Summary

This document discusses the impact of media on the Italian criminal justice system. It explores the relationship between media coverage and the legal process, touching on the balance between freedom of press/information and the rights of those involved in legal proceedings. It analyses the relevant laws and regulations, and possible solutions to better manage the impact of media coverage on trials.

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CAPITOLO QUARTO MEDIA E PROCESSO PENALE Negli ultimi trent’anni, i media hanno avuto un grande impatto sulla giustizia penale in Italia. Le notizie sulle indagini vengono di use rapidamente attraverso giornali, televisione e...

CAPITOLO QUARTO MEDIA E PROCESSO PENALE Negli ultimi trent’anni, i media hanno avuto un grande impatto sulla giustizia penale in Italia. Le notizie sulle indagini vengono di use rapidamente attraverso giornali, televisione e social media, spesso trasformando ipotesi di colpevolezza in certezze prima ancora che un processo sia concluso. Questo fenomeno può in uenzare negativamente sia la dignità della vittima che dell’imputato, compromettendo il principio del giusto processo. Quadro normativo Il rapporto tra media e processo penale è regolato da una seria di norma che cercano di bilanciare il diritto di cronaca con la tutela dei diritti fondamentali delle persone coinvolte in un procedimento giudiziario. Esistono due principali modelli di giustizia: 1. Sistema inquisitorio: usato in passato in Italia, mantiene segreti gli atti processuali e non permette alcuna divulgazione 2. Sistema accusatorio: introdotto con il Codie Vassalli del 1988, garantisce la pubblicità del processo per assicurare trasparenza e controllo pubblico. Tuttavia, ci sono limiti alla di usione di informazioni: Art. 114 c.p.p. → vieta la pubblicazione degli atti processuali per proteggere il segreto delle indagini preliminari. Art. 329 c.p.p. → regola la pubblicazione di atti coperti da segreto investigativo, permettendo solo se „strettamente necessaria“. Direttiva UE 2016/343 → ra orza il principio di presunzione di innocenza, imponendo agli Stati membri di garantire che le informazioni sui procedimenti penali non creino pregiudizi nei confronti dell’imputato. Il ruolo dei media nel processo penale I media possono alterare la percezione della realtà, trasformando i processi in spettacoli mediatici. Questo fenomeno porta a: Sempli cazione e spettacolarizzazione → i processi vengono narrati come se fossero storie di lm, con buoni e cattivi. Condizionamento dell’opinione pubblica → il pubblico, tramite i social media spesso emette giudizi prima ancora che il tribunale si esprima. Pressione sui giudici → la grande esposizione mediatica può in uenzare il libero convincimento del giudice, mettendo a rischio la sua imparzialità. Le conseguenze delle mediazione giudiziaria La forte in uenza dei media può generare problemi gravi per il sistema giudiziario: 1. Presunzione di innocenza compromesso 2. E etto sui testimoni e sulle indagini 3. Danni alla reputazione degli accusati Il divieto di pubblicazione degli atti del procedimento penale (art. 115 c.p.p.) è regolato da due tipi di sanzioni: disciplinari e penali. 1. Sanzioni disciplinari: se un atto del processo viene pubblicato senza permesso, i dipendenti statali e altri professionisti (come polizia, avvocati e giornalisti) possono essere puniti con sanzioni disciplinari. 2. Sanzioni penali: l’art 684 c.p. prevede che chi pubblica atti segreti o vietati può essere punito con una pena leggera. Questo serve a proteggere la giustizia e la. presunzione di innocenza, evitando che il processo venga in uenzato dalla pubblicazione prematura di informazioni. La pubblicazione è vietata solo per gli atti u ciali del procedimento penale, non per informazioni generali o dichiarazioni di testimoni. Possibili Soluzione Per limitiere questi e etti negativi, si potrebbero adottare alcune misure: Maggiore responsabilità dei giornalisti nel trattare le notizie giudiziarie. Regole più severe sulla pubblicazione di atti processuali durante le indagini. Formazione speci ca per magistrati e avvocati per gestire l’impatto. mediatico dei processi. Conclusione Il rapporto tra media e giustizia è complesso e delicato. Se da un lato la trasparenza è fondamentale in una democrazia, dall’altro è necessario tutelare il diritto alla difesa e alla presunzione di innocenza. È quindi essenziale trovare un equilibrio tra il diritto di cronaca e il rispetto delle garanzie processuali, evitando che i processi si trasformino in spettacoli mediatici che in uenzano l’opinione pubblica e la giustizia stessa. In sintesi, la legge punisce chi pubblica atti protetti da segreto per proteggere il corretto svolgimento del processo e la reputazione delle persone coinvolte. Le sanzioni ci sono, ma non sempre sono applicate e cacemente. ff fl fi fl ff fi ff fl ff ff ffi fl ffi fi fl Sanzioni previste per la violazione del divieto di pubblicazione (art.115) Tipologie di sanzioni 1. Sanzione disciplinare: è prevista per coloro che pubblicano atti del procedimento penale e appartengono a speci che categorie (dipendenti pubblici, magistrati, polizia giudiziaria, cancellieri, avvocati, periti, consulenti tecnici, giornalisti professionisti e pubblicisti). La responsabilità disciplinare è lasciata agli ordini professionali e alla pubblica amministrazione, senza un procedimento o sanzioni standard de nite. In pratica, tali sanzioni sono raramente applicate, rendendo la norma quasi inoperativa. 2. Sanzioni penale (art.684) La pubblicazione di atti vietati è punita con l’arresto no a 30 giorni o con un’ammenda tra 51 e 258 euro. La norma, originariamente pensata per evitare speculazioni giornalistiche dannose, è oggi intesa a tutelare la giustizia e la riservatezza delle persone coinvolte, in linea con la presunzione di innocenza, Tuttavia, la pene lievi e l’ampio ricorso all’oblazione (estinguibile con una somma di 129 euro) rendendo il reato scarsamente dissuasivo. CAPITOLO QUINTO DATA PROTECTION Diritto alla protezione dei dato personali e diritto alla privacy La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale che garantisce che le i informazioni personali delle persone siano trattate in modo sicuro e rispettoso delle privacy. La protezione dei dati è diventata una delle questioni centrali nell’era digitale. Il concetto di protezione dei dati; c’è una di erenza tra (diritto alla) privacy (diritto di non essere sorvegliati) e protezione dei dati personali (riguarda il trattamento delle informazioni personali e le regole che devono essere rispettate da chi gestisce questi dati.) Il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) Il GDPR (Regolamento Genreale sulla Protezione dei Dati) è la legge principale sulla protezione dei dati nell’UE. È entrato in vigore in 2018 e ha l’obiettivo d uniformare le leggi nei vari Stati membri. Introduce principi fondamentali come il consenso informativo, il diritto all’oblio, il diritto di accesso ai propri dati e la responsabilità delle aziende nella gestione delle informazioni. + Stabilisce sanzioni severe per chi viola le regole sulla protezione dei dati. Principi fondamentali: 1. Principio di liceità → I dati personali devono essere trattati legalmente, corretto e trasparente nei confronti dell’interessato. 2. Limitazione delle nalità → I dati devono essere raccolti solo per scopi speci ci. 3. Principio di minimizzazione (dei dati) → Si possono raccogliere solo i dati strettamente necessari. 4. Principio di esattezza → I dati devono essere aggiornati e corretti. 5. Principio di (limitazione della ) conservazione → I dati non possono essere conservati per un periodo illimitato. 6. Principio di integrità e riservatezza → I dati devono essere protetti da accessi non autorizzati. 7. Principio di responsabilizzazione (responsabilità) → Chi tratta i dati deve dimostrare di rispettare queste regole. Quando si parla di protezione dei dati, ci sono diverse gure coinvolte 1. Titolare del trattamento → è la persona, azienda o ente che decide come e perché vengono trattati i dati personali (es.: un’azienda che gestisce i dati dei propri dipendenti). 2. Interessato → è la persona a cui i dati si riferiscono (es.: i dipendenti dell’azienda, i clienti di un negozio, i cittadini di un comune) Ci sono anche destinatari (chi riceve i dati come enti pubblici o altre aziende) e terzi (chiunque non sia titolare, responsabile o autorizzato al trattamento dei dati). Diritti delle persone secondo il GDPR Diritto di accesso → Ogni persona può sapere quali dati vengono trattati su di lei. Diritto alla retti ca → Se un dato è sbagliato, può essere corretto. Diritto alla cancellazione ("diritto all’oblio") → Si può chiedere di cancellare i propri dati se non sono più necessari. Diritto alla limitazione del trattamento → Si può chiedere di bloccare l’uso dei propri dati in alcuni casi. Diritto alla portabilità dei dati → Si possono trasferire i propri dati da un servizio a un altro. Diritto di opposizione → Si può opporsi all’uso dei propri dati in alcuni casi, come la pubblicità. Sicurezza e gestione dei rischi Le aziende devono adottare misure di sicurezza adeguate per protegger i dati da accessi non autorizzati, perdita furto. Alcune di queste misure includono: Crittogra a dei dati Pseudonimizzazione (trasformare i dati per renderli meno identi cabili) fi fi fi fi ff fi fi fi fi fi Procedure per gustier violazioni dei dati Il ruolo delle autorità di controllo Le autorità di controllo sono enti indipendenti presenti infogni Stato dell’UE con il compito di garantire il rispetto del GDPR e la tutela dei diritti delle persone in materia di protezione dei dati. Conclusione La protezione dei dati personali è essenziale per garantire la sicurezza delle informazioni e il rispetto della privacy. Il GDPR ha stabilito regole chiare che devono essere rispettate da aziende, governi e organizzazioni per tutelare i diritti delle persone. CAPITOLO SESTO IL DIRITTO ALL’OBLIO NELLA GIURISPRUDENZA EUROPEA E NAZIONALE (Lo sviluppo tecnologico ha trasformato il modo in cui raccogliamo e condividiamo informazioni. Oggi chiunque può pubblicare contenuti online, rendendo più di cile distinguere tra informazioni private, protette dalle leggi sulla privacy, e informazioni pubbliche, tutelate dalla libertà di espressione.) Il diritto all’oblio permette a una persona di chiedere la rimozione di informazioni personali dal web, specialmente quando queste non sono più rilevanti o aggiornate. Questo diritto nasce dal bisogno di bilanciare due principi fondamentali: 1. La libertà di espressione e il diritto di informazione (cioè ii diritto delle persone a conoscere le notizie). 2. La protezione della privacy e dei dati personali (cioè il diritto di una persona a non essere ricordata per sempre per eventi passati). La giurisprudenza europea e il caso Google Spain Il diritto all’oblio è stato riconosciuto dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) nella famosa sentenza Google Spain del 2014. Il CGUE ha stabilito che Google, c come motore di ricerca, è responsabile del trattamento dei dati personali e deve rimuovere i link quando i dati sono obsoleti o non più rilevanti. L’impatto della sentenza Dopo questa sentenza, molte corti nazionali hanno inviato ad applicare il diritto all’oblio. Tuttavia, c sono di erenze tra i vari paesi. In alcuni casi, ii giudici hanno riconosciuto il diritto alla deindicizzazione, cioè la rimozione dei link dai motori di ricerca. In altri, si è discusso sei il diritto all’oblio valga anche per gli archivi online di notizie, cioè per articoli già pubblicati in passato. Il bilanciamento tra dritto all’oblio e diritto dii informazione è stato a rontato in modo diverso nei vari tribunali. Il GDPR e il diritto all’oblio Nel 2018, con l’entrata in vigore del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), il diritto all’oblio è stato formalmente riconosciuto nell’articolo 17, che stabilisce quando una persona può chiedere la rimozione dei suoi dati. Tuttavia, il GDPR a erma anche che questo diritto non è assoluto: Non si applica se l’informazione è ancora di interesse pubblico. Non si applica se è necessaria per l’esercizio della libertà di espressione. Conclusione Il diritto all’oblio è un tema complesso, perché deve sempre bilanciare due diritti fondamentali: privacy e informazione. La sentenza Google Spain ha avuto un grande impatto sulla giurisprudenza europea e nazionale, ma ci sono ancora molte questioni aperte, come la gestione del diritto all’oblio per gli archivi giornalistici e per i contenuti pubblicati sui social media. Il dibattito sull’equilibrio tra protezione dei dati e libertà di espressione quindi è ancora aperto, e le corti continuano a de nire i limit di questi diritti nel contesto digitale. CAPITOLO DODICESIMO LA CONCENTRAZIONE NEI MEDIA E IL PLURALISMO INFORMATIVO IN ITALIA Il controllo dell’informazione da parte di poche grandi aziende può limitare il pluralismo e la democrazia. Il problema della concentrazione mediatica Quando pochi gruppi controllano la maggior parte dei media, l’informazione può essere manipolata o distorta. In molti paesi europei esistono leggi per evitare che poche aziende controllino tutta l’informazione, garantendo così una maggiore pluralità di voci. Tuttavia, in Italia i mercato dei media è stato storicamente dominato da pochi grandi gruppi. (Per molti anni la televisione italiana è stata controllata quasi esclusivamente da due attori principali; RAI + Mediaset e fi ff ffi ff ff anche nel settore della stampa esiste una forte concentrazione). Nel digitale invece il panorama è più variegato, ma le grandi piattaforme come Google e Facebook hanno un ruolo centrale nella di usione delle notizie. Le leggi per il pluralismo informativo L’Italia ha introdotto normative per limitare la concentrazione dei media, ma spesso queste non sono state e caci; La legge Gasparri (2004) → ha cercato di regolamentare il mercato includendo vari settori della comunicazione (stampa, radio, TV, internet), ma non ha impedito la dominanza di pochi grandi gruppi. La sentenza Vivendi-Mediaset (2020) → La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato che alcune restrizioni italiane erano in contrasto con le regole del mercato unico europeo. Questo ha portato a una revisione delle norme nazionali. Negli ultimi anni, il panorama mediatico è cambiato con l’arrivo delle pay-tv, delle piattaforme di streaming e dei social media, che ora in uenzano pesantemente la di usone delle notizie. Questo ha creato nuove s de per il pluralismo: Le piattaforme digitali controllano la visibilità delle notizie Il mercato pubblicitario si è spostato online Mancano regole e caci per il digitale Conclusione La concentrazione dei media in Italia è un problema storico che in uenza il pluralismo informativo. Nonostante le leggi introdotte per limitare il potere dei grandi gruppi, il mercato è ancora dominato da pochi attori, sie nella televisione che nella stampa. Con l’avvento delle piattaforme digitali, le s de per il pluralismo sono aumentate e servono nuove regole per garantire una maggiore diversità di fonti di informazione. CAPITOLO TREDICESIMO LA RESPONSABILITÀ DELLE PIATTAFORME ONLINE: L’EVOLUZIONE NORMATIVA EUROPEA Le piattaforme online permettono la di usione di contenuti su larga scala. Per molto tempo non erano responsabili di ciò che veniva pubblicato, ma con l’aumento di problemi come fake news, odio online e violazioni del copyright, l’Unione Europea ha deciso di regolamentarle meglio e per garantire trasparenze, sicurezza e responsabilità. Principali normative europee: 1. Direttiva sul Commercio Elettronico (2000/31/CE) → stabiliva che le piattaforme non erano responsabili dei contenuti illegali, a meno che non ne fossero consapevoli e non li rimuovessero. 2. Direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi (2018/1808) → Ha introdotto obblighi per le piattaforme di condivisione video, come la protezione dei minori e il contrasto ai contenuti dannosi. 3. Direttiva Copyright (2019/790) → Ha imposto alle piattaforme di veri care che i contenuti pubblicati dagli utenti non violino il diritto d’autore. 4. Digital Services Act (2022) → Ha stabilito regole più severe per le piattaforme, soprattutto per quelle più grandi, imponendo maggiore trasparenza e obblighi per contrastare la disinformazione. L’UE punta a un internet più sicuro, in cui le piattaforme abbiano maggiori responsabilità nella gestione dei contenuti. CAPITOLO QUATTORDICESIMO LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI INFLUENCER Gli in uencer hanno un grande impatto sulle persone, specialmente attraverso i social media. Per questo è stato necessario creare regole per rendere la loro attività più trasparente e proteggere i consumatori. Normative principali: Obbligo di trasparenza nella pubblicità → gli in uencer devono dichiarare chiaramente quando un contenuto è pubblicità. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) in Italia → ha introdotto regole per equiparare gli in uencer ai media tradizionali, imponendo loro maggiore responsabilità. In Francia è stata approvata und legge nel 2013 che vieta agli in uencer di promuovere chirurgia estetica, fumo e scommesse senza regole chiare. Queste normative vogliono evitare chi gli in uencer possano ingannare i loro follower con pubblicità nascoste o promuovere comportamenti dannosi. S de e problemi Molti in uencer operano al di fuori delle regole e continuano a promuovere prodotti senza dichiarare che si tratta di pubblicità. Le piattaforme spesso non applicano controlli rigorosi, permettendo agli in uencer di aggirare le regole. Conclusione L’obiettivo della regolamentazione è proteggere i consumatori, sopratutto i più giovani, garantendo che la pubblicità online sia trasparente e responsabile. fi fl fl fl ffi ff fl fl ff fi fl fl fi fl ff fi fl ffi CAPITOLO QUINDICESIMO LA REGOLAZIONE DEI SISTEMI DI RACCOMANDAZIONE DEI SOCIAL MEDIA NELL’UNIONE EUROPEA I social media usano algoritmi di raccomandazione per decidere quali contenuti mostrare agli utenti. Questi algoritmi possono in uenzare l’opinione pubblica, di ondere fake news o creare „bolle“ in cui le persone vedono solo i informazioni che confermano le loro idee. Regole europee sui sistemi di raccomandazione: Digital Service Act (DSA) → impone maggiore trasparenza sugli algoritmi e permette agli utenti di vedere contenuti in ordine cronologico, senza ltri automatici. Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) → regola l’uso dei dati personali per personalizzare i contenuti. Codie di condotta sulla disinformazione → richiede alle piattaforme di limitare la di usione di fake new. L’UE cerca di bilanciare l’innovazione tecnologica con la protezione degli utenti, per evitare che gli algoritmi possano essere usati per manipolare l’informazione. CAPITOLO SEDICESIMO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL FUTURO DELLA NOSTRA SOCIETÀ Si può de nire l’IA come una branca dell’informatica che si occupa della capacità di una macchina di imitare il comportamento intelligente dell’uomo. Fondamentale per l’avanzamento dell’IA è lo sviluppo di algoritmi sempre più so sticati che consentono ai modelli di analizzare grandi quantità di dati, apprendere automaticamente da essi, migliorare la precisione delle previsioni e simulare l’intelligenza umana. Ad oggi, che ne siamo o meno consapevoli, queste ‚macchine intelligenti‘ rappresentano i motore di un’ampia gamma di attività sia nel mondo dell’internet, sia nella vita reale. (Dal riconoscimento facciale, alla previsione del testo, lo streaming di contenuti, la navigazione web, no ai modelli di IA generativa.) Si è attuato un processo di democratizzazione della tecnologia di IA, che è passata dalla scienza informatica ad innumerevoli applicazioni ed utilizzo di massa, accessibile a tutti ed alla portata di un „click“. L’intelligenza arti ciale (IA) sta cambiando il mondo del diritto e della comunicazione. 1. Rischi e opportunità dell’IA Automazione delle moderazione dei contenuti online. Uso dell’IA nelle giustizia e nelle decisioni amministrative. 2. Il regolamento europeo sull’IA L’unione europea sta sviluppando una normativa per garantire che l’IA sia usata in modo etico. Si cerca di evitare discriminazioni algoritmiche e sorveglianza di massa. IA generativa Per intelligenza arti ciale generativa si intendono quegli strumenti capaci di produrre contenuti, quali testi, immagini, tracce audio e video a seguito di un input (generalmente un testo) da parte di un utente. L’IA generativa si fonda sul ML, ed i modelli di questi sistemi di IA sono addossati attraverso l’analisi di vasti insiemi di dati. Questi dati possono provenire sia da fonti accessibili liberamente sia da quelle protette dai diritti d’autore, o da una combinazione di entrambi. Quindi emerge una importante discussione riguardo l’originalità e attribuzione. Sono numerosi i casi in cui artisti viventi o i detentori dei diritti di autore sono arrivati a contestare l'utilizzo delle loro opere da parte di compagnie di software IA per creare immagini derivate senza averne licenza. La domanda „quanta IA si dovrebbe usare?“, nell’ambito della generazione di contenuti ed informazioni, resta un dilemma aperto. L’IA è secura? Si dovrebbe concettualizzare l’IA, come una tecnologia „neutrale“, in quanto di per sé non rappresenta necessariamente un rischio; d’altro canto, è l’uso della stessa che ne determina il suo impatto sulla società, sulla sicurezza, e sui processi democratici. Visto che la qualità di un modello di IA dipende dai dati con cui si è creato ed addestrato il modello tramite ML o DL. Ciò che rende particolarmente importante tale discussione d’IA sono gli algoritmi, visto che i modelli, se addestrati con dati che non rispecchiano fedelmente la realtà, potrebbero produrre risultati distorti o discriminatori. Purtroppo, spesso, i dati non sono qualcosa che l’utente può vedere. Per questo motivo è generalmente consigliato prestare l’attenzioni a di ondere i propri dati personali online, specialmente laddove siano impegnati modelli di IA. + è buona pratica leggere termini e condizioni dei servizi ed applicazioni che si utilizzano online, invece ‚accetta e continua‘. fi fl fi fi ff fi ff fi fi ff IA aperta a tutti L’intelligenza arti ciale (IA) open source segue questa logica: programmatori e ingegneri lavorano insieme per creare strumenti di IA aperti e accessibili, accelerando il progresso tecnologico per il bene comune. Questa apertura però può comportare rischi per la sicurezza informatica. Ad esempio, chiunque potrebbe imparare facilmente a creare virus o attaccare reti di computer grazie agli strumenti di IA. Anche se è di cile misurare l’impatto di questo fenomeno, è importante monitorarlo per evitare possibili minacce nel cyberspazio. IA e scrittura accademica L'intelligenza arti ciale generativa è un ottimo strumento per aiutare i ricercatori nell'analisi dei dati e nei calcoli complessi. Può anche migliorare la scrittura, correggere la grammatica e tradurre testi in modo e cace. In alcuni casi, i testi generati dall’IA sono così ben fatti da sembrare scritti da una persona. Tuttavia, l’accuratezza delle informazioni dipende dai dati su cui il modello è stato addestrato. Per questo motivo, a darsi completamente all’IA per scrivere articoli accademici può essere rischioso: potrebbe contenere errori, mancare di fonti a dabili o addirittura risultare in plagio. L’IA è quindi un valido aiuto nella scrittura, ma non può sostituire l’autore umano. Deve essere usata con attenzione e responsabilità, rispettando sempre l’integrità intellettuale e accademica. IA; informationen e contenuti online L’intelligenza arti ciale generativa ha un impatto signi cativo nel mondo dell’informazione. Da un lato, può essere usata per combattere la disinformazione, veri cando la veridicità delle notizie grazie al fact-checking e all’analisi di grandi quantità di dati. Inoltre, può rilevare schemi sospetti negli attacchi informatici e prevenire minacce digitali. Dall’altro lato, però, l’IA può essere usata per scopi pericolosi, come la creazione di deep fake. Questi falsi digitali possono modi care foto, video e audio per far apparire reali contenuti mai esistiti, come un politico che pronuncia parole mai dette. Questo potrebbe manipolare l’opinione pubblica, soprattutto durante le elezioni o in situazioni di crisi. Il rischio maggiore è che, in futuro, sarà sempre più di cile distinguere tra contenuti veri e falsi online. Questo potrebbe essere sfruttato da gruppi criminali, terroristi o persino stati rivali per di ondere disinformazione e destabilizzare le democrazie. Per questo motivo, la regolamentazione dell’IA diventa essenziale per garantire un uso sicuro e responsabile di questa tecnologia nel mondo digitale. Regolamentazione dell’IA Come per ogni tecnologia, anche l’intelligenza arti ciale ha bisogno di regole chiare per essere usta in modo sicuro e responsabile nella società. Poiché l’IA avrà un ruolo sempre più grande nel nostro futuro, molti paesi stanno cercano di regolamentarla per proteggere sia le aziende che i cittadini. Tuttavia, creare norme e caci è complicato, perché l’IA è in continua evoluzione e le su applicazioni future non sono ancora del tutto prevedibili. Una buona regolamentazione deve considerare sia i rischi e le minacce della tecnologia, sia il fatto che l’A sarà sempre più presente in ogni settore. Per questo, le leggi sull’IA devono integrarsi con le normative già esistenti in materia di sicurezza e protezione dei dati, aggiungendo controlli speci ci per garantire un uso etico e sicuro. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra sicurezza, privacy e innovazione, permettendo all’IA di svilupparsi senza compromettere i diritti delle persone o la stabilità del mercato. Il quadro nazionale ed europeo L’Italia, essendo parte dell’Unione Europea, segue ili nuovo regolamento UE sull’intelligenza arti ciale, ma ha anche un propria strategia nazione. Questa strategia è allineata con i principi etic europei e mira a integrare l’IA in diversi settori, coinvolgendo istituzioni e ministeri per modernizzare la pubblica amministrazione e il sistema digitale del Paese. Il programma strategia italiano 2022-2024 ha sei obiettivi principali e si concentra su tre aree chiave: 1. Talenti e competenze → ra orzare l’educazione sull’IA, aumentare i dottorati di ricerca, attrarre talenti e migliorare la formazione nelle materie scienti che (STEM). 2. Ricerca → creare un ecosistema di ricerca avanzato, con collaborazione tra università e industrie, e sviluppare piattaforme di dati e software per l’IA. 3. Applicazioni dell’IA → usare l’IA per migliorare le industrie e i servizi pubblici, sostenere l’innovazione e digitalizzare la pubblica amministrazione. Queste iniziative sono nanziate da programmi come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di rendere l’Italia competitiva nel settore tecnologico e pronta ad a rontare le s de dell’intelligenza arti ciale. L’AI Act L’Unione Europea ha già diverse leggi per regolamentare il mondo digitale, come il GDPR (protezione dei dati), la NIS 2 (sicurezza informatica) e il DSA/DMA (regole per piattaforme online). Tuttavia, l’intelligenza arti ciale presenta nuovi rischi non coperti da queste normative, rendendo necessaria una regolamentazioni speci ca. L’AI Act, entrati in vigore mini 2024 è il primo regolamento al mondo dedicato all’intelligenza arti ciale. L’AI Act mira a creare un mercato digitale armonizzato nell’UE, garantendo sicurezza, protezione dei diritti fondamentali e rispetto dei valori europei. Il regolamento prevede anche un sistema di controllo multilivello, con l’autorità nazionali e un organismo di coordinamento europeo, per garantire un’implementazione e cace. Con questa legge, l’UE si pone come leader globale nella regolamentazione dell’IA, promuovendo un uso etico e sicuro delle tecnologia, bilanciano innovazione e protezione dei cittadini. ffi ffi fi fi fi fi fi ff fi fi fi fi ffi fi ff ff ffi fi ffi fi ffi fi fi fi ffi fi L’AI Act utilizza un approccio basato sul rischio, classi cando i sistemi di IA in 4 categorie: 1. Rischio inaccettabile → sistemi vietati, come il riconoscimento facciale in luoghi pubblici e la manipolazione subliminale. 2. Alto rischio → sistemi in settori critici (salute, giustizia, sicurezza, educazione) soggetti a rigorosi controlli e valutazioni. 3. Rischio limitato → sistemi come chatbot e IA generative che richiedono trasparenza per gli utenti. 4. Rischio minimo → IA con basso impatto, come ltri antispam o videogiochi, con poche restrizioni I fornitori di IA ad alto rischio devono garantire sicurezza, trasparenza e supervisione umana, mentre le autorità nazionali monitorano il rispetto delle regole. Social media L’intelligenza arti ciale ha un ruolo fondamentale nei social media, aiutando a personalizzare i contenuti e migliorare l’esperienza degli utenti. Le piattaforme digitali utilizzano algoritmi di raccomandazione per suggerire post, video e pubblicità in base agli interessi di ogni persona. L’IA viene impiegata anche nelle chatbot, che migliorano il servizio clienti e l’interazione con gli utenti, e nel marketing digitale, dove analizza enormi quantità di dati per ottimizzare le strategie pubblicitarie e comprendere meglio le preferenze del pubblico. Grazie alla capacità di elaborare grandi quantità di informazioni, l’IA aiuta le aziende a rendere più e caci le campagne di marketing e a migliorare la pro lazione degli utenti, rendendo la pubblicità sempre più mirata e personalizzata. Governance L’UE ha istituito l’U cio Europea per l’intelligenza arti ciale per coordinare l’attuazione dell’AI Act e garantire la conformità. Il regolamento prevede aggiornamenti periodici per adattarsi ai progressi tecnologici. Futuro L’IA sta trasformando settori chiave come la sanità, il lavoro e l’educazione. Sebbene ci siano rischi da gestire, il suo impatto positivo potrebbe essere enorme, migliorando la qualità della vita e rendendo ii processi più e cienti. L’IA rappresenta una grande s da per la società, ma anche un’opportunità per innovare in modo etico e responsabile. fi ffi fi fi fi fi fi ffi ffi

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