FORME DI STATO E FORMA DI GOVERNO PDF

Summary

This document discusses the forms of government in a liberal state, focusing on the constitutional monarchy. It explores its historical evolution and characteristics, including the separation of powers between the monarch and the parliament.

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# 1. Le forme di governo dello Stato liberale ## 1.1. La monarchia costituzionale Le forme di governo (→ P. I § II.1.1) conosciute dallo Stato liberale (→ P. I § II.1.5) sono la monarchia costituzionale, il governo parlamentare (che rappresenta l'evoluzione storica della prima) e, negli Stati Unit...

# 1. Le forme di governo dello Stato liberale ## 1.1. La monarchia costituzionale Le forme di governo (→ P. I § II.1.1) conosciute dallo Stato liberale (→ P. I § II.1.5) sono la monarchia costituzionale, il governo parlamentare (che rappresenta l'evoluzione storica della prima) e, negli Stati Uniti, la forma di governo presidenziale. La monarchia costituzionale è la forma di governo che si afferma nel passaggio dallo Stato assoluto allo Stato liberale (→ P. I § II.2.2). Infatti, essa nasce dapprima in Inghilterra, dopo le due rivoluzioni del 1649 e del 1688 determinate dalla reazione alle pretese assolutistiche degli Stuart, quando il Parlamento vede riconosciuti anche formalmente i suoi poteri che limitavano quelli del Re. Nell'Europa continentale si afferma più tardi, dopo la rivoluzione francese del 1789, e trova espressa disciplina nelle prime costituzioni liberali: le Costituzioni francesi del 1791 e del 1814, lo Statuto Albertino del 1848 (→ P. II § II.3.2), la Costituzione prussiana del 1850, la Costituzione dell'Impero tedesco del 1871. La monarchia costituzionale si caratterizza per la netta separazione dei poteri tra Re ed il Parlamento, titolari rispettivamente del potere esecutivo e del potere legislativo (→ P. 1 § II.5.1). Tra questi due centri di autorità non esisteva alcun tipo di raccordo anche se il Re restava titolare di prerogative che scaturivano dalla sua collocazione a vertice dello Stato, che gli consentivano di partecipare all'esercizio della funzione legislativa (attraverso la sanzione delle leggi approvate dal Parlamento) e della giurisdizionale (attraverso la nomina dei giudici ed il potere di concedere grazie e commutare pene). Inoltre, il monarca aveva il potere di nominare i ministri, che erano suoi diretti collaboratori (l'art. 65 dello Statuto Albertino recitava: "il Re nomina e revoca i suoi ministri"), nonché il potere di sciogliere anticipatamente la Camera elettiva del Parlamento, utilizzato allorché quest'ultimo esprimeva un orientamento politico contrario a quello del Re. Di contro, però, il Parlamento era il titolare del potere legislativo, con cui approvava le norme limitatrici dei poteri dell'amministrazione nonché i tributi. Ma le leggi non entravano in vigore senza il consenso del Re (la c.d. sanzione regia). La monarchia costituzionale si fondava perciò sull'equilibrio tra due centri di potere - il Re ed il Parlamento (→ P. II § II.3.2) – ciascuno dei quali si basava su un diverso principio di legittimazione politica e sull'appoggio di differenti classi sociali: il Re sul principio monarchico-ereditario, condiviso dalla nobiltà; il Parlamento sul principio elettivo, sia pure circoscritto ai cittadini abbienti e istruiti. Pertanto, il dualismo dei centri di autorità rifletteva un equilibrio sociale ed era destinato a mutare man mano che cambiava l'equilibrio e si rafforzava il ruolo sociale e politico della classe borghese, che trovava nel Parlamento la tutela dei suoi interessi. In questa prospettiva, si spiega la graduale evoluzione della monarchia costituzionale che, attraverso una serie di passaggi (consentiti dalla natura "flessibile" della costituzione: → P. II § II.3.2), si è trasformata in forma di governo parlamentare. Nel governo parlamentare, tra il Re ed il Parlamento si è inserito un terzo organo, il Governo, che ha acquisito progressivamente autonomia dal Re, cercando invece il consenso del Parlamento. Se il Governo, pur nominato dal Re, deve poi ottenere il voto favorevole del Parlamento sul bilancio annuale, sulle leggi tributarie e su quelle che servono al suo programma politico, è inevitabile che esso possa reggere solo se gode della "fiducia" del Parlamento stesso. Ciò che caratterizza la forma di governo parlamentare è appunto il rapporto di fiducia che lega il Governo al Parlamento, il quale può costringerlo alle dimissioni votando la sfiducia.

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