Devianza, Stratificazione e Classi Sociali PDF

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Liceo Scientifico Leonardo da Vinci

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devianza sociologia classe sociale stratificazione

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Il testo tratta di teorie culturali, dell'etichettamento, e del conflitto sociale in relazione alla devianza. Esamina anche i modelli di stratificazione sociale e l'influenza delle classi sociali. Vengono esplorati temi quali l'attribuzione dello status, la mobilità sociale, e la coscienza di classe.

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Teorie culturali. Sellin, 1938, nota che la devianza nasce dal conflitto di culture: gruppi le cui norme differiscono da quelle della società, conflitto nasce perché il gruppo non vuole conformarsi alle norme della maggioranza (teppisti, clan di detenuti considerano la polizia come violenta e corrot...

Teorie culturali. Sellin, 1938, nota che la devianza nasce dal conflitto di culture: gruppi le cui norme differiscono da quelle della società, conflitto nasce perché il gruppo non vuole conformarsi alle norme della maggioranza (teppisti, clan di detenuti considerano la polizia come violenta e corrotta piuttosto che garanti dell’ordine pubblico e protettori delle proprietà private). Che entra in questi gruppi ne apprende le norme e acquisisce una personalità non conforme alla società. Miller, 1958, sviluppa le idee di Sellin: esiste una subcultura autonoma delle classi inferiori, le bande delinquenziali. Una cultura che dà grande valore a cacciarsi nei guai, essere duri e sfidare la sorte. I membri di queste bande vengono considerati come devianti. Sellin e Miller: devianza è l'identificazione con una subcultura le cui norme vanno contro quelle della cultura dominante. Perché alcuni interiorizzano i valori della subcultura deviante e altri no? Sutherland, 1939, spiega l’associazione differenziale: criminalità e devianza vengono apprese. Si adottano norme devianti frequentando chi le condivide: se in una famiglia o tra amici ci sono molte persone che praticano attività criminali, è probabile che si diventi un criminale. La devianza deriva da vari contatti con norme criminali e non criminali. I giovani dei ghetti urbani vivono a stretto contatto con i membri di bande, spacciatori e prostitute, invece che con genitori rispettosi della legge o coetanei interessati allo studio, hanno più probabilità di acquisire un comportamento criminale. Più si è giovani, più probabile che si adottino certi comportamenti. Cloward e Ohlin, 1960: delinquenza è causata da qualcosa che va oltre l’anomia e la disorganizzazione sociale: i comportamenti devianti che offrono ricompense tangibili. Il ruolo di devianti di successo: adulti impegnati in attività criminali organizzate, professionali che hanno potere, prestigio e buona posizione della comunità, offrono lavoro ai giovani. Teoria dell’etichettamento. Viene data importanza a chi giudica deviante una persona e a come viene trattata una volta etichettata come deviante. Howard Becker, 1963 (libro Outsiders), ritiene che la devianza dipenda dalla capacità che i gruppi sociali (legislatori, giudici, operatori sociali) hanno di imporre regole ad altri. La teoria dell’etichettamento (labeling Theory): spiega il comportamento deviante dei gruppi più forti di apporre l’etichetta di devianti ai membri di gruppi più deboli. Una persona può essere trattata come se avesse infranto una regola, anche se non è vero, solo perché altri sostengono che la regola è stata violata. La grande maggioranza le persone viola qualche regola sociale (un adolescente fuma marijuana), ma sono comportamenti che si possono ignorare, la persona non viene considerata deviante. Lemert, 1951 la considera una devianza primaria. Se un amico, familiare, capo o un’istituzione scoprono questi atti e li rendono pubblici ne consegue la devianza secondaria: la persona viene etichettata come deviante e trattata come tale, fino a considerarsi deviata. La teoria dell’etichettamento descrive il processo attraverso il quale le persone vengono definite devianti. Un atto è considerato deviante o meno in base alla reazione della gente. Ciò che può essere un’infrazione delle norme in un certo momento può non esserlo in un altro; dipende anche dalla persona che lo commette, dalla sua provenienza. Se un comportamento è deviante, dipende in parte dalla natura dell’atto stesso (se ha violato o meno qualche norma), in parte dalla reazione delle persone. Critiche: devianti appaiono come passivi in balia alle classi dominanti. La realtà dimostra che i devianti oppongono resistenza allo stigma ed emarginazione. Esistono molti elementi conflittuali. Teorie del conflitto. I criminologi radicali rifiutano la definizione di crimine come violazione di leggi generalmente accettate. La formulazione e l’applicazione delle leggi sono momenti del conflitto endemico tra gruppi sociali. Turk, 1969: le autorità si trovano in conflitto con certi cittadini, sono meno tolleranti e rigorosi nell’applicare le leggi; più probabile che si applicano leggi coerenti con la propria subcultura (che proibiscono l’omosessualità), piuttosto che leggi ad essa estranee (diritti civili). È più probabile che la polizia eserciti più controlli verso chi è povero e senza potere, che può essere facilmente dominato e non oppone resistenza. Quinney, 1977, prospettiva marxista: le leggi e la loro applicazione sono strumenti che le classi dominanti (possiedono mezzi di produzione) usano per sottomettere le classi subordinate. La criminologia radicale studia la natura del sistema legale e considera i devianti come ribelli ad una società capitalista che cerca di segregare (in ospedali, prigioni, riformatori) tanti individui, qualificandoli come soggetti da controllare. Tipi di devianza. Classificare le varie forme di devianza è difficile: un comportamento può essere considerato deviante o meno in base agli standard sui quali viene giudicato. Lo schema di Merton è lo strumento più autorevole per classificare la devianza. Ricordiamo che secondo Merton la devianza è il risultato del divario tra mete culturali e mezzi istituzionalizzati per raggiungerle. La classificazione dei modi di adattamento individuale si basa su diverse combinazioni di accettazione e rifiuto di mete culturali e mezzi istituzionalizzati: 1) Il primo modo di adattamento: la conformità. Comporta l’accettazione delle mete culturali e dei mezzi istituzionalizzati. La conformità è l’unico modo di adattamento non deviante (un giovane con una buona istruzione, trova un buon lavoro, fa carriera= accetta le mete e i mezzi legittimi per raggiungerle). 2) L’innovazione. Comporta l’accettazione delle mete culturali, ma rifiuta i mezzi istituzionalizzati. Per arricchirsi si utilizzano sistemi nuovi e illegittimi (organizzazione criminale, ricatto) 3) Il ritualismo. Comporta il rifiuto delle mete culturali, ma l’accettazione, spesso esagerata e ossessiva, dei mezzi istituzionalizzati. Seguendo le regole alla lettera si rischia di non raggiungere l’obiettivo principale. 4) La rinuncia. Comporta rifiuto di mete culturali e mezzi istituzionalizzati. Un esempio possono essere gli emarginati: vagabondi, alcolizzati, psicotici e tossica e dipendenti 5) La ribellione. Comporta rifiuto di entrambi, ma vengono sostituiti con nuove mete e mezzi. Lo schema di Merton considera conformità e devianza come due estremi di una stessa scala, non 2 categorie separate. La devianza non è il prodotto di un atteggiamento totalmente negativo. La devianza come carriera. Bisogna considerare la devianza come una carriera per individuare ed esaminare le fasi del suo sviluppo. Capendo meglio la devianza, si potranno soppesare le varie teorie. 6 questioni: 1. La formazione delle norme. Le norme (regole della società) derivano da un senso comune di moralità. Prima dell’Ottocento il concetto di delinquenza non era diffuso, la società era stabile e le persone vivevano secondo valori tradizionali legati alla famiglia e alla casa. Rivoluzione industriale e crescita delle città: valori entrano in crisi, mostrando la necessità di nuove regole e controlli sociali. Industrializzazione ha fatto aumentare la criminalità e la società ha sviluppato strumenti di controllo, come tribunali per minori. Le donne della classe media si battevano per proteggere i giovani dai pericoli della città, allontanandoli dagli ambienti ritenuti pericolosi e rieducandoli in istituzioni specializzate. In realtà la violenza era diffusa nelle società preindustriali: nel medioevo c’era molta violenza, il tasso di omicidi era altissimo in Europa, 40 per 100.000 abitanti. Oggi meno di 1 per 100.000, grazie alle leggi e alle istituzioni, dopo un lungo processo di civilizzazione. Le norme sociali cambiano nel tempo, si adattano alle esigenze della società. 2. La natura delle norme. Le norme sono tutte diverse: non sono tutte egualmente rigorose e non hanno lo stesso tipo di punizione. Alcune norme vengono fatte rispettare dai gruppi di appartenenza: amici, famiglia, posto di lavoro. Altre norme vengono fatte rispettare da istituzioni dello Stato (tribunali e prigioni): chi guida deve rispettare il limite di velocità, se no viene multato. Alcune norme sono specifiche (si aspetta che un insegnante faccia lezione negli orari previsti); altre norme sono generiche. Le violazioni di norme specifiche puniscono più di quelle generiche. In base alle norme un comportamento può essere obbligatorio, facoltativo o proibito. Le norme che richiedono un comportamento sono difficili da far rispettare rispetto a quelle che lo proibiscono: provare che una persona non ha fatto qualcosa che doveva fare è più difficile di provare che una persona ha fatto qualcosa che non doveva fare. 3. L’estensione della devianza. Non tutti i crimini vengono registrati dalla polizia o finiscono nelle statistiche ufficiali. Molti reati non vengono denunciati, i dati ufficiali non rappresentano sempre la realtà. La parte dei crimini che non viene registrata si chiama ‘numero oscuro’: alcune vittime non denunciano perché non si fidano della polizia, hanno paura di ritorsioni o pensano che la denuncia non serva a nulla. Esistono 2 tipi di reati: i reati senza vittima (consumo di droga o giochi d’azzardo, non c’è una vittima diretta che può denunciare); i reati con vittima identificabile (furto in un negozio o una rapina, vengono denunciati più facilmente). Diversi fattori influenzano le denunce: gravità del danno, se il furto è piccolo molti non denunciano; fiducia nella polizia, le persone pensano che la polizia non farà nulla e non denunciano; copertura assicurativa: chi ha un’assicurazione denuncia più spesso. In sintesi, i motivi per cui le vittime non denunciano i crimini possono essere pratici (perdita di tempo), psicologici (paura o sfiducia) o economici (basso valore del danno). 4. L’etichettamento. Le persone possono essere punite per azioni devianti che non hanno commesso. Una ricerca negli USA (Piliavin e Briar) mostra che di fronte allo stesso comportamento illegale gli agenti arrestavano più spesso individui il cui modo di vestire, camminare o agire lì irritava. La persona viene etichettata deviante in seguito ad un’elaborazione compiuta da un apparato burocratico (ospedale psichiatrico, tribunale). Spesso il processo di etichettamento avviene in molto tempo. I criminali minori possono essere individuati a scuola, affidati alla polizia, processati da un tribunale minorile e inviati in riformatorio. A volte l’etichettamento avviene con un processo informale, come lo stereotipo del genio pazzo: creatività è instabilità mentale sono collegate (pensiero della letteratura romantica), definendo un personaggio positivo. I mezzi di comunicazione di massa sono determinanti nell'etichettare i devianti. 5. La stigmatizzazione. Uno stigma è la caratteristica di una persona di un gruppo considerato un difetto, suscita tentativi di punire, isolare o degradare i suoi portatori. Una volta definito deviante si subiscono punizioni come la freddezza, ma anche l’internamento in una struttura reclusiva. Altri stigmi vengono applicati a chi ha handicap fisici: ciechi e disabili vengono trattati in modo diverso dalle persone normali. Si sopravvaluta e sottovaluta il comportamento della persona stigmatizzata, viene invasa la privacy fissando o avviando conversazioni inopportune con loro. La reazione ad essere stigmatizzato deviante dipende da come la persona accetta l’identità che gli viene assegnata. Se un individuo rimane intrappolato in un’immagine deviante, si definisce segregazione di ruolo (Schur). Questa segregazione sarebbe stata uno psicologico finale di una carriera deviante e la sua misura dipende da come le altre persone trattano l’individuo deviante. Gli atteggiamenti di famiglia, amici e datori di lavoro influenzano come persone accettano l’identità deviante e la segregazione di ruolo. A volte gli individui negano di essere devianti o neutralizzano l’etichettamento ammettendo di aver commesso il fatto, giustificandolo. L’accettazione dello stigma dipende da fattori come frequenza, durata e intensità, resistenza alla segregazione di ruolo. 6. La dimensione collettiva della devianza. Matza: gran parte della devianza è collettiva. I singoli atti di devianza si integrano in un modello di comportamento adottato da più persone. Si può sviluppare fino a diventare vera e propria subcultura deviante: se accade, ricava le norme dalla cultura complessiva e le capovolge; la condotta deviante è appropriata in base agli standard della subcultura, perché inappropriata secondo le norme della cultura complessiva. Se la devianza diventa collettiva cambia l’atteggiamento della società nei suoi confronti: prima deviante, si trasforma in comportamento diverso e accettato. Il controllo sociale: è l’insieme di valori, norme sanzioni vigente in una società. Serve a prevenire, punire o riportare alla norma i comportamenti devianti. Parsons, 1951 descrive tre metodi di controllo sociale: 1) L’isolamento, tiene lontano il deviante degli altri e non prevede tentativi di riabilitazione. In questo modo, nelle regioni vengono trattati i criminali più pericolosi. 2) L’allontanamento limita i contatti del deviante, Non Lo isola dalla società a cui può rientrare dopo un certo periodo di tempo. Questo succede nel ricovero temporaneo in un ospedale psichiatrico. 3) La riabilitazione è un processo che aiuta i devianti a reintegrasi nella società. Questo si può trovare nei programmi di recupero nelle carceri, attività di gruppi come alcolisti anonimi, psicoterapie. Controllo informale. Se le persone vicino al trasgressore esprimono la propria disapprovazione, esercitano controlli informali. Critica, derisione e ostracismo scoraggio la devianza. Crosbie, 1975, elenca 4 tipi di controllo informale: Da ricompense sociali che incoraggiano e premiano la conformità (sorrisi, cenni di approvazione, avanzamenti di carriera) Le censure scoraggiano e cercano di far cessare i comportamenti devianti (cenni di disapprovazione, critiche, minacce). La persuasione riporta alla norma i devianti. La ridefinizione delle norme è una forma di controllo sociale più complessa: quello che prima era considerato deviante, ora non lo è più. Controllo formale. Il controllo sociale informale viene esercitato da organizzazioni che hanno la funzione di rifare rispettare la conformità. Polizia, tribunale, ospedale psichiatrici. Si trovano tre fasi distinte e successive di trattamento della devianza: ❖ Polizia. Il processo di controllo formale consiste solitamente un incontro tra un agente di polizia e la persona sospettata di aver violato una legge. Gli agenti, che devono affrontare dei pericoli imprevedibili e danno una posizione di autorità sui cittadini, sviluppano una mentalità professionale che li porta a considerare gli indizi simbolici (abbigliamento trasandato, ostilità) per determinare il trattamento di un sospettato. L’agente di polizia ha una massima libertà di iniziativa nello svolgimento del proprio lavoro. La procedura penale inizia con l’arresto. L’età, l’etnia, la classe sociale, il genere è il comportamento di un sospettato in influiscono sulla decisione della polizia. ❖ L ❖ I tribunali. Dopo l’arresto si entra nel sistema processuale. Molti casi, a causa della mancanza di tempo necessario a esaminare accuratamente ogni caso, vengono risolti fuori dall’aula del tribunale attraverso procedure extragiudiziali da cui atteggiamento della pena. Nel patteggiamento l’accusato si dichiara colpevole e accetta una pena meno pesante, riducendo le incertezze e le spese del rito processuale completo. Con patteggiamento tutte le parti in causa ne traggono vantaggio: l’accusato risparmia tempo e denaro; gli avvocati vengono esonerati dal lavoro più difficile, sostenere in dibattito, e possono soddisfare i clienti per i quali ottengono una pena inferiore a quella prevista; per i tribunali è uno strumento per accelerare i tempi, evitando il sovraccarico di lunghi e costo sui processi. ❖ È ❖ Il sistema penitenziario. Normalmente la vena per aver commesso un crimine consiste in un periodo di detenzione in carcere: il condannato viene arrivato di libertà, beni e servizi, relazioni eterosessuali, autonomia e sicurezza, entra a far parte di un nuovo sistema sociale. Uno studioso che sistemi penitenziari, Garabedian, 1963, classifica detenuti in cinque categorie, base alla verti partecipazione ai programmi di recupero, al rapporto con gli altri detenuti e il personale carcerario: ▪ Gli inquadrati= detenuti partecipano ai programmi di recupero e hanno contatti con il personale; ▪ I politici= detenuti partecipano ai programmi di recupero, hanno contatti con personale e altri detenuti; ▪ I tipi tosti= detenuti non partecipano ai programmi di recupero, non hanno contatti con il personale; ▪ I fuorilegge= non partecipano ai programmi di recupero, non hanno contatti con personale o detenuti; ▪ Gli indecisi= detenuti con atteggiamenti che non sono costanti. Tre attori, polizia, tribunali, sistema penitenziario, sono accomunati dall’interazione tra devianti e addetti al controllo sociale. La polizia agisce con i sospettati; in tribunale interazione avviene tra l’accusato, il giudice e gli avvocati; l’esperienza del carcere si basa su una serie di interazioni del detenuto con un ampio prigionieri e il personale. La devianza è sempre un rapporto a doppio senso: che gli agenti del controllo sociale interagiscono nel determinare l’esito del processo. Il futuro della devianza. Nel corso degli ultimi decenni si è assistito a un allentamento di molte regole, soprattutto quelle che regolano il comportamento morale e privato. Questa tendenza non deve interrompersi. Lo stesso tempo vengono promosse nuove crociate che portano a creare nuove regole e nuovi di devianza: l’uso di marijuana diventa più tollerato, il fumo di sigarette e di meno; la crescita dei problemi ecologici porta a nuove leggi e nuove forme di devianza. Un settore prodotto delle nuove leggi e la crescita della burocrazia: per formulare norme regolamenti per farli rispettare si creano organizzazioni di vario tipo. La burocrazia è il bersaglio privilegiato che combatte per la difesa delle libertà personali. In America e l’Europa, molte associazioni cercano di opporsi all’intrusione del governo, banche, imprese nella vita privata dei cittadini. Questo ha portato alla creazione di nuove regole che stabiliscono se, quando e come la burocrazia può interferire con la sfera personale. L’applicazione di queste regole è stata affidata a una nuova burocrazia. DISUGUAGLIANZA, STRATIFICAZIONE E CLASSI SOCIALI – 9 Disuguaglianza: condizione in cui si trovano individui che non godono delle stesse possibilità di altri nell’accesso a ricompense sociali come denaro, potere e prestigio; Stratificazione: risultato della trasmissione di disuguaglianze nelle generazioni, formando strati sociali; Classe sociale: gruppo il cui accesso a ricchezza, potere e prestigio è diverso da quello di altri gruppi. A volte in base alla posizione sociale le classi si trasformano in gruppi politici. La disuguaglianza è universale? La disuguaglianza esiste in tutte le società, anche primitive e comunitarie, assegnando status diversi in base alle caratteristiche prioritarie di ciascuna: bellezza, coraggio, conoscenza della religione. Le differenze di status sono rappresentate in vari modi: i primitivi usavano segni sul corpo, società più complesse decorazioni o uniformi. Chi possiede caratteristiche desiderabili riceve maggior rispetto. o Variabilità della disuguaglianza. La disuguaglianza è più visibile in società grandi e complesse. Gerhard Lenski, 1970, ha confrontato la società in base alle forme di disuguaglianza: società di caccia e raccolta: disuguaglianza minore, lavoro diviso per età e genere, gli anziani si occupano dei bambini piccoli, le donne della raccolta e preparazione di vegetali, gli uomini di caccia e guerra; società articole dipendono da una tecnologia agricola primitiva, maggiore grado di disuguaglianza: l’eventuale surplus prodotto viene diviso tra i membri del gruppo in base alle decisioni di un’unica persona che può privilegiare alcuni rispetto ad altri, distribuendo in modo disuguale la ricchezza. I ruoli di leader, politico, mercante e sacerdote sono ruoli a tempo pieno, chi li ricopre acquisisce più potere e ricchezza. Il livello più alto di disuguaglianza è nelle società agricole: i progressi delle tecniche di coltivazione (irrigazione e aratro) fanno incrementare la produzione di cibo, rendendo possibile la sussistenza di una comunità numerosa in un territorio limitato. Gli individui che coprono ruoli specializzati (capi politici, sacerdoti) sono in posizione di vantaggio, il potere si può concentrare nelle mani di un capo spirituale o un monarca ereditario. Le risorse sono più vaste rispetto alle precedenti ed emergono individui, famiglie che si assicurano il controllo dei latifondi e della ricchezza prodotta dai contadini a cui cedono l’uso della terra. I funzionari del governo hanno più potere perché controllano una più attività. Società industriali: disuguaglianza minore, anche se sono più complesse. Nella società industriale e soprattutto democratiche il potere è meno concentrato: gruppi come partiti politici, sindacati e associazioni competono tra loro per esercitare la propria influenza. Sono marcate le disuguaglianze in termini di reddito. o Persistenza della disuguaglianza. La disuguaglianza resiste al cambiamento. La natura della disuguaglianza. Ci sono visioni contrastanti sulla definizione e cause della disuguaglianza. Le teorie funzionaliste. Durkheim fornisce una delle prime spiegazioni della disuguaglianza sociale: a) Le società considerano alcune finalità più importanti di altre (alcune la ricchezza religiosa, altri quella materiale). Le funzioni sociali possono essere ordinate secondo una gerarchia, in base al valore attribuito. b) Tutti hanno capacità individuali diverse: alcuni hanno doti naturali superiori ad altri. L’istruzione ricevuta accentua queste differenze. Per far prosperare una società è necessario che gli individui più dotati svolgano funzioni più importanti, offrendogli ricompense adeguate. Le funzioni sociali più importanti variano in base alla società, ma alcune (religione, governo, tecnologia) sono fondamentali ovunque. c) La religione svolge una funzione chiave, la società dipende da essa per creare principi e valori comuni. I capi religiosi interpretano il significato di vita e morte, elaborano il codice morale che i fedeli devono seguire per ottenere la salvezza; ricevono ricompense maggiori rispetto alle persone comuni. Non sono ricompense di ricchezza, ma rispetto e considerazione sociale. d) La funzione di governo è importante: chi governa esercita potere, che costituisce in sé una ricompensa e consente anche l’acquisizione di ricchezza e prestigio sociale. e) Funzione sociale della tecnologia: i tecnici con competenze specifiche in più campi (civile, militare, produttivo) ricopre una posizione che richiede un apprendimento lungo e faticoso, premiato da ricompense sociali maggiori rispetto alle altre posizioni. Le teorie del conflitto. Contro le tesi funzionaliste che giustificano lo status quo. La disuguaglianza esiste perchè chi controlla le risorse più importanti (ricchezza e potere) conserva i propri privilegi. ❖ Marx. La storia umana si divide in fasi caratterizzate da diversi modi di produzione. Nel capitalismo illa produzione si basa sull’industria: i proprietari di fabbriche danno ai lavoratori un salario che essi usano per acquistare beni e servizi che necessitano. In ogni società esiste una classe dominante che controlla i mezzi di produzione e le condizioni di vita di una classe subordinata, esclusa dalla proprietà dei mezzi. Nella società capitalista la borghesia (proprietaria di fabbriche) domina sul proletariato (coloro che possiedono solo la prole). Le classi principali possono essere divise a proprio interno (dentro la borghesia, i commercianti si separano dagli industriali). Il sottoproletariato è costituito da criminali, mendicanti, alcolisti e simili, emarginati dalla società. Secondo Marx il rapporto tra classe dominante e classe subordinata è fondato sullo sfruttamento. Nel sistema capitalista i mezzi di produzione assumono la forma di capitale (fabbriche, macchine, risorse finanziarie); i detentori del capitale acquistano la forza lavoro dagli operai, la applicano alle materie prime che vengono trasformate in merci. Dalle merci il capitalista ricava un profitto e le vende a un prezzo superiore al loro costo di produzione. Il profitto è il plusvalore creato dal lavoro degli operai. Prezzo del prodotto = costo materie prime e macchine + salario dei lavoratori + profitto dei proprietari dei mezzi di produzione: plusvalore. Secondo le previsioni di Marx i lavoratori avrebbero capito che il valore da essi aggiunto al prodotto viene intascato dai capitalisti e di essere stati sfruttati. Questo genera un conflitto ampio, peggiorando la condizione degli operai e arricchendo la borghesia. Il conflitto avrebbe portato una rivoluzione mondiale, distrutto il capitalismo e condotto al socialismo: lo Stato controlla l’economia per eliminare le disuguaglianze e garantire il benessere di tutti. Con il tempo lo Stato dovrebbe estinuguersi e lasciare spazio a una società senza classi, sfruttamento e oppressione; abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione e il profitto individuale si crea una società più giusta, basata sulla cooperazione e non sulla competizione. Queste previsioni non si sono avverate: il proletariato si è diversificato, il settore ha avuto una grande espansione e i lavoratori di questo settore, pur essendo dipendenti salariati, non si identificano con la classe operaia. I lavoratori non manuali, detti colletti bianchi, sono figure professionali come segretari e ingegneri che vogliono formare un’alleanza con i capi capitalisti per ricevere salari superiori. I governi e i capitalisti sono diventati più sensibili alle esigenze e le richieste dei lavoratori in seguito a pressioni politiche e rivendicazioni sindacali. ❖ Michels. Critica il modello di Marx: non condivide l’idea che le relazioni economiche siano alla base del conflitto tra le classi. Robert Michels, 1911, sostiene che se un’organizzazione supera certe dimensioni si sviluppa al suo interno un'oligarchia (governata da pochi). Principio della legge ferrea dell’oligarchia: La concentrazione del potere è determinata dalla struttura dell’organizzazione: in un gruppo numeroso non tutti riescono a discutere e agire in prima persona: vengono delegate queste responsabilità ad alcuni capi che godono del potere che ne deriva. Michels sostiene che la democrazia è illusione perché, anche se inizialmente il potere appartiene al popolo, col tempo si forma un’élite dominante; quando un gruppo organizza la società (partiti politici, governi) si creano leadership separata dalla massa, difficili da sostituire; anche se il socialismo vuole abolire le classi, una nuova Élite sostituirà la vecchia e continuerà ad avere il potere; inizialmente i leader sono spontanei e gratuiti, poi si professionalizzano e consolidano la loro posizione, creando una leadership stabile e irrimovibile. Indipendentemente dall’ideologia ogni organizzazione sarà governata da una minoranza: è impossibile una società senza classi, democratica. ❖ Dahrendorf. Ralf Dahrendorf sostiene che il conflitto di classe non deriva dalle relazioni economiche, ma dalla distribuzione disuguale dell’autorità. I conflitti possono nascere in qualsiasi organizzazione (esercito, università, ospedali) in cui siano presenti persone investite di autorità e subordinati. La teoria di Weber. La situazione di mercato è: gli individui possiedono capacità professionali che sul mercato del lavoro offrono loro accesso a determinati redditi, condizioni occupazionali e opportunità di carriera. Max Weber (1922) sostiene che la società non è divisa solo tra chi possiede i mezzi di produzione e chi lavora per loro (dimensione economica), ma esistono tre dimensioni della stratificazione sociale: 1. Classe. Determinata dalla posizione economica e dalle opportunità di reddito. Un imprenditore, un operaio hanno opportunità economiche diverse; 2. Status (prestigio sociale). È basata sul riconoscimento, stima, prestigio sociale, reputazione. Un professore universitario potrebbe avere un alto prestigio sociale, ma un reddito inferiore di un imprenditore; le differenze di status formano gruppi sociali chiamati ceti. I membri di un ceto hanno uno stile di vita caratteristico, parlano in modo simile, si vestono nello stesso modo e frequentano gli stessi ambienti. 3. Potere (influenza politica e sociale). È la capacità di influenzare decisioni politiche ed economiche. Potere= capacità di un individuo o gruppo di far valere la propria volontà anche di fronte all’opposizione di altri. Sindacati, associazioni. Un politico può non essere ricco, ma avere un grande potere decisionale. La stratificazione sociale non dipende solo dalla ricchezza, ma anche dal tipo di lavoro, dal prestigio sociale e dal potere politico, fattori che influenzano le opportunità di vita e determinano le dinamiche sociali. Per suddividere le occupazioni in classi bisogna considerare la situazione di lavoro e la situazione di mercato. Situazione di lavoro: posizione che gli individui occupano nel processo lavorativo, divisione di compiti e della gerarchia organizzativa; lavoratori dipendenti e non (prendono direttive da altri o gestiscono da sé il lavoro). Situazione di mercato: l’insieme delle ricompense materiali e non che si ricevono per il lavoro svolto; Da queste caratteristiche si ottiene lo schema di classe neoweberiano che ha diverse versioni: SCHEMA A 3 POSIZIONI/CLASSI SCHEMA A 6 POSIZIONI/CLASSI SCHEMA A 12 POSIZIONI/CLASSI 1 Borghesia: lavoratori dipendenti 1. Borghesia: imprenditori; ruoli 1. Imprenditori e indipendenti in posizione di leadership nell’economia. 2. Liberi professionisti direttiva, ricevono ricompense 3. Dirigenti grandi di reddito, prestigio e potere; chi possiede capitali e mezzi di produzione. 2 Classi medie: impiegati, 2. Classe media impiegatizia: 4. Impiegati di concetto lavoratori qualificati e con discreta impiegati pubblici e privati. (Qualifica medio-Alta, stabilità economica dipendenti non manuali) 5. Impiegati esecutivi (Qualifica Medio-Bassa, Dipendenti non manuali) 3. Piccola borghesia urbana: 6. Artigiani e commercianti con commercianti, artigiani, piccoli dipendenti. imprenditori. 7. Artigiani e commercianti senza dipendenti. 4. Piccola borghesia agricola: 8. Proprietari agricoli con proprietari terrieri di piccole essenza dipendenti dimensioni che lavorano (Coltivatori diretti) direttamente la terra 3 Classe operaia: lavoratori diretti 1. Classe operaia urbana: operai 9. Operai qualificati, Industria e totalmente da altri, soprattutto dell’industria/settore terziario terziario. manuali 10. Operai comuni industriali 11. Operai dei servizi (Bassa qualificazione nel terziario) 2. Classe operaia agricola: 12. Braccianti: Lavoratori braccianti e lavoratori dipendenti nel settore agricolo dipendenti nel settore agricolo La teoria di Warner. La teoria esaminate sostengono che diseguaglianza e stratificazione sociale sono i risultati di fattori economici e sociali reali. W. Lloyd Warner, basa la sua teoria sulla posizione sociale attribuita da altri. Una teoria che si basa sul metodo reputazionale: l’appartenenza di una persona a una particolare classe in base alla posizione assegnata da altri membri della comunità. Nei suoi studi negli anni 30 e 40 nella comunità yankee city, Warner identificò 6 diverse classi sociali: classe superiore, classe media e classe inferiore, ognuna ulteriormente suddivisa internamente in 2 classi: ▪ Upper-upper: persone molto ricche, appartenenza familiare di prestigio); ▪ Lower-upper: persone molto ricche, senza appartenenza familiare di prestigio; gli arricchiti) ▪ Upper-middle: professionisti e imprenditori con redditi elevati; ▪ Lower-middle: impiegati e colletti bianchi; ▪ Upper-lower: operai e lavoratori manuali; ▪ Lower-lower: poveri ed emarginati (sottoproletariato di Marx). Osservazioni conclusive. Le divergenze più profonde si riscontrano tra le tesi funzionaliste (disuguaglianza= prodotta di un processo sociale razionale) e quelle conflittualiste (disuguaglianza scaturita dall’azione dei gruppi dominanti che tutelano i propri interessi, lo status quo). Alcuni studiosi ipotizzano una progressiva attenuazione delle differenze di classe; altri vedono una crescente accentuazione della differenza di classe, con una borghesia sempre più ristretta e proletariato sempre più ampio, portando alla scomparsa delle classi medie. Giddens, 2007, propone uno schema di classe che rispecchia meglio la situazione attuale delle società post industriali. È un quadro generale, le differenze possono essere considerevoli. Esistono tre classi principali: Specialisti di tecnologie dell’informazione e altre tecnologie avanzate; Wired workers: lavoratori cablati, usano il computer per gran parte della giornata, ma non sono specialisti di tecnologie dell’informazione (operatori esecutivi al computer); Big Mac workers: allude ai dipendenti di McDonald’s, lavoratori a bassa qualificazione del terziario. Sono classi nuove rispetto a quelle tipiche della società industriali, con una consistenza che si aggira intorno al 20% della popolazione, insieme formano il 60%. Per l’classe operaia industriale si attesta intorno al 15%. Classi e mobilità sociale. Classi e stili di vita. L’appartenenza di classe influisce sulla speranza di vita, vita familiare e tempo libero: ❖ Speranza di vita. Prima della rivoluzione industriale non esisteva correlazione tra appartenenza di classe e durata media della vita. Il tasso di mortalità era simile per tutte le classi. Con la rivoluzione industriale e le nuove classi sociali si manifestano differenze nei tassi di mortalità. Le classi inferiori accedono ad alloggi, condizioni igieniche, cure mediche scadenti rispetto alle classi superiori e presentano tassi di mortalità più alti. Oggi nella maggior parte dei paesi il divario sulla durata media della vita sta diminuendo, anche le classi meno agiate godono di alimentazione migliore e hanno più facile accesso ai servizi sanitari. ❖ Vita familiare. L’appartenenza di classe influisce sul modo in cui nelle famiglie vengono divise mansioni domestiche quotidiane. Nella comunicazione le coppie delle classi inferiori non credono a manifestare i sentimenti rispetto a quelle delle classi superiori; mancanza di comunicazione può accrescere il conflitto e la violenza coniugale. Le classi inferiori tendono a organizzare la propria vita intorno alla famiglia più delle classi superiori, che hanno rapporti con gli amici. Gli atteggiamenti verso matrimonio e sesso sono molto diversi: i maschi delle classi inferiori non condividono l’idea di fedeltà coniugale e preferiscono le relazioni extraconiugali per l’appagamento sessuale rispetto ai maschi delle classi superiori. ❖ Tempo libero. Le classi superiori assistono a manifestazioni artistiche più spesso rispetto ai membri delle classi inferiori (cinema, teatro, concerti, gallerie d’arte e musei, libri). Gli appartenenti alla classe superiori praticano più sport, nelle classi inferiori preferiscono l’intrattenimento passivo, specialmente la TV. La diversità dei comportamenti ha ragioni diverse. La prima ragione è economica: classi elevate possono frequentare sport, forme di spettacolo più dispendiose; le persone con istruzione universitaria coltivano interessi culturali più sviluppati e approfonditi. Alcune differenze di classe nell’uso del tempo libero possono essere determinate dal tipo di amici che si frequentano. L’amicizia sul lavoro si sviluppa lungo linee di classe (dirigenti amici con dirigenti, operai gli operai, rimanendo separati in attività ricreative). L’attribuzione dello status. Come giudichiamo gli altri? Nock e Rossi, 1988: Su alcune schede vengono descritte le caratteristiche acquisite di una coppia immaginaria, come occupazione e livello di istruzione, su altre schede descritte le caratteristiche ascritte, come origine etnica o occupazione/livello d’istruzione del padre. L’occupazione del marito (caratteristica acquisita) veniva considerata più importante, fattore meno importante era a livello di istruzione del padre della moglie (a scritta). L’origine etnica, ascritta, appariva importante solo se non erano note altre caratteristiche come l’occupazione o il livello di istruzione. I tratti ascritti hanno meno importanza di quelli acquisiti, ma influenzano i giudizi. Il lavoro e il livello di istruzione del marito erano doppiamente importante rispetto a quello della moglie, che comunque avevano un loro peso nella collocazione sociale della coppia. La mobilità individuale. La mobilità individuale sono i cambiamenti di posizione di un individuo all’interno del sistema di stratificazione. Cambiamenti che possono avvenire in seguito a processi diversi: Mobilità orizzontale o verticale. La mobilità orizzontale è un cambiamento di posizione che non influisce sullo status sociale. (Una persona che passa dalla vendita di immobili alla vendita di polizze assicurative, cambia lavoro, non status sociale). La mobilità verticale indica un cambiamento in cui ci si trova in una posizione sociale superiore (mobilità ascendente) o inferiore (mobilità discendente) a quella originaria. Riorganizzazione della struttura sociale. La struttura di una società può cambiare offrendo più opportunità di mobilità. Negli ultimi anni l’industria dei computer e dell’elettronica ha avuto bisogno di programmatori e tecnici specializzati a cui offriva grande retribuzione. Nelle società sviluppate aumentano le persone occupate nei servizi e diminuiscono quelle che svolgono lavoro manuali nell’industria. Introduzione del nuovo sistema di stratificazione. La struttura del sistema di stratificazione può essere modificata in modo radicale. Sono trasformazioni non rapide, ma graduali in un arco di tempo lungo, com’è stato con la nascita della società industriale moderna e la progressiva scomparsa del sistema feudale. La mobilità collettiva. Per completare la visione sui sistemi di stratificazione sociale bisogna esaminare la mobilità di gruppi e classi: mobilità collettiva. Prevalenza della mobilità collettiva o individuale dipende se il predominio sociale è lo status ascritto o acquisito. Status ascritto, caratteristiche come: età, genere, famiglia di appartenenza, etnia, luogo di origine. Status acquisito, prestazioni della persona: ottenere una laurea. ❖ Nelle società che privilegiano lo status ascritto la mobilità tende ad essere collettiva. La posizione sociale è definita da fattori di nascita appartenenza e rimane immutabile, non esiste mobilità sociale individuale; ❖ Nelle società che privilegiano lo status acquisito mobilità tende ad essere individuale. La posizione sociale si conquista attraverso i risultati personali: istruzione, lavoro, competenze e capacità. In alcuni casi gli status ascritti generano grandi discriminazioni che bloccano la mobilità individuale: alcuni gruppi si battono per ottenere una mobilità collettiva che compensi il fatto che lo status ascritto nasconda le prestazioni individuali (movimenti femminista, diritti civili). Gli effetti dello status ascritto possono essere modificati attraverso l’impegno collettivo. (India vs America). Coscienza di classe e conflitto. I membri delle classi superiori tendono a scegliere i candidati più conservatori, gli appartenenti alla classe inferiore appoggiano i candidati progressisti: i membri riconoscono i partiti politici in sintonia con i loro interessi: i politici progressisti appoggiano programmi di assistenza di cui beneficiano le classi subordinate; le classi superiori traggono vantaggi dei programmi dei conservatori che alleggeriscono la pressione fiscale e stimolano gli investimenti. Questo rapporto tra appartenenza di classe e orientamento politico non è sempre diretto e lineare, tende a indebolirsi nelle società contemporanee, la società è influenzata da fattori ideologici, culturali, religiosi, etnici. La povertà. Esistono due modi di definire la povertà. 1) Povertà assoluta: una persona non è in grado di provvedere ai propri bisogni di base (cibo, vestiario, alloggio). I governi e altre istituzioni possono stabilire una linea di povertà ufficiale che individua standard fisso di sussistenza sotto il quale le persone vivono in estremo disagio economico. Sotto questa linea si trova l’area della povertà assoluta. 2) Povertà relativa: è uno standard variabile nel tempo in base al benessere degli altri. Il povero conta su risorse inferiori rispetto a quelle a disposizione della media della società in cui vive. Crescendo il tenore di vita medio, anche la linea della povertà relativa cresce. In Italia l’Istat calcola le linee di povertà assoluta e relativa in base alla spesa mensile familiare per consumi: ▪ la povertà assoluta viene calcolata in riferimento al valore monetario di un insieme di beni e servizi essenziali, aggiornata ogni anno in base alla variazione dei prezzi al consumo; ▪ La povertà relativa viene calcolata in base al consumo medio pro capite: povera è una famiglia di due persone con una spesa mensile per consumi pari o inferiori alla spesa media pro capite nazionale, ciascuna di esse consuma la metà o meno del consumatore medio. I poveri sono disoccupati o hanno un reddito insufficiente a soddisfare i bisogni di base. Oggi principale gruppi poveri sono gli stranieri emigrati e gli inabili al lavoro per ragioni di età, handicap o malattia. Altri poveri sono i senzatetto, abbandonati a causa al taglio dei programmi di assistenza sociale e sanitaria. Alcuni appartengono a gruppi di vagabondi, barboni e sbandati; altri rimangono senza lavoro, privi di altri sostegni, precipitano dalla situazione di sicurezza o benessere a una di povertà assoluta. I poveri, soffrono la mancanza di denaro e anche la stigmatizzazione che li considera inetti e indolenti: se sono poveri la colpa è loro; se lo volessero veramente potrebbero trovare lavoro e migliorare la propria situazione. Solitamente i ricchi danno queste spiegazioni, trascurando fattori economici come licenziamento o la cassa integrazione, principali cause di povertà. La logica colpevolizzante è pesante, molti poveri si ritengono responsabili della propria situazione: molti non richiedono i sussidi che gli spettano, convinti di non meritarli. L’aspirazione all’uguaglianza. La povertà è un problema sociale difficile da affrontare, resiste a tutti gli sforzi fatti per combatterla. L’uguaglianza e la parità di opportunità è uno dei principi su cui si reggono le società occidentali dai tempi della rivoluzione francese. Sarà possibile in futuro correggere alcuni tipi di diseguaglianza, ma la realizzazione di un’uguaglianza assoluta resterà un utopia: esisteranno sempre delle forme di disuguaglianza economica o sociale.

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