'esistenza di una lingua scritta comune e questioni politiche, di identità nazionale e di potere. Socioletto Con socioletto si intende la parlata di una determinata classe sociale. Parlando di socioletto si parla di qualcosa che spesso tocca anche altri concetti linguistici, come il dialetto. Il concetto di socioletto e quello di dialetto vanno spesso a sovrapporsi. Questo perché ci sono dei dialetti che spesso, stereotipicamente, ci fanno pensare a una certa classe sociale. Accento Un altro termine è quello di accento, da non confondere con il dialetto. L’accento è quello che sentiamo. Una persona può avere l’accento di Liverpool ma parlare con un inglese perfettamente standard, così come si può avere un accento romano ma non parlare romanesco. L’accento è la pronuncia rispetto allo standard acquisito da una lingua. Parlando di dialetto si comprende anche l’accento, ma quando si parla di accento è specifico e non comprende il dialetto in generale. In termini generali si parla sia di dialetto che di accento. Rispetto all’accento il dialetto ha più cose e si differenzia dalla parlata standard per questioni grammaticali, caratteristiche sintattiche, morfologiche e lessicali (i dialetti hanno le proprie parole che non vengono comprese da una regione all’altra). Idioletto Un altro concetto è quello di idioletto, ovvero il modo di parlare individuale di ognuno di noi. Si possono avere intercalari tipici, un lessico familiare al quale noi siamo abituati ma un’altra famiglia no (per esempio un tipo di cibo viene può venire chiamato in diversi modi: pastina, brodino, minestrina, ecc.) La finzione è un’imitazione della realtà e i dialoghi cinetelevisivi di solito imitano la parlata quotidiana (il natural speech, il face-to-face speech). Il concetto di idioletto è importante per chi si occupa dei dialoghi di finzione perché gli ideatori curano l’idioletto di ogni personaggio, e da questo si distingue una soap opera da una serie o film 1 Bonsanti ben scritti: nelle soap opera tutti i personaggi hanno la stessa parlata, mentre in un film ben scritto ogni personaggio ha un modo di parlare diverso, come nella vita vera. Uno dei più grandi problemi è quello di tradurre dialetti e socioletti, impresa definita da molti impossibile. Come trasporre una parlata regionale del Regno Unito in una parlata italiana? Come far capire che un personaggio parla in modo diverso da un altro? Con la scienza della traduzione si possono fare delle ipotesi, ma non daranno risposte definitive e prescrittive. Con difficoltà si trova uno studio scientifico di analisi di una traduzione che indica il modo in cui si traduce. La maggior parte degli studi sulla traduzione oggi sono descrittivi: si descrive il fenomeno traduttivo e si cerca di spiegare perché in quel determinato contesto è stato tradotto in quel modo. Cos’è che induceva a tradurre un romanzo in un modo? Qual è il clima che fa censurar Mary Poppins o Willy Wonka? Tutto ciò si spiega con quello che si vive oggi. La censura e i tagli fanno parte della traduzione, sono parte del sistema traduttivo. Speech community È un idioletto più largo, condiviso da una comunità più o meno grande (es. ragazzi che vanno alla stessa scuola, persone che lavorano in ospedale, ecc.) Sono persone abituate a conversare tra loro e sviluppano un idioletto comune, condiviso da un piccolo gruppo. Code-switching Un altro termine importante è il code switching, ovvero la commutazione di codice. È un cambio di codice, di solito un cambio di lingua, anche all’interno di una stessa frase/enunciato. In contesti di bilinguismo, come in famiglie bilingue, avviene sempre uno scambio di lingua. A rigore di termini è code-switching anche il prestito linguistico, perché usando una qualsiasi parola in inglese che l’italiano ha preso in prestito si sta facendo una commutazione di codice. Di solito però si usa il termine code switching però per enunciati più lunghi. Style-shifting Parte del code-switching è lo style-shifting, ovvero cambiare il registro in base agli ambienti e ai contesti, che possono essere più o meno formali. Non vuol dire soltanto passare da un registro formale o non, ma cambiare anche dalla lingua standard al dialetto e viceversa. Lo stereotipo e il caso “Downton Abbey” https://www.dailymail.co.uk/news/article-3247251/The-new-thief-Scouser-standard-Viewers-ange r-Downton-Abbey-creators-blackmailing-chambermaid-new-series-opening-episode-Liverpool-acc ent.html 2 Bonsanti * Scouser: parlante di Liverpool ** Cockney: parlante di Londra “La nuova ladra è una scouser… normale (gioca col termine di lingua standard): la rabbia degli spettatori perché i creatori di Downton Abbey danno alla cameriera ricattatrice nell’episodio di apertura nella nuova serie un accento di Liverpool.” Ci sono tante reazioni di rabbia nei confronti di questo accento di Liverpool. Questo perché gli accenti del nord vengono associati stereotipicamente alla criminalità, come i nostri accenti del sud, quindi gli spettatori arrabbiati dicono che, anche a Downton Abbey, la ladra e ricattatrice non parla con un accento del sud ma con uno del nord, di Liverpool. Nello scambio c’è la ragazza che parla con il modo di parlare di Liverpool, che è lo stesso dei Beatles. Stereotipicamente vengono prese alcune caratteristiche, come “ta” e il parlare col naso. 3 Bonsanti Quando si vuole ritrarre un parlante di una certa zona o classe sociale, le caratteristiche che subito ci viene in mente di dare sono dettate dallo stereotipo (come la r moscia per gli altolocati). Lo stereotipo non è sempre fake news, per questo è pericoloso. Se fosse una cosa del tutto falsa sarebbe facile da provare. Lo stereotipo è qualcosa che o un tempo era vera e ora non più, o in piccola parte può essere vera o avvicinarsi alla realtà, ed è per questo che è difficile a volte scardinare gli stereotipi. Di solito lo stereotipo è negativo, ma anche utile nella scrittura di finzione. Se si è un autore che deve creare uno sketch comico, lo stereotipo è utile e ci fa riconoscere immediatamente delle caratteristiche e permette al pubblico di riconoscere un certo tipo di personaggio. Nella traduzione italiana (e in altre lingue che offrono il doppiaggio) di questo episodio, non è stato fatto nessun tentativo di distinguere la parlata di questo personaggio. Nel nostro caso, un italiano non ha alcun modo di capire che questa persona parlava in modo diverso: si parla di universi culturali diversi e della non-volontà o non-necessità di far capire al pubblico che questo divario linguistico esisteva. In una traduzione bisogna calcolare delle perdite e ogni volta bisogna chiedersi cosa è rilevante e fondamentale ai fini della traduzione: in questo caso, è fondamentale se questo personaggio sia caratterizzato da un dialetto e un forte accento? Nell’economia di questa serie e del singolo episodio, no. In mancanza di strategie e soluzioni in questo particolare episodio, si può fare a meno di caratterizzarla come una parlante dialettale. Ci sono invece casi in cui la perdita è importante, in cui questa differenza linguistica serviva proprio a caratterizzare un socioletto e il fatto che questo personaggio veniva da una particolare classe sociale. La differenza in italiano, nel caso di Downton Abbey, si può per esempio notare nel cambio di registro, in cui il maggiordomo parla in modo colto. Standard di una lingua Lo standard di qualsiasi lingua è un dialetto che ha vinto la battaglia dei dialetti, per una ragione storico-sociale. Non c’è una ragione intrinseca per cui l’italiano standard sia diventato il toscano con un po’ di romano. Per una ragione di prestigio il toscano ha vinto la battaglia dal nostro paese. In Inghilterra la battaglia è stata vinta da un dialetto del sud-est, perché parlato nel triangolo d’oro (Londra - Cambridge - Oxford), e per ragioni di prestigio è diventato lo standard English. Received pronunciation (RP) La received pronunciation è l’accento standard dell’inglese, quello scolastico. La received pronunciation sta allo standard English come un qualsiasi degli accenti italiani sta all’italiano standard. 4 Bonsanti Il parlare con l’accento romano non vuol dire necessariamente parlare in romanesco, quindi parlare con l’accento di Liverpool non vuol dire parlare tutto il tempo in dialetto di Liverpool. La received pronunciation è parlata da una piccola percentuale in Inghilterra. Oggigiorno in Inghilterra molti politici parlano nello standard English ma con un forte accento di origine (che può essere scozzese, irlandese, di Liverpool, dello Yorkshire, etc.) Traduzione dei dialetti La traduzione del dialetto si applica alla traduzione del socioletto. La traduzione dei dialetti è un classico problema traduttivo, che è stato affrontato parecchie volte in traduzione audiovisiva ed è sempre un'area di ricerca molto attrattiva. I film che aderiscono in modo esplicito al codice del realismo, che quindi cercano di essere il più realistici possibile, e la cui spina dorsale è quella di dipingere costumi e interazioni locali, sono in teoria molto resistenti al trasferimento linguistico culturale. Sono difficili da tradurre perché gli scambi dialogici sono radicati in abitudini sociali storicamente molto radicate, le cui sfumature sono abbastanza difficili da decodificare da parte di chi appartiene a culture diverse. È difficile sradicare qualsiasi elemento culturale molto radicato e tanto più un costrutto lingua-culturale come quello del dialetto. Si definisce lingua-culturale quando si parla di una caratteristica che contiene in modo saldo tutte e due le cose, cultura e lingua, quando è difficile distinguere il confine tra l’una e l’altra. Il dialetto è una di queste cose. “Call the Midwife” È una serie televisiva britannica che ha molta fortuna in Inghilterra. È una storia vera che parla di un gruppo di apprendiste ostetriche nell'Inghilterra degli anni ‘50 nell'East End di Londra. È un quartiere che ora è fortemente gentrificato, ma che tradizionalmente è la zona verace di londra, dei cockney. Una zona che, a parte oggi, è sempre stata particolarmente povera e dove dialetto e socioletto coincidono. Call the Midwife s.1 ep.3.mov I personaggi sono tutti in uniforme, quindi non si possono distinguere in base all'abbigliamento. Si può distinguere la zona e la classe di provenienza in base al modo di parlare. - Chummy (la ragazza) ha un accento pulito. - Si risponde anche a stimoli visivi, non solo all'orecchio. Lui è un poliziotto, lei sta studiando, e questo riconoscimento visivo ha aiutato il riconoscimento acustico. Questa è una delle risposte viene data quando si viene accusati di tradurre in italiano standard, ovvero che certe cose si vedono e quindi non serve il realismo. - Chummy parla con la received pronunciation conservativa. Chummy non è un personaggio qualsiasi ma di buona famiglia, ha frequentato i reali da bambina, è un'aristocratica e parla un socioletto della received pronunciation particolarmente elevato e un po’ antiquato. Non è solo l'accento che caratterizza questa parlata ma anche alcune 5 Bonsanti parole che usa. Parla come parlano i reali, come il re Charles, non come William o lady Diana. È un tipo di accento conservativo molto posh che parla veramente un ristretto gruppo di persone molto caratterizzato. - Il poliziotto, Peter, parla lo standard, ma non con accento standard. Alcune caratteristiche del dialetto di Londra, come quello di Peter, possono ricordare l’americano. - “No harm done”: la caduta delle “h” (non vengono aspirate le “h”) è tipica dell'accento di Londra. È qualcosa che si è diffuso anche in altre regioni ma mai in modo così spinto come nei cockney. Una cosa che però non si può ritrovare in altre regioni ma solo a Londra è l'aggiunta dell'aspirazione dove non c'è. Infatti in sketch comici è la prima cosa che viene presa in giro, ovvero non aspirare dove va l'aspirazione, e aspirare invece dove non dovrebbe andarci. - Il modo in cui Chammy confeziona la frase è molto formale, “it's the officer I managed to crush into a few weeks ago”. - Nella suora sentiamo un accento del sud ma molto più leggero, non in dialetto ma con l'accento londinese. - Per chi ha studiato le upper classes inglesi, una delle caratteristiche della particolare forma di standard English è quella di usare molti avverbi. C'è una ricercatezza lessicale di ricostruire l'idioletto di Chammy, che è scritto in modo tale da farlo risaltare in modo caratteristico rispetto al panorama linguistico del resto dei personaggi. - La “l” diventa quasi una “u”, come “well” o “milk”: è la dark “l”, tipica del cockney. Traduzione e censura Diatopico: relativo al dialetto, (“topos” è in relazione geografica); una differenza diatopica vuol dire differenza dialettale. Diastratico: relativo al sociale; una differenza diastratica è una differenza sociale. In Italia la traduzione per il doppiaggio ha sempre avuto la tendenza di neutralizzare le varietà diatopiche, ovvero i dialetti, e puntare alla standardizzazione. Il cancellamento dei dialetti ha profonde radici storiche in Italia. Una legge del 1933 sotto il regime fascita proibì l’importazione di film doppiati da altre parti che non fosse l’Italia. Fu una legge fatta per difendere l’industria del doppiaggio allora nascente; è questo che rese forte il nostro doppiaggio. È stata una misura protezionistica nei confronti di un’industria nascente. Questa legge è stata fatta anche per controllare la lingua e i contenuti di quello che entrava: gli italiani non dovevano sentire tutto quello che dicevano i film americani che entravano. La censura in Italia (ma anche in Spagna, Francia e Germania) ha avuto come primo alleato il doppiaggio, perché non si può confrontare (con il sottotitolo invece chi conosce la lingua di origine, sì). Per questo, facendo un’analisi di sottotitoli e doppiaggio, di solito i sottotitoli sono fedeli all’originale, mentre il doppiaggio si prende più libertà per la necessità di adattare il 6 Bonsanti labiale, articolazioni, ecc. Ci sono molti studi grazie ai quali sappiamo che in realtà l’80% delle volte la necessità di rispettare il labiale non c’è perché i film non sono fatti tutti di primi piani, ma molte volte i personaggi sono inquadrati da lontano e non in modo da farci concentrare di preciso sul labiale. Gli adattamenti molto spesso si prendono delle libertà arbitrarie con la scusa del labiale. Il doppiaggio è nato con un peso non indifferente sulle spalle, ovvero il peso della censura. È una modalità di adattamento di cui ci siamo liberati con molta fatica. È un atteggiamento nei confronti del testo tradotto che ci siamo portati avanti per molti decenni e che non è finito col fascismo (la censura nasce con la nascita del cinema, non col fascismo). È un fardello che ci siamo portati avanti per molto tempo e che ancora adesso influenza la traduzione. È un atteggiamento di nonchalance verso la lettera dell’autore, quello che vuole dire. Quando un film entra in distribuzione ormai non appartiene più all’autore, ci sono pochi autori che mantengono il controllo sulle traduzioni (Woody Allen, Martin Scorsese, Kubrick) attraverso i loro dipendenti. Molti non ci pensano neanche. Nella traduzione per il doppiaggio in Italia fanno quello che vogliono, in modo libero. Dialect Translation Ci sono ancora alcuni doppiaggi negli Stati Uniti fatti con attori figli di immigrati, non italiani, che parlavano in famiglia un italiano anglicizzato. Le leggi venivano attivate sia perché non potevano esserci cose che andavano contro la morale comune (soprattutto in politica), ma anche perché non si doveva sentire la parola straniera. La strada del doppiaggio è stata quindi intrapresa per tante ragioni: il nostro grado di alfabetizzazione era molto basso e molti italiani non leggevano, ma molto perché il doppiaggio diventa come il cinema “l’arma più forte dello stato” (cit. Mussolini). Sono stati manipolati dei contenuti e soprattutto si è cercato di puntare ad un italiano standard, ad un doppiaggio che eliminasse il più possibile la parlata dialettale. La versione doppiata di film stranieri ha gradualmente dato vita all’italiano medio. È stata rifiutata la via di tradurre le varietà dei film originali con i regionalismi. Luigi Freddi si è opposto ai regionalismi e alle parole straniere in favore di un italiano standard. Tutti i film in lingua inglese dovevano essere tradotti in un italiano puro. Il fatto di non voler caratterizzare in alcun modo la parlata regionale è una precisa presa di posizione per purificare la lingua e incoraggiare l’italiano a parlare in un certo modo, abbandonando i regionalismi. Dal punto di vista delle voci il doppiaggio non si è evoluto molto e un prodotto doppiato si riconosce facilmente. C’è un certo grado di artificiosità che è stato assorbito e difficilmente si riuscirà ad abbandonare. Questa non è solo la realtà italiana ma di molti altri paesi. In un’industria raffinata come quella del doppiaggio italiano continua ad esserci una posizione nei confronti dell’italiano standard. Si potrebbe fare di più per diversificare le voci e far sentire delle parlate più autentiche. 7 Bonsanti Nascita dell’industria del doppiaggio ○ 1927: nascita del cinema sonoro (1929 in Italia). ○ 1929-1931: l’industria del doppiaggio stava muovendo i primi passi ma non era ancora sviluppata, quindi molti dei film sonori che arrivavano in Italia diventavano film muti pur di non far sentire voci straniere e si aggiungevano didascalie anche lunghissime, in cui si riassumeva quello che era successo. ○ 1931: il doppiaggio diventa una strada tecnicamente percorribile. ○ 1933: arrivano le prime leggi che proibiscono del tutto l’importazione di film già doppiati. Nel doppiaggio si punta ad un italiano standard, che è parente del toscano e del romano, e ad un’adesione alle norme grammaticali standard (nei film del passato c’è un’adesione alle regole molto più stretta, come il corretto uso del condizionale e del congiuntivo). È solo negli anni ‘70, grazie all’enorme successo de “The Godfather” di Coppola che cominciano a sentirsi nel doppiaggio le prime voci regionali. Nel film si usava una variante regionale dell’italiano (il siciliano, anche se molto fantasioso); il pubblico si era abituato alla parlata dialettale. La parlata regionale è stata sempre utilizzata nella comicità, ma non nei film drammatici e realistici. Anche oggi quando traduciamo i dialetti, sia nei cartoni che nelle commedie, non è proibito e suscita ilarità. Perception of dialects Non esiste oggettività nella percezione di accenti e dialetti, infatti questa percezione vive in una realtà diversa tra culture. In Inghilterra per esempio un divario sentito è quello tra nord e sud del paese. Il nord è stato per anni quello che è stato il sud in Italia. Questo dibattito tra realtà oggettiva (realtà) e realtà percepita (stereotipo) appartiene all’area della psicogeografia: per chi sta al sud, il nord nel Regno Unito inizia molto presto. È questo che psicologicamente noi percepiamo come collocazioni geografiche, che hanno poco a che fare con la realtà della geografia. Upper crust received pronunciation È una variante della received pronunciation più conservativa e antiquata, aristocratica, parlata dalle upper classes. La received pronunciation ha talmente tante definizioni che è facile sbagliarsi. La received pronunciation è l’accento, il modo di parlare e pronunciare standard dell’inglese, è quello scolastico. L’upper crust received pronunciation, parlata da una parte minima degli inglesi, ha delle caratteristiche in più. Noi riconosciamo il modo di parlare della regina. La received pronunciation è regioneless, senza regione, perché è lo standard che impariamo. Come l’italiano 8 Bonsanti standard ha un’origine e un tempo nacque in Toscana, anche la received pronunciation ha un’origine, ovvero il sud-est dell’inghilterra, in particolare la zona particolarmente prestigiosa Londra-Cambridge-Oxford. Distinguere tra received pronunciation e uno che parla in modo più informale, anche più dialettale, ma che è del sud-est dell’inghilterra, per chi non ha un orecchio sviluppato diventa difficile. Mainstream Pronunciation La received pronunciation e l’inglese standard possono anche essere adottati pur mantenendo un profumo di regionalità, che è quello che facciamo nella vita di tutti i giorni. È la mainstream pronunciation: si può capire la regione di provenienza. Il fenomeno dei Beatles e l’accomodation Secondo Fennell, il più grande dialettologo inglese, il cambiamento di atteggiamento nei confronti dei dialetti in Inghilterra è arrivato anche grazie alla popolarità dei Beatles. Erano talmente amati ed era un prodotto nazionale talmente forte che questa parlata così regionale, di Liverpool, sdoganò il dialetto. Anche il senso di identità che dava il parlare in dialetto o con un forte accento diventa più forte. Il fenomeno dell’accomodation è quando si cerca di parlare come l’altro: se si sente qualcuno parlare in romano, lo si fa a propria volta. Parlando della situazione inglese, il maggior senso di orgoglio e di appartenenza a una comunità ha permesso lo sdoganamento. In Inghilterra parlare in un certo modo è ancora più importante rispetto ad altri paesi. I politici in Italia per esempio non hanno mai nascosto le parlate molto marcate; in Inghilterra invece un dialetto non si doveva sentire. Funzioni del dialogo di finzione Queste funzioni sono state elencate da una studiosa che si occupa di cinema, quindi si parla principalmente di dialogo cinematografico, ma è una tassonomia che va bene anche per le piattaforme streaming. La differenza principale tra il dialogo di finzione e la parlata face-to-face è che nella vita normale parliamo per stabilire una comunicazione, non è detto che si abbiano altre finalità. Il dialetto, in termini di funzione, c’è sempre per un motivo: ○ anchor of diegesis [ancorare trama e personaggi] → per dare un senso di spazio e luogo; ○ la comunicazione di una causalità narrativa → con i dialoghi bisogna capire perché da A si passa a B e poi a C; serve allo svolgimento narrativo; ○ la messa in atto di eventi narrativi; 9 Bonsanti ○ character revelation [la rivelazione del personaggio] → per descrivere l’idioletto di un personaggio rispetto quello di un altro; per far capire anche con pochi dialoghi che tipo è il personaggio; ○ adherence to the code of realism [l’aderenza al codice del realismo] → per aumentare il senso di realismo di un film o di una serie tv, parlando come si parla nella vita vera; ○ il controllo delle emozioni e della valutazione da parte del pubblico (a volte vengono dette cose solo per far più paura o per sorprendere lo spettatore, sono fatti apposta per parlare allo spettatore più che all'altro personaggio); ○ opportunities for star turns [opportunità alla star di turno] → per dare ad un attore popolare l’opportunità di usare il proprio accento di origine (es. Michael Caine ha un accento londinese marcatissimo, caratteristica che spesso nel doppiaggio viene persa, ed è talmente identificato con quella parlata che la mantengono anche quando il personaggio che interpreta non è londinese); ○ exploiting the resources of the language [sfruttare le risorse della lingua] → a volte i dialoghi non sono realistici e si sfruttano risorse della lingua nel senso estetico, magari facendo un dialogo in rima, citando poesie o facendo giochi di parole strani; ○ trasmettere un messaggio. Queste funzioni in grassetto possono essere utilizzare per analizzare le parlate dialettali. Per esempio, si fa capire che un personaggio parla con accento di Liverpool perché la trama si svolge a Liverpool. Un altro esempio potrebbe essere un personaggio che parla in modo regionalmente marcato perché ha un forte senso di orgoglio per la sua classe sociale. “My Fair Lady” Tratto da un’opera teatrale, è la storia di una scommessa tra due linguisti. Uno dei due è convinto che riuscirà a far diventare un’aristocratica la fioraia che parla con un accento cockney marcatissimo, mentre l’altro dice che è impossibile. È anche un musical. La strategia traduttiva di questo film è molto pensata: il dialetto è necessario ai fini della trama, quindi prendono un dialetto del sud non particolarmente localizzabile. C’è un senso di straniamento perché la si sente parlare non in italiano standard, e fanno in modo che per lo spettatore non sia immediatamente collocabile in una regione italiana precisa. A volte le parole vengono cambiate per una questione di cantabilità. Tutti i riferimenti sono andati perduti e le caratteristiche del dialetto vengono perdute apposta. Non si vuole dire che la lingua a cui fanno riferimento sia l’inglese nello specifico, in modo da fare un discorso più generale. I riferimenti culturali dipendono molto dalla distanza culturale. Per esempio, in un episodio di “Friends”, nella versione americana viene fatto un riferimento a Mussolini, cosa che nella versione italiana manca. 10 Bonsanti U-RP in fictional characters: function and translation È parlata dalle classi alte britanniche. I personaggi televisivi sono stereotipati. Lo stereotipo contiene una parte di realtà. Il personaggio dell’upper crust è particolarmente stereotipato, anche in film e serie televisive realistiche. È la classe sociale meno studiata, le ricerche sul campo che fanno i linguisti sono poche. Sono di solito gruppi più chiusi, e più si sale più questa cosa è vera. Proprio perché viene studiato poco, il personaggio dell’upper class è un po’ “tagliato con l’accetta”: il tipico snob, con la puzza solo il naso, il villain della situazione. Ovviamente la realtà non coincide. Negli ultimi anni molte cose dal punto di vista delle rappresentazioni televisive sono cambiate: è iniziato il gusto per racconto della vita vera e dei personaggi reali. Il film spartiacque è “The Queen”, scritto da Peter Morgan, un grande drammaturgo che è anche l’autore di “The Crown”. Da lì è iniziata la vera e propria ricerca del reale, anche nella resa linguistica dei personaggi in un panorama parecchio stereotipato. RP: received pronunciation, la parlata standard dal punto di vista dell’accento inglese, che è parlata da un ristretto gruppo di persone. Categorie di personaggi dell’U-RP ○ the “all-upstairs” socio-historical dramas La maggior parte dei personaggi principali si trovano “al piano di sopra”, sono aristocratici. Il nome deriva da una famosa serie tv inglese degli anni ‘70, “Upstairs Downstairs”, in cui i personaggi principali non erano solo altolocati, ma c’erano anche maggiordomi, cameriere etc. a cui veniva data la stessa importanza. Questa serie ha influenzato molto “Downton Abbey”, classico esempio di upstairs-downstairs. ○ the adoptive U-RP Il personaggio non nasce parlando così, ma per qualche ragione inizia a vivere e operare in un ambiente in cui questo tipo di parlata è richiesto, o per ambizione sociale, e adotta l’U-RP. Di solito si tratta di personaggi che sono trasportati in un’ascesa sociale e che acquisiscono il modo di parlare dell’upper class. Ci sono due film caratterizzati da questa categoria: “My Fair Lady” e “Educating Pita”. ○ upper class vs. working class Il personaggio dell’upper class viene anche utilizzato per far vedere il contrasto tra due classi sociali (spesso il personaggio aristocratico viene messo in contrasto con quello della classe lavoratrice). Il personaggio dell’upper class viene messo in contrasto con quello di classi inferiori. Per citare una serie vicino a noi, “Downton Abbey”, ma anche “The Remains of the Day” (parla della vita di un maggiordomo e della sua visione della vita). ○ British as upper class/American as working class 11 Bonsanti Questo è un sottogruppo del precedente. Molto spesso il personaggio dell’upper class è l’inglese, mentre quello working class è l’americano. Quasi sempre, quello britannico è più antipatico (freddo, distaccato), mentre quello americano è più simpatico (gioviale, informale). Lo stereotipo è ovvio in questa categoria. Il contrasto è non solo linguistico ma anche sociale, in quanto l’americano è considerato volgare e “working class” o semplicemente più umile, mentre l’inglese è dipinto come raffinato e “upper class”. Questo è uno dei casi in cui la variante dialettale si sovrappone in modo quasi totale al socioletto, cioè alla variante sociale. Ci sono delle parlate che nell’immaginario comune vengono sovrapposte a una classe sociale o a un tipico gruppo. Questo ha molto a che fare con uno stereotipo. ○ the British villain Spesso in film americani il villain parla con l’accento britannico. L’inglese è spesso il cattivo della situazione. The all-upstairs socio-historical dramas Sono film e serie tv che sono incentrate sulla vita di aristocratici che non hanno alcuna interazione importante con membri di altre classi. A partire dagli anni 2000 i direttori televisivi hanno voluto porgere omaggio ai reali “contemporanei” (che sono morti da poco, a cui possiamo attingere dalla memoria personale). Ciò che rende questi lavori differenti da quelli rappresentanti periodi precedenti è la ricerca del realismo storico-sociale, che include anche una evidente ricerca linguistica. “The Crown” In “The Crown”, l’attrice Claire Foy è riuscita a raggiungere l’obiettivo non solo di perdere il suo accento d’origine del nord, ma anche di rappresentare la regina Elisabetta II con quella sorta di old-fashioned RP, l’U-RP, caratteristica della vecchia aristocrazia. Stagione 1, Episodio 9, 56.25 https://www.netflix.com/watch/80025765?trackId=255824129 - In parole come “years” e “here”, il secondo elemento del dittongo è molto aperto; - Anche se non sempre, la vocale finale in parole che finiscono in -y (“mastery”, "magnanimity", “happy”) è molto aperta; - La variante [ɪn] viene scelta per parole che terminano in -ing (“infuriating”). - L’attrice è inoltre molto attenta a tenere la laringe sempre abbassata in modo da ottenere “plumminess”. Non è una parola proprio linguistica, è come nella vita comune si definisce la parlata aristocratica (“she has a plum in her mouth” → “ha una prugna in bocca”) 12 Bonsanti ○ Nella versione italiana tutti i personaggi sono stati resi con la pronuncia standard. ○ Elisabetta nella versione inglese ha una voce esile, quasi insicura, non assertiva; in italiano invece ha una voce sicura. Durante il processo di traduzione, se non si fa attenzione a questi dettagli il pubblico di arrivo riceve un personaggio completamente diverso. ○ Le scelte lessicali di Netflix non sono sempre felici e mancano di compensare queste mancanze prosodiche (sbagliano voce), e varie traduzioni molto affrettate e scelte di parole che non funzionano. Bisogna scegliere in modo pensato quale siano le parole giuste per un determinato contesto. ○ Per esempio, sentir dire dalla regina Elisabetta “approcciare” e “ho realizzato” stona, non si diceva all’epoca. Non vuol dire che bisogna antichizzare tutto, è una linea sottile: bisogna destreggiarsi tra una parlata che non sia troppo vecchia/polverosa e una troppo contemporanea. The adoptive U-RP Il concetto di adoptive U-RP è legato al concetto di transformative style-shifting: è un cambio a una nuova varietà di una lingua che è considerata “ideale” dal parlante, o la più appropriata in una particolare situazione. È un cambio di registro trasformativo, che avviene quando una persona vuole trasformare la propria vita, puntando ad un altro stile di vita e un altro accento, imposto dalla nuova situazione di vita. Lo si può vedere in persone che hanno origini umili e che vivono in una situazione in cui si parla in dialetto, e che poi si trasformano e iniziano a parlare con un accento standard. L’accetto RP è uno di quelli più stereotipati nei dialoghi di finzione, ed è anche quello meno studiato in quanto appartiene a dei circoli molto chiusi e che quindi sono difficili da penetrare dai linguisti che lavorano sul campo. Anche nella realtà il parlante delle classi superiori è il meno studiato rispetto ad altre classi (media borghesia e proletariato). In “My Fair Lady” il personaggio della working class inglese adotta la parlata RP, con l’interessante style-shifting tra dialetto e inglese standard. “My Fair Lady” Protagonista di questo film è una fioraia con un forte accento londinese, oggetto di scommessa di due linguisti. Uno dei due dirà che riuscirà a farla parlare come una duchessa, l’altro invece dice che è impossibile. Per fare una prova la inserisce in società e la porta alle corse di cavalli. Inizia a parlare bene, poi scivola nel dialetto londinese (per quanto riguarda il lessico) pur mantenendo la pronuncia posh dell’upper crust. Questo film è basato su caratteristiche linguistico-fonologiche e affrontare la sua traduzione è difficile. È un film sulla lingua e sul dialetto. 13 Bonsanti Scena in il professor Higgins prova a insegnare la pronuncia corretta a Eliza How to learn English pronunciation with My Fair Lady (1964) Il professore fa fare degli esercizi a Eliza, per insegnarle la pronuncia delle vocali, l’aspirazione delle h, e l’esercizio prosodico con lo xilofono per il ritmo (che cambia tra dialetti). Scena “The rain in Spain stays mainly in the plain” "The Rain in Spain" – Rex Harrison, Wilfrid Hyde-White and Audrey Hepburn, 1964 Scena di Ascot (corse dei cavalli) Ascot horse race ~ Audrey Hepburn & Rex Harrison (My Fair Lady, 1964) Portano Eliza alle corse di cavalli, zona privilegiata dell’aristocrazia, per vedere come se la cava con veri aristocratici Piano piano, Eliza scivola nel dialetto, pur mantenendo la RP. Di solito invece, parliamo con la lingua standard ma si sente l’accento d’origine; Eliza invece fa il contrario: continua a parlare con l’accento posh della received pronunciation, ma scivola nel dialetto londinese in termini di lessico (con parole molto colloquiali). Quello che fa Eliza è un doppio gioco: parte bene, anche se in modo ridicolo, parlando pomposamente con la received pronunciation dell’upper crust, e usa anche parole e giri di frasi che ci si aspetterebbe dai personaggi aristocratici. Piano piano però, pur parlando con la RP, inizia a scivolare nel dialetto, usando espressioni dialettali, verbi sbagliati, etc. In Italiano, Eliza è stata tradotta con un accento meridionale indefinito. Ascot è un tipico contesto aristocratico, dove si incontrano personaggi dell’upper crust, dove i due linguisti portano Eliza per vedere se riesce a superare il test. - “How kind of you to let me come” → Utilizza le frasi degli esercizi fatti col professore. - “How do you do?” → Per l’aspirazione delle h. - “The rain in Spain stays mainly in the plain” → Ci teneva a far vedere di aver imparato la pronuncia corretta. - “I bet I got it right” → “Scommetto che ci ho beccato”. Non è dialettale, ma molto colloquiale; questo è il primo scivolamento. - “Has it suddenly turned chilly?” → Gli altri aristocratici utilizzano frasi tipiche dell’upper crust. C’è una ricercatezza di parole che ci fa capire che il personaggio è dipinto in un certo modo, dal punto di vista linguistico. - “I do hope we won’t have any unseasonable cold spells” → “Spero che non ci saranno dei periodi freddi non di stagione”. È un giro di parole molto ricercato. - L’uso della parola “influenza” invece che “flu” denota una ricercatezza nella parlata. Questo è uno di quei casi in cui bisogna cercare di compensare. La compensazione è una tecnica traduttiva: se non si trova un’alternativa di una determinata parola (in questo caso “influenza”) che 14 Bonsanti in italiano dà lo stesso senso di ricercatezza, allora si può mettere quel senso di ricercatezza in un altro punto della frase. Questo per far sì che l’effetto comunicativo rimanga invariato? - “I do hope we won’t have any unseasonable cold spells, they bring on so much influenza” → Questa frase, affinché suoni aristocratica in italiani, può essere tradotta con: 1. Si potrebbe usare un termine come malesseri. 2. Sono corrieri di influenza, lascia la parola influenza, ma cambia la parte iniziale e si ha lo stesso effetto. 3. Si può tradurre cold spells con intervalli di gelo, anche se è molto forzato. 4. Mi auguro non cali improvvisamente il freddo può essere un altro modo di tradurre. 5. So much si può tradurre con cotanta, per dare pesantemente il senso dell’aristocratico hanno reso molto parodica la scena anche in inglese. - “They done the old woman in” → “Hanno fatto fuori la vecchia”. “To do somebody in” vuol dire “far fuori qualcuno”. È una frase slang e inoltre usa anche un tempo verbale dialettale, dicendo “they done the old woman in”. - Continua a pronunciare le parole in modo standard. - “Yes, lord love you” → È un semintercalare popolare, come un “che dio ci aiuti”. - “Right enough” → Abbastanza colloquiale, però ancora si tiene. - “Fairly blue with it she was” → É un modo aristocratico di confezionare una frase come “era diventata tutta blu”. Si può tradurre con “era bella cianotica”, usando una parola più ricercata. - “He kept ladling gin down her throat” → “Continuava a sgargarozzarle gin giù per la gola”, una frase estremamente colloquiale, se non dialettale. - “Then she come to so sudden he bit the bowl off the spoon” → “To come to” vuol dire “rinvenire”, è un phrasal verb, tipico del dialetto londinese (il verbo è sbagliato, così come l’avverbio suddenly). Si può tradurre con “É rinvenuta così di botto/veloce che ha morso il cucchiaio” per fare un mix tra linguaggio forbito e colloquiale. - “Somebody pinched it” → “Qualcuno l’ha sgraffignato”. - “Them ‘as pinched it, done her in” → “Chi se lo fregò, l’accoppó.” Qui è completamente caduta nel dialetto: l’uso di them come fosse un soggetto, ‘as al posto di have, fa cadere l’h, done invece di did. - “Them she lived with would have killed her for a hatpin, let alone a hat” → “Quelli con cui viveva l’avrebbero ammazzata per uno spillo, figuriamoci un cappello”. Qui ricomincia a parlare abbastanza forbito, tranne che per il them iniziale messo al posto del soggetto. 1. Per continuare con il verbo accoppare si potrebbe utilizzare questo verbo in una frase giusta: “Quelli con cui viveva l’avrebbero accoppata per uno spillo, figuriamoci un cappello.” 15 Bonsanti 2. Si potrebbe fare un gioco di parole con cappello (utilizzando la parola cappelliera), così come in inglese hanno fatto un gioco di parole con hatpin/hat, altrimenti si perderebbe questa parte: “Quelli con cui viveva l’avrebbero ammazzata per un cappello, figuriamoci una cappelliera.” - “To pour spirits” → “Versare degli alcolici”; spirits è un modo di dire ricercato alcol da parte della signora aristocratica. - “What are you sniggering at” → “Perché mi deride?” è molto ricercato. - “If I was doing it proper, what was you sniggering at?” → Corretta sarebbe “If I were doing it properly, what were you sniggering at?”. La traduzione potrebbe essere “Beh visto che l’ho detta giusta/che l’ho azzeccata perché mi canzona?”. Sniggering è molto ricercato come termine, mentre "proper" è sbagliato. - “Have I said something I oughtn’t?” → Oughtn’t al posto di shouldn’t è un modo particolarmente ricercato di dire non dovevo. Tradurre con il dialetto è una scelta che si può fare in film comici; in quelli più naturalistici non può essere fatto. “Educating Rita” Educating Rita Full Movie HD. Drama Nell’ambito del transformative style-shifting rientra anche il film “Educating Rita”, dal cui titolo si evince il tema dell’educazione. Non è un’educazione all’accento perché il professore parla un mainstream RP, e non è interessato a far parlare bene Rita, che ha un forte accento di Liverpool; è più un'educazione di contenuti. Rita è una parrucchiera che decide di frequentare la open university qualche anno dopo rispetto ai suoi coetanei. Vuole studiare per migliorarsi. Qui affrontiamo un dialetto diverso, che si sovrappone in modo evidente al socioletto, ovvero il dialetto di Liverpool. Scena iniziale [4.40] La ragazza entra nello studio del professore parlando con un forte accento di Liverpool. - Cambia la prosodia nell’accento di Liverpool, è uno di quegli accenti che tende ad andare in alto verso la fine della frase. Una delle caratteristiche di questo accento è proprio l’andamento cantilenante (si chiama sing-song accent), che tende ad andare in alto verso la fine. - Questo è uno dei rari film in cui Cane parla con la received pronunciation, invece che con l’accento cockney. - “Me” al posto di “my” è tipico dell’accento di Liverpool e di Londra. Dice anche “meself” al posto di “myself”. Il possessivo diventa me, tipico sia dell’accento di Liverpool che del cockney londinese. 16 Bonsanti - La prima caratteristica che distingue gli accenti del nord da quelli del sud è che a nord si dice “bot” e “focking”, mentre al sud si dice “bat” “facking”. È una caratteristica di tutti i dialetti del nord e che divide in modo netto il nord linguistico dal sud linguistico dell’Inghilterra. Già dalle prime battute si capisce che questo è un personaggio trasformativo: ha adottato un altro nome (si chiama Susan ma si fa chiamare Rita perché ha letto un libro che le piaceva, e capiamo dal fatto che il professore non l’abbiamo sentito significa che non è un libro importante). - “Do you want to lend it?” invece di “borrow”. - “It doesn’t half cause a fuss” → “E non ti combino un bel casino?”, vuol dire l’opposto, nel senso che combina un bel casino. - “Pass me the fucking pheasant” → non sono solo le parole che indicano l’aristocrazia (il faggiano è cibo da aristocratici), ma è anche il modo di parlare. 1. In italiano si potrebbe più tradurre con caviale, invece che faggiano, per far capire che si tratta di aristocrazia. “Mi passi il fottuto faggiano/caviale. 2. Un altro modo sarebbe anche utilizzare la “g” come in “giuoco” e pronunciare “fagiuano”. 3. Dato che “fottuto” non si utilizza molto in italiano, si potrebbe dire “quel fagiano del cazzo” o “quel cazzo di fagiano”. - “But you couldn’t tell them that round our way” → “Ma dalle mie parti non lo puoi dire”. - “My mate’s got a drinks cabinet like that” riferito alla libreria → Il suo amico ha un drink cabinet fatto come una libreria, cosa che una persona colta non farebbe mai. È un altro modo per mettere in contrasto le due classi sociali. - I primi scambi di dialogo sono per dare una character revelation: lei è una che ama i libri, nonostante non abbia tante conoscenze. - “Howards End! Sounds filthy, doesn’t it?” → “Casa Howard” (libro) è il nome di una villa; per lei invece “suona sporco” perché “end” vuol dire anche “membro” maschile, come se fosse il “membro di Howard”. 1. Per uscire da questo problema traduttivo e giustificare il ridacchiare di Rita a sentire questo nome, si potrebbe cambiare il titolo del libro (e trovarne un altro inglese con cui poter fare un gioco di parole). Per esempio si potrebbe dire: “Il Grande Gatsby! Che ha di grande?” 2. Un altro modo potrebbe essere cambiare proprio il nome del libro, dicendo per esempio “L’angolo di Howard” e dire “E che ci fa lì?” Non deve essere per forza un gioco erotico, ma semplicemente una battuta. Per l’esame: due domande teoriche; e un commento linguistico-traduttivo, spiegando tutte le opzioni che si hanno e spiegare perché si sceglie una strada piuttosto che un’altra. Scrivere tanto, come se il lettore fosse qualcuno che non sa nulla dell’argomento. Spiegare il processo mentale. Spiegare anche perché delle strade non sono percorribili. 17 Bonsanti - “So am I” detto con accento nasale, tipico dell’accento di Liverpool, fa capire che una frase così standard è stata detta con un forte accento dialettale, che giustifica la reazione dello studente posh (che la guarda dall’alto in basso). Si potrebbe tradurre con “e pure io”, che è più colloquiale e un po’ stona con l’immagine dello studente educated. Per i film così realistici, sarebbe meglio non ricorrere a un dialetto vero e proprio ma qualche elemento dialettale diffuso, che non sia legato strettamente a una realtà geografica. Non si vuole associare Rita ad una persona che parla romanesco, ma ci sono delle espressioni tipo “mo” che possono scivolare nel dialettale che però non danno un senso di straniamento per una persona che non parla un determinato dialetto. Scena della coinquilina (1.03.55) Rita va a vivere con una radical chic (in inglese si dice champagne socialist). Il suo è un personaggio molto stereotipato, in cui si riconoscono elementi di realtà: - Caricare di avverbi (già visto in Chammy di “Call the Midwife”) anche molto formali quando non serve. - Parlare di Mahler e di mezzanino. - Insistere su un grande compositore e amore per la musica classica, più legato o a persone di una certa età e a persone aristocratiche abituati da piccoli alla lirica e alla musica classica (uno di quegli elementi che vengono utilizzati per costruire lo stereotipo del personaggio aristocratico, anche giovane). - Si trova a confronto con un modo di parlare RP molto posh. Scena in cui Rita imita la RP EDUCATING RITA Michael Caine Julie Walters | SCENE In questa scena, Rita imita la pronuncia dell’RP, per poi scivolare nel suo dialetto d’origine. Il suo è un personaggio intelligente, non inizia a parlare come gli aristocratici e crea anche una distanza tra lei e questi personaggi, prendendoli in giro. Si crea una dicotomia noi/loro. Questo orgoglio regionale si sente molto in Rita. Rita è un esempio di transformative style-shifting: sono personaggi che si trasformano calandosi in una nuova situazione sociale e proiettano una nuova identità. Upper class vs. Working class “You Will Meet a Tall Dark Stranger”, Woody Allen Allen è sempre stato molto criticato dagli inglesi per come ritrae i personaggi britannici. Non è una questione d’accento, quanto di socioletto. Woody Allen ha il vantaggio della lingua e della cultura per comprendere la realtà britannica, ma è un americano e pertanto un outsider nei confronti della variante linguistica dell’inglese della middle class britannica. I personaggi dell’upwardly mobile 18 Bonsanti middle class sono quei personaggi che vivono in un determinato contesto e aspirano (o sono forzati) a diventare qualcosa di più. L’Estuary English è più un socioletto che un dialetto. Già dal nome si intuisce una collocazione geografica (inglese dell’estuario del Tamigi), ma è molto più un'indicazione sociale perché è a metà tra il cockney e l’rp; è un cockney ripulito, di quelli che vogliono parlare meglio. In questo film, Naomi Watson è sposata con uno scrittore americano che ha esaurito la vena creativa dopo il primo libro. Lei è vicina alla rp, però ha un tocco di Estuary (si diceva che anche Lady D avesse un tocco di Estuary). Scena della madre che entra in casa - L’accento dell’attrice, australiana, è un po’ forzato. - Il termine “massuse” è abbastanza ricercato. Anche in italiano così come in inglese, utilizzare i termini francesi è un modo di costruire un personaggio a cui si vuole dare un certo tono. - Nell’immaginario anglosassone, “a tall dark stranger” significa “l’uomo dei tuoi sogni” e tradurre letteralmente “un uomo alto e scuro” non aiuta un non parlante della lingua inglese a capire il vero significato della frase. È anche un riferimento al tristo mietitore, che nell’immaginario del parlante inglese rappresenta la morte, che è mascolinizzata; mentre nell’immaginario italiano la morte è femminile. Anche se le generazioni nuove sono state esposte a molti materiali anglo-americani, e questo ha modificato un po’ l’immagine della morte tradizionale. Tradurre quindi vuol dire anche tradurre culture. 1. Nel nostro immaginario, si potrebbe fare riferimento al Signore piuttosto che al Tristo Mietitore, dicendo che lo incontreremo tutti alla fine. 2. Un altro modo potrebbe essere “la cartomante mi ha detto che l'avrei incontrato vicino al cimitero” e la battuta risposta potrebbe essere “tanto ci finiremo tutti”, ma è un po’ un abbassamento del livello di battuta di Woody Allen, poiché è una battuta non velata. 3. Un altro modo potrebbe essere alla filastrocca che si racconta ai bambini che vede come protagonista l’uomo nero, che però non è un vero riferimento alla morte, quindi non darebbe lo stesso risultato. Scena in cui incontrano Charmaine - Charmaine ha un accento tipicamente cockney. - Tradurre in modo più volgare “flashing anybody” può mostrare la differenza sociale dei personaggi. 1. Si può tradurre con “Non vorrei uscirvi tutto”; 2. “Non vorrei mostrarvi la mercanzia”; 3. “Non vorrei farvela vedere” (il più volgare di tutti). 19 Bonsanti In generale, far parlare in modo molto volgare un personaggio può essere un modo per compensare le perdite inevitabili della traduzione. È una strategia efficace per non far parlare la donna con uno degli accenti italiani. Si può giocare anche sul tono di voce: i personaggi volgari di solito urlano o hanno comunque il tono molto alto. - Nel doppiaggio in italiano di questa scena, si gioca molto sull’intonazione ma a livello lessicale la battuta non è volgare. In italiano è quasi un personaggio parodico, troppo stereotipato con la voce molto alta. In inglese, pur se stereotipato, è comunque un personaggio realistico; in italiano no. - Il non successo di questo film in Italia è dovuto anche al doppiaggio troppo forzato. Teoria delle onde Quando un sasso che viene lanciato in uno stagno crea delle onde, così è la modalità di diffusione di determinati item linguistici. C’è un centro di diffusione e l’influenza del sasso non si ferma nel punto dove è caduto, ma si diffonde e più vicino è, più le stesse caratteristiche si mantengono più o meno come nel punto in cui è sasso è caduto, e più ci si allontana le onde perdono di forza (perdono alcune caratteristiche) ma si percepiscono ancora. Se si gettano due sassi le onde dell’uno e dell’altro possono confondersi. Questa è la teoria abbracciata dai principali sociolinguisti. British as upper class/American as working class È una sottocategoria dell’upper class/working class, ed è un motivo ricorrente. Il personaggio dell’inglese appartenente all’upper class in un contesto quasi interamente americano, o viceversa, è un altro topos contrastivo comune. Questa opposizione di solito non è solo linguistica, ma anche sociale, in quanto i personaggi americani sono solitamente più “volgari” e “working class” o semplicemente più umili, mentre gli inglesi sono dipinti più raffinati e “upper class”. “Match Point”, Woody Allen In questo film il contrasto è più evidente. I giornali britannici criticano questi film di Woody Allen, dicendo che non è in grado di trovare la voce giusta per rappresentare la propria classe sociale. The Guardian per esempio scrive: «But the problem with “Match Point” is that the dialogue is composed in a kind of Posh English that Allen seems to have learned from a Berlitz handbook (“andare alla Berlitz”, un istituto linguistico ottimo, è un modo per denigrare chi parla inglese). Allen’s Brit-dialogue sounds clenched, stiled and occasionally plain bizarre. If he was engaged as a script consultant, Fellowes could have explained to Allen that Tate Modern does not have that definite article, that we pronounce the name “Eleanor” with the accent on the first syllable not the last, and a 20 Bonsanti thousand other solecisms. And - snobbery aside - people with pretensions to love high opera do not tend to adore the work of Andrew Lloyd Webber, or at least not without a great deal of pre-emptive English irony. [...] The only actor who really does relax is Matthew Goode as Tom, utterly convincing and authentic as the young patrician. He is real. [...] However, as Allen’s next movie is reportedly also going to be set in the UK, he really is going to have to learn to speak British at something better than tourist level.» Scena della cena con Tom e la fidanzata americana Interazione tra due underdogs che stabiliscono una connessione. È un film in cui il focus sulle classi sociali non viene mai abbandonato. Per l’esame: introdurre elementi “extra”. Es. commentando un dialogo, fare riferimento ad altre scene di film, dimostrando di averlo visto per intero, approfondendo il discorso. Idioletto dell’aristocratico - In italiano è stato fatto uno sforzo di caratterizzare troppo il personaggio in modo da distinguerlo dall’altro. È troppo forzato. È una prova di quanto il personaggio dell’upper class sia molto forzato e sperimentale (anche negli originali). - Come caratteristica dell’U-RP c’è l’uso marcato di avverbi, intensifiers (it’s so…), che in italiano hanno deciso di rendere in modo forzato. - Il personaggio dell’americano non è caratterizzato in alcun modo, e si perde questo contrasto. L’attore che era stato votato dalla stampa inglese come il più realistico, doppiato il italiano è il più forzato. The Italian dubbing rendition of the “utterly convincing” Matthew Goode, however, borders on the ridiculous with improbable lines such as “Non tocco la racchetta da secolissimi” for “I haven’t touched a racket for bloody ages”. The line, which back-translated would sound something like: “I haven’t touched the racket for very centuries'', employs a superlative with a noun, instead of an adjective which in Italian is theoretically grammatically incorrect, but used to rarely give a sort of affected emphasis to a phrase. The device is exploited again just a few moments later (“Danno La Traviatissima” for “It’s La bloody Traviata”) to construct an idiolect which is paradoxically the fakest of the whole Italian adaptation. “Friends”, David Crane e Marta Kauffman Not only the UK productions support the equation of British people as more refined, but colder and stiffer characters, and of US people as more vulgar, but warmer and nicer. Several US productions endorse this view. The classic sitcom Friends, for example, exploited this narrative, 21 Bonsanti stylistic and linguistic theme in its “British” episodes, that is episodes (in season 4 and 5) in which feature Ross’s British fiancée, and later wife, Emily. Phoebe al telefono con la governante inglese https://www.netflix.com/watch/70274093?source=35&trackId=200257859 [inizio episodio] - Caso di accomodation: si accomoda al modo di parlare dell’interlocutore. - Per far capire che c’è un divario linguistico, la cameriera fa dei lunghi giri di parole. - Phoebe ha una parlata più veloce rispetto alla cameriera. - La traduzione di housekeeper stona, non dovrebbe essere cameriera. Governante sarebbe stato meglio, è quasi una parola esotica per noi. - The housekeeper's U-RP is especially marked in her high-falling tone, lengthened vowels and “creaky” voice towards the end of the sentence. - In addition, the antiquated form of address young lady and the impersonal construction of her first lines (That is not how one addresses oneself on the telephone: first one identifies oneself and then asks for the person with who one wishes to speak), the formal tone and selection of words (divulge) convey the image of a conservative RP speaker. - Phoebe’s mock British accent is mostly realised through her exaggeratedly polite way of address, which the housekeeper correctly interprets as a way of making fun. Her use of the -shire ending, coupled with an evidently fake country name is, like other distortions of typical British toponyms, a device which never fails to achieve its humorous ends. - The Italian adaptation provides a mixture of coherent and less coherent translation strategies. The British Villain Spesso è un parlante britannico (es. “Il Silenzio degli Innocenti”, Loki, lo zio di “Il Re Leone”). Si trovano anche in molti film realistici, come “Margin Call”, in cui Jeremy Irons è il British villain in un cast americano. Benedict Cumberbatch: “I think it might be [sic] to do, in America at least, with vowels and consonants. We speak with consonants a lot more, we sound our consonants a lot more, which usually, in a psychosocialist [sic] way means intelligent, thoughts, relations and the colder edge of reason rather than emotion, which is more vowels, which is more American, so that’s my pop theory… Who knows?” ○ L’analisi qualitativa di accenti e dialetti nei dialoghi originali ha dimostrato la presenza di una varietà in termini di funzione, ma anche la possibilità di individuare alcune grandi categorie. ○ Un’analisi quantitativa di un corpus più vasto, specialmente uno che tiene in considerazione film più vecchi, e specialmente film del periodo del Free Cinema, è necessaria e può portare ad ulteriori vie di ricerca. 22 Bonsanti ○ L’analisi ha confermato l’impressione che determinati dialetti sono usati in modo stereotipato anche in film drammatici, non sono nelle commedie, e che alcuni dialetti regionali sono usati come socioletti. ○ In termini di traduzione in italiano, soluzioni creative o inventive per il doppiaggio sono molto rare, ad è raro trovare qualche segno che la presenza di una varietà regionale sia stata riconosciuta dagli adattatori. ○ Nei film che indicano che una strategia che va oltre alla traduzione dell’italiano standard sia stata implementata, il dialetto originale è solitamente della zona di Londra (Cockney, New London dialect, Estuary English). “Monty Python’s The meaning of Life” Scena Mr. Death Death Shows Up | Monty Python's The Meaning of Life Per l’esame: la traduzione deve essere una traduzione calco. “Secrets and Lies”, Mike Leigh Descrive in modi naturalistici sfumature sottili, non parodiche, tra classi sociali in un ambiente britannico. Parte dalla premessa che in Inghilterra è stata introdotta una legge per cui i figli adottivi avrebbero potuto, una volta maggiorenni, cercare il genitore naturale. Scena della telefonata Secrets and Lies - telephone call.mov Ci sono due personaggi a confronto: una della middle-middle class, che ha studiato e ha vissuto una vita agiata, che cerca Cynthia, personaggio con un forte accento londinese. Il suo modo di parlare contiene molte indicazioni di una classe sociale più semplice. La ragazza come esordio assume un registro particolarmente formale (abbiamo notato l’uso di particolari elementi lessicali e verbi); la mamma invece, non abituata ad assumere un registro formale, le parla con intercalari (“sweetheart”) particolarmente popolari. - “Non ho una matita” → Scrivere a matita indica una persona, dal punto di vista educativo, insicura. L’insicuro scrive a matita, altrimenti si scriverebbe con la penna. - “Darling” e “Sweetheart” utilizzati come intercalare. - Hortense parla in modo molto formale. - Shift vocalico quando chiede “What’s your name anyway” → Forte accento cockney, anche se non esagerato come in “My Fair Lady”. La pronuncia della “a” è più tendente alla a che alla e. - Con la traduzione si può esagerare un po’ perché Cynthia in questa scena è molto colloquiale. 23 Bonsanti Questo regista basa tutto su mesi di improvvisazione, è un po’ a metà tra teatro e cinema. All’inizio gli attori non sanno quasi nulla sulla storia, solo qualcosa sul personaggio. Vengono buttati nella scena senza sapere, quindi le prime reazioni di sorpresa sono di vera sorpresa. Quando arrivano a filmare, ormai sanno già tutto. Quando le attrici hanno girato la scena la prima volta, non sapevano chi avrebbero incontrato. Il regista chiede agli attori di ricordare il momento di stupore della prima volta e di continuare su quella strada. Scena con la figlia prima di incontrare Hortense - I lower-middle-class dicono tea per intendere supper. - “We ain’t got none” → “We haven’t gotten any” (nella prima c’è la doppia negazione, molto frequente in Cynthia). Ain’t è una trascrizione che sta sia per we haven’t che per isn’t. - “You goin’ out?” → Di solito l’eye dialect nei sottotitoli si limita a mettere l’apostrofo al posto della g. In realtà è un qualcosa in più per far capire che non si sta parlando nello standard, perché normalmente in going out non si pronuncia la g. - “No, I’m stayin’ in” → Anche la s pronunciata come sc è dialettale e non standard. - “I’m gonna” -> tipico. Scena dell’incontro Secrets and lies - Holborn café.mov I sottotitoli sono una scelta del sottotitolatore. Molti trascrivono i dialoghi come se i personaggi parlassero tutti lo standard (non si vedono spesso caratteristiche dialettali trascritte). Qui il discorso viene disseminato di indicazioni per far capire che il personaggio non parla lo standard; il sottotitolatore non ha sovraccaricato l’occhio ma ha dato molte indicazioni per far capire che Cynthia non parla lo standard. Questo metodo di trascrizione, in cui vengono date caratteristiche non standard (es. apostrofo al posto della g o dell’h quando cadono; dire innit oppure ain’t invece di isn’t it), si chiama eye dialect, dialetto dell’occhio. Anche in un libro si può trovare una trascrizione (non fonetica) quando due personaggi parlano in dialetto: è fatta perché si capisca a colpo d’occhio che si sta parlando con un dialetto. Bisogna prendere queste caratteristiche date dal sottotitolatore come dei tocchi abbastanza precise, a volte un po’ più vaghi (la norma è questa, ovvero trovarle ogni tanto), come un’indicazione per il lettore che si sta parlando in un certo modo. - “Nor should ya” - “Ain’t never been here before” → Doppia negazione - “Stupid” → La s pronunciata come sc - “I don’t mean nothing” → Doppia negazione - “I ain’t never been” - “Honest” → Invece di honestly 24 Bonsanti - “I didn’t know you was black” → Tipico del dialetto cockney - “You was born” - “Look at ya” - “I done you a good turn” → “Ti ho fatto un bel favore”; good turn è un termine standard. - “He’s dead an’ all” → Uno dei pochi casi in cui Hortense è colloquiale, “è morto pure lui”, “è bello che morto” sembra troppo colloquiale per questo contesto. - “Er” → È per indicare esitazione; quando si traduce bisogna tradurre er… con ehm… - “I give ‘em all a wide berth” → “Li faccio stare alla larga”; non è un’espressione particolarmente colloquiale, berth è uno stacco, un gap. L’idioletto di Cynthia viene reso bene anche nei sottotitoli in modo molto distinto da quello di Hortense. C’è anche chi critica questo tipo di sottotitolazione in cui gli elementi non standard vengono particolarmente sottolineati perché è una scelta ideologica: si dice che quella persona è più “ignorante” o spesso il villain o il malvivente, quindi ci può essere una colorazione ideologica in una scelta di questo genere. - É stato tradotto amore quando diventano più intimi. - Hanno tradotto God Almighty con Cristo in croce, che è un’espressione più forte. Indica una distinzione tra i due idioletti piuttosto forte. - Hortense continua ad essere formale come modo di parlare. Per esempio Sì lo sono: sa molto di calco dall’inglese (Yes I am). Non è molto colloquiale, ma piuttosto formale. - Hortense mantiene un linguaggio molto sostenuto, nonostante si diano del tu. - Questo è un film sulle sfumature sociali, bisogna essere dentro la realtà britannica per cogliere queste sfumature tra classi sociali. - Hortense, nonostante sia scossa e sconvolta, continua a mantenere un registro alto. Scena del pranzo di compleanno Secrets and lies - birthday party.mov Cynthia e Hortense iniziano a frequentarsi e la prima rinasce. Decide poi di portare Hortense a un pranzo di famiglia, già pieno di tensione perché lei non ha un bel rapporto con la figlia (è una famiglia piena di segreti e di bugie). È il compleanno di Roxanne (la figlia) e ci sono molte indicazioni di distacco sociale tra i personaggi. Il compleanno si svolge a casa del fratello di Maurice, il fratello di Cynthia, che è salito sulla scala sociale: fa il fotografo, ha aperto un’attività, ha sposato una scozzese che ha aspirazioni sociali alte, e vivono in una bella casa. Tutto questo crea molta tensione. Nessuno sa chi è Hortense, che viene presentata come una persona che lavora alla fabbrica con Cynthia. Da ricordare l’elemento sorpresa dei personaggi. - Da notare i vari code-switching e come Cynthia, che tende a parlare sempre in modo più colloquiale, quando è emotiva e appassionata scivola nello standard sempre di più (es. me daughter). 25 Bonsanti - Anche il tono di voce di Cynthia spicca sempre, è high-pitched, acuto, alto rispetto al modo di parlare più pacato e a bassa voce che hanno di solito le classi superiori. Queste scene offrono molto da pensare rispetto a una possibile traduzione. La traduzione italiana è tutta standard. Questo non è un tipo di film in cui si possono fare tanti esperimenti dialettali. Si potrebbe tradurre Cynthia con un accento marcato di una qualche regione italiana. Questo film non è molto locale a livello di ambienti, non si capisce bene che si sta a Londra (oltre alla scena della metro in cui viene mostrata la fermata). Non ci sono indicazioni geografiche regionali così dettagliate. Quindi un’indicazione regionale non troppo marcata potrebbe essere una soluzione per distinguere le voci. Altrimenti come classico fare si può lavorare sui registri, differenziando le voci anche con compensazioni eventuali. Infarcire i discorsi di Cynthia con più modi di dire e frasi idiomatiche di quante se ne trovano in inglese, dove abbiamo anche il dialetto e l’accento. In italiano possiamo giocare su espressioni che ci allontanano da un registro formale. - Hanno reso la differenza sociale più con il tono delle voci che con le parole (Cynthia e la figlia vs. il fratello e la moglie). È una forma di compensazione. - Potevano caratterizzare più Roxanne, che nella versione originale è più sciatta. - Le voci italiane sono troppo impostate, nel doppiaggio si perde la naturalezza del discorso face-to-face. Queen’s English Ranzato - Cap 1 Il nord dell'Inghilterra è visto dagli stessi inglesi come una regione separata che non rappresenta l'identità nazionale complessiva. Le differenze linguistiche tra Nord e Sud sono evidenziate dai media, dai film, dalle commedie e dalla pubblicità, che spesso utilizzano un "eye-dialect" per mettere in risalto le caratteristiche distintive della pronuncia settentrionale, sottolineando così le differenze linguistiche e culturali. Come in molte altre culture, anche in Inghilterra esiste una forte polarizzazione tra Nord e Sud, accentuata dalla differenza climatica tra il freddo Nord e il più mite Sud e dalla posizione della capitale a sud, che amplifica il divario tra le aree vicine e quelle lontane da essa. L'Inghilterra è linguisticamente divisa in due parti quasi uguali, Nord e Sud. Escludendo la piccola percentuale di parlanti RP (Received Pronunciation), che rappresenta la pronuncia standard dell'inglese, metà della popolazione parla con un accento del Nord e metà con un accento del Sud. Il Nord dell'Inghilterra include non solo l'area confinante con la Scozia fino ai fiumi Mersey e Humber, ma anche gran parte delle Midlands. La linea di demarcazione tra Nord e Sud va dall'estuario del fiume Severn a ovest fino al Wash sulla costa orientale. Questa divisione è profondamente radicata nella storia culturale della nazione e si manifesta in molti modi, tra cui aspetti linguistici, sociali e culturali. L'accento, definito come la pronuncia utilizzata da un parlante nativo di inglese, è un concetto complesso influenzato dalla percezione di chi ascolta. In Gran Bretagna, vi sono più varianti regionali in proporzione alle dimensioni e alla popolazione rispetto ad altri paesi di lingua inglese. 26 Bonsanti Recentemente, ci sono stati due grandi cambiamenti: un aumento delle reazioni positive verso alcuni accenti regionali e un aumento delle reazioni negative verso l'RP. Gli accenti regionali sono ora percepiti come caldi e amichevoli, mentre l'RP è visto come distante e non sincero. Questo ha influenzato anche il marketing, con call center che ora utilizzano accenti scozzesi o dello Yorkshire, considerati più graditi. Accenti moderni/tradizionali: i secondi sono quelli che di solito parlano ancora le generazioni più grandi e sono rurali, che si parlano in zone in cui i cambiamenti linguistici avvengono più lentamente. Avvengono più velocemente nelle zone urbane, e questi sono considerati i dialetti moderni dell’inglese. La percezione degli accenti non si limita a quelli regionali, ma include anche quelli urbani. I dialetti tradizionali delle aree rurali stanno scomparendo, mentre i dialetti moderni, legati alle popolazioni urbane, sono più dinamici. L'Inghilterra è suddivisa in 16 aree dialettali moderne, con ulteriori suddivisioni nel Sud e nel Nord basate su caratteristiche come la pronuncia di "but", "dance", "arm", "singer", "few", "coffee", "gate", "milk" e "hill". Queste variazioni linguistiche delineano chiaramente le differenze tra le diverse aree del paese. La grande divisione tra nord e sud linguistici: ○ Il suono at per esempio di but è la prima grande distinzione tra nord e sud. ○ L’altra caratteristica importante che divide è il suo ance, per esempio di dance (aperto e rilassato, tipico del sud e della rp), mentre nel nord si pronuncia dence (come in americano). Anche se questa divisione viene citata meno, è anche più importante di but. Un dialettologo dice che uno del nord dirà pure but della rp, ma per orgoglio regionale non dirà mai dance (dans). Questi due sono due importanti marcatori. Queste caratteristiche distinguono le grandi aree dialettali. ○ La roticità in alcune zone dell’Inghilterra come nel sud-est non si sente la r. In altre zone si sente arm. ○ La pronuncia marcata di g: sentire sing è anche un segnale. ○ few pronunciato fu (es beautiful, viene utilizzato spesso negli sketch comici). ○ coffee o coffe (sottolineare la doppia e). ○ gate in cui non si sente più il dittongo a (invece di ei diventa e e basta) ○ hill pronunciato come hill o ill (h dropping). Traduzione telefonata “Secret and Lies” C: Hello? Pronto? H: I’m sorry to trouble you. I’m trying to locate a Cynthia Purley. → Dire “una certa Cynthia” non è molto formale, bisogna trovare un’altra modalità Mi dispiace disturbarla. Sto cercando Cynthia Purley. [“Salve” sta a metà strada tra il colloquiale e il formale.] 27 Bonsanti C: Yes. Sì. H: Is that Cynthia Purley? É lei Cynthia Purley? C: Yes. Sì. H: Cynthia Rose Purley? Cynthia Rose Purley? C: Yes. Sì. H: Of 76 Quilter Street? Di Quilter Street 76? C: Yes. What is it you want darling? Hello? D’you want Roxanne? She’s gone out. Sì. Cos’è che vuoi cara/gioia? Pronto? Volevi Roxanne? É uscita. H: No… No… C: She ain’t in any trouble, is she? Non si è messa nei casini, vero? H: No. It’s about Elizabeth. No, riguarda Elizabeth? C: Elizabeth? Elizabeth who? Elizabeth? Elizabeth chi? H: Elizabeth Purley. Elizabeth Purley. C: Oh! But she’s dead. Ah, ma è morta! H: No, she isn’t. No, non lo è. C: She is, darlin’. I should know. Lo è, cara. Se non lo so io. H: I should know. Se non lo so io. C: Look, sweetheart, she’s me mother. She went in 1961. Senti tesoro, è mia mamma. È andata nel ‘61. H: No, I mean baby Elizabeth Purley. No, intendo la piccola Elizabeth Purley. C: Baby Eliz…? Who is this? La piccola Eliza…? Chi sei? 28 Bonsanti H: She was born on the 23rd of July, 1968. At… Sorry about this. [Sfoglia le carte.] Er, yeah. At The Haven, Wells Grange Avenue, Sutton, Surrey. I’m sorry. I know this must be a shock to you. É nata il 23 luglio del 1968, al… Mi scusi un secondo… Ehm, sì. Al The Haven, sulla Wells Grange Avenue, Sutton, Surrey. So che deve essere sconvolgente. C: Listen, darlin’, what is it you want? Senti cara, che vuoi? H: I’m really sorry. Mi dispiace molto. C: You mustn’t come round here, sweetheart. Non puoi venire qui, tesoro. H: I didn’t want to upset you. → Il sottotitolare ha scritto wanna perché la “t” cade e anche Hortense ha un accenno di accento londinese Non era mia intenzione turbarla. C: You mustn’t do that. You mustn’t phone, neither. Non puoi farlo. Non devi manco chiamare. H: I just needed to know. Avevo solo bisogno di sapere. C: Yes, but you can’t come round here, ‘cause no-one knows about you, see? Sì, ma non puoi venire qui, perché nessuno sa di te, capito? H: Alright. Va bene. C: Promise me you won’t come round. Promise me! Promettimi che non verrai da ‘ste parti. Promettimelo! H: Look, I’ve got your address. If I wanted to come round, I’d have done it already. Guardi, ho il suo indirizzo, quindi se avessi voluto venire dalle sue parti, lo avrei già fatto. C: I’m ever so sorry, sweetheart! I’m a little bit upset. Promise me you won’t come round. Mi dispiace molto cara, sono un po’ sconvolta. Promettimi che non verrai qui. H: Alright, I promise. Va bene, lo prometto. C: Thank you. Thank you. Grazie, grazie mille. H: Uhm… C-can I meet you somewhere? → Scelta di trascrizione di eye-dialect: l’esitazione dà un senso di emotività, la facciata formale di Hortense sta calando Possiamo… Ehm… Incontrarci da qualche parte? C: Oh, I shouldn’t think so, darlin’. Oh, non penso proprio cara. H: See, I’ve got lots of… I’ve got lots of questions I want to ask you. Ho molte… Ho molte domande da farti. 29 Bonsanti C: Yeah, well, I gotta go now. Devo andare mo. H: Please. Per favore. C: What’s your name, anyway? Eh? Ma come ti chiami, eh? H: Hortense. Hortense C: Hortense? Hortense? H: Yeah. Sì. C: Hortense what? Hortense come? H: Cumberbatch. Cumberbatch. C: Clumberbunch? That’s a funny name, innit? Clumberbunch? Fa un po’ ride, no? H: Yes, I suppose it is. Immagino di sì. C: You on the phone? Ci stai? H: Yeah. Er, d’you wanna take my number down? Sì. Ehm… Vuoi scriverti il mio numero? C: Oh, I don’t think I gotta pencil. Misa che non c’ho una matita. H: I’ll wait. Posso aspettare. C: I got one. Trovata. H: Er… It’s 0171… 219… Sorry, 619… 4840. Ehm… É 0171… 219… Scusa, 619… 4840. C: Yeah. Ta da. → Modo colloquiale per dire “grazie”, molto da Liverpool ma anche Cockney Va bene. Ciao ciao. → È molto sbrigativa. ○ Tradurre cara è importante per lo stile di questo dialogo, non va omesso, anche se in italiano non si dice molto. 30 Bonsanti ○ C’è un cambiamento di registro in Hortense: quando inizia a balbettare in inglese, in italiano non dà più del lei ma del tu. Oppure, in una situazione di imbarazzo/momento di emozione non è facile gestire il binomio lei/tu. ○ Tradurre l’indirizzo con “Via Quilter” suona un po’ straniante, piuttosto che “Quilter Street”. ○ Il “mo” se isolato stona; se invece c’è una scelta di dare una pennellata dialettale nel corso del discorso allora va bene. ○ Gioia rende molto bene il darling ○ You on the phone? vuol dire “are you on the phonebook?” E quindi “hai il telefono?” Libro “Handbook” L’isocronia è il rispetto delle lunghezze. Nel doppiaggio la lunghezza della frase target deve essere lunga quanto quella dell’originale. Ci sono alcune eccezioni, ma sono scelte stilistiche perché la regola è l’isocronia. Questo è il vincolo tecnico principale nel doppiaggio, perché vedere l’attore che continua a parlare mentre la frase è già finita (o viceversa) è troppo straniante. Gli altri vincoli (del sincronismo articolatorio, ovvero il labiale) sono meno costrittivi. Il sincronismo articolatorio è stringente quando ci sono dei primi piani, in cui si vede bene l’articolazione della bocca. Quando vediamo un film c’è la sospensione di incredulità: se si vedono cose troppo strane con l’articolazione della bocca rispetto all’enunciato, questa sospensione viene messa in pericolo. Ci sono studi molto dettagliati di come in realtà la maggior parte delle volte, possiamo far dire all’attore quello che vogliamo (se è fuori campo, se è di spalle, etc.) Mentre l’isocronia è parecchio vincolate, il sincronismo articolatorio, anche se rispettato il più possibile dai doppiatori, è meno vincolante. Secondo studi recenti, quando l’attore parla, il pubblico guarda gli occhi: lo studio sul tracciamento dell’occhio si chiama eye tracking, e studia dove guarda l’occhio sia sul doppiaggio che sul sottotitolaggio (per vedere per esempio quanto una persona si legge nella scena, leggendo il sottotitolo). Gli studi sul doppiaggio dicono che, proprio per la sospensione dell’incredulità, non guardiamo la bocca. [p.108] Durante il Fascismo, in cui l’industria del doppiaggio è diventata forte e solida, c’era la necessità di controllare anche quello che veniva detto e quindi si potevano controllare e modificare i dialoghi, e fare traduzioni che si confacessero al clima dell’epoca. Il motivo per cui i paesi hanno adottato il doppiaggio è anche il basso tasso di analfabetizzazione, e leggere i sottotitoli e le didascalie sarebbe stato un problema per molti. Era più semplice far apprezzare i film durante il doppiaggio. I paesi che hanno adottato il doppiaggio sono anche quelli che se lo potevano permettere perché costava moltissimo. É per questo che il ridoppiaggio è così raro nel cinema, mentre con i sottotitoli è più semplice. I film vengono subito sottotitolati per andare ai festival (sia piccoli che 31 Bonsanti grandi); quindi per ogni festival bisogna fare i sottotitoli (per esempio al Festival di Venezia servono sottotitoli sia in inglese che in italiano). Sono in gioco tanti codici in un prodotto audiovisivo. Planning code: relativo alle posizioni degli attori (fuori campo, di spalle, ¾). Graphic: quando ci sono delle scritte (anche diegetiche, cioè che fanno parte della storia e quindi sono importanti). A volte c’è un eccesso di traduzione, che distrae lo spettatore. Decidere se tradurre o meno. Decidere quanto tempo far stare la traduzione. Sincronismo cinetico: quello che si interessa della concordanza tra l’enunciato (ciò che si dice nel dialogo) e i gesti degli attori, le espressioni, etc. Questo è molto importante perché a volte si vedono traduzioni superficiali che traducono letteralmente ma senza tenere conto dell’espressione e della gestualità. Nel famoso dialogo di “Pulp Fiction” per esempio, Uma dice “square” inteso come “conservatore, maturo”: è un termine senza tempo, che si utilizza oggi. Faceva anche il gesto del quadrato con la mano. Bisogna trovare un modo di far sì che quello che dice lei dia un senso a quello che fa lei in quel momento. Lip sync: sincronismo articolatorio. Extreme close up: primissimo piano Close up: primo piano Adesso stiamo vivendo in un’età di evoluzione del doppiaggio. Il doppiaggio aveva un’aura sospetta prima, i sottotitolatori avevano la meglio; ora con le piattaforme streaming si doppia tutto in inglese, che prima quasi non esisteva; nei paesi anglofoni non piaceva vedere film doppiati. Di nuovo è un momento di grande dinamismo del doppiaggio. An audiovisual topos: the “butler” character Sempre parlando di RP e della modalità di costruzione di un personaggio attraverso anche il suo modo di parlare, ci si può concentrare sul personaggio del maggiordomo e di cercare delle ricorrenze. Questa è una tipica tecnica di chi si occupa degli studi descrittivi sulla traduzione: il grosso della ricerca sulla traduzione in questa momento è fatta in questo ambito, cioè studi spesso quantitativi (a volte con notevoli quantità di materiale) e si cerca di individuare dei trends, delle ricorrenze. The butler or housekeeper character speaking the upper-crust variety of British English to match that of his/her masters has been common topos in film and TV shows, and one which does not always accord with reality. We usually associate this character’s voice to the impeccable RP of butlers of the like of Carson in Downton Abbey or Stevens in The remains of the day. 32 Bonsanti Questo personaggio a volte si trova sullo sfondo, ma in realtà è spesso il fulcro dell’azione, anche se non è il protagonista. L’analisi degli scambi ideologici originali e tradotti esplora e mette in discussione quest’aura di fissità e immutabilità che questo personaggio proietta, mettendo in luce invece shifts (cambiamenti) significativi nella sua rappresentazione e testimoniando l'importanza narrativa di questo tipo di personaggio. Tra tipo e stereotipo Il maggiordomo spesso è più conservatore del master, e molti film spesso giocano su questo. Stock character: è il tipo, non è ancora lo stereotipo. Di solito con stereotipo si intende un’accezione negativa, il tipo è più neutro. Il pubblico si aspetta di trovare quel personaggio dipinto in quei termini, e quindi spesso il cinema e la televisione rispondono alle aspettative del pubblico, Quando c’è uno shift il pubblico può non riconoscere quel tipo come il tipo che si sarebbe aspettato. Su questo si può giocare molto. Per esempio nel doppiaggio italiano lo shift del maggiordomo viene sempre ignorato, e il maggiordomo parla sempre con voce impostata. Il butler di Batman ha un forte accento Cockney, e questo dà un’aura linguistica al personaggio che viene ignorata nel doppiaggio italiano perché gli viene data una voce standard e formale. Il tipo è associato con delle ricorrenze formulari (es. come si vestono, come parlano di solito, ecc.) ○ Cinema, as well as other narrative forms, largely relies on fixed schemata and stereotypes both in its verbal and visual composition. Stereotypes which are “coordinated with the dispositions, expectations, and desires of a wide audience”. ○ The larger definition of stock characters on the other hand includes much more positive connotations with respect to stereotypes. They consist of a set of what could me termed formulaic features such as habits, mannerisms, types of speech, dress codes and so on, which, according to Wuantz are “typically associated with certain positions or identities: Stock characters may be a little more than stereotypes or can be more complex and sophisticated representations of recognisable characters”. Il “vero” maggiordomo Le poche testimonianze che abbiamo su veri maggiordomi (interviste, maggiordomi che hanno scritto memorie, o che magari lavorano per gente importante e non possono parlare tanto, ecc.) effettivamente vanno nella direzione dell’immagine del maggiordomo che ci siamo fatti. È una figura piuttosto misteriosa. Spesso sono persone working class che magari non parlavano dalla nascita con una upper crust rp, quindi sono un adopted rp; ma sia linguisticamente che come ideali spesso abbracciano le idee delle upper classes. 33 Bonsanti “The way we communicate through our voice is vitally important to our personal and professional lives. One of the important steps to self-confidence is to speak up and project your voice effortlessly in a clear and relaxed manner. Improve your articulation and pronunciation, and learn a good array of words and phrases for every situation.! Queste sono le parole di un vero butler, e trovano eco in quello che dice Mr. Stevens in “The Remains of the Day”: “I read the books, any books, to develop my command and knowledge of the English language. I read to further my education.” In questa analisi di film sul personaggio del butler, ci sono queste ricorrenze: ○ the traditional butler ○ the comic butler ○ the European butler (con un accento europeo) ○ the Cockney butler ○ the butler as a catalyst of social tensions The traditional butler ○ Statisticamente parlando, di solito il maggiordomo parla con il “voi”, e qualche volta con il “lei”; ○ Parla con una rp talmente conservativa (posh, old fashioned) che “fa a gara” col suo padrone ○ A volte è una persona britannica in un contesto americano, mostrano così un contrasto linguistico (“Tre Nipoti e un Maggiordomo”); ○ La voce può essere quella del perfetto butler, ma può avere un aspetto diverso, come per esempio un robot (“Transformers”, l’attore è lo stesso di Carston di Downton Abbey, proprio perché il tipo del butler tradizionale è quello); ○ Di solito il butler tradizionale può fare una battuta o avere dell’ironia (non è il butler comico), ma di solito è piuttosto serio come personaggio. The comic butler “Murder by death” - Invito a cena con Delitto Questo film prende in giro il classico mystery movie e qui c’è un maggiordomo cieco. I personaggi sono appena arrivati in questa grande casa misteriosa. Si tratta di una classica parodia di film di mistero in cui si rompe una macchina, entrano in un castello, etc. È una scena talmente assurda che qualsiasi gioco è lecito, basta che sia coerente. Tutto questo scambio è giocato su come pronunciare le parole. Maggie Smith Is All Of Us Walking Into A Gross Room | Murder By Death (1976) | Now Pl… [1.54] 34 Bonsanti - Gioco basato sulla pronuncia. In questo caso la trascrizione del sottotitolo non porta sulla strada giusta. Le parole chiave sono mum, la pronuncia corretta di madame (quando ci si rivolgeva alla regina era regola dire “mum” non “madam”, non si pronuncia assolutamente il suono “d”). Quando dice “Bensonmum” pensano stia dicendo “Mi chiamo Benson, signora”. - L’altra pronuncia su cui si gioca è quella posh di “Howard”. Quando uno è molto posh si dice “hard” (h molto aspirata). “How odd” vuol dire “Che strano”, ma lo pronuncia come si pronuncia “Howard” in upper crust. Infatti il maggiordomo risponde “Mio padre si chiama così”. D: Lei è? J: Lei chi? D: Lei! - Si può dire “BenSignore” come primo nome. - Si può giocare sul: “Lei è? Lei chi? Lei!”, però non ci sarebbe più il gioco col nome. - Giornoavoi/ Bonavita Bensignore. - “Onorato” come cognome. - “James Buonuomo. E come cognome? Buonomo è il cognome.” - “Jamesignore Bensignore” è il nome del maggiordomo. “Ohsignore” è il nome del padre. - Si potrebbe giocare anche su cieco/ceco (non vedente/nazionalità). The European butler Ci sono casi di maggiordomi con accento europeo, che danno un tocco di esotismo, sempre con la parlata normale The Cockney butle

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