L'Elega PDF
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Questo documento analizza l'elegia latina, un genere poetico dell'antica Roma, soffermandosi su autori come Tibullo e Properzio. Esplora la tematica dell'amore e della vita campestre, mettendo in risalto gli aspetti formali e stilistici della poesia.
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L’ELEGIA Nella seconda metà del I secolo a.C., nasce a Roma l’elegia latina grazie a Cornelio Gallo, Tibullo, Properzio e Ovidio. Ispirata all’elegia greca amorosa, la rielabora in una prospettiva romana, utilizzando il distico elegiaco e narrando amori infelici. Influenzata anche dalla poesia neote...
L’ELEGIA Nella seconda metà del I secolo a.C., nasce a Roma l’elegia latina grazie a Cornelio Gallo, Tibullo, Properzio e Ovidio. Ispirata all’elegia greca amorosa, la rielabora in una prospettiva romana, utilizzando il distico elegiaco e narrando amori infelici. Influenzata anche dalla poesia neoterica di Catullo, si sviluppa in un periodo storico segnato dal passaggio dalla Repubblica al Principato, un’epoca di crisi in cui la pace diventa il presupposto per dedicarsi all’amore. L’amore elegiaco è tormentato, mai legittimo: le donne amate sono spesso liberte, cortigiane o già sposate. Gli elegiaci aspirano a un amore assoluto, eterno, ma si scontrano con la realtà di relazioni instabili, segnate da tradimenti, riconciliazioni e inevitabili separazioni (*discidium*). Questo amore, sospeso tra gioia e sofferenza, è un’illusione letteraria più che una realtà vissuta. Le elegie non raccontano vicende personali, ma si rifanno a modelli letterari ellenistici e neoterici, con pseudonimi per le donne amate (Delia, Cinzia, Némesi). Ogni componimento è autonomo e non segue una narrazione continua. Accanto all’amore, Tibullo esalta la campagna e i valori rurali, mentre Properzio integra miti eruditi. Pur evitando temi politici diretti, l’elegia partecipa indirettamente alla propaganda augustea attraverso riferimenti alla tradizione. Gli elegiaci, però, non celebrano Augusto, dichiarando la loro *nequitia* (inadeguatezza) rispetto alle richieste del principato e descrivendo la loro scelta di vita appartata con termini negativi come *inertia* e *ignavia*. Dediti all’amore e alla poesia, sono consapevoli della loro distanza dagli ideali pubblici, mantenendo uno sguardo critico sulla propria posizione. TIBULLO Nasce intorno al 50 a.C. e fa parte del Circolo di Valerio Messalla Corvino.Entra nel circolo di Valerio Messalla Corvino, che segue in una spedizione militare in Aquitania e poi in Oriente. Orazio in un’epistola lo ricorda appartato e malinconico nei suoi ultimi anni di vita trascorsi forse nella campagna laziale. Muore nel 19 a.C., poco dopo Virgilio. La sua donna amata è Delia. Il corpus tibullanum Composto da tre libri, i primi due esclusivamente di Tibullo, l’ultimo comprende diversi autori. In queste elegie dedica il suo amore a Delia (pseudonimo), il nome richiama Apollo Delio. Una donna volubile e capricciosa procurandogli laceranti sofferenze. - I libro, Tibullo parla anche di amore omosessuale, un amore pederotico per un giovane ragazzo, Marato. Tibullo sogna di codurre un’esistenza tranquilla e appartata nelle campagne con la donna amata Delia, ma lei è legata a un altro uomo, perciò al poeta non gli rimane che riconoscere l’amarezza del discidium. - II libro, accanto al suo nome appare quello di un altra donna, Nemesi, cortigiana più avida e spregiudicata di Delia. - III libro, raccoglie 20 elegie, di cui solo 2 attribuibili a Tibullo. Elegie d’amore di Ligdamo per Neera; in seguito si celebrano le imprese di Massalla Corvino e in ultimo l’amore tra Sulpicia e Cerinto. I temi: - la campagna, spazio di idillica felicità, di vita semplice e serena, luogo cui il poeta vorrebbe ancorare la propria esistenza; - la pace, con l’esecrazione della guerra e dei suoi orrori, dedicando la vita all’otium. La campagna tibulliana è presentata con i tratti dell’idillio bucolico, ma anche con il suo patrimonio di antichi valori etici e culti religiosi; la campagna è un luogo di evasione dove trascorrere un’esistenza modesta e sicura, in pace e serenità insieme alla donna amata. Stile: E’ uno stile puro ed elegante, di tono medio semplice e armonioso, Tibullo riesce a condensare in pochi versi un ampio concetto, usando le figure retoriche con moderazione. PROPERZIO Properzio: il Callimaco romano Properzio, paragonato da Quintiliano a Tibullo, è un poeta più complesso e appassionato rispetto al collega, distinguendosi per profondità e varietà di temi, con frequenti riferimenti mitologici. Si ispira al poeta greco Callimaco, da cui eredita uno stile erudito e raffinato. Nato tra il 50 e il 45 a.C. in Umbria, visse a Roma, rinunciando alla carriera politica per dedicarsi alla poesia. La sua opera si articola in quattro libri: 1. Libro I (*Monobiblos*, 28 a.C.): Dedicato a Cinzia, idealizzazione di un amore tormentato e totalizzante. Accoglie temi secondari come polemiche letterarie e riferimenti mitologici, ma l'amore domina. Properzio celebra la *militia amoris* come unica vocazione, rifiutando persino un viaggio in Asia con l’amico Tullo. 2. Libro II (25 a.C.): Sotto il patronato di Mecenate, Properzio rifiuta esplicitamente di celebrare Augusto (*recusatio*), preferendo concentrarsi sulle "battaglie d’amore". Cinzia resta al centro, con un'eccezione nell’elegia 10, in cui Properzio omaggia Augusto. 3. Libro III (22 a.C.): Segna il distacco definitivo da Cinzia (*discidium*). Emergono nuovi temi, come la celebrazione della battaglia di Azio e il compianto per Marcello, nipote di Augusto. Questi componimenti mostrano un’ispirazione alla poesia alessandrina. 4. Libro IV (16 a.C.): Properzio abbandona l’amore come tema dominante per concentrarsi su elegie civili e mitologiche, dette "elegie romane". Celebra le origini di Roma, ispirandosi agli *Aitia* di Callimaco, e descrive leggende come quelle di Vertumno, Tarpea ed Ercole e Caco. Tuttavia, il motivo amoroso persiste in alcuni componimenti, come nel rimprovero dell’ombra di Cinzia (elegia 7). Stile Lo stile di Properzio è originale e complesso: utilizza metafore, grecismi e allusioni letterarie, alternando espressioni dotte a toni colloquiali. Caratteristica distintiva è il ricorso alla mitologia, integrata con esperienze personali e rivisitata con accenti nuovi. Properzio combina emozioni, contraddizioni e raffinate descrizioni, rimanendo una figura centrale della poesia latina. OVIDIO Ovidio: la giovinezza e l'esilio La vita di Ovidio, paragonabile a una commedia seguita da una tragedia, si svolse nei migliori anni dell'età augustea. Nato a Sulmona nel 43 a.C., crebbe in un contesto colto e agiato, studiò retorica a Roma e completò la sua formazione in Grecia. Sin da giovane mostrò una naturale inclinazione per la letteratura, legandosi al circolo di Messalla Corvino e diventando amico di Tibullo, Properzio e Orazio. A Roma, Ovidio condusse una vita brillante, godendo della pace del principato augusteo, e divenne il poeta per eccellenza dell’amore. Le sue opere principali in questo ambito includono: - *Amores*, una raccolta di elegie d'amore. - *Heroides*, lettere immaginarie scritte da eroine mitologiche ai loro amati. - *Ars amatoria*, un’opera ironica in tre libri che forniva consigli sull’arte della seduzione, dedicati a uomini e donne. Tuttavia, proprio l’*Ars amatoria* fu la causa della sua rovina. Nel contesto delle riforme moralizzatrici di Augusto, volte a preservare la famiglia tradizionale, Ovidio fu condannato all'esilio (relegatio) nell'8 d.C. a Tomi, sul Mar Nero. Ufficialmente, la condanna derivava da "un carme e un errore". Il carme era certamente l'irriverente *Ars amatoria*, mentre l'errore potrebbe essere stato il coinvolgimento negli scandali legati alla figlia di Augusto, Giulia. Nonostante le sue suppliche, Augusto e il successore Tiberio non gli concessero mai il perdono. Trascorse i suoi ultimi anni componendo opere malinconiche come i *Tristia* e le *Epistulae ex Ponto*, espressioni del dolore dell'esilio. Ovidio morì a Tomi tra il 17 e il 18 d.C., lontano dalla Roma che aveva tanto amato. L'amore come gioco in Ovidio Ovidio rivoluziona il tema dell’amore nella poesia elegiaca, trasformandolo da sentimento tormentato in un gioco leggero e disimpegnato. Negli *Amores*, la sua prima raccolta poetica, descrive l’amore come una *militia amoris*, una guerra galante da affrontare con ironia e senza sofferenza, a differenza di Catullo, Tibullo e Properzio. La figura della "domina" Corinna, centrale nella raccolta, è una creazione letteraria, non una donna reale, e serve come pretesto per esplorare situazioni amorose con leggerezza. L’amore diventa un piacere momentaneo, privo di vincoli morali e spesso caratterizzato da infedeltà. Le Heroides Questa raccolta di 21 lettere immaginarie mette al centro eroine mitologiche come Penelope o Didone, che si rivolgono ai propri amati esprimendo dolori e sentimenti umani. Le *Heroides* combinano mitologia e introspezione emotiva, offrendo un ritratto innovativo delle protagoniste, che diventano donne comuni con sofferenze autentiche. L’opera testimonia la cultura letteraria di Ovidio, ricca di riferimenti ai miti e influenzata dalla retorica (*suasoriae*). L'Ars amatoria Capolavoro della poesia amorosa di Ovidio, l'*Ars amatoria* è un manuale di seduzione in tre libri. Con uno stile brillante e ironico, insegna ai lettori (prima uomini, poi donne) come conquistare e mantenere un amante. L’amore viene trattato come un’arte tecnica, svincolata da ogni moralità, con l’obiettivo di cogliere piaceri sempre nuovi. Ovidio si ispira a modelli greci ma propone una concezione dell’amore unica: leggera, spensierata e giocosa, in totale contrasto con la tradizione elegiaca precedente. In tutte queste opere, Ovidio ridefinisce l’amore, separandolo dalla sofferenza e dalla fedeltà, e lo colloca in un contesto di libertà di costumi tipico della Roma augustea. - Libro I: Ovidio spiega come conquistare un’amante, suggerendo strategie pratiche: frequentare luoghi pubblici (circhi, teatri), fare piccoli regali, corteggiare con insistenza ma scomparire al momento giusto, e persino allearsi con la servetta della donna. L’approccio è diretto, ironico e giocoso, considerando l’amore una “caccia” o una “guerra” da affrontare con astuzia. - Libro II: Tratta di come mantenere vivo l’amore. Consiglia di evitare litigi, essere attenti e fingere moderatamente per evitare la noia, sottolineando però la natura effimera dell’amore. - Libro III: Dedicato alle donne, insegna loro come valorizzare la propria bellezza e sedurre gli uomini. Alterna consigli a digressioni mitologiche, che arricchiscono l’opera. Altre opere manualistiche - Remedia amoris: Poemetto di 800 versi, offre rimedi per superare un amore non corrisposto. - Medicamina faciei femineae: Opera incompiuta di 100 versi, dedicata alla cosmetica femminile. I Fasti Opera erudita e civile in distici elegiaci, dedicata al calendario romano. Racconta miti, leggende e origini delle festività e dei riti religiosi. I *Fasti*, incompleti (solo sei libri da gennaio a giugno), si ispirano agli *Aitia* di Callimaco, unendo poesia didascalica e elegia eziologica. Sebbene di modesto valore letterario, sono una preziosa testimonianza antropologica sulla religiosità romana, evidenziando la divisione tra tempo sacro (*dies fasti*) e profano (*dies nefasti*). Le Metamorfosi Capolavoro epico-mitologico in quindici libri di esametri, basato sul tema della metamorfosi (trasformazioni di uomini in piante, animali o costellazioni). L’opera narra una sequenza di miti intrecciati, partendo dal Caos e attraversando la storia del mondo fino a Cesare e Augusto. La varietà di stili (drammaticità, ironia, vivide descrizioni) e la ricca fantasia fanno delle *Metamorfosi* un’opera unica nella letteratura antica. Poesia dell’esilio Dopo la condanna all’esilio, Ovidio torna all’elegia con i *Tristia* e le *Epistulae ex Ponto*. Questi scritti riflettono la sofferenza del poeta e abbandonano i toni giocosi delle opere precedenti, adottando uno stile malinconico e austero, segno della tragedia personale vissuta lontano da Roma. Le ultime opere di Ovidio: Tristia ed Epistulae ex Ponto Le due raccolte scritte durante l’esilio, i *Tristia* e le *Epistulae ex Ponto*, sono componimenti elegiaci che riflettono la tragedia personale del poeta. - **I *Tristia***: Cinque libri di elegie che seguono in parte la struttura epistolare, sebbene i destinatari siano spesso anonimi, per evitare di comprometterli. L'unica eccezione è la figlia Perilla, a cui è dedicato il poema *Tristia* III, 7. Le poesie sono volutamente malinconiche, ma l’apparente mancanza di cura stilistica è in realtà una finzione: i versi sono raffinati e rispettano il caratteristico lavoro di lima di Ovidio. - **Le *Epistulae ex Ponto***: Quattro libri di lettere elegiache, nei quali i destinatari sono quasi sempre nominati. Rispetto ai *Tristia*, qui il tono è più diretto e il genere epistolare è rispettato con maggiore regolarità. Queste opere rappresentano sia una testimonianza del dolore dell’esilio sia una sperimentazione letteraria, in cui Ovidio utilizza l’elegia nel suo valore originario greco di lamento funebre. Il poeta rielabora temi e tecniche della sua produzione precedente: le strategie persuasive delle elegie amorose vengono trasformate in suppliche rivolte al *princeps* o a conoscenti per ottenere il perdono. Anche il linguaggio erotico assume nuovi significati, evocando i lamenti delle *Heroides*. Stile e linguaggio - Ovidio eccelle per eleganza e armonia, componendo versi musicali e fluidi. I distici elegiaci coincidono spesso con frasi di senso compiuto, rendendo il ritmo ipnotico. - Introduce parole nuove, composti e aggettivi innovativi che arricchiscono la modernità della sua poesia. - Usa figure retoriche in modo decorativo per vivacizzare i versi, dimostrando una padronanza tecnica riconosciuta già in epoca antica. Significato delle ultime opere Questi scritti rappresentano l’ultima trasformazione della poesia di Ovidio: un’elaborazione del lutto e della sua personale “metamorfosi” sotto il peso della tragedia dell’esilio. Nonostante i rovesci della sua vita, le opere di Ovidio continuano a riscuotere successo e ammirazione da duemila anni. FEDRO Riassunto delle favole di Fedro Le favole di Fedro si caratterizzano per **brevità** e **varietà**. Con pochi versi, Fedro riesce a condensare insegnamenti morali attraverso racconti semplici e incisivi. Le sue opere spesso offrono una visione pessimistica e disincantata della realtà, basata sull’osservazione che la legge del più forte domina il mondo, mentre i deboli devono affidarsi all’astuzia e alla prudenza per sopravvivere. Caratteristiche principali - **Brevitas**: Narrazioni concise e stilisticamente curate che catturano l’attenzione e facilitano la memorizzazione. - **Morale pessimistica**: Fedro sottolinea la crudeltà e l’ingiustizia del mondo senza proporre soluzioni, limitandosi a constatare i fatti. Favole celebri 1. **La volpe e l’uva**: Una volpe, incapace di raggiungere l’uva, la definisce acerba per giustificare il suo fallimento. La morale denuncia chi sminuisce ciò che non riesce a ottenere. 2. **Il lupo e l’agnello**: Il lupo opprime l’agnello con pretesti ingiusti per poi ucciderlo. La favola simboleggia l’arbitrio del più forte verso gli innocenti. 3. **L’asino e i governanti**: Cambiare governanti non migliora le condizioni dei poveri, che subiscono sempre lo stesso sfruttamento, solo con nomi diversi. Valore delle opere Le favole di Fedro sono un esempio di saggezza popolare, arricchite da un disincanto realistico. Nonostante il tono rassegnato, le sue opere offrono riflessioni universali sulla società e sulla natura umana, rimanendo attuali anche oggi. TESTI: I PATTI DEL LETTO FURTIVO: Struttura e Stile: - Struttura "aperta" e ritmo equilibrato:** L'alternanza di distici e versi forma un equilibrio preciso e armonico. - Andamento per contrasti:** La poesia alterna immagini opposte, creando un registro contrastivo tra il sogno e la realtà, l’amore e la fedeltà. Temi Principali: 1. **La semplicità della vita rurale:** Contrapposta alla crudeltà e superficialità della vita cittadina. 2. **Amore e fedeltà:** L'io lirico desidera una vita di dedizione amorosa accanto a Delia. 3. **Sogno di serenità campestre:** Ideale idilliaco di pace lontano dai conflitti urbani. Analisi del linguaggio: - **Figure retoriche:** Uso di iperbati (es. "area dum custos") per enfatizzare immagini e temi. - **Allusioni sensuali:** Passaggi che rievocano immagini mitologiche e sensuali (es. Venere e l’amore). - **Simbolismo:** La "vita serena in campagna" rappresenta un rifugio ideale contrapposto alla mondanità. Caratteristiche principali di questi patti: 1. Amore segreto: I patti del letto furtivo sono stretti in segreto, in quanto l’amore non è accettato socialmente o è nascosto per paura delle conseguenze. In genere, le donne coinvolte sono di status elevato o sposate, quindi i loro amanti possono impegnarsi in relazioni clandestine per evitare disonore o scandali. 2. Impegno reciproco: Sebbene l’amore sia segreto, gli amanti fanno promesse reciproche legate alla fedeltà e al desiderio, anche se l’impegno non è formalizzato in un matrimonio. La promessa potrebbe essere più un atto di passione che un vero e proprio vincolo legale. 3. L’eterno ritorno dell’amore e dell’incontro furtivo: In molte poesie, l’incontro furtivo è idealizzato come un amore eterno, quasi mitologico. Si sviluppa l’idea di un amore che vive grazie alla sua transitorietà, che acquista valore proprio perché non è soggetto alle restrizioni sociali o familiari. 4. L’aspetto erotico e sensuale: Spesso i patti di questo tipo sono carichi di allusioni sensuali, in cui il corpo e il desiderio sono messi al centro. La passione è vista come una forza travolgente e, a volte, pericolosa, ma che costituisce una delle forme più pure di espressione dell’amore. 5. Il contrasto con la vita sociale: L’incontro furtivo di solito è messo in contrasto con la vita civile, sociale o politica. In questo contesto, l’amore furtivo rappresenta un rifugio, una fuga dalle pressioni e dalle convenzioni imposte dalla società. ECO E NARCISO ### Riassunto dell'analisi stilistica e tematica: - **Varietà nel lessico:** Ovidio alterna espressioni di registro elevato e colloquiale, come nel v. 381, creando un contrasto tra termini più solennemente poetici e altri più comuni e immediati. - **Sintassi piana:** La struttura delle *Metamorfosi* è caratterizzata da frasi brevi e semplici, tipiche della poesia epica, che solo nei punti di maggiore tensione diventano più complesse, come nei vv. 385-392. - **Evidentia:** Ovidio usa frequentemente la tecnica dell'evidentia per creare immagini vivide e fortemente evocative, rendendo le scene più intense e visibili al lettore. - **Uso delle figure retoriche:** Quando la narrazione diventa più intensa, aumentano le figure retoriche, come gli iperbati e le allitterazioni, che contribuiscono a dare ritmo e forza emotiva al testo. - **Il mito come tema ricorrente:** *Le Metamorfosi* esplorano in modo originale vari miti greci, come quello di Eco e Narciso, usando la tecnica del racconto a incastro per rendere la narrazione più interessante e dinamica. - **Motivi letterari tradizionali:** Ovidio rielabora topos tradizionali, come la fanciulla che sfugge all'amato, e rovescia alcuni temi, come quello del giovane che disprezza l'amore e viene punito, in un contesto nuovo. - **Giochi di seduzione (vv. 379-392):** Ovidio gioca con la punizione di Eco, facendole ripetere le parole di Narciso, ma con un significato diverso, creando un dialogo basato sull’incomunicabilità e sulla tragica distanza tra i due. - **Il tema del mutamento e le influenze sullo stile (vv. 393-394):** Il tema del cambiamento, centrale nelle *Metamorfosi*, si riflette anche nello stile narrativo, che cambia tono improvvisamente. Eco, inizialmente rappresentata con una certa leggerezza, diventa vittima del suo amore non corrisposto, descritto con emozioni più intense e dolorose, che culminano nel suo triste destino. L’AMORE E IL PIACERE Tutte le donne mi piacciono! Una fanciulla non è abbastanza L'elegia Il, 4 è uno dei più chiari esempi del carattere innovativo della poesia di Ovidio rispetto alla tradizionale letteratura amorosa in generale e, più in particolare, all'elegia latina. Tibullo e Properzio avevano cantato la loro schiavit d'amore per Delia e Cinzia, dominae crudeli del loro cuore; Ovidio, invece, gioca a rovesciare questo tema e descrive il suo amore, leggero e divertito, non per una sola ma per tutte le donne. «Non un tipo preciso di bellezza mi invita al desiderio, cento ragioni diverse fanno che mi innamori», scrive senza alcuna vergogna il poeta.: - **Il rovesciamento dell'elegia tradizionale:** La tradizione elegiaca prevedeva che il poeta fosse devoto a una sola donna, ma Ovidio, seguendo una deviazione già suggerita da Properzio, rovescia questo topos. Se Properzio mostrava segni di voler affrancarsi dal *servitium amoris*, Ovidio lo sviluppa con ironia e leggerezza, mostrando una passione galante che non si limita a una sola donna, ma si estende a tutte. Il poeta si presenta come un amante che trova piacere in qualsiasi incontro amoroso, divertendosi con la sua condotta sregolata. - **L'uso sapiente delle figure retoriche:** Il tono ironico e divertito dell'elegia è accentuato dall'uso frequente di figure retoriche: - **Allitterazioni:** Evidenziano passaggi maliziosi come "molli mobilis esse toro" (v. 14) e "culpantis cupiam sustinuisse femur" (v. 22). - **Chiasmi:** Rafforzano l'idea di una folla vertiginosa di donne, come nel verso "odi, nec possum, cupiens, non esse quod odi" (v. 5). - **Anafore:** Strutturano l'elenco giocoso di donne e situazioni amorose, ripetendo parole come "sive", "est" e "haec" in vari punti del testo, creando un ritmo frenetico e spensierato. Ovidio, con un approccio ironico e giocoso, rovescia la tradizione elegiaca per celebrare un amore non esclusivo e dedicato a un numero infinito di donne. APOLLO E DAFNE La prima metamorfosi Il mito di Apollo e Dafne è la prima storia di trasformazione raccontata nelle Metamorfosi: Dafne (in greco «Alloro», figlia del dio Peneo, chiede al padre di essere trasformata in pianta per sfuggire ad Apollo, che la insegue dopo essersi follemente innamorato di lei lI racconto di questa infelice e realizzabile storia damore compare perla prima volta nell'opera di Ovidio, ma è probabile che nell'antichità circolassero anche altre versioni della vicenda raccontate da poeti ellenistici, come Partenio di Nicea - **L'eziologia dell'alloro, pianta sacra:** La storia di Apollo e Dafne è un racconto mitologico che spiega l'origine di due tradizioni: l'alloro come pianta sacra ad Apollo (secondo la tradizione greca) e la sua presenza davanti alla casa di Augusto sul Palatino (secondo la tradizione romana). La vicenda è innescata dalla vendetta di Cupido, che provoca l'amore di Apollo per Dafne e l'avversione di quest'ultima per l'amore. **Un capolavoro di narrativa:** Il cuore del racconto è l'inseguimento di Dafne da parte di Apollo, descritto come una caccia senza uscita, dove la preda cerca di sfuggire, ma il predatore non riesce a ottenere il suo desiderio. Quando Apollo sta per raggiungere Dafne, quest'ultima chiede aiuto al padre, il fiume Peneo, che la trasforma in un albero di alloro. Apollo, in un gesto di tenerezza, tocca la corteccia dell'albero, sentendo ancora il cuore di Dafne battere, e decide di portare sempre con sé le sue fronde. La storia si caratterizza per un mix di erudizione, ironia affettuosa, e una malinconica riflessione su un amore impossibile.