Ergonomia Cognitiva PDF

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ergonomia cognitiva processi cognitivi interazione uomo-macchina psicologia cognitiva

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Questo documento esplora l'ergonomia cognitiva, una disciplina che studia l'interazione tra il cervello umano e gli artefatti. Il documento analizza il concetto di "atmosfera" in relazione al benessere e al comfort umano, evidenziando come la percezione soggettiva dipenda dalle esperienze passate. Infine, esplora la sensorialità e i limiti del sistema sensoriale umano e le aree della corteccia cerebrale coinvolte nei processi cognitivi.

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ERGONOMIA COGNITIVA Sentiamo spesso parlare di ergonomia, un concetto che ci rimanda ad una situazione di comfort. A questo concetto aggiungiamo l’aspetto cognitivo, ovvero gli aspetti relativi ai nostri processi cognitivi. Il significato del termine “Ergonomia cognitiva” L’ergonomia cognitiva è un...

ERGONOMIA COGNITIVA Sentiamo spesso parlare di ergonomia, un concetto che ci rimanda ad una situazione di comfort. A questo concetto aggiungiamo l’aspetto cognitivo, ovvero gli aspetti relativi ai nostri processi cognitivi. Il significato del termine “Ergonomia cognitiva” L’ergonomia cognitiva è una disciplina che nasce e si sviluppa dalla psicologia generale. Essa comprende la relazione tra il cervello umano e gli artefatti da questo generati. L’obiettivo principale è quello di creare l’atmosfera ideale per il cervello umano. I progettisti vogliono creare, a livello cognitivo, un benessere sensoriale ideale. Come possiamo progettare l’atmosfera ideale? 1. Studiando la reciproca compatibilità, fisica e cognitiva, tra l’uomo e gli artefatti (qualsiasi oggetto materiale o immateriale con cui l’uomo ha a che fare) 2. Fornendo la conoscenza relativa alla percezione cognitiva e sensoriale implicata nelle differenti fasi progettuali 3. Garantendo un progetto mirato, che tenga conto dei limiti e delle potenzialità della mente umana. Nonostante la visione antropocentrica, la mente umana presenta dei limiti dei quali dobbiamo essere consapevoli. Il concetto di atmosfera può essere inteso come un concetto ergonomico, legato al benessere e comfort dell’uomo. L’atmosfera dipende dalla percezione che si ha di un contesto ( se ho un’esperienza negativa di qualcosa, tutto mi può rimandare a qualcosa di estremamente negativo). Dunque la percezione che abbiamo dipende sempre dal nostro vissuto pregresso, dalla nostra esperienza personale. Un contesto infatti è fatto anche da cose immateriali oltre che materiali, tutto è sempre interpretato dal nostro cervello. “Il tutto è maggiore della somma delle singole parti”-Gestalt Spesso un singolo dettaglio può essere sufficiente a darci un’idea generale di un tutto. La Gestalt afferma che le caratteristiche salienti di un oggetto contengono informazioni sufficienti per generare la percezione di una struttura globale. Questa è una delle prime macchine che risale al 1960 di Morton Heilig, che voleva creare una macchina immersiva (utente aveva impressione di trovarsi immerso in una situazione). La macchina simulava una guida e il sedile si muoveva simulando una curva, il tutto accompagnato da suoni, vibrazioni e profumi. Mancava però la sensazione del vento che segna la velocità. É bastato apporre un piccolo ventilatore sul volto del conducente per migliorare tutto il sistema. Questo è un esempio che spiega e dimostra la frase Gestaltica. A livello progettuale a volte non considerano quegli aspetti topici che non devono essere sottovalutati perché rappresentano dei dettagli utili a dare un’immersione globale. Concetto atmosfera Esso comprende aspetti funzionali, ma anche quelli relativi al benessere, fino a quelli più scontati relativi all’estetica. - SOSTENIBILITÁ - PIACEVOLEZZA - FUNZIONALITÀ - BELLEZZA - BENESSERE - EFFICIENZA - … Un’oggetto “bello” viene utilizzato in modo più piacevole, e inoltre gli utenti compiono meno errori cognitivi nell’usarlo (Norman). L’atmosfera contiene moltissimi aspetti che il designer deve saper individuare come topici: ci sono sempre degli aspetti in un prodotto, che se riprogettato non vanno toccati. Ogni artefatto contiene degli elementi che rappresentano il proprio aspetto topico: se li modifichiamo andiamo ad intaccare l’aspetto cognitivo. Dobbiamo capire come studiare a livello ergonomico un prodotto, tenendo conto della percezione della mente umana. Il concetto di atmosfera è creato dal nostro cervello. Nel cervello i sensi si situano in specifiche aree della corteccia e nelle sue aree più profonde. L’area parietale lega le aree sensoriali e quelle emotive, creando quella percezione globale, fluida e ricca di esperienze emotive e cognitive, che si può definire atmosfera. Nel 1800 c’era la corrente “Localizzazionisti rigorosi” che suddivideva il cervello in aree specifiche (area della gelosia, della passione, della decisione, giudizio…). Oggi invece l’area frontale è l’area che associamo al giudizio e alla presa di decisione, mentre la posteriore è l’area delle elaborazioni del cervello relative ad un’emozione. Da questo punto di vista atmosfera è più della somma delle parti e diventa un’elaborazione precisa di perfetti e di risposte emotive. IL CASO GAGE Un minatore inglese che le 1848 va a lavorare e deve far esplodere una mina. Riempie un cilindro di polvere esplosiva e a causa di un errore gli trafigge il cranio da parte a parte. Egli sopravvive e gli viene estratta questa asticella. Prima dell’incidente veniva descritto come una persona affabilissima, generosa… dopo questo incidente inizia ad essere iracondo, scontroso e violento. Pertanto diventa un vero e proprio caso studio e viene analizzato il suo cranio riesumato. L’asticella aveva trapassato il lobo frontale sinistro, che è la parte del cervello deputata alla razionalità, al giudizio e alla ponderazione. Gage viene studiato per un secolo intero dalla psicologia e dalle neuroscienze per comprendere come mai gli fosse totalmente cambiato il comportamento fino a capire che fosse stata danneggiata l’area frontale. Gli studi sul cervello nascono anche da casi accidentali. Tuttavia per anni del cervello si è data importanza alla comprensione delle funzioni, ma meno all’aspetto/prodotto più importante: il pensiero. Si è iniziato a cercare di comprendere non solo le funzioni del cervello suddiviso in aree, ma anche a comprendere il suo prodotto e i processi mentali. Analisi sensoriale Le sensazioni sono il risultato della relazione tra l’uomo e i suoi organi sensoriali. Essa consiste nella: ANALISI STUDIO In modo OGGETTIVO MISURAZIONE VALUTAZIONE A livello progettuale i nostri utenti potrebbero trovare nella sensorialità di un oggetto un aspetto topico imprescindibile al suo utilizzo. Esiste una grande differenza tra il mondo esterno e l’esperienza che ne abbiamo. Siamo consapevoli soltanto di una piccola parte della realtà che ci circonda. Attorno a noi accadono tantissime altre tipologie di informazione (non sappiamo odore, temperatura, rumori che ci circondano per esempio). Questo perché il cervello è un organo estremamente lento e limitato. I limiti principali del nostro sistema sensoriale sono: NEUROLOGICI= i recettori sensoriali raccolgono soltanto gli stimoli che riescono a riconoscere. Possiamo interagire soltanto con alcune forme di energia appartenenti ad un oggetto o ad un contesto. Ciò che possiamo percepire fa parte della nostra soglia percettiva (per esempio non percepiamo raggi UV). INDIVIDUALI= la percezione della realtà non è oggettiva e dipende da molti fattori (personali, esperienza, conoscenza, sistema culturale..), dunque non solo fisiologici (com’è fatto il nostro organismo). Percezione aptica : percezione tattile vibrata che possiamo ricevere. Detta così perché è una percezione subita dall’utente. Differenza tra sensazione e percezione SENSAZIONE PERCEZIONE Può essere definita come il rilevamento sensoriale Risultato finale di un’elaborazione di stimoli esterni. degli stimoli esterni, processo che agisce sotto i Il significato che attribuiamo agli stimoli. livelli di consapevolezza quando i nostri recettori raccolgono stimoli e li elaborano per creare una percezione PERCETTO= risultato mentale che ricaviamo dall’atto di percepire, è il significato. Questo termine viene usato in psicologia cognitiva. Qua si può vedere una donnina (pennacchio) oppure una strega cattiva, ma non si possono vedere entrambe. Il cervello sensoriale Abbiamo individuato aree adibite al gusto, all’udito, alla vista e tutte le aree principali dei sensi. Grazie a reazioni elettrochimiche il cervello può processare una moltitudine di sensazioni a differenti livelli di consapevolezza. I segnali che arrivano da ogni recettore raggiungono la corteggia cerebrale. Sono elaborati in specifiche aree ma sono simultaneamente connessi per conferire un significato utile e globale che ci possa fare interagire con il mondo esterno. Dunque le sensazioni pervenute da ciascun senso sono integrate a formare un’impressione globale. Ci sono anche a livello sensoriale dettagli attivi o passivi che formano questa impressione globale. Il cervello elabora una realtà che tende ad una semplificazione: tendiamo ad eliminare degli stimoli considerati superflui, in modo standardizzato o consapevole. Il cervello è un organo altamente energivoro, consuma oltre il 20% delle nostre energie quotidiane. Esso è un organo: - VOLUMINOSO - LENTO - LIMITATO Le semplificazioni dunque sono necessarie per ottimizzare tempo e azioni. Possiamo svolgere in modo seriale un’azione alla volta, non possiamo elaborare molte informazioni insieme. Corteccia cerebrale Il cervello utilizza una particolare modalità energetica grazie a cui può ottimizzare energia e potenziare le nostre abilità cognitive. A livello evolutivo la corteccia cerebrale è diventata più grossa in dimensioni. EGOISMO NATURALE Le mutazioni sono totalmente indifferenti circa i benefici apportati ad un organismo. L’evoluzione avviene in modo casuale attraverso la sommatoria di piccole differenziazioni funzionali all’interno della specie. La natura, che nulla spreca, in modo exadattivo parte da un sistema intelligente e complesso e lo trasferisce su altre specie, che lo utilizzeranno a seconda delle loro necessità. Le nicchie evolutive Per nicchia (dal latino nidus) intendiamo quell’ambiente specifico dove una determinata specie si evolve e agisce. Ogni specie si è evoluta per interagire con una specifica nicchia. La nostra nicchia è cognitiva: abbiamo sviluppato una corteccia cerebrale che è 3 volte quella delle scimmie, e quindi l’evoluzione dell’uomo ha puntato sullo sviluppo del cervello. Se la natura cerca di ottimizzare le risorse del processo evolutivo, che cosa possediamo che invece nn possiedono le altre specie? Per esempio la capacità di trasferire informazioni avviene in modo gratuito: questa trasmissione di pensieri ha un costo nullo e rappresenta quello che in un processo evolutivo diventa un senso dell’evoluzione dell’uomo. RNA è un raccoglitore di informazioni. Dunque possiamo scambiare informazioni senza perderle. Che cos’è la realtà? Commistione tra ciò che raccogliamo con i nostri sensi. Elaborazione che il nostro cervello è in grado di operare. Realtà oggettiva, condivisa da più persone o strumenti. La realtà non può essere uguale per tutti, è soggettiva. “Il mio unico sospetto è che l’universo non sia solo più complesso di ciò che supponiamo, ma più complesso di ciò che possiamo supporre”- J.B.S. Haldane Siamo di fronte al più grande limite del cervello umano: quello di poter percepire solo una minima parte della realtà che ci circonda. Un altro grande scienziato, Richard Dawkins (ted.com), dice che i nostri cervelli si sono evoluti per aiutarci a sopravvivere in un mondo che chiama “di mezze misure”, regolato da magnitudine, dimensioni, velocità in cui i nostri corpi devono interagire. Ecco perché abbiamo sviluppato capacità fisiche per poter interagire in una realtà fatta di solidità e materialità. Ecco perché abbiamo sviluppato in modo ottimale il movimento tra indice e pollice, un movimento sopraffino con cui siamo riusciti a generare artefatti e utensili utili e fondamentali alla nostra evoluzione e alla nostra sopravvivenza. Non ci siamo evoluti per muoverci in un mondo fatto di atomi, ma di materia, magnitudini e velocità. Quando percepiamo la realtà, noi percepiamo la nostra realtà. Il nostro mondo è una nicchia di riferimento, che è cognitiva poiché la natura ha fatto si che l’organo cervello fosse per noi quello ad evolversi. COGITO ERGO SUM (Cartesio) —> consapevolezza del nostro pensiero che ci distingue delle altre specie, questo di definisce come uomini. Le origini del sé Reale per un animale è tutto ciò di cui il suo cervello necessita nella misura in cui esso possa assisterlo per la sua sopravvivenza. Specie differenti vivono in mondi differenti, ci troviamo di fronte ad una scomoda varietà di realtà. Ciò che vediamo nel mondo reale non è il mondo nudo e crudo, ma un modello del mondo, guidato da dati sensoriali e costruito per essere ottimale nella nostra interazione con il mondo. Per ottimizzare l’energia il nostro cervello deve semplificare. La realtà viene così ridotta secondo tre meccanismi fondamentali: 1. GENERALIZZAZIONE= elementi o parti della mappa vengono staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a rappresentare un’intera categoria di esperienze 2. CANCELLAZIONE= meccanismo che ci consente di selezionare, all’interno di una percezione complessa, solo alcuni aspetti, escludendone altri 3. DEFORMAZIONE= riusciamo a cambiare i dati sensoriali, ciò dipende molto dalle attese, attraverso un processo che riguarda anche la memoria. Quando ricordiamo un evento che contiene aspetti pericolosi o negativi tendiamo a modificare il ricordo fino a quando lo deformiamo senza più esserne consapevoli. La natura del MODELLO La natura del modello dipende dal tipo di animale. Esso è una sintesi della realtà percepita. MODELLI MENTALI= rappresentazioni cognitive di caratteristiche e di relazioni di un qualsiasi artefatto presente nel mondo o nella nostra mente. Rappresentano una semplificazione della complessità del mondo. I modelli mentali guidano le relazioni che abbiamo con il mondo esterno. Siamo di fronte ad una modalità di operare che prende forma dalla corrente di Gestalt, dove il tutto è maggiore della somma delle singole parti. La Gestalt spiega come gli stimoli siano scomposti ma organizzati tramite la disposizione automatica. A livello progettuale il concetto di modello mentale è importante. Ecco i modelli principali con cui interagiamo col mondo: - MODELLO DELLA REALTÁ= tutto ciò che percepiamo indipendentemente dalla sua natura - MODELLO DI NOI STESSI= ciò che costruiamo e che modifichiamo negli anni e che consiste nelle cose che conosciamo di noi - MODELLO DEGLI ALTRI= quando incominciamo a pensare che cosa gli altri pensano (concetto di bugia, i bambini fino a 3 anni non sono capaci) Spesso i modelli mentali che sottendono un concetto sono molto comuni e simili da utente ad utente. Mettiamo in atto un brain storming per individuare un modello mentale. Quando voglio individuare un modello mentale individuo le aree semantiche grazie a questa tecnica. Da una parola ne penso tante altre… Questa mappa cognitiva risale al 1997. Alcune parole che ci vengono in mente ora sono state già scritte nella mappa, nonostante il target sia ben diverso. Gli evocati spesso hanno una base comune: ecco perché con questa tecnica possiamo capire per esempio come sviluppare una campagna pubblicitaria. Nel mondo immaginario di riferimento le principali aree semantiche sono: 1. Legami alla storia caratterizzata da elementi suggestivi (tornei, armatura, assedio) 2. Legami con il paesaggio e elementi del castello 3. Legami con ambito turistico 4. Legami con arte, letteratura ed elementi leggendari 5. Legami con fantasia e stereotipi della letteratura anglosassone Il primo progetto risiede nella mente del progettista: il progettista deve comprendere quali elementi costituiscono il modello mentale degli utilizzatori. Egli deve seguire un progetto che possa contribuire alla creazione di modelli mentali in coerenza col sistema strutturale e di interfaccia. Che cos’ è un artefatto? Il sistema percettivo è un meccanismo volto a individuare soluzioni utili per la sopravvivenza e specie differenti condividono strumenti che hanno funzioni differenti. Ci siamo evoluti creando utensili, artefatti, ottenendo capacità distintive da altre specie. Un artefatto è un oggetto: - adatto a raggiungere uno scopo - Che una persona destina a essere usato per raggiungere quello scopo Il denominatore comune è sempre il cervello, la nostra mente crea oggetti e fornisce loro uno scopo, è sempre la nostra mente ad interpretarli e ad utilizzarli. L’oggetto è il frutto di un prodotto mentale: l’artefatto contiene la mente del progettista. La mente contiene gli oggetti e gli oggetti contengono la mente. Abbiamo due tipi di artefatti: - progettati dal cervello umano - Esistenti in natura Un paio di auricolari lo definiamo prodotto artificiale, non naturale. Naturale o artificiale? L’uomo ha sempre prodotto utensili con cui si è evoluto, che possiamo considerare naturali perché sono il prodotto di un aspetto naturale, dalla mente. Gli uomini progettano artefatti che influenzano i geni delle generazioni successive. La nostra evoluzione è fatta delle cose che abbiamo prodotto, che ci hanno permesso di sopravvivere. Sono utensili che appartengono al nostro DNA. Il cervello umano non accetta facilmente un punto di vista nuova: la sua tendenza è di aggiungere qualcosa di nuovo a ciò che già conosciamo. Bioispirazioni Possiamo vedere quali possono essere le grandi soluzioni utilizzate dalle altre specie per sopravvivere meglio… The Affordance - James J. Gibson Concetto creato da Gibson, che significa “presenza di una relazione reciproca tra animale e ambiente”. L’ambiente offre agli individui di una specie le risorse che questi hanno le capacità di percepire e di utilizzare. La competizione per le risorse non è tra tutte le specie, ma solo tra le specie che sviluppano, nell’ambito di una nicchia evolutiva, le capacità sensoriali, elaborative e operative per interagire con le risorse presenti. L’affordance tiene conto delle caratteristiche di un oggetto che permettono di manifestare le proprie potenzialità d’utilizzo, verso un organismo in grado di percepirle. Interazione ottimale tra soggetto e oggetto. Un’affordance inaspettata può portare a comportamenti errati. Si crea un prodotto poco usabile, un’interfaccia incomprensibile..Il ponte di Calatrava a Venezia contiene errori per quanto riguarda l’affondance: cadono 2 persone a settimana. Vi è un utilizzo di materiale scivoloso per i gradini, ma la gente cade perché ci sono gradini di misure diverse. Il cervello fa un calcolo che poi risulta errato per questa differenza inaspettata dei gradini. Uno scalino può invitarci ad essere salito, ma anche a sederci: dunque un oggetto può contenere affordance differenti purché corrette. Un buon progetto sfrutta a proprio vantaggio le indicazioni immediate e naturali che è in grado di trasmettere. Quando vogliamo individuare elementi salienti in un artefatto individuiamo i modelli mentali, ma per capire quale elemento diventa topico all’interno di una categoria di prodotti dobbiamo scomporre l’idea di quel prodotto in vari elementi. Come faccio a pensare ad un aspirapolvere e a mostrare la potenza di esso? Qual’è l’elemento fondamentale in questa categoria di oggetti? La potenza, e l’idea di potenza me la da l’aspirare, ovvero un suono. Si può pensare di far vedere il motore attraverso un design trasparente, per mostrarne la tecnologia avanzata. Oppure possiamo dargli un nome che evochi la potenza, o attraverso i cromatismi (Dyson ha scelto l’arancione acceso, poiché è un cromatismo che evoca la velocità e la potenza) e le forme aerodinamiche. Dobbiamo chiederci quale sia il modello mentale di un’aspirapolvere, cosa si aspettano gli utenti finali da questo oggetto. Creare affordance significa creare questa relazione tra capacità umane e ciò che si produce: l’utente si deve muovere nell’atmosfera ideale della progettazione. L’attenzione ATTENZIONE= processo che serve a limitare gli stimoli affinché una persona possa concentrarsi sugli elementi più salienti. Ciò consiste non tanto nell’esaltare la cosa a cui dobbiamo fare più attenzione, ma nell’eliminare ciò a cui non dobbiamo fare attenzione (stimoli superflui). L’attenzione al 100% si ottiene solo dai 15 anni di età, e i meccanismi di attenzione dipendono dai nostri lobi frontali, deputati al giudizio e alla valutazione razionale. I lobi frontali si calcificano intorno ai 15 anni. Il cervello a livello di formazione fisiologica non cresce fino a 21 anni. 2 variabili dell’attenzione: - volume di attenzione= quantità di elementi su cui riusciamo a porre attenzione - Oscillazione dell’attenzione= spostare l’attenzione su più oggetti contemporaneamente L’attenzione è limitata, e infatti spesso il cervello lavora in modo inconsapevole (sotto i livelli della consapevolezza). Inoltre ha anche durata limitata. All’ottavo minuto di una conferenza si ha un crollo di attenzione. L’attenzione dirige il nostro modo di percepire su alcuni aspetti piuttosto che altri. Processo direttivo= attenzione viene governata dai nostri stati interni. Quando viene governata dallo stato d’animo, l’attenzione si rivolgerà a momenti felici o tristi. Stato d’animo e attenzione dirigono il modo in cui percepiamo il mondo esterno. Parliamo di attenzione quando elaboriamo a livello percettivo qualcosa, mentre prima dell’attenzione ci sono i processi preattentivi (poche risorse disponibili, non vi è ancora consapevolezza). I processi automatizzati possono essere interrotti quando vi sono degli stimoli differenti per contrasto, volume ecc… per esempio una parete bianca con un pallino nero. Il 90% delle nostre azioni avvengono a livello automatizzato, diventa importante sapere come posizionare elementi progettuali per attivare processi automatizzati. Parleremo di consapevolezza, rappresentando i meccanismi che non possono essere riproducibili: meccanismi automatici. Il nostro cervello, oltre alle strategie quali i modelli mentali o i processi di cancellazione ecc… esso tende a racchiudere la conoscenza pregressa negli SCRIT: meccanismi che automaticamente mettiamo in atto. Agire in modo automatico permette al nostro cervello di avere più risorse per altre azioni che non possono essere tali. La mente umana tende a: - utilizzare schemi di funzionamento il più possibile automatizzati - Adattare ciò che ha già appreso anche a fronte di oggetti nuovi - Ricerca semplicemente una categoria mentale e comportamentale che ipoteticamente possa essere adatta. Il cubismo propone una visione multiprospettica per vedere lo stesso oggetto o contesto. Il futurismo ha inventato le linee cinetiche e il concetto di movimento. Inizialmente queste rotture vennero rifiutate dalla massa, perché le persone non erano abituate a guardare la realtà da quel punto di vista: questo implica un costo notevole per il nostro cervello. LE EURISTICHE DEL PENSIERO Langer, psicologa, ha fatto esperimento su una fila di persone in attesa di fare fotocopie. Chiedeva alle persone se potesse passare davanti a tutti, e il 40% delle persone la faceva passare. Il secondo giorni il 97 % delle persone le faceva passare perché diceva di avere un treno tra 10 minuti. Il terzo giorno diceva che domani avrebbe piovuto, e quasi tutti la facevano passare. Ci troviamo di fronte a dei marcatori per cui la mente mette in atto delle scorciatoie: le persone non ascoltano più la motivazione. Un altro esempio di euristiche sono la scelta della via di mezzo, magari di fronte a prodotti che vengono considerati a basso rischio. Siamo vittime di una risonanza cognitiva: tendiamo a paragonare i prodotti per vedere se abbiamo fatto la scelta giusta. I MARCATORI Per esempio i marchi. La busta con questo marchio non veniva buttata nel progetto Cartesio. Essa non veniva buttata. Questo comportamento dell’utente può essere utilizzato per trasmettere, tramite questo marchio, altri contesti e argomenti. I COPIONI DI FRUIZIONE Non luoghi ma ambienti controllati. - ambiente circoscritto, la libertà d’ingresso e uscita è limitata - L’ambiente dev’essere il più possibile avulso e separato dal mondo circostante - La permanenza all’interno di tale ambiente deve essere il più possibile prolungata - La varietà delle offerte devono essere tali da rendere questo ambiente costantemente stimolante, seppur schematico e organizzato, anche a livello cognitivo. - Ambiente deve contenere al suo interno la possibilità di appagare - Ambiente dev’essere vario in modo di permettere alla persona di non provare tutto avendo così il desiderio di ripetere l’esperienza. CASO STUDIO: DISNEYWORLD A ORLANDO IN FLORIDA Cosa lo distingue da quello di Parigi (che ha avuto meno successo del primo)? Che esso è stato costruito in un luogo circoscritto e isolato. Disneyland Parigi invece è vicino a Parigi, dunque i visitatori non stanno solo nel parco ma visitano la città. Dunque esso è un ambiente avulso, separato dal resto del mondo circostante. La barriera è anche mentale oltre che fisica, poiché entro in un mondo incantato, di favole. I percorsi e la varietà delle offerte devono essere tali da rendere questo ambiente stimolante, seppur schematico e organizzato, anche a livello cognitivo. L’ambiente deve contenere al suo interno la possibilità di appagare tutti i bisogni primari del fruitore senza che esso debba ricorrere a risorse esterne. La persona singola non deve poter provare tutto, dev’essere invogliata dunque a riprovare la medesima esperienza. Il metodo scientifico Che cos’è la verità? La realtà è tutto ciò che percepiamo a livello dei nostri sensi, che viene elaborata grazie agli stimoli fisici dal mondo esterno e che vengono elaborati sotto forma di perfetto o significato di ciò che abbiamo percepito. La realtà oggettiva può essere condivisa da più soggetti, anche se essa è per lo più soggettiva, guidata dallo stato d’animo di ogni singolo. Se la realtà è soggettiva, che cos’è la verità? É una constatazione di un’ipotesi che viene confutata, e se essa viene falsificata si ricomincia a procedere fino al ritrovo di una nuova ipotesi valutata. Un medico ungherese finito in un ospedale di Vienna nel 1846, dove le donne ricoverate poiché incinte morivano. Queste giovani donne iniziavano ad avere la polmonite, infezioni varie e dopo una decina di giorni morivano di quella che veniva definita “febbre puerperale”. Veniva definita a fattori diversi tra loro: utero allargandosi intaccava i vari organi ecc.. Sammalvibes notò che gli studenti di medicina legale, subito dopo aver sezionato i cadaveri si lavavano le mani e andavano a visitare queste donne. Egli fece questa correlazione e cominciò a chiedere ai medici di lavarsi le mani c0on una soluzione di clorina. Questa richiesta venne respinta e lui fu cacciato fino a finire in manicomio. Un fatto può essere vero in un determinato momento, fino a quando non venne scoperto il sottovuoto: si pensava che la carne producesse larve di mosca, quando invece era la mosca a depositare le uova. Con la scoperta del sottovuoto, la bistecca andava in decomposizione ma senza larve. Una scoperta scientifica può essere vera ora, ma tra 2 anni potrebbe essere falsificata con una teoria nuova. La verità dunque non esiste ma esiste la verificabilità. PROSPETTIVA ANALITICA/OLISTICA - 1. il problema della conoscenza, il ruolo dell’osservatore - 2. Aristotele: visione analitica - 3. Confucio: la visione globale La rappresentazione della realtà da un punto di vista analitico è data da una visione lineare e parte da una visione antropocentrica: l’uomo si colloca al di sopra della natura e la studia. La dimensione di verità corrisponde con la verità geometrica, calcolata meticolosamente. La prospettiva orientale è molto diversa da quella occidentale. L’ATTENZIONE COGNITIVA A livello di macchina siamo tutti uguali, ma a livello di pensiero siamo diversi. La nostra cultura può plasmare il nostro modo di pensare. Esperimento Americani e Giapponesi davanti ad acquario. Due approcci di percezione della realtà che fisiologicamente funzionano con circuiti analoghi, ma il modo di interpretare la realtà si rivela esattamente opposto. La mente ad una causa cerca un effetto: le correlazioni che facciamo sono vicine al problema. Non siamo in grado di trovare cause lontane ad effetti che stiamo studiando, per cui il legame di causalità in occidente è individuabile in effetti vicini alla causa. Diverso è in oriente, dove si tende a cercare questo legame allontanandosi dal problema stesso. La ricerca della verità avviene in modo differente attraverso visioni differenti. PROSPETTIVA OLISTICO-ORIENTALE VERITÀ= è un’interpretazione di un qualsiasi fenomeno che lega indiscutibilmente una causa ad un effetto. È sostanzialmente un punto di vista che implica una scelta di alcune tra le infinite cause di un fenomeno e di alcuni tra gli infiniti effetti che da queste scaturiscono. Lo scopo della scienza sia orientale che occidentale è formulare ipotesi sulla realtà osservata. La scienza non ricerca la verità ma la verificabilità. Uno scienziato ha come obiettivo quello di attribuire ad un fatto la posizione di “causa” di un altro fatto. Le leggi scientifiche hanno come scopo quello di legare universalmente fatti e fasci di fenomeni. EXPLANANS= fatto da spiegare Modello che regola metodo scientifico di stampo occidentale, di prevalenza analitica e che tende a sezionare la realtà in modo matematico. Esistono 2 modi di procedere: 1. PROCESSO DEDUTTIVO(conoscenza generale) —> evidenze particolari 2. PROCESSO INDUTTIVO(evidenze particolari) —> conoscenza generale L’esperienza fa sì che ci troviamo imprigionati in una gabbia: più siamo esperti, meno riusciamo ad individuare soluzioni lontane rispetto al problema dato. Diventa importante riuscire a mettere in atto le tecniche creative che servono ad allontanarsi da un problema specifico. Esistono tecniche creative specifiche che permettono di mettere in atto questo processo. Cos’è la credibilità? La mente umana non riesce, se non stimolata, a individuare cause troppo lontane dal problema dato. Spesso ci troviamo di fronte a fatti e ipotesi che sembrano vere, reali, ma che in realtà sono solo credibili. La credibilità è frutto di puri modelli mentali, e si compone di elementi cognitivi ed emotivi. Le “verità endoxali” di Roland Barthes Egli le fonda. Sono comunicazioni credibili basate su errori logici: creazione di enunciati in forma impersonale, senza nessun riscontro scientifico. Formula: - la constatazione superficiale dell’evidenza (difficilmente ricusabile) - Sanzione personale dell’esperienza (difficilmente contestabile) - Saggezza corrente (difficilmente discutibile) Sono enunciati che hanno parvenza di verità, ma che fanno leva solo sulla credibilità senza avere oggettività scientifica. PERCEZIONE VISIVA Ciò che vale per la percezione visiva vale anche per gli altri sensi. Il contesto è tutto: come vediamo un oggetto, come interpretiamo qualsiasi cosa che vediamo, tutto dipende dal contesto. Per esempio gli stessi identici cilindri, se coperti da maschere di colore diverso, si presentano in forme di cromatismo differenti. A CHE COSA SERVONO I COLORI? Ci siamo evoluti in una nicchia di riferimento che ci fornisce un’ affordance affinché possiamo muoverci all’interno di essa. A livello cromatico percepiamo colori che altre specie non percepiscono e viceversa. Essi ci servono ad individuare ostacoli, pericoli o caratteristiche di un oggetto. (esempio pantera) I cromatismi dipendono dalla struttura del nostro apparato percettivo-visivo e dalla rifrazione della luce, ma soprattutto dal contesto in cui si colloca ciò che osserviamo. Siamo vittime di illusioni percettive che ci fanno vedere forme e dimensioni diverse: per esempio queste due linee ci possono sembrare diverse perché posizionate su binari che sembrano restringersi, ma in realtà le linee sono uguali. Il contesto ci può far apparire due differenti cromatismi quando di fatto non consistono se andiamo a separare i due componenti. Tutto ciò che percepiamo lo percepiamo in un determinato modo perché è collocato in un contesto specifico. ADATTAMENTO PERCETTIVO Siamo succubi dell’adattamento percettivo: questo avviene per tutti i sensi, perché il cervello ha bisogno di ottimizzare le proprie risorse. Poche caratteristiche sono sufficienti a darci l’idea di un intero contesto, di un elemento globale. A livello evolutivo cosa fondamentale per l’uomo è il riconoscimento dei volti, poiché ci siamo evoluti con la necessità di riconoscere di fronte a noi organismi della nostra specie. Vi sono tre elementi fondamentali: - Occhi - Naso - Bocca I volti assumono importanza fondamentale a livello evolutivo, tant’è che riusciamo a vedere essi in oggetti inanimati come rocce e nuvole: questo perché abbiamo una propensione all’individuazione e alla ricerca dei volti umani. L’adattamento percettivo fa sì che sempre poche caratteristiche salienti possano farci fare delle euristiche molto rapidamente: ciò che brilla e luccica è sicuramente più valoroso di ciò che non luccica. In una bevanda rosso scuro appare una componente più zuccherina rispetto ad una bevanda più chiara. Percezione? PERCEZIONE= rappresenta un processo che interpreta e apporta un significato ai dati sensoriali. A partire dalle immagini del mondo esterno produce una descrizione utile, eliminando le informazioni che non sono utili. Si caratterizza da 3 aspetti: - Rapidità - Automaticità - Influenza da parte della memoria LE PRIORITÀ EMERGENTI Abbiamo detto che l’attenzione è un processo elaborativo che richiede moltissime risorse: funziona in modo automatizzato. Diventa importante riuscire a generare degli attivatori di attenzione quando si desidera farlo. Quelli che incidono maggiormente sull’attivazione dell’attenzione sono quelli che definiamo stimoli in contrasto. L’attenzione viene anche attivata da quelle che chiamiamo priorità emergenti, ossia caratteristiche che emergono perché si distinguono dalle altre: cromatismi, forme, movimento, raggruppamento nello spazio. Diventa fondamentale a livello di design riuscire a comprendere come stimolare l’attenzione attraverso l’utilizzo di una priorità emergente a livello visivo. PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE VISIVA É la forma predominante ad emergere come figura Il processo avviene in modo involontario, dipende dall’informazione emessa dalle retine secondo alcuni principali principi che regolano la nostra azione percettiva: La materia è OMOGENEA e COESA : tutto ciò dipende dalle nostre retine. La forma predominante emerge come figura. Articolazione figura-sfondo: sono gli oggetti ad attrarre prevalentemente la nostra attenzione. Quando osserviamo una figura su uno sfondo, tendiamo ad estrapolarla. Per esempio prediligiamo le forme concave a quelle convesse, le linee simmetriche rispetto a linee che non lo sono. La nostra percezione dunque predilige le forme per dare un significato coerente a ciò che osserviamo. Completamento percettivo: completare ciò che non è del tutto definito, ricostruendo ciò che manca quando riteniamo che un’immagine sia sufficiente a darci un’idea. La tendenza è quella di chiudere ciò che è aperto: questo non solo a livello grafico, ma anche a livello narrativo per esempio (storia che ha un inizio e una fine). Su questo agiscono le campagne pubblicitarie, con strutture narrative aperte in modo che le persone ripongano attenzione per volerle chiudere. PRINCIPI DELLA GESTALT Significa buona forma, ed è una corrente che ha studiato i raggruppamenti percettivi a livello visivo e ha stipulato principi tutt’oggi validi (ottimizzare percezione visiva). PRINCIPIO DI PROSSIMITÀ= gli oggetti vicini tra loro sono generalmente percepiti come più correlati degli oggetti più distanti. A livello progettuale dovremmo sfruttare questi principi: questo tipo di rappresentazione ci permette di vedere un cervo che salta, fatto di linee prossime tra loro. PRINCIPIO DI BUONA CONTINUAZIONE= si presume che gli elementi disposti in una linea o curva continuino oltre il loro punto finale definito.. PRINCIPIO DI SOMIGLIANZA= gli oggetti con caratteristiche simili sono percepiti come più strettamente correlati rispetto agli oggetti che non condividono caratteristiche simili. La nostra mente raggruppa oggetti simili indipendentemente dalla loro vicinanza. PRINCIPIO DEL DESTINO COMUNE= gli elementi che si muovono nella stessa direzione sono percepiti come meglio correlati rispetto agli stessi elementi che si muovono in direzioni diverse. PRINCIPIO DI BUONA FORMA= le persone percepiscono e interpretano immagini ambigue o complesse nella loro forma più semplice. Si prediligono le forme simmetriche. PRINCIPIO DI CHIUSURA= la nostra mente tende a riempire le informazioni mancanti per colmare delle lacune e creare forme di immagini note. BOTTOM UP - TOP DOWN Sono due tipologie di processi. Il processo comincia con gli occhi. La luce penetra nell’iride grazie alla pupilla e passa attraverso una sorte di lente, il cristallino, che devia i raggi luminosi affinché convergano sulla retina. Le retine raccolgono i segnali e li inviano attraverso i nervi ottici alla corteccia visiva primaria, in cui ci sono 30 moduli differenti dedicati all’analisi dell’informazione visiva. Ad un certo punto i nervi ottici (gialli) si incrociano in un punto detto chiasma ottico: le informazioni che pervengono dal campo visivo dx vanno a finire nell’emisfero sinistro e viceversa. All’emisfero destro vengono attribuite delle responsabilità per le elaborazioni di tipo olistico: immagini, musica… Mentre quello sinistro è preposto all’elaborazione di dati, grafici, analitici… Per facilitare l’elaborazione da parte del cervello, evitando complicazioni, possiamo pensare di porre a sx del testo tutto ciò che rappresenta informazioni olistiche, e di porre a dx del testo tutto ciò che riguarda le informazioni analitiche. LA GERARCHIA DEL PROCESSO VISIVO Macchie apparentemente senza senso, ma che non appena vengono suggeriti certi significati, vengono organizzate in modo coerente e stabile. Non è più possibile vederle in altro modo. PRIMO STADIO: la scena (oggetto e contesti) viene rappresentata in termini di contorni, linee, macchie ai quali vengono associati attributi relativi a orientamento, contrasto, lunghezza, larghezza, posizione e raggruppamento. SECONDO STADIO: Si individuano i dati relativi alla profondità delle diverse superfici e l’unificazione dei due campi visivi. Si crea quindi un abbozzo di rappresentazione. TERZO STADIO: porta ad una descrizione dell’oggetto in 3 dimensioni, definisce le dimensioni spaziali in modo centrato sull’oggetto stesso e crea una classificazione dell’oggetto sulla base di un catalogo di descrizioni strutturali presente nella memoria. CAMPO VISIVO L’angolo visivo di piena attenzione è di due gradi che aggiungendo la visione periferica, può divenire di 4 gradi. Il campo visivo è un’area circolare intorno al punto di fissazione. La dimensione di questo cerchio è determinato dalla densità dell’informazione presente e dalla discriminabilità di ciò che si cerca nello sfondo. La visione periferica è più veloce, poiché essa ci permette di fare attenzione per esempio ad un pericolo imminente, funzionando come un sistema di allerta, mentre con la visione focale facciamo attenzione ai dettagli. FOVEA è il punto migliore della percezione visiva. - gli avvisi che ricadono nella fovea richiedono un tempo più lungo per essere percepiti 400ms —> maggiore controllo interpretativo - Gli avvisi periferici richiedono la metà del tempo e vengono elaborati in modo automatico MOVIMENTI SACCADICI= avvengono quando muoviamo gli occhi, momenti in cui non vediamo (momenti semiciechi). Il nostro cervello però dà un’idea di continuità. FISSAZIONI= momento in cui ci fermiamo su un determinato punto EYE TRACKING= strumento oculo-fotografico a infrarossi che monitora i movimenti oculari, sia a livello saccadico che a livello di fissazioni. Esso misura il tracciamento oculare che un utente fa di fronte asp un oggetto o interfaccia, e ciò ci dice anche quante fissazioni i nostri occhi compiono su quell’oggetto o interfaccia, o in un suo determinato punto. Se un utente guarda un determinato punto, significa che egli fa attenzione a quell’area in particolare. Da ricercatori non ci basta un singolo strumento, ma dobbiamo capire il motivo per cui ciò accade. Applicate agli strumenti troviamo delle tecniche: ANALISI DESK: consiste nella scomposizione in elementi di uno o più oggetti con il fine di individuare, attraverso griglie comparative, gli aspetti salienti e di innovazione in un ambito specifico. La griglia di paragone individua gli aspetti comuni di allarme, ma anche quelli innovativi. GRIGLIA FBC (VAUGHN E BERGER): permette di approfondire il fenomeno del coinvolgimento, includendovi le risposte di tipo emotivo, cognitivo e comportamentale. Attraverso un’analisi empirica del comportamento di consumo, si individuano le correlazioni tra le categorie di prodotto, il grado di coinvolgimento e la modalità prevalente di decisione di consumo. LE SESSIONI QUALITATIVE: metodo che permette lo sviluppo della creatività. Presuppone l’impiego di tecniche creative, l’uso di vari stimoli e test. In particolare si basa su due specifiche fasi di svolgimento: la prima divergente, nella quale si da spazio alla fantasia, la seconda dove le idee della prima fase vengono ricondotte ad applicazione. I soggetti vengono sottoposti a questionari, , scale valorizzi, domande aperte o chiuse per raccogliere dati oggettivi. EYE TRACKING I DIFFERENZIALI SEMANTICI: Scala con obiettivo di valutare il significato che determinate realtà e specifici concetti rappresentano per i soggetti intervistati. Le opposizioni che scaturiscono nei giudizi mettono in luce gli aspetti dicotomici del dominio di studio e diventano punti focali su cui indagare. EYE TRACKING MENTALE: si chiede ai soggetti di disegnare ciò che hanno in mente. Da questo possiamo vedere per esempio gli elementi considerati topici di un prodotto dagli utenti. Differenza tra questo e lo strumento? Concetto di mapping. MAPPING Capacità di saper rappresentare delle indicazioni utili che possano manifestare il tipo di relazione tra utente e oggetto. Alla sua base c’è il concetto di AFFORDANCE, quindi dobbiamo essere in grado di favorire le modalità sensoriali tra oggetto e utente, che possono essere di tipo spaziale, visivo, uditivo, tattile e aptico. TATTILE= sensazione che riceviamo attivamente quando tocchiamo una superficie APTICO= sensazione tattile che avviene in modo più passivo e che dipende dalla propriocezione (posizione del nostro corpo nello spazio). Il termine diventa sempre più contemporaneo e appartenente e alla progettazione, perché i dispositivi dispongono di questo segnale silenzioso. L’ambito militare è quello in cui è più utile ed efficace, infatti nasce prima qui per poi espandersi al grande pubblico. A livello visivo le modalità di disposizione di una serie di comandi in relazione a una qualsiasi interfaccia possono diventare determinanti per generare un’affordance ottimale nell’interazione tra fruitore e artefatto. L’ultimo caso dei fornelli è il più intuitivo, con una corrispondenza naturale tra comandi e fuochi. ANALISI ERGONOMICA DI UN VOLANTE APTICO Un prodotto va letto come un testo: ogni segno deve portare a dei significati o dei significanti in maniera intuitiva. Questo implica vederne gli aspetti di coerenza, dev’essere leggibile. Si è tenuto conto dell’affordance visiva, sistematizzazione di categorie semantiche e valutazione della loro coerenza e distribuzione. La valutazione della coerenza interna di ogni categoria è stata trattata come un chunk semantico (pacchetti informativi), ovvero una struttura testuale coerente e finalizzata. Chunk= la nostra memoria raggruppa le informazioni che riceve sotto forma di pacchetti informativi. La teoria ci insegna che possiamo elaborare mediamente 7 chunks contemporaneamente, questo in caso di piena attenzione e disponibilità (es. numero di telefono con prefisso, che già conosciamo, più altre 7 cifre). Per esempio Label, compagnia telefonica americana, ha stabilito per questo motivo che i numeri di telefono non dovessero superare le 7 cifre. Nel contesto della guida in cui gli elementi di distrazione sono maggiori e salienti, il numero si riduce drasticamente. I pacchetti informativi, a loro volta, devono essere ben strutturati e separati tra loro al fine di poter essere gestiti con un carico ottimale di lavoro mentale. Miller afferma che 7 sono le informazioni che mediamente siamo in grado di elaborare parallelamente tramite la memoria. Con una bassa attenzione lavoriamo con 5, mentre ad alta attenzione fino a 9 chunks. (teoria del 7 +/- 2 chunks) Si sono individuati 3 macro aree semantiche presenti nel volante per F173 e sono state valutate la coerenza interna, le modalità di attivazione e i feedback proposti. Sono stati individuati punti di incoerenza che potrebbero aumentare il carico di lavoro mentale dell’utente, essere causa di errore e di diagnosi dello stesso. Ricordiamo che ogni aumento, seppur breve e temporaneo, di carico di lavoro mentale e di diagnosi dell’errore, causa: - distrazione nella guida - Insoddisfazione dell’utente - Abbandono dell’utilizzo delle funzioni incoerente In totale sono state individuate 10 aree di funzioni, per un totale di 29 funzioni e sottofunzioni. 3 macro aree : Quella relativa al comfort e al software Quella relativa all’indicazione e all’utilizzo di funzionamento Quella relativa alle prestazioni HILIGHTS SULLA PERCEZIONE VISUO-SPAZIALE Ogni testo per essere omogeneo e percepito come struttura unitaria, deve contenere elementi fondamentali anche nell’ordine delle opposizioni. Sono opposizioni che permettono di attivare l’attenzione e che vengono percepite in modo omogeneo. Nell’analizzare un testo dobbiamo analizzare immagini in rapporto alle figure, forme, colori. Abbiamo elementi isotopi tra elementi e diversi piani, ma si crea un sistema di lettura unitario. La copertina presenta una certa verticalità, con una corrispondenza di colori molto evidente. Vi è però una forte opposizione: lo spazio bianco e vuoto. Graficamente significa che ci si prepara per informazioni fondamentali. Cambio di lettering tra titolo e autore, anche a livello di formato. Inoltre la direzione dei condottieri è opposta a quella del titolo, e vanno verso il dorso di copertina: sono una guida ad andare nella direzione dei condottieri e vedere il resto del prodotto, e dunque anche il retro. Creare uno stimolo personalmente rilevante Agire con questa variabile significa creare testi che catturino l’attenzione in quanto possono avere conseguenze potenziali sulla vita del destinatario. 1. SIMILARITÁ CON LA FONTE - tutte le volte che troviamo una rappresentazione di noi stessi - In genere il destinatario nota individui che ritiene simili a lui, rinforzando in questo modo la visione del mondo e il concetto del sé. Ci si rifà ai bisogni, obiettivi e valori del destinatario. - se un bisogno psicologico o fisiologico è attivo, il destinatario è portato a prestare attenzione a stimoli che sono rilevanti per quel bisogno (sete/prodotti dissetanti) - I titoli possono diventare in quest’ambito degli attivatori di attenzione delle indicazioni immediate che possono coincidere con i nostri scopi, siano essi temporanei o permanenti. 2. SONO PRESENTI DRAMMI - Le strutture narrative esplicite, ovvero le ministorie, possono guidare il destinatario nell’azione e renderla rilevante e degna di attenzione (pubblicità cumulata) in cui lo stesso messaggio viene ripetuto per diversi anni, attraverso le sequenze di mini serie, di mini racconti che narrativamente si richiamano l’uno con l’altro. - Qualsiasi struttura narrativa che resti aperta diventa uno stimolo di attenzione proprio perché la nostra mente si attende di concluderla. 3. DOMANDE RETORICHE E INDICI - è una tipologia di domanda che non richiede una risposta diretta in quanto simula un coinvolgimento diretto nel costruire la risposta. - Le domande retoriche, in realtà, non attendono risposta - Nelle riviste possiamo incrociare lo sguardo indiretto, in televisione quello in macchina oppure l’uso del “tu”, che seppur finti, conferiscono idea di interazione. 4. CREARE STIMOLI PIACEVOLI - La piacevolezza nella comunicazione può rappresentare un valido attivatore di attenzione - La piacevolezza agisce sulla positività dello stato d’animo. 5. UTILIZZO DI IMMAGINI DI PERSONE ATTRAENTI O FAMOSE - Anche attraverso immagini piacevoli di luoghi (come le spiagge bianche dei mari caraibici) si può attirare l’attenzione, ma allo stesso modo la stessa può essere convogliata da immagini spiacevoli. - La pubblicità cerca di predisporre positivamente l’emotività del destinatario per creare un atteggiamento favorevole e tenderà ad utilizzare, quindi, le immagini del primo tipo. 6. LA NOVITÀ - Notiamo più facilmente uno stimolo che è nuovo e unico - Differenza con la categoria percepita —> nuovi prodotti sia attraverso il packaging, sia attraverso il design. - Novità comunicazione commerciale : argomentazioni dal punto di vista stilistico (formato del testo-pubblicità televisiva di tre minuti) pubblicità comparativa negli Stati Uniti - Campagne pubblicitarie su carta stampata, l’attenzione del destinatario cala drasticamente già dalla quarta uscita. 7. STIMOLI INATTESI - Poste dove il destinatario non se le aspetta - Per essere efficaci, tali stimoli devono essere pregnanti - In ambito commerciale servono a suscitare la curiosità nel destinatario e il desiderio di analizzarli per dargli un senso. 8. STIMOLI FACILI DA ELABORARE Ulteriori tipologie di stimoli si possono utilizzare per incrementare i livelli di attenzione, quali, ad esempio, gli stimoli evidenti, quegli stimoli concreti e gli stimoli in contrasto con quelli adiacenti. 9. STIMOLI EVIDENTI - Sono molto visibili nell’ambiente - Su tali aspetti incidono sia il mezzo attraverso il quale vengono veicolati gli stimoli (ad esempio gli spot pubblicitari più lunghi hanno più probabilità di essere notati) sia il contesto delle altre tipologie di comunicazioni nel quale vanno ad inserirsi. 10. STIMOLI CONCRETI - Attirano maggiormente l’attenzione in rapporto a quelli astratti - La concretezza è definita come il grado di dettaglio e la specificità di uno stimolo - Costruiamo facilmente nella nostra mente immagini di cose concrete, ma abbiamo più difficoltà a farlo per cose astratte - Allo stesso modo nomi più concreti hanno più probabilità di essere ricordati di nomi astratti 11. STIMOLI IN CONTRASTO - L’opposizione è legata alla differenza tra gli stimoli e crea attenzione - Il contrasto funziona molto bene per distinguersi dalla massa di cose simili che tendono invece a confondersi tra loro 12. PROSSIMITÀ DELLO STIMOLO Un’informazione prossima è più forte e ha un maggiore impatto sull’attenzione che non un’informazione distante o non immediatamente rilevante. Esistono 3 livelli di prossimità: Sensoriale: vicinanza fisica dello stimolo Temporale: quanto recentemente è avvenuto un evento relativo ad uno stimolo Spaziale: implica che attirino maggiormente l’attenzione eventi vicini rispetto a quelli lontani. LA FUNZIONE EURISTICA DEL COLORE - Il colore come segnale di allerta a livello evolutivo - Il colore come sinestesia sensoriale LA PERCEZIONE DEI COLORI Il colore diventa un codice, e se ben posizionato diventa un potentissimo comunicatore. SINESTESIE SENSORIALI= I colori sono un potentissimo attivatore sinestetico. I nostri sensi lavorano in modo incrociato e spesso i nostri stimoli sensoriali sono in grado, attraverso uno stimolo di attivare molti altri. Sinestesia è una parola di derivazione greca (syn + aisthesis) e significa “percepire insieme”. Essa indica il fenomeno involontario in cui la stimolazione di una modalità sensoriale determina una percezione in uno o più sensi diversi. Si parla di trasferimenti sensoriali evocatori (quando non patologico si può parlare di sinestesie deboli). Sinestesie: - Percettive - Cognitive A livello progettuale creare sinestesie significa potenziare ciò che viene percepito attraverso un solo senso. Noi mettiamo continuamente in atto processi sinestetici. I colori sono in grado di chiamare in causa sempre tutti i sensi: essi ci possono evocare un profumo, un gusto, una sensazione tattile ma anche una uditiva. Perché vediamo i colori? Investire in un nuovo equipaggiamento biologico ha senso solo se ciò comporta un beneficio Un apparato capace di vedere i colori costa, perché richiede che lunghezze d’onda diverse vengano tradotte in risposte neurali diverse. Ad un occhio che rispondesse solo all’intensità della luce, il mondo apparirebbe in bianco e nero. Funzione del colore: la maggior parte delle persone pensa che i colori vivaci delle foglie siano un semplice sottoprodotto del loro invecchiamento. Questo però non spiega le enormi variazioni tra specie diverse. Secondo alcuni biologi il giallo e il rosso sono segnali che gli alberi inviano agli afidi, minuscoli insetti che li colonizzano, per trascorrervi l’inverno. Maggiore è la competenza della pianta nel produrre tossine insetticide, più intensi sono i colori autunnali delle sue foglie. Ci sono specie che non hanno bisogno di vedere un mondo a colori, e possiedono una visione monocromatica, soluzione economica adottata da alcune specie in particolare marine e notturne. Essa è da attribuirsi alla sola attività dei bastoncelli, che permettono di orientarsi in assenza di luce (noi invece abbiamo i coni per i colori), e consente di rilevare differenze di brillanza ma non di cromaticità. I colori della sopravvivenza: Vediamo i colori perché in un mondo colorato è più facile trovare da mangiare che in un mondo in bianco e nero. Vediamo i colori perché in un mondo colorato è più facile individuare pericoli contingenti, e lo stesso mondo appare in tinte diverse a creature diverse. La visione dicromatica La maggioranza degli altri mammiferi, compresi il cane, il gatto, e quasi tutte le scimmie, ha optato per questo modello superiore. Alla coppia bianco-nero si aggiunge quella giallo-blu. La visione tricromatica Gli esseri umani hanno evoluto una visione tricromatica, con la capacità di distinguere rosso e verde, oltre al bianco e il nero e al giallo e blu. Il colore è un’esperienza puramente soggettiva, una proprietà che elabora il cervello. Lo stesso mondo appare in tinte diverse a creature diverse. L’esperienza del colore dipende tanto dalle lunghezze d’onda che gli oggetti riflettono quanto dal modo in cui il nostro apparato visivo è congegnato. Gli oggetti non sono però colorati, perché il colore dipende: - dalla luce che gli oggetti riflettono - Dal sistema visivo di chi guarda I colori si differenziano fra loro per: TINTA= qualità che permette di distinguere ad esempio il verde dal rosso, dal giallo, dal blu.. (la grandezza fisica corrispondente alla tinta è la lunghezza d’onda). CHIAREZZA= si riferisce a quanto il colore è chiaro o scuro ed è legata alla quantità di luce riflessa fisicamente dalla superficie SATURAZIONE= si riferisce a quanto il colore è vivido (intenso, vivace o puro) o pallido (sbiadito, slavato, scolorito). Quanti colori possiamo vedere? All’interno della banda visibile fra i 380 e i 700 nanometri un osservatore normale è capace di discriminare circa 150 tinte differenti Ognuna di queste tinte può assumere moltissimi diversi valori di chiarezza e di saturazione, per cui il numero di colori diversi che possiamo vedere si aggira intorno ai 7 milioni e mezzo. Purtroppo non abbiamo 7 milioni e mezzo di nomi diversi per colori, e nemmeno 150. La terminologia cromatica ha origini culturali. La tribù dei Dani della Nuova Guinea ha solo due termini per i colori: MOLA= colori chiari e colori caldi come rosso e giallo MILI= Colori scuri e freddi come verde e blu Società di raccoglitori: individuazione delle bacche commestibili e mature, di colore diverso rispetto a quelle non udibili o acerbe. Popoli allevatori dell’Africa: persistono decine di sfumature di colore, che denotano il manto dei capi di bestiame ma ignorano per esempio il blu e il verde Società che basano l’allevamento sul cavallo o sul dromedario: danno priorità alla distinzione delle sfumature del pelame degli animali allevati, a differenza degli altri colori. Funzione euristica del colore Esso contribuisce a: - suscitare emozioni - Memorizzare le informazioni - Stimolare i livelli di attenzione - Generare sinestesie utili - Stimolare i comportamenti In un ambiente come un fast food la scelta cromatica è quella di colori accesi e vivaci che possano far emergere azioni rapide ai consumatori. Un ristorante invece sceglie cromatismi e illuminazioni assolutamente diverse dal fast food (azioni più lente e pacate). Posizionamento strategico dei colori: - contrasto di colori puri - Contrasto di chiaroscuro - Contrasto di freddo e caldo - Contrasto di complementari - Contrasto di simultaneità - Contrasto di qualità - Contrasto di quantità Su uno sfondo monocromatico i colori attirano l’attenzione producendo un riconoscimento più immediato. Il bianco e il nero generano un contrasto luminoso eccellente che è possibile ottenere anche con il giallo sul nero o con il blu scuro sul bianco. La percezione di contrasto, tuttavia, diventa più critica quando si tratta, ad esempio di rappresentare dettagli molto piccoli, mentre lo è meno quando si tratta con interfacce di grandi dimensioni. Limiti nei processi di elaborazione dei colori: I colori sono sottoposti ai limiti dei processi dell’elaborazione; l’utilizzo di un numero superiore a 5 colori in una rappresentazione aumenta proporzionalmente il rischio di errori e genera confusione. Le persone presentano difficoltà a mettere differenti cromatismi in un determinato ordine. È possibile utilizzare saturazione e luminosità di uno stesso colore o in ridondanza con la tonalità, in linea di massima, saturazioni più scure indicano livelli più grandi di una variabile. Un buon utilizzo del colore può migliorare i livelli di piacevolezza di un qualsivoglia artefatto ottimizzandone, al contempo, gli aspetti di usabilità. COMUNICARE IN PUBBLICO TESTO= insieme di segni strategicamente posizionati affinché possa essere letto nel modo migliore da parte degli utenti Una presentazione è data da 3 rapporti: - con sé stessi - Con la realtà - Con gli altri CON SÉ STESSI Gestione dell’emotività: veniamo sorpresi da reazioni fisiologiche (memoria e ricordo) in modo improvviso. Autostima Costruzione del pensiero razionale: l’emotività può essere controllata Quando la fase emotiva prende il sopravvento su quella cognitiva si inibiscono gli aspetti fisiologici e mentali. Come gestiamo emotività elevata? Dobbiamo renderci forti di una costruzione razionale a monte del nostro discorso. Che cos’è che fa di un testo/discorso un testo forte? Le fonti: quando costruiamo un discorso sulla base di fonti attendibili ci sentiamo protetti da qualsiasi critica. Fase cognitiva: permette argomentazione ragionata delle questioni proposte. COSTRUZIONE STRATEGICA DI UN TESTO In genere un testo contiene argomentazioni forti e deboli Se l’obiettivo principale consiste nel far ricordare le argomentazioni più importanti si utilizza l’ordine Nestoriano, ovvero si pongono le argomentazioni importanti all’inizio e alla fine del testo Ciò è dovuto al fatto che le prime informazioni, agendo sulla memoria a breve termine, tendono a far dimenticare le ultime (oblio proattivo) mentre le ultime tendono a far dimenticare le prime (oblio retroattivo) Le informazioni intermedie subiscono entrambe le tipologie di oblio e vengono perse più facilmente Se un destinatario ha una posizione contraria o prova scarso interesse sono più importanti le prime argomentazioni in quanto producono attenzione e inibiscono le contro-argomentazioni. Se il destinatario è in accordo sarà meglio far leva sulle ultime informazioni in quanto incidono meglio sulle credenze e sul ricordo. In un testo esplicitare le conclusioni produce una maggiore comprensibilità che influisce maggiormente sulla formazione degli atteggiamenti. I risultati sono più immediati, ma anche di minore durata. Se invece si decide di far dedurre le conclusioni bisogna considerare alcuni vincoli, in primo luogo il destinatario deve avere una buona conoscenza del settore a cui il testo si riferisce, deve avere, inoltre un buon livello di scolarità ed essere coinvolto dal contesto argomentativo. Tale tipologia di testi produce risultati più stabili e durevoli. Come vengono memorizzate le informazioni? Ditegli quello che gli volete dire Diteglielo Ditegli quello che gli avete detto Utilizzo di aree semantiche differenti. Si memorizzano meglio informazioni ripetute almeno 3 volte, non per forza ripetute allo stesso modo. Si utilizzano, per lo stesso concetto, aree semantiche differenti. Il tipo di richiamo: un testo può contenere diverse tipologie di richiamo per il destinatario.. Attrazione razionale e emotiva Appelli alla paura: implicano una risposta emotiva a qualcosa che esprime pericolo in modo implicito o esplicito. Troppa paura fa sì che il destinatario cancelli il messaggio. Troppa poca paura, invece, non fa effetto. Filtri cognitivi appelli alla paura: - valutazione dell’informazione: credibilità fonte-messaggio - Probabilità che il problema si manifesti: livello di probabilità - Abilità richiesta per risolvere il problema - Abilità a proseguire nel compito Appelli umoristici: il rapporto Esomar sull’umorismo in pubblicità individua nel cosiddetto umorismo anglosassone l’unica tipologia di tale strategia. Essi però stancano, attirano e mantengono l’attenzione, creano uno stato positivo e inibiscono le controargomentazioni ma non funzionano per tutti e si logorano in fretta (forte componente emotiva). Pubblicità comparativa Testi verbali e testi visivi: nei testi si trova spesso un’integrazione tra immagini e linguaggio. Le immagini hanno una forte capacità di attirare l’attenzione e diventano sintesi del contenuto testuale. Un testo può avvalersi di immagini referenziali, immagini che mostrano concetti e attributi presenti nel testo, per rafforzare ciò che c’è nel nostro testo esplicitandolo attraverso le immagini. Immagini di conferma: confermano quanto detto ma non si riferiscono direttamente all’area semantica trattata nell’argomentazione. Immagini di opposizione: indicano la stessa area semantica, ma con significati opposti a quella citata, disconfermando quanto trattato nel testo, ma in realtà evidenziandone aspetti complementari. Immagini di contrapposizione: si contrappongono per area semantica al contenuto testuale. Utilizzate a fini umoristici oppure per attivare l’attenzione a fronte di una componente testuale inattesa. Il rapporto con gli altri Tecniche di coinvolgimento Presentazione dei visual Mimica, prossemica, cinesica e dizione Curva dell’attenzione relativa ad un lungo discorso. La linea tratteggiata ci dice come attraverso gli aspetti paraverbali possiamo pensare di ridestare l’attenzione del nostro uditorio. Ad esempio: - parlare in piedi - Non leggere - Creare punti e sottopunti delle argomentazioni - Guardare la persona più lontana nella sala - Non utilizzare il leggio - Incominciare il discorso con una postura neutra - Gesti e movimenti devono supportare l’argomentazione - Non camminare avanti e indietro - Tra un gesto e l’altro ritornare alla posizione neutra - I gesti devono essere ampi e sciolti - Non toccarsi e non tenere in mano oggetti, non giocherellare - Se avete la voce strozzata bevete una bevanda calda - Parlare a voce alta - Nel contatto oculare fate attenzione a non incombere nello scanning - Guardare un ascoltatore alla volta per 3 secondi o più - Se si diventa molto nervosi, è importante mantenere il contatto oculare - Non dimenticare chi siede alla vostra destra e sinistra - In grandi sale affollate fissare gruppetti - Fare in modo che il contatto oculare abbia un significato - Importanza delle pause che enfatizzino il messaggio - Evitare i suoni ripetitivi - Non sottolineare mai un disastro - Dire tutto quello che dev’essere detto, non tutto quello che può essere detto - Organizzare al meglio i contenuti: esposizione, materiale visivo - Pensare alla durata del discorso: 15-20 min sono sufficienti per qualsiasi presentazione - Attenzione alle introduzioni troppo lunghe - Un po’ di humor, ma non in prima battuta e solo se vi riesce naturale - Fare un sopralluogo nella sala prima della presentazione - Non leggere i visual - Si ricordano meglio le informazioni visive - I visual illustrati sono un mezzo eccellente per stimolare gli ascoltatori - Aiutano a separare le idee chiave da tutto il resto - Non più di un visual al minuto - Non coprire il visual con la mano - Non parlare mai quando si compie atto fisico - Non usare frasi ma parole chiave DOMANDE E RISPOSTE - Provocare le domande - Dare tempo agli uditori di pensare - All’inizio della presentazione dire se si vuole essere interrotti durante o solo alla fine - Coinvolgere tutti - Ripetere la domanda - Neutralizzare le domande negative - Non dire mai ottima domanda perché il successivo si chiederà come mai la sua non lo è - Non chiamare nessuno per nome - Dare risposte brevi LA MENTE UDITIVA Darwin: l’orecchio si è evoluto per far fronte alla lotta per la sopravvivenza Udito rappresenta l’apparato sensoriale più sofisticato e più importante nella relazione con il mondo esterno: pensiamo al nostro mondo senza suoni e rumori —> mondo ovattato. Il sistema uditivo raccoglie le informazioni che ci circondano senza vincoli e reagisce in modo anticipato a potenziali segni salienti. L’ascolto preleva tutti i suoni circostanti. La mente uditiva riconosce: - in modo più immediato i suoni familiari - Oggetti quotidiani, materiali e ambienti - Al cervello basta poco per riconoscere acusticamente molte cose Emotività sonora: Suono come riconoscimento dell’habitat di riferimento Potere dei suoni sulle nostre emozioni Importanza della coerenza sonora- sicurezza/incertezza Per Darwin anche la musica si è sviluppata a partire da suoni sessuali dei nostri antenati. Miller fece degli studi per dimostrare che i musicisti hanno più probabilità di riprodursi: fare musica significherebbe affascinare di più le femmine. La musica ha qualcosa di innato nell’uomo: tutte le culture accompagnano con la musica i momenti sociali importanti. Alcuni studiosi sostengono che la musica sia nata prima del linguaggio (Orfeo). Emotività sonora —> suoni di accompagnamento emotivo Melodie che evocano forti emozioni i cui scheletri somigliano a modelli digitalizzati dei richiami emotivi della nostra specie. Nel 2001 attraverso una tecnica in Canada si è visto che aree del cervello deputate all’emozione ma anche all’attenzione erano in grado di attivarsi grazie alla musica. Neuroplasticità della mente uditiva: - il cervello di un musicista è differente rispetto a quello di un uomo medio - Feti sottoposti a una cantilena ripetuta (risposte cerebrali differenti) il cervello può apprendere prima della nascita - Formazione di nuove connessioni Smisurata quantità di informazione uditiva assimilabile dal nostro orecchio, con automaticità dell’elaborazione, e dunque con basse risorse. Capacità di elaborazione di più suoni in modo seriale. Le differenti frequenze trasmesse vengono trasmesse a martello, incudine e staffa, che le trasformano in vibrazioni più potenti. I colori possono essere pensati come vibrazioni musicali. La catena degli ossicini che appartengono al nostro orecchio medio deriva dall’evoluzione del sistema uditivo dei rettili: la natura non spreca nulla. Abbiamo ereditato questo apparato da un sistema già complesso, e grazie a questo sistema di trasmissione delle informazioni vibratili possiamo sentire i suoni. Il linguaggio è il principale veicolo attraverso cui possiamo comunicare gli uni con gli altri Importanza dell’udito per interazione con l’ambiente Dare un senso ai suoni che non potremmo avere in altro modo (muoversi al buio). Abbiamo una grandissima capacità, quella di riconoscere anche i suoni muti, riflessi dalla materia. IL SUONO La materia che ci sta intorno è composta da minuscole particelle, le molecole. Esse nei gas sono libere di muoversi, mentre nei solidi sono unite per produrre una struttura densa. Nell’aria le molecole sono in movimento, ed esercitano una pressione statica sia ogni oggetto: la pressione dipende dalla densità dell’aria (numero di collisioni maggiore, maggior pressione) e ciò dipende pure dalla temperatura. CONDENSAZIONE= leggero aumento di densità e pressione RAREFAZIONE= diminuzione di pressione ONDE SONORE= variazioni di pressione, alternarsi di condensazione e rarefazione. EFFETTO COCKTAIL PARTY: Il sistema uditivo contiene un sistema di regole o euristiche che descrivono le caratteristiche attese relativamente ai suoni di un ambiente. Il sistema può non soltanto determinare qualora ci siano una o più sorgenti sonore ma può anche assegnare alle componenti del suono le sorgenti appropriate. Quando il suono è stato assegnato alla sorgente, possiamo acceder alla sorgente che ci interessa (cocktail party) ignorando la sorgente sonora a cui non siamo interessati. Possiamo distinguere fino a 3 canali attentavi elaborandoli senza distrazione, uno per ogni orecchio e il terzo su entrambe le orecchie. ECOLOCALIZZAZIONE ATTIVA E PASSIVA: - Possiamo sentire i suoni riflessi generati da un oggetto o da un ambiente, sia che generino un suono, sia oggetti muti. - Possibilità di individuare molti aspetti della realtà (forme, dimensioni, disposizione) - Suoni differenti prodotti da materiali diversi - Abilità migliorabile con l’apprendimento ATTIVA: quando mi bendo gli occhi e entro in una stanza e faccio un suono, che va a sbattere contro un muro e mi da un’informazione di ritorno. Riguarda una caratteristica di suono, sorgenti, e materiali. PASSIVA: siamo evoluti per sentire, grazie al nostro apparato uditivo, dei materiali e degli ostacoli. Caratteristica che possediamo in modo innato e che ci permette di muoverci senza il sistema visivo. Capacità di muoverci in un ambiente anche senza la vista, udendo i suoni che emettono gli oggetti. Progettare per la percezione uditiva: Possiamo usare questa conoscenza per progettare edifici, città e centri abitati (migliori benefici dell’ambiente acustico) Progettare interfacce che simulino artificialmente gli aspetti del sistema uditivo Agevolare coloro che presentano disturbi dell’udito Il suono di un cibo, quello di un’automobile, di un elettrodomestico, di un prodotto cosmetico o di un’interfaccia virtuale rappresenta un aspetto decisivo nei processi di fruizione da parte di un utente, influendo sulle valutazioni relative alla qualità, alla sicurezza, all’efficienza (la lavatrice, con il suo suono, permette di capire a che punto è) Feedback sonoro può dare moltissime informazioni all’utente nell’ambito del suo utilizzo. Gli svantaggi della progettazione ecologica: sentiamo arrivare una macchina a - 10,6 m automobile normale - 3,3 m macchina ibrida Diventano dannose per gli ipovedenti e per la loro sicurezza. Annullare il suono porta a degli svantaggi che possono incidere su caratteristiche importanti di un prodotto e di ciò che vuole evocare. Importanza della coerenza sonora: congruenza dei suoni con il contesto Caratteristiche del mondo uditivo che segnalano gli elementi relativi alla sicurezza piuttosto che all’incertezza “FIRMA SONORA” Il suono ha caratteristiche culturali, ed è importante il ritmo. Quando udiamo toni in relazioni armoniche tra loro, il nostro sistema uditivo è soddisfatto per aver ritagliato con successo il mondo uditivo in parti che appartengono a oggetti importanti nel mondo. Buona forma del suono: Un carattere di unitarietà e di fusione delle varie parziali che li compongono Un timbro ben definito e compatto Un’altezza agevolmente identificabile, quindi priva di ambiguità Una potenzialità espressiva che dia loro significato quando vengono accostati ad altri suoni. RITMO= appare influenzare non soltanto il nostro sistema di controllo motorio ma anche il nostro apparato emotivo sembra rispondere in modo implicito a un ritmo dato. Ascoltare la musica, che attraverso il ritmo modula le nostre azioni, ci permette per esempio di fare sport in modo più attivo e veloce. Quando noi cantiamo riusciamo a esordire a livello emotivo e motorio effetti ancora più importanti. Il ritmo coordina le nostre azioni: in alcune tecniche di rilassamento o quando si vuole creare ambiente rilassante vengono spesso utilizzati suoni delle onde del mare, questo perché l’onda del mare si avvicina al respiro umano. Il suono di un cibo, di un’automobile, di un elettrodomestico, di un prodotto cosmetico o un’interfaccia virtuale rappresenta un aspetto decisivo nei processi di fruizione da parte di un utente, influendo sulle valutazioni relative alla qualità, alla sicurezza e all’efficienza. AFFORDANCE SONORA: Il suono è innanzitutto percepito come un contributo fondamentale per: Lo svolgimento di un’azione corretta La percezione di gradevolezza nell’interazione con un oggetto o con un’interfaccia La generazione di modelli adeguati di risposta alle azioni svolte Il suono rappresenta infatti un aspetto comunicativo di fondamentale rilevanza proprio in virtù dell’intuitività grazie a cui possiamo elaborarne i segnali. Informazioni sonore utili e necessarie, volte a un utilizzo definito: - prevenire un pericolo e fare reagire un uditore (grazie all’allarme sonoro - Confermare un’azione (attraverso un feedback sonoro) - Accompagnare un utilizzo o favorire la manipolazione di un oggetto (interazione sonora) LA FORMA DEL SUONO Il suono partecipa alla qualità globale attesa da un oggetto: - produrre un suono piacevole e conforme - Mantenere la coerenza sonora necessaria finalizzata alla corretta percezione dell’identità di un oggetto o di un contesto MAPPING SONORO= un mappino sonoro più pertinente per rendere visibile un’informazione e analizzare come la dimensione sonora possa favorire l’interazione con un oggetto o interfaccia virtuale. ES: frecce direzionali auto Tipologie di suono: 1. SUONI ASTRATTI= non rimandano a nessun evento specifico e implicano un ascolto di tipo musicale 2. SUONI CONCRETI= rimandano a evento specifico e impiccano un ascolto quotidiano Essi dipendono da: - Esperienza uditori - Modalità di utilizzo Quali caratteristiche del suono ne veicolano un senso? Progettare un suono vuol dire voler trasmetterne un significato specifico, a persone comuni o esperte. DIVERSE TIPOLOGIE DI FEEDBACK Le funzioni associate ad un’azione in corso vengono descritte attraverso un profilo temporale continuo. Le funzioni che invece corrispondono ad un’azione puntuale sono descritte attraverso un profilo temporale discontinuo. LIVELLI DELLE CATEGORIE - Non sempre i suoni reali producono ciò che ci attendiamo. Analizzare il suono: importanza di studiare il suono nei suoi aspetti evocativi e di valutare come sentiamo i suoni degli oggetti e delle interfacce. Come categorizziamo i suoni? - genera associazioni - Riduce i tempi d’azione - Genera previsioni - Crea teorie intuitive DESCRITTORI VERBALI: Maggiormente associati ad un oggetto Alle azioni maggiormente associate ad un oggetto Al contesto in cui si svolge l’azione TECNICA DELLE ANALOGIE LA MENTE TATTILE Il senso del tatto è il primo a svilupparsi rispetto agli altri sensi: un embrione già intorno all’ottava settimana può sviluppare questa sensibilità. La mente tattile: - garantisce un segnale immediato a un organismo - Richiede una minima elaborazione da parte del sistema cognitivo - Convalida la realtà che percepiamo visivamente - Permette di percepire moltissimi dettagli di un oggetto I polpastrelli sono un’area di risoluzione altamente definita: ci sono alcune aree in cui i recettori tattili sono maggiormente concentrati. Nei polpastrelli ne abbiamo una concentrazione superiore a quella che possediamo sulla schiena. Abbiamo diversi tipi di recettori: Pacini nell’800 scopre i recettori che permettono di distinguere in modo raffinato caratteristiche tattili di una superficie. Il tatto ci permette di mettere in atto la capacità di: - calibrare un oggetto (forma, peso, movimento equilibrato e calibrare azione successiva) TATTO ADATTIVO: è molto soggettivo - Tatto e temperatura - Tatto e piacere - Tatto e consistenza - inconsapevolezza e automatismo percettivo - Emotività - Soggettività dell’approccio tattile - Esperienza tattile attraverso gli oggetti. - Esperienza corporea attraverso gli oggetti Principi di raggiungimento tattile: - completamento tattile - Principio del destino comune - Rapporto tra figura e sfondo LA MENTE OLFATTIVA - Avvertimento per molti organismi circa la presenza di tossine negli alimenti - Importante segnale di comunicazione emotiva - Parte della nostra capacità di valutare la gradevolezza di un odore appare innata e automatica - Riconoscimento degli esseri umani di una “firma chimica” - Capacità di riconoscere attraverso il senso dell’olfatto i nostri consanguinei Aree differenti nel cervello per odori piacevoli e sgradevoli. Esso è: - il senso più emotivo e distante dal linguaggio - Uno dei sensi minori - Ha un carattere emotivo, intimo e immaginativo - Accende le passioni e attiva i ricordi, talvolta in modo inconsapevole - Influenza i comportamenti cognitivi ed emotivi - Invia le informazioni all’amigdala: le risposte emotive si possono formare senza che non vi sia nessuna registrazione conscia dello stimolo. ADATTAMENTO OLFATTIVO: dopo un po’ non sentiamo più un determinato odore poiché ci adattiamo. - riteniamo più gradevoli gli odori di amici e conoscenti rispetto a quelli di persone sconosciute - Prediligiamo in assoluto il nostro stesso odore - I maschi secernono una quantità maggiore di androstenone, le femmine di androstenolo - Siamo in grado di discernere una grande quantità di odori grazie alla capacità di apprendimento con cui possiamo rilevarli, in particolare per le esperienze negative (esperimento scossa elettrica) - Apprendimento olfattivo dovuto all’esperienza - Forte correlazione tra olfatto ed emotività Gli odori evocano ricordi La memoria olfattiva è quasi permanente Si associa un’immagine ad un odore La comunicazione olfattiva: Sell with Smell, vendere attraverso gli odori L’80% del gusto deriva dagli odori. Crossmodalità tra olfatto e gusto. Due tipi di respirazione: - respirazione ortonasale: respirazione esterna - Respirazione retronasale: respirazione interna e coinvolge apparato orale Possedere due narici ci consente di individuare una sorgente odorosa e di localizzarla. La via olfattiva è ipsilaterale mettendo in luce la superiorità di una narice sull’altra e un grado di dominanza degli emisferi cerebrali a livello olfattivo a seconda degli odori percepiti. Maggiore sensibilità olfattiva della narice destra nella discriminazione per gli odori sconosciuti e la percezione verso odori neutri come più piacevoli. Una discriminazione simmetrica per gli odori familiari e per gli odori disgustosi. La narice sinistra invece appare superiore per la definizione semantica degli odori. I “nasi” cercano di dare significati agli odori. Invecchiamo anche a livello di percezione sensoriale, dunque con l’avanzare dell’età possiamo essere vittime di deficit visivi, tattili ma anche olfattivi (oltre i 50 abbiamo una minore sensibilità agli odori, che si riversa anche a livello gustativo). AFFORDANCE OLFATTIVA: - Inconsapevolezza dell’operare olfattivo - Possiamo riconoscere gli odori entro un lasso di tempo che va da 0 a 3 secondi, a partire dal momento in cui ne veniamo in contatto e a una distanza che va da 1 a 3 metri. - “mondo olfattivo nascosto” in grado di guidare silenziosamente i nostri pensieri e comportamenti, anche quelli più specifici (somministrare odore di detergente, le persone riconoscono più facilmente su uno schermo le parole riguardanti l’igiene) - Opera anche mentre dormiamo, influenzando addirittura i nostri sogni. - Un effetto rilassante e una riduzione dell’affaticamento mentale - Un miglioramento dell’umore e degli stati depressivi - Migliori prestazioni nello svolgimento di compiti cognitivi - Migliori prestazioni a livello di recupero mnestico - Migliori propensioni nelle relazioni interpersonali con individui di estrazione culturale differente - Maggiore regolarità nei cicli di sonno - Potenziamento della sessualità Ciò che vediamo può influenzare quello che annusiamo. Essi collaborano per avere un senso globale a ciò che percepiamo. LA MENTE GUSTATIVA CROSSMODALITÁ SENSORIALE L’80% del gusto deriva dagli odori Crossmodalità tra olfatto e gusto Respirazione ortonasale (respirazione esterna) e retronasale (interna) Grazie alla respirazione ortonasale le molecole dell’odore sono inalate dalle narici esterne per mezzo dell’aria che trasporta alla sommità del naso e alla corteccia olfattiva. La respirazione retronasale invece coinvolge l’apparato orale-vestibolare, dove le componenti odorose stimolano la rinofaringe, raggiungendo successivamente l’apparato olfattivo. Quest’ultimo determina anche il gusto. Non possiamo sentire un aroma se non utilizziamo il senso del gusto e il senso dell’olfatto contemporaneamente. A livello di elaborazione centrale, le informazioni derivanti da ciascun sistema sono dapprima elaborate in parallelo, e successivamente confrontate all’interno della corteccia cerebrale. I gusti fondamentali si limitano a 5: salato, acido, dolce, amaro e umami (saporito). Il gusto è anche un segnale di avvertimento. Siamo maggiormente abili nel rilevare il gusto amaro, perché la nostra tendenza a rifiutare le sostanze amare appare innata. Vi sono differenti percezioni dei gusti a seconda del sesso e dell’età. Il rilevamento dei gusti fondamentali trova una prima ovvia corrispondenza con il nostro sviluppo biologico. Il sale per esempio è essenziale per il mantenimento del sodio all’interno dei fluidi corporei quale retaggio dei nostri antenati marini. Il gusto dolce è innato in tutti i mammiferi poiché agli zuccheri si attribuisce un grande potere energetico e sono spontaneamente presenti, in natura, nel latte materno e nella frutta matura. Il gusto acido può segnare l’alterazione di un cibo, così come il gusto amaro la presenza di sostanze tossiche che devono essere espulse. Infine l’umami è una qualità che caratterizza tra le altre il sapore della carne e può indicare un buon grado di nutrimento cerebrale. La nostra percezione del gusto ha un carattere culturale: ci siamo evoluti e abbiamo fatto esperienza con determinati gusti che culturalmente sono stati accettati. I gusti infatti vengono sottoposti a una discriminazione culturale molto forte. A seconda dell’età apprezziamo maggiormente determinati gusti: questo perché la nostra percezione gustativa dipende dalla nostra esperienza e dall’accettazione che è legata all’età. IL CERVELLO GUSTATIVO: - Carattere mutisensoriale dell’atto di gustare un cibo - Mouthfeel: “ quegli attributi di consistenza di un cibo o di una bevanda, responsabili di generare le caratteristiche di sensazione tattile sulla superficie della cavità orale” - Capacità di percepire una moltitudine di stimoli (oleoso, fresco, croccante, piccante, caldo o freddo, cremoso, viscoso) - Il nostro cervello deve combinare informazioni sul gusto, sull’aroma, sulla consistenza, sulla temperatura, sul suono e anche sugli aspetti visivi che concorrono alla definizione di un Mouthfeel specifico. Considerare tutti i recettori all’interno della bocca come un sistema somatosensoriale integrato, fattore importantissimo innanzitutto per la sopravvivenza: un cibo può trasmetterci la sua tossicità attraverso stimoli visivi secondo particolari cromatismi o stati di decomposizione definiti da un cattivo odore, ma anche attraverso segnali acustici e tattili relativi all’assenza di friabilità. Sulla nostra lingua sono collocati i recettori del gusto, ovvero le papille gustative. Abbiamo dei recettori posti nella parte superiore per il gusto dolce e anche per il gusto salato, mentre l’umami è posto centralmente, e lateralmente il gusto aspro. Amaro e acido sono posti nella parte finale della nostra lingua. I PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE GUSTATIVA: É nell’interazione tra gli stimoli che si possono ottenere risposte differenti, al di là della singola soglia: La valorizzazione intra-modale: quando due stimoli sono somministrati contemporaneamente, la soglia complessiva si abbassa, ma siamo comunque in grado di rilevarli all’interno della miscela. Ciò significa che, qualora un singolo stimolo debole non possa essere percepito singolarmente, lo diventa se affiancato a un altro stimolo debole (per esempio salato/acido). La valorizzazione cross-modale: interviene tra due sistemi sensoriali, come ad esempio le interazioni tra gusto e olfatto. Soglia dello stimolo gustativo (concentrazione minima per elicitare una risposta) Un odore e un gusto deboli presi singolarmente potrebbero non affiorare a livelli di soglia, mentre insieme possono essere rilevati. AFFORDANCE GUSTATIVA: Potere del gusto dolce sui neonati e sulla percezione del dolore Nei mammiferi il gusto dolce si sviluppa più precocemente rispetto agli altri gusti fondamentali Il gusto dolce implica una risposta più lenta da parte dei recettori Nelle prime settimane di vita i gusti amaro e acido sono generalmente rifiutati Il gusto salato è vincolato dalla maturazione dei recettori preposti Possiamo addestrare la nostra propensione a determinati gusti NEUROPLASTICITÀ DEL CERVELLO GUSTATIVO Maggiore attività nel cervello di un sommelier durante la degustazione di un vino Maggiore attività da parte dell’emisfero sinistro per gli esperti (più propensa ad analizzare in modo analitico caratteristiche percettive sensoriali). IL SAPORE DELLA VISTA Grande influenza della vista sul gusto Fondamentale importanza dell’aspetto degli alimenti Gli studi neurofisiologici sui primati dimostrano che il senso della vista risponde a quello del gusto attraverso l’attivazione simultanea degli stessi gruppi cellulari. IL SAPORE DELL’UDITO Caso Pringles: le sensazioni uditive possono influire sulla percezione di freschezza. IL SAPORE DEGLI ODORI In compresenza di un odore e di un sapore coerenti, l’attività delle aree del gusto è maggiore della somma del sapore e dell’odore considerati singolarmente. IL SAPORE DELL’ASPETTATIVA Grande influenza delle nostre aspettative su ciò che gustiamo. Riconoscimento della casa produttrice. Euristica pregio/qualità. IL SAPORE DEL CONTESTO - Materiali - Temperatura ambiente - Cromatismi - Peso delle stoviglie METODO DELLE TRE GOCCE= si usano due gocce d’acqua e una goccia di sostanza gustativa. La soglia è rilevata quando il partecipante può identificare una sostanza correttamente per tre volte di seguito. METODO DELLE OTTO TAZZE= richiede ai partecipanti di rilevare quattro stimoli gustativi e quattro tazze d’acqua. Nutrizione cognitiva Esporre al meglio le proprietà salutari del cibo. REGIA DEL CIBO: predisporre per i sensi a tavola Il gusto e il sapore risiedono nella mente e non nella bocca. Il nostro cervello si attiva maggiormente pensando a un cibo rispetto all’atto gustativo vero e proprio. Strategie comunicative del cibo: - difficoltà di comprensione degli elementi informativi (etichetta) - Errori di comunicazione degli elementi informativi - Facilitare l’elaborazione cognitiva dell’utente - Posizionamento corretto degli elementi salienti - Automatismi - Euristiche del pensiero (costoso=migliore) - I marcatori del prodotto COMUNICARE IL CIBO SALUTARE: Le persone indipendentemente dal fatto che siano a dieta mangiano il 35% in più di biscotti quando questi vengono descritti come composti da ingredienti sani comparati a prodotti apparentemente composti da ingredienti non salutari. Sinestesie del gusto: - il richiamo al naming del gusto - Il richiamo alle forme del gusto - Il richiamo ai cromatismi del gusto - Il richiamo al tatto del gusto - Il richiamo all’udito del gusto - Il richiamo al contesto del gusto La funzione euristica del colore: -il colore come segnale di allerta a livello evolutivo -Il colore come sinestesia sensoriale IL SAPORE DEL TATTO —> rigido/morbido/viscido ecc… Il sapore del cibo in ambito ospedaliero- guardare slides PSICOLOGIA Scienza che viene applicata in vari ambiti, e che ha a che fare con lo studio della psiche e degli stati mentali, fino ad arrivare allo studio dei disturbi legati alla psicologia. Tratteremo di psicologia esplicita. Il tipo di conoscenza che abbiamo di noi stessi è una forma di psicologia implicita: la usiamo per esempio nel momento in cui usciamo di casa e incontriamo una persona a noi nota, che ci ha sempre salutato e che non ci saluta. Quando non c’è una risposta al saluto partono nella nostra mente una serie di pensieri e di conoscenze che abbiamo di noi, del mondo e dell’altro. Facciamo una considerazione dove applichiamo un giudizio che abbiamo costruito in base a queste riflessioni. La psicologia esplicita ha invece fondamento scientifico e si basa su studi fondati. Il metodo scientifico nasce con Galileo Galilei, che agiva sulla realtà modificandola e osservando l’effetto finale. Per Galileo c’era un’azione, una modifica e un’osservazione dell’effetto finale. Prima di Galileo si utilizzava il metodo induttivo Aristotelico: osservo la realtà senza agire e la classifico in base ai miei sensi (es. vedo 3 corvi neri e da questo prendo come induzione che il prossimo corvo sarà nero). Aristotele parte dal particolare e arriva all’universale, mentre Galileo nei suoi esperimenti parte da qualcosa che poi studia e cerca di modificare. Inoltre per essere una scoperta scientifica essa dev’essere replicabile. Tutti, dallo stesso esperimento, devono ricavare la stessa risposta. La psicologia non è più una scienza filosofica, ma comincia a prendere da varie rivoluzioni la definizione di scientifica. La psicologia applicata è quella del “lettino”, ovvero della terapia. La psicologia teorica comprende tutta una serie di paradigmi teorici. Verso fine 800 nasce la psicologia, in particolare nel 1879. In questo momento storico avvengono tuta una serie di cambiamenti: influenza da parte del positivismo filosofico, ovvero la scienza positiva che considerava il fatto che ogni scienza doveva basarsi su alcuni dati oggettivi e osservabili, non su congetture) Biologia evoluzionistica molto diffusa a livello culturale: gli esseri viventi non sono strutture immutabili, ma il risultato di successive variazioni fortuite, selezionate dall’ambiente. Vi è una forte influenza da parte di Darwin e delle sue teorie. Scienza fisiologica, grande sviluppo delle scienze mediche quali a

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