Economia Aziendale PDF - Dispensa Lezione 1
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University of Brescia
2024
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Summary
Questa dispensa di economia aziendale, datata 2024, introduce i concetti base dell'economia come scienza, definendo i beni economici e i fattori produttivi. Esplora anche i contributi fondamentali di economisti come Adam Smith e Schumpeter all'avanzamento della disciplina, focalizzandosi sull'innovazione e l'importanza dell'impresa.
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ECONOMIA AZIENDALE LEZIONE 1 03/10/2024 DISPENSA 1 SLIDE 1-10 L’economia rappresenta il governo della ricchezza. L’economia, tuttavia, è anche una scienza, una riflessione sistematica e metodica su come funzionano i sistemi economici. Questo dualismo tra pratica e teoria ha portato nel tempo a una c...
ECONOMIA AZIENDALE LEZIONE 1 03/10/2024 DISPENSA 1 SLIDE 1-10 L’economia rappresenta il governo della ricchezza. L’economia, tuttavia, è anche una scienza, una riflessione sistematica e metodica su come funzionano i sistemi economici. Questo dualismo tra pratica e teoria ha portato nel tempo a una continua evoluzione dei contenuti economici: man mano che l’economia reale si sviluppava, le scienze economiche progredivano, e viceversa. C’è una stretta relazione tra l’avanzamento teorico e lo sviluppo pratico dell’economia. Le scienze economiche Le scienze economiche si occupano delle attività di produzione e consumo di beni economici, il cui scopo è soddisfare bisogni umani. Quando produciamo e consumiamo beni per rispondere a queste necessità, svolgiamo un’attività economica. Le attività economiche comprendono sia la trasformazione fisico-tecnica, come il fornaio che trasforma il grano in pane, sia la negoziazione, poiché se non produco io stesso i beni di cui ho bisogno, devo acquistarli. I beni economici Un bene economico è un prodotto, una merce o un servizio che possiede due caratteristiche: è utile per soddisfare un bisogno umano e, allo stesso tempo, è scarso rispetto all’esigenza delle persone (domanda). Ad esempio, se il petrolio smettesse di essere prodotto, diventerebbe scarso e il suo prezzo aumenterebbe. Se un bene non è utile o scarso, non può essere considerato un bene economico. È interessante notare che ciò che oggi è un bene economico, cento anni fa potrebbe non esserlo stato. I fattori produttivi Per svolgere un’attività economica, sono necessari i fattori produttivi: capitale e lavoro. Questi rappresentano le condizioni fondamentali che devono essere soddisfatte per far sì che l’attività economica possa esistere. Perché studiamo le scienze economiche? ○ Per comprenderne i principi di funzionamento. ○ Per capire come si svolgono le attività economiche. ○ Per individuare nuove modalità di svolgimento delle attività economiche, poiché l’innovazione è un elemento centrale. Si ricercano costantemente nuove soluzioni. ○ Per chiarire le relazioni di causa-effetto all’interno dei processi economici. ○ Per misurare i risultati delle attività economiche in termini di efficienza ed efficacia. Efficienza si riferisce alla capacità di utilizzare il minimo delle risorse necessarie per svolgere un’attività senza sprechi, aderendo al principio del “minimo mezzo”. Efficacia, invece, riguarda il raggiungimento del risultato prefissato, indipendentemente dalle risorse impiegate. Ad esempio, se preparo delle cotolette e ottengo il risultato desiderato ma spreco risorse, sono efficace ma inefficiente. Misurare l’efficienza è cruciale, così come valutare l’efficacia. La misurazione economica, in generale, è essenziale per comprendere quanto un’attività economica sia efficiente, efficace e quali siano i risultati dell’attività. L’evoluzione delle scienze economiche Le scienze economiche hanno seguito un percorso di progressiva evoluzione. È fondamentale riconoscere l'importanza della dimensione storica dell'economia. Canziani ha osservato che, fino all'emergere dell'economia politica verso la fine del XVIII secolo, le scienze economiche erano per lo più costituite da tecniche pratiche finalizzate a istruire gli operatori. Inizialmente, gli studi economici erano focalizzati su specifiche tecniche produttive. Con il tempo, l'economia si è espansa: i beni sono stati commercializzati e sono emerse nuove tecniche mercantili. L'uso della moneta ha sostituito il baratto, portando alla nascita delle banche e allo sviluppo delle tecniche bancarie. Altri settori, come quello assicurativo, hanno creato strumenti per proteggersi dai rischi. Queste varie tecniche - che possiamo definire tecniche gestionali - comprendevano anche la tecnica ragionieristica. In ogni attività economica è necessario valutare se essa sia redditizia, traducendo gli eventi economici in valori monetari. Questo è il compito della ragioneria. Col tempo, queste tecniche hanno continuato a evolversi. Già nel 1444, in Italia, fu redatto il primo vero trattato di ragioneria. L'economia aziendale, in parte, deriva proprio da queste tecniche, che hanno rappresentato una base pratica da cui si è sviluppata l'analisi economica moderna. L’economia politica 1 L’economia politica si concentra sull’analisi delle attività economiche legate al consumo e alla distribuzione della ricchezza, ma lo fa con riferimento a una collettività. Studia determinate grandezze economiche che si riferiscono a intere comunità. Ad esempio, il prodotto interno lordo (PIL) è una grandezza economica che rappresenta il livello di produzione economica di un paese, come l’Italia, in un dato periodo di tempo. Altre grandezze oggetto di studio dell’economia politica includono il tasso di disoccupazione, l’indebitamento pubblico e altre misure simili. L’economia politica si chiama così perché, analizzando queste grandezze e ricercando regolarità nei fenomeni economici, mira a fornire strumenti utili per la gestione e il governo della collettività, ovvero per la politica. Le analisi possono essere condotte a livello europeo, nazionale, regionale o locale, a seconda del contesto. I contributi sono fondamentali per lo sviluppo delle scienze economiche Da un punto di vista storico, diversi contributi sono stati fondamentali per lo sviluppo delle scienze economiche. 1) Il contributo di Adam Smith Il contributo di Adam Smith alle scienze economiche si fonda su tre concetti chiave: - La mano invisibile del mercato: Smith osservò che in tutti i mercati esistono domanda e offerta di beni economici. Notò come il meccanismo della concorrenza, pur basato su interessi opposti, tende a riequilibrare automaticamente il rapporto tra domanda e offerta, grazie a ciò che definì la “mano invisibile del mercato”. Quando la domanda di un bene aumenta, il prezzo del bene scarso cresce. Questo fa sì che la domanda diminuisca progressivamente, portando il mercato a trovare nuove posizioni di equilibrio attraverso l’adattamento reciproco tra domanda e offerta. - La divisione del lavoro: Smith ci ha permesso di comprendere il concetto di produttività del lavoro grazie al famoso esempio della fabbrica degli spilli. Egli notò che, quando una persona cerca di svolgere da sola tutte le fasi necessarie per produrre uno spillo, la sua produttività è estremamente bassa, tanto che potrebbe realizzarne solo uno all’anno. Tuttavia, se il lavoro viene suddiviso tra più persone, ciascuna specializzata in una specifica fase del processo produttivo, la produttività aumenta drasticamente. Ad esempio, in una fabbrica di spilli, suddividendo il lavoro tra 18 persone, ogni individuo riesce a produrre mediamente 600.000 spilli all’anno. Questo dimostra che la divisione del lavoro, sia tra imprese sia all’interno di esse, è fondamentale per incrementare la produttività, consentendo di ottenere una maggiore quantità di beni a parità di lavoro. - Il vantaggio della produttività: Smith evidenziò come l’aumento della produttività consenta di vendere i beni a un prezzo inferiore, mantenendo comunque un margine di profitto. Questo aumento dell’efficienza permette ai datori di lavoro di aumentare i salari dei lavoratori. Questi concetti hanno avuto un impatto duraturo sull’economia e continuano a essere fondamentali per comprendere la dinamica dei mercati e della produzione. 2) Il contributo dei marginalisti (scuole neoclassiche) Le scienze naturali hanno cercato di applicare leggi matematiche all’economia, portando a una crescente matematizzazione della disciplina. Tuttavia, l’economia presenta una sfida peculiare: l’azione umana, che è centrale e imprevedibile. Questo rende impossibile ridurre completamente l’economia a semplici formule matematiche. Nonostante ciò, è possibile formulare modelli economici assumendo una serie di ipotesi. Ad esempio, nel modello paretiano, si suppone che tutti i mercati siano perfetti e che tutti gli operatori dispongano delle stesse informazioni. Anche se queste ipotesi sono spesso irrealistiche, ciò non invalida necessariamente i modelli, che possono ancora fornire utili spunti teorici. 3) Il contributo di Schumpeter 2 Il contributo significativo di Schumpeter nel 1912 riguarda lo studio del sistema economico nel suo complesso. In quell’anno, si pose una domanda fondamentale: cosa determina l’evoluzione dei sistemi economici? La risposta risiedeva nell’impresa, che funge da collegamento tra il mercato dei fattori e i mercati di sbocco. L’impresa è il motore del dinamismo economico, alimentato dall’imprenditore innovatore. Sono stati proprio questi imprenditori innovatori a dare un impulso tale da generare dinamismo. È l’impresa che traduce le innovazioni in valore economico e le diffonde nel mercato. La funzione dell’imprenditore consiste nell’individuare e realizzare nuove possibilità (opportunità). Un esempio emblematico è Bill Gates, che è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo grazie alla scoperta di una nuova opportunità: mentre esistevano già le macchine da scrivere elettroniche, Gates ha trovato un modo per conservare, modificare e ristampare i testi. Così, ha identificato una nuova possibilità e, attraverso la sua impresa, ha dato un valore economico a questa risorsa utile e scarsa, rendendola preziosa. La vera forza di Gates risiede nell’impresa. Innovare significa scoprire nuove possibilità (opportunità) e trasformarle in qualcosa di economicamente utile, come hanno fatto anche Apple e Google. Affinché queste possibilità siano efficaci, devono avere un’utilità economica, altrimenti il sistema non evolve. Schumpeter evidenzia che questa funzione di “guida economica” si concretizza in una serie di compiti, tra cui la creazione di nuovi prodotti o metodi di produzione, l’apertura di nuovi mercati (come Jeff Bezos con Amazon), la creazione di nuove organizzazioni di settore e l’accesso a nuove forme di approvvigionamento. Schumpeter parla di “distruzione creatrice della ricchezza”, sottolineando come l’innovazione comporti la scomparsa di beni e attività economiche precedenti. L’impatto di Amazon sul commercio al dettaglio è un esempio di questo fenomeno: mentre nuove innovazioni si affermano, settori precedenti possono subire danni significativi. Oltre al commercio al dettaglio, anche il settore immobiliare ha risentito della presenza di Amazon, con la chiusura di negozi che ha ridotto il valore degli immobili commerciali. Possedere un immobile in centro per adibirlo a negozio non è più sinonimo di ricchezza come un tempo. La nascita dell’economia aziendale Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in Germania e in Italia, nasce l’economia aziendale. Uno dei suoi esponenti più importanti è Zappa. Questa disciplina rappresenta una derivazione delle tecniche, ma nasce anche come scisma (allontanamento) da quella parte dell’economia politica che cercava di matematizzare l’economia attraverso ipotesi irrealistiche. L’economia aziendale si propone di studiare non variabili astratte, ma i soggetti reali che operano nel sistema economico, ovvero le aziende. Il suo focus è l’azienda, considerata la cellula vitale dell’ordinamento economico. Nasce quindi come contrapposizione all’economia politica, ponendosi come scienza sociale. Come scienza sociale, l’economia aziendale si concentra sui soggetti attivi nel sistema economico: le aziende. Si interessa di esaminare le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende, contestualizzandole nel sistema economico che contribuiscono a formare. Zappa, facendo riferimento all’amministrazione delle aziende, identifica tre momenti fondamentali: gestione, organizzazione e rilevazione. - Gestione: si riferisce a un sistema dinamico di operazioni simultanee e successive mirato al raggiungimento di obiettivi. Si studia cosa fa concretamente l’azienda. - Organizzazione: implica l’individuazione di funzioni da assegnare a organi interni all’azienda, ovvero ai lavoratori. Come già evidenziato da Smith, la specializzazione dei compiti aumenta la produttività. Zappa sottolinea che gestione e organizzazione sono fortemente intrecciate. - Rilevazione: si occupa dell’informazione economica. È fondamentale avere informazioni adeguate per gestire e organizzare, che comprendono misurazioni economiche, ma non solo. È necessario, ad esempio, conoscere le azioni dei concorrenti o la disponibilità delle materie prime. Le informazioni sono essenziali per una corretta gestione e organizzazione, e per ottenerle è necessario partire dai dati, che rappresentano una 3 sorta di materia prima. I dati possono anche essere previsionali, derivanti da ragionamenti economici orientati al futuro. È fondamentale studiare gestione, organizzazione e rilevazione (ragioneria). Prima di Zappa, esisteva già la ragioneria, ma lui sottolinea l’importanza della sintesi di questi tre momenti. Non si può ragionare sulla gestione senza considerare l’organizzazione o la rilevazione. La rivoluzione del suo pensiero risiede nell’importanza attribuita alla sintesi di questi tre momenti. Nella sintesi risiede il valore aggiunto dell’economia aziendale. L’economia aziendale analizza questi tre momenti nel contesto delle aziende concretamente operanti. Questa disciplina è caratterizzata dal realismo speculativo e da un metodo di studio. L’obiettivo è studiare aziende e i fatti effettivamente rilevanti, che sono ripetitivi, cercando uniformità e conoscenze. Attraverso questa analisi, si intende individuare relazioni tra i vari accadimenti, con l’intento di scoprire anche le cause dell’uniformità riscontrata. LEZIONE 2 07/10/2024 DISPENSA 1 SLIDE 11-20 Riassunto lezione 1 L’economia politica è una scienza economica che studia la collettività come un tutto. Studia le grandezze economiche riferite a quella collettività (ad esempio, il PIL). Si chiama economia “politica” perché storicamente voleva individuare dei principi e delle regole economiche che fossero utili nel governo politico di quelle collettività. Tra la fine dell’Ottocento e del Novecento è nata l’economia aziendale. Fin dai tempi della Babilonia fino al 1700 c’è stato uno sviluppo progressivo delle tecniche che ha accompagnato l’evoluzione dell’attività economica, tecniche che possiamo vedere o come tecniche di misurazione economica (i primi spunti di ragioneria risalgono ai babilonesi), oppure come tecniche gestionali (tecniche produttive, commerciali, bancarie, assicurative, ecc.). È nata proprio alla fine dell’Ottocento perché la progressiva industrializzazione che si è avviata alla fine del Settecento in Inghilterra, a metà ottocento iniziava a diffondersi in tutta Europa. L’industrializzazione ha dato un impulso notevole alle tecniche. L’economia aziendale non è nata dal nulla, c’era anche l’economia politica. Quest’ultima con i neoclassici e i marginalisti ha cercato di matematizzare l’economia. Per farlo ha dovuto introdurre delle ipotesi poco realistiche: che il tempo non esista, che la concorrenza sia perfetta, che tutti i prodotti siano uguali, che tutti abbiano le stesse informazioni, ecc. Si arriva così a leggi meccaniche. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento nasce in Germania e in Italia l’economia aziendale come derivazione dalle tecniche e come scisma dall’economia politica. Nasce come presa di distanza dall’antirealismo che aveva assunto una certa corrente di economia politica. La macroeconomia (economia politica) studia le grandezze economiche riferite all’intera collettività. I marginalisti studiano determinate categorie come il consumatore, il produttore, ecc. L’economia aziendale invece studia i soggetti effettivamente operanti nel sistema economico: le aziende. Studia le condizioni d’esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende nell’ambito del sistema economico che concorrono a formare. Le aziende sono inserite in un sistema più ampio. L’economia aziendale studia l’amministrazione economica delle aziende in tre momenti astrattamente distinti, che in realtà però sono congiunti: la gestione, l’organizzazione e la rilevazione. La gestione è il sistema dinamico di operazioni simultanee (avvengono nello stesso momento) e successive (si susseguono) che vengono poste in essere per il raggiungimento di determinati obiettivi. Quando parlo di gestione faccio riferimento all’attività economica delle aziende in senso oggettivo (cosa fa l’azienda?). L’organizzazione esamina il concorso del lavoro umano all’attività economica (chi lo fa?). La gestione e l’organizzazione sono intimamente connessi. Non posso gestire qualcosa senza avere informazioni. Ecco perché Zappa nel 1927 diceva che ciò che conta è il coordinato procedere di questi tre momenti. La sintesi di questi momenti è il vero valore aggiunto dell’economia aziendale (cit. Coda). 4 All’economia aziendale interessa studiare i soggetti economici effettivamente operanti nell’ambito del sistema economico. È una scienza empirica perché studia il mondo reale e per studiarlo e comprenderlo utilizza i propri principi. “Realismo speculativo” non vuol dire però che si studia qualsiasi cosa delle aziende. Si vogliono individuare dei fatti scientifici, cioè dei fatti che sono connotativi dell’economia delle aziende, che sono rilevanti, che sono ripetuti, che hanno una regolarità. L’economia aziendale è una scienza sociale perché nelle aziende il ruolo delle persone è determinato. Prescinde dall’imprevedibilità dell’azione umana. È ciò che la distingue dall’economia politica, o meglio dai marginalisti. In fondo è l’imprevedibilità il bello dell’economia aziendale. È l’imprenditore innovatore (Schumpeter) che a volte è imprevedibile e individua nuove possibilità. È l’imprevedibilità che determina il progresso economico, quando l’innovazione è diffusa nel sistema economico dall’impresa. Facendo questo si verifica la “distruzione creatrice della ricchezza”: alcune imprese progrediscono e altre declinano. Lezione 2 Qual è il fine conoscitivo dell’economia aziendale? L’economia aziendale studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita, quindi studia i fenomeni economici che scandiscono la vita delle aziende. Li studia utilizzando delle teorie, tramite le quali rileva delle uniformità e individua delle relazioni tra i fenomeni e tra le quantità che li esprimono. L’obiettivo è trovare delle relazioni tra i fenomeni. Siccome sappiamo che i beni economici hanno la caratteristica di essere scarsi (più sono scarsi e più valgono) e utili, non ci interessa trovare delle relazioni solo tra i fenomeni di natura qualitativa, ma anche tra le quantità che li esprimono. Nel trovare delle relazioni osserveremo che ci sono dei fatti che sono scientificamente rilevanti, che sono connotativi della materia, che sono ripetuti. Individuiamo quindi delle uniformità, cioè dei fenomeni che sono diffusi nello spazio e nel tempo. Ma vogliamo anche individuare i nessi di causalità. Vogliamo comprendere perché si verificano determinate relazioni, cosa sta alla base di quelle relazioni. L’economista d’azienda studia i fenomeni della vita economica, vuole comprendere le relazioni che esistono tra i fenomeni e le quantità che li esprimono, vuole comprendere i nessi di causalità. Il fine è migliorare l’amministrazione delle aziende. La conoscenza che noi vogliamo ottenere tramite le teorie di economia aziendale non è meramente astratta. Ecco un altro profilo del realismo speculativo e dell’impierismo. Noi vogliamo offrire dei principi che servano nella conduzione dell’attività delle aziende. Osservo la realtà, per capirla utilizzo i principi dell'economia aziendale, poi la studio. Osservando la realtà potrà accadere che la realtà suscita nuove riflessioni e che quindi serve per affinare le teorie. Questo perché la realtà evolve. A volte gli schemi concettuali che abbiamo elaborato cento anni fa vanno affinati. Esempio: impatto dell’intelligenza artificiale sugli studi di ragioneria. Che valenza hanno le teorie dell’economia aziendale? Noi vogliamo che le teorie siano utili nella pratica aziendale. L’economia aziendale è una scienza sociale in cui gioca un ruolo determinante il comportamento umano. Le teorie di economia aziendale sono leggi probabilistiche perché ci sono sempre delle eccezioni. Non sono cogenti come le leggi della fisica o della chimica. Che metodo di studio utilizziamo? Nelle scienze matematiche si utilizza tipicamente il metodo deduttivo: parto dal generale e arrivo al particolare. Nelle scienze naturali (come la fisica), soprattutto in quelle sperimentali, usiamo il metodo induttivo: osservo la realtà e risalgo alle leggi. Newton per elaborare la legge di gravità ha osservato la realtà (la mela che cade dall’albero). 5 Nell’economia aziendale non può essere né solo l’uno né solo l’altro. Si utilizzerà un metodo misto: induttivo-deduttivo. Questo metodo è più complesso. Canziani disse che è “una sapiente combinazione di deduzione da premesse teoriche e di induzione da fatti”. Zappa lo chiamava metodo misto, mentre Croce metodo sintetico. È un metodo ricorsivo, ripetuto. Noi partiamo dall’osservazione della realtà aziendale (e quindi dai fenomeni che la caratterizzano). Per fare questo utilizziamo i principi dell’economia aziendale per capirla. Per capire la realtà utilizzo un concetto elaborato dalla teoria economica aziendale. Esempio sulle cotolette con il concetto di efficacia. Osservo la realtà, utilizzo i concetti che mi servono anche per operare nella realtà. Non voglio solo comprendere la realtà, ma voglio operarci. I principi dell’economia aziendale ci servono per operare meglio. Una volta che operiamo nella realtà, questo suscita riflessioni. Le riflessioni portano a un affinamento delle teorie, di quelle teorie che applico nell’osservazione della realtà, che mi servono per spiegarla. È un metodo ricorsivo, non finisce mai (si ripete circolarmente). Esempio: impatto dell’intelligenza artificiale sulla ragioneria. Si parte applicando le teorie classiche, uso poi ciò che di nuovo mi fornisce l’intelligenza artificiale. Se la realtà ha avuto un’evoluzione, ciò mi porta a riflettere e ad affinare la teoria. Una volta affinata la teoria, la applico. Se nell’applicarla vedo che c’è qualcosa che stona, affino nuovamente la teoria. È un principio recursivo. Nel momento in cui cerco di applicare i principi dell’economia aziendale alla fenomenologia economica sto utilizzando il metodo deduttivo. Osservo però che la realtà suscita nuovi affinamenti teorici, nuove riflessioni. Utilizzo quindi il metodo induttivo. Canziani l’ha definita “la sapiente combinazione di deduzioni da premesse teoriche e di induzione da fatti”. È un metodo sintetico o misto. È un metodo necessariamente ricorsivo, non finisce mai. DOMANDA Le dimostrazioni oggettive sul campo non hanno valenza assoluta perché ci potrà sempre essere l’eccezione a una applicazione teorica perché il comportamento umano è imprevedibile. L’economia aziendale L’economia aziendale è una scienza sociale probabilistica. Utilizza un metodo di studio sintetico, misto, perché l’azione dell’uomo è imprevedibile. È una scienza di accumulazione, più conosco, più studio e più applico, più divento bravo. L’economia aziendale è una scienza chiusa? No, è una scienza aperta perché è una scienza sociale. Esempio: Un imprenditore si trova in una situazione di ambiguità in cui deve scegliere tra A e B. È una disciplina che è legata alla sociologia e alla psicologia. Non è solo un problema di convenienza e di mera razionalità, è un problema di “sense making”, cioè di ricerca di significato. È un problema di ricerca di significato, che dal punto di vista psicologico l’imprenditore fa in quella scelta. Non è solo mera razionalità economica. Simon disse che la razionalità economica non è assoluta ma limitata (ha vinto il nobel per questo). Le aziende sono formate da persone, le interazioni tra gruppi sono potenti. Noi vogliamo studiare i soggetti effettivamente operanti nel contesto economico in cui sono inseriti. Il contesto economico avrà un ordinamento giuridico e quindi avrà dei potenti punti di contatto con il diritto. Se vogliamo applicare il metodo deduttivo serviranno anche conoscenze in ambito matematico, quindi punti di contatto con la matematica, la statistica e la matematica finanziaria. Quindi è una scienza aperta. IL CONCETTO DI AZIENDA 6 L’azienda è un istituto economico ordinato alla soddisfazione dei bisogni umani, in quanto questa soddisfazione comporti il consumo di beni economici, e quindi anche o la loro produzione o la loro acquisizione. L’innovazione è stata definire l’azienda come istituto economico. È stato l’elemento di novità che hanno introdotto Zappa e Onida in Italia e altri in Germania. Ciò è fondamentale perché l’azienda non è l’attività economica, è il centro di imputazione dell’attività economica. Senza azienda non ci può essere attività economica, ma può esserci azienda senza un’attività economica. È un istituto. Qui entra in campo la centralità dell’uomo. L’uomo è socievole, ciascuno di noi partecipa a tanti gruppi o società umane. Questo principalmente per due ragioni: 1) Come diceva Aristotele, l’uomo è un animale sociale, ha bisogno di relazionarsi. Ha dei bisogni da soddisfare tramite relazioni significative. Ha bisogno di profonde relazioni personali. 2) Il fatto di partecipare a società umane gli permette di realizzare degli obiettivi che da solo non riuscirebbe a realizzare. Esempio: sport di squadra. Le società umane, i gruppi che permettono alle persone di avere delle relazioni profonde e di realizzare degli scopi che da sole non potrebbe realizzare, sono tantissime: società sportive, enti culturali, comunità religiose. Ognuna di queste società umane persegue una determinata finalità. Esempio: La funzione del Club Alpino Italiano (CAI) è portare le persone in montagna in sicurezza, quella di una squadra di calcio è vincere le partite, quella di un’associazione di volontariato è fare del bene al prossimo in modo gratuito. Ogni società ha una sua finalità e per perseguirla utilizza dei beni economici. Come fa a procurarseli? dipende. Esempio: Una squadra di calcio lo fa attraverso le quote associative e le sponsorizzazioni. IL CONCETTO DI ISTITUTO Da dove nasce il concetto di istituto? Si parla di istituto quando siamo di fronte a enti sociali che presentano regole e strutture di comportamento relativamente stabili per le persone che vi aderiscono. Esempio: una squadra di calcio è un istituto perché ha delle regole di comportamento relativamente stabili, che tutti devono rispettare. L’intuizione geniale di Onida e di Zappa è stata comprendere che l’attività economica si svolge tramite istituti e non tramite individui. Esempio: L’ospedale è un istituto, è un ente sociale che ha regole di comportamento stabili, che soddisfa bisogni umani utilizzando beni economici. Sono istituiti la guardia di finanza, l’università, la famiglia, ecc. Ciascuno di noi partecipa a più istituti. Le attività economiche avvengono soprattutto tra istituti. L’azienda è quindi un istituto economico ordinato per il soddisfacimento dei bisogni umani. Ogni istituto è un complesso di energie personali (vi partecipano individui) e beni disponibili. È ordinato perché si dà delle regole per raggiungere un fine comune. È duraturo (non vuole morire, esempio: squadra di calcio), unitario e autonomo, anche se è un’autonomia relativa. IL CONCETTO DI ISTITUTO ECONOMICO Zappa e Onida (i fondatori) avevano presente che nell’istituto ci fossero tante dimensioni: sociale, psicologica, affettiva, ecc.. Ma quando si parla di aziende ci interessa studiare l’ordine economico di quell’istituto, non qualsiasi aspetto. Di ciascun istituto, l’azienda per astrazione costituisce l’ordine economico. Esempio: Se esamino la famiglia e per astrazione enucleo la sola parte economica stiamo individuando l’azienda familiare. Nella famiglia non c’è solo la materia economica, infatti chi studia l’economia aziendale sa che ci sono forti punti di contatto con la sociologia e la psicologia. Ma quando parliamo di aziende parliamo di istituti economici cioè dell’ordine economico di un determinato istituto. Quindi il concetto di azienda nasce per astrazione, dall’aver osservato che le attività economiche raramente avvengono per individui, avvengono più all’interno di istituti e per istituti. Le aziende sono l’ordine economico di un istituto. Le aziende sono istituti economici ordinati al soddisfacimento di bisogni umani. 7 Per Zappa infatti l’azienda non è l’attività economica, è il centro di imputazione dell'attività economica. L’azienda è un istituto che ha una propria capacità di esistenza indipendente dall’attività economica e dalle singole persone, che si rinnovano. Esempio: nella squadra di calcio o negli scout le persone se ne vanno ma ne arriveranno altre. Attraverso un processo di astrazione isoliamo solo la materia economica di quell’istituto e quindi ne consideriamo solo l’ordine economico. Parliamo di ordine economico e non di materia economica perché le attività economiche hanno un loro ordine per raggiungere determinate finalità.Non è scontato che ci sia ordine, nelle imprese che vanno male a volte si crea un disordine. Esempio: crisi finanziaria di Wall Street e del sistema bancario. A causa della crisi non c’era più ordine, per uscirne è intervenuto lo Stato (italiano) per riportare ordine nel settore bancario. L’IRI, istituto di ricostruzione industriale, nel 1981 è stato istituito per acquisire le partecipazioni degli istituti bancari che stavano per fallire. È un esempio di intervento dello Stato nell’economia. Non c’è niente di più pratico di una buona teoria, anche se non è un valore assoluto. In sintesi, l’azienda è un istituto economico perché indaga l’ordine economico dell’istituto. Negli istituti abbiamo sia energie personali che beni economici, che sono ordinati, orientati a raggiungere determinate finalità. L’azienda è una “co-ordinazione economica in atto” (Zappa). Queste energie personali e questi beni economici sono resi operanti in un modo preciso per raggiungere determinate finalità. Sono quindi co-ordinati. È una coordinazione economica perché trattiamo della materia economica. È in atto perché le aziende, in ogni momento in cui le osservo, hanno una materia economica che è in continua evoluzione. È un “istituto economico atto a perdurare nel tempo” (Zappa). Zappa parla di perdurabilità già nel 1927. È in atto, ma va al di là delle singole persone e tende a perdurare nel tempo. Esempio: squadra di calcio. In relazione a quest’ultima definizione, secondo Onida l’azienda ha due caratteristiche: 1) L'unità nella molteplicità: In tutti gli istituti, e quindi anche in tutti gli istituti economici, ci sono tante componenti che sono differenziate tra loro. Esse vengono coordinate per il raggiungimento di un determinato fine. Quindi nell’insieme formano un’unità. Le aziende sono istituti economici unitari. Ciascuna azienda si distingue dalle altre per le relazioni che intercorrono tra i vari elementi che la compongono. Sono una unità nella molteplicità. 2) La permanenza nella mutabilità: Con il passare del tempo tutto si rinnova, ma l’azienda permane. Esempio: l'azienda AVE s.p.a. é un’impresa centenaria bresciana che produce materiale elettrico. È nata come diversificazione dalla falegnameria. Per fare le prese elettriche agli inizi del Novecento si usava il legno. L’energia elettrica era una novità, non si sapeva se avrebbe preso piede. Col passare del tempo si è usata sempre meno legno e più plastica. Sono un’azienda che va avanti da 3 generazioni. È la manifestazione tangibile della permanenza nella mutabilità. Tutto si rinnova. Esempio: La prima fabbrica della Beretta è stata costituita nel 1500. Oggi si parla molto di sostenibilità. È la nuova veste della perdurabilità di cui parlava Zappa. Se sono sostenibile vuol dire che posso perdurare nel tempo. Ci si ricollega alle condizioni di esistenza. LA CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE Ci sono quattro tipologie di aziende. Se parliamo di aziende familiari stiamo parlando dell’ordine economico delle famiglie. Se parliamo di aziende di produzione stiamo parlando dell’ordine economico delle imprese. Ci sono poi le aziende pubbliche territoriali, che sono l’ordine economico degli istituti pubblici. La quarta categoria sono le aziende nonprofit (not for profit). Le non profit non sono definite così perché hanno il divieto di produrre nuova ricchezza, sono definite così perché hanno il divieto di distribuire il reddito. Possono produrre reddito ma non possono distribuirlo. La nuova ricchezza deve metterla al servizio della propria attività economica. Le aziende familiari, e in parte quelle pubbliche, vengono anche definite aziende di erogazione per distinguerle dalle aziende di produzione. La famiglia soddisfa direttamente i bisogno umani delle persone che vi appartengono. Ad esempio, i genitori comprano il materiale scolastico per i figli. Si chiamano aziende di erogazione perché soddisfano direttamente i bisogni umani e per farlo curano l’acquisizione, la provvista e la conservazione dei beni economici. Lo Stato vuole soddisfare direttamente i bisogni della collettività. Ad esempio, la polizia di stato è finalizzata a garantire la pubblica sicurezza. Lo Stato soddisfa così il bisogno di sicurezza dei cittadini. Noi non dobbiamo pagare la polizia di stato per farci aiutare. L’amministrazione pubblica soddisfa direttamente i bisogni umani. Essa deve procurarsi le 8 risorse per poterli soddisfare. Quindi anche le amministrazioni pubbliche in parte sono aziende di erogazione. Bisogna curare l’acquisizione, la provvista e il consumo delle risorse. Le aziende di erogazione soddisfano direttamente i bisogni umani, acquisiscono la ricchezza e la conservano per poterla utilizzare. Esse si distinguono dalle aziende di produzione (ordine economico delle imprese). Ad esempio, la Barilla è un’azienda che produce pasta. La Barilla produce per il mercato, chi compra ne fa quello che vuole. Le aziende di produzione non soddisfano direttamente i bisogni umani, lo fanno indirettamente. Producono beni economici per il mercato, che i terzi potranno acquistare o non acquistare per soddisfare i propri bisogni umani. Ci sono anche aziende composte in cui c’è un’economia erogativa e una produttiva. Ad esempio, aziende nonprofit composte. Esempio: La cooperativa di Bessimo aiuta i tossicodipendenti e per sostenersi economicamente fa fare delle lavorazioni ai tossicodipendenti nelle imprese (produce reddito che mette al servizio della propria attività). Quando la cooperativa di Bessimo fa dei servizi per altre imprese è come se fosse un’azienda di produzione ma soddisfa anche indirettamente dei bisogni umani. Sono strettamente collegate l’economia erogatori e quella produttiva. DOMANDA: perché l’azienda non è l’attività economica? Se noi dicessimo che l'azienda è l'attività economica significherebbe che ogni volta che sospendiamo l’attività economica l’azienda cessa di esistere. Se pensiamo ad esempio al periodo della pandemia da covid-19, molte attività economiche sono state sospese ma le aziende sono andate avanti. L’azienda non è l’attività economica ma è il centro unitario all’interno del quale l’attività economica si svolge. Le attività economiche esercitate dalle aziende possono cambiare. Quando c’è stata la pandemia, alcune aziende tessili hanno iniziato a produrre mascherine. Poi finita la pandemia hanno ripreso a fare altro. Aziende nonprofit Hanno il divieto di distribuire gli utili. Sono di natura privata, altrimenti se fossero di natura pubblica saremmo nell’ambito degli enti pubblici territoriali. È importante distinguere chi sono i soggetti che beneficiano dell’attività svolta e chi sono i soggetti che ne sopportano i costi. Non c’è coincidenza tra i due soggetti. Esempio: Nel caso della cooperativa di Bessimo i soggetti che beneficiano dell’attività svolta sono le persone che stanno facendo un percorso di recupero dalla tossicodipendenza. Nel caso della Croce Bianca sono le vittime di incidenti stradali. DOMANDA: le aziende composte La salumeria è un’attività produttiva che soddisfa indirettamente bisogni umani ma che è intimamente connessa all’attività familiare perché la famiglia dipende da quella attività economica. Zappa ha definito l’azienda come “la cellula fondamentale dell’ordinamento economico”. Come le cellule hanno tra loro delle connessioni molto importanti, anche le aziende che sono individualmente unitarie e autonome hanno delle relazioni importanti. SOGGETTO ECONOMICO E SOGGETTO GIURIDICO DELLE AZIENDE È importante distinguere in un’azienda il soggetto giuridico dal soggetto economico. Il soggetto giuridico è il titolare dell’azienda, è il centro di imputazione di tutti gli obblighi e i diritti giuridici che nascono dall’esercizio di un’attività economica. L’attività economica può essere esercitata o in forma individuale o in forma collettiva attraverso le società. Le società possono essere di tanti tipi. Per capire quale società mi conviene per la mia attività economia devo conoscere il diritto. Il titolare dell’azienda, cioè il soggetto giuridico, è il centro di imputazione giuridico dell’attività economica. Se l’azienda è individuale è la persona, se l’azienda è collettiva il soggetto giuridico è la società stessa. Esempio: Quando c’è stato un problema con delle auto della Mercedes, oltre a ritirare molte auto, si è posto un problema di risarcimento danni. A rispondere dell’attività economica esercitata in forma societaria è la società stessa. Se un consumatore ritiene di avere avuto un danno, fa causa alla società. 9 È importante sapere chi è il soggetto giuridico, ma è molto più rilevante andare ad individuare chi è il soggetto economico. Onida ha detto che il soggetto economico è “colui che detiene ed esercita il supremo potere volitivo”. Volitivo significa decisionale. Parlare di supremo potere volitivo vuol dire avere il supremo potere decisionale. Il soggetto economico è colui che prende le decisioni più importanti (supremo potere volitivo), le cosiddette decisioni strategiche. Nel caso di un’azienda individuale (salumeria), soggetto giuridico ed economico coincidono. In una società invece essi sono nettamente distinti. Il soggetto giuridico è la società stessa. “Il soggetto economico è colui che detiene ed esercita il supremo potere volitivo, subordinatamente soltanto a obblighi di natura morale e giuridica”. Il soggetto economico di una società è spesso la famiglia. È colui che nomina l’amministratore delegato (il CEO). Già nel 1950, Onida aveva capito l’importanza dell’ordine morale. Oggi si parla molto di responsabilità sociale dell’impresa proprio perché l’importante non è solo il profitto, ci sono altre componenti. GRUPPI E CONSORZI DI AZIENDE A volte si creano fra le aziende delle relazioni talmente intense ed importanti che vanno al di là dei tipici rapporti monetari. Bisogna quindi considerare, oltre all’azienda in sé, anche il più vasto complesso entro cui l’azienda è inserita. Da questo punto di vista entrano in campo due fenomenologie, quella dei gruppi di aziende e quella dei consorzi di aziende. Per capire l’essenza economica dei gruppi e dei consorzi applichiamo la distinzione tra soggetto economico e giuridico. Un gruppo di aziende è formato da soggetti distinti sul piano giuridico. Si parla di gruppo perché hanno un comune soggetto economico. Sono tante società, ciascuna col suo consiglio di amministrazione, ciascuna col suo bilancio, ciascuna con la sua attività economica, ecc. Ma nel momento in cui hanno in comune lo stesso soggetto economico, è chiaro che tra di loro hanno delle relazioni così intense che l’azienda, oltre a essere vista in sè e per sè, va vista anche all’interno del più ampio gruppo. Esempio: Il gruppo Fininvest è un insieme di aziende, tra cui Mondadori (settore dell’editoria), MFE - ex Mediaset (settore televisivo), Banca Mediolanum (settore bancario), AC Monza (squadra di calcio). Sono soggetti giuridicamente distinti ma hanno in comune un unico soggetto economico: la famiglia Berlusconi. La famiglia controlla queste aziende per il tramite di una società che proprio perché detiene queste partecipazioni (in inglese detenere: to hold), si chiama holding. Nei gruppi societari, le partecipazioni sono detenute da una holding (che è dedicata a questo). Il gruppo Mondadori a sua volta controlla un altro gruppo, quindi Mondadori è una sub-holding, una holding di secondo livello. Il Monza calcio è una società che perde denaro. Essa non starebbe in piedi se non fosse inserita nel gruppo Fininvest. Per questo è importante ragionare quando esistono i gruppi. All'interno dei gruppi succede che società del gruppo vengano mantenute in vita anche se non hanno la capacità di operare in condizioni di equilibrio, anche se da sole non avrebbero capacità di sopravvivenza. C’è una superiore ragione di gruppo che induce a supportare anche società che economicamente di per sé non sopravviverebbero da sole. Alcune scelte poi si rivelano utili nel lungo periodo. Esempio: Nei gruppi farmaceutici la società che fa ricerca pura è sempre in perdita, è mantenuta in vita dalle altre. L’azienda ha quindi una sua individualità ma a volte ha delle relazioni così importanti che si inserisce in un contesto più ampio: il gruppo. Esempio: a Brescia uno dei gruppi che col tempo è diventato molto importante è il gruppo Camozzi. Esso aveva bisogno di una fonderia, ne ha acquistata una in crisi per poco e l’ha risanata. A volte è utile inserire nel gruppo società, anche in difficoltà, che svolgono delle lavorazioni particolari che al di fuori del gruppo è difficile fare. Nei gruppi c’è sia l’interesse della singola società sia il superiore interesse di gruppo. Se sono socio di minoranza di una società e per un superiore interesse di gruppo i miei interessi vengono messi da parte, si parla del diritto di risarcimento dei soci di minoranza all’interno dei gruppi. Nel gruppo le connessioni sono talmente tante che si combinano necessariamente l’interesse economico della singola società con il superiore interesse di gruppo. 10 I gruppi sono dinamici, le società possono entrare e uscire dai gruppi (vendo la società). Esempio: Il gruppo Fiat ha venduto la sua finanziaria (si occupa dei finanziamenti per le automobili) quando aveva bisogno di denaro. Esempio: Il gruppo di Elon Musk ha venduto Nexi (nel finanziario) e ha iniziato a fare la tesla e altro. Nei gruppi è importante definire il perimetro del gruppo. Nei gruppi il superiore interesse di gruppo a volte porta a volte ad accentrare la tesoreria di tutte le società. La collaborazione ha una potenzialità e un limite. È bello collaborare ma si deve stare attenti, è un trade-off. Il tema delle alleanze strategiche è molto rilevante. È possibile che un’impresa abbia delle relazioni importanti con altre senza essere in un gruppo, per esempio nel consorzio. Il consorzio è un contratto perché la materia consortile è economica ma la forma è giuridica. L’economia aziendale non è una scienza chiusa, ha forti punti di contatto con la giurisprudenza. Art. 2602 Codice Civile: Con il contratto di consorzio più imprenditori istituiscono un'organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese. Il consorzio è un contratto che viene sottoscritto da più società. Il consorzio è un insieme formato da più società, ciascuna delle quali ha un soggetto giuridico ed economico distinto. Queste società si uniscono per svolgere in comune una determinata attività. L’attività svolta in comune viene chiamata attività consortile. Siccome le società hanno sottoscritto un contratto, limitatamente all’attività da svolgere in comune (l’attività consortile, che costituisce l’oggetto del contratto di consorzio), ciascuna società deve attenersi alle regole del contratto del consorzio. Ma al di fuori dell’attività da svolgere in comune, ciascuna delle imprese persegue i propri interessi, anche in concorrenza con le altre. Quindi l’individualitá permane. Il contratto di consorzio limita la collaborazione a una determinata attività economica, secondo regole stabilite attraverso il contratto di consorzio. Esempio: Negli anni Novanta in Franciacorta c’erano i vigneti. C’erano tanti piccoli produttori che hanno deciso di voler realizzare un vino con le bollicine di qualità, ispirandosi allo champagne francese. È stato così istituito il consorzio Franciacorta. Da soli, questi piccoli produttivi avrebbero potuto anche fare un buon vino ma non sarebbero riusciti a farsi conoscere. Proprio per questo hanno creato un consorzio, per farsi conoscere, volevano creare un vino che avesse un marchio, un’identità tecnica. Si sono dati delle regole da seguire per produrre un vino da promuovere non solo in Italia ma anche all’estero. Si sono dati un disciplinare che regola in modo ferreo le modalità di produzione da seguire affinché un vino abbia il marchio Franciacorta. Tra queste regole: le vigne devono essere ubicate nel territorio della Franciacorta (hanno voluto valorizzare l’identità territoriale), l’uva deve essere raccolta a mano, deve essere lavorata all’interno delle cantine, deve avere un certo periodo di maturazione, ecc. È tutto regolamentato. Poi c’è comunque chi lo sa fare meglio e chi peggio. Le diverse imprese sono perfettamente autonome e sono tra loro in concorrenza. A parte l’attività consortile, ognuno è perfettamente autonomo nello svolgimento dell’attività economica e persegue i propri interessi anche a discapito degli altri. Per promuoversi all’estero, è molto più potente il consorzio rispetto al singolo. Per un’azienda piccola è difficile andare all’estero. Queste imprese sono conosciute più facilmente grazie al consorzio. Questo perché si è affermato un marchio (un brand). Inoltre, il consorzio raccoglie dati utili sull’intero consorzio e li rende disponibili a tutte le aziende del consorzio. Un esempio di dati è il prezzo medio praticato. Sono dati molto utili. Il consorzio non può stabilire i prezzi ma fornisce dei supporti informativi (ad esempio i dati sul prezzo medio dei singoli produttori anonimi). L’attività consortile ha una grande potenza. Esempio: Il consorzio del Grana Padano. In sintesi, i consorzi sono raggruppamenti di imprese, ciascuna delle quali ha il proprio soggetto giuridico ed economico, che si accordano contrattualmente per svolgere in comune una determinata attività economica. Lo fanno 11 perché lo ritengono utile e conveniente. Le aziende che sottoscrivono il contratto di consorzio, limitatamente alla materia consortile rinunciano alla piena autonomia, ma al di fuori di essa perseguono la propria individualità economica. La ragione per cui aderiscono al consorzio è sempre una ragione di convenienza economica. GLI ASSETTI ISTITUZIONALI Le aziende sono istituti economici (ordine economico degli istituti). L’istituto è un insieme di soggetti che offrono contributi e che ottengono ricompense o traggono benefici. È visto l’istituto in relazione ai cosiddetti portatori di interessi, nella terminologia inglese detti stakeholder. Quando si parla di assetto istituzionale, vogliamo dire che con riferimento ad un’azienda si può individuare un complesso di soggetti che all’interno o all’esterno dell’azienda si interfacciano con essa in modo stabile. Quindi abbiamo un insieme sistematico di stakeholder. Quando si ragiona sull’assetto istituzionale di un’azienda ci si chiede chi sono i soggetti portatori di interessi nei confronti dell’azienda, cioè quei soggetti che offrono contributi e che quindi o ricevono ricompense o traggono benefici. Questo significa ampliare l’attenzione. LEZIONE 3 10/10/2024 DISPENSA 1 SLIDE 20-22 GLI ASSETTI ISTITUZIONALI È importante per tutte le aziende comprendere la configurazione dell’assetto istituzionale. L’assetto istituzionale individua i soggetti che sono portatori di interessi nei riguardi di una determinata azienda. Le aziende possono essere di produzione e di erogazione. Nelle aziende di erogazione ci sono le aziende familiari e quelle pubbliche territoriali. Nelle private ci sono le aziende nonprofit. Ci sono poi le aziende di produzione, che soddisfano i bisogni indirettamente. È maggiormente importante conoscere l'assetto istituzionale delle aziende di produzione. L’impresa può avere dei rapporti particolarmente intensi con altre aziende. Quando parliamo dell’assetto istituzionale ci chiediamo con chi si relaziona la nostra impresa. Ci chiediamo chi sono i portatori di interesse, che contributo danno all’impresa e che ricompense o benefici ne traggono. La definizione di assetto istituzionale è la configurazione dei portatori di interesse. Nell’assetto istituzionale entra anche il soggetto economico, che Masini ha definito soggetto d’istituto. Ci si chiede qual è la finalità istituzionale dell’impresa. Ci si domanda chi la governa e come la governa. C’è un tema di relazioni che intercorrono tra i portatori di interesse perché non sono sempre relazioni neutrali. Gli shareholder sono gli azionisti (i soci), gli stakeholder sono i portatori di interessi. L’assetto istituzionale è importante per un’analisi che non si limita nel breve periodo ma che riguarda anche la capacità dell’istituto e la sua perdurabilità. Una buona qualità di assetto istituzionale, a parità di condizioni, migliora la perdurabilità. SCHEMA SUGLI ASSETTI ISTITUZIONALI Ragioniamo sul sistema di interessi convergenti nelle imprese. Tra i portatori di interesse ci sono: - I conferenti di capitale di rischio. Sono i soci. Essi apportano all’impresa il capitale sociale. Ne traggono il beneficio che se la società produce redditi possono beneficiare dei redditi prodotti. NB: La società, così come il consorzio, è un contratto. Il Codice Civile dice che con il contratto di società due o più persone apportano un capitale per svolgere un’attività economica e per ripartirne gli utili. Contrattualmente la società è finalizzata a produrre nuova ricchezza e a distribuirla tra i soci. - I conferenti di capitale di prestito. Sono le banche, gli istituti di credito. Oggi le banche riducono gli affidamenti e questo è un rischio per l’impresa che potrebbe essere in difficoltà. Inoltre, le banche oggi, oltre ad essere interessate al fatto che l’azienda vada bene, ci tengono alla sostenibilità e alla cosiddetta “responsabilità sociale”. Sono relazioni economiche, non strategiche, ma sono molto rilevanti. 12 - Le aziende di assicurazione - La collettività locale. La popolazione di riferimento oggi esercita una grande pressione. - Gli alleati istituzionali. Ad esempio, le imprese possono allearsi con l’università per fare ricerca. - I concorrenti. Essi tramite i consorzi possono diventare anche in parte alleati. Oltre a creare dei consorzi, i concorrenti possono mettersi d’accordo per diminuire la concorrenza e formare i cartelli. Un cartello è un accordo tra più imprese tra loro concorrenti che ha la finalità di far guadagnare tutti i concorrenti a scapito degli acquirenti finali (cioè i singoli consumatori, e quindi a scapito del mercato). Ci si può accordare per esempio sulle politiche di prezzo. I cartelli sono una realtà molto forte che c’è dagli anni 20 del secolo scorso. Negli USA hanno attuato delle leggi antitrust che sono poi arrivate anche in Europa. L’antitrust sanziona le aziende che attuano pratiche scorrette di mercato di cui ne risente il consumatore finale che non ha la capacità di difendersi. Essendoci oggi dei giganti economici, ai consumatori serve una forma di tutela. L’antitrust vigila a livello pubblico. Esempio: L’antitrust ha multato Google per abuso di posizione dominante. - I clienti. Sono dei portatori di interesse perché se i clienti cambiano il loro orientamento, cioè la loro disponibilità a comprare dei beni, può essere un problema per l’azienda. - Lo Stato. Lo Stato mette a disposizione dei servizi, ad esempio mettendo a disposizione dei collegamenti efficienti. - I fornitori. Se un fornitore non si fida più dell'impresa diventa un problema. Se cambia la forma di collaborazione (ad esempio, il fornitore vuole essere pagato subito e non più a 90 giorni), cambia tutto. - I prestatori di lavoro. Sono i lavoratori. In Germania, nelle grandi imprese, i lavoratori hanno dei rappresentanti nel consiglio di amministrazione. - IL SOGGETTO D’ISTITUTO E IL DIRITTO DI GOVERNO Da un punto di vista teorico tutti sono portatori di interessi. Nelle aziende di produzione c’è sempre un soggetto giuridico ed economico. È un gruppo ristretto di persone a detenere il supremo potere volitivo. È questo gruppo che poi decide di fatto nelle società chi poi amministra (il consiglio di amministrazione con gli amministratori), quindi chi esprime la governance. Se sono soci ne beneficiano anche in termini di dividendi se l’azienda guadagna. La varietà delle imprese può essere definita polimorfismo delle imprese. Quando parliamo delle società, che hanno per oggetto aziende di produzione, abbiamo una varietà che ha due estremità. Da un lato abbiamo la piccola impresa familiare (il 95% delle società bresciane è a base familiare). In Italia ci sono molte imprese familiari. Nella piccola azienda familiare è molto semplice individuare il soggetto economico, sarà il socio fondatore, uno o due soci che fanno parte della famiglia. Normalmente nelle società decidono i soci che detengono il capitale maggiore. Dall’altro lato abbiamo la public company, cioè una società di grandi dimensioni quotata in borsa (le cui azioni sono quotate su mercati regolamentati). In Italia sono meno del 5% le public company. Esempio: Guardando la struttura dell’azionariato di Mediobanca, azienda quotata, si nota che sono “gli altri investitori” a detenere la maggioranza del capitale sociale. In queste società c’è una maggioranza disgregata. Nelle public company nessuno ha la maggioranza. Onida diceva che in queste società c’è una “maggioranza disgregata”. La maggioranza è spesso ripartita tra migliaia di piccoli azionisti che sono dei risparmiatori, a cui interessa unicamente il dividendo della società, non sono interessati a partecipare all’assemblea. In queste realtà chi sceglie gli amministratori è spesso una minoranza qualificata. C’è però il pericolo che la minoranza qualificata non agisca nell’interesse di tutti. C’è quindi anche un problema di tutela giuridica delle maggioranze disgregate. Nella Mediobanca c’è un consiglio di amministrazione. La realtà delle public company è molto complessa. Quando parliamo di assetti istituzionali il soggetto economico cambia in base a che tipo di impresa abbiamo davanti. Tra un estremo e l’altro, aziende familiari e public company, c’è una varietà ampissima. NB: “Nelle società per azioni quotate è obbligatoria (art. 147-ter TUF D.lgs. 58/1998]) la nomina di amministratori indipendenti, ed il rispetto della parità di genere.” Proprio perché nelle grandi società (public company) quotate può essere che il controllo sia esercitato da minoranze qualificate, servono delle forme di tutela. Si possono quindi proporre le liste degli amministratori, ma una quota di amministratori deve essere indipendente. Ci devono essere 13 degli amministratori che non hanno rapporti economici o finanziari significativi con la società. Non ci deve essere conflitti di interessi. Questo perché si è consapevoli che nelle public company ci può essere un pericolo di abuso da parte di una minoranza qualificata nei confronti di una maggioranza disgregata. Ci deve essere inoltre il rispetto della parità di genere (gli amministratori non possono essere tutti uomini o tutte donne). Oggi c’è molta più sensibilità sulla parità di genere. DISPENSA 2 SLIDE 25 L’ECONOMIA DELLE AZIENDE FAMILIARI I sistemi economici hanno avuto un’evoluzione nel corso del tempo. Via via che si sono evoluti i sistemi economici è cambiata anche la riflessione sull’empiria. Per quanto riguarda la realtà italiana recente, dalla fine dell’Ottocento a oggi, l’economia italiana è completamente cambiata. Ci aiuta molto a comprendere questo cambiamento un contributo che è stato elaborato dall’economista Colin Clark. Ha detto che in un’economia noi abbiamo tre settori: - il settore primario, che c’è da sempre. Comprende l’agricoltura, la pesca e la caccia. Per secoli è stato il principale motore dell’economia. - il settore secondario che è sorto via via che si è diffusa l’industrializzazione, dalla metà del Settecento. Prima si viveva di agricoltura, di pesca, di caccia, di estrarre dalle miniere, ecc. A un certo punto nascono le fabbriche con l’industria soprattutto manifatturiera. - Si è poi arrivati al settore terziario che è l’insieme di tutti i servizi. È tutto ciò che non è primario e non è industria. A fine dell’Ottocento - inizi del Novecento, la vita nelle campagne in Italia era molto difficile. Il film “L’albero degli zoccoli” racconta la storia di una famiglia contadina della bergamasca. È una storia triste. Alla fine dell’Ottocento il sistema italiano era fortemente incentrato sul settore primario. La vita nelle campagne era molto dura, il lavoro era estenuante. Si soffriva la fame. La malattia più diffusa era la pellagra. Molti bambini morivano per malnutrizione. Era una vita molto difficile. I passaggi dal primario al secondario cambiano l’economia delle famiglie almeno sotto due profili: 1) Cambiano le condizioni di lavoro. Nelle campagne si lavorava all’aperto e il ritmo del lavoro era dettato dalle stagioni. In inverno si inventavano dei lavori da fare perché non si poteva coltivare. Ad esempio, col residuo delle pannocchie, ci si riempiva i materassi. A fronte di quel lavoro, i redditi delle famiglie di campagna erano redditi che dipendevano dalle annate agrarie. Se c’era un annata scarsa c’erano redditi scarsi. 2) Cambia la natura dei redditi percepiti. Prima erano redditi in natura, non in moneta. Quando c’è stata la transizione al secondario sono quindi cambiate la modalità di lavoro e la natura dei redditi percepiti. Il lavoro si svolge al chiuso, in fabbrica. I ritmi del lavoro sono stabili. I redditi diventano stabili ma bassi. La gente poteva essere licenziata senza problemi, non c’erano tutele. Quando c’è stata la transizione dalle campagne alla fabbrica l’orario di lavoro era di 15-16 ore al giorno, tutti i giorni. Anche i bambini erano impiegati per lavorare in fabbrica. Si lavorava moltissimo. Alle 8 ore lavorative si è arrivati nella seconda metà del Novecento. In Italia il passaggio dal primario al secondario si verifica nel 1925. Sappiamo che c’è stato questo passaggio perché il numero degli addetti che lavorava nelle aziende ha superato il numero degli addetti che lavorava nel primario. Poi, a partire dal 1996 il numero delle persone che lavora nei servizi ha superato il numero degli addetti nel settore secondario. C’è stata la transizione dal secondario al terziario. Siamo diventati una sociale di servizi In 100 anni l’Italia è passata dal primario, al secondario e poi al terziario. Non è stato un passaggio semplice. L’industrializzazione in Italia e in Europa, tra l’Ottocento e il Novecento, veniva strutturata in industrie di grandi dimensioni ubicate nelle principali città. Esempio: La FIAT negli anni 50 occupava un numero di dipendenti altissimo a Torino. Il lavoro di fabbrica comporta che si verifica uno spostamento dalla campagna alla città, un inurbamento. La 14 stragrande maggioranza di queste persone arrivava a Torino dal sud Italia. C’è stato un cambiamento di cultura. C’è una complessità anche sociale, umana. Oggi, se pensiamo all’economia italiana, capiamo che prevale il terziario. Ne fanno parte le banche, i trasporti, le assicurazioni, la consulenza, perfino le influencer. Il settore del tempo libero, gli hotel, gli aerei, le navi, le ferrovie, la telefonia, l’informatica. È cambiato il modo di lavorare, molti sono diventati dei professionisti e non più dei dipendenti. Lo stipendio dei professionisti non è fisso, dipende dal mercato. Quindi anche la qualità dei redditi è cambiata. Se ragioniamo sull’economia oggi delle aziende familiari, in un’economia in cui prevale il terziario e in cui avvengono soprattutto scambi monetari (non c’è più reddito in natura ma solo in denaro) per capire il reddito delle famiglie dobbiamo osservare i flussi monetari in entrata e in uscita che avvengono nelle famiglie. Partiamo dalle famiglie perché è la realtà che già conosciamo dall’interno. La famiglia è un’istituzione sociale e anche un ordine economico. Per comprendere gli svolgimenti economici all’interno delle famiglie dobbiamo concettualizzare le principali entrate e uscite monetarie. In termini matematici, ha senso ragionare su un'uguaglianza tra entrate e uscite monetarie. Come capire se la famiglia è in una fase di equilibrio economico o di disequilibrio (la famiglia si sta impoverendo)? Se opero in disequilibrio economico, l’economia familiare peggiora e si impoverisce. Se invece ho un buon equilibrio economico, l’economia familiare progredisce. Ho un complesso di entrate che possono avere varie fonti e possono combinarsi diversamente. Ho poi un complesso di uscite. Il concetto è che le uscite sono necessariamente vincolate alle entrate, hanno un vincolo di sostegno. ENTRATE MONETARIE: 1) Redditi Possiamo distinguere i redditi delle persone che appartengono alla famiglia in due grandi categorie: - I redditi di lavoro. Sono i redditi che derivano dal lavoro delle persone. - I redditi di altra natura. Tecnicamente possiamo chiamarli redditi patrimoniali perché derivano dalla gestione del patrimonio. Se una famiglia ha un appartamento e lo affitta, ha un'entrata monetaria che è un reddito patrimoniale. Questo reddito deriva dal fatto che la famiglia ha un patrimonio e lo gestisce. Non deriva dal lavoro. Se una famiglia ha comprato le azioni di Mediobanca percepirà degli utili, un dividendo. Se vendo un’azione e ci guadagno è una plusvalenza (stesso concetto se vendo un bene). Sono tutti redditi patrimoniali. I redditi di lavoro possono essere quelli di lavoro dipendente (subordinato) o autonomo. Nei redditi di lavoro dipendente oltre allo stipendio è inclusa la pensione, di cui si occupa l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). Il problema prima era che il dipendente non riusciva più a mantenersi dopo la fine dell’età lavorativa. Oggi il datore di lavoro è obbligato a trattenere una parte dello stipendio (i contributi previdenziali) che versa all'Inps. Il lavoratore per tutta la sua vita lavorativa obbligatoriamente subisce delle trattenute che vengono girate all’INPS. Quando poi il lavoratore va in pensione l’INPS, proprio perché è stato previdente, gli eroga la pensione. Per rendere la pensione dignitosa si è deciso che le imprese dovessero fare la loro parte per contribuire alla pensione dei lavoratori. Se sono previdente sono lungimirante, risolvo in anticipo un problema futuro. Oggi in Italia abbiamo un problema: la popolazione sta invecchiando. Le pensioni si riescono a pagare grazie al contributo delle nuove generazioni. Se c’è l’invecchiamento della popolazione c’è il rischio che il sistema pensionistico non regga. Oggi c’è la certezza matematica che noi non avremo la stessa pensione dei nostri nonni. I nostri nonni beneficiano di pensioni alte. Per rendere il sistema più sostenibile si va in pensione più tardi e si è abbassata la resa dei contributi. Noi difficilmente avremo una vita dignitosa con la pensione fornita dall’INPS. Dobbiamo quindi essere 15 ulteriormente previdenti. Tutte le riforme della previdenza degli ultimi anni hanno sottolineato che bisogna incentivare la previdenza privata (quella fatta su base volontaria). Devo quindi accantonare oggi dei soldi per avere una maggiore pensione in futuro. Se non metto nulla da parte, quando andrò in pensione il denaro potrebbe non bastare. Ci sono poi i redditi di lavoro autonomo (commercialista, influencer, avvocato, architetto, notaio, consulente aziendale, ecc.). Oggi c’è un forte spostamento dal lavoro dipendente al lavoro autonomo. Il lavoro dipendente ha una forma di tutela che il lavoro autonomo non ha (malattia, infortunio, maternità). Non si può dire che cosa è meglio: dipende. 2) Disinvestimenti. Se vendo la mia casa per comprare quella nuova sto disinvestendo. Il disinvestimento è un’entrata monetaria che deriva dalla vendita di un bene che fa parte del patrimonio familiare. Non è un reddito, non ho creato nuova ricchezza, ho riconvertito in forma monetaria una ricchezza che già esisteva. Inoltre, se ho un guadagno sulla vendita, ho una plusvalenza, quindi un guadagno che è un reddito patrimoniale. Quando disinvesto posso avere un reddito patrimoniale positivo o negativo. Al Monte dei Pegni puoi lasciare un oggetto di valore come pegno, in cambio di soldi. Se non restituisci il denaro entro la scadenza, l’oggetto lasciato in pegno viene trattenuto. Il Monte dei Pegni permette di ottenere un prestito lasciando un bene in custodia. Nei periodi di crisi prosperano i “compro oro”. Sono una forma di disinvestimento. Si riconverte in forma monetaria un precedente impiego di denaro. Col reddito da lavoro creo nuova ricchezza mentre col disinvestimento riconverto la ricchezza che ho in forma monetaria. 3) Accensione di debiti di finanziamento I debiti di finanziamento sono il capitale di prestito. Nel contratto di mutuo una parte presta ad un’altra una quantità di denaro e chi la riceve si obbliga a restituirla a una o più scadenze pagando un certo ammontare di interessi. Gli interessi sono la remunerazione del prestito. Prestare dei soldi è un servizio, per cui vengono riconosciuti degli interessi. Nell’operazione di mutuo l’oggetto dello scambio è il denaro. I debiti di finanziamento (prestiti) sono quelli collegati al contratto di mutuo in cui l’oggetto dello scambio è il denaro (non i beni). Essi si distinguono dai debiti di regolamento. Esempio: Se oggi acquisto un pacchetto crociera e lo pago tra 6 mesi, non si tratta di un debito di finanziamento, poiché l'oggetto dello scambio non è il denaro ma il pacchetto turistico. Il debito di regolamento, per effetto di una rateizzazione, sostituisce temporaneamente la moneta nello scambio. In questo caso, si genera un debito che sostituisce la moneta per il periodo concordato, ad esempio 6 mesi, fino al completamento del pagamento. NB: Conta la qualità delle entrate più che la quantità. Esempio: È molto diverso se ho 100.000 euro perché ho acceso un mutuo o perché li ho guadagnati tramite il mio lavoro. 4) Eredità, lasciti e donazioni. Se i miei genitori o nonni mi lasciano un’eredità, io non ho prodotto niente, non ho venduto né mi sono indebitato. Se i nonni ti regalano una casa è una donazione. Ci sono delle imposte da pagare sulle donazioni e sulle successioni. Spesso si dice che oggi le famiglie riescono a reggere economicamente perché hanno i nonni che li aiutano. Oggi questo tipo di entrata ha assunto un ruolo importante. Ciò ci fa capire la connessione intergenerazionale che è anche economica. LEZIONE 4 14/10/2024 DISPENSA 2 USCITE MONETARIE: SLIDE 28-29 16 1) Spese per consumi. I consumi rappresentano sul piano monetario le uscite che la famiglia sostiene per soddisfare i bisogni dei suoi membri. L’azienda familiare (ordine economico dell’istituto della famiglia) è un’azienda di erogazione perché soddisfa direttamente i bisogni dei suoi membri. Nei consumi rientra anche la beneficenza. È una forma di solidarietà. Masini diceva che chi ne ha la possibilità ha il dovere di ricordarsi degli altri. Fare beneficenza oggi si può fare donando denaro a degli enti, regalando oggetti, facendo volontariato, facendo la spesa solidale. Nelle famiglie raramente ragioniamo su un singolo consumo, ma ragiona in termini di processi di consumo. Questo perché i consumi tra di loro sono complementari, a volte alternativi. A influire sulla qualità dei consumi è il numero di componenti della famiglia, l’età dei componenti, lo stato di salute. Esempio: è diversa la qualità dei consumi di una famiglia di 3 persone o di 6. CLASSIFICAZIONE DEI CONSUMI A livello di classificazione dei consumi, Canziani distingue fra: - Consumi necessari o voluttuari I consumi voluttuari sono quelli che “se fatti, piacciono, se non fatti, non nuociono”. Esempio di consumi necessari: beni alimentari. Esempio di consumi voluttuari: vino pregiato. - Consumi primari o secondari Esempio: La salute e il vestiario sono consumi primari. Andare a vedere una partita di calcio è un consumo secondario. - Consumi funzionali o ostentativi Esempio di consumo funzionale: acquistare uno zaino per il proprio foglio che va agli scout. Esempio di consumo ostentativo: auto e orologi costosi, vestiario firmato, vacanze lussuose. Sono consumi fatti per farsi notare. - Consumi costruttivi e decostruttivi Un consumo costruttivo porta a un miglioramento della persona. Esempio: frequentare un corso universitario, visitare i musei. Un consumo decostruttivo è apparentemente invitante ma fa male. Esempio: utilizzo di alcol e stupefacenti, ludopatia. La ludopatia è un grande problema ma è legalizzata e per lo stato è una fonte di reddito. L’IRRAZIONALITÀ NEI CONSUMI I consumi non sono sempre razionali. Katona diceva che i consumi sono influenzabili. Tutti siamo influenzabili, altrimenti le imprese non investirebbero così tanto nella pubblicità. Esempio: L’esposizione di alcuni beni vicino alle casse non è una cosa neutrale. Noi o facciamo parte di gruppi o vogliamo fare parte di gruppi sociali. Gli stili di vita e le modalità di consumo di quei gruppi si influenzano. La massificazione tende a vedere le persone come meri consumatori con la conseguenza che se uno non è più in grado di consumare non è più gradito. 17 IL CONSOLIDAMENTO DEI CONSUMI I consumi primari per una famiglia sono gli alimenti il vestiario, il carburante, le spese per lo studio (libri), le utenze per la casa, le spese per la salute (medicinali), le spese di riparazione e manutenzione (elettrodomestici). Si è verificato un fenomeno di consolidamento dei consumi. Quelli che una volta erano considerati dei consumi secondari o voluttuari oggi nei fatti sono diventati irrinunciabili. Il tenore di vita nelle aspettative si è alzato. Esempio: Andare spesso a cena fuori, andare in discoteca, fare aperitivo, fare le vacanze, avere abbonamenti vari (televisione) è diventato irrinunciabile per molti. È possibile rendere più efficienti i processi di consumo adottando un approccio più consapevole. Efficienza nei consumi significa, ad esempio, evitare sprechi o approfittare di condizioni d’acquisto più vantaggiose. Se un alimento è in sconto, comprarne una quantità maggiore può rappresentare una strategia di ottimizzazione delle spese, a patto di organizzarsi per evitare sprechi. Questo può includere il controllo delle date di scadenza, la pianificazione dei pasti o la scelta di cucinare a casa anziché acquistare cibi già pronti. Diventare più consapevoli e stabilire delle priorità è fondamentale per migliorare la gestione delle risorse. IL REDDITO PERMANENTE I consumi dipendono (o quanto meno dovrebbero dipendere) dal reddito, ed in particolare dal cosiddetto reddito permanente, quello stabilizzato in funzione del patrimonio attuale e dei redditi futuri. Essi risultano inoltre influenzati dalla maggiore o minore propensione al risparmio. Il reddito permanente considera i redditi di lavoro ma anche quelli che derivano dal proprio patrimonio. 2) Tributi Sui redditi che produco devo pagare le tasse. Se affitto un appartamento devo pagarci sopra le tasse. Se una famiglia non paga le tasse la sua situazione migliora: siamo nel fenomeno dell’evasione. L’evasione non è un fenomeno che riguarda solo le imprese. I tributi riguardano sia le imposte dirette (Imposte sul reddito di lavoro e il reddito patrimoniale) che le imposte indirette (IMU, imposta di registro, imposte ipotecarie e catastali, di successione e donazione). L'IMU è un'imposta sulla proprietà immobiliare, pagata dai proprietari in base al valore catastale degli immobili. L'imposta sulle successioni si applica a chi riceve un'eredità. Le imposte sui consumi, come l'IVA, vengono aggiunte al costo di beni e servizi acquistati e sono calcolate come una percentuale sul prezzo finale. Le accise sono dei tributi indiretti sui beni come carburanti, alcol e tabacchi, inclusi nel prezzo finale per finanziare lo Stato. 3) Rimborso di debiti di finanziamento. Se ho acceso dei finanziamenti prima o poi li devo rimborsare. Gli interessi che si pagano per avere un finanziamento rientrano nei consumi. Sono la remunerazione di un servizio. 4) Investimenti. Se ho delle liquidità disponibili posso impiegarle in degli investimenti. Gli investimenti vengono convenzionalmente distinti in due categorie: - investimenti in beni da reddito - investimenti di altra natura Gli investimenti di altra natura possono essere investimenti in beni durevoli (frigorifero, auto, lavatrice). Non danno nessun reddito. Ci sono gli investimenti in beni artistici (opere d’arte, antiquariato). Questi ultimi sono investimenti 18 perché potrebbero acquisire molto valore e venderli potrebbe comportare un guadagno. In questo modo disinvesto e ottengo dei flussi monetari. Ci sono poi i beni da rivalutazione come l’oro, le monete, i metalli preziosi, diamanti, pietre preziose, le valute, ecc. Esempio di beni da rivalutazione: Alcuni acquistano Bitcoin sperando che il loro valore cresca nel tempo. La liquidità bancaria può essere un investimento da reddito (se ti danno il 3%). Altrimenti è una disponibilità monetaria. Anche per gli investimenti non si ragiona mai sul singolo investimento. Così come per i consumi, bisogna parlare di processi di investimento. Sarebbe bello che quando una famiglia investe fosse consapevole della tipologia di investimenti. La scelta più intelligente è diversificare gli investimenti. Per decidere in che cosa è conveniente investire dobbiamo considerare le caratteri tecniche dei vari investimenti: - La redditività. Essa esprime in percentuale il reddito prodotto per unità di investimento. È sempre data da un rapporto in cui al numeratore ho il reddito che genera l'investimento e al denominatore ho l’importo investito. Se ho diverse alternative di investimento in prima battuta le valuto alla luce della redditività. - Il rischio. Non c’è redditività senza rischio. Non esiste un investimento che non abbia una forma di rischio. Il rischio è duplice. In primo luogo, rischio di non conseguire la redditività che perseguo. In secondo luogo, rischio perdere il capitale investito. Esempi: Parmalat, Titoli di stato dell'Argentina, Bitcoin. Quando la redditività è alta fisiologicamente anche il rischio è elevato. È sempre bene non credere a chi promette redditività alta e rischi bassi (Schema Ponzi). L’offerta di prodotti finanziari ha dei mix che sono molto vari. Si può coniugare l’esigenza di limitare il rischio avendo comunque un minimo di ambizioni di redditività. - La liquidabilità. Un investimento ha un’elevata liquidabilità se è convertibile in forma monetaria rapidamente e con pochi costi. Se sono necessari tanto tempo o tanti costi allora la liquidabilità è molto bassa. Lo stesso strumento può avere in diversi periodi di tempo una liquidabilità alta o bassa. Esempio: Un bot ha una liquidabilità alta, salvo il fatto che devo tenere conto del rischio dell’emittente. Le azioni di ENI hanno un’alta liquidabilità. È possibile avere investimenti a basso rischio e ad alta redditività, ma che possono presentare problemi di liquidità. Ad esempio, chi ha acquistato immobili anni fa potrebbe trovarsi oggi a dover attendere molto tempo per riuscire a venderli. Nella contrattazione, chi intende acquistare un bene percepisce se il venditore non ha un reale bisogno urgente di venderlo. Questo può portare l'acquirente a fare offerte più basse, sapendo che il venditore ha tempo per negoziare o può rinunciare alla vendita. Ad esempio, nel caso di un capannone industriale, se il proprietario non è in una posizione di necessità, gli acquirenti potrebbero proporre cifre inferiori al valore di mercato. La cosa migliore è diversificare gli investimenti. È importante quando ci si assume un alto rischio esserne consapevoli. 19 REDDITIVITÀ Quando noi parliamo di redditività facciamo un rapporto tra una configurazione di reddito e il capitale investito o un’altra grandezza economica. Redditività dei bot: 40.000/ 1.000.000 = 4% di redditività. Ogni 100€ investiti all’anno ne rendono 4€ sotto forma di interessi. Onida già nel 1950 diceva che tanto la redditività quanto il rischio possono cambiare nel tempo. Ad esempio, prima acquistare un immobile in centro aveva un’alta redditività, adesso non più. ESIGENZE FAMILIARI SLIDE 30 Bisogna poi considerare almeno altri due fattori: 1) l’entità del patrimonio 2) la situazione familiare complessiva Mi devo chiedere quali saranno le mie esigenze prospettiche. Se so che tra due anni devo cambiare l’auto e mi serve liquidità ne devo tenere conto. È un ragionamento anche un po’ prospettico. FATTORI ESOGENI SLIDE 30 Ci sono altre caratteristiche che vanno considerate: l’inflazione monetaria, i regimi di tassazione e la dinamica dei tassi di interesse. L’inflazione è un fenomeno per cui la moneta perde potere d’acquisto. Con la stessa quantità di moneta compro meno beni. L’inflazione colpisce gli investimenti che perdono valore. L’inflazione è una variabile di investimento. Ci sono degli investimenti che coprono il rischio di inflazione. Normalmente il valore degli immobili segue l’andamento dell’inflazione. L’inflazione è una variabile che non può essere trascurata, va quindi considerata nelle scelte di investimento. Le imprese nei periodi di inflazione abituano gradualmente il consumatore, ad esempio riducendo la quantità di prodotto nelle confezioni per mantenere lo stesso prezzo o alzarlo di poco. L’altra variabile è il regime di tassazione. Se a parità di reddito pago meno imposte sull’investimento allora quell’investimento è più conveniente. NB: Le obbligazioni sono dei prestiti con interessi. Per rendere più attraenti gli investimenti in titoli di Stato italiani, viene applicata una tassazione agevolata del 12,5%. La convenienza di un investimento può essere influenzata dalla tassazione, che non rappresenta una caratteristica intrinseca dell'investimento, ma dipende dal contesto normativo. L’EQUILIBRIO ECONOMICO NELLE AZIENDE FAMILIARI SLIDE 31 L’economia familiare è complessa, ci sono tante tipologie di entrate e di uscite. Sorge quindi una domanda: quando una famiglia opera in condizioni di equilibrio economico? Entra in campo il tema del risparmio. Se l’economia di una famiglia va bene allora può permettersi di risparmiare, altrimenti si impoverisce. Besta è un grande maestro della ragioneria. Ha sottolineato l’importanza di misurare l’equilibrio economico delle aziende familiari. 20 Una famiglia che procede in modo casuale non può sfuggire da uno di questi inconvenienti: - spendere troppo: menomando il patrimonio e quindi impoverendo la famiglia; - spendere poco: vivendo male e facendo dei sacrifici quando non è in realtà necessario. IL CONCETTO DI RISPARMIO Questo ci porta a ragionare sul grado di equilibrio economico e sul concetto di risparmio. Quando risparmio sto mettendo da parte una parte dei redditi che produco, una parte di nuova ricchezza. Il risparmio è quindi connesso ai redditi. Risparmio quando non spendo tutto il mio reddito. Il risparmio è la quota di redditi sottratta ai consumi e alle tasse. Se ho prodotto ricchezza, non l’ho spesa tutta, pago le imposte e mi rimane un residuo, allora ho un risparmio. La quantità di moneta che abbiamo risparmiato necessariamente è investita. Il risparmio investito è dato dalla differenza tra redditi, tasse e consumi. La dottrina economica parla di processi di risparmio e di investimento. Il risparmio è sempre investito in qualche forma, che si tratti di un deposito su conto corrente, di azioni, obbligazioni o altri strumenti finanziari. Il risparmio, per sua natura, è una quantità flusso. Ciò significa che può essere calcolato solo in relazione a un determinato periodo di tempo: non è una quantità istantanea. Ad esempio, il risparmio monetario familiare annuale è dato dalla differenza tra tutti i redditi percepiti durante l’anno e le uscite sostenute per consumi e imposte. Questa definizione evidenzia che il risparmio è necessariamente legato a un intervallo temporale specifico. Se considero un reddito da cui sottraggo un flusso di uscite monetarie per imposte e consumi, ottengo il risparmio. È fondamentale comprendere questo concetto di quantità flusso, poiché ha implicazioni significative. LA CAPACITÀ DI RISPARMIO NEL CICLO DI VITA La capacità di risparmio di un individuo non è costante nel tempo, ma varia in base all’evoluzione della carriera lavorativa. Quando si entra nel mondo del lavoro, la capacità di risparmio tende a essere bassa, poiché il reddito iniziale è spesso limitato. Con il progresso della carriera, generalmente il reddito aumenta, portando a un incremento del risparmio. Tuttavia, raggiunto l’apice della carriera, i miglioramenti salariali diventano marginali, e la crescita del risparmio rallenta. Infine, durante il periodo di pensionamento, la capacità di risparmio diminuisce sensibilmente a causa della riduzione dei redditi. Questa dinamica non è soggettiva, ma rappresenta un fenomeno oggettivo per chi dipende dal proprio lavoro per vivere, sottolineando il legame tra capacità di risparmio ed evoluzione lavorativa. DEFICIT FINANZIARIO I risparmi positivi rappresentano un segnale di miglioramento economico, mentre quelli negativi indicano un peggioramento. Quando i risparmi sono negativi, significa che le spese per consumi e tributi hanno superato i redditi. Per sopperire questo deficit finanziario, ci sono due opzioni: 1. Disinvestire (vendere beni o investimenti già posseduti). 2. Indebitarsi, con la consapevolezza che i debiti dovranno essere ripagati in futuro. Il risparmio è stato un elemento centrale nello sviluppo economico italiano, tanto da portare alla nascita di istituzioni come le casse di risparmio. Quando le famiglie risparmiano, acquisiscono la possibilità di investire, e l’investimento alimenta la crescita economica. 21 Oggi si dà grande importanza ai consumi, perché se le persone non consumano l’economia si arresta. Tuttavia, un eccesso di consumo può portare a risparmi negativi, peggiorando l’economia familiare. RISPARMIO: TRASFERIRE I CONSUMI NELLO SPAZIO E NEL TEMPO Il risparmio ha una grande potenzialità. Esso permette di trasferire i processi di consumo nello spazio e nel tempo. Se oggi risparmio, quel denaro lo potrò utilizzare in futuro per alimentare processi di consumo anche se ho avuto dei redditi più bassi. È importante essere previdenti. Si può investire in una previdenza complementare. È importante anche pensare alla solidarietà e quindi si possono trasferire i processi nello spazio dalla mia famiglia ad una che ne ha bisogno. Masini diceva che per chi ha possibilità è un dovere morale aiutare gli altri. Il risparmio permette di trasferire i processi non solo nel tempo ma anche nello spazio. I nostri nonni e genitori hanno risparmiato anche per noi, non solo per se stessi. È anche grazie ai nonni se le famiglie italiane riescono oggi ad avere un certo tenore di vita. Dopo la seconda guerra mondiale, i nostri nonni si sono impegnati per rimborsare il mutuo. Essi volevano migliorare la situazione della famiglia, lasciando ai figli una casa in eredità. INFLAZIONE E TASSI DI INTERESSE Alcuni imprenditori lungimiranti hanno compreso che l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse ha aggravato le spese dei dipendenti, come quelle per i mutui e le utenze, mettendoli in difficoltà economica. Le aziende che hanno ottenuto buoni risultati economici hanno cercato di supportare i loro dipendenti, erogando premi di produttività su base volontaria. Per incentivare questa pratica, lo Stato ha introdotto sgravi fiscali sui premi di produttività. Questo esempio dimostra le forti connessioni che esistono tra famiglie, Stato e imprese, evidenziando l’importanza della collaborazione tra questi attori per affrontare le sfide economiche. L’INDEBITAMENTO Indebitarsi può essere positivo o negativo, a seconda delle ragioni e dell’uso del denaro. Ad esempio: - Accendere un mutuo per l’acquisto di una casa è generalmente positivo, perché preserva valore nel tempo e protegge dal pagamento dell’affitto. - Indebitarsi per spese voluttuarie, come una vacanza, comporta invece un impoverimento: si anticipa il consumo. L’anno dopo, a parità di condizioni, non si potrà più fare quella vacanza perchè quella quantità di denaro servirà per ripagare il debito della vacanza dell’anno precedente. Il risparmio positivo posticipa i processi di risparmio nello spazio e nel tempo mentre quello negativo li anticipa e in futuro non potrò più avere quei processi. L’indebitamento può diventare pericoloso quando serve a mantenere un tenore di vita insostenibile. Acquisti a rate, come quello delle automobili, possono portare a un ciclo continuo di debiti, lasciando le persone in una condizione di indebitamento permanente. Katona diceva negli anni 70 che “il pagamento rateale costituisce una tentazione troppo forte ad acquistare". È essenziale vivere entro i propri mezzi e avere consapevolezza nei consumi. IL PATRIMONIO FAMILIARE SLIDE 34 Il risparmio monetario è una grandezza flusso, ossia si misura in relazione a un periodo di tempo (ad esempio, un anno). Esso è calcolato come la differenza tra redditi e uscite per consumi e tasse. Il patrimonio familiare, invece, è una grandezza fondo, in quanto viene misurata in modo puntuale in relazione ad una data precisa. Ad esempio, il patrimonio familiare al 31 dicembre 2023 misura in termini monetari la grandezza 22 economica della ricchezza familiare a quella data; il patrimonio familiare al 31/12/2023 si ottiene sottraendo al valore degli investimenti in essere a quella data, il valore dei debiti in essere, pure riferiti a quella data. Esempio: un immobile acquistato 50 anni fa potrebbe oggi valere di più per effetto dell’inflazione, incrementando il valore del patrimonio familiare. In questo senso, il patrimonio non è determinato solo dal risparmio, ma anche dalle dinamiche di valore dei beni che lo compongono. In conclusione, il risparmio e il patrimonio sono due grandezze fondamentali nelle aziende familiari. LEZIONE 5 17/10/2024 DISPENSA 3 SLIDE 36 Ripasso lezione 4 Il risparmio e il patrimonio Il risparmio monetario è una grandezza flusso perché è necessariamente riferita a un periodo di tempo. Per calcolare il risparmio monetario, con riferimento a un predefinito arco temporale (tipicamente l’anno), bisogna considerare i redditi monetari, sottrarre i costi per i consumi, le uscite monetarie per le tasse e si ottiene il risparmio monetario. Il risparmio monetario è la quota dei redditi sottratti a consumi e tasse. Il risparmio monetario se è positivo va a incrementare il patrimonio, se è negativo va a decrementare il patrimonio. Il patrimonio quando è consistente testimonia il fatto che o si sono verificati dei processi di risparmio monetario nel tempo o si sono verificati fenomeni come le eredità. La grandezza economica del patrimonio è una grandezza fondo. Onida disse che per le grandezze fondo vale in concetto di istantaneità vengono determinate con riferimento a un istante. Si determina il patrimonio al 31/12. Se si cambia l’unità di riferimento, anche la grandezza cambia. Che relazione c’è tra il risparmio e il patrimonio? I risparmi monetari, positivi o negativi, incrementano o decrementano il patrimonio. Quindi c’è questa relazione. Ma la grandezza del patrimonio muta a prescindere dai risparmi monetari. Per determinare il patrimonio a una determinata data prendiamo il valore degli investimenti a quella data e sottraiamo il valore dei debiti a quella data. Ma il valore degli investimenti può cambiare anche per ragione diverse dal risparmio monetario. Il valore del patrimonio familiare non si modifica soltanto per effetto del risparmio familiare, ma anche per effetto delle variazioni di valore che possono interessare gli investimenti effettuati dalla famiglia. Si pensi, ad esempio, alla variazione intervenuta nel prezzo di un titolo azionario quotato in Borsa, che non è stato venduto e concorre a formare il patrimonio familiare alla data di riferimento. Le azioni possono perdere o acquisire valore, hanno delle fluttuazioni. Il rischio è inevitabile se si investe in azioni che hanno redditività alta e quindi rischio alto. Per conoscere l’andamento economico delle famiglie è necessario avere una consapevolezza dei flussi monetari in entrata e in uscita, inoltre è importante la composizione. È rilevante la composizione del patrimonio. Ad esempio, una famiglia potrebbe avere un grande patrimonio ma poca liquidità. La gestione del patrimonio comporta dei costi. Lezione 5 L’ECONOMIA DELLE AZIENDE PUBBLICHE TERRITORIALI DISPENSA 3 SLIDE 36 Noi vedremo 4 tipologie di aziende: le aziende familiari, le aziende pubbliche territoriali, le aziende nonprofit e infine le imprese. Analizziamo le aziende pubbliche territoriali. Partiamo dal presupposto che lo Stato ha le sue ripartizioni territoriali, in regioni, province e comuni. L’amministrazione pubblica interviene da sempre nell’economia, principalmente sotto due forme: - mediante la spesa pubblica - mediante la tassazione. 23 La spesa pubblica dà l’idea del fatto che lo Stato impiega risorse per determinate finalità. La tassazione rappresenta storicamente parlando la principale fonte di risorse. Dal punto di vista della storiografia si distingue tra stati mercantilisti e cameralisti: Gli stati mercantilisti si caratterizzano per un intervento minimo dello stato, in quei servizi minimi che lo stato non può delegare al mercato: la difesa, l’ordine pubblico e la giustizia. La logica è quella che lo stato fornisce solo i servizi minimi inderogabili. Lo Stato rinvia al mercato il soddisfacimento dei bisogni collettivi. A servizi minimi dovrebbero corrispondere imposte minime. Un esempio di stato mercantilista sono gli Stati Uniti. La sanità, ad esempio, non viene assicurata. Gli stati cameralisti si caratterizzano per un intervento molto presente. Lo Stato si fa direttamente carico dei bisogni collettivi e provvede a soddisfarli. I i tributi rappresentano una componente importante delle entrate. Storicamente parlando, il massiccio intervento dello stato (con lo Stato che è intervenuto in modo pesante e determinante nell’economia) è avvenuto per due ragioni: 1) Per avviare attraverso il capitalismo di Stato dei processi di rivoluzione industriale. Il primo processo di rivoluzione industriale è avvenuto in Inghilterra alla fine del Settecento. C’erano delle condizioni che lo hanno permesso: una grande concentrazione di ricchezza (grazie alla quale si poteva investire), una grande disponibilità di manodopera, e uno stato che ha favorito anche dal punto di vista legislativo questo processo. In Inghilterra fino al 700 c’erano tante ricchezze grazie al colonialismo. C’era una grande disponibilità di manodopera grazie alla legge delle recinzioni che liberò molta manodopera dalle campagne che si riversò nelle città. Ci sono poi state delle rivoluzioni industriali nell’ambito del tessile. L’Inghilterra durante la prima rivoluzione industriale non ha avuto nessun impulso da parte dello Stato. La macchina a vapore e la ferrovia hanno avuto un effetto importante. Col capitalismo di stato, invece, è lo stato (non il privato) che diventa propulsore della rivoluzione industriale del paese. Ci sono due principali casi di capitalismo di Stato, che hanno avuto due risultati opposti: - Il primo caso è rappresentato dalla Russia staliniana. Stalin, quando prese il potere dopo Lenin, avviò una riforma piuttosto cruenta. Avviò una profonda rivoluzione volta a cambiare il paese: i famosi piani quinquennali. Stalin voleva rilanciare l’industria pesante e abrogò la proprietà privata. Egli avviò una rivoluzione industriale in assenza di mercati imprenditori. Tutti i piccoli proprietari terrieri, la borghesia, gli intellettuali e i professionisti che c’erano da prima di Stalin e di Lenin sono finiti nei gulag, campi di concentramento. Se in assenza di mercato voglio avviare un’ economia industriale e le miniere si trovano in Siberia, ho il problema che qualcuno deve andare a lavorare in Siberia. Allora i campi di concentramento diventano luoghi in cui mandare la gente a lavorare per avviare la rivoluzione industriale. Questo tipo di rivoluzione industriale non ha avuto un buon esito. Il problema di impostare la rivoluzione industriale, in assenza di mercato di imprenditori, è che manca l’imprenditore innovatore (è l’iniziativa imprenditoriale che permette la rivoluzione) e manca la capacità di acquisto (se la popolazione muore di fame, nessuno ha i soldi per comprare i prodotti che produci). - Il secondo caso è rappresentato dalla Cina degli anni 80 con Deng Xiaoping. Dopo la rivoluzione di Mao, Deng Xiaoping avviò un socialismo di mercato attraverso le 4 modernizzazioni: agricoltura; scienza e tecnologia, industria e difesa. Il suo obiettivo era che l’economia cinese diventasse tra i primi produttori mondiali entro il 2000. La Cina oggi è uno dei principali produttori mondiali quindi ha raggiunto i suoi obiettivi. Li ha raggiunti perch?