Elogio dello SCARTO e della RESISTENZA PDF
Document Details
Uploaded by CostEffectiveSalamander1837
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna • Polo Scientifico-Didattico di Rimini
2009
Mariagrazia Contini
Tags
Summary
This document is a lecture on philosophy of education, presented by Mariagrazia Contini in 2009. It explores themes such as "scarto" and "resistenza" as key concepts in understanding contemporary education, emphasizing the importance of critical thinking, and the necessity of moving beyond current trends in education. The document discusses the need for educators to be aware of and confront societal issues while encouraging creativity and personal growth in their students.
Full Transcript
Elogio dello SCARTO e della RESISTENZA Pensieri ed emozioni di filosofia dell’educazione Testo di Mariagrazia Contini – 2009 Inattuale “L’idea pedagogica, in quanto tale, deve essere inattuale: altrimenti non sarebbe idea, ma costume prassi, ide...
Elogio dello SCARTO e della RESISTENZA Pensieri ed emozioni di filosofia dell’educazione Testo di Mariagrazia Contini – 2009 Inattuale “L’idea pedagogica, in quanto tale, deve essere inattuale: altrimenti non sarebbe idea, ma costume prassi, ideologia. In quanto inattuale essa non coincide né deve coincidere con le tendenze prevalenti nel presente, con le motivazioni e le sollecitazioni che questo fa valere, con i suoi problemi più urgenti e manifesti. In quanto idea, essa dà evidenza, in primo luogo, alle eventuali incongruenze, parzialità, unilateralità di tali credenze, ed eventualmente ne smonta l’enfasi e ne denuncia la retorica; in secondo luogo, fa valere istanze alternative, misconosciute, conculcate, deformate o mistificate dall’attualità” (Bertin, Nietzsche. L’”inattuale”, idea pedagogica - 1977) Inattuale Colorare di utopico l’inattuale – coraggio di praticare un’educazione che, tendendo al superamento dell’individualismo dominante, miri alla solidarietà e reciprocità della valorizzazione empatica nelle relazioni intersoggettive, interetniche, interculturali. Inattuale Scarsa visibilità come risorsa → inattuale e valorizzazione dello scarto → epistemologie della complessità: privilegiando le connessioni, smonta e rifiuta le gerarchie e le contrapposizioni (tra centrale e periferico, tra superiore e inferiore) Problematicismo → scarto insuperabile, ma propulsivo e dinamizzante (utopia concreta), fra ciò che riusciamo a realizzare nei limiti delle nostre esperienze concrete e l’orizzonte del possibile che, aperto davanti a noi, ci indica, sempre e ancora, altre vie e ulteriori obiettivi. Scarto Come cifra emblematica dell’educare: traguardi che si spostano sempre più in là, ma che restano la metà a cui tendere, al di fuori dell’ideale pedagogico. Come proposta, per trovare la via della progettualità nella pazienza dell’attesa (sostare) di chi ha a cuore la maturazione del soggetto educativo ed è consapevole che il proprio, eventuale, contributo a favorirla, può produrre i suoi effetti di generatività con lo scarto di un lungo, lunghissimo inverno (fatiche, intemperie, sofferenze, disperazioni, delusioni, abbandoni, ecc.). Scarto Come distanza che intercorre fra la strada che indichiamo e quella che i nostri interlocutori imboccano e percorrono: sono in grado di scegliere e di essere protagonisti dei propri progetti, perché sanno che non pretendiamo di sapere noi quale possa essere la loro felicità. (Zarathustra: “Si ripaga male un maestro se si rimane sempre scolari”). Scarto Come marginalità gruppale – dei minoritari e spesso perdenti, indicano la via con messaggi di pace e giustizia, rispetto e solidarietà. In quanto utopico, ha una funzione preziosa per la coscienza pedagogica: anticipare obiettivi educativi per cui non si danno le condizioni di realizzabilità oggi, ma domani chissà … Scarto Come progettualità – il più importante fra gli obiettivi pedagogici. Intesa non come titanica capacità di decidere la propria sorte, ma come impegno a individuare e produrre senso assumendosi la responsabilità di operare delle scelte, di perseguire un obiettivo, di aprirsi al cambiamento. Impegno progettuale – atteggiamento esistenziale che contrasta sia la passività del conformismo e della delega incondizionata, sia la frenetica corsa all’arrivismo rampante e competitivo – Autenticità esistenziale nel rapporto del soggetto con se stesso: inciampi, cadute, arresti, ecc. da affrontare con coscienza e consapevolezza di sé. Scarto Come modalità di esistere sempre in ricerca: interrogare e interrogarci sui significati delle parole quotidiane, come quelle fondamentali del nostro esserci e finire. Come educare ad osare la felicità: non il benessere, non il successo, non il potere, ma la felicità come orizzonte di senso che trae luce dal nostro esistere solidale ed ecologico, con gli altri, con tutti gli altri e nel mondo, pur se fuori dai riflettori! Resistenza Imparare a esprimere e realizzare il nostro impegno con le modalità della resistenza non-violenta. Ampliare lo spettro del possibile per i soggetti educativi al fine di contrastare la seduzione del conformismo e dei meccanismi di competitività e di potere (narcisismi professionali). Come tensione alla coerenza e alla continuità dell’impegno nella quotidianità. Educare all’esercizio critico, moltiplicare i punti di vista, educare alla divergenza, all’opposizione e al conflitto (emergenti e marginali, ma sempre inattuali!). Resistenza Al logorio delle parole, riscattarle opponendosi al bugiardo, all’uso spregiudicato delle parole denunciando attraverso una resistenza che le rinomini e le riscatti restituendo loro il significato autentico e profondo. A ogni forma di violenza, di discriminazione, ecc. Come tempo lungo, di riflessione, di studio, di elaborazione di nuovi repertori di conoscenza e di esperienza: dissociarsi dalla chiacchiera e «da fare» secondo copione! Resistenza Intercetta domande, interrogativi, istanze divergenti e inattuali, ma anche bisogni in ombra, non visibili, da far emergere nella costanza dell’impegno a ricercare strade per generare un nuovo modello di umanità consapevole (identità terrestre). Resistenza Investire in pensieri e pratiche di cura rivolgendosi ai “capitoli” esistenziali attualmente più inattuali: – Distanti e difformi dalla triade denaro, potere, successo – Centrati sulla tensione ad arricchire di senso e di possibilità l’esistenza propria, degli altri, di tutti i viventi attraverso l’impegno etico a costruire spazi di emancipazione per chi è in vario modo oppresso, legami di solidarietà con gli uguali e con i diversi, stili di sopravvivenza pacifica al cui interno anche la conflittualità possa darsi come occasione di confronto e negoziazione, anziché di sopraffazione e di violenza. Il problematicismo razionalista Da punto di vista teoretico, propone teoria della ragione critica e antidogmatica, possibilità aperta del sapere: sistematica del sapere e fenomenologia della cultura. Da punto di vista dell’etica, rivendica un umanesimo libero e profondo (indipendenza delle coscienze da motivi superetici); prospetta una coscienza del mondo morale come mondo della libertà della persona e dell’universalità del sistema sociale insieme, e auspica il diffondersi di una certezza: il problema morale non è posto per il singolo né deve essere risolto dal singolo, ma è posto per l’umanità e risolto nell’umanità. Ambivalenza e antinomia L’incontro con le ambivalenze nel mondo delle mie emozioni può costringermi a guardarle in faccia, riconoscerle e nominarle (inconsapevolezza e analfabetismi emotivi), così come nella sofferenza del conflitto con l’altro posso vedere emergere bisogni, aspirazioni o aspettative che entrambi non avremmo saputo esprimere, e forse nemmeno concepire senza confliggere. Conoscere la conoscenza La problematicità dell’esperienza non va elusa, negata, o rimossa, al fine di evitare cristallizzazioni e fissità di convinzioni inoppugnabili basate sui nostri più radicati pregiudizi. Imparare a conoscere la propria conoscenza, imparando a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda delle proprie emozioni e decentrarsi da se stessi per approssimarsi all’altro e agli altri, implica l’accorgersi delle insufficienze e dei dissidi che vivono e alimentano tali esperienze nonché confrontarsi con esse. Ragione e impegno Non permanere entro la problematicità, una volta riconosciuta e affrontata, ma tendere al suo superamento in direzione della massima integrazione possibile, cioè in direzione di ragione. Superarla richiede percorsi di ricerca, sperimentazione di modalità relazionali, apertura al cambiamento: impegno! La ragione problematicista (non principio metafisico o ragione intellettualistica) è un’istanza, esigenza che per realizzarsi deve essere scelta dal soggetto umano. Un’esigenza, rivolta a risolvere forme unilaterali, indeterminate, incongrue in direzione di pluralità, determinatezza, congruenza, acquisendo o chiarendo i criteri più opportuni per ciascuna di tali operazioni. La ragione problematicista Può definirsi forte perché tende a fare del momento di problematicità, che è costitutivo, il principio del proprio sviluppo e del proprio arricchimento creativo (orizzonti di apertura). La ragione nel mondo è esigenza di soluzione del problematico. Muovere in direzione di ragione significa fare i conti con zone d’ombra, conflitti inerenti ai territori di affettività, violenze delle relazioni ecc. Questi aspetti esprimono la problematicità che contamina la ragione e la induce a superarsi. La fenomenologia del razionale E’ illimitata in relazione ai diversi piani dell’esperienza e ai sistemi categoriali di riferimento: possiamo scegliere di procedere in direzione razionale nella costruzione della nostra personalità, per superare la problematicità che caratterizza l’esperienza intellettuale o quella sociale, affettiva, religiosa, politica, ecc. In ogni caso, sarà una scelta che tenderà a integrare direzioni potenzialmente antinomiche (ad es. egocentrica/eterocentrica). Un processo di travaglio incessante, tensione critica ad approfondire e comprendere la struttura ricca e articolata della concretezza storica (mediazione). Educazione alla ragione Problematizzazione, quindi messa in discussione, analisi decifrazione dei concetti, categorie e paradigmi dai più per le loro caratteristiche di ovvietà (sistemi di potere). Riconoscimento della problematicità in tutte le sue forme (es. omologazione, razzismo ecc.) come elemento potenziale di alienazione di possibilità per noi e per gli altri. Individuazione di vie di superamento della problematicità che favoriscano la propria e altrui realizzazione, arricchimento esistenziale. Educazione all’arricchimento e alla dilatazione di “possibilità” plurilaterali per i soggetti educativi: alfabetizzazione sulle emozioni e loro connessione con processi cognitivi (possono svilupparsi solo con intreccio e non in modo separato). Il processo di formazione della personalità Per indagare l’esperienza educativa nella sua complessità, sembra produttivo individuare quindi la problematica - il processo di formazione della personalità - cui essa risponde nella concretezza (prassi), cui ha risposto nel corso dei secoli, nel perdurare e nel mutare dei paradigmi culturali, attraverso diverse soluzioni sperimentate o prospettate come possibili e giustificate in nome di principi, norme e valori. Modelli pedagogici – Finalità differenti Il processo prospettato prevede l’incontro, scontro, di due esigenze potenzialmente antitetiche: l’esigenza egocentrica (affermazione e potenziamento della soggettività) e l’esigenza eterocentrica (affermazione e potenziamento di valori culturali, sociali, religiosi, ecc., riferibili al mondo). – Principio dell’individualità: spontaneità/autodominio. – Principio della collettività: società democratica/stato totalitario. Confronto/scontro La formazione della personalità diviene uno spazio, congiunto e complesso, della massima possibilità e problematicità. Ciò convoca ad aprire alla più ampia integrazione possibile delle istanze egocentriche ed eterocentriche, per tendere alla costruzione di una personalità razionale e prefigura la necessità di confrontarsi con la costitutiva antinomicità di quelle istanze, senza negarle, tradirle, eliminarle. Possibilità e problematicità Di una personalità impegnata a rapportarsi e confrontarsi con la complessità del proprio mondo bio-psichico- mentale, così come con quella del mondo naturale, sociale, culturale; di una via per il superamento dei condizionamenti, delle sopraffazioni e di ogni forma di violenza, in direzione di inediti, utopici modelli di umanità. Integrazione delle istanze antinomiche, valendo come idea trascendentale, viene realizzata dai soggetti storici in modo sempre parziale, provvisorio, minacciato dall’emergenza- imposizione dei bisogni predominanti e contingenti nell’uno o nell’altro polo (ego – etero). Personalità razionale Modello esistenziale da proporre attraverso un percorso scandito da tappe intermedie, obiettivi specifici per i diversi piani della vita personale e adeguate metodologie che costituiscono il modello pedagogico dell’educazione alla ragione Il modello pedagogico dell’educazione alla ragione È antidogmatico È analisi critica delle idee e degli avvenimenti (contestualizzazione storico-culturale) È valorizzazione del pluralismo, della capacità di decentrarsi e della disponibilità al cambiamento Promuove la multilateralità delle direzioni dell’esperienza educativa e rifiuta contrapposizioni sterili e gerarchie teoretiche (educazione intellettuale e affettiva, etico-sociale, estetica, fisica, religiosa, …) Indica strade metodologiche, che si oppongono a ogni tipo di didattica normativa (anche travestita da tecnica, da innovazione, da permessivismo, costituite da progettualità rigide e aprioristica), aperte e flessibili sia agli ostacoli e alle difficoltà, sia a possibili prospettive impreviste ed emergenti nel corso della prassi. Educatore Consapevolezza critica, tensione ermeneutica per la decifrazione della complessità-problematicità dell’esperienza educativa. Ricerca e riflessione sulla fenomenologia dei modelli pedagogici teorizzati e/o realizzati nella storia, tramite un processo antinomico che consenta l’indagine delle prospettive, da quelle più contrapposte a quelle contrassegnate da vicinanza e intreccio. Impegno decostruttivo dei pardigmi assoluti e unilateralità. Impegno costruttivo-propositivo di un modello pedagogico rivolto, in termini trascendentali e con apertura all’utopia, a educare alla ragione: nel qui e ora storico, sociale, culturale. Progettualità esistenziale Obiettivo fondamentale per la progettualità esistenziale è la differenza, cioè diritto del soggetto a non essere considerato elemento indistinto di un pluralismo informe, ma come potenziale portatore di trascendenza esistenziale, di una volontà lucida e audace con speranza del possibile. Diversità e differenza Diversità: dato di fatto, condizione bio-psicologica e sociale. In base alle diversità si stabiliscono classi, etnie e culture di appartenenza, legate a parametri di potere che spesso determina discriminazioni e ghettizzazioni di chi non ha responsabilità alcuna della sua condizione data. Contro questo tipo di riconoscimento della diversità si deve lottare per affermare un diritto di uguaglianza di opportunità. L’obiettivo ultimo, e trascendentale, è l’affermazione e l’accettazione in base alla differenza: possibilità di protenderci al di là della nostra realtà biopsicologica e sociale, che nella diversità afferma ed esibisce quella realtà, ma che nella differenza delinea la possibilità del suo superamento. Liberarci da quei condizionamenti impliciti del “dato di fatto”. Differenza Differenza da noi, dal riprodursi noioso di sempre identici repertori difensivi o autolesivi, da rigidità e stereotipie cognitive, da nodi e blocchi emozionali. Differenza dagli altri, dai loro vincoli e dalle suggestioni dei loro modelli di potere e di seduzione, tesi al dominio e all’omologazione. Differenza dall’umanità nella sua linea di sviluppo e condizione storica attuali, dominate dalle tendenze alla conflittualità permanente e all’esercizio della violenza come sua pseudosoluzione, per affermare una volontà di trasformazione che prefiguri la possibilità di un’umanità altra, in una storicità orientata alla negoziazione dei conflitti, per una convivenza pacifica. Utopico e trascendentale Utopico – assunzione d’impegno etico-razionale che supera blocchi che ci sembrano insuperabili perché radicati nel nostro tempo. (Demonismo come energia intrapsichica, inesausta vitalità, volontà creatrice – Libertà della volontà di donare e lievità della volontà) Relativismo etico e trascendenza – l’etica dell’impegno è sì consapevole della relatività di ogni impostazione e soluzione particolare, ma anche dell’esigenza che questa, nell’adeguarsi a particolari condizioni storico-sociali, si disponga in funzione di un’universale e progressiva integrazione razionale. La valenza trascendentale argina e corregge il rischio che la progettazione esistenziale, tesa alla differenza, assuma i connotati del titanismo, pretendendo il superamento di paure e resistenze nei confronti del cambiamento e dell’ignoto. Duplice valenza La differenza ha duplice valenza utopica e trascendentale: proiettandosi al di là dell’attuale verso un mondo possibile ancora da scoprire, da progettare, da sperimentare, la tensione alla differenza obbliga alla dislocazione e al decentramento rispetto ai più consolidati schemi di riferimento, alle procedure che siamo soliti praticare e agevola una presa di distanza che, mentre ci rende più critici nei confronti dell’esistente, può farci intravvedere scenari e rappresentazioni di cui oggi non si danno le condizioni di realizzabilità, ma che, intanto, diventiamo capaci di pensare e prefigurare. “Realizza te stesso realizzando l’altro” Coniuga i piani dell’esigenza etica e dell’esigenza razionale, in un gioco di rimandi reciproci, sostenuti dall’assunzione dell’impegno: diritto/dovere del soggetto la cui attuazione non deve verificarsi contro quello degli altri, e neppure nonostante esso, ma favorendolo. Come progettualità tesa alla differenza, non esprimersi in termini individualistici e di opposizione all’altro, ma di intersoggettività: educazione diffusa e identità terrestre. Si vince tutti o si perde tutti! Bertin: “L’educazione è impegnarsi a promuovere la condivisione di progettualità e costruzione, nella consapevolezza di quanto la loro realizzazione, dipenda da condizioni generali, mondiali e dalla possibilità che si realizzino anche quelli degli altri perché o ci si salva insieme o non ci si salva affatto”. (Alleanze … educative) Pratica autoriflessiva Imparare a entrare in rapporto profondo con sé, attraverso una continua pratica di autoriflessività e il continuo esercizio del confronto con gli altri, per imparare a conoscere la propria conoscenza, scoprendo stereotipi che si hanno che impediscono l’apertura e il cambiamento di prospettiva. Pratica metacognitiva che offre la possibilità d’incontro/scontro con le emozioni che colorano i pensieri (decentramento, demeccanizzazione; flessibilità e dissonanza cognitiva, pensiero divergente e creatività, comprensione e scelta delle resistenze e dei blocchi nocivi, disponibilità al cambiamento, ecc.) Personalità razionale Costruzione della personalità razionale: la consapevolezza sempre in divenire ci orienta e ci convoca all’impegno in una comunicazione autentica con gli altri, fondata sull’ascolto e rivolta all’empatia, intesa come approssimarsi all’altro, nei limiti delle rispettive opacità che richiedono decifrazione e rispetto. Impegno etico-professionale e ragione Istanza, esigenza, scelta possibile, e non necessità (il razionale non coincide con il reale). Carattere trascendentale: funzione criticoregolativa, itinerari di ricerca-riflessività – apertura a orizzonti inediti; Struttura “porosa”: ragione permeabile, attraversata da complessità, ambiguità, contraddizioni – si nutre di problematicità (Bertin) per procedere sulla strada del demonismo e dell’utopia. Compito dell’educazione Aprire possibilità, in particolare per chi è più in difficoltà, marginale e preda di una gettatezza crudele, densa di condizionamenti e di possibilità che no! Il compito e la responsabilità di educare in termini di impegno etico, molteplicità di saperi e di competenze critico-riflessive: direzione che esprime il massimo della tensione razionale e di problematicità. L’incontro con gli altri La prospettiva problematicista contribuisce a una formazione, pluridimensionale, della personalità dei soggetti, nel rapporto con gli altri. È impegno scegliere e progettare, ancora di più quando scelte riguardano il richiamo etico “realizza te stesso realizzando l’altro”. Ai giovani (alunni) va insegnato che bisogna essere inattuali per incidere sul proprio tempo, impegno della resistenza: una pacifica, non violenta, ma utopica resistenza. Antropocentrismo Istituisce una demarcazione fondamentale, con umani da una parte e tutto il resto dall’altra, in termini gerarchici e contrapposti. Qui uomo come sovrano assoluto in cui tutto è dovuto, la “patria terra” è da sfruttare, abusare, gli animali mere macchine di produzione di beni destinati per nutrirsi, coprirsi o da usare come produzione di pezzi di ricambio per la macchina umana. Comporta un’altra presunzione, quella di un proprio centro unitario forte, che si può definire in termini autoreferenziali. Soggetto fragile In quanto consapevole della propria dipendenza dai mondi socionaturali e simbolici nei quali e dei quali vive, è un modello di soggetto fragile che sperimenta la precarietà, l’incertezza, la paura come dimensioni permanenti sia nell’orizzonte ampio della sua esistenza, sia in quello più limitato del quotidiano. Ma la consapevolezza che il limite non è proprio e basta e pesa e incide sulla vita di tutti indica la via che o ci si salva tutti o nessuno! Lievità Contrapposta all’onnipotenza, che attraverso l’ironia e la volontà di donare apre alla possibilità di aprire se stessi nella disponibilità, ascolto, valorizzare e solidarizzare. Un soggetto lieve e desiderante ha buone possibilità di uscire dal gregge e di sfuggire ai ricatti e alle minacce, perché ha una strada aperta davanti a sé e perseguire obiettivi corrispondenti a una demonicità coraggiosamente condivisa e impegnata Educazione alla Resistenza Pratica fondata su un continuo esercizio di autoriflessività e di metariflessività da parte di una pedagogia che, consapevole del “mondo della mente”, sia in grado di selezionare le informazioni, i messaggi impliciti ed espliciti che circolano, le testimonianze esistenziali di ieri e di oggi, per sceglierne e indicarne alcune, denunciarne e respingerne altre. Educare alla Resistenza Problematizzare attraverso il senso critico più rigoroso e radicale, nei confronti di tutto ciò che abbaglia, per far emergere il vuoto della chiacchiera e la violenza dei pregiudizi e degli stereotipi: avendo a mente un modello di soggetto lucido nella decostruzione, flessibile nel decentramento cognitivo, agevolatore di differenze (pensiero divergente). Educare alla Resistenza Educare a modalità di rapporto eccentriche, divergenti da quelle dominanti, all’interno delle quali trovino posto la gentilezza e la compassione, affettuosità e rispetto, fino alla solidarietà autentica nei confronti non solo degli altri, ma di tutto ciò che vive. Educare alla libertà Secondo il problematicismo razionalista ha senso parlare di educazione alla libertà. Educazione: insieme di pratiche, relazioni, interventi con cui aprire possibilità per i soggetti con cui si lavora. E per questo educazione deve porre, tra i suoi obiettivi fondamentali, anche quello di promuovere in essi la tensione alla trascendenza. L’orizzonte del possibile Possibile disgiunto dal fine: categoria dominante della necessità, per cui il suo realizzarsi dipende da innumerevoli variabili e da un numero indefinito di condizioni che possono verificarsi, ma non lo devono necessariamente. E se non si vuole scegliere? Anche quella è una scelta! Libertà è possibilità di scelta. Il possibile comporta la scelta e la libertà è possibilità di scegliere, avere un orizzonte all’interno del quale non ci siano impedimenti al nostro scegliere, e quindi ci sia la libertà da ostacoli, impedimenti per scegliere, ecc. Scelta per essere scelta libera, deve promuovere altre possibilità di scelta, sennò se quella è unica non c’è possibilità di scelta tra le scelte. Pluralismo La pluralità di strade ha ricaduta sul pluralismo, contro il dogmatismo. Pluralismo non vuol dire relativismo in cui un valore vale l’altro, ma ci sono valori e valori, scelte e scelte. L’interrogativo è come si fa a definire i criteri per operare una scelta nell’ambito della pluralità che sia preferibile ad altre scelte. Fai le scelte, scegli i valori, intraprendi i percorsi che vanno in direzione della tua-altrui realizzazione. L’educatore non deve indicare quale scelta fare, ma promuovere la capacità del soggetto di scelta, affinché si tenda alla libertà. Libertà e rischio La realizzazione verso cui si mira deve essere il più possibile vasta e profonda, multilaterale e poli-dimensionale, e mentre realizzi te, realizza anche l’altro, anche quello più lontano da te. Il possibile è sia possibile di sì che possibile di no, quindi al suo interno c’è rischio di sbagliare, non arrivare dove si vuole, non c’è garanzia di successo ecc. C’è rischio da correre, ma la scelta prevede il rischio senno dove è la libertà? Il rischio della scelta è misura di libertà: tanto più siamo tutelati, tanto meno rischiano, tanto meno siamo liberi. Impegno, progettualità, differenza Obiettivo dell’azione educativa: promuovere la possibilità e per farlo dobbiamo promuovere la capacità di progettare la propria esistenza, di diventare protagonisti non delegando ad altri. Il soggetto deve essere capace di prefigurare il suo futuro, i suoi percorsi, i suoi obiettivi, ma non da solo perché rischia di perdersi nell’individualismo, ma insieme agli altri. Non si sfugge dalla scelta perché anche la non scelta e la delega sono scelte. La testa ben fatta Educare alla libertà è promuovere la possibilità, per i soggetti educanti, di costruirsi una testa ben fatta: capacità di un conoscere che conosce se stesso, che scopre i propri vincoli, i pregiudizi, le stereotipie e gli autoinganni, ma anche le proprie possibilità. Siamo in epoca della tanta circolazione di informazioni, urge quindi sviluppare senso critico affinché si smonti la realtà per guardarci dentro e ricomporla. Fermarsi alla realtà non fermandosi alla trasparenza immediata, a ciò che appare, alla chiacchera. Non è libertà da, ma una libertà per: conoscere di più, ampliare il nostro repertorio cognitivo arricchendolo di una riflessività che non dà nulla per scontato. (La testa ben fatta, edgar Morin, Raffaello cortina, Milano, 1999) L’educazione emozionale È importante alfabetizzarsi sul piano emozionale per riconoscere le proprie emozioni, imparare piano piano a riconoscere quelle degli altri, entrare in rapporto con l’altro, farle diventare discorso che si condivide con l’altro (parole per dirlo). Le emozioni vanno fatte diventare parole per comunicare, sennò hanno la meglio su di noi e ci inducono a passare all’azione. Se non riusciamo a stabilire empatia con gli altri e a comprenderne le “ragioni” delle altrui emozioni, vuol dire che abbiamo delle prigioni dentro di noi. Per realizzare empatia occorre molto lavoro e fatto soprattutto sulle proprie prigioni interiori. La resistenza solidale con gli altri Mentre teniamo in grande considerazione la singolarità e la potenziale differenza di ogni soggetto con storia con cui ci rapportiamo, dobbiamo allo stesso tempo proiettare lo sguardo sulla rete di cui egli costituisce una trama, sul sistema di connessioni di cui è parte, sul mondo che è nella sua mente. Quindi che il mondo sia nella mente significa che la mente non corrisponde alle cellule nervose del cervello, ma è funzione sempre un po’ misteriosa che eccede la nostra possibilità di capirla fino in fondo, che si allarga inglobando sempre più mondo, attraverso la conoscenza e le emozioni, sperimentando la relazione con l’altro da sé e abitando quello spazio di incontro con il linguaggio. Che la mente è nel mondo significa che le idee, condizioni ecc. non sono chiuse nella mente, ma escono e agiscono sul fuori. Grazie per l’attenzione e buon viaggio