Infermieristica Generale Past Paper PDF 2024

Summary

This is a past paper for the 1st semester of 2024, covering general nursing. The document includes introductory material on nursing, responsibilities, and various aspects of patient care, including prevention, curative, palliative and rehabilitative care.

Full Transcript

Prof: Eleonora Volpato INFERMIERISTICA GENERALE 1° SEMESTRE 2024 ANNA LAURA TATARU 1  Prof: Eleonora...

Prof: Eleonora Volpato INFERMIERISTICA GENERALE 1° SEMESTRE 2024 ANNA LAURA TATARU 1  Prof: Eleonora Volpato INFERMIERISTICA GENERALE Infermieristica generale e metodologia applicata Di erenza accudimento e assistenza? INTRODUZIONE DI INFERMIERISTICA GENERALE Come ci prendiamo cura del paziente. La professione si trasforma in relazione a : Problemi di salute della popolazione Ristrutturazione del SSN (sistema sanitario nazionale) Figure di supporto per la professione infermieristica Nascita del movimento EBN (Evidence Based Nursing) RESPONSABILITÀ DELL’INFERMIERE (legge 42/1999) “La legge 42 del 1999 dice che il campo d'azione dell'infermiere in Italia è definito dal profilo professionale, dalle competenze acquisite nei percorsi formativi e nel codice deontologico.” La responsabilità dell’infermiere è de nita da: - pro lo professionale DM n.739/1994 - codice deontologico 5° versione 2019 - formazione di base e post base DM 2 aprile 2001 PROFILO PROFESSIONALE decreto n. 739 (1994) del Ministero della Sanità. In Italia il ruolo, le funzioni generali e gli ambiti di competenza dell’infermiere sono definiti dal “Profilo Professionale dell’infermiere” istituito col decreto n.739 del 1994 del Ministero della Sanità. L’infermiere è l’operatore sanitario che in possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale è responsabile dell’assistenza generale infermieristica. Secondo quanto de nito dal pro lo professionale l’infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica. Le 3 funzioni principali sono: - la prevenzione della malattia - l’assistenza ai malati e disabili di tutte le età - l’educazione sanitaria. L’assistenza ai malati e disabili può essere: Preventiva (es. prevenire la perdita di autonomia di una persona) Curativa (es. curare una ferita) Palliativa (es.alleviare il dolore o sintomi come nausea e vomito nei pazienti in trattamento oncologico) Riabilitativa (es.far recuperare parzialmente o totalmente l’autonomia di una persona che ha perso le capacità di urinare, mangiare, muoversi). Per quanto riguarda la funzione assistenziale, l’infermiere è ritenuto responsabile di tutte le fasi del processo assistenziale infermieristico: dall’identi cazione dei bisogni alla formulazione dei obiettivi, piani cazione, attuazione e valutazione degli interventi assistenziali. Gli interventi che l’infermiere può individuare in relazione ai bisogni dei pazienti possono essere di natura: Tecnica (es. posizionare e muovere un paziente a letto senza creare rischi di lesione) Relazionale (es. ascoltare un paziente per ridurre l’ansia pre-intervento chirurgico) Educativa (es. educare un paziente diabetico a gestire l’attività sica) Per assistenza diretta si intendono le attività comprese nelle funzioni del personale relative all’assistenza diretta di base; invece per assistenza indiretta e organizzativa si indicano le attività comprese nelle funzioni del personale infermieristico che vengono svolte non necessariamente alla presenza del paziente 2  ff fi fi fi fi fi fi fi Prof: Eleonora Volpato e che sono collegate con l’assistenza (preparazione del materiale necessario, relazione con famiglia, aggiornamento della documentazione infermieristica, ecc.). L’assistenza è - centrata sul paziente, famiglia e comunità; - promuove l’autonomia e l’indipendenza del paziente; - gestita in collaborazione con altre gure professionali (pro li e strumenti). CODICE DEONTOLOGICO 2019 Deontologia deriva dal greco “Deon” che significa «discorso su ciò che va fatto, dovere…» Non definisce «cosa fare», ma «chi si è chiamati ad essere» La deontologia o re indicazione sulle modalità per garantire la continuità dei diritti essenziali delle persone nel quotidiano dell’assistenza e su come declinare i principi in comportamento. Etica= comportamento, costume, consuetudine. È il complesso delle convinzioni morali di un singolo o di un gruppo. Studia la condotta dell'uomo e i criteri di comportamenti, scelte e valori. È una prassi personale e sociale. Ha l'esigenza di discriminare tra bene e male. Risponde alla domanda “che cosa è giusto fare?”. Deontologia= insieme di regole professionali che indicano i comportamenti migliori in relazione al contesto e al momento in cui sono state prodotte e ha lo scopo di raggiungere la nalità che la professione si pre gge. È uno strumento (e non lo scopo) dell'agire professionale. Signi ca porsi continuamente domande sulle proprie azioni professionali. O re indicazioni su come garantire la continuità dei diritti essenziali nel quotidiano dell'assistenza. Risponde alla domanda “chi si è chiamati ad essere?”. Codice deontologico= insieme di regole e principi adottati da una professione che ne regolano il comportamento. Unisce legge, etica e deontologia valutando le situazioni “caso per caso”. Rappresenta un atto di autoregolamentazione e de nisce il campo di attività e responsabilità dell'infermiere. È una responsabilità piena dell'agire professionale. Nasce nel 1960 e il principio principale era esse sempre dalla parte del paziente La quinta e ultima stesura del codice deontologico del 2019 si compone di 53 articoli, divisi in 8 capi: - Capo 1: Principi e valori professionali - Capo 2: Responsabilità assistenziale - Capo 3: Rapporti professionali - Capo 4: Rapporti con le persone assistite - Capo 5: Comunicazione - Capo 6: Organizzazione - Capo 7: Libera Professione - Capo 8: Disposizioni nali CAPO 1 - principi e valori professionali ART.2- AZIONE: “L’infermiere orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività. Le sue azioni si realizzano e si sviluppano nell’ambito della pratica clinica, dell’organizzazione, dell’educazione e della ricerca.” (Come promozione del massimo valore morale (bene cenza e autonomia) nel rispetto della dignità della persona). ART.3 - RISPETTO E NON DISCRIMINAZIONE: “L’Infermiere cura e si prende cura della persona assistita, nel rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza, delle sue scelte di vita e concezione di salute e benessere, senza alcuna distinzione sociale, di genere, di orientamento della sessualità, etnica, religiosa e culturale. Si astiene da ogni forma di discriminazione e colpevolizzazione nei confronti di tutti coloro che incontra nel suo operare.” (principi e valori irrinunciabili contenuti in documenti fondamentali Dichiarazione dei diritti dell’uomo e costituzione). ART.4 - RELAZIONE DI CURA: "Nell’agire professionale l’Infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l’ascolto e il dialogo. Si fa garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono coinvolgendo, con il consenso dell’interessato, le sue gure di riferimento, nonché le altre gure professionali e istituzionali. Il tempo di relazione è tempo di cura.” 3  fi ff fi fi ff fi fi fi fi fi fi fi Prof: Eleonora Volpato CAPO 2 - responsabilità assistenziale ART.10 - CONOSCENZA, FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO: “L’Infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate dalla comunità scientifica e aggiorna le competenze attraverso lo studio e la ricerca, il pensiero critico, la riflessione fondata sull’esperienza e le buone pratiche, al fine di garantire la qualità e la sicurezza delle attività. Pianifica, svolge e partecipa ad attività di formazione e adempie agli obblighi derivanti dal programma di Educazione Continua in Medicina.” ART.11 - SUPERVISIONE E SICUREZZA: “L’Infermiere si forma e chiede supervisione, laddove vi siano attività nuove o sulle quali si abbia limitata casistica e comunque ogni qualvolta ne ravvisi la necessità.” CAPO 3 - rapporti professionali ART.12 - COOPERAZIONE E COLLABORAZIONE: “L’infermiere si impegna a sostenere la cooperazione con i professionisti coinvolti nel percorso di cura, adottando comportamenti leali e collaborativi con i colleghi e gli altri operatori. Riconosce e valorizza il loro specifico apporto nel processo assistenziale.” (Lavoro in equipe; rispetto delle rispettive competenze). ART.13 - AGIRE COMPETENTE: “L’infermiere assume responsabilità in base al proprio livello di competenza e ricorre, se necessario, all’intervento o alla consulenza di infermieri esperti o specialisti. Presta consulenza ponendo le proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale.” CAPO 4 - rapporti con le persone assistite ART.19 - CONFIDENZIALITÀ E RISERVATEZZA: “L’Infermiere garantisce e tutela la confidenzialità della relazione con la persona assistita e la riservatezza dei dati a essa relativi durante l’intero percorso di cura. Raccoglie, analizza e utilizza i dati in modo appropriato, limitandosi a ciò che è necessario all’assistenza infermieristica, nel rispetto dei diritti della persona e della normativa vigente.” ART.27 - SEGRETO PROFESSIONALE: “L’Infermiere rispetta sempre il segreto professionale non solo per obbligo giuridico, ma per intima convinzione e come espressione concreta del rapporto di fiducia con la persona assistita. La morte della persona assistita non esime l’Infermiere dal rispetto del segreto professionale.” CAPO 5 - comunicazione ART.28 - COMPORTAMENTO NELLA COMUNICAZIONE: “L’Infermiere nella comunicazione, anche attraverso mezzi informatici e social media, si comporta con decoro, correttezza, rispetto, trasparenza e veridicità; tutela la riservatezza delle persone e degli assistiti ponendo particolare attenzione nel pubblicare dati e immagini che possano ledere i singoli, le istituzioni, il decoro e l’immagine della professione.” (pone attenzione nel pubblicare dati e immagini che possano ledere i singoli, le istituzioni e l’immagine della professione). Il codice deontologico è integrato dal “Patto di alleanza dell’infermiere con il cittadino” in cui l’infermiere si impegna nei confronti di quest’ultimo, qualora si trovi in situazioni di bisogno, a garantirgli le migliori condizioni possibili. Va considerato come parte integrante del Codice deontologico e ne rappresenta l’ideale premessa. La coscienza deontologica si apprende n dalla formazione di base, attraverso gli insegnamenti ma soprattutto in tirocinio, riconoscendo negli infermieri esperti modelli di comportamento deontologico. Può essere utile condividere agli studenti un codice di comportamento da osservare durante il tirocinio, per formarli e per far assumere loro consapevolezza. FORMAZIONE DI BASE E POST BASE DM 2 aprile 2001 4  fi Prof: Eleonora Volpato ASSISTENZA INFERMIERISTICA LE DIMENSIONI DEL CARING/NURSING FORME DI CURA O ASSISTENZA - Naturale: attività di supporto correlata all’evoluzione della specie (es. genitori o chi per essi). - Sociale: attività di supporto che viene garantita e o erta da caregiver (persone che si prendono cura) senza volere nulla in cambio (es. amici). - Professionale: è un’attività di supporto caratterizzata dall’essere prodotta da soggetti che esercitano, ricevendo per questo un compenso. LA CURA Tutte le persone sperimentano momenti in cui necessitano di cura, quindi la cura è una necessità universale della condizione umana. Recentemente i termini "care" e "caring" compaiono nella letteratura infermieristica internazionale come sinonimi interscambiabili con "nursing"; anche tra i cultori dell'infermieristica italiana si utilizza sempre più frequentemente il termine "prendersi cura" (caring) come sinonimo di "assistenza infermieristica" (nursing). Il prendersi cura o caring infermieristico è una pratica che si realizza attraverso azioni competenti e disponibilità a occuparsi intenzionalmente della persona assistita. L’aver cura «non va confuso con il semplice volere bene, apprezzare, confortare e sostenere, o semplicemente avere un interesse in ció che accade all'altro» Le cura, un processo, un modo di relazionarsi ad un altro» (Mayero , 1970). Precisamente la cura è una pratica. Come ogni pratica la cura è guidata da un intenzione. L'intenzione che guida una buona pratica é quella di «aiutare l'altro a crescere e ad attualizzare la sua umanità» (Mayero, 1970). DIMENSIONI DEL CARING Si può declinare il Carin infermieristico in tre dimensioni: 1. Azioni: fare per… fare con… (quello che mi preparo per il paziente, quello che do a lui direttamente) 2. Sentimenti: empatia…ricettività…responsività… 3. Pensieri: preoccuparsi…aver premura…osservare…decifrare…ri ettere… CARING INFERMIERISTICO 5  ff fl ff Prof: Eleonora Volpato Il caring è una pratica che si realizza attraverso azioni competenti occupandosi e preoccupandosi intenzionalmente della persona assistita e della sua famiglia. - Intenzionale: un modo consapevole, con deliberato proposito, non causale. - Competente: supportato da conoscenze speci che ed evidenze scienti che. PENSIERI DEL CARING Si può individuare da parte di chi ha cura 2 di erenti modi di vivere la relazione con l'altro: l’occuparsi e il preoccuparsi. L'occuparsi è il procurare cose necessarie a conservare, riparare, promuovere la qualità della vita senza un investimento personale, come una serie di mansioni da svolgere: l'occuparsi è un agire neutro, dove chi svolge la pratica di cura non si mette in gioco sul piano soggettivo. È un fare cose perché così ci viene chiesto e nel modo in cui è stato stabilito. Al contrario, il preoccuparsi è un prendersi a cuore. Quando l'aver cura si declina nella forma del prendersi a cuore, l'altro - paziente entra nei tuoi pensieri; comporta, quindi, un forte investimento personale sul piano del pensiero, perché si tratta di decidere "come" avere cura. EMPATIA L’empatia è una scelta ed è una scelta vulnerabile perchè per riuscire a connettermi con te io devo connettermi con qualcosa dentro di me che conosce quel sentimento. Sentire dentro… mettersi nei panni dell’altro. Essere capaci di empatia signi ca sapere stare con il pensare e con il sentire vicino al paziente, salvaguardandolo da ogni riduzione alla posizione di oggetto. È la capacità di comprendere lo stato d’animo di un’altra persona in modo immediato senza ricorso della comunicazione verbale. Implica una condivisione emotiva. EMPATIA NELLE PROFESSIONI D’AIUTO: - Capacità di vedere la cose dal punto di vita dell’altro o riconoscere che questa prospettiva è la loro verità. - Astenersi dal giudicare. - Riconoscere le emozioni. - Comunicarglielo, creare un legame con l’altra persona. PRINCIPI DEL CARING È un tipo di assistenza che viene incentrata sul paziente e la sua famiglia che ha come obiettivi: - Migliorare la qualità di vita. - Cura personalizzata-mantenimento della propria routine: inserire la diversità nella sua quotidianità. - Relazione di partnership: il paziente viene coinvolto rispetto al suo percorso di cura. Le condizioni necessarie a realizzare un approccio assistenziale centrato sulla persona sono: - qualità dell’infermiere: possedere una professionalità competente, abilità interpersonali, esplicitare chiaramente i propri valori e credenze e avere consapevolezza di come questi possono in uire sulle decisioni del paziente; conoscere se stessi, ovvero prima di aiutare gli altri è importante intuire e comprendere come si funziona come persona avendo quindi un misto di conoscenze di tipo disciplinare (conoscenze, professionalità) e quelle di tipo emotivo, empatico (empatia, saper valutare la situazione). - processi centrati sulla persona: è solo a partire dalla comprensione dell'esperienza vissuta dal paziente e dalla sua famiglia che l'infermiere può aiutarlo a non soccombere al senso di dipendenza e vulnerabilità e a recuperare il senso della propria integrità. Aiutare il paziente ad a rontare la malattia signi ca dunque lavorare sulle interpretazioni che ciascuno costruisce della propria situazione (più vincolato al percorso di un paziente rispetto a un aspetto organizzativo). - ambienti di cura: il contesto nel quale è erogata l'assistenza in uenza notevolmente la possibilità di prendersi cura, in particolare le scelte organizzative quali: le priorità, i tempi, le responsabilità di use o 6  fi ff fi fl fi fi ff fl ff Prof: Eleonora Volpato accentrate, le opportunità o erte per lo sviluppo di competenze elevate, il sistema di presa di decisione condivisa ed e caci relazioni dello sta curante [in base alla di coltà di reparto (aree critiche) l’infermiere tempistiche di erenti per stare con paziente-famiglia]. ESSENZA/AZIONI DEL CARING INFERMIERISTICO Principi: Essere presenti Comfort Intimità e tocco Preservare la dignità della persona Vigilanza/sorveglianza Favorire l’autodeterminazione e sostenere l'autocura Rispettare le diversità multiculturali Il caring della famiglia ESSERE PRESENTI “Agire” interesse, vicinanza, disponibilità, ovvero presenza sica ma anche di supporto in momenti salienti o stressanti per il paziente e/o per la sua famiglia. LIVELLI DI PRESENZA: “Essere lì – being there”: presenza sica, comunicazione e comprensione “Essere con – being with”: essere disponibili e a disposizione in modo completo, implica il fare spazio mentale per l’altro. Questo tipo di presenza è offerto dall'infermiere al paziente allo scopo di raggiungere un obiettivo, quale per esempio il supporto, il comfort o l'incoraggiamento per ridurre l'intensità della sofferenza, di sensazioni spiacevoli o per rassicurare. L'infermiere si rende disponibile, si mette a disposizione del paziente; se il paziente accetta l'infermiere, lo inviterà a vedere, condividere e toccare con mano la propria vulnerabilità e la propria sofferenza. L'infermiere entrerà quindi nel mondo del paziente. Il paziente sarà in grado di esprimere a parole i suoi sentimenti e di farsi comprendere in modo da poter identificare soluzioni, intravedere nuove direzioni e prendere decisioni. Quando un infermiere è presente, il contatto visivo, il linguaggio corporeo, il tocco affettuoso, il tono di voce, l'ascoltare e adottare un atteggiamento positivo e incoraggiante concorrono a creare un rapporto aperto e di comprensione. Il messaggio trasmesso è che ciò che l'altra persona sta vivendo interessa a colui che la sta assistendo. Essere capaci di stabilire una presenza migliora anche la capacità dell'infermiere di apprendere dal paziente e la capacità dell'infermiere di prestare assistenza in modo adeguato ne risulta rafforzata. È particolarmente importante stabilire la presenza quando i pazienti sono sottoposti a eventi o situazioni stressanti: aspettare il referto medico o i risultati di un test diagnostico, prepararsi per una procedura non conosciuta e pianificare la dimissione sono solo alcuni esempi, nel corso della malattia di una persona o di situazioni imprevedibili. La presenza dell'infermiere può aiutare a ridurre l'ansia e la paura correlate allo stress. La rassicurazione e il fornire spiegazioni dettagliate su una procedura, restare al fianco del paziente e assisterlo durante l'esperienza trasmettono una presenza di valore inestimabile per il benessere del paziente. 7  ffi ff ff ff fi fi ffi Prof: Eleonora Volpato COMFORT Nel dizionario italiano “comodità, agio, benessere; quanto concorre a rendere agevole e bene organizzata la vita quotidiana”. È un concetto multidimensionale, un risultato desiderabile per il paziente che può essere utilizzato come uno standard per valutare le qualità delle cure infermieristiche. Il comfort è quindi qualcosa di più che l’assenza di dolore, di ansietà, o di altri sintomi. COMFORT FISICO Riguarda la dimensione siologica e omeopatica (es. mantenere l’equilibrio idrico, un’ adeguata ossigenazione). Le anormalità dei meccanismi siologici necessitano di essere trattate o mantenute al ne di mantenere il comfort sico. Posizionamento: presidiare la libertà di muoversi, la comodità, i principi ergonomici. COMFORT PSICO-SPIRITUALE Riguarda la dimensione psicologica che coinvolge il bisogno di essere indipendenti, sentirsi utili, informati, rilassati e mantenere la propria autostima. Combinare componenti mentali, emotive e spirituali del sé e del vivere. COMFORT AMBIENTALE Riguarda il percepirsi in un ambiente con colore, suoni/rumori, temperatura, luce, odori sicuri → sicurezza dell’ambiente per l’anziano → e etto del rumore nelle ICU. COMFORT SOCIOCULTURALE Riguarda le relazioni interpersonali con la famiglia, sentirsi rispettato nelle proprie credenze, tradizioni e religioni → approccio dello sta , attitudini, continuità, uso terapeutico del sé. L’INTIMITÀ L’etimologia di intimità viene da “En timos” → “dentro il petto” e come tale in stretto collegamento a ciò che è “emotivo”. È un qualcosa di molto personale che non condividiamo con chiunque. Riguarda: - Spazio - Vicinanza emotiva: come parere clinico ma anche come accoglienza se la persona che vuole raccontarmi qualcosa, la sua storia. - Contatto Fisico: l’infermiere si occupa del corpo del paziente. “SPAZIO” DEL PAZIENTE IN OSPEDALE SPAZIO “INTIMO” SPAZIO “COMUNE” SPAZIO “FINALIZZATO AL PAZIENTE MA CHE NON APPARTIENE A LUI Oggetti che a ermano la Viene condiviso con altri Non appartiene ai pazienti, pur propria identità (Il proprio letto, comodino, pazienti, come la sala di essendo nalizzato a loro, armadio, poltrona). degenza, da pranzo, i bagni, i comprende gli ambienti gestiti corridoi, dove il paziente è dal personale sanitario, come I pazienti di norma concedono a infermieri e costretto a conciliare i propri la sala medicazione, gli medici la possibilità di entrare in questo spazio bisogni con quelli degli altri. ambulatori, la cucina di reparto intimo, anche senza avere una relazione dove l'accesso è regolato dagli a ettiva; gli operatori tuttavia devono entrare operatori. con molta attenzione e delicatezza in questo spazio riservato e solo quando è strettamente necessario all’assistenza. “Entrata” avviene quando la distanza tra due persone è inferiore a 45 cm. 8  ff fi fi ff fi fi fi ff ff Prof: Eleonora Volpato LA VICINANZA EMOTIVA Intimità nell'assistenza infermieristica è anche vicinanza emotiva. I pazienti ricercano l'infermiere per "consegnargli" la loro storia passata e presente, quando raccontano cosa è successo, come si sentono, cosa provano, la loro vicenda personale di salute e malattia. Lo fanno non solo per essere compresi più in profondità, o per aiutare a capire il da farsi, ma anche per "tenere insieme" la propria esperienza, provare a ricostruire raccontando il senso della propria esistenza stravolta dalla malattia. Bisogna entrare in contatto con i desideri e le possibilità del paziente e della famiglia, elementi che richiedono una comprensione profonda che necessita di una vera e propria intimità. DI QUALE CORPO SI OCCUPANO GLI OPERATORI SANITARI? - Un corpo facente parte dell’identità della persona? - Un corpo vissuto nella pienezza efficiente o piuttosto nella sofferenza e l’impotenza? - Un corpo meccanico, oggettivato ? - Un corpo medicalizzato (tubo endotracheale, catetetere ecc)? IL CONTATTO FISICO - IL TOCCO Husserl, fenomenologo, sottolineò la di erenza tra leib e korper: il primo termine indica il corpo vissuto, la soggettività del corpo, il corpo come identità propria, mentre il secondo è il corpo oggetto, il corpo cadavere, il corpo anatomico, quella "cosa" che si studia con le scienze naturali. L'infermiere studia e interviene di solito su un korper, ma poiché lo scopo della professione è il mantenimento della vita, egli ha a che fare con persone vive, dunque interviene sul korper ma non può dimenticare il leib. Il corpo dunque nel contesto ospedaliero viene continuamente toccato dagli operatori. SI distinguono tre tipologie di tocco: Tocco procedurale Tocco empatico Tocco difensivo IL TOCCO PROCEDURALE IL TOCCO EMPATICO IL TOCCO PROTETTIVO/ DIFENSIVO È nalizzato all'esecuzione di un È una forma di comunicazione non Si de nisce protettivo perché, intervento assistenziale. verbale che persegue la nalità di talvolta, serve per evitare un disagio comunicare vicinanza e interesse al paziente, per esempio a errarlo Gli infermieri lo utilizzano durante la al paziente e non è necessario a un bene quando lo si gira a letto per mobilizzazione, la valutazione dei intervento di assistenza procedurale. evitare che cada; altre volte è usato parametri vitali, la cura igienica, la dall'infermiere per distanziarsi dal somministrazione di terapie e molte Per esempio, l'infermiere tocca punto di vista emotivo da una altre attività. (mano sulla spalla, carezza) il situazione di cui non è in grado di Attraverso il tocco procedurale paziente durante un colloquio o una tollerare la so erenza e che gli causa l'infermiere trasmette sicurezza al conversazione per stabilire una tensione; in questo caso l'infermiere paziente se interviene con abilità, connessione, per dimostrare di tocca il paziente in modo tecnico, destrezza, precisione e accettare la sua individualità. freddo, distaccato con la sequenzialità, se il tocco è conseguenza di far vivere al paziente accompagnato da una spiegazione una sensazione negativa. dettagliata di come sarà e ettuata la procedura e cosa sentirà il paziente, se la spiegazione sarà fornita con tono calmo e interessato. 9  fi fi ff fi ff ff ff Prof: Eleonora Volpato LA SORVEGLIANZA La sorveglianza infermieristica è un importante intervento infermieristico perché permette un tempestivo riconoscimento di un deterioramento sico, comparsa di un evento avverso o una complicanza dei pazienti. La sorveglianza è un intervento complesso nalizzato all'identificazione precoce del rischio o di segnali di allerta e della necessità di intervento rivolti a problemi del paziente attivi e non ancora attivi. È un processo continuo e costante condotto lungo l'arco delle 24h sia in modo collettivo da tutto il team infermieristico che individuale da parte di ciascun infermiere attraverso il quale monitorizzano, osservano, valutano e agiscono, prendendo decisioni, in relazione ad indicatori di cambiamento delle condizioni dei pazienti. La sorveglianza infermieristica ha un e etto diretto sulla sicurezza e qualità dell'assistenza dei pazienti e è mediata da una conoscenza profonda e solida, da competenze assistenziali e di ragionamento probabilistico e prognostico e dall'esperienza dell'infermiere in quanto richiede di comprendere la probabilità di rischio del paziente, cogliere e interpretare segnali sottili, porre attenzione ad indizi di allerta provenienti dal paziente, dai famigliari e/o dall'ambiente. UNO DEGLI ELEMENTI FONDANTI - LA DISCIPLINA INFERMIERISTICA Nightingale (1860/1869) ha riconosciuto l'importanza della vigilanza nell'infermieristica. In Notes on Nursing, scrive: “La lezione più importante che può essere data agli infermieri è quella di insegnare loro - cosa osservare - come osservare - , quali sintomi indicano un miglioramento - e quali l’opposto - quali sono rilevanti e quali non lo sono - quali sono prova di negligenza e di quale tipo di negligenza. Tutto questo è ciò che dovrebbe essere parte, e parte essenziale, del processo di apprendimento di ogni infermiere.” DESCRIZIONE PROCESSO DI SORVEGLIANZA: COMPETENZA INTELLETTUALE DELL’INFERMIERE 1 2 3 4 MONITORAGGIO ATTRIBUIRE SIGNIFICATO E PRE-VEDERE GLI EVENTI, PRENDERE DECISIONI E COSTANTE E INTERPRETARE LE CALCOLARE IL RISCHIO AGIRE CON INTERVENTI CONTINUATIVO INFORMAZIONI RACCOLTE APPROPRIATI Si basa Comprende analisi e Dopo aver osservato e Dopo l'interpretazione dei sull'osservazione interpretazione dei dati riconosciuto un cambiamento dati per comprendere continua e integrandoli con le informazioni l’infermiere ipotizza i rischio e la cosa sta succedendo al attenta del derivanti del paziente stesso probabilità con cui questo paziente o che potrebbe paziente, (quale sensazione preferisce il potrebbe veri carsi mantenendo succedere, l'infermiere misurazione e paziente?), dai membri della uno sguardo attento e vigile per decide se continuare il registrazione dei famiglia (come lo vedono?), individuare precocemente i monitoraggio o agire in parametri dal team di cura, dalla cartella segnali che indicano base agli indicatori di siologici, clinica e assistenziale. l’insorgenza di un problema. cambiamento dello stato di mantenendo uno L’interpretazione consente di La capacità dell’infermiere di salute del paziente. In sguardo vigile ai di erenziare i segnali anticipare gli eventi presuppone questa fase della possibili signi cativi da quelli non il possesso di approfondire sorveglianza è cambiamenti rilevanti, detti “rumori di fondo”. conoscenze cliniche. determinante la capacità siologici e Si crea così un quadro della dell'infermiere di prendere comportamentali. situazione del paziente che decisioni e di agire con I monitor o altri permette di decidere le azioni prontezza qualora la dispositivi di intervento da realizzare. situazione richieda tecnologici interventi tempestivi. possono essere d’aiuto. 10 fi fi  ff fi fi fi ff fi Prof: Eleonora Volpato FAVORIRE L’AUTODETERMINAZIONE Con autodeterminazione si intende il riconoscimento della capacità di scelta autonoma e indipendente dell'individuo, il concetto presuppone quindi, una relazione dialogica tra infermiere e paziente, in cui l'infermiere si confronta con la persona assistita riguardo ai suoi valori, alle sue opinioni e alle sue scelte e le valorizza, il paziente deve poter decidere come vivere la salute ma anche la malattia. Per favorire l'autodeterminazione è necessario dare enpowerment al paziente, ossia "favorire l'acquisizione di potere, rendere in grado di". L'empowerment è una teoria pratica fondata sul concetto di centralità della persona e del suo vissuto; l'infermiere che utilizza un approccio empowerment considera un ruolo attivo del paziente riguardo alle cure. Gli infermieri possono facilitare l'empowerment attraverso quattro strategie: - creando una relazione basata sulla ducia; - proteggendo il paziente e agendo una funzione tutoriale; - fornendo informazioni e aiutando lo sviluppo di nuove abilità; - sostenendo il paziente nella costruzione di nuove capacità. Secondo i pazienti gli esiti che derivano da un approccio basato sull'empowerment sono: l'aumento dell'autostima, il potenziamento delle relazioni familiari e della rete di persone signi cative; la capacità di esprimere il proprio vissuto e le proprie opinioni; il cambiamento nel comportamento che si manifesta nella scelta di stili di vita più salutari per se stessi. L'infermiere ha atteggiamenti di disempowerment quando toglie l’autorità alla persona assistita del potere decisionale, risponde al paziente considerandolo un "problema", fornisce rinforzi positivi agli assistiti che rispecchiano l'idea di "paziente buono", che obbedisce ai curanti, considera lavoro solo l'aspetto pratico della professione privando gli assistiti della dimensione relazionale, educativa e di supporto. SOSTENERE L'AUTOCURA L'autocura è stata descritta come attività connessa con la promozione di salute e ri ette l'atteggiamento generale della persona verso la sanità, la malattia e la vita nell'insieme. L'autocura garantisce risultati di salute per il cittadino e, inoltre, riduce i costi della spesa sanitaria. Nel 1996 l'OMS ha promosso l'autocura come nuovo sistema di erogazione dell'assistenza sanitaria, ossia ha spinto i Paesi a investire denaro per agevolare il cittadino a prendere in carico la propria salute, in quanto è un bene per se stesso e fonte di investimento per la competitività di un Paese. In questa ottica, l'autocura viene interpretata come una strategia preventiva. In ambito assistenziale, il concetto di autocura (self care) include attività che gli individui e ettuano per sé e da sé nel mantenimento della vita, attività di tipo terapeutico, nonché la capacità di autocurarsi; la capacità dell'individuo a impegnarsi nella propria assistenza è condizionata dall'età, dallo stato di sviluppo, dall'orientamento culturale, dalla salute e dai mezzi disponibili. La gestione di una condizione patologica richiede una serie di abilità da parte del soggetto (cognitive, pratiche e comportamentali); per esempio, un paziente colostomizzato deve apprendere nuove abilità per la gestione dello stoma, dei cambiamenti nell'eliminazione fecale e nelle abitudini alimentari; per la persona a etta da ipertensione sarà il monitoraggio della pressione arteriosa, l'adesione alla dieta e all'esercizio sico. In particolare, il paziente a etto da patologia cronica ha una evidente responsabilità: una gestione insu ciente, oltre che inso erenza personale, si traduce in maggior consumo di farmaci, maggiori richieste di consulenza o addirittura in aumento delle ospedalizzazioni che potrebbero essere evitate. 11  ff fi ffi fi ff ff fl ff fi Prof: Eleonora Volpato Il mandato dell'Infermieristica è quello di rendere la persona assistita autonoma, sostenere l'adattamento alla malattia e promuovere la sua autogestione. L'autocura non è solo l'esecuzione di una prestazione assistenziale eseguita in autonomia, è anche un atteggiamento, un modo particolare di a rontare la malattia e, in questo, l'infermiere costituisce il supporto a cui il paziente si appoggia per muovere i primi passi verso la conquista della maggior indipendenza possibile. Quando parliamo di autonomia, il concetto va interpretato, di volta in volta, "per" e "su" quel paziente. Se misuriamo il grado di autonomia su una scala da 0 a 10, per un paziente sarà passare da 3 a 6, per un altro da 5 a 8. Ad esempio, per una signora di 80 anni, abituata a essere dipendente da qualcuno che decide al posto suo, è possibile un minimo cambiamento in termini di autonomia se l'infermiere, pur riconoscendo il suo bisogno di dipendenza, non lo esaspera e non lo soddisfa anche quando non richiesto o necessario. Possiamo sviluppare piccole autonomie, laddove la capacità della persona lo consente, seppur incontrando alcune resistenze; la persona anziana che vuole somministrata la terapia dall'infermiere può essere stimolata a raggiungere una piccola autonomia su questo aspetto. + ARTICOLO + DIMENSIONI E CARING DEI PAZIENTI IL RISPETTO DELLE DIVERSITÀ MULTICULTURALI Negli ultimi anni si è visto un aumento dell’immigrazione in Italia: - Persone assistite con culture diverse tra loro e d quella italiana. - Infermieri di provenienze etniche e culturali diverse. La cultura in uenza le opinioni, i valori, l’approccio al sistema sanitario, i comportamenti personali sanitari e non, il rapporto paziente infermiere ma anche le manifestazioni di malattia. Da una visione monoculturale ad una transculturale → NURSING TRANSCULTURALE Imparare a dare valore, capire perchè altre culture si comportano in modo diverso (es.igiene personale per i mussulmani). Comparazione e analisi di comportamenti di nursing nelle diverse culture per fornire un’assistenza adatta alle speci cità culturali (es. per alcune culture non esporre il corpo della persona ad una di sesso opposto) Cambiare le proprie credenze (etnocentrismo: convinzione che i propri modi di agire siano i migliori), per una relazione e cace con i pazienti.ù CARING DELLA FAMIGLIA La famiglia può essere equamente risorsa o utente. UTENTE RISORSA Utente perchè anch’essa ha bisogno di informazioni - Informazioni e sessioni educative visto che sta so rendo anche lei. - Abilità di sostegno e sviluppo dell’autocritica. Avere il bisogno di: - Informazioni - Consigli - Accessibilità - Supporto 12  fl ff ffi fi ff Prof: Eleonora Volpato → Carico emotivo e fisico (somministrare medicine e prendersi cura del paziente) - delega - responsabilità (prendere delle decisioni quando il paziente non è in grado di intendere e di volere es. anziano: decidere l’accudimento a casa o in casa di riposo, assicurarsi di fare le cure giuste). IL CONCETTO DI FAMIGLIA IN CONTINUA EVOLUZIONE Per assistere è prima di tutto necessario capire: SU COSA CHIEDIAMO INFORMAZIONI? Composizione dell’unità familiare e/o della rete di supporto di cui dispone l’assisto. Grado in cui la famiglia può e vuole essere coinvolta, possibilità di fornire e stanziare. Risorse economiche su cienti. Bisogni di informazioni sulla patologia del paziente, sul trattamento e le conseguenze. Aspettative e obiettivi della famiglia. Famigliare di riferimento: verso chi l’assistito nutre forti sentimenti a ettivi, con chi abita, con chi passa il suo tempo, con chi si con da. Supporto fornito da reti sociali informali (amici, vicinato, associazioni di volontari). RACCOMANDAZIONI PER CONSERVARE LA CENTRALITÀ DELLA FAMIGLIA - Sviluppare una valida collaborazione con i famigliari. - E ettuare regolarmente un accertamento famigliare per organizzare interventi mirati e personalizzati. - Valutare i componenti della famiglia, le loro potenzialità e disponibilità all’assistenza al ne di identi care dove sia necessario un contributo infermieristico di sostegno e di supporto. - Istruire e fornire informazioni. - Sostenere e contribuire a realizzare un ambiente che favorisca un’assistenza centrata sulla famiglia. DIGNITÀ DELLA PERSONA La dignità riguarda il modo in cui le persone sentono, pensano e si comportano in relazione al valore che attribuiscono a loro stessi e agli altri. → Trattare qualcuno con dignità signi ca trattare l'altro come un essere che ha valore, in un modo che lo faccia sentire rispettato e stimato come individuo. → Il rispetto della dignità della persona è un valore fondamentale dell'assistenza infermieristica. → Quando è rispettata la dignità, le persone percepiscono di avere il controllo della situazione, sentono riconosciuto il loro valore e si sentono capaci di prendere decisioni. → Quando la dignità è assente, le persone si sentono prive di controllo e conforto. Esse potrebbero non. essere in grado di prendere decisioni da sole, sentirsi umilia-te, imbarazzate o provare vergogna. IN OSPEDALE DA COSA PUÒ ESSERE INFLUENZATA ? Il modo in cui i pazienti percepiscono di ESSERE VISTI dal personale sanitario è un potente VEICOLO della loro dignità. Essi infatti riferiscono che la dignità è in stretta relazione con la sensazione di “sentirsi un peso per gli altri” da un lato e con quella di “essere trattati con rispetto” dall’altra. 13  ff ffi fi fi ff fi fi Prof: Eleonora Volpato SALUTE - SIGNIFICATO PERSONALE: dal latino “salus”, fortuna, benessere, prosperità, vita, salvezza e sicurezza. È una dimensione esperienziale, intrinsecamente soggettiva e legata ad elementi valoriali e culturali. - SIGNIFICATO ISTITUZIONALE : Primi del 900 Progresso scienti co → Salute = assenza di malattia → Salute = stato di benessere sico - Non si conoscono le basi pre-cliniche - Acquisizione di informazioni sulla storia preclinica e delle malattie. clinica delle malattie, la malattia può essere prevenuta e - La malattia è l'unica condizione curata. rilevabile. - Enfasi sulla dimensione sica del concetto, - La salute corcisponde all'assenza di l'introduzione del concetto di benessere apre la strada malattia. alla sua dimensione più strettamente soggettiva. 1948 Organizzavione mondiale della Sanita → Salute = stato di completo benessere sico, mentale sociale, e non consiste solo in un'assenza di malattia o di infermità. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) E’ un organismo sovranazionale il cui obiettivo è il raggiungimento del massimo livello di salute possibile per tutti gli individui a livello mondiale. L’idea che la salute delle persone fosse in uenzata da fattori sociali oltre che a quelli biologici non è un concetto nuovo, i fondatori della moderna sanità pubblica avevano già cominciato nel 1800 a ri ettere sulle forti relazioni esistenti tra la posizione sociale, le condizioni di vita e gli outcomes in salute delle persone (WHO, 2010). L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) riprese questi concetti quando elaborò nel 1948 la de nizione di salute “come uno stato di completo benessere fisico, mentale sociale e ambientale e non la semplice assenza di malattia”. Sin dalla sua istituzione l’OMS si prese l’impegno di affrontare le cause sociali dei problemi di salute attraverso il miglioramento delle condizioni alimentari, abitative, economiche, lavorative e igienico-ambientali (WHO, 2010). GOAL PRINCIPALE OMS: Migliorare l’equità nella salute, ridurre i rischi per la salute, promuovere ambienti e stili di vita salutari e far fronte ai determinanti della salute. OBIETTIVI: - Lo sviluppo e l’implementazione di politiche multisettoriali per la salute, - Lo sviluppo di approcci che tengano conto della dimensione di genere ed età per facilitare la responsabilizzazione della comunità (community empowerment) insieme a percorsi per la promozione e la protezione della salute lungo tutto il corso della vita degli individui, in collaborazione con le istituzioni nazionali e internazionali. 14  fi fi fi fi fl fi fl Prof: Eleonora Volpato DETERMINANTI DELLA SALUTE Lo studio dei determinanti della salute costituisce la base della sanità pubblica, perché consente di analizzare e modi care i fattori che in varia misura, in uenzano l’insorgenza e/o l'evoluzione di una malattia in uenzando, quindi lo stato di salute di un individuo, di una comunità o popolazione. I determinanti della salute sono le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano e l'ampio insieme di sistemi, poteri e forze che in uiscono e in misura ultima determinano le condizioni di vita degli individui. In sintesi: La salute come stato di equilibrio tra fattori dannosi e fattori bene ci per la salute. Salute come risorsa per la vita quotidiana, e non lo scopo dell'esistenza. La salute si raggiunge quando gli individui sviluppano e mobilitano le proprie risorse personali ( siche e mentali), ed esterne (sociali e materiali). DISUGUAGLIANZE IN SALUTE “ In tutto il mondo le persone vulnerabili e socialmente svantaggiate hanno un minore accesso all’assistenza sanitaria, si ammalano di più e muoiono prima rispetto a chi ha una posizione sociale più privilegiata. Queste disuguaglianze sono in crescita, nonostante la ricchezza globale e il progresso tecnologico.” L’infanzia rappresenta un periodo cruciale nella costruzione delle disuguaglianze sociali, in generale e di salute in particolare. Più le famiglie sono svantaggiate, più i bambini rischiano di nascere prematuramente, di avere dei ritardi nella crescita, di avere dei problemi oro-dentali, di so rire d’asma, di essere in sovrappeso o di essere obesi, di avete di coltà di linguaggio, di so rire di disturbi dell’apprendimento. SALUTE PUBBLICA - Promozione della salute - Prevenzione - Educazione alla salute PROMOZIONE DELLA SALUTE II primo Congresso Internazionale sulla Promozione della salute fu il 21/11/1986. LA CARTA DI OTTAWA: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, caratterizzata da un armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico dell'organismo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale.” La carta di Ottawa, sottoscritta da tutti gli stati apparenti all’organizzazione mondiale della sanità, de nisce la promozione della salute come “il processo che consente alle popolazioni di esercitare un maggior controllo sulla propria salite e di migliorarla”. La Carta di Ottawa individua 3 obbiettivi fondamentali per la promozione della salute: 1 - sensibilizzazione al concetto di salute per creare le condizioni essenziali per la salute; 2 - permettere a tutte le persone di sviluppare al massimo le loro potenzialità di salute; 3 - mediare tra i diversi interessi esistenti nella società, al ne di perseguire la salute; 15  fi ffi fl fl fl fi ff ff fi fi fi Prof: Eleonora Volpato PROMOZIONE DELLA SALUTE: AZIONI STRATEGICHE - Costruire una politica pubblica per la tutela della salute. - Creare ambienti favorevoli al benessere psico- sico. - Rinforzare l’empowerment di comunità nelle scelte salutari. - Sviluppare le competenze di salute individuali. - Riordinare i servizi sanitari ponendo al centro la persona. 3 PILLARS OF HEALTH PROMOTION PREVENZIONE DELLE MALATTIE La prevenzione, in sanità, è complesso delle misure utili a prevenire la comparsa, la di usione e la progressione delle malattie e il determinarsi di danni irreversibili quando la patologia è in atto. In relazione al diverso tipo e alle nalità perseguibili sì distinguono tre livelli di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria. PREVENZIONE PRIMARIA Prevenzione primaria si riferisce all'insieme di interventi volti all'evitare l'insorgenza di una malattia. Possono includere azioni per migliorare la salute attraverso il cambiamento dei determinanti della salute. La trasmissione di informazioni riguardanti fattori di rischio sici e comportamentali e strategie per minimizzare il rischio a livello personale e di comunità (es. fumo) attraverso progetti di educazione alla salute e campagne di sensibilizzazione/informazione. Linee guida nutrizionali e potenziamento alimentare (food forti cation). Educazione all'igiene dentale. Pro lassi immunitaria (vaccinazioni) e post esposizione. Interventi sull'ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie (ad es. attività ispettiva, pareri vari). Individuazione e correzlone delle situazioni che predispongono alla malattia (es. obesità). 16  fi  fi fi fi fi ff Prof: Eleonora Volpato PREVENZIONE SECONDARIA Comprende tutte le misure volte a cercare di individuare le malattie al loro esordio o ad uno stato più precoce possibile in modo da aumentare le chance di un outcome positive. Queste attività comprendono: I programmi di screening per early detection o per prevenzione di malformazioni congenite. Terapie farmacologiche di comprovata e cacia da somministrare agli stadi iniziali di una malattia (pastiglia per l'ipercolesterolemia, vit D per l’osteoporosi..). PREVENZIONE TERZIARIA Sì intende la prevenzione delle recidive di una patologia in atto o la limitazione della progressione o la prevenzione delle complicanze. Viene applicata a livello dell'individuo e si propone di sviluppare capacità di autocura e aiutare l'individuo a raggiungere il livello di funzionalità più elevato possibile. PRIMARIA SECONDARIA TERZIARIA Comprende interventi rivolti a Contempla tutte le misure volte a S'intende la prevenzione di recidive persone sane per agire ancor prima modi care comportamenti a rischio di una patologia in atto o la dell'insorgere di malattie o disabilità. o di esposizione al rischio e a limitazione delle conseguenze o Il suo scopo è quindi quello di individuare stadi di malattia privi di complicanze. Questa forma di eliminare uno o più fattori causali, di sintomi, comprende programmi di prevenzione è generalmente in accrescere la resistenza sica degli educazione sanitaria per aumentare stretta relazione con gli interventi di individui e di modi care i fattori la capacità delle persone di natura curativa e riabilitativa. Si ambientali (ad esempio i programmi riconoscere precocemente sintomi o propone di sviluppare capacità di di educazione sanitaria, le segni di malattia aderendo a autocura e di aiutare la persona a vaccinazioni e le attività per il campagne di screening. raggiungere il livello di funzionalità benessere sico e nutrizionale). più elevato possibile, nonostante le Si propone di motivare le persone limitazioni causate dalla malattia o ad adottare stili di vita sani o a dalla disabilità. modi care comportamenti non salutari come smettere o non iniziare a fumare. L'educazione e l'informazione giocano un ruolo cruciale. La prevenzione delle malattie comprende interventi che provengono soprattutto dal settore sanitario ed è diretta a determinate persone e popolazioni nelle quali sono stati individuati fattori di rischio associati, molto spesso, a diversi comportamenti a rischio. Gli infermieri sono particolarmente coinvolti nella realizzazione di interventi di prevenzione secondaria e terziaria. Gli assistenti sanitari sono i professionisti che intervengono maggiormente nella prevenzione primaria. Che cosa sono i determinanti di salute, concetto di salute come è cambiato, la promozione e la carta di Ottawa cosa sono, quanti dei 12 stili idi vita metti in pratica? 17  fi fi fi fi fi ffi Prof: Eleonora Volpato MALATTIA La malattia è un’alterazione dei meccanismi omeostatici che, impedendo il regolare svolgimento delle funzioni fisiologiche e psicologiche dell’organismo lo rende meno atto o incapace di adattarsi alle variazioni ambientali e provoca danni morfologici, biochimici e siologici. Uno stato nel quale la funzionalità fisica, emotiva, intellettuale, sociale e spirituale è in qualche modo compromessa rispetto ad un’esperienza precedente. Le malattie possono essere distinte in acute, subacute e croniche, in relazione ad alcune importanti caratteristiche della loro storia naturale. La prima caratteristica riguarda la durata del periodo di incubazione/latenza: - malattie nelle quali l'intervallo di tempo fra il primo contatto dei fattori causali con il soggetto e il momento dell'insorgenza della malattia può essere misurato in giorni o settimane; - malattie nelle quali tale intervallo può essere misurato in anni o decenni. La seconda caratteristica riguarda il tipo di esordio che permette di distinguere in: - malattia acuta, a esordio rapido e durata relativamente breve. I sintomi appaiono improvvisamente, sono intensi e di solito si attenuano in breve tempo; - malattia subacuta in cui i sintomi sono meno pronunciati ma più prolungati rispetto a una malattia acuta; forma intermedia tra quella acuta e quella cronica. La terza caratteristica riguarda il decorso, che può essere rapido o lento. La quarta caratteristica riguarda l'esito della malattia, che può essere: - guarigione, che può avvenire in tempi più o meno brevi; - morte del paziente; - stabilizzazione con progressivo peggioramento, anche a distanza di anni. CARATTERISTICHE MALATTIA ACUTA MALATTIA CRONICA PERIODO DI LATENZA Breve (giorni o settimane) Lungo (anni, decenni) INCUBAZIONE ESORDIO Spesso clamoroso Spesso subdolo e lento DECORSO Rapido (giorni o settimane) Lento (mesi o anni) ESITO Spesso guarigione Stabilizzazione o progressivo Morte peggioramento. In molte forme decesso a distanza di anni o decenni. Dunque c’è un’alterazione nel normale funzionamento che comporta che l’adattamento nell’ambiente cambi completamente. Ovviamente ci sono malattie diverse e questo scatena anche emozioni diverse. È quindi uno stato nel quale la funzionalità sica, emotiva, intellettuale, sociale e spirituale è in qualche modo compromessa rispetto ad un’esperienza precedente. La malattia non è solo qualcosa di fisico. Quando accade la malattia, cambia un po’ tutto intorno a noi: al di là dei danni che ci possono essere, la persona malata deve modi care il suo vivere quotidiano. Disease = malattia intesa come malattia del corpo, ciò che accade sicamente. Illness = è il vissuto della malattia. Sickness = malattia generale, anche da un punto di vista sociale. 18  fi fi fi fi Prof: Eleonora Volpato La demenza è un deterioramento progressivo delle funzioni cognitive di entità tale da compromettere il linguaggio e le attività del vivere quotidiano. La memoria è il dominio cognitivo più comunemente danneggiato. Le modi cazioni cognitive nella malattia di Alzheimer tendono a seguire un pattern caratteristico, iniziando con una compromissione della memoria e quindi del linguaggio, negli stadi precoci della malattia, la perdita di memoria può essere misconosciuta o ascritta a smemoratezza. Il tempo di sviluppo va tra i 3-4 e no oltre i 15 anni. Quando c’è una malattia, c’è una situazione di disagio e di pericolo. Questo disagio si ripercuote: ▪ sulla vita quotidiana → quindi sulla routine, anche se la malattia è temporanea; ▪ sull’identità personale → la persona si percepisce come malata; ▪ sull’integrità sica; ▪ sulla vita sociale → le altre perso MALATTIA ACUTA ❖ Il periodo di latenza è breve (giorni o settimane). ❖ L’esordio spesso è clamoroso (segni e sintomi si esprimono subito e in maniera importante). ❖ Il decorso è rapido (giorni o settimane). ❖ L’esito porta spesso alla guarigione o in altri casi alla morte. La malattia acuta è generalmente un processo di breve durata e notevole gravità. I sintomi appaiono improvvisamente, sono intensi e di solito si attenuano in breve tempo. Può alterare il funzionamento dell’individuo a livello di qualunque dimensione. MALATTIA CRONICA La malattia cronica è soggettiva (si deve stare attenti a come la persona la sta vivendo) e tridimensionale (perché la malattia non coinvolge solo la persona ma anche la famiglia e il suo stato sociale). Comporta una riorganizzazione della vita famigliare, cambiano le relazioni interne ed esterne, e spesso c’è una riduzione dell’attività sociale e lavorativa. Quali sono le patologie croniche? ✓ Cardiovascolari. ✓ Respiratorie di origine ostruttiva. ✓ Oncologiche. ✓ Dismetaboliche (ES. il diabete). ✓ Patologie di natura degenerativa neurologica, osteoarticolare. È importante la traiettoria di malattia, cioè il decorso che avrà questa malattia. Si deve poi sempre tener conto, nella cura del paziente, della qualità della vita. ESITO DELLA CURA MALATTIA ACUTA La malattia acuta ha invece un decorso lineare. MALATTIA CRONICA La malattia cronica ha un decorso incerto: può sfociare in una condizione cronica; può essere associato a stati di disabilità conseguenti alla malattia stessa; non è totalmente spiegabile con il meccanismo anatomo- sio-patologico della malattia stessa, ma viene molto influenzato dalla dimensione relazionale e sociale. 19  fi fi fi fi Prof: Eleonora Volpato REAZIONI ALLA MALATTIA La reazione alla malattia può essere di diverse tipologie. In genere, quando accade, genera frustrazione proprio per l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi pre ssati. I meccanismi di difesa possono essere generalmente tre: 1. Aggressività; 2. Regressione → la persona si comporta come se non fosse più in grado di prendere decisioni, è un paziente che vuole essere accudito; 3. Reazione costruttiva → il paziente cerca di gestire la situazione e di reagire. È una fase che può venire dopo l’aggressività oppure avviene n da solo. MODELLO DI GESTIONE Sono sostanzialmente gli obiettivi che abbiamo nel curare un paziente con malattia cronica. Riduzione e comparsa di nuovi sintomi → ogni malattia ha delle conseguenze; meglio viene gestita, meno le conseguenze sono presenti. Questo punto dunque riguarda la prevenzione. Migliorare la tolleranza ai sintomi presenti. Migliorare la qualità della vita – deospedalizzazione. Integrare percorsi e mantenere continuità nelle cure → uno degli aspetti che i pazienti cronici riportano come di più di cile gestione è che devono avere un punto di riferimento perché altrimenti si sentono smarriti. Sviluppare competenze di self-care → si deve incentivare il paziente ad essere autonomo. Valorizzare le associazioni dei pazienti → i pazienti condividono le proprie esperienze. Inoltre, le associazioni hanno molti aspetti ricreativi che permettono ai pazienti di svagarsi. IL CORPO NELLA SALUTE E NELL’ESPERIENZA DELLA MALATTIA IL CORPO Noi infermieri ci prendiamo cura del corpo e il corpo, nella malattia, ha un ruolo importantissimo. È il luogo della memoria, delle esperienze precedenti ma anche delle evoluzioni e trasformazioni. È un luogo di sensibilità che reagisce ai mutamenti che lo circonda. È un luogo di comunicazione che lancia e riceve messaggi → gli infermieri devono a nare. È un luogo di intimità. È un luogo di limiti in cui si sperimentano vincoli di tempo e di spazio (ES. non posso ruotare la testa di 360°). È però il cambiamento che provoca la malattia che crea la maggiore di coltà: se una persona nasce con delle limitazioni, queste saranno la sua normalità; è quando una persona si ammala nel corso della vita che si trova disorientata. La persona sperimenta la silenziosità del corpo, lo si dimentica. È quando ci si ferma a pensare a come si sta che si possono avvertire dei dolori o dei bisogni. Il corpo pensa al corpo, ovvero diventa l’unico oggetto di pensiero. 20  ffi fi fi ffi ffi Prof: Eleonora Volpato La malattia è un momento di sospensione che ci fa scoprire noi stessi: la persona malata viene messa a nudo, c’è una grande sincerità di fondo in questo percorso perché la persona è disorientata. Quando riconosciamo la fragilità di questo momento però, si trova una forza che non si sapeva di avere e si diventa capaci di tante cose. Spesso, quando la malattia viene superata o ci si adatta ad essa, ci si accorge di essere cambiati, di avere una nuova consapevolezza. È qui che dobbiamo aiutare la persona ad arrivare. FASE STRAORDINARIA Quando la malattia arriva c’è un momento di scompiglio, di angoscia, non ci si riconosce più. C’è dunque uno smarrimento collegato a questa ride nizione. Ad aiutare la transizione è l’acquisizione di una consapevolezza dei cambiamenti avvenuti e dei limiti di questa situazione. L’infermiere è importante in questa transizione: generalmente i pazienti ci raccontano la loro storia e questo è importante perché quando si verbalizza una storia, questa diviene reale. Le persone vicine al paziente dunque devono ascoltarla, è fondamentale l’ascolto attivo. Quindi, per essere consapevoli, aiuta verbalizzare quello che si sta passando. FASE ORDINARIA Si trova una nuova dimensione, si conosce il nuovo sé stesso e quindi si cerca di incorporare la malattia nella quotidianità. Non è possibile separare ciò che si vive da come la si vive, dalla propria storia, dalla simbologia con cui diamo un senso alla nostra realtà. Ciò che fa la di erenza è sempre come si transita nel percorso della malattia. METODO CLINICO L’infermiere si prende cura del paziente e lo fa con una modalità: si prende cura del corpo del paziente, del suo benessere, della famiglia… Il medico fa la diagnosi mentre l’infermiere mette in pratica le cure, le terapie… L’infermiere usa un metodo per prendersi cura dei pazienti che non è lo stesso metodo usato dal medico per fare la diagnosi: viene de nito processo assistenziale. È un approccio sistematico alla pratica infermieristica che consente di identi care, prevenire e trattare i problemi di salute reali e potenziali di una persona, di gruppi di pazienti, famiglie e comunità… Sistematica signi ca che è un approccio ha un percorso, ha tutta una serie di steps. La grande distinzione è che i segni e i sintomi il medico li usa per identi care la malattia, la patologia che il paziente ha e poi prevede una cura; l’infermiere invece aiuta la persona a vivere la quotidianità, a vivere con quella malattia: lo aiuta a comprendere il problema, lo educa su ciò che deve fare da solo…Quindi i problemi di salute sono tutte le problematiche che nascono nella persona quando ha quella diagnosi e dunque l’infermiere lo accompagna su questo. Dunque, i problemi di salute non sono tanto la diagnosi medica ma tutto ciò che si sviluppa in seguito alla diagnosi nel paziente. La persona assistita sente l’infermiere come una persona più raggiungibile, e dunque gli esprime i dubbi che ha, cosa che invece spesso davanti al medico non si fa. 21  fi fi fi ff fi fi Prof: Eleonora Volpato FASI DEL PROCESSO ASSISTENZIALE Il processo assistenziale è fatto di 5 fasi. Il metodo che si utilizza dev’essere un metodo che ha una certa flessibilità perché la malattia è qualcosa di soggettivo. 1. Accertamento: è la valutazione dello stato di salute; e per farlo si raccolgono dei dati. 2. Diagnosi: non si parla di diagnosi medica, ma è la diagnosi infermieristica, cioè si deve identi care il problema del paziente. 3. Piani cazione: è un piano che viene fatto sulla base della diagnosi infermieristica, si deve de nire cosa si vuole fare. 4. Attuazione 5. Valutazione: controllo che il piano sia stato attuato e controllo i risultati. ACCERTAMENTO È la raccolta sistematica dei dati rilevanti e importanti con lo scopo di identi care i problemi di salute del paziente, le necessità percepite dal paziente, le soluzioni che mette in atto per risolverli. Per capire se ho di fronte un dato alterato, lo devo confrontare qualcosa (ES. se un paziente ha avuto dolori solo nell’ultima settimana, signi ca che c’è stato un cambiamento). Il primo step è quello di chiedere quali sono i dati alterati perché sono quelli importanti. Ci sono diverse tipologie di accertamento: ❖Accertamento iniziale: si raccolgono dei dati che ci aiutano a de nire i problemi di salute della persona che servono anche come base di rivalutazione successiva (anche rispetto alla problematica). Questo tipo di accertamento si avvale di modelli concettuali: c’è ad esempio il modello testa-piedi, cioè una logica di controllo che parte dalla testa e arriva no ai piedi.ù ❖Accertamento mirato: si concentra su un aspetto speci co per de nire e valutare l’insorgenza o l’evoluzione di un problema. ❖Accertamento di follow up: lo scopo è di rivalutare un problema dopo un certo periodo di tempo (di solito lungo). DATI TIPOLOGIA Oggettivi: può essere la pressione arteriosa. È un dato che può essere misurato e che può essere confrontato con uno standard, con un range di normalità. Soggettivi: può essere quello che racconta la persona. È un dato che non si riesce a vedere di fatto, me lo deve spiegare l’altro. Un dato soggettivo è, ad esempio, il dolore. CATEGORIE Anagra ci, motivo del ricovero, anamnesi, stile di vita, funzionalità dei sistemi corporei, informazioni emotive… FONTI Primarie: si raccolgono i dati direttamente dal paziente. Secondarie: si raccolgono i dati dai parenti, si guardando i referti, la storia clinica, i risultati del laboratorio… METODI DI RACCOLTA DATI Si possono raccogliere dei dati con l’osservazione, con un esame sico, con l’intervista o con dei test di laboratorio. Raccogliamo dati con diverse modalità per avere una precisione maggiore in ciò che noi osserviamo: se troviamo un dato alterato, devo sempre veri care che la rilevazione sia corretta perché poi, sulla base di dati raccolti, si prendono delle decisioni. 22  fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Prof: Eleonora Volpato RAGIONAMENTO DIAGNOSTICO 1. Raggruppamento di dati alterati e signi cativi. 2. Ipotesi diagnostiche → mi chiedo quale sia il problema del paziente. 3. Ricerca dati aggiuntivi → cerco di capire se servono ulteriori dati per de nire meglio la presenza o meno del problema. Si tratta quindi di un ragionamento mirato. 4. Si convalidano le ipotesi diagnostiche fatte → mi chiedo se con i nuovi dati confermo o meno il problema. 5. Enunciato diagnostico (che è diverso dalla diagnosi medica). Tutti gli operatori sanitari devono essere in grado di capire la tipologia di problema, e dunque si deve usare un linguaggio che permette di comprendere la stessa cosa: si usa la formula PES (=problema, eziologia o causa, segni e sintomi, ossia come si manifesta il problema). La necessità di trovare un linguaggio comune deriva da degli studi fatti (prevalentemente in America): il NANDA ha codi cato delle etichette diagnostiche (alimentazione inferiore al fabbisogno, alterazione della mobilità…) e ha messo i relativi segni e sintomi e le possibili cause che questi possono avere. La diagnosi infermieristica quindi è un giudizio clinico sulle risposte individuali di individui, famiglie, comunità a problemi di salute reali e potenziali che l’infermiere è autorizzato a trattare. Ci sono due tipologie di diagnosi infermieristiche: diagnosi reale e diagnosi di rischio. La diagnosi infermieristica dunque si riferisce all’intolleranza all’attività (e si vede perché magari la persona fatica a svolgerla); la diagnosi infermieristica è quindi la problematica che la diagnosi medica porta con sé (la diagnosi medica va invece sul quadro patologico). Diagnosi reale: signi ca che ci sono già dei segni e sintomi presenti. Diagnosi di rischio: è una diagnosi che non ha ancora una manifestazione ma ha solo dei fattori di rischio. PIANIFICAZIONE Una volta che è stato identi cato il problema e che questo è stato nominato, si deve capire quali risultati si vogliono raggiunger in base agli interventi. Si identi cano dunque i risultati attesi e gli interventi appropriati. Nella piani cazione ci sono 3 elementi importanti da ricordare. ▪ STABILIRE LA PRIORITÀ: gli interventi che ipotizziamo di fare hanno delle priorità. La priorità può essere alta, media o bassa ed aiuta a de nire con quale urgenza si deve trattare un problema; l’urgenza più alta è quando c’è un rischio di vita. - Alta: rischio per la vita. - Media: non minaccia la vita. - Bassa: problemi che richiedono interventi di monitoraggio. ▪ STABILIRE I RISULTATI ATTESI O GLI ESITI. I risultati attesi obiettivi sono basati su ciò che può raggiungere il paziente e vanno condivisi. I risultati attesi inoltre devono essere realistici, de niti nel tempo e misurabili. ▪ STABILIRE GLI INTERVENTI. Gli interventi possono essere: DIFFERENZIAZIONE - autonomi → si intende degli interventi che l’infermiere ha la capacità di de nire e di attuare; - dipendenti → il medico stabilisce una diagnosi e dice all’infermiere cosa fare; - interdipendenti → sono interventi che vanno fatti insieme ad altri operatori. Gli interventi possono essere di diverse tipologie: - monitoraggio; - prevenzione; - soluzione; - educativi; INTEGRAZIONE - di supporto; - tecnici. Ogni intervento ha una motivazione che è legata ai bisogni del paziente, dunque ogni intervento è motivato da una problematica che si ha notato nel paziente. 23  fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Prof: Eleonora Volpato ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI ASSISTENZIALI Dopo aver fatto la piani cazione, si iniziano ad attuare gli interventi assistenziali. Gli step percorsi per attuare gli interventi sono: ❖rivalutare se le cose che stiamo facendo sono corrette sia prima che dopo l’intervento. Signi ca quindi che devo comunque continuare ad osservare la persona: per esempio, prima di mobilizzare un paziente che necessita di aiuto, veri co quanto dolore ha, e poi, dopo aver attuato l’intervento, osservo la persona e il suo dolore nello spostamento; ❖ fare realizzare l’assistenza → signi ca ri ettere, preparare il paziente e attuare una personalizzazione dell’intervento, e poi si deve preparare il materiale; ❖ attribuire → signi ca trasferire un compito da un operatore all’altro; ❖ registrare → gli interventi e le risposte del paziente vanno registrate. L’infermiere quindi deve tenere traccia di ciò che fa. VALUTAZIONE Si devono in ne valutare i risultati, cioè si deve determinare in che misura i risultati sono stati raggiunti. Ci si chiede quindi “Qual è la risposta del paziente alle cure infermieristiche?”, “Gli interventi sono stati e caci nel migliorare…?”, “Le aspettative del paziente sono state soddisfatte?”. Questa valutazione viene fatta costantemente, ogni volta che si mette in pratica qualsiasi intervento. Le risposte vanno poi confrontate con i risultati attesi e i dati precedenti per poi de nire se devono cambiare qualcosa o se le cose stanno funzionando. Si deve quindi determinare se i risultati sono stati raggiunti. STRUMENTI DELL’ASSISTENZA - De nizione aspetti rilevanti dell’assistenza del singolo - Garantire continuità assistenziale - Distinguere l’attività infermieristica da quella di altri professionisti - Valutare assistenza erogata - Revisioni amministrative (aspetti legati) - Ricerca e formazione DOCUMENTAZIONE CLINICA CODICE DEONTOLOGICO CAPO VI: “ORGANIZZAZIONE” Articolo 33: “Documentare è necessario per dimostrare il percorso clinico/assistenziale…è un valore nei confronti della persona assistita, sviluppo di percorsi di ricerca.” REQUISITI DEGLI STRUMENTI PER L’ASSISTENZA Scrivere per progettare, scrivere per documentare PIANIFICAZIONE: Progettare l’assistenza di quel paziente → piani di assistenza DOCUMENTAZIONE: documentare la storia di quel paziente → cartella infermieristica PIANIFICAZIONE DELL’ASSISTENZA Piani di Piani di PENSIERO PROSPETTICO assistenza assistenza De nisce il da farsi, sulla base di quello che conosciamo standard personalizzati del paziente, sulle due potenzialità e sulle sue condizioni di salute. STANDARDIZZAZIONE PERSONALIZZAZIONE STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ASSISTENZIALE E DELLA CONTINUITÀ DEL PERCORSO → Clinical Piani di pathways dimissione 24  fi fi ffi fi fi fi fi fi fl fi fi

Use Quizgecko on...
Browser
Browser