Fonia PDF - Quiz - Introduzione
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This document provides an introduction to the fundamental concepts of sound, including the characteristics of sound and the types of sound production, transmission, and perception. It also details the process of electronic sound transmission. The document also touches on the basics of electrical signals and the different types of transduction.
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FONIA 1 Sorgente: È un corpo vibrante che può essere rappresentato come un punto oscillante nel tempo, con un’ampiezza variabile. Ciclo: Si riferisce al completamento di un’oscillazione completa. Periodo: È il tempo necessario affinché un ciclo si completi. Frequenza: Indica il numero di...
FONIA 1 Sorgente: È un corpo vibrante che può essere rappresentato come un punto oscillante nel tempo, con un’ampiezza variabile. Ciclo: Si riferisce al completamento di un’oscillazione completa. Periodo: È il tempo necessario affinché un ciclo si completi. Frequenza: Indica il numero di cicli che si verificano in un secondo, misurato in Hertz (Hz). La frequenza è data dalla formula f = 1/T, dove T è il periodo. Ampiezza: Rappresenta la distanza tra il punto di massimo e il punto di minimo rispetto all’asse centrale dell’oscillazione. Oscillazione periodica: Un’oscillazione che si ripete a intervalli regolari, generando un suono con una precisa altezza. Oscillazione aperiodica: Un’oscillazione con cicli irregolari, che produce un suono senza altezza definibile. Mezzo di trasmissione: È necessario per propagare il suono, attraverso processi di compressione e rarefazione che generano onde sferiche. Velocità di propagazione: Dipende dal mezzo attraverso cui il suono si diffonde; ad esempio, nell’aria è di circa 340 m/s. Percezione sonora: L’ascoltatore riceve le vibrazioni e le traduce in sensazioni sonore. Caratteristiche del suono Le caratteristiche del suono si distinguono in: Soggettive: Riguardano la percezione umana. Oggettive: Si riferiscono agli aspetti misurabili del fenomeno sonoro. A ogni caratteristica soggettiva corrisponde un parametro oggettivo: Volume (Soggettiva): È la percezione dell’intensità sonora. La sua controparte oggettiva è l’ampiezza. Altezza (Soggettiva): È la percezione dell’intonazione di un suono. Corrisponde alla frequenza da un punto di vista oggettivo. Timbro (Soggettiva): Rappresenta il colore del suono, cioè ciò che lo distingue da altri suoni con la stessa altezza e intensità. La sua controparte oggettiva è lo spettro. Spettro udibile L’orecchio umano è in grado di percepire suoni con frequenze comprese tra 20 Hz e 20.000 Hz: Frequenze inferiori a 20 Hz sono definite subsoniche. Frequenze superiori a 20.000 Hz sono chiamate ultrasoniche. La catena sonora elettronica La catena sonora elettronica si suddivide in tre fasi principali: 1. Trasduttore/Generatore: Converte o genera segnali sonori. 2. Elaboratore: Modifica e gestisce il segnale audio. 3. Diffusore/Registratore: Diffonde il suono o lo registra. La trasduzione Trasduzione significa trasformare un fenomeno fisico in un altro. In audio, consiste nel convertire un’onda acustica in un segnale audio elettrico (o viceversa). Esistono tre principali tipi di trasduzione: 1. Dinamica 2. Piezoelettrica 3. A condensatore Trasduzione dinamica Basata sul principio dell’elettromagnetismo. Un diaframma è collegato a un avvolgimento di filo conduttore, immerso in un campo magnetico generato da un magnete permanente. Quando il diaframma si muove, produce una corrente elettrica in uscita a basso livello. È utilizzata in diversi tipi di microfoni, come i microfoni dinamici e i microfoni a nastro. Trasduzione piezoelettrica Sfrutta la vibrazione di un corpo per generare una corrente elettrica a basso livello. Si verifica in materiali piezoelettrici (ad esempio il quarzo), che: ◦ Generano una differenza di potenziale elettrico quando sono sottoposti a una deformazione meccanica. ◦ Rispondono meccanicamente a un campo elettrico, producendo una deformazione. Trasduzione a condensatore Si tratta di una trasduzione attiva, composta da: 1. Un trasduttore passivo che non richiede alimentazione. 2. Un circuito di pre-amplificazione, che invece necessita di alimentazione (ad esempio tramite la phantom power a +48V). Il livello di uscita è superiore rispetto a quello generato dalla trasduzione dinamica o piezoelettrica. I microfoni a condensatore richiedono meno preamplificazione rispetto ai microfoni dinamici, ma necessitano di corrente per effettuare sia la trasduzione sia la preamplificazione del segnale. Tensione e corrente elettrica Tensione La tensione (o differenza di potenziale) misura la pressione con cui gli elettroni vengono spinti attraverso un circuito, ed è espressa in Volt (V). Rappresenta la differenza di potenziale elettrico tra due punti di un circuito. Un aumento della tensione provoca un incremento nell’intensità della corrente elettrica. Corrente elettrica La corrente elettrica (o intensità) è il flusso di elettroni che attraversa un conduttore in un determinato intervallo di tempo, ed è misurata in Ampere (A). Esistono due tipi di corrente: 1. Continua (DC): ▪ Il flusso degli elettroni è unidirezionale e ha una polarità definita (ad esempio quella delle batterie). 2. Alternata (AC): ▪ Il flusso degli elettroni cambia direzione periodicamente. ▪ Viene convertita in corrente continua tramite un trasformatore, come avviene per i caricabatterie dei telefoni. ▪ È più semplice da trasportare rispetto alla corrente continua. Il segnale audio Esistono due tipologie di segnale audio: 1. Analogico: ◦ I contenuti sono "analoghi" a quelli dell’onda acustica originale. ◦ Presenta una variazione continua di ampiezza e frequenza nel tempo. 2. Digitale: ◦ Deriva da una conversione analogico-digitale (A/D), in cui l’onda analogica viene trasformata in una sequenza di dati binari. ◦ La forma d’onda viene ricostruita in bit grazie a specifici convertitori. Frequenza di campionamento (Sample Rate) Il sample rate indica quante volte al secondo viene "campionata" un’onda analogica per convertirla in dati digitali. È un parametro fondamentale nella conversione A/D. Segnale audio analogico I segnali analogici si classificano in base alla tensione e alla corrente: 1. Segnale microfonico: ◦ Tensione: decine di milliVolt. ◦ Corrente: pochi milliAmpere. ◦ Generato da trasduttori passivi, come microfoni dinamici, microfoni a nastro o i magneti delle chitarre elettriche. 2. Segnale di linea: ◦ Tensione: centinaia di milliVolt. ◦ Corrente: pochi milliAmpere. ◦ Generato da trasduttori attivi, come microfoni a condensatore, sintetizzatori e tastiere. 3. Segnale di potenza: ◦ Tensione: decine o centinaia di Volt. ◦ Corrente: fino a diversi Ampere. ◦ Generato all’uscita di amplificatori. È indispensabile per far funzionare gli altoparlanti, grazie al suo elevato range di tensione e corrente. Amplificatore di potenza Riceve in ingresso un segnale di linea e lo trasforma in un segnale di potenza, incrementando sia il livello di tensione che di corrente. La potenza (espressa in Watt, P(W)) è calcolata come: P=V×A Tipologie di casse: 1. Casse attive: ◦ Hanno un amplificatore di potenza integrato. 2. Casse passive: ◦ Richiedono un amplificatore di potenza esterno, che di solito offre maggiore potenza rispetto a quello integrato. FONIA 2 Il segnale sbilanciato La maggior parte dei dispositivi audio produce un segnale sbilanciato, che viaggia su due poli: 3. Massa: ▪ Polo con tensione pari a 0 Volt. ▪ Funziona come potenziale di riferimento e offre protezione per il polo positivo. 2. Polo positivo: ▪ Ha una carica diversa da zero. ▪ In corrente continua (DC) ha una carica positiva. ▪ In corrente alternata (AC) la carica si alterna tra positiva e negativa. Nei segnali sbilanciati i due poli non hanno lo stesso potenziale, rendendoli vulnerabili ai disturbi esterni. Disturbi e schermatura Il segnale sbilanciato è sensibile ai disturbi esterni. ◦ L’entità del disturbo dipende dal tipo di segnale. Per ridurre i disturbi, si utilizzano cavi schermati, composti da: ◦ Guaina: Protegge dagli urti, ideale per utilizzi live. ◦ Schermo: Una maglia di rame che protegge il conduttore centrale dai disturbi. Più è fitta, maggiore è la protezione. ◦ Isolante: Garantisce separazione tra lo schermo e il conduttore centrale. ◦ Conduttore centrale: Trasporta il segnale (polo positivo). Nei cavi schermati coassiali a 2 poli: ◦ Il polo positivo è detto “caldo.” ◦ La massa funge da protezione contro i disturbi, chiamata anche "ground". Rapporto Segnale/Rumore (SNR) Nonostante la schermatura, alcuni disturbi possono ancora essere presenti. La qualità del segnale viene analizzata attraverso il Rapporto Segnale/Rumore (SNR): ◦ Indica il livello di dinamica del segnale rispetto al rumore di fondo. Sensibilità ai disturbi Segnale microfonico: ◦ Molto soggetto a disturbi. ◦ Scarso rapporto SNR. Segnale di linea: ◦ Poco sensibile ai disturbi. ◦ Buon rapporto SNR. Segnale di potenza: ◦ Praticamente immune ai disturbi. ◦ Ottimo rapporto SNR. Il segnale bilanciato La maggior parte dei dispositivi audio utilizza segnali sbilanciati, che generalmente sono adeguati grazie alle schermature. Tuttavia, il problema del rumore generato dalle interferenze esterne durante il trasporto del segnale può essere risolto mediante il bilanciamento del segnale. Caratteristiche del segnale bilanciato Viaggia su tre poli: 3. Polo positivo (Hot): Trasporta il segnale originale. 4. Polo negativo (Cold): Trasporta lo stesso segnale, ma con fase invertita. 5. Massa: Schermatura per proteggere i poli positivi e negativi. Bilanciamento: 1. Significa che i segnali sui poli positivo e negativo sono simmetrici rispetto alla massa. 2. Le interferenze esterne agiscono su entrambi i poli con la stessa intensità. 3. Quando il segnale raggiunge il dispositivo di destinazione, le interferenze vengono eliminate poiché i segnali in fase e controfase si annullano. Il bilanciamento del segnale viene effettuato: 1. Nella sorgente: Tramite un trasformatore o un circuito che converte il segnale sbilanciato in bilanciato. Trasformatori e circuiti di bilanciamento Trasformatore attivo: ◦ Richiede alimentazione per trasformare il segnale sbilanciato in bilanciato. Circuito passivo: ◦ Non necessita alimentazione. Entrambi combinano: Segnale in fase (Hot) + Segnale in controfase (Cold) = Nessun disturbo in uscita. Il segnale bilanciato offre un ottimo rapporto segnale/rumore (SNR). Cavo schermato coassiale a tre poli Struttura: 2. Schermatura in maglia di rame (Massa): Protegge dai disturbi esterni. 3. Polo positivo (Hot) e negativo (Cold): Sono intrecciati (twisted pair) per garantire un'equa esposizione ai disturbi e la loro cancellazione. Questo design rende il bilanciamento essenziale per il trasporto di segnali audio, soprattutto su lunghe distanze. Note importanti Segnale di potenza: Non richiede bilanciamento, grazie alla sua elevata intensità e resistenza ai disturbi. Bilanciamento di sorgenti non bilanciate: Esistono dispositivi appositi per convertire segnali sbilanciati in bilanciati quando necessario. DI-BOX (Direct Injection Box) La DI-Box è un dispositivo utilizzato per bilanciare il segnale di sorgenti sbilanciate, migliorando la qualità del trasporto e riducendo i disturbi. Tipologie di DI-Box 1. DI-Box passiva: ◦ Contiene un trasformatore di bilanciamento interno. ◦ Connessioni: ▪ Ingresso: Jack (per collegare sorgenti sbilanciate). ▪ Uscita: XLR (per trasmettere il segnale bilanciato). ◦ Non necessita alimentazione esterna. 2. DI-Box attiva: ◦ Richiede alimentazione, che può essere fornita: ▪ Tramite una batteria da 9V. ▪ Tramite Phantom Power (+48V). ◦ Offre un ottimo rapporto segnale/rumore (SNR). ◦ Nota: ▪ Se si utilizza un cavo sbilanciato tra la sorgente e la DI-Box, deve essere il più corto possibile (massimo 4-5 metri) per minimizzare i disturbi. Importanza della DI-Box Consente di bilanciare segnali sbilanciati, evitando interferenze esterne. Fondamentale in situazioni live o in studio, dove si utilizzano lunghe connessioni per trasportare i segnali audio. Sebbene i segnali di potenza non necessitino di bilanciamento, la DI-Box è essenziale per la gestione di segnali microfonici e di linea. Sezione del cavo La sezione del cavo indica la superficie del conduttore in rame, espressa in millimetri quadrati (mm²). Cavo biassiale di potenza (2 poli): I conduttori sono affiancati l’uno all’altro. Il dimensionamento della sezione dipende dalla potenza trasportata: ◦ 1,5 mm² per potenze minori di 100 W. ◦ 2,5 mm² per potenze comprese tra 100 W e 500 W. ◦ 4 mm² per potenze maggiori di 500 W. I principali connettori audio 1. XLR o Cannon (3 poli): ◦ Utilizzato per segnali bilanciati (analogici o digitali, come AES/EBU). ◦ Connessioni: ▪ Pin 1 = Massa (ground). ▪ Pin 2 = Positivo (Hot). ▪ Pin 3 = Negativo (Cold). 2. Jack TS (2 poli): ◦ Tip = Positivo. ◦ Sleeve = Massa (ground). ◦ Utilizzato per segnali analogici sbilanciati, come microfonici e di linea. ◦ Usato anche per segnali di potenza, ma solo per il collegamento tra testata e cassa in amplificatori per chitarra e basso. 3. Jack TRS (3 poli): ◦ Utilizzato per segnali analogici bilanciati, microfonici e di linea. ◦ Può essere usato per segnale di potenza nelle cuffie. ◦ Può trasportare: ▪ Segnale mono bilanciato: ▪ Tip = Positivo, ▪ Ring = Negativo, ▪ Sleeve = Massa. ▪ Segnale stereo bilanciato: ▪ Tip = Positivo (canale sinistro), ▪ Ring = Positivo (canale destro), ▪ Sleeve = Massa. 4. Pin Jack/RCA (2 poli): ◦ Cavo coassiale, i conduttori viaggiano sullo stesso asse. ◦ Utilizzato per segnali di linea, con una sola eccezione: i giradischi, che producono un segnale microfonico e si collegano a un'entrata phono. ◦ Può anche essere utilizzato per segnali digitali (es. S/PDIF). ◦ Connessioni: ▪ Tip = Positivo. ▪ Sleeve = Massa (ground). 5. Speakon (Multipolare, brevettato da Neutrik): ◦ Utilizzato per segnali di potenza nel live, ma non in studio. ◦ È multipolare, quindi può avere più poli per collegamenti a differenti tipi di diffusori. ◦ La connessione interna è ad avvitare, non a saldare. FONIA 3 Stereofonia La stereofonia è la tecnica che consente l'ascolto di un fronte sonoro che simula la disposizione spaziale delle sorgenti naturali. Obiettivo: percezione di spazialità e provenienza del suono. Per riprodurla elettricamente sono necessari: 1. Due diffusori. 2. Una distanza adeguata tra i diffusori. 3. Informazioni sonore diverse per ciascun diffusore. Dual-monofonia La dual-monofonia si verifica quando entrambi i diffusori riproducono informazioni identiche, senza differenziazione spaziale. Segnali stereofonici Per creare un'informazione stereofonica servono due segnali distinti, uno per il canale sinistro (Left) e uno per il canale destro (Right), che viaggiano attraverso connettori e conduttori separati. Monofonia La monofonia è la riproduzione del segnale stereofonico tramite un solo diffusore, riducendo la percezione di spazialità. Diffusione sonora La diffusione sonora è il processo che converte un segnale audio in pressione sonora mediante un sistema composto da: 1. Amplificatore di potenza. 2. Cassa acustica. Diffusore acustico (o cassa acustica) Il diffusore acustico è costituito da un cabinet in legno o plastica, che può contenere uno o più altoparlanti. Tipologie: ◦ Passiva: l'amplificatore di potenza è esterno. ◦ Attiva: l'amplificatore di potenza è integrato nel cabinet. Altoparlante L'altoparlante è un trasduttore che converte un segnale audio di potenza, fornito dall’amplificatore, in un’onda acustica. Caratteristiche principali: ◦ Disponibile in diverse dimensioni, ognuna delle quali influenza la dinamica e la risposta in frequenza. Componenti di un altoparlante 1. Woofer ◦ Dimensioni: medie o grandi. ◦ Frequenze: progettato per le basse frequenze. ◦ Variante: woofer coassiale con un tweeter integrato al centro. 2. Mid-range ◦ Dimensioni: medie o piccole. ◦ Frequenze: progettato per le medie frequenze. 3. Tweeter ◦ Dimensioni: piccole. ◦ Frequenze: progettato per le alte frequenze. ◦ Tipologie: ▪ A cupola: di forma sferica, il più comune nei monitor da studio. ▪ A nastro: delicato e più sensibile, utilizzato in monitor di alta qualità (es. Adam). ▪ A tromba: progettato per amplificare la diffusione delle alte frequenze, ideale per i live. Cross-over Il cross-over è un dispositivo elettronico progettato per separare un segnale audio a spettro pieno in due o più uscite, ciascuna dedicata a un intervallo specifico di frequenze. Funzionamento: utilizza una combinazione di filtri per escludere determinate porzioni dello spettro, favorendo altre. Tipologie: 1. Passivo ▪ Componenti: costituito da elementi passivi (induttori, condensatori e resistenze). ▪ Alimentazione: non necessita di alimentazione esterna. ▪ Posizione: si trova all'interno del diffusore. ▪ Ambito: opera su segnali di potenza. 2. Attivo ▪ Componenti: include diodi, transistor e altri circuiti attivi. ▪ Alimentazione: richiede alimentazione esterna. ▪ Posizione: può essere interno al sistema o esterno. ▪ Ambito: lavora su segnali di linea (prima degli amplificatori). ▪ Caratteristica distintiva: ogni intervallo di frequenze separato da un cross-over attivo dispone di un amplificatore dedicato. Tipologie di Sistemi di Diffusione I sistemi di diffusione si classificano in base alla configurazione di amplificazione e gestione del segnale: Full Range, Bi-Amplificato, e Tri-Amplificato. 1. Sistema Full Range Caratteristiche: ◦ È il sistema più semplice ed economico. ◦ Il segnale audio viene gestito da un amplificatore di potenza unico, che alimenta direttamente il diffusore. ◦ All'interno del diffusore, un cross-over passivo smista il segnale verso i diversi altoparlanti (woofer, tweeter, ecc.). ◦ L’intero sistema lavora con un unico flusso di segnale di potenza, senza divisioni prima dell’amplificazione. 2. Sistema Bi-Amplificato Caratteristiche: ◦ Utilizza un cross-over attivo, che lavora su segnali di linea prima dell’amplificazione. ◦ Il segnale viene diviso in due flussi distinti: ▪ Basse frequenze: pilotate da un amplificatore più potente. ▪ Alte frequenze: gestite da un amplificatore meno potente. ◦ Ogni flusso diventa segnale di potenza dopo l’amplificazione e viene inviato al rispettivo altoparlante. ◦ Il segnale in uscita dal cross-over è bilanciato, garantendo un’ottima qualità audio e riduzione dei disturbi. 3. Sistema Tri-Amplificato Caratteristiche: ◦ Aggiunge un subwoofer dedicato rispetto al sistema bi-amplificato. ◦ Il cross-over attivo suddivide il segnale in tre flussi distinti: ▪ Basse frequenze: inviate al subwoofer. ▪ Medie frequenze: amplificate separatamente. ▪ Alte frequenze: gestite da un amplificatore dedicato. ◦ Connessioni: ▪ Il subwoofer utilizza un cavo Speakon a 2 poli. ▪ Medie e alte frequenze utilizzano cavi Speakon a 4 poli, che si diramano in segnali a 2 poli per ciascun altoparlante. Lo Studio di Registrazione Lo studio di registrazione è un ambiente progettato per la produzione musicale e altre attività correlate, come la post-produzione audio. Esso richiede specifiche lavorazioni acustiche, che si distinguono in: 1. Insonorizzazione ◦ Mirata all'isolamento acustico dall'ambiente esterno. ◦ Si utilizzano materiali fono-isolanti (es. contropareti, controsoffitti) per minimizzare la propagazione del suono. 2. Sonorizzazione ◦ Riguarda il trattamento acustico interno. ◦ Include il rivestimento delle superfici (pareti, soffitto, pavimento) per ottimizzare la qualità del suono all'interno dell’ambiente. Le Aree dello Studio di Registrazione 1. Sala Ripresa (Studio) È lo spazio in cui si registrano le performance dei musicisti. Caratteristiche principali: ◦ Dotazione di un sistema di monitoraggio e sorgenti audio collegate tramite una stage box (insieme di connettori). ◦ Disponibilità di pannelli mobili, utili per modificare l’acustica secondo le esigenze specifiche della sessione. 2. Sala di Controllo (Control Room) È lo spazio dedicato al lavoro del fonico, dove si controllano e si elaborano i segnali audio. Requisiti acustici: ◦ Deve garantire un’acustica lineare e bilanciata. ◦ Si evitano angoli retti sulle pareti per ridurre l’accumulo di basse frequenze. ◦ I monitor devono essere posizionati in una configurazione triangolare rispetto al fonico per un ascolto ottimale. 3. Sala Macchine Dedicata ai dispositivi rumorosi, come server, amplificatori e processori. Deve essere equipaggiata con un sistema di areazione adeguato per garantire il raffreddamento delle apparecchiature. Monitor da Studio I monitor da studio sono dispositivi di ascolto progettati per garantire una riproduzione sonora accurata e lineare, fondamentali per le fasi di produzione, missaggio e mastering. La loro classificazione si basa principalmente su dimensione, funzione e distanza di utilizzo. Monitor Near-field Caratteristiche principali: ◦ Dimensioni ridotte: woofer da 5”, 6” o 7”. ◦ Distanza di posizionamento: 1-2 metri dal fonico. ◦ Progettati per un ascolto ravvicinato, riducendo le interferenze ambientali. ◦ Risposta in frequenza lineare ed estesa, ideale per un ascolto preciso. ◦ Immagine sonora limitata, ma con una maggiore apertura stereofonica. ◦ Adatti per il controllo dettagliato del suono in studi di piccole dimensioni. Monitor Mid-field Caratteristiche principali: ◦ Dimensioni maggiori: woofer da 7”, 8” o 9”. ◦ Distanza di posizionamento: 2-4 metri dal fonico. ◦ Adatti per studi di medie dimensioni. ◦ Permettono un ascolto a volumi più elevati, offrendo un suono più ricco. ◦ Risposta in frequenza più estesa, con basse frequenze più pronunciate. ◦ Immagine stereofonica più ampia, ideale per lavorare su panoramiche sonore dettagliate. Monitor Far-field Caratteristiche principali: ◦ Dimensioni grandi: woofer da 15” o superiori. ◦ Distanza di posizionamento: diversi metri dal fonico. ◦ Progettati per un ascolto su larga scala, spesso utilizzati in studi professionali di grandi dimensioni. ◦ Offrono bassi molto profondi e una risposta in frequenza estremamente ampia. ◦ Creano un'immagine sonora molto ampia, ideale per verificare il mix finale. ◦ Richiedono una potenza elevata per un funzionamento corretto e sono meno sensibili all'acustica della stanza. Le Cuffie in Studio Le cuffie rappresentano un'alternativa essenziale ai monitor per l'ascolto in studio, spesso utilizzate in fasi specifiche della produzione musicale. Si classificano in base alla loro struttura e funzione, principalmente in aperte, semi-aperte e chiuse. Cuffie Aperte Caratteristiche principali: ◦ La struttura permette al suono di fluire liberamente tra l'interno e l'esterno delle cuffie. ◦ Impieghi: ideali per missaggio e mastering, in quanto offrono una riproduzione più naturale e precisa del suono. ◦ Immagine sonora ampia e naturale, con una risposta in frequenza lineare. ◦ Basse frequenze meno enfatizzate, ma ben definite. ◦ Contesto d'uso: ambienti ben isolati da rumori esterni, poiché non offrono isolamento acustico. ◦ Esempi: ▪ Sennheiser HD 800 ▪ Beyerdynamic DT-900 Pro ▪ AKG K701 Cuffie Chiuse Caratteristiche principali: ◦ Struttura progettata per isolare l'orecchio dall'ambiente esterno, bloccando i rumori esterni e impedendo la dispersione del suono verso l'esterno. ◦ Impieghi: utilizzate durante le sessioni di registrazione, per monitorare il suono senza che venga captato dai microfoni, o per un ascolto immersivo. ◦ Producono una maggiore percezione di profondità e spazialità, rendendo l'ascolto meno neutrale e meno veritiero rispetto alla realtà. ◦ Contesto d'uso: adatte a situazioni in cui è necessario isolamento acustico o per un ascolto coinvolgente. FONIA 4 1° Tipo: Live Essenziale Scenario: Esempio tipico è il pianobar. Caratteristiche principali: ◦ L'artista svolge anche il ruolo di fonico. ◦ Configurazione base: ▪ Microfono (segnale microfonico). ▪ Tastiera (segnale di linea sbilanciato). ▪ Casse attive. ▪ Mixer (segnale di linea bilanciato). Non è previsto un sistema di monitoraggio dedicato. 2° Tipo: Piccolo Evento Musicale all'Aperto Scenario: Piccoli eventi, con l'aggiunta di un sistema di monitoraggio per i musicisti. Caratteristiche principali: ◦ Stesse componenti del primo tipo. ◦ Monitoraggio: consente ai musicisti di ascoltare riferimenti armonici e di tempo durante l’esibizione. ◦ Tipi di monitoraggio: ▪ Wedge Monitor: ▪ Diffusore triangolare, attivo o passivo. ▪ Posizionato sul palco, rivolto verso i musicisti. ▪ Necessita di un amplificatore di potenza se passivo. ▪ In-Ear Monitor: ▪ Sistema di auricolari per artisti che vogliono muoversi liberamente. ▪ Composizione: trasmettitore collegato all'Aux Out del mixer, ricevitore portatile alimentato a batteria, auricolari stereo con connettore minijack (3,5 mm). ▪ Headphones Monitor: ▪ Necessita di un amplificatore di potenza per cuffie. ▪ Usato soprattutto in studio ma anche in live (es. click per batteristi). ◦ Note professionali: Ogni musicista dovrebbe avere un’uscita Aux Out dedicata per un monitoraggio personalizzato. 3° Tipo: Evento Musicale di Media Grandezza Scenario: Esibizioni con una band completa in un evento di media grandezza. Caratteristiche principali: ◦ Sistema più complesso rispetto ai tipi precedenti. ◦ Strumenti aggiuntivi: ▪ Stagebox: pannello che raggruppa connessioni audio sul palco. ▪ Multicord: cavo multipolare che trasporta tutti i segnali dalla stagebox al mixer. ▪ Stacco di sala: permette di separare fisicamente il controllo tecnico dalla zona del palco. ◦ Documentazione tecnica: la band deve fornire al service uno stage plot e un input list, documenti che descrivono la disposizione e le esigenze tecniche della formazione. Documentazione Tecnica per Live La documentazione tecnica è essenziale per garantire una corretta organizzazione di un evento musicale. Si suddivide in tre parti principali: 1. Scheda Tecnica o Rider Contenuti principali: ◦ Informazioni e richieste della band: ▪ Dettagli su ospitalità (catering, pernottamento, ecc.). ▪ Esigenze logistiche (orari di arrivo, carico/scarico attrezzature, ecc.). ▪ Condizioni contrattuali come il cachet. ◦ Note aggiuntive: ▪ Non include dettagli tecnici del palco o delle sorgenti (che sono parte dello stage plan e della channel list). 2. Stage Plan Descrizione: ◦ Pianta schematica del palco che mostra la posizione dei musicisti e degli strumenti. Contenuti dettagliati: ◦ Disposizione di strumenti, microfoni e monitor. ◦ Posizioni dei punti-corrente, leggii, sgabelli o altri accessori. ◦ Note su eventuali attrezzature speciali richieste (es. pedaliere, amplificatori, ecc.). Importanza: ◦ Maggiore è il livello di dettaglio, più facile sarà per il service preparare l’evento. 3. Channel List Descrizione: ◦ Elenco dettagliato delle sorgenti audio presenti sul palco e della loro configurazione. Contenuti principali: ◦ Numero del canale sul mixer o sulla stagebox. ◦ Nome della sorgente (es. Voce Solista, Chitarra Elettrica, Kick Drum). ◦ Tipo di microfono utilizzato (dinamico, condensatore, ecc.). ◦ Necessità della Phantom Power (+48V). ◦ Note tecniche aggiuntive, come la presenza di DI Box, posizionamenti particolari, ecc. Dispositivi Impiegati nel Live Mixer di Sala (FOH - Front Of House) Funzione: ◦ Gestisce il missaggio audio destinato al pubblico. Posizione: ◦ Situato al centro della sala per un ascolto ottimale della resa sonora. Tipologie: ◦ Analogico: ▪ Meno comune, utilizzato in eventi di piccole dimensioni. ◦ Digitale: ▪ Essenziale per eventi medio/grandi grazie alla maggiore versatilità e capacità di gestire numerosi canali. Impianto di Diffusione Destinazione: ◦ Dedito esclusivamente all’ascolto del pubblico. Componenti principali: ◦ Diffusori in configurazione Line-Array: ▪ Sistema di diffusione modulare, permette una distribuzione omogenea del suono anche su lunghe distanze. ◦ Amplificatori (finali di potenza): ▪ Forniscono la potenza necessaria ai diffusori. ◦ Speaker Management: ▪ Processore digitale multifunzione. ▪ Funzioni: ▪ Crossover: separazione delle frequenze verso i diversi altoparlanti. ▪ Delay: sincronizzazione del suono tra diffusori. ▪ Compressione e limitazione: protezione del sistema da picchi di segnale. Stage Box Analogica Descrizione: ◦ Una scatola in metallo con ingressi XLR femmina (per le sorgenti sul palco) e uscite XLR maschio (per il sistema di amplificazione e monitor). Cavo Multicord: ◦ Un lungo cavo multipolare che collega la stage box al mixer di sala. ◦ Tipologie di terminazione: ▪ Professionale: connettore multipolare LK. ▪ Consumer: frusta di connettori XLR presaldata, detta anche "stacco di sala". Evoluzione: ◦ Sempre più sostituita da sistemi digitali che utilizzano cavi Ethernet per maggiore flessibilità e riduzione del cablaggio. Stage Box Digitale Descrizione: ◦ Dispositivo con convertitore audio integrato. ◦ Dotata di ingressi XLR femmina (es. 32 input) e un'uscita LAN per il trasporto digitale dei segnali audio. Vantaggi: ◦ Con i mixer digitali, il segnale arriva già convertito tramite il cavo Ethernet, eliminando la necessità di collegamenti XLR al mixer. ◦ Un singolo segnale può essere splittato per servire sia il sistema di amplificazione per il pubblico che quello per il monitoraggio dei musicisti. 4° Tipo di Live: Configurazione con Mixer di Palco Questo tipo di live è tipico di eventi di grandi dimensioni o professionali, dove le esigenze tecniche richiedono una gestione avanzata del segnale audio. Caratteristiche Principali 1. Inserimento di un Mixer di Palco e di un Fonico Dedicato (Stage Engineer) ◦ Ogni musicista può richiedere un mix personalizzato per il proprio ascolto. ◦ Il fonico di palco gestisce esclusivamente il monitoraggio dei musicisti. ◦ Il fonico di sala (FOH) si concentra interamente sul mix per il pubblico. 2. Splitter Analogico ◦ Funzione: ▪ Divide il segnale sorgente in ingresso in due o più uscite. ◦ Tipologie: ▪ Attivo: ▪ Alimentato, garantisce una qualità del segnale superiore e la possibilità di bilanciare il livello d'uscita. ▪ Passivo: ▪ Non alimentato, obsoleto ma ancora utilizzato in situazioni semplici. ◦ Uso: ▪ Sostituisce la stage box sul palco. ▪ Garantisce che tutti i mixer ricevano segnali sorgente indipendenti e della stessa qualità. ◦ Uscite tipiche: ▪ FOH (Front of House). ▪ Mixer di palco (monitor). ▪ Mixer dedicati alla registrazione o altri usi specifici. 3. Mixer di Palco (Stage Mixer) ◦ Posizione: ▪ Collocato lateralmente al palco per un accesso rapido durante il live. ◦ Funzione: ▪ Riceve segnali dalla stage box digitale in parallelo al mixer di sala. ▪ Gestisce i segnali in modo indipendente per creare mix personalizzati per i monitor dei musicisti. ◦ Caratteristiche tecniche: ▪ Elevato numero di aux out per supportare mix multipli (spie, in-ear monitor, ecc.). ▪ Ottimizzato per il monitoraggio, con controlli specifici per la regolazione dei volumi e dei dettagli sonori richiesti dai musicisti. ◦ Gestione: ▪ Affidato a un fonico specializzato che lavora esclusivamente per il palco. Questa configurazione garantisce: Massima qualità dell’ascolto sia per il pubblico che per i musicisti. Gestione autonoma dei mix tra palco e sala. Maggiore flessibilità per eventi complessi. FONIA 5-6 FASI DI PRODUZIONE MUSICALE IN STUDIO La produzione musicale in studio La produzione musicale in studio si è sviluppata grazie all'evoluzione della registrazione multitraccia, che rappresenta il cuore dell'intero processo. L’introduzione del registratore multitraccia ha permesso di acquisire, manipolare e mixare diversi canali sonori separatamente, rendendo la produzione più flessibile e complessa. Il processo si articola in tre fasi principali: 1. Registrazione 2. Mixing 3. Mastering La registrazione multitraccia Questa è la fase iniziale e più importante dell’intero processo di produzione. In questo momento, le varie sorgenti sonore provenienti dalla sala di ripresa vengono catturate tramite i canali del mixer e inviate al registratore multitraccia. Le registrazioni possono includere voce, strumenti acustici o elettronici, percussioni, ecc., e ogni sorgente viene registrata in tracce separate. Le tracce registrate vengono successivamente reindirizzate dal multitraccia al mixer attraverso una sezione dedicata, chiamata ritorni macchina. In pratica, è il percorso che porta il segnale di ritorno dal registratore multitraccia alla console di mixaggio, consentendo al fonico di monitorare e lavorare sui suoni registrati. La qualità della registrazione è cruciale: l'uso di buoni strumenti, microfoni adeguati e una registrazione accurata garantiscono una base sonora solida per le fasi successive. Funzionamento e impostazioni di base 1. TRIM e GAIN: ◦ TRIM: si riferisce a un controllo che regola il livello del segnale quando è già arrivato in tensione. Il segnale è già impostato a un livello di base, diciamo circa a metà, ma può essere aumentato o diminuito per ottenere il livello ottimale. ◦ GAIN: è solitamente usato per amplificare i segnali che necessitano di essere potenziati per raggiungere un livello di registrazione adeguato. Agisce quindi principalmente per elevare il segnale alla giusta ampiezza. Struttura e caratteristiche del mixer da studio Un mixer da studio ha una particolarità interessante: include sia una sezione di uscite per ogni canale, nota come Direct Out, sia una sezione di ingressi chiamata Tape Return. È come avere due mixer in uno: il primo è dedicato alla gestione dei Canali, mentre il secondo gestisce i Ritorni macchina. Direct Out è una funzione che consente di registrare ogni canale in modo indipendente, inviando i segnali audio direttamente all’uscita. Tape Return permette invece di monitorare i segnali di ritorno dopo che sono stati registrati o processati. Questa configurazione permette al fonico di svolgere due funzioni simultaneamente: mantenere il controllo sull’ascolto del musicista e monitorare in tempo reale la qualità tecnica e artistica dell’esecuzione. Importanza del monitoraggio dei Ritorni macchina In questo contesto, il fonico deve concentrarsi sull’ascolto dei Ritorni macchina (e non dei canali diretti) per verificare la qualità del segnale e assicurarsi che l’intero percorso audio sia integro fino alla fine. In altre parole, monitorare i ritorni permette di ascoltare esattamente come il segnale suona al termine del processo, e di rilevare eventuali problemi o deterioramenti nel flusso audio prima che vadano in registrazione. Registrazione in FLAT È consigliato registrare in modalità FLAT, ovvero senza apportare modifiche timbriche o dinamiche (come equalizzazione e compressione). Questo approccio evita interventi distruttivi sul segnale che, se fatti male, non possono essere corretti in fase di missaggio. Registrare in FLAT permette di mantenere un suono puro e naturale, conservando la massima flessibilità per la post-produzione. Qualsiasi aggiustamento timbrico (EQ) o dinamico (compressione) dovrebbe essere gestito solo da tecnici molto esperti, poiché questi interventi vengono considerati "distruttivi". Se tali modifiche rovinano la qualità del suono, non sarà possibile recuperare il segnale originale durante il mix finale. Questo flusso di lavoro consente di registrare con la massima qualità possibile, mantenendo un controllo preciso sia sulla qualità sonora sia sulla gestione dei vari livelli di segnale all'interno del mixer. La fase di finalizzazione - Mastering Il mastering è la fase finale del processo di produzione musicale, in cui il mix definitivo, registrato su un supporto a due tracce, viene ulteriormente migliorato e ottimizzato in uno studio di mastering professionale. L’obiettivo principale di questa fase è migliorare la qualità complessiva del brano, ottimizzandone le caratteristiche timbriche, dinamiche e spaziali, per garantire che suoni al meglio su vari sistemi di ascolto. Ottimizzazione timbrica: si interviene per garantire un bilanciamento delle frequenze adatto a ogni tipo di diffusore. Dinamica: si controllano i livelli di volume e la compressione generale, per ottenere un risultato coerente e omogeneo. Spazializzazione: si lavora sul posizionamento e sulla profondità del suono, per dare al brano una resa più ricca e coinvolgente. Il mastering è essenziale per adattare il prodotto finito a diversi formati di distribuzione, che spaziano dai moderni file digitali per gli store online ai supporti fisici come vinile, CD e musicassetta, ancora richiesti in determinati ambiti. Strumentazione e tecniche di mastering Il mastering professionale viene eseguito in studi specializzati, con processori hardware (sia analogici che digitali) e plug-in professionali. Questi studi sono dotati di attrezzature di altissima qualità e di monitor accurati, che consentono al tecnico di percepire ogni minimo dettaglio del suono. Solitamente, il mastering è affidato a tecnici esperti, anche se negli ambienti project e home studio si fa spesso uso di software e plug- in dedicati per il mastering. Workflow di mastering 1. Acquisizione del mix stereo: il file stereo risultante dal missaggio viene riprodotto da un two-track recorder o, più comunemente, viene importato direttamente come file digitale. 2. Processamento: il file è caricato sul computer principale, dove viene elaborato con hardware di mastering e plug-in professionali, sotto l’ascolto di monitor di alta qualità. 3. Esportazione e conversione: una volta completato, il file masterizzato viene trasferito a un secondo computer dotato di convertitori di qualità elevata per preservare la migliore qualità audio possibile. Utilizzo dei file “STEMS” Negli ultimi anni, si è diffusa la pratica di utilizzare file STEMS per il mastering. Gli STEMS sono file che rappresentano gruppi di tracce (ad esempio, solo le percussioni o solo le voci) esportati separatamente dal mix principale. Questo approccio consente un controllo maggiore durante il mastering, permettendo interventi mirati su specifici elementi sonori, per una resa ancora più precisa e bilanciata. Questa fase finale assicura che la musica sia pronta per la distribuzione, con una resa ottimale su tutti i formati e dispositivi di ascolto attuali. Il registratore a due tracce Il registratore a due tracce è un dispositivo di registrazione stereo di alta qualità, collegato all’uscita Master del mixerin studio. Il fonico deve collegare l’uscita stereo del two-track recorder all’ingresso ausiliario del mixer, chiamato Two-track IN, per monitorare e verificare l'integrità del segnale. Questo dispositivo è progettato per catturare il mix finale, suddiviso in due canali (LEFT e RIGHT), prima della fase di mastering. Esistono diverse tipologie di registratori a due tracce: 1. Analogico su nastro magnetico (da 1/4 e 1/2 pollice) Utilizza bobine di nastro magnetico per registrare il mix stereo finale. Storicamente usato in studio per la qualità calda e caratteristica del suono analogico, ma oggi è meno comune, tranne in alcuni contesti specifici. Rappresenta il formato tradizionale per registrazioni stereo professionali di alta qualità. 2. Analogico su cassetta Simile ai registratori a cassette domestici, ma dotato di testine e componenti di qualità professionale. Presenta una bassa qualità a causa della ridotta velocità di scorrimento del nastro, che genera rumore di fondo, ma offre vantaggi in termini di portabilità e minor ingombro del supporto. Ancora utilizzato in alcuni ambienti che richiedono un suono dal carattere vintage. 3. Digitale su DAT (Digital Audio Tape) Impiega una cassetta con un nastro magnetico da 1/8 di pollice per registrare l’audio in formato digitale. Negli anni '90, i registratori DAT hanno dominato gli studi professionali grazie alla conversione analogico-digitale di alta qualità e all’ingombro ridotto. Caratterizzati da convertitori professionali, offrono una riproduzione molto fedele del segnale audio. 4. Digitale su CD (Compact Disc) Utilizza i CD come supporto di registrazione e riproduzione audio digitale. Anche se diffuso in passato in vari contesti, è usato oggi soprattutto per registrazioni live. Permette una qualità sonora standardizzata, facile da distribuire e riprodurre. 5. Digitale su computer Richiede un computer con interfaccia audio o convertitori dedicati e software specifico per registrare e memorizzare l’audio su supporti di massa come hard disk. Questa soluzione è oggi la più comune, grazie alla flessibilità e alla capacità di memorizzazione elevata, nonché alla possibilità di lavorare direttamente in dominio digitale. Permette l’integrazione con software di editing avanzati e facilita il flusso di lavoro per la produzione e la post-produzione. Queste varianti di registratori a due tracce offrono una gamma di opzioni per ogni tipo di esigenza, dal suono vintage analogico alla precisione e versatilità del digitale, in base al contesto e alle preferenze sonore dello studio. Tipologie di mixer Il mixer è lo strumento fondamentale che il fonico utilizza per gestire e manipolare i segnali audio in vari contesti professionali. Le sue caratteristiche variano in base alle specifiche tecniche richieste nei diversi ambiti di applicazione. Ecco le principali tipologie di mixer: 1. Mixer Live (FOH o MONITOR) I mixer live sono progettati per l’ambito dal vivo e si distinguono per la tipologia di uscite, pensate appositamente per il controllo diretto del suono durante un evento live. In un contesto live, esistono due categorie principali di mixer: FOH (Front of House): gestisce il suono destinato al pubblico. Monitor: controlla il suono che gli artisti ascoltano sul palco tramite i monitor. I mixer analogici per uso live tendono a essere di grandi dimensioni, con numerosi canali e sezioni di uscita. Tuttavia, negli ultimi decenni, i mixer digitali hanno sostituito in larga parte i modelli analogici grazie alla loro compattezza, versatilità e funzionalità avanzate che migliorano l’esperienza di un live professionale. 2. Mixer da studio Chiamati anche console da recording e mixing, questi mixer sono progettati specificamente per la registrazione e il missaggio in studio. Si distinguono per la sezione di ritorni macchina, che gestisce i segnali provenienti dal registratore multitraccia. Esistono due principali configurazioni: Split: I controlli di Canale e quelli di Ritorno macchina sono separati, con sezioni distinte per ciascuno, il che consente un controllo chiaro e diretto. In Line: I controlli di Canale e Ritorno macchina sono disposti sulla stessa linea verticale, sovrapposti e mescolati. Nei mixer In Line di livello professionale, i controlli sono ben organizzati in uno schema verticale chiaro che facilita il lavoro del fonico. Nei mixer di fascia media o economica, invece, alcune risorse come equalizzazione e aux sono condivise tra Canale e Ritorno macchina per risparmiare spazio e costi. In questi casi, le sezioni condivise vengono etichettate come Mix A e Mix B (es. Soundcraft Ghost o Mackie 48/24). 3. Mixer Broadcast (Radio e TV) Questi mixer, come il D&R Airlab, sono specifici per l’ambito broadcast e sono utilizzati principalmente in radio e televisione. Sono progettati per il missaggio audio destinato alla messa in onda, con controlli ottimizzati per una gestione veloce e precisa delle fonti sonore, spesso adattate a interruzioni pubblicitarie, musica e voce. Ogni tipo di mixer offre caratteristiche mirate per soddisfare le necessità del suo ambiente specifico, rendendo possibile un controllo e una gestione accurata del suono in ogni contesto professionale. FONIA 7 MIXER LIVE - non ha sezione ritorni macchina - Ha più uscite del mixer da studio MIXER DA STUDIO - Presenza di sezione ritorni macchina (dedicata a segnali che provengono da Registratore multitraccia) - Disposizione fisica dei controlli di canale e ritorno macchina cambia in base a tipologia in uso (Split o In Line) LA CHANNEL STRIP; SEZIONE INGRESSI; SEZIONE AMPLIFICATORE; LA CONTROL ROOM LA CHANNEL STRIP - Sezione ingressi - Sezione pre amplificatore - Sezione Insert (per inserire processore di segnale) - Sezione equalizzatore —> per modificare la timbrica del segnale - Sezione Aux Pre-Fader (gestione del monitoraggio) - Sezione fader (regola il livello in uscita dal canale) - Sezione Aux Post-Fader (gestione degli effetti) - Direct Out (per portare il segnale in uscita dal canale al multitraccia) - Sezione Pan-Pot (per distribuire il segnale nel panorama stereofonico L e R; “Panoramic Potentiometer) - Sezione Assegnazioni (strade verso Master e Gruppi) LA SEZIONE INGRESSI DEL CANALE La sezione ingressi di un canale presenta nel pannello delle connessioni del mixer: - 1 XLR femmina x il collegamento dei segnali mic - 1 Jack 1/4” TRS c il collegamento dei segnali di linea bilanciati (in alcuni mixer l’ingresso di linea può essere sbilanciato) Pulsante “Line”: presente in mixer da studio, permette la scelta dell’ingresso di linea. I mixer più piccoli sono dotati di un sensore nella femmina jack che rileva la presenza o meno di un segnale di linea in ingresso escludendo l’ingresso XLR. LA PHANTOM POWER (+ 48V) È una corrente continua presente sui dispositivi che ricevono in ingresso segnali microfonici e attivabile mediante un selettore on/off: - Viaggia sullo stesso cavo insieme al segnale microfonico (phantom); - I microfoni dinamici non la subiscono, mentre alcuni dispositivi rischiano la rottura (mic a nastro); Il suo funzionamento è semplice dato che il positivo della +48V viene collegato al polo positivo (hot) e al negativo (cold) del cavo a tre poli schermato del microfono a condensatore, mentre il negativo della phantom viene agganciato alla massa del segnale microfonico e portata direttamente ad alimentare il circuito attivo del microfono a condensatore. ADATTATORE DI IMPEDENZA È una rete passiva di resistori (si può collegare una tastiera diretta) che provvede ad abbassare il livello del segnale di linea senza provocare alcuna modifica sull’informazione del segnale stesso. Se non si intervenisse con questa misura preventiva, il segnale di linea, presentandosi al preamplificatore del mixer, non potrebbe essere trattato adeguatamente. In alcuni mixer o outboard il valore dell’impedenza è regolabile tramite switch o potenziometro. Switch (pulsante) “Hi-Z”: abbassa l’impedenza in ingresso utile a quegli strumenti ad alta impedenza come chitarre e bassi elettrici. Se il dispositivo non dispone di questa funzione si utilizza la D.I.-Box per abbassare l’impedenza del segnale e trasformarlo in bilanciato. INVERTITORE DI FASE (PHASE INVERTER - Ø) È un interruttore on/off che serve ad invertire la fase di un segnale audio di 180°. L’invertitore lavora scambiando il polo positivo con il polo negativo del segnale bilanciato, nel tentativo di risolvere eventuali problemi di fase che si riscontrano quando una sorgente viene ripresa da due o + microfoni. Un esempio tipico è il caso del rullante, in cui la ripresa avviene tramite un microfono sulla pelle battente e un microfono sulla pelle risonante: alcune frequenze in ingresso ai due microfoni, pur provenendo dalla stessa sorgente, avranno fasi opposte, dovute al posizionamento dei microfoni e sommate daranno origine ad un suono poco definito, offuscato, confuso. Un altro esempio può essere un amplificatore di chitarra ripreso con più microfoni. DECIBEL, LIVELLI OPERATIVI E VU La misura del livello del segnale audio analogico avviene in deciBel relativi al fenomeno audio elettrico, ovvero i Volt. Esistono due tipi di dB a seconda del tipo di apparecchiatura che si sta usando: - dBV se si tratta di audio CONSUMER dove la tensione di riferimento (0 dBV) è 1 Volt - dBU se si tratta di audio PROFESSIONAL dove la tensione di riferimento (0 dBU) è 0,775 Volt Le apparecchiature audio solitamente hanno un livello di riferimento, detto LIVELLO OPERATIVO, al quale attestarsi per garantire le migliori prestazioni in termini di Rapporto Segnale/Rumore, vale a dire minimo rumore di fondo e minima distorsione; questo livello cambia a seconda della classe dell’apparecchio. Un livello di segnale molto basso indica in ingresso ad un mixer ad esempio, è degradato dalla presenza del rumore di fondo di una macchina analogica, mentre un livello di segnale troppo alto potrebbe presentare il problema della distorsione, che lo renderebbe inutilizzabile. Volume Unit: È un’unità di misura introdotta per facilitare le letture dei livelli operativi, il VU (Volume Unit). In questo modo infatti i riferimenti standard di livello vengono associati direttamente allo 0 VU, quindi: SEZIONE DEL PREAMPLIFICATORE La sezione di pre amplificazione serve ad adeguare il livello del segnale in ingrasso al livello standard del mixer, corrispondente allo 0VU del Level Meter. È la sezione + importante in quanto contiene il primo stadio attivo (pre amplificatore) sul percorso interno del canale; la qualità dei circuiti e della progettazione influisce sulla qualità dell’audio. ATTENUATORE O PAD Consiste in una rete passiva di resistori utile ad abbassare il livello del segnale di un valore predefinito di dB, solitamente 20. L’attentatore è utile quando il livello del segnale in ingresso, con il potenziometro del Gain al minimo, si presenta al di sopra dello 0 VU. Il risultato è quello di far scendere il segnale al di sotto per poi guadagnare fino al raggiungimento dello 0 VU. IL PREAMPLIFICATORE È un circuito attivo in grado di elevare il livello del segnale in ingresso fino al livello operativo della macchina ricevente attraverso il potenziometro del Gain. Come tutti i circuiti attivi, anche il preamplificatore introduce una quantità di fruscio (rumore elettronico) dovuto al funzionamento stesso del circuito, e proporzionale al livello di Gain impostato. In un mixer per poter regolare il livello di ingresso di un segnale in arrivo al canale, dopo aver collegato la sorgente e selezionato l’ingresso (mic/line), è necessario attivare il Solo/PFL del canale. Il pre ha: - Gain - Inversione di polarità - +48V - Ingresso x segnali ad alta impedenza (che producono poco segnale) LA CONTROL ROOM La sezione Control Room gestisce l’ascolto del fonico, è posizionata nell’area master ed è dotata di uscite fisiche alle quali collegare i monitor per l’ascolto del fonico in Regia e ingressi per l’ascolto di sorgenti alternative al master del mixer. È un elemento indispensabile per il lavoro del fonico, in quanto vero e proprio strumento di controllo non invasivo sul percorso del segnale. Dotata di vari ingressi, attraverso dei selettori permette al tecnico di ascoltare diverse sorgenti rispetto al master del mixer come gli external input detti “Two-track in”. PFL (PRE FADER LISTENING) È una funzione del mixer che permette di isolare il canale o il ritorno macchina direttamente in Control Room, permettendo l’ascolto sui monitor e la visualizzazione sui main meter del mixer. Fisicamente si tratta di un pulsante posizionato solitamente in cima al fader del Canale e del Ritorno Macchina e il suo utilizzo non influisce sul percorso del segnale verso il Master. FONIA 8 SEZIONE FADER, DEL PAN-POT, DELLE ASSEGNAZIONI, DEI GRUPPI La sezione del Fader Serve a gestire il livello di segnale in uscita dal canale; le uscite del canale, dopo il fader, possono essere diverse. Si può parlare di: - Uscita Direct Out o Bus Out, diretta ai registratori multitraccia e presente su ogni canale; - Uscita Master Out (Main, Mix, Stereo, LR Out), ovvero l’uscita principale del mixer dove avviene la somma di tutti i canali; - Uscita Group, ovvero, uscite di gruppi audio del mixer, nei quali raggruppare insiemi di canali; - Uscita Aux Post-Fader per la gestione degli effetti da aggiungere nel mix; Mute/Cut Il segnale proveniente dall’equalizzatore, prima di giungere al Fader passa per un interruttore denominato Mute o Cut. Questo switch permette di interrompere il flusso del segnale del canale verso tutte le uscite. Alcuni mixer invece adottano una soluzione inversa dove ogni canale presenta un interruttore di On/ Off per cui il percorso del segnale deve essere abilitato verso le uscite, mentre di default, è interrotto. Un’altra particolarità che possiamo trovare in alcuni mixer è che il Mute agisce dopo l’Aux Pre- Fader e prima del Fader; in questo modo tale uscita continuerà a funzionare anche a canale “mutato”. Il mute è tra le funzioni più facilmente automatizzabile nei mixer e si può raggruppare per creare delle memorie molto utili nei live (Mute group). Il Fader È un controllo che regola il livello di uscita del canale o del ritorno macchina. Tecnicamente si tratta di una resistenza variabile (potenziometro) di diversa forma: - Slider (cursore): regola il livello in senso verticale - Knob (manopola): regola il livello in senso rotativo Nei mixer dotati di automazione, sia analogici che digitali, il fader può essere motorizzato. L’escursione di tali valori va: - Da -inf dB a 0 dB (Fader completamente chiuso), dove si ottiene l’attenuazione - Da 0 dB a +10 dB (Fader completamente aperto), dove si ottiene un’amplificazione - 0 dB o U (Unity Gain), fader a circa 3/4 della corsa, dove c’è il punto di non intervento Il livello del segnale effettivo, letto dai VU meter della macchina, sarà pari alla somma algebrica tra il livello del segnale proveniente dall’equalizzatore e il valore impostato dal Fader, ad esempio: - Per un valore in ingresso al Fader di 0 VU e un valore impostato di -10 dB (Fader), si ottiene un livello di segnale in uscita di -10 VU (Volume Unit) - Per un valore in ingresso al Fader di +2 VU e un valore impostato di -8 dB (Fader), si ottiene un livello di segnale in uscita di -6 VU Un fader particolare è il Master Fader, controllo del livello dell’uscita principale del mixer (main out), attraverso la quale passa la somma di tutti i segnali provenienti dai canali e dai ritorni macchina. Il Master Fader presenta spesso, nei mixer da studio, una scala dei valori che va da un minimo di -inf dB a un massimo di 0 dB. La sezione del Pan-Pot La sezione del Pan-Pot (Panoramic Potentiometer) permette di distribuire il segnale del canale verso l’uscita Master e le uscite dei Gruppi. L’azione del Pan-Pot può essere: - Creativa: utilizzata per posizionare gli strumenti sul panorama stereofonico del Master e dei gruppi - Tecnica: utilizzata per l’assegnazione monofonica verso i Gruppi mono Ciò è possibile grazie a un potenziometro a corsa continua la cui posizione di riposo è centrale, ossia dual-monofonica (50% lett e 50% right). Il Pan-Pot è di fatto uno splitter passivo regolabile: un segnale in ingresso al Pan-Pot che abbia una energia (ampiezza) del 100%, viene diviso in maniera variabile, a seconda della posizione del potenziometro. Ad esempio, per un pan-pot completamente posizionato su Left, il segnale in uscita avrà energia del 100% sul Left e 0% sul Right, e viceversa. La Panning Law Se abbiamo un segnale, il cui pan-pot è posizionato perfettamente al centro, il segnale verrà inviato in egual misura sul canale sinistro e destro. Spostando quindi il segnale verso gli estremi (100% L o R) senza la Panning Law si avrà una diminuzione dell’ampiezza del segnale stesso. Per risolvere questo problema è stata introdotta sui mixer analogici la “Panning Law”, un decremento di volume sul potenziometro del Pan-Pot, in grado di abbassare il volume del segnale durante lo spostamento da un estremo al centro, così da non ottenere incrementi di volume non desiderati. La sezione delle Assegnazioni Questa sezione permette di decidere su quali e quante uscite assegnare il canale, fisicamente si tratta di interruttori on/off che abilitano uscire come: - Uscita master stereo (Master/Main/Stereo/LR/Mix Out) - Uscite gruppi (Group/Bus Out) - Uscita master mono (opzionale) A queste uscite è possibile assegnare tutti i canali presenti sul mixer tramite un solo interruttore di assegnazione per coppia stereo (ed: uscita master L/R, gruppi 1/2, gruppi 3/4, …); l’assegnazione ad una stessa coppia di uscite verrà poi perfezionata dal pan-pot del canale. Le assegnazioni sono tutte attive, ciò significa che è possibile assegnare il canale a qualsiasi Gruppo/Master senza il rischio di perdita di segnale. Master Fader La sezione master del mixer (Master Out o Main Out) prevede, nella maggioranza dei casi, due controlli con uscite separate denominati left e right, destinati al PA (live) o al registratore a due tracce (studio). L’uscita master, oltre ad essere un’uscita fisica, è controllata da un fader denominato Master Fader, i cui circuiti risultano particolarmente pregiati in quanto in grado di sopportare la sommatoria di tutti i canali e ritorni macchina del mixer. Il Master Fader, nei mixer da studio, ha la particolarità di avere il fine corsa sullo 0 dB, in modo da eliminare qualsiasi possibile errore di posizionamento del cursore. Sezione dei Gruppi La sezione gruppi permette di gestire gruppi di canali affini tramite singoli master fader e relative uscite fisiche. Si tratta quindi di un insieme di controlli presenti nell’Area Master, compreso il fader per il controllo del livello di uscita. Il numero dei gruppi è variabile a seconda del mixer. Tasti sopra i fader: - “AFL”: mette il gruppo (o i due gruppi) in solo; è come il PFL, ma sarà “After” invece di “Pre” - “L” e “R” [TO MIX]: manda il gruppo al Master - “L+R”: rende il canale Dual-Mono (va premuto dopo “L” o “R” altrimenti il segnale non arriverà al Master) I gruppi hanno differenti utilizzi, a seconda del contesto (Live o Studio) e dell’uso o meno delle uscite fisiche: Gruppi nel Live con uscite fisiche: In questo caso i canali verranno assegnati direttamente all’uscita master e, contemporaneamente, alle uscite dei gruppi. Il gruppo stereo viene considerato spesso come una copia del Master, ed usato per portare il segnale a indirizzi diversi da quello canonico del PA. Ad esempio: - Utilizzo di due gruppi contenenti l’intero mix stereo da inviare al 2-track recorder o ad un altro PA distante dal PA principale - Utilizzo di tutti i gruppi contenenti pre-mix Stereo di strumenti da inviare ad un registratore multitraccia In ogni caso i canali devono essere assegnati sia al Master per la gestione del PA, che ai gruppi da utilizzare. Gruppi in Studio con uscite fisiche: In studio durante la fase di registrazione o di missaggio nasce spesso l’esigenza di “gruppare” più strumenti per diverse lavorazioni. Ad esempio: - Quando bisogna registrare un numero di tracce superiore al numero di ingressi su scheda audio/ convertitore da 8 ingressi - Quando si vuole registrare il prodotto del missaggio analogico più premix (STEMS) da inviare al mastering Gruppi in studio e nel live senza uscite fisiche: Nel live è solito raggruppare i canali contenenti più sorgenti allo scopo di avere un controllo semplificato e più pratico all’interno del mix, sopratutto in presenza di molte sorgenti. Ad esempio: - Utilizzo dei gruppi per creare dei premix STEREO di strumenti così da poter essere controllati nei livelli tutti insieme (batteria, chitarre, cori, …) - Utilizzo dell’insert per “insertare” un processore direttamente su un premix di strumenti (comprimere coppia ritmica, equalizzare un gruppo di chitarre) A questo proposito è fondamentale: 1. Assegnare i Canali ai Gruppi interessati 2. Non assegnare i Canali al Master 3. Assegnare i Gruppi al Master 4. Verificare il livello del Group Master Fader (a 0 dB) Tipi di assegnazione al Master L’assegnazione dei Gruppi al Master è fondamentale per poter usare il Group Fader come controllo dell’insieme di canali nel mix; ciò è possibile tramite degli interruttori presenti in cima ai Group Master Fader. Ci sono vari modi per assegnare i Gruppi al Master, essi variano in base alla classe del Mixer: - Assegnazione in Stereo: è la situazione più semplice e meno versatile, nella peggiore delle ipotesi il gruppo dispari viene assegnato al Master Left e quello pari al Master Right, spesso tramite unico interruttore posizionato in cima alla coppia di Group Master Faders. In alcuni mixer il livello di uscita dei Gruppi è gestito da un unico Fader Stereo (es: group 1-2) - Assegnazione Mono-Stereo: è la situazione intermedia per cui oltre all’assegnazione precedente, rigida in stereo, è possibile assegnare i gruppi al master anche in mono - Assegnazione variabile continua: è la migliore soluzione, più pratica e versatile delle precedenti, perché una volta attivata l’assegnazione “to mix” è possibile decidere la posizione sul Master tramite il pan-pot AFL (After Fader Listening) È una funzione che isola l’uscita esclusivamente in Control Room, ed è dipendente da tutti i controlli che si trovano a monte (post fader). L’AFL è fondamentale per il fonico che ha bisogno di verificare cosa succede su una determinata uscita, come ad esempio le Aux, i Gruppi o la sezione Studio. Ad esempio, l’AFL di un gruppo permette di isolarlo in Control Room con la possibilità di ascoltarne il contenuto, ovvero i livello di fader (e pan-pot) del canale nonché il livello del Master Fader del Gruppo. Fisicamente si tratta di un pulsante posizionato vicino al Master Fader dell’uscita, nell’Area Master. FONIA 9 SEZIONE EQUALIZZAZIONE La sezione dell’euqualizzatore serve a gestire la timbrica del suono sorgente in ingresso al canale; i filtri si occupano del trattamento tecnico “curativo”, mentre gli equalizzatori di quello “creativo”. I filtri Sono dispositivi passivi che cancellano determinate bande dello spettro con un’attenuazione tendente a -inf dB. Questo permette di pulire un segnale da tutte quelle frequenze riprese intorno alla sorgente riprese accidentalmente. Nel live ad esempio, viene speso usato per la rimozione dei rientri di kick, snare e toms nel microfono dell’Hi-Hat. Togliere tutte le componenti di bassa frequenza, non appartenenti all’Hi-Hat, significa portare nel mix un segnale pulito e definito nella sua componente timbrica caratteristica. I filtri possono essere semplici o composti. L.P.F. e H.P.F. I parametri principali di un filtro passivo sono: - frequenza di taglio (cut-off frequency): è la frequenza (Hz) dalla quale il filtro compie il lavoro dove è già possibile misurare una perdita di segnale equivalente a -3 dB. - pendenza del filtro (slope): è la quantità di dB attenuati, per ottava. La pendenza dipende dal numero di poli del filtro, che se è impostabile dall’utente ne determina il tipo di lavoro. - 1 polo = 6dB per ottava - 2 poli = 12dB per ottava - 3 poli = 18dB per ottava - 4 poli = 24dB per ottava B.P.F. e NOTCH I Filtri Composti lavorano in una determinata zona dello spettro e a differenza dei semplici hanno un parametro aggiuntivo, il fattore di bontà. Fattore di bontà (Q): (presente solo nei filtri composti) campanatura del filtro, più il fattore di bontà del filtro sarà alto, più la campanatura sarà stretta, minore sarà il numero di frequenza comprese intorno alla frequenza di taglio La sezione di equalizzazione ci permette quindi di operare sullo spettro del segnale audio principalmente in due modi: CURATIVO: Durante la fase di acquisizione dei segnali sui canali del mixer, utilizzando il filtro passa alte (H.P.F.) per attenuare o eliminare componenti timbriche non appartenenti al suono da acquisire per fornire al successivo mix suoni puliti; CREATIVO: Utilizzando l’equalizzatore sui singoli segnali in fase di mixing live o studio, per agire in attenuazione o in guadagno per una maggiore definizione dei suoni. Nei mixer o negli outboard possiamo trovare: - un HPF con un unico interruttore off/on, frequenza di taglio fissa solitamente a 75, 80, 100 o 120 Hz. - un HPF con interruttore off/on e frequenza di taglio variabile - un HPF e un LPF con interruttore per l’attivazione e la frequenza di taglio variabile L’equalizzatore È composto da una combinazione di filtri attivi che intervengono sullo spettro in attenuazione o in guadagno, con una ampiezza limitata. La quantità massima di dB da portare in attenuazione o guadagno sarà differente a seconda del costruttore, e può variare tra i -15/+15dB e i -12/+12dB. Gli equalizzatori vengono divisi in due tipologie: Shelving e Peaking. Shelving Low Frequency (LF) o Low Shelf - High Frequency (HF) o High Shelf Lavorano sulle bande estreme come le alte e le basse frequenze, non occupandosi delle bande intermedie e vengono spesso denominati HF e LF. Il lavoro degli shelving parte da una frequenza di intervento e si conclude agli estremi della banda, ad esempio: - il Low Frequency (LF) lavorerà da 20 Hz alla frequenza di intervento impostata - l’High Frequency (HF) lavorerà dalla frequenza di intervento impostata fino ai 20 kHz Gli shelving si possono suddividere in 2 tipi: - a frequenza fissa dove l’unico parametro impostabile è il Gian, posizionato al centro (guadagno unitario 0 dB), che ci permette di guadagnare o attenuare dalla frequenza impostata dal costruttore fino all’estremità banda - a frequenza variabile dove oltre al gain troviamo la selezione della frequenza di intervento. La selezione può avvenire in 2 modi: a. tramite selettore che permette la scelta tra due frequenze impostate b. tramite potenziometro rotativo a corsa continua o a scatti, a volte in posizione concentrica (un potenziometro dentro l’altro) Peaking Low-Mid Freq (LMF) / High-Mid Freq (HMF) Lavorano sulle bande intermedie, spesso una sezione di equalizzazione ne ha due, uno per le medio-basse e uno per le medio-alte frequenze. Il peaking lavora quindi in base ad una frequenza di intervento di centro banda f(c), intorno alla quale verrà modificato un range di frequenze più o meno ampio a seconda della campanatura (Q) dell’equalizzatore. (Altro modo per chiamare i peaking = “bell”) Si suddividono in 3 tipi: - a Frequenza Fissa dove l’unico parametro impostabile è il Gain, posizionato al centro, che ci permette di guadagnare o attenuare su una determinata frequenza impostata dal costruttore; è solitamente presente su dispositivi di basso livello come piccoli mixer, autoradio, hi-fi ecc. - a Frequenza Variabile detto anche “Semi-Parametrico”, dove oltre al Gain troviamo la selezione della frequenza di intervento, solitamente sotto forma di potenziometro rotativo a corsa continua o a scatti, a volte anche con regolazione di tipo concentrica (vedi API 550b) - Parametrico dove oltre al gain e la selezione della frequenza di intervento, c’è un terzo potenziometro per la regolazione del fattore di bontà (Quality), un numero adimensionale inversamente proporzionale alla larghezza della campana, variabile a seconda del tipo di mixer Sensazioni uditive dello spettro audio - Range f: 20-50 Hz - Sensazioni: in questa zona troviamo le Bassissime (sub-low frequency) dove si hanno prevalentemente sensazioni corporee e poco uditive. È tipica la sensazione di colpo al petto in presenza di forti pressioni sonore a bassissime frequenze riprodotte dai sub-woofer nei grandi live. - Applicazione EQ: sui timbri che non lavorano in questa zona si attenua con filtro H.P.F. - Range f: 50-200 Hz - Sensazioni: piena zona basse frequenze dove c’è una sensazione di rotondità del suono, di coinvolgimento e di partecipazione uditivo-corporea. Gli strumenti che hanno le fondamentali in questa zona sono principalmente la cassa e i timpani della batteria e il basso - Applicazione EQ: spesso si va in attenuazione con filtro passa-alto su timbri che non si estendono fino a questa zona - Range f: 200-800 Hz - Sensazioni: zona di medio-basse frequenze dove troviamo il suono “scatolato”, idea di cartone percosso, più avanti c’è sensazione di nasalità, zona poco piacevole detta “fangosa” (muddy) - Applicazione EQ: spesso si lavora più in attenuazione con i peaking - Range f: 800-2 kHz - Sensazioni: qui ci troviamo in piena zona medie frequenze, dove troviamo le note della melodia degli strumenti e delle voci, e le vocali del parlato. È quindi l’intervallo di spettro che meglio descrive “l’informazione”. Troviamo anche alcune caratterizzazioni della timbrica della chitarra elettrica, rullante, pianoforte, ecc - Range f: 2-8 kHz - Sensazioni: intervallo di medio-alte frequenze, sensazione di “presenza” del timbro, dettaglio, particolari, attacco dei suoni percussivi. In questa zona possiamo definire le consonanti della voce, e aumentare di conseguenza l’intelligibilità delle parole. Troviamo inoltre la punta della cassa, l’attacco dei tom, la definizione degli strumenti a corda. Un’eccessiva enfasi può generare suoni metallici. - Range f: 8-20 kHz - Sensazioni: alte frequenze, sensazione di freschezza, brillantezza del suono. Presenza dell’aria nella voce umana, respiro, dettaglio negli strumenti percussivi, brillantezza nei piatti e hi-hat, suono cristallino negli strumenti a corda. È la zona che ci permette di rendere piacevole l’ascolto del timbro, senza alte frequenze lo spettro è più che dimezzato. - Applicazione EQ: spesso si attenua con un filtro passa-basso, per togliere eventuali fruscii su timbri che non si estendono fino a questa zona (es: il basso elettrico)