Psicologia Generale - Memoria (PDF)

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2024

Paolo M. Russo

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human memory cognitive psychology psychology learning

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This document is a chapter from a Psychology course. It covers essential aspects of human memory, various types of memory, such as implicit and explicit memory and their study methods. It also describes memory processes and includes key concepts, such as short-term memory, and examples or tests for illustrating these concepts and memory retrieval procedures. The document features different types of memory tasks like recall, recognition, and priming.

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91018 - RESPONSABILITA' SANITARIA E PSICOLOGIA (C.I.) / PSICOLOGIA GENERALE (2 CFU) Corso di Psicologia Generale Paolo M. Russo MEMORIA A.A. 2023-2024 Cosa si intende quando parliamo di Memoria La memo...

91018 - RESPONSABILITA' SANITARIA E PSICOLOGIA (C.I.) / PSICOLOGIA GENERALE (2 CFU) Corso di Psicologia Generale Paolo M. Russo MEMORIA A.A. 2023-2024 Cosa si intende quando parliamo di Memoria La memoria è il processo coinvolto nella ritenzione, recupero ed utilizzo delle informazioni riguardanti gli stimoli, le immagini, gli eventi, le idee e le abilità una volta che l'informazione originaria non è più presente. I metodi di studio della memoria DIRETTI: si basano sul recupero intenzionale di eventi passati e testano direttamente la memoria del soggetto. INDIRETTI: non testano direttamente la memoria del soggetto ma si basano sull’esecuzione di compiti cognitivi che sono facilitati dal materiale presentato precedentemente. Il soggetto in maniera incidentale “apprende” elementi su cui la sua attenzione non è stata deliberatamente attirata. La facilitazione del compito cognitivo è, in questo caso, la misura indiretta dell’esistenza della traccia mnestica di un elemento appreso in modo non consapevole. Un’altra distinzione importante: Memoria implicita e memoria esplicita ◼ La memoria esplicita viene implicata quando una persona ricorda consciamente un evento passato, che si è verificato in un tempo e un luogo particolari. ◼ La memoria implicita viene implicata quando la persona ricorda inconsapevolmente vari tipi di informazione - per esempio, quella necessaria a svolgere un compito I METODI DI STUDIO DELLA MEMORIA DIRETTI INDIRETTI RIEVOCAZIONE LIBERA COMPITI DI MEMORIA RIEVOCAZIONE SERIALE IMPLICITA PRIMING DI RIPETIZIONE RIEVOCAZIONE GUIDATA PRIMING SEMANTICO O PROVE DI RICONOSCIMENTO ASSOCIATIVO Variabili che influenzano la prestazione (attenzione, motivazione, sonno, uso di sostanze, istruzioni del compito, tipo di stimoli, ecc.) PROVE DI RIEVOCAZIONE LIBERA: ad un soggetto viene chiesto di rievocare il materiale precedentemente presentato dall’esaminatore senza alcun vincolo nell’ordine di rievocazione; SERIALE: al soggetto viene chiesto di rispettare l’ordine con cui il materiale era stato precedentemente presentato; GUIDATA: il soggetto viene guidato con la presentazione di elementi (cues), in qualche modo connessi allo stimolo da ricordare, che dovrebbero guidare il recupero. PROVE DI RICONOSCIMENTO PROVE DI RICONOSCIMENTO: il soggetto deve riconoscere un elemento che è stato presentato in un contesto spazio-temporale diverso e precedente RICONOSCIMENTO SI/NO: il soggetto deve semplicemente accettare o rifiutare l’elemento proposto come appartenente o meno al materiale presentato in precedenza RICONOSCIMENTO A SCELTA FORZATA: il soggetto deve scegliere l’elemento già visto tra molti altri mai visti precedentemente che vengono definiti distrattori Rievocazione Libera e riconoscimento: un esempio ◼ Cercheremo ora di ricordare una lista di parole - tra quelle contenute nel TEST DI MEMORIA DI LAVORO UDITIVO-VERBALE (Brizzolara, Casalini; 2002). ◼ Considerando la particolare condizione in cui ci troviamo, è pero più comodo presentare le parole visivamente per 15’’. Tiro Faro Giocattolo Dita Pavimento Elefante Talismano Porta Devozione Luce Giradischi Corpo Comodino Rima Davanzale Rievocazione Libera e riconoscimento: esempi Rievocazione libera: Quali parole sono state presentate? Rievocazione guidata: Era presente la parola GIR…. Riconoscimento: E’ stata presentata la parola “LIMA”? Sì No E’ stata presentata la parola “COMODINO”? Sì No E’ stata presentata la parola “ELEFANTE”? Sì No E’ stata presentata la parola “GITA”? Sì No Prova di memoria per stimoli visivi Osservate con attenzione questa figura (10 sec.) PROVA DI RICONOSCIMENTO : Quale delle sei figure seguenti, è quella che è stata presentata? Rievocazione e Riconoscimento: ◼ Nelle prove di memoria, è importante avere degli stimoli che aiutino il recupero delle informazioni. ◼ Questo principio spiega perché di solito riusciamo meglio in un test mnemonico di riconoscimento piuttosto che di rievocazione. ◼ Dal momento che gli spunti di recupero, in un test di riconoscimento (o in un test di rievocazione guidata) sono in genere più utili che quelli di un test di rievocazione libera, la prestazione di solito è migliore nei test di riconoscimento (come le domande a scelta forzata agli esami) che in quelli di rievocazione (come le domande a risposta aperta). Memoria a breve termine e consapevolezza Di cosa siamo consapevoli in questo momento? Queste parole che state leggendo dove vengono conservate? Ciò che ci circonda? Il rumore sullo sfondo? la memoria a breve termine La definizione di James si riferisce all’attenzione selettiva, ma l'attenzione presenta molti aspetti diversi che sono stati studiati utilizzando approcci differenti. Il modello modale di Atkinson e Shiffrin (1968) Il modello modale di Atkinson e Shiffrin ha un’importanza storica e rappresenta il punto di partenza per comprendere i modelli successivi, che rappresentano un’elaborazione e sofisticazione di questo modello. Il processo di archiviazione del numero nella memoria a lungo termine viene definito codificazione/codifica ("encoding"). Il ricordo dell'informazione immagazzinata nella memoria a lungo termine è chiamato recupero. Ricordare un numero di telefono: immagazzinamento e recupero Memorie sensoriali La memoria sensoriale è il mantenimento, per brevi periodi di tempo, degli effetti della stimolazione sensoriale. Due esempi comuni: la scia di una stellina scintillante e l'esperienza di vedere un film. La persistenza della visione è la percezione continua di uno stimolo visivo anche quando non è più presente ed è possibile grazie alla memoria sensoriale visiva. Questo processo viene ripetuto rapidamente, 24 volte al secondo, uno ogni 42 millisecondi Memorie sensoriali e l’esperimento di Sperling Sperling (1960) si domandava quante informazioni sia possibile cogliere dagli stimoli presentati brevemente. Egli riuscì a stabilirlo con un famoso esperimento in cui faceva comparire per 50 millisecondi (50/1000 secondi) su uno schermo una matrice di lettere. Resoconto Totale: recuperavano correttamente una media di 4,5 lettere su 12 (37.5%). Resoconto Parziale: recuperavano correttamente una media di circa 3,3 lettere su 4 (82%) per riga. Memoria a breve termine (Short Term Memory - STM) La memoria a breve termine (Short Term Memory - STM) è il sistema coinvolto nell'archiviazione di piccole quantità di informazioni per un breve periodo di tempo (Baddeley et al., 2009). Per via della sua breve durata, è facile minimizzare l'importanza della STM, MA in realtà è responsabile di buona parte della nostra vita mentale! Qual è la durata della STM? Il metodo del richiamo di Peterson e Peterson (1959) Prova FZL 45 Conteggio all’indietro per 3 45…42…39…36…33.. Dopo 3-18 secondi: RICHIAMO (Qual erano le tre lettere?) Perché questa differenza così marcata tra prima prova e la media delle prove? Qual è la durata della STM? Keppel e Underwood (1962): Non si tratta di decadimento nel tempo della traccia mnestica, come Peterson e Peterson avevano proposto, ma da fenomeni di interferenza tra prove. Interferenza proattiva: si verifica quando l'informazione appresa precedentemente interferisce con l'apprendimento di nuove informazioni. Interferenza retroattiva: si verifica quando il nuovo apprendimento interferisce con il ricordo del vecchio. La durata della STM è stimata da circa 15 a 20 secondi, in assenza di ripetizione. I limiti della memoria a breve termine ◼ George Miller (1956) ha per primo analizzato in modo sistematico i limiti della memoria a breve termine. Egli ha dimostrato che la nostra memoria a breve termine ha un limite che va da 7±2 elementi (units of information). Mediamente, il limite è di sette elementi, con una variazione di più o meno due (7 ± 2). Alcune persone immagazzinano solo cinque item, altri possono conservarne fino a nove. George Miller (1956) fu così colpito dalla costanza di questo risultato da chiamarlo "magico numero sette" ; attualmente, è noto che il limite vale anche per le culture non occidentali. ◼ Come evidenziato in precedenza il chunking è una strategia utile per superare (almeno in parte) tale limite. ◼ Uno dei test più utilizzati per valutare la memoria a breve termine è il Digit Span test, che misura la MBT uditivo-verbale. Quanti elementi può contenere la STM? A questa domanda si è storicamente risposto utilizzando la procedura dello SPAN DI CIFRE. Il subtest della WAIS-R misura appunto tale capacità e si chiama Memoria di cifre. Perché non provare a misurare in aula lo span di cifre? Il test di memoria di cifre della WAIS-R: ripetizione diretta ◼ Istruzioni:Sto per dirle alcuni numeri. Ascolti attentamente e quando avrò finito li ripeta. (Le cifre dovranno essere scandite al ritmo di 1 al secondo. Occorre somministrare entrambe le prove di. ogni item). Il test si interrompe quando il soggetto ha sbagliato entrambe le prove di un item Item N° Prima Prova Seconda prova 1 5-8-2 6-9-4 2 6-1-3-9 7-2-8-6 3 4-2-7-3-1 7-5-8-3-6 4 6-1-9-4-7-3 3-9-2-4-8-7 5 5-9-1-7-4-2-8 4-1-7-9-3-8-6 6 5-8-1-9-2-6-4-7 3-8-2-9-5-1-7-4 7 2-7-5-8-6-2-5-8-4 7-1-3-9-4-2-5-6-8 Ripetizione inversa Correzione: 2 punti se il soggetto supera entrambe le prove 1 punto se il soggetto supera solo una prova 0 punti se il soggetto ha sbagliato entrambe le prove. ◼ Istruzioni: Ora dirò degli altri numeri, Punteggio ma questa massimo: 28 volta, quando mi fermerò, voglio che lei me li ripeta all’inverso. Per esempio se io dirò 7-1-9, lei mi dirà… (Le cifre dovranno essere scandite al ritmo di 1 al secondo. Occorre somministrare entrambe le prove di ogni item). Il test si interrompe quando il soggetto ha sbagliato entrambe le prove di un item. Item N° Prima Prova Seconda prova 1 2-4 5-8 2 6-2-9 4-1-5 3 3-2-7-9 4-9-6-8 4 1-5-2-8-6 6-1-8-4-3 5 5-3-9-4-1-8 7-2-4-8-5-6 6 8-1-2-9-3-6-5 4-7-3-9-1-2-8 7 9-4-3-76-2-5-8 7-2-8-1-9-6-5-3 Owen (2000) The role of the lateral frontal cortex in mnemonic processing: the contribution of functional neuroimaging Experimental Brain Research 133, p. 33–43. Test di Corsi o Span visuo-spaziale (Spinnler e Tognoni, 1987) ❑Misura la MBT visuo-spaziale ❑Descrizione del test ◼ Il materiale è costituito da una tavoletta di legno su cui sono incollati 9 cubetti, numerati dal lato rivolto verso l’esaminatore. Il compito del soggetto è quello di toccare (nel medesimo ordine) i cubetti toccati dall’esaminatore, immediatamente dopo la presentazione. ◼ La risposta è considerata corretta se tutti gli elementi della sequenza sono stati ripetuti nell’ordine di presentazione. ◼ Per ogni lunghezza si presentano 3 sequenze. Se il paziente rievoca correttamente almeno 2 sequenze si passa alla serie di lunghezza successiva. Punteggio ◼ Il punteggio grezzo, che può essere corretto per sesso, età e scolarità, è la lunghezza della serie più lunga per la quale sono state ripetute correttamente almeno 2 sequenze. ◼ I punteggi corretti possono poi essere trasformati in punteggi equivalenti. Il magico numero 7 e il chunking IL METODO DEL RILEVAMENTO DEL CAMBIAMENTO L'esperimento di Luck e Vogel (1997) Luck e Vogel conclusero che i soggetti erano in grado di ritenere, nella loro memoria a breve termine, circa quattro item! STM: la quantità di informazioni vs. il numero di elementi? L’esperimento di Alvarez e Cavanagh (2004) Il dibattito tra coloro che misurano la capienza come «numero di elementi» e coloro che la misurano come «quantità di informazioni» è attualmente aperto! Dalla STM alla memoria di lavoro di Alan Baddeley Prima di Baddley la STM era stata descritta principalmente come un meccanismo di immagazzinamento a breve termine e veniva trascurato l’aspetto dinamico, di continuo trasferimento «guidato» dalla STM alla memoria a lungo termine e viceversa. Possiamo definire la memoria a breve termine come "memoria di lavoro", usando la metafora della “lavagna sulla quale la mente” lavora (Baddeley, 1986). Ovviamente la memoria di lavoro non si usa soltanto per eseguire calcoli numerici, ma per svolgere tutti i giorni una vastissima gamma di compiti e operazioni. La memoria di lavoro gioca un ruolo determinante per poter svolgere una conversazione o comprendere un testo. Gli studi hanno evidenziato che persone che hanno una maggiore capacità a breve termine ottengono punteggi maggiori degli altri, nei test di comprensione della lettura. La memoria di lavoro: il modello iniziale di Baddeley e Hitch (1974) Baddeley concepisce la memoria di lavoro come dinamica e articolata in un numero di componenti che possono funzionare autonomamente. La memoria di lavoro di Baddeley Il loop fonologico ha due componenti: l'archivio fonologico, che ha una capacità limitata e trattiene informazioni solamente per pochi secondi; e il meccanismo di ripetizione (rehearsal) articolatorio, che è responsabile della ripetizione grazie alla quale è possibile tenere gli item nell'archivio fonologico ed evitarne il declino dell’informazione fonologica e uditiva. II taccuino visuospaziale trattiene l'informazione visiva e spaziale. L'esecutivo centrale è il luogo in cui si verifica la maggiore parte del funzionamento della memoria di lavoro. L'esecutivo centrale estrapola l'informazione dalla memoria a lungo termine e coordina l'attività del loop fonologico e del taccuino visuospaziale focalizzandosi su specifiche patti un compito c decidendo come dividere l'attenzione tra diversi compiti. Il loop fonologico e tre noti effetti sperimentali EFFETTO SIMILARITA’ FONOLOGICA: Studio di Conrad (1964): i soggetti vedevano una serie di lettere uno schermo ma gli errori dipendevano dalla similarità fonologica. Per esempio, "F" veniva spesso confusa con «S» e non con «E». Quindi se vediamo un elenco di parole, dei distrattori «omofoni» producono un maggior numero di errori. EFFETTO LUNGHEZZA DELLA PAROLA: Baddeley e collaboratori (1968) dimostrarono l'effetto lunghezza della parola testando i soggetti somminstrando delle liste di parole lunghe o brevi: i soggetti ricordavano il 77% delle parole brevi ma solo il 60% di quelle lunghe. (La ripetizione delle parole lunghe richiede più tempo!). EFFETTO SOPPRESSIONE ARTICOLATORIA: Chiedendo al soggetto di ripetere «cola cola cola cola…» si riduce la memoria perché il parlare interferisce con la ripetizione. Questo effetto è stato dimostrato in modo elegante nell'esperimento di Baddeley e collaboratori (1984). Il loop fonologico, l’effetto lunghezza della parola e soppressione articolatoria Baddeley e collaboratori (1984) scoprirono che la soppressione articolatoria non solo riduce l'abilità di ricordare una lista di parole, ma elimina anche l'effetto lunghezza della parola! Il taccuino visuo-spaziale Il taccuino visuospaziale gestisce le informazioni visive e spaziali ed è per questo coinvolto nel processo di immaginazione visiva — la creazione a livello mentale di immagini visive in assenza di stimoli visivi fisici. I noti esperimenti di Roger Shepard e Metzler sulle rotazioni mentali Sono uguali? I soggetti risolvevano il problema ruotando mentalmente l’immagine di un oggetto e il tempo impiegato dipendeva dal grado di rotazione che dovevano compiere per rispondere. Il taccuino visuo-spaziale Il taccuino visuospaziale gestisce le informazioni visive e spaziali. Lo studio di Della Sala e collaboratori (1999) I soggetti ricordano molti più elementi di 4 perché utilizzano il chunking! Il funzionamento del taccuino visuo-spaziale può essere «compromesso» (analogamente a quanto avviene al loop fonologico con la soppressione articolatoria), cioè durante un compito doppio si osserva interferenza se i due compiti impegnano entrambi il taccuino visuo-spaziale. I fattori che influenzano il processo di codifica: il chunking ◼ L’organizzazione del materiale è uno dei fattori più importanti. In senso generale “organizzare” significa incorporare un item in una più ampia categoria percettiva o concettuale. ◼ Un esempio semplice di strategia di organizzazione è il chunking (in cui il materiale è organizzato in più ampie unità dotate di significato) Chunking ◼ Guardiamo questa striga di lettere e proviamo a memorizzale tutte, vi chiederò di svolgere una rievocazione libera dopo 20’: CBUPAGLTSV Chunking utilizzando il significato ◼ I risultati sarebbero stati molto più confortanti se avessimo presentato questa stringa composta dalle stesse lettere. GAS TV PC BLU Operiamo quotidianamente operazioni di chunking (ad es., ricordo di numeri di telefono). L’esecutivo centrale e l’attenzione L’esecutivo centrale NON si occupa dell’immagazzinamento delle informazioni, ma assicura il funzionamento della memoria di lavoro, coordinando il lavoro del taccuino e del loop articolatorio. L'esecutivo centrale è stato studiato attraverso la valutazione del comportamento di pazienti con lesione cerebrale, in particolare il lobo frontale gioca un ruolo centrale nella memoria di lavoro. Pazienti con lesioni frontali mostrano difficoltà nel controllo dell’attenzione e i tipici errori di perseverazione — compiere ripetutamente la stessa azione o pensiero senza raggiungere l'obiettivo desiderato. Diversi autori, come ad esempio Cowan (1988, 1999, 2005) sottolineano come la memoria di lavoro e l'attenzione sono essenzialmente lo stesso meccanismo. Vi sono ampie evidenze a sostegno della stretta correlazione tra attenzione e memoria di lavoro (Awh et al., 2006; Awh & Jonides, 2001; Chun & Johnson, 2011; Gazzaley & Nobre, 2012; Ikkai & Curtis, 2011). L’esecutivo centrale, l’Attenzione e lobi frontali In seguito a LESIONI AL LOBO FRONTALE, sembra venir meno la capacità di esercitare un controllo strategico sui processi cognitivi: il paziente non è in grado di dislocare l’attenzione volontariamente su un processo o uno stimolo a spese di altri, né di pianificare il comportamento adeguato. CARATTERISTICHE DEI PAZIENTI CON SINDROME FRONTALE Sintomi critici per la diagnosi di questa patologia sono: ✓ Incapacità di valutare, pianificare e programmare strategie per l’esecuzione di un compito; ✓ Incapacità a passare da un concetto all’altro e da uno specifico comportamento all’altro (perseverazioni); ✓ Incapacità di inibire risposte comportamentali automatiche non congrue con la situazione stimolo; ✓ Incapacità di inibire reazioni emotive inadeguate; ✓ Disturbi nei processi attentivi volontari. TEST PER VALUTARE IL PAZIENTE FRONTALE ➔ Test di comprensione di metafore e proverbi; ➔ Test di categorizzazione; ➔ Test di fluenza verbale; ➔ Test della torre di Londra; ➔ Esplorazione di Labirinti; ➔ Disegni con cubi; ➔ Wisconsin Card-Sorting Test; SINDROME FRONTALE: IPOTESI ESPLICATIVE Nei pazienti con sindrome frontale sarebbe deficitario il SISTEMA DI CONTROLLO ATTENZIONALE, con conseguenti deficit nelle strategie di pianificazione e controllo e nell’utilizzo volontario dell’attenzione selettiva. I pazienti mostrano infatti una “sindrome da dipendenza ambientale”, con comportamenti d’imitazione, comportamenti d’uso e perseverazioni: lo stimolo ambientale, infatti, attiva gli schemi automatici ad esso connessi e dirige completamente il comportamento del paziente. L’esecutivo centrale L'esecutivo centrale è stato studiato anche sui soggetti «normali» utilizzando paradigmi sofisticati e registrando gli ERP, come nell’esperimento di Vogel et al. (2005). Se l'esecutivo centrale svolgesse il suo lavoro, i rettangoli blu aggiuntivi non dovrebbero sortire alcun effetto! Il gruppo con bassa «memoria di lavoro» sono più «suscettibili» ai distrattori quindi meno efficaci ad ignorarli. L’episodic buffer e i cambiamenti del modello di Baddeley L’Episodic buffer può immagazzinare informazioni (di conseguenza fornire una maggiore capacità) ed è connesso alla LTM (di conseguenza, rende possibile l'interscambio tra memoria di lavoro e LTM). Tale componente del modello di Baddeley è quella ancora meno studiata, attualmente sembra avere come più importante «funzione» quella di incrementare la capacità di immagazzinamento della memoria di lavoro e connetterla in modo diretto alla memoria a lungo termine. Memoria di lavoro e cervello Diverse strutture cerebrali per diversi processi mnestici! Memoria di lavoro e cervello Le prime ricerche sul lobo frontale e la memoria, vennero svolte sulle scimmie utilizzando un compito chiamato compito della risposta differita, che richiedeva ad una scimmia di trattenere le informazioni nella memoria di lavoro durante un intervallo temporale (Goldman-Rakic, 1992). Se la corteccia pre-frontale viene rimossa, falliscono! Performance in matematica e memoria di lavoro Diversi studi testimoniano in modo efficace l’importanza della memoria di lavoro per la performance in matematica. L’elevata quantità di errori nella condizione di doppio compito per i problemi di riporto si verifica perché il compito di memoria di 6 lettere impegna parte delle risorse della memoria di lavoro, che sono tuttavia richieste dal compito di matematica più difficile (Ashcraft & Krause, 2007; Ashcraft & Moore, 2009). Performance in matematica e memoria di lavoro Diversi studi testimoniano in modo efficace l’importanza della memoria di lavoro per la performance in matematica. I risultati dello studio di Ramirez e Beilock (2011) mostrano che i soggetti del gruppo sperimentale «di scrittura» (che avevano elaborato un testo sulle loro preoccupazioni rispetto alla matematica PRIMA di fare il post-test), avevano una performance migliore (meno errori). Quindi una semplice procedura — scrivere le proprie preoccupazioni poco prima di svolgere un esame — potrebbe liberare la capacità della memoria di lavoro durante il compito! I processi della memoria a lungo termine La memoria: Processi e Sistemi Si può affrontare lo studio della memoria sia intesa come struttura/e sia nei termini di processi operanti al suo interno. ◼ Con struttura ci si riferisce alle diverse componenti (magazzini) che costituiscono il sistema di memoria. ◼ Con processi ci si riferisce alle attività che si verificano all’interno del sistema stesso. Le tre fasi del processo di memoria Il processo di memoria si compone di tre fasi principali: ◼ la codifica (o registrazione) implica la trasformazione dell’informazione in una forma che può essere immagazzinata; ◼ la ritenzione comporta l’immagazzinamento e il mantenimento dell’informazione; ◼ il recupero rende disponibile almeno parte dell’informazione memorizzata. La codifica Il codice è un insieme di regole e operazioni attraverso le quali la nostra mente trasforma l’informazione proveniente dall’esterno in una forma che può essere trasferita e conservata. Uno stesso contenuto può essere registrato nella memoria attraverso: ◼ Uno stesso tipo di codice -visivo, fonologico, semantico- ◼ codici diversi - codifica multidimensionale- Per esempio, la parola “gatto” può essere codificata sia attraverso un codice visivo che specifica l’apparenza del gatto, sia attraverso un codice semantico che specifica il significato della parola. La codifica è sempre intenzionale? La codifica non è necessariamente intenzionale, cioè determinata dalla volontà di ricordare. Si distingue tra: ◼ Codifica esplicita (implica un’intenzione o sforzo cosciente per registrare l’informazione) ◼ Apprendimento incidentale (implica la registrazione delle informazioni senza intenzione o sforzo consapevoli) In termini generali, la codifica esplicita produce prestazioni mnestiche migliori rispetto alla codifica incidentale. Tuttavia molta informazione viene registrata in modo incidentale (p.es., la locazione degli oggetti nello spazio). La codifica esplicita dell’informazione non garantisce che tutto ciò che è codificato venga poi ricordato. La teoria dei livelli di elaborazione La Codifica di stimoli verbali avviene a diversi livelli: Tipo di processamento Elaborazione Ritenzione Verifica visiva (maiuscolo/minusc?) Superficiale bassa Verifica fonologica (fa rima?) Semantica (la frase ha senso?) Profonda Buona Le evidenze empiriche sulla teoria sono state raccolte utilizzando prove di apprendimento incidentale. Cìò si basa sull’assunto che i soggetti che sono inconsapevoli che il compito riguardi la memoria, codifichino le parole in base alle istruzioni date dallo sperimentatore. Si valutano le differenze nelle prestazioni mnestiche legate al tipo di compito svolto. UN ESEMPIO Craik, 1977 - La parola: - è scritta in minuscolo o MAIUSCOLO? - fa rima con la parola “gatto” - è appropriata con il contenuto della frase in cui è inserita? Risultati relativi all’apprendimento incidentale La ritenzione ◼ Riguarda l’immagazzinamento e il mantenimento dell’informazione e comprende quei processi che intervengono tra la fase di codifica e di recupero dell’informazione. ◼ Diverse evidenze sperimentali indicano che questo processo abbia dei chiari correlati a livello neuronale. Come si misura la ritenzione? ◼ Il primo lavoro sperimentale sulla memoria è stato condotto nella seconda metà del secolo scorso da Hermann Ebbinghaus (1850-1909). Ebbinghaus usava se stesso come soggetto sperimentale e come sperimentatore. ◼ Egli ottenne dati quantitativi misurando la memoria in termini di risparmio di tempo (e di ripetizioni) nella seduta di ri- apprendimento rispetto a quella di apprendimento. Usava come stimoli sillabe senza senso. GIH, BAZ, CAC, BIJ, YIJ, ZOL, FUB, DAC, LEQ, VAB, GEC, TUV, ZEQ, VEM, POC, RUP,…. H. Ebbinghaus (1885) calcolò dei punteggi di risparmio che permettevano di stabilire quanto era stato ritenuto dell’apprendimento originario. Usando se stesso come soggetto, questo studioso, memorizzava liste di sillabe senza senso (KAL, NUH ecc.) al ritmo di un metronomo finché non era in grado di rievocarle tutte in un ordine esatto. Dopo l’apprendimento iniziale Ebbinghaus tentò la rievocazione a intervalli variabili da 1h a 31 giorni. Se la rievocazione non era perfetta egli le ristudiava di nuovo fino alla rievocazione nell’ordine esatto. Il calcolo dei punteggi di risparmio permetteva di determinare quanto tempo era stato risparmiato (o quante prove in meno erano necessarie) per la completa padronanza delle liste. Per esempio, se dopo 2 giorni dall’apprendimento originario ci volevano 700” per riapprendere una lista che inizialmente aveva richiesto 1.400” il punteggio di risparmio era del 50%. Maggiore è punteggio di risparmio, maggiore sarà considerata la ritenzione L’oblio e il tempo I risultati della curva dell’oblio indicano che la velocità con cui si dimenticano le sillabe senza senso non è una funzione lineare dell’intervallo di ritenzione, ma è più grande entro la prima ora e diminuisce con l’aumentare dell’intervallo. Oggi è generalmente riconosciuto che il decremento descritto è troppo rapido. Ciò può dipendere: ◼ 1. Dal fatto che essendo sempre lo stesso soggetto (se stesso) fosse particolarmente suscettibile ad effetti di affaticamento ◼ 2. Dal tipo particolare di materiale utilizzato (sillabe senza senso) Oggi è riconosciuto che ci sono grandi variazioni nella quantità e forma dell’oblio che dipendono: ◼ Dal tipo di informazione da ritenere ◼ Dal tempo impiegato per apprenderla ◼ Dalle condizioni di recupero ◼ Dalla motivazione personale Le cause dell’oblio La spiegazione del perché e come dimentichiamo è ancora un problema aperto. Si distinguono tre teorie principali: ◼ Decadimento della traccia (l’oblio dipende dal tempo) ◼ Interferenza (l’oblio dipende dall’interferenza dal flusso continuo dell’informazione) ◼ Inaccessibilità (l’oblio non esiste, la traccia diventerebbe solo inaccessibile) Da cosa dipende, invece, la ritenzione? ◼ Secondo la teoria dei livelli di elaborazione, l’elaborazione profonda porta a una codifica più ricca che, a sua volta, dovrebbe portare a una migliore ritenzione. La strategia più comune per immagazzinare l’informazione è la reiterazione (ripetizione). Si distingue tra: ◼ ripetizione semplice -reiterazione di mantenimento (che ha lo scopo di trattenere temporaneamente l’informazione in memoria) ◼ ripetizione con rielaborazione del contenuto – reiterazione elaborativa- (che ha lo scopo di analizzare più profondamente l’informazione) e che secondo Craick e Lockhart è privilegiata per la ritenzione a lungo termine. La ritenzione è influenzata dalla natura del materiale da ricordare e dalle operazioni di codifica. Da cosa dipende, invece, la ritenzione? ◼ Secondo la teoria dei livelli di elaborazione, l’elaborazione profonda porta a una codifica più ricca che, a sua volta, dovrebbe portare a una migliore ritenzione. La strategia più comune per immagazzinare l’informazione è la reiterazione (ripetizione). Si distingue tra: ◼ ripetizione semplice -reiterazione di mantenimento (che ha lo scopo di trattenere temporaneamente l’informazione in memoria) ◼ ripetizione con rielaborazione del contenuto – reiterazione elaborativa- (che ha lo scopo di analizzare più profondamente l’informazione) e che secondo Craick e Lockhart è privilegiata per la ritenzione a lungo termine. La ritenzione è influenzata dalla natura del materiale da ricordare e dalle operazioni di codifica. Elaborare e organizzare le informazioni per migliorare la memoria Performance mnestica migliore (il doppio) quando 72 parole ricordate contro 21! si vede l’immagine prima! L’effetto verifica di Roediger e Karpicke (2006) Ricorderete questo esperimento quando dovrete preparare gli esami? Il recupero Diversi autori (e.g., Tulving, 1983) sostengono che la via maestra per il recupero dell’informazione in memoria è quella della presenza di un appropriato cue (indizio) che in qualche modo riattivi gli elementi focali dell’evento da ricordare. Questo principio, noto come specificità della codifica, sottolinea l’importanza della compatibilità tra informazione immagazzinata e informazione presente al recupero. Numerosi esperimenti hanno sostenuto questa ipotesi. Anche l’intenzionalità è un fattore importante nella fase di recupero. L’importanza dei fattori contestuali per il recupero Elementi contestuali intrinseci ed estrinseci rispetto all’informazione (Hewitt, 1973) ◼ Intrinseci – caratteristiche che sono parte integrante dello stimolo da ricordare ◼ Estrinseci – altre caratteristiche che erano presenti al momento della codifica (tempo, luoghi, stati emotivi, ecc.) L’importanza fondamentale dei cue Lo studio di Mantyla (1986): i soggetti dovevano nella fase di studio generare tre parole associate al target (segnali di recupero auto- prodotti). Utilizzando tali cue autoprodotti la prestazione è molto maggiore! L’importanza del contesto interno ed esterno In un classico esperimento (Gooden & Baddeley, 1975) ai soggetti veniva richiesto di imparare una lista di parole in due condizioni diverse: sulla terra e sott’acqua! Anche la rievocazione delle liste veniva svolta sulla terra e sott’acqua. Si evidenziò un effetto di interazione significativo tra contesto dell’apprendimento e della rievocazione. La memoria sembra contesto dipendente. Le influenze dell’umore Può l’umore influenzare la memoria? - Eich & Metcalf (1989) I soggetti leggevano o generavano parole mentre il ricercatore faceva ascoltare un brano musicale “triste” o “allegro”. Anche in questo caso il “contesto” della rievocazione era congruente/incongruente rispetto al contesto della codifica. Apprendimento dipendente dallo stato: la memoria migliora effettivamente, se il nostro stato interiore durante il recupero è simile a quello durante la codifica (Eich, 1980). La congruenza dell’umore è stata dimostrata in diversi studi. Tuttavia gli effetti sono significativi ma di piccola entità (Keneally, 1997) La corrispondenza tra condizioni di codifica e di recupero I bilanci nei giorni di pioggia La corrispondenza del compito cognitivo Lo studio di Morris et al. (1997) Compito della codifica=compito di recupero=elaborazione appropriata al trasferimento! La memoria a lungo termine Diversi tipi di memoria? E’ necessario distinguere tra memoria a lungo termine e a breve termine? E tra tipi diversi di memoria a lungo termine? La distinzione tra diversi tipi di memoria è utile per comprenderne meglio i meccanismi. Questa suddivisione si basa sull'esistenza di concrete differenze tra le componenti evidenziate da: (1) i risultati di esperimenti comportamentali, (2) Gli studi neuropsicologici per valutare gli effetti delle lesioni cerebrali sulla memoria (3) Gli esperimenti di neuroimaging Se da un punto di vista teorico e metodologico è utile distinguere tra memoria a lungo termine e a breve termine, occorre sottolineare che i diversi processi di memoria «interagiscono» costantemente nella vita quotidiana fuori dai laboratori. La memoria a Lungo Termine La memoria a lungo termine (Long Term Memory — LTM) è il sistema responsabile dell'immagazzinamento dell'informazione per lunghi periodi di tempo. L’arco temporale va da circa 30 secondi ai primi ricordi dell’infanzia! La memoria a Lungo Termine e oblio Sebbene tutti i nostri ricordi vengano contenuti nella LTM, i ricordi più recenti tendono ad essere più dettagliati; la maggior parte di questi dettagli, e spesso gli stessi ricordi specifici, sbiadiscono con il passare del tempo e con l'immagazzinamento di altre esperienze. Come mai alcune informazioni vengono conservate, mentre altre vanno perdute? L’oblio Analogamente a quanto visto per la memoria a breve termine, la ricerca è progressivamente passata da una visione «passiva» della memoria a lungo termine (come contenitore o magazzino) ad una visione «attiva» che mette in risalto i processi dinamici indispensabili per spiegare le cognizioni complesse, come comprendere una lingua, risolvere problemi e prendere decisioni. Come vengono analizzate e trattate le informazioni nella memoria a lungo termine? Distinzione tra Memoria a breve e a lungo termine: la Curva Posizione Seriale Lo studio di Murdoch (1962) e la curva di posizione seriale Nella rievocazione libera immediata, in cui ai soggetti si richiede di ricordare gli elementi di una lista precedentemente presentata senza rispettare l'ordine di presentazione, gli studi hanno evidenziato la presenza di effetti associati alla posizione seriale degli elementi nella lista. Gli elementi ricordati meglio si trovano nell'ultima parte della lista (effetto recency), e anche nella prima parte della lista (effetto primacy), invece gli elementi centrali della lista sono rievocati peggio. Questi risultati furono interpretati sostenendo che gli elementi finali della lista e quelli iniziali venivano ricordati meglio perché rispettivamente immagazzinati nella MBT e nella MLT, mentre quelli centrali verrebbero dimenticati perché non inclusi in nessuno dei due magazzini. Effetti primacy e memoria a lungo termine Lo studio di Rundus (1971) e la curva di posizione seriale Lista di 20 parole con il ritmo di presentazione di una parola ogni 5 secondi. I partecipanti dovevano ripetere le parole ad alta voce. Effetti recency e memoria a breve termine Lo studio di Glanzer e Cunitz (1966) e la curva di posizione seriale Lista di 15 parole con il ritmo di presentazione di una parola ogni 5 secondi. I partecipanti dovevano ricordare le parole dopo aver contato alla rovescia per 30 secondi. CODIFICA NELLA MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE La codifica è il processo che descrive come gli «stimoli» vengono registrati nella nostra memoria. Stabilire come uno stimolo viene rappresentato attraverso l'attività neuronale è un approccio fisiologico alla codifica. CODIFICA VISIVA NELLA MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE: Se ci ricordiamo uno stimolo rappresentandolo visivamente nella nostra mente, questo è un esempio di codifica visiva. Ciò avviene quando ad esempio «visualizziamo» una persona o un luogo del passato. Ricordate il volto della vostra maestra dell’elementari? LA CODIFICA UDITIVA NELLA MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE: In alcuni casi gli stimoli vengono codificati in modo fonologico, come dimostrato dagli studi di Conrad sulla memoria a breve termine e l'effetto similarità fonologica. Cosa succede quando state ascoltando una canzone e la cantate? Una rappresentazione uditiva di un verso di una canzone viene codificata fonologicamente e «attiva» la memoria a lungo termine che ci consente di continuare a cantare. CODIFICA NELLA MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE La codifica è il processo che descrive come gli «stimoli» vengono registrati nella nostra memoria. Stabilire come uno stimolo viene rappresentato attraverso l'attività neuronale è un approccio fisiologico alla codifica. CODIFICA VISIVA NELLA MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE: Se ci ricordiamo uno stimolo rappresentandolo visivamente nella nostra mente, questo è un esempio di codifica visiva. Ciò avviene quando ad esempio «visualizziamo» una persona o un luogo del passato. Ricordate il volto della vostra maestra dell’elementari? LA CODIFICA UDITIVA NELLA MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE: In alcuni casi gli stimoli vengono codificati in modo fonologico, come dimostrato dagli studi di Conrad sulla memoria a breve termine e l'effetto similarità fonologica. Cosa succede quando state ascoltando una canzone e la cantate? Una rappresentazione uditiva di un verso di una canzone viene codificata fonologicamente e «attiva» la memoria a lungo termine che ci consente di continuare a cantare. CODIFICA SEMANTICA NELLA MEMORIA A BREVE TERMINE Lo studio di Wickens et al. (1976) e la codifica semantica nella STM Liberazione dall’interferenza pro-attiva come dimostrazione della codifica semantica degli stimoli nella STM. CODIFICA SEMANTICA NELLA MEMORIA A LUNGO TERMINE Lo studio longitudinale di Sachs (1967) e la codifica semantica nella LTM Esiste un'interessante storia sul telescopio. In Olanda, un uomo chiamato Lippershey era un ottico. Un giorno i suoi figli stavano giocando con alcune lenti. Scoprirono che le cose sembravano molto vicine se due lenti venivano tenute a circa 30 cm di distanza l'una dall'altra. Lippershey iniziò a sperimentare e il suo "cannocchiale" catturò l'attenzione di molti. A tal proposito, inviò una lettera a Galileo, il grande scienziato italiano. Galileo si rese subito conto dell'importante scoperta e si apprestò a costruire un proprio strumento. CODIFICA SEMANTICA NELLA MEMORIA A LUNGO TERMINE Lo studio longitudinale di Sachs (1967) e la codifica semantica nella LTM 1. A tal proposito inviò una lettera a Galileo, il grande scienziato italiana 2. Galileo, il grande scienziato italiano, gli inviò una lettera a tal proposito 3. Una lettera a tal proposito è stata inviata a Galileo, il grande scienziato italiano. 4. Inviò a Galileo, il grande scienziato italiano, una lettera a tal proposito Molti dei soggetti di Sachs identificarono correttamente la frase (1) e correttamente rilevarono la frase 2 come diversa. Tuttavia, un numero elevato di persone identificò la frase (3) e (4) come corrispondenti a quella del brano anche se la formulazione era diversa. Accuratezza dei contenuti generali vs. accuratezza dei dettagli! Processi di codifica e memoria a breve e lungo termine In linea generale, la codifica semantica è la forma più probabile di codifica per i compiti di memoria a lungo termine. Ad esempio, non ricordiamo un testo letto giorni fa parola per parola ma il suo significato. ◼ H.M. (Henry Molaison) è forse il più studiato paziente Il caso di H.M. e anamnesico nella storia della psicologia (Scoville & Milner, 1957). A seguito di un’epilessia ai lobi temporali, H.M. fu l’incapacità di operato nel 1953 in Scozia quando aveva 27 anni con ablazione bilaterale del lobo temporale mediale “costruire” nuovi (rimozione della corteccia, dell’amigdala e di 2/3 ricordi dell’ippocampo). Subito dopo l’intervento, H. M. ◼ Non era capace di ricordare eventi accaduti pochi minuti prima, non apprendeva nuovi eventi e nuove facce (ad es. Non riconosceva il suo dottore). Era capace di apprendere nuove procedure (ad es., tracciare il contorno di un disegno attraverso l’immagine riflessa sullo specchio). ◼ Era capace di ricordare eventi relativi alla sua infanzia, aveva una buona memoria semantica, Non si evidenziava una perdita delle sue abilità cognitive generali. “You see, at this moment everything looks clear to me, but what happened just before? That’s what worries me. It’s like waking from a dream.” -- H.M., 1965 “Every day is alone in itself, whatever enjoyment I’ve had, and whatever sorrow I’ve had.” -- H.M., 1968 Il caso di Clive Wearing ◼ Un pubblicitario e musicista che fu colpito da un’encefalite con gravi danni celebrali. ◼ Gli esami evidenziarono gravi lesioni al ippocampo. “Clive sembrava costantemente circondato da estranei.[…]. Se mi allontanavo un attimo, quando mi vedeva sembrava che fosse la prima volta che mi aveva visto in quel giorno” “Nonostante l’amnesia Cliff aveva mantenuto la sua intelligenza e ciò rendeva la sua condizione ancora più orribile”. “Non aveva alcuna memoria episodica ma riusciva a ricordare delle cose generali (memoria semantica). Per esempio, sapeva che era sposato ma non si ricordava nulla del matrimonio”. Deborah Wearing 2005. 'Forever Today – A Memoir of Love and Amnesia', by Deborah Wearing (Doubleday) Il caso di Clive Wearing ◼ “Presto scoprii che alcune funzioni del cervello di Clive erano intatte. Provai a fargli ascoltare un pezzo di musica e a cantare una strofa. Lui prese la nota giusta e cantò insieme a me. Dentro un bar improvvisamente capii quello che stava succedendo. Poteva ancora leggere la musica. Stava cantando. Il suo cervello era ancora capace di comprendere e produrre musica” “La musica aprì una porta a Clive. Riusciva a suonare con entrambe le mani l’organo della chiesa[…]. Cantare è stato per lui per molti anni più semplice di parlare” (memoria procedurale/implicita). […]. La musica lo aiutava nelle attività di tutti i giorni […]. Nei momenti in cui suonava Clive sembrava di nuovo normale” Deborah Wearing 2005. 'Forever Today – A Memoir of Love and Amnesia', by Deborah Wearing (Doubleday) Doppia dissociazione Benché queste evidenze «neuropsicologiche» testimonino di una «indipendenza» tra memoria e breve e lungo termine, alcuni recenti esperimenti di neuroimaging, dimostrano che questa separazione non è cosi netta. L'ippocampo ed altre strutture del lobo temporale mediale, un tempo ritenute coinvolte SOLO nella memoria a lungo termine, prendono parte ANCHE ai processi legati alla memoria a breve termine. La distinzione tra memoria semantica e memoria episodica Tulving (1974) fu il primo ad introdurre la distinzione tra memoria semantica e memoria episodica. Memoria semantica ❑ Memoria di parole, concetti, regole,idee ❑ Conoscenza generale (enciclopedia, dizionario) ❑ Organizzata per un recupero veloce Memoria episodica ❑ Memoria di episodi di vita di una persona ❑ Riferimento al sé – memoria autobiografica ❑ Organizzata in base a spazio e tempo La distinzione tra memoria semantica e memoria episodica Memoria dichiarativa: la distinzione tra memoria semantica e memoria episodica ❑ Chi era Napoleone? ❑ Chi le ha insegnato a guidare? ❑ Cosa significa la parola “Ombrello”? ❑ Come si intitola l’ultimo film che ha visto al cinema? ❑ Quale era il nome del precedente presidente della repubblica? ❑ Qual è il significato del simbolo “”? ❑ Come si chiamava il suo compagno di banco delle elementari? ❑ Qual è la capitale della Spagna? ❑ In che giorno della settimana si è iscritto all’università? Memoria dichiarativa: la distinzione tra memoria semantica e memoria episodica ❑ Chi era Napoleone? ❑ Chi le ha insegnato a guidare? ❑ Cosa significa la parola “Ombrello”? ❑ Come si intitola l’ultimo film che ha visto al cinema? ❑ Quale era il nome del precedente presidente della repubblica? ❑ Qual è il significato del simbolo “”? ❑ Come si chiamava il suo compagno di banco delle elementari? ❑ Qual è la capitale della Spagna? ❑ In che giorno della settimana si è iscritto all’università? Doppia dissociazione tra memoria semantica ed episodica Benché queste evidenze «neuropsicologiche» testimonino di una «indipendenza» tra memoria semantica ed episodica, occorre sottolineare che l'interpretazione dei risultati degli studi su pazienti cerebrolesi è spesso difficile per via del fatto che l'estensione del danno cerebrale non è uguale tra pazienti e spesso i metodi di indagine usati sono differenti. Tuttavia evidenze empiriche che sostengono la differenziazione tra memoria semantica ed episodiche sono state raccolte in esperimenti di neuroimaging. MLT: la distinzione tra memoria semantica e memoria episodica ◼ Visione tradizionale (ma ancora dominante). Sistemi separati nella MLT. Tulving (‘72): memoria episodica = riferita a esperienze specifiche (memoria autobiografica) con informazioni spazio-temporali su dove è stato l’evento; memoria semantica = trascende dalle condizioni in cui è stata formata. ◼ Visione alternativa: non distinzione episodico / semantico: sistema unico. Es. non ricordiamo dove e quando abbiamo appreso che Parigi è la capitale francese a causa dell'interferenza di diversi ricordi episodici. Le memorie differiscono per frequenza, contenuto, accessibilità ecc. ma ciò non implica sistemi separati. Distinzione tra Memoria semantica ed episodica Lo studio di Levine et al. (2004) e i diari audioregistrati con fRMI Esperimento di neuroimaging in cui i soggetti tenevano diari audioregistrati in cui descrivevano gli eventi personali o conoscenze generali. Le due diverse tipologie di «ricordi» attivavano aree differenti! Tuttavia sarebbe scorretto sostenere che nella vita quotidiana la memoria semantica e la memoria episodica «lavorino» in modo separato, piuttosto interagiscono costantemente. La conoscenza (semantica) influenza l'esperienza e la memoria (episodica) La nostra conoscenza semantica guida l’esperienza e questo, a sua volta, influenza i ricordi episodici conseguenti: l’esempio forse più efficace è quello dell’importanza degli script per i ricordi episodici. Lo script del ristorante. Nei ricordi autobiografici le memorie episodiche e semantiche sono entrambi presenti. «Quando ho incontrato Gil e Mary al bar Le Buzz ieri ci siamo seduti al nostro tavolo preferito che sta vicino alla finestra ma che è difficile da trovare libero la mattina quando Buzz è affollato». Le componenti semantiche di questa descrizione vengono chiamate ricordi semantici personali perché sono fatti associati ad esperienze personali (Renoult et al., 2012). Le due memorie interagiscono: è più facile ricordare il nome di un personaggio famoso (memoria semantica) se siamo andati ad un suo concerto (memoria episodica), come dimostrato dallo studio di Westmacott e Moskovitch (2003). Cosa succede ai ricordi semantici ed episodici con il passare del tempo? Alcune informazioni che elaboriamo vengono ricordate completamente, altre parzialmente altre vengono dimenticate. Gli studi sperimentali hanno dimostrato un incremento dell’oblio all'aumentare della durata dell'intervallo di tempo tra l’elaborazione dello stimolo e il suo ricordo. Occorre distinguere tra familiarità («mi sa che conosco questa persona»), associata alla memoria semantica e NON è connessa alle circostanze in cui abbiamo acquisito tale conoscenza (quando e dove abbiamo visto la persona) e ricordo. Il ricordo è associato alla memoria episodica perché include dettagli su cosa stava succedendo quando la conoscenza è stata acquisita ed una consapevolezza dell'evento nel momento in cui ne è stata fatta esperienza nel passato. Vi è una progressiva «perdita» dei dettagli episodici (semantizzazione dei ricordi passati), mentre la sensazione di familiarità non decresce con la stessa velocità, come indicato nello studio di Petrican et al. (2010). La memoria per gli eventi passati e futuri Vi sono evidenze di un collegamento tra la capacità di ricordare il passato e quella di prospettare scenari futuri. Pazienti come K.C. e D.B. presentano difficoltà sia nel ricordo di eventi passati che nell'immaginazione di eventi futuri. Lo studio di Addis et al. (2007): tutte le regioni cerebrali attive durante la descrizione interiore del passato erano attive anche durante la descrizione degli eventi futuri. Le amnesie ◼ Lo studio delle varie forme di amnesia ha contribuito in maniera determinante alla possibilità di localizzare funzioni proprie dell’apprendimento e della memoria, nonché alla distinzione concettuale tra memoria a lungo e a breve termine e tra tipi diversi di memoria a lungo termine. ◼ Con il termine amnesia si indica l’incapacità di apprendere e ricordare. Le amnesie possono essere temporanee (Indotte da sostanze-LITIO, ALCOHOL, ECC.- ma anche da traumi), croniche, progressive (malattia di Alzheimer, ma anche le forme causate dal processo invecchiamento). ◼ Si possono distinguere due grandi classi di sindromi amnesiche: Amnesia anterograda: difficoltà a recuperare o riconoscere eventi che sono accaduti dopo l’evento patologico. Amnesia retrograda: difficoltà a ricordare eventi occorsi prima dell’evento patologico (spesso danno memoria autobiografica) Doppia dissociazione tra le due sindromi Eziologia della SINDROME AMNESICA ◆ neurochirurgica (lobectomia temporale bilaterale, talvolta anche unilaterale) ◆ ischemia o ipossia cerebrale (regione mediale del lobo temporale) ◆ vascolare o tumorale delle aree diencefaliche e lobi temporali (ad es. da aneurismi dell’arteria posteriore media) ◆ encefalite virale (causa lesioni ai lobi temporali mediali, corteccia orbito-frontale, area del cingolo e regioni fronto-basali) ◆ alcolica, Sindrome di Korsakoff : degenerazione bilaterale dei corpi mamillari e strutture diencefaliche LESIONI CEREBRALI E AMNESIA Lesioni solitamente bilaterali Circuito cortico- sottocorticale di Papez: Ippocampo (parte mediale dei lobi temporali) Fornice Corpi mamillari Fascio mamillo-talamico Talamo Giro del cingolo Lesioni fronto-basali Setto pellucido Nuclei del setto: Nuclei colinergici che hanno ampie proiezioni corticali con L’ippocampo, l’amigdala e il nucleo dorso-mediale del talamo Caratteristiche dell’amnesia anterograda ◼ Difficoltà ad acquisire nuove informazioni ◼ Disorientamento e confusione ◼ La personalità e l’intelligenza risultano preservate ◼ Ricordi preservati per gli eventi accaduti prima del danno celebrale ◼ La memoria a breve termine è preservata ◼ La memoria procedurale (ad es., capacità di apprendere compiti motori) è preservata anche se non vi è ricordo consapevole dell’apprendimento Contrariamente a quanto si suppone comunemente, l’amnesia anterograda è più comune dell’amnesia retrograda! Caratteristiche dell’amnesia retrograda Questa forma di amnesia è meno comune e raramente è completa (contrariamente all’aneddotica e alle interpretazioni cinematografiche, difficilmente si dimentica il proprio nome). Solitamente l’amnesia retrograda è associata ad amnesia anterograda. La perdita di memoria si estende spesso tra 1 e 5 anni, con un progressivo recupero nel tempo. L’amnesia retrograda è di complessa valutazione (spesso viene indagata la conoscenza di eventi famosi e la memoria autobiografica). Eventi famosi: Questionari di conoscenza di episodi e personaggi passati Si può trovare un gradiente temporale: ricordi più remoti sono meglio conservati. Si distinguono: 1) amnesia retrograda da lesione temporale: limitata a pochi anni prima della lesione, con deficit di consolidamento, cioè dopo la fase di codifica. Infatti il consolidamento coinvolge processi continui di riattivazione. 2) amnesia retrograda diencefalica: gradiente temporale più esteso con deficit di recupero (risparmio delle memorie lontane) Memoria autobiografica: Interviste strutturate su eventi autobiografici Amnesia retrograda Difficoltà Controlli degli amnesici con il test dei Pazienti “volti amnesici famosi”. Le amnesie nel cinema Perdita del passato Incapacità di costruirsi nuovi ricordi (Amnesia retrograda) (Amnesia anterograda) Memoria implicita ed esplicita Gli amnesici, generalmente incapaci di ricordare vecchi eventi della loro vita o impararne di nuovi, non hanno difficoltà a ricordare e imparare abilità percettive e motorie. Ciò suggerisce l'esistenza di una memoria per i fatti diversa da quella per le abilità. Più in generale, la memoria esplicita e quella implicita (che codificano rispettivamente fatti e abilità) sembrano essere due sistemi differenti. Memoria procedurale e amnesia La memoria procedurale viene anche detta memoria delle abilità perché è la memoria del fare le cose che generalmente implica l'acquisizione di abilità. Kandel et al. Principles of Neural Science 2000 (62-2) Gli amnesici sono in grado disegnare guardando la propria mano nello specchio. Il giorno dopo non si ricordano del training, ma la performance resta buona. Quindi: la memoria procedurale è intatta. La capacità di H.M. di tracciare la stella allo specchio, anche se non riusciva a ricordare di averlo fatto prima, illustra la natura implicita (non cosciente) della memoria procedurale. Gli effetti priming di ripetizione e amnesia Lo studio di Graf et al. (1985) Il priming di ripetizione si verifica quando uno stimolo test corrisponde ad uno stimolo inizialmente presentato. I pazienti amnesici Korsakoff non ricordano le parole che gli sono state presentate in precedenza ma mostrano gli effetti priming in un compito di completamento delle parole! Gli effetti priming nella vita reale: l’effetto propaganda Effetto propaganda: è più probabile che i soggetti giudichino come vere le asserzioni di cui hanno già letto o sentito parlare prima, semplicemente per il fatto di esservi stati precedentemente esposti. Su questo effetto si basano i messaggi pubblicitari! Questo effetto si verifica anche quando viene detto che te dichiarazioni sono false la prima solta che vengono viste o sentite (Begg et al. , 1992). L'effetto propaganda sembra coinvolgere la memoria implicita perché si verifica anche quando le persone non sono consapevoli di aver sentito o visto una asserzione prima e addirittura possono aver pensato che fosse falsa nel momento in cui l'hanno sentita per la prima volta. L’effetto propaganda spiega anche perché certa comunicazione «tossica» (le fake news) diventi a volte virale! Amnesia e memoria implicita Molti studi hanno dimostrato anche un miglioramento della prestazione nel compito nel caso di ripetizione dello stesso, anche se non c’è consapevolezza (apprendimento implicito). Ciò è stato verificato, ad es., analizzando: ◼ Compiti di condizionamento: gli amnesici possono acquisire una risposta condizionata es. apprendimento di risposta di evitamento ◼ Apprendimento motorio: gli amnesici possono imparare a copiare disegni riflessi nello specchio (Milner, 1970) ◼ Apprendimento percettivo: gli amnesici possono apprendere compiti nuovi come la lettura allo specchio (Cohen & Squire, 1980) ◼ Compito di completamento di parole: gli amnesici “utilizzano” (inconsapevolmente) le informazioni acquisite precedentemente ◼ Compiti di Priming: gli amnesici mostrano i classici effetti di priming. Consolidamento e Sonno Il processo di riattivazione associato al consolidamento inizia nel momento in cui un ricordo si forma, ma risulta particolarmente intenso durante il sonno. Lo studio di Gais et al. (2007). Gli studenti del gruppo «addormentati» (cioè che andarono a dormire SUBITO dopo l’apprendimento di una lista di parole) dimenticarono molto meno materiale rispetto agli studenti del gruppo che andò a dormire dopo diverse ore di attività, dimostrando che dormire subito dopo l'apprendimento migliora la memoria. Spiegazioni possibili: Assenza di fenomeni di interferenza dovuta a stimoli ambientali oppure processi di consolidamento potenziati durante il sonno? Consolidamento e Sonno Quando andiamo a dormire dopo aver appreso, i ricordi che sono più importanti sono quelli che più vengono rinforzati dal consolidamento. Lo studio di William et al. (2011). Le aspettative delle persone di fare lo stesso compito svolto prima di dormire (piuttosto che uno diverso) determinano performance migliori nel compito. Il Riconsolidamento Costantemente dobbiamo aggiornare le nostre conoscenze del mondo. Quando un ricordo viene recuperato è «fragile» così come lo era quando inizialmente si è formato e, quando è in questo stato di fragilità, ha bisogno di essere consolidato di nuovo (riconsolidamento). In questa fase è possibile che subisca modifiche, facilitando il processo di aggiornamento delle memorie. Un ricordo riattivato è fragile fino a quando non viene riconsolidato. Anisomycin: antibiotico che inibisce la sintesi proteica prevenendo così i cambiamenti delle sinapsi I ricordi autobiografici personali I ricordi autobiografici sono più complessi rispetto ai ricordi che vengono misurati in laboratorio chiedendo ad una persona di ricordare una lista di parole! I ricordi autobiografici sono multidimensionali e attivano aree differenti come dimostrato nell’interessante studio di Cabeza et al. (2004). I ricordi autobiografici personali I momenti di passaggio nella vita delle persone sembrano essere particolarmente memorabili. Il ricordo migliore del periodo adolescenziale e della prima età adulta riscontrato nelle persone oltre i 40 anni è chiamato gobba della reminiscenza. Sono state avanzate diverse possibili interpretazioni di questo fenomeno. I ricordi autobiografici personali Lo studio di Scharuff e Rubin (1998). Se alcuni propongono che la gobba della riminiscenza dipenda dal fatto che in quella fascia di età avvengo gli eventi più significativi per la costruzione della propria identità, alcuni ritengono che i periodi di cambiamento causino un consolidamento più profondo. Inoltre gli eventi significativi sono soggetti ad aspettative condivise culturalmente e sono più facilmente recuperabili se rientrano nel «copione culturale». Memoria ed Emozioni Lo studio di LaBar e Phelphs (1998) e di Dolcos et al. (2005). Ricordi emotivamente carichi vengono ricordati meglio di eventi neutri. L’importanza dell’emozioni nella memoria è stata ampiamente dimostrata in laboratorio, sia con immagini che con le parole emotivamente cariche, anche a distanza di un anno! Memoria ed Emozioni Lo studio di Cahill et al. (2003) Le immagini emotigene vengono ricordate meglio in una condizione di stress, presumibilmente per l’attivazione autonomica e le modificazioni ormonali (aumento del cortisolo) che sembrano aiutare il consolidamento delle informazioni emotigene (=rilevanti). L’aumento del consolidamento mnestico è stato messo in relazione anche ai livelli di attivazione dell’amigdala. Quando le emozioni ostacolano il ricordo: il fenomeno della focalizzazione sulle armi La presenza di armi in un’immagine riduce il ricordo degli altri dettagli di una scena. Le flashbulb memories I ricordi di eventi pubblici molto emotivamente salienti sono particolarmente vividi e chi li ha vissuti ricorda dove era e come è venuto a conoscenza dell’evento. Brown e Kulik (1977) proposero il termine «Flashbulb Memory» per descrivere questa esperienza molto comune. Le flashbulb memories e il metodo del richiamo ripetuto Brown e Kulik (1977) ritenevano che le «Flashbulb Memory» fossero delle vere e proprie «fotografie», ricordi affidabili e dettagliati, connotati emotivamente, di dove e cosa facevamo quando abbiamo appreso dell’evento emotigeno. Tuttavia nei loro studi retrospettivi non valutarono l’attendibilità dei ricordi, che può essere invece studiata attraverso il paradigma del Richiamo Ripetuto. Test di memoria di una persona immediatamente dopo la presentazione di uno stimolo/evento. Questo resoconto iniziale viene considerato la baseline. A distanza di giorni, mesi, o anni, ai soggetti viene chiesto di ricordare cosa successe e tale resoconto viene confrontato con quello della baseline per controllare l'esattezza dei resoconti successivi. Le flashbulb memories Lo studio di Neisser e Harsch (1992) non sono fotografie Molte incongruenze nei ricordi, che non sono delle vere e proprie fotografie. Nello studio di Neisser e Harsch, subito dopo l'esplosione, solamente il 21% dei soggetti dichiarò di essere venuto a sapere dell'evento in TV, 2 anni e 1/2 dopo, era il 45% a riferire di aver sentito dell'evento in TV! Le flashbulb memories Lo studio di Talarico e Rubin (2003) non sono fotografie Più tempo passa dopo l'evento, più i dettagli di un evento vengono dimenticati e non ci sono ampie differenze tra ricordi «quotidiani» e ricordi flushbulb, quella che risulta diversa è la convizione! La natura emotigena Rimmele et al. (2011) non garantisce l’affidabilità dei ricordi flashbulb I ricordi flashbulb sono considerati «più forti» per la natura emotigena degli eventi che li hanno originati. Nello studio di Rimmele e collaboratori (2011) le immagini negative vengono «ricordate» di più di quelle neutre ma sul dettaglio del colore della cornice i soggetti sbagliano di più con le immagini emotigene. L’accuratezza dei Ost et al. (2002) ricordi flashbulb 20 persone su 45 sostennero di aver visto il filmato dell’inseguimento (che non esiste)! L’effetto della ripetizione televisiva sui ricordi flashbulb PROVA COMPITO ◼ Leggere e cercare di ricordare le parole della tabella (tempo di presentazione 15 secondi) PROVA DI RICONOSCIMENTO ◼ Era presente la parola ALBERO? S N ◼ Era presente la parola DOTTORE ? S N ◼ Era presente la parola CUSCINO? S N ◼ Era presente la parola LUCERTOLA? S N ◼ Era presente la parola SONNO? S N ◼ Era presente la parola DENTISTA? S N Distorsioni della memoria Roediger & McDermott TIPO DI PAROLE % media di (1995) hanno usato compiti soggetti che simili, arrivando a li riconosce dimostrare che termini Parole nella lista 81 non presenti ma fortemente associati a quelli presentati vengono Distrattori non associati 5 “riconosciuti” molto (albero, ecc.) frequentemente in modo erroneo. Distrattori speciali 83 (sonno, dottore, ecc.) Il ricordo infantile di Piaget ◼ II rinomato psicologo evolutivo svizzero Jean Piaget una volta descrisse una memoria vivida della sua infanzia:...uno dei miei primi ricordi dovrebbe risalire, se fosse vero, al mio secondo anno di età. Posso ancora vedere molto chiaramente la seguente scena, in cui ho creduto fino all'età di circa 15 anni. Ero seduto nel passeggino, che la mia baby-sitter spingeva lungo gli Champs Elysées, quando un uomo tentò di rapirmi. Fui trattenuto dalla cintura chiusa intorno ai miei fianchi, mentre la baby-sitter tentava coraggiosamente di interporsi tra me e il malvivente. Questo le provocò diverse abrasioni cutanee, e posso ancora vedere vagamente quelle sul suo viso. Quindi, si formò una piccola folla intorno a noi, arrivò un poliziotto con una mantellina e un manganello bianco, e il rapitore se la diede a gambe. Posso ancora rivedere l'intera scena e posso persino collocarla vicino alla fermata della metropolitana. Il ricordo infantile di Piaget “Quando avevo all'incirca 15 anni, i miei genitori ricevettero una lettera dalla mia precedente baby-sitter, in cui la donna diceva di essere entrata nell'Esercito della Salvezza. Desiderava confessare i suoi errori passati, in particolare tornando al momento in cui aveva ricevuto una ricompensa per aver salvato il piccolo Jean da un rapitore. Si era inventata l'intera storia, procurandosi da sola le abrasioni. Di conseguenza, io devo aver sentito, da bambino, il racconto di questa storia, a cui i miei genitori credevano, e devo averla proiettata nel passato sotto forma di memoria visiva”. La memoria non riproduce, è costruttiva La maggior parte delle persone (63%) concorda con l'affermazione "la memoria umana funziona come una videocamera, registra esattamente gli eventi che vediamo e sentiamo, cosicché possiamo rivederli ed interpretarli in un momento successivo". E ben il 48% ha condiviso che "una volta che è stato sperimentato un evento e si è formato un ricordo, questo non cambia" (Simons & Chabris, 2011). Tuttavia diversi filoni di ricerca sulla memoria sottolineano il fatto che la memoria sia costruttiva e i nostri ricordi sono ri-elaborazioni di quanto avvenuto, sulla base delle nostre conoscenze, motivazioni ed emozioni. Tale carattere ricostruttivo si evidenzia nell’analisi della memoria autobiografica cioè la memoria di specifiche esperienze della nostra vita che include sia componenti episodiche che semantiche. Avrete fiducia nei vostri ricordi alla fine di questa lezione? La memoria è costruttiva Uno dei primi studi a suggerire che la memoria sia costruttiva fu l'esperimento "La guerra dei fantasmi" (The War of the Ghosts) condotto dallo psicologo inglese Frederick Barlett prima della I Guerra Mondiale e pubblicato nel 1932. L’esperimento di Barlett viene ritenuto importante è perché fu uno dei primi in cui venne utilizzata la tecnica della riproduzione ripetuta. …E i guerrieri continuarono su per il fiume, fino ad una città all’altro lato del Kalama. La gente scese vicino all’acqua, incominciarono a combattere, e molti vennero uccisi. Ma ben presto il giovane sentì dire da uno dei guerrieri: «Presto, torniamo a casa: l’Indiano è stato colpito». Allora egli pensò: «Oh, sono fantasmi». Non sentiva dolore, ma essi dicevano che era stato colpito. Così le canoe ritornarono ad Egulac, ed il giovane alla sua casa sulla spiaggia, ed accese il fuoco. E raccontò a tutti: «Pensate, ho accompagnato i fantasmi e siamo andati a combattere. Molti dei nostri compagni sono stati uccisi, come pure molti di coloro che ci attaccarono. Essi dicevano che ero stato colpito, ma io non sentii affatto dolore». Raccontò tutto questo e poi si calmò. Quando il sole sorse, cadde a terra. Qualcosa di nero gli venne fuori dalla bocca. Il suo volto si contrasse. La gente balzò in piedi e gridò. Era morto Lettura-Resoconto-Resoconto. I resoconti, con l’andare del tempo, divenivano più brevi e confusi, i dettagli rievocati sembravano dipendere dalla specifica cultura della persona, cioè dalle sue conoscenze pregresse: le canoe diventano barche nel ricordo di questa storia canadese da parte di un inglese! Errori nell’attribuzione della fonte Uno degli errori più tipici della nostra memoria, di cui siamo spesso inconsapevoli, è quello di attribuire un’informazione ad una fonte diversa da quella reale. Uno degli esempi più eclatanti è la criptoamnesia. Il monitoraggio della fonte è il processo di individuazione dell'origine dei nostri ricordi, conoscenze, o credenze (Johnson et al., 1993). Una serie di esperimenti dimostra in modo efficace come le conoscenze personali del mondo possono causare errori mnestici e in particolare errori nel monitoraggio della fonte. Lo “sfortunato” caso del collega Donald Thomson. Errori nell’attribuzione della fonte: gli stereotipi di genere Lo studio di Marsh et al. (2006) I soggetti non avevano un chiaro ricordo della fonte e venivano influenzati dalla conoscenza personale di ciò che tipicamente gli uomini e le donne dicono. L’importanza degli schemi personali: la sala d’attesa del Prof. Brewer Studio di Brewer e Treyen (1981) Il 30% ricorda che c’erano libri! L’importanza degli schemi personali: il dentista di Bower Studio di Bower et al (1979) IL DENTISTA Bill aveva un brutto mal di denti. Sembrava che fosse implacabile prima di arri-vare finalmente dal dentista. Bill guardò i vari poster di odontoiatria affissi sul muro. Alla fine l'igienista dentale controllò una RX dei suoi denti. Cercò di capire cosa stesse facendo il dentista. Il dentista disse che Bill aveva numerose carie. Non appena prese un altro appuntamento, uscì dallo studio del dentista (Bower et al., 1979, p. 190). Nel ricordo successivo vengono inseriti diversi elementi dello «script» (copione) di quello che di solito avviene dal dentista ma che nel brano non c’è! La suggestionabilità della memoria e i falsi ricordi Per suggestionabilità si intende la tendenza della nostra memoria a crearsi «falsi ricordi» sulla base di una Measleading Postevent Information. Gli studi in letteratura ha mostrato l’ampia vulnerabilità della nostra memoria a queste «suggestioni» esterne. Lo studio di Hyman & Pentland (1996) sui falsi ricordi infantili. Gli studi della Loftus sui falsi ricordi in laboratorio. Quando la Measleading Postevent Information è un’immagine Wade e collaboratori (2002) hanno modificato le foto, creando un falso ricordo «visivo», in cui ai soggetti veniva detto che avevano fatto un giro di mongolfiera. I soggetti inizialmente non ricordavano di aver fatto un giro in mongolfiera. Dopo aver visualizzato mentalmente l'evento ed in seguito ad ulteriori domande, il 35% dei soggetti si ricordò il giro in mongolfiera e, dopo altre due interviste, il 50% dei soggetti descrisse la propria esperienza mentre faceva il giro in mongolfiera! Lo studio di Nash e Wade (2009). Foto ritoccata La maggioranza delle persone ammise di aver barato al videogioco anche se non era vero! Le immagini sono potenti come MPI Quando la Measleading Postevent Information è un’immagine In un altro studio, Lindsay et al. (2004) dimostravano che la visione di una foto dei compagni di classe e dell’insegnante facilitava la creazione di falsi ricordi stimolata dallo sperimentatore (aver giocato con lo slime) Lo studio di Lindsay et al. (2004). Chi vedeva la foto sperimentava il doppio dei falsi ricordi rispetto a chi non vedeva la foto! Domande pilotanti e distorsioni della memoria: gli studi di Elizabeth Loftus Una serie di studi, ampiamente confermati in letteratura, della Loftus hanno analizzato in modo sistematico l’influenza sulla memoria del modo in cui vengono richieste le informazioni. A diversi gruppi di soggetti veniva fatto vedere un medesimo film su un incidente stradale e poi veniva chiesto “A che velocità procedevano le auto quando : -si sono schiantate (“smashed”) l’una contro l’altra? -si sono colpite (“hit”) ? -sono entrate in contatto? Esempio Qual era la velocità dell’auto Qual era la velocità quando urtò il camion? dell’auto quando si schiantò contro il camion? La velocità stimata variava significativamente in funzione del verbo utilizzato nella domanda. Due settimane dopo veniva richiesto se avevano visto nel filmato i finestrini rotti (n.b.: non vi erano finestrini rotti nel filmato). I risultati dello studio di Loftus e Palmer Le domande pilotanti hanno influenzato in modo significativo i soggetti. I verbi utilizzati molto tempo prima nelle domande modificano le percentuali di soggetti che dichiarano di aver visto dei finestrini rotti: 32% schiantarono vs. 14% colpirono! Includere nuove informazioni nei nostri ricordi ◼ Nel filmato era presente un segnale di “STOP”. ◼ A distanza di tempo ai soggetti veniva fornito un brano in cui veniva descritto l’incidente. Ad alcuni soggetti veniva presentato un brano in cui si menzionava la presenza di un segnale “Precedenza”; ad altri soggetti non veniva detta alcuna informazione in proposito. Ecco i risultati di una prova di memoria sulla presenza del segnale di “precedenza” nel filmato La testimonianza oculare Quanto è accurata la percezione dei testimoni e quanto sono precise le loro descrizioni e identificazioni? Purtroppo non sempre accurate le testimonianze oculari e molte persone innocenti sono state condannate sulla base di testimonianze oculari inesatte! Nel 2012, l'uso della prova del DNA ha scagionato 341 persone che, negli Stati Uniti, erano state erroneamente condannate per crimini e che avevano trascorso una media di 13 anni in carcere e il 75% di queste condanne avevano implicato la testimonianza oculare (Quinlivan et al., 2010; Scheck et al., 2000). Giurati e dei magistrati mostrano un’elevata fiducia nella memoria dei testimoni, sulla base del senso comune che la memoria funzioni come una macchina fotografica. La testimonianza oculare: gli errori dell’attenzione Alcuni errori dei testimoni sono dovuti all’attenzione. E la presenza di uno sparo nel filmato peggiora i ricordi sul colpevole e sulla vittima. I partecipanti ricordavano i dettagli del colpevole, della vittima e dell'arma più frequentemente nella condizione "non sparare" (era presente un'arma ma non veniva utilizzata), rispetto alla condizione "sparare" (l'arma veniva utilizzata). La testimonianza oculare: il problema della familiarità A volte gli spettatori innocenti di un crimine vengono identificati dai testimoni come «colpevoli» a causa della «familiarità» del loro volto, dipendente dal fatto che è stato già visto dal testimone. Il caso del povero marinaio identificato ingiustamente come rapinatore dal rivenditore dei biglietti del treno. (Errore di monitoraggio della fonte). L’esperimento di Ross et al. (1994) sugli effetti nefasti della familiarità nella testimonianza oculare! I soggetti del gruppo sperimentale identificarono erroneamente come il ladro l'insegnante uomo il 60% delle volte quando non era presente il ladro nelle foto (il 18% quando il vero ladro era nell'esposizione di foto) La testimonianza oculare: L’effetto feedback post- identificazione L’effetto dei feedback è maggiore quando vengono dati durante o subito dopo il ricordo. Lo studio di Chan et al. (2009) Quando stiamo «ricordando» qualcosa, in accordo con l'ipotesi esplicativa del riconsolidamento, i nostri ricordi sono più fragili e suscettibili all’interferenza. Il test di richiamo riattivava il loro ricordo ed apriva una «finestra» durante la quale la disinformazione viene confusa con il ricordo. La testimonianza oculare e il confronto all’americana Informare il testimone che il colpevole potrebbe non essere nella fila di persone che osserva. Kneller et al. (2001) riportano che il 61% dei soggetti scelse qualcuno da un'esposizione di foto, anche se l'immagine del colpevole non era presente. Aver detto ai soggetti che il colpevole poteva non essere presente nella fila provocava un decremento del 42% delle false identificazioni di persone innocenti (Malpass & Devine, 1981). La testimonianza oculare e il confronto all’americana Utilizzare "riempitivi" ovvero caratteristiche che sono simili quelle dell'indiziato. Gli investigatori sono riluttanti ad incrementare la somiglianza delle persone in un confronto all'americana, perché temono che questo possa ridurre le possibilità di identificare l'indiziato. Quando il colpevole era presente nella fila di persone allineate, l'aumento della somiglianza riduceva di poco la sua identificazione. Quando il colpevole non era presente nella fila di persone allineate, aumentare la somiglianza provocava una riduzione maggiore dell'identificazione inesatta di persone innocenti. Lo studio di Lindsay e Wells (1980) La testimonianza oculare e il confronto all’americana Migliore l’allineamento sequenziale che simultaneo! Quando le persone vengono allineate sequenzialmente — una alla volta — allora il testimone non confronta ogni persona con le altre, bensì con il ricordo di ciò che ha visto. Lindsay e Wells (1985): quando il colpevole non era presente, il 43% delle volte una persona innocente veniva erroneamente identificata con l’allineamento simultaneo, contro il 17% con allineamento sequenziale. Anche se l'allineamento sequenziale riduce in minima parte l'identificazione degli indiziati, è più probabile che le identificazioni fatte siano corrette (Steblay et al., 2011). La testimonianza oculare e il confronto all’americana Utilizzare un conduttore "cieco" e rilevare subito un indice di certezza. Quando viene fatto un confronto all'americana, la persona che lo gestisce dovrebbe non sapere chi è l'indiziato. Inoltre, occorre rilevare immediatamente il grado in cui il testimone è certo della propria scelta elimina la possibilità che l'effetto feedback post-evento possa incrementare la certezza. Le costruzioni e la fallacia della memoria ◼ La memoria è un processo costruttivo e ricostruttivo. La memoria di un evento può divergere sistematicamente dalla realtà obiettiva da cui origina, sia nel momento in cui si forma (attraverso i processi costruttivi) sia nella fase di recupero (tramite la memoria ricostruttiva). E l’efficacia della memoria è continuamente messa alla prova. Possiamo distinguere tra: ❑ Accuratezza nei dettagli: ricordare un evento nei suoi dettagli (molto rara); ❑ Accuratezza nei contenuti: ricordare il significato o il contenuto di un evento (generalmente abbastanza elevata). L’aspetto “costruttivo” della nostra memoria è stato indagato in vari ambiti. In particolare: ❑ Con studi in laboratorio sulle false memorie (descriveremo alcuni esempi) ❑ Con studi sulla testimonianza oculare Memoria ricostruttiva, sicurezza del ricordo e conseguenze legali ◼ Le testimonianze oculari influenzano le sentenze, e in America possono essere determinanti per comminare la pena capitale ◼ il principale indicatore dell'attendibilità di un testimone è la sua sicurezza che il ricordo sia accurato. Una testimone che dice: "Sono sicura al 100% che quello è l'uomo che mi ha derubata" è giudicata più credibile di una che afferma la stessa cosa, ma con un margine del 75%. Tuttavia, ciò può essere infondato: ◼ (1) in particolari circostanze che determinano una cattiva codifica iniziale (a causa di breve durata, scarsa illuminazione, mancanza dell'attenzione appropriata o un altro dei molteplici fattori possibili); ◼ (2) in presenza di forti interferenze (ad esempio, durante un interrogatorio) nella ricostruzione post-fattuale ◼ (3) a causa dell'opportunità di ripetere le informazioni alla base del ricordo ricostruito (Penrod & Cutler, 1995; Wells, Ferguson & Lindsay, 1981). Schacter (1999): I sette peccati capitali della memoria I sette peccati capitali della memoria: Esempi da ricordare Labilità: La curva dell’oblio di Ebbinghaus Interferenza Retroattiva: L’apprendimento successivo interferisce con il ricordo delle informazioni apprese in precedenza (es., ricordo di eventi che si ripetono nel tempo) Interferenza Proattiva: Quanto appreso precedentemente interferisce con il ricordo delle informazioni apprese successivamente (es. la modifica di una routine acquisita) I sette peccati capitali della memoria: Esempi da ricordare Distorsione. Influenza delle convinzioni e le sensazioni legate al presente influenzano il ricordo di esperienze passate. “La pensavo così!”. Studio di Marcus (1986) sulle opinioni delle persone su temi di rilevanza sociale: Due rilevazioni, nel 1973 e nel 1982. “Non ci siamo mai amati!”. Studio di McFarland & Ross (1987) su coppie: due rilevazioni a distanza di due mesi. “Andavo bene in matematica”. Studio di Bahrick, Hall e Berger (1996) sul ricordo accurato dei voti alti (86%) rispetto ai voti bassi (29%) I sette peccati capitali della memoria: Esempi da ricordare Il blocco: Studi sul fenomeno punta della lingua. Temporanea incapacità di recuperare informazioni che sono disponibili in memoria. (più spesso per i nomi di persona o per i luoghi). Studio di Bredart & Valentine (1998) sui nomi dei personaggi dei cartoni animati. Coinvolgimento della corteccia temporale sinistra. I sette peccati capitali della memoria: Esempi da ricordare Persistenza. Ricordi intrusivi di avvenimenti che vorremo dimenticare. Fenomeno tipico nella Sindrome Post-traumatica da Stress. Ruolo dell’attivazione emozionale: le flash bulb memories.

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