La Cellula Animale - Dispensa Primaria PDF
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Questa dispensa fornisce un'introduzione alla cellula animale, in particolare alla sua membrana plasmatica, ai suoi componenti e alle diverse forme di trasporto. E' adatta al livello di scuola primaria.
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#### LA CELLULA ANIMALE La struttura generale di una cellula eucariotica è costituita da questa membrana cellulare che separa l'ambiente extra cellulare da quello intra cellulare e non è solo un confine così passivo, ma è una struttura che permette di regolare tutti gli scambi tra l'interno e l'est...
#### LA CELLULA ANIMALE La struttura generale di una cellula eucariotica è costituita da questa membrana cellulare che separa l'ambiente extra cellulare da quello intra cellulare e non è solo un confine così passivo, ma è una struttura che permette di regolare tutti gli scambi tra l'interno e l'esterno. Scambi di energia, di materiale, di ### DI COSA È COMPOSTA LA MEMBRANA PLASMATICA? 1. Il foglietto che si affaccia sull'esterno della cellula, detto [foglietto fosfolipidico] [esterno o esoplasmatico.] 2. Il foglietto che si affaccia sull'interno della cellula, quindi che si affaccia sul citosol, è detto [foglietto fosfolipidico interno o citoplasmatico o citosolico.] ROTAZIONE CHE IL FOSFOLIPIDE PUÒ FARE SU SE STESSO ATTORNO L'ASSE 2. 3. ### ![](media/image10.jpeg)DOVE SI COLLOCA IL COLESTEROLO? ### QUAL È LO SPESSORE DELLA MEMBRANA PLASMATICA? ### COME SONO DISTRIBUITI I VARI COMPONENTI LIPIDICI NELLA MEMBRANA? ### A LIVELLO DI QUESTE ZATTERE CHE CARATTERISTICHE HA LA MEMBRANA? PROTEINE DI MEMBRANA -------------------- - [PROTEINE INTRINSECHE, dette] - [PROTEINE ESTRINSECHE, dette anche PERIFERICHE]. Queste si trovano associate sulla superficie della membrana, o sulla faccia esterna e quindi si affacciano sull'ambiente extracellulare o sulla superficie interna e quindi si affacciano sull'ambiente citosolico e sono di solito attaccate ad altre proteine, vediamo degli esempi di proteine estrinseche agganciate perifericamente nella faccia citosolica, le proteine periferiche a differenza di quelle intrinseche sono legate alla membrana ma in modo abbastanza debole per cui anche con dei trattamenti blandi tipo con delle soluzioni saline riescono ad essere estratte dalla membrana. A. Proteina intrinseca transmembrana, monopasso in quanto passa una sola volta attraverso il dominio, in questo dominio c'è un'altra caratteristica importante, il dominio idrofobico di una proteina di transmembrana ha una struttura ad alfa elica. B. Proteina intrinseca transmembrana, multipasso in quando passa la membrana più volte e ciascun dominio ha sempre una struttura ad alfa elica C. Proteina intrinseca di transmembrana multipasso, qui non ho la conformazione ad alfa elica ma ho il beta foglietto, anche questo è compatibile col trovarsi all'interno del core interno D. Proteina intrinseca e non è di transmembrana in quanto occupa solo un foglietto ed emerge solo nel lato citosolico E. Vediamo due proteine, una proteina verde chiaro che è intrinseca, transmembrana, monopasso con il dominio ad alfa elica, agganciata alla parte citosolica di questa proteina transmembrana c'è una proteina di verde più scuro, che è una proteina di tipo estrinseco che si trova solo su una delle due facce. F. Proteina integrale di transmembrana che ha associato sul versante extracellulare una proteina estrinseca in verde scuro. MODELLO A MOSAICO FLUIDO: ------------------------- ![](media/image18.jpeg) ### STORIA DEI MODELLI DI MEMBRANA: - Nel 1895, Overton disse che la membrana è costituita di lipidi, lui arrivò a questo perché vide che le molecole apolari la attraversavano liberamente, mentre invece quelle polari vennero respinte. - Nel 1917 Langmuir dice che la membrana non è formata da lipidi ma da fosfolipidi, solo che lui pensava che la membrana fosse un monostrato di fosfolipidi con le teste idrofile rivolte verso l'interno della cellula e verso l'esterno le code idrofobiche. - Nel 1925 Gorter e Grendel intuiscono la conformazione a doppio strato fosfolipidico con le teste polari rivolte verso la faccia extracellulare e quella intracellulare e in mezzo le code. - Nel 1935, si arriva a capire che non ci sono solo lipidi ma anche proteine, Davson e Danielli propongono il modello a sandwich, in cui le due fette di pane esterne sarebbero due strati continui di proteine e racchiudono all'interno il doppio strato fosfolipidico. Non spiega molte proprietà della membrana - - 1. FUNZIONE DI TRASPORTO, ci sono delle proteine transmembrana che consentono il passaggio di sostanze e molecole che non potrebbero passare attraverso il doppio strato fosfolipidico perché non affini ai lipidi. Le proteine creano ambienti favorevoli al loro passaggio. 2. ATTIVITÀ ENZIMATICA, alcune proteine a livello della membrana cellulare mi assicurano attività enzimatica, ovvero sono dei catalizzatori che accellerano delle particolari reazioni chimiche, i reagenti di solito si trovano sul versante citosolico. Quando queste proteine con attività enzimatica sono affiancate e vicine nella membrana cellulare spesso riescono a catalizzare reazioni che si devono susseguire l'una all'altra nell'ambito di una via metabolica. 3. TRASDUZIONE DEL SEGNALE, ci sono alcune proteine nella membrana che fungono da recettori di segnali chimici, sono delle proteine in grado di accogliere e legarsi in modo specifico a delle molecole segnale che arrivano dall'ambiente extracellulare e in seguito all'interazione specifica di questa molecola segnale con la proteina recettoriale si genera una serie di eventi all'interno della cellula che definisco [trasduzione del] [segnale] che mi porta ad una reazione e un cambiamento di attività all'interno della cellula. Funzionano così molti ormoni che non riescono ad entrare nella cellula. 4. ADESIONE CELLULARE, vediamo la membrana cellulare di una cellula e la membrana cellulare di una cellula vicina, ci sono alcune proteine che sono sulle due membrane che aderiscono l'una l'altra permettendo la giunzione di cellule diverse. 5. RICONOSCIMENTO FRA CELLULE, la presenza su una cellula di glicoproteine sulla membrana di una cellula (avevamo già evidenziato la funzione di questi oligosaccaridi presenti sulla membrana e di essere dei marker cellulari, come delle impronte digitali) che interagisce con una proteina di un'altra cellula e permette alla cellula che la lega di riconoscere quella cellula e da questo possono derivare conseguenze varie. 6. ### CARATTERISTICHE DELLA MEMBRANA PLASMATICA, 3: 1. FLUIDITÀ, dipende dalla componente lipidica e dalla mobilità dei lipidi che compongono la membrana più o meno spiccata 2. ASIMMETRIA, dipende dal fatto che il foglietto interno ed esterno della membrana non sono uguali, hanno composizione lipidica diversa e c'è presenza di carboidrati solo sul lato esterno, quindi la composizione glucidica è limitata solo a uno dei due foglietti, queste due ragioni determinano l'asimmetria. 3. PERMEABILITÀ SELETTIVA, dipende dal fatto che il doppio strato fosfolipidico non fa passare qualunque cosa e dal fatto che siano presenti alcune proteine che permettono il trasporto di alcune sostanze. La membrana non lascia passare qualunque cosa ma seleziona che cosa passerà e lo seleziona sia con il suo doppio strato fosfolipidico e sia con la presenza di quante e quali proteine di trasporto. ![](media/image20.jpeg)[FLUIDITÀ DELLA MEMBRANA PLASMATICA] ----------------------------------------------------------------------- [ASIMMETRIA DELLA MEMBRANA] --------------------------------------- [GLICOCALICE] ------------------------- ![](media/image23.png) - Proprio perché il glicocalice è idrofilo e quindi affine all'acqua, si idrata e consente una protezione di tipo meccanico e chimico, in quanto costituisce uno strato che protegge la superficie cellulare sottostante dal passaggio di materiali. Esempio nell'epitelio intestinale dove transitano gli alimenti in via di digestione e assorbimento, la presenza del glicocalice aiuta ad assicurare che non ci siano insulti meccanici a questo passaggio. - Permette il riconoscimento tra cellula-cellula, i carboidrati sono l'impronta digitale, i biomarker. I carboidrati presenti su una superficie cellulare caratterizzano una specie rispetto ad un'altra, caratterizza un individuo rispetto ad un altro all'interno della stessa specie e caratterizza da un tipo cellulare rispetto ad un altro, quindi da una cellula che appartiene ad un tessuto rispetto a quella che appartiene ad un altro. - Interazione tramite glicocalice fra la cellula e l'ambiente esterno, per esempio il glicocalice riesce ad interagire con i fattori di crescita che si possono trovare nell'ambiente extracellulare, importante nelle fasi di sviluppo - [PERMEABILITÀ SELETTIVA DELLA MEMBRANA] --------------------------------------------------- - Piccole molecole idrofobiche come il benzene passano senza problemi, essendo idrofobiche apolari come il doppio strato scivolano via e diffondono liberamente - - L'acqua è una molecola piccola però ha una polarità, è un dipolo elettrico e in parte riesce ad attraversare da sola il doppio strato fosfolipidico, siccome è polare non va tanto d'accordo con la parte interna idrofobica, la maggior parte dell'acqua passerà non liberamente ma attraverso delle proteine di trasporto che sono le [acquaporine] - La maggior parte delle molecole organiche tipo zuccheri e amminoacidi che sono polari non riescono a passare da sole attraverso il doppio strato, vengono rimandate indietro. - Anche gli ioni non riescono a passare, nonostante siano piccoli hanno una carica e questa positiva o negativa che sia, non permette loro di attraversare la membrana che al centro è idrofobica. - TRASPORTI ATTRAVERSO LA MEMBRANA -------------------------------- - L'acqua che è il solvente dell'ambiente extra e intracellulare, come si muove attraverso la membrana? ### TRASFERIAMO QUESTO RAGIONAMENTO ALLA CELLULA: [TIPI DI DIFFUSIONE: SEMPLICE E FACILITATA] ------------------------------------------------------- ![](media/image27.jpeg) - - [PROTEINE CHE MEDIANO IL TRASPORTO] ----------------------------------------------- 1. [PROTEINE CANALE] 2. 1. Le proteine canale sono delle proteine che formano un tunnel e un poro centrale idrofilo che mi consente di far passare attraverso questa porzione interna 2. [TRASPORTI ATTIVI] ------------------------------ ![](media/image29.png) ESEMPIO DI TRASPORTI ATTIVI: ---------------------------- TRASPORTI TRAMITE VESCICOLE: ---------------------------- ![](media/image31.jpeg) - L'ENDOCITOSI, in cui il materiale delle vescicole entrano nella cellula, quindi la destinazione è l'interno della cellula. l'endocitosi viene utilizzata per trasportare dentro la cellula tutta una serie di macro- molecole utili come i polisaccaridi, le proteine, i polinucleotidi, molecole coniugate complesse come glicoproteine, lipoproteine, mi serve anche per portare all'interno piccole molecole come colesterolo, ferro.. che sono piccole ma per entrare sono complessate con altre molecole e vanno a formare complessi più grandi. La uso per portare all'interno delle porzioni, delle gocce di liquido extracellulare oppure per portare all'interno agenti patogeni o frammenti cellulari. - NELL'ESOCITOSI o GEMMAZIONE, ho la direzione contraria all'endocitosi, il materiale attraverso delle vescicole viene portato da dentro la cellula a fuori la cellula, destinazione extracellulare. L'esocitosi mi serve per portare fuori sostanze di rifiuto, quindi la cellula può rilasciare dei cataboliti, è anche un modo per rilasciare materiali utili non dentro la cellula dove sono stati prodotti, ma al di fuori della cellula, per esempio quando una cellula rilascia dei prodotti per la matrice extracellulare (MEC). DA DOVE SI ORIGINANO LE VESCICOLE DEI TRASPORTI MEDIATI DA VESCICOLE? --------------------------------------------------------------------- Citologia ========= - - - ![](media/image33.jpeg) - - - - - - I GRANULOCITI NEUTROFILI sono dei grandi mangiatori, sono fagociti professionali - I MACROFAGI, che devono il loro nome proprio a questa attività, sono delle grandi cellule (macro) che attuano appunto la fagocitosi - LE CELLULE DENDRITICHE che sono delle specie di sentinelle che pattugliano soprattutto la cute e le mucose, cioè quelle zone dell'organismo che sono in contatto più o meno diretto con l'ambiente esterno e che quindi possono venire in contatto più facilmente con agenti patogeni o comunque con agenti estranei. Cellule dendritiche che si che si chiamano così "*dendros*"vuol dire albero, perché hanno una morfologia particolare, con delle ramificazioni, quindi hanno un aspetto particolare con queste estensioni ramificate. Ci sono diverse cellule dendritiche nell'organismo che prendono magari nomi diversi a seconda del tessuto in cui si trovano. Per esempio, incontreremo, parlando dell'epidermide, delle cellule del Langherans. Quelle sono un tipo di cellule dendritiche. Le cellule dendritiche hanno la caratteristica di essere cellule che, una volta inglobato questi agenti estranei, espongono poi gli antigeni sulla membrana e questo facilita il riconoscimento e l'azione di altri elementi del sistema immunitario che quindi intervengono, in particolare, i linfociti; anche i macrofagi hanno questa capacità di presentazione dell'Antigene, comunque le cellule dendritiche sono proprio specializzate in questa cosa. Perché le cellule del sistema immunitario hanno spesso necessità di riconoscere sia gli antigeni della gente estraneo, patogeno sia delle molecole self quindi dell'organismo, e quelle sono appunto messe a disposizione da queste cellule che presentano l'antigene. **ESOCITOSI** - La esocitosi o secrezione costitutiva - E la esocitosi o secrezione regolata - il NUCLEOPLASMA che in pratica è una massa molto ricca di acqua, di ioni, di proteine e soprattutto di cromatina - il NUCLEOLO - la EUCROMATINA - LA ETEROCROMATINA - - [Una subunità inferiore], più piccola Badate bene però che le due subunità sono associate solamente quando è il momento della sintesi proteica, se non c'è sintesi proteica in atto - **Ribosomi** **liberi** - **Ribosomi** **legati** 19 ottobre 2022 - proteine che devono rimanere e devono essere utilizzate nel citosol. - proteine che hanno come localizzazione finale il nucleo. - proteine che entreranno nella costituzione dei perossisomi e dei mitocondri. - proteine periferiche delle membrane, soprattutto quelle della faccia interna. - proteine da lasciare fuori dalla cellula, da esportare, quelle che devono essere secrete. - proteine che costituiscono le membrane (sia la membrana cellulare, sia degli organuli interni tranne quelle già citate dei perossisomi e dei mitocondri). - proteine solubili che troviamo dentro i comparti di alcuni organuli. - - 1. 2. ***IL*** ***RETICOLO*** ***ENDOPLASMATICO*** - - - ***sintesi*** ***lipidica***, vengono prodotti la maggior parte dei lipidi di membrana, sia fosfolipidi che colesterolo, e anche altre molecole lipidiche sempre steroidee che utilizzano come precursore il colesterolo. - partecipa al ***metabolismo*** ***glucidico***, in particolare nello smantellamento dei polisaccaridi. Questa attività è evidente nelle *cellule* *epatiche*, esse sono riserve di glicogeno e quindi, quando l'organismo ha bisogno di glucosio, tale glicogeno deve essere smantellato. - coinvolto nella ***detossificazione*** di sostanze di rifiuto o nocive per la cellula (veleni, tossine, farmaci, alcool). - ***Accumulo*** ***di*** ***Ca^2+^***. Nelle *cellule* *muscolari*. 1. 2. 3. 4. ![](media/image81.jpeg) - a sinistra il REL con una serie di tubuli lisci senza ribosomi - a destra il RER con tutta una serie di puntini che sono i ribosomi - - - - - 1. 2. - - 3. - - - - - - - - - - - - CITOLOGIA E ISTOLOGIA - Come fanno le cellule ad avere e mantenere la loro specifica forma? - Come fanno le cellule a resistere alle deformazioni? - Come mai gli organuli non fluttuano nel citosol ma occupano determinate posizioni all'interno delle - Come sono possibili e realizzabili i processi di motilità cellulare? ##### ![](media/image115.jpeg)CITOSCHELETRO ##### I MICROTUBULI ![](media/image119.jpeg) - Singoletto: tubuli citoplasmatici - Doppiette: asse delle ciglia e dei flagelli - Triplette: centrioli e nel corpo basale delle ciglia e dei flagelli. ![](media/image127.jpeg) ##### I MICROFILAMENTI ![](media/image132.jpeg) ![](media/image137.jpeg) ##### I FILAMENTI INTERMEDI **Riepilogo** **del** **citoscheletro** ![](media/image143.jpeg) LEZIONE 9 - 26/10/2022 #### GIUNZIONI CELLULARI - **giunzioni occludenti**: uniscono, in alcuni tratti, membrane plasmatiche di cellule adiacenti, in modo che non passi nulla fra loro; - **giunzioni aderenti** o **ancoranti**: agganciano stabilmente cellule contigue o una cellula al substrato sottostante, dando quindi solidità ai tessuti; - **giunzioni comunicanti**: formano ponti tra cellule adiacenti che permettono il passaggio di ioni e piccole molecole tra un citoplasma e l'altro; - Claudine - Occludine - JAM (= molecole di adesione giunzionale) - Tricellulina (presente solo in corrispondenza di una interazione fra tre cellule adiacenti) - **comparto apicale**: sovrasta la giunzione occludente e si affaccia sul lume di un organo (es. intestino) o sul lume di una unità secretoria; - **comparto basal**e: inizia a livello delle giunzioni e continua nel tessuto/spazio sottostante; - **Giunzione aderente a fascia**, chiamata anche *zonula adherens*; - **Desmosoma**, chiamato anche *macula adherens*; - **Emidesmosoma**; - **Contatto focale** o adesione focale; - ![](media/image153.jpeg)**Giunzione occludente**: sigilla le due cellule adiacenti per prevenire la diffusione di molecole attraverso la spazio intercellulare; - **Giunzione aderente a fascia**: connette i microfilamenti delle due cellule adiacenti; - **Desmosoma**: salda i filamenti intermedi delle cellule adiacenti; - **Giunzione gap**: permette il transito di ioni e piccole molecole; ![](media/image158.jpeg) #### PREPARAZIONE DEI CAMPIONI ISTOLOGICI 1. **Dissezione o prelievo**: procurarsi il frammento di campione dissezionando l\'organismo e prelevando il tessuto; 2. 3. 4. **Taglio**: il blocchetto contenente il campione va tagliato con uno strumento apposito, il microtomo; per ottenere delle sezioni molto sottili; 5. - Studiare la morfologia (anatomia interna); - Preparare organi e tessuti per l'analisi istologica/istochimica; - Rinvenire parassiti o masse tumorali negli organi; - Definire la condizione riproduttiva; - Espiantare materiale vivente per trapianti o colture cellulari; - Preparare gli strumenti necessari: bisturi (coltelli), pinze e pinzette, forbici, aghi manicati, specilli e sonde, eventualmente **stereomicroscopio** un tipo di microscopio ottico usato per lavorare su parti molto piccole; - Orientare correttamente l'animale: generalmente gli invertebrati vengono dissezionati dalla superficie dorsale (per non incappare nel cordone nervoso che è in posizione ventrale), i vertebrati da quella ventrale; - Aprire con cautela le cavità corporee per non danneggiare gli organi e procedere in base alla finalità della dissezione; - Immagine dritta (non invertita) e tridimensionale; - Possibilità di osservare campioni a fresco, non necessariamente su vetrino; - Notevole distanza tra obiettivo e piano di osservazione: ciò è utile per campioni non piatti e per utilizzare gli strumenti da dissezione; - Illuminazione del preparato dall'alto e/o dal basso; - impedire alterazioni post mortem dei tessuti (autolitiche e ad opera di agenti esterni) - conservare il materiale nelle condizioni più simili possibili a quelle vitali; - immobilizzare i costituenti cellulari e tissutali del campione; - proteggere i tessuti dagli stress delle fasi successive; - FISICI (utilizzo di alte o basse temperature); - CHIMICI cioè basati sull'uso di sostanze o miscele, chiamate fissativi (generalmente i campioni vengono immersi in tali fissativi); - Tempestività della fissazione (non appena si disseziona); - Scelta del fissativo più adatto; - Quantità di fissativo: rapporto 10:1 v/v tra fissativo e campione; - Tempo di fissazione per evitare sotto- o sovra-fissazione, questo è variabile in base a: capacità di penetrazione del fissativo, dimensioni e tipo di campione (es: tessuti uniformi o a tessitura complessa), temperatura. - Aldeidi: Formaldeide/FORMALINA (in soluzione acquosa al 4-10 %) uno dei più utilizzati in istologia per campioni destinati alla microscopia ottica (tempo di fissazione: 12-24h); Glutaraldeide (in soluzione acquosa al 2-3 %): fissativo indicato per piccoli pezzi destinati al TEM; - Alcoli: etanolo (70-100 %) - Acidi organici e minerali: acido acetico, a. tricloroacetico, a. picrico, a. cromico - Sali di metalli pesanti: bicromato di potassio, cloruro di mercurio - LIQUIDO DI BOUIN: miscela di acido picrico, acido acetico e formalina (colore giallo intenso). Ottimo fissativo, indicato per pezzi voluminosi grazie alla notevole capacità di permeazione (8-10 h) - LIQUIDO DI CARNOY: miscela di etanolo, cloroformio ed acido acetico. Usato soprattutto per fissare cellule isolate, quindi campioni con volumi ridotti. - disidratazione in solventi organici (etanolo) a gradazione crescente; - chiarificazione o diafanizzazione: immersione nel solvente (xilolo) del mezzo di inclusione; - infiltrazione: passaggio nel mezzo di inclusione allo stato liquido (paraffina fusa); - solidificazione del mezzo di inclusione contenente il campione (= blocco incluso) all'interno di un'apposita formella (di plastica o metallo) che verrà poi rimossa; - Eventuale aggiunta di un supporto che funga da base di aggancio al microtomo; ![](media/image160.jpeg) - un versante destro e uno sinistro; - un versante dorsale e uno ventrale; - un versante cefalico/craniale e uno caudale - sagittale **→** sagittale: divide la parte destra ela parte sinistra - frontale **→** longitudinale: divide la zona dorsale rispetto a quella ventrale - trasversale **→** trasversale: divide la parte cefalica da quella caudale - pre inclusione: di solito con EDTA; - post inclusione (in fase di taglio): con appositi decalcificanti a rapida azione; - Sezioni SEMIFINI 1-1.5 μm che si raccolgono su vetrini e si colorano per esempio con blu di toluidina; - Sezioni ULTRAFINI 50-100 nm che si raccolgono su una griglietta metallica. Le ultrafini sono sottoposte a colorazione di contrasto con sali di metalli pesanti (acetato di uranile e citrato di piombo); - **vitali** (possono essere usati su cellule e tessuti ancora vivi, dai quali vengono assorbiti) e **non vitali** (utilizzati su cellule e tessuti fissati); - **Naturali** (estratti o dal mondo vegetale, es. l'ematossilina origina da un certo tipo di legno, o dal mondo animale, es. rosso estratto dalle cocciniglie) e **artificiali** (sono sintetici e quasi tutti originano dall'anilina per questo vengono anche detti coloranti di anilina) - **Acidi**, **basici** e **neutri:** questa classificazione dei coloranti si riferisce alla caratteristica anionica o cationica del loro gruppo reattivo. ![](media/image164.jpeg) - colorazioni **dirette e indirette**: le colorazioni dirette sono quelle in cui i vetrini vengono immersi direttamente nel colorante, quelle indirette sono quelle in cui prima di mettere i vetrini nel colorante viene fatto loro un trattamento con delle sostanze chiamate **mordenti** o mordenzanti. - colorazioni **progressive e regressive:** nelle colorazioni progressive le sezioni vengono immerse nel colorante e lasciate agire finché la sezione non raggiunge la gradazione di colore interessata. Nelle colorazioni regressive si utilizza più colorante del necessario e si lascia agire a lungo, dopodiché viene eliminato il colorante in eccesso. - colorazioni s**emplici e combinate:** quelle semplici utilizzano un solo colorante che può essere monocromatico (colorano tutto dello stesso colore) o metacromatico (si ottengono colori diversi in base all'affinità con le strutture, es. blu di toluidina). Le colorazioni combinate utilizzano più di un colorante, e possono essere successive (prima si immerge in un colorante e poi in un altro es. l'ematossilina ed eosina) o simultanee (si usano più coloranti ma messi tutti assieme in un\'unica miscela es.la gimsa) - colorazioni **istomorfologiche e istochimiche**: le istomorfologiche permettono di capire com'è fatto un tessuto o una cellula, quindi la sua morfologia, le istochimiche evidenziano i loro componenti (es. glicoproteine, acidi nucleici, lipidi ecc.). - Sparaffinatura in xilolo, per eliminare i residui di paraffina - Idratazione tramite serie decrescente degli alcol fino all'acqua distillata - Immersione nel/i colorante/i (a volte preceduta da trattamenti preparatori nel caso di colorazione indiretta) - Disidratazione tramite serie crescente degli alcol per permetterne la conservazione - Immersione in xilolo - Montaggio: sopra le sezioni colorate viene posta una resina trasparente e un vetrino coprioggetto. La resina usata garantisce la perfetta adesione dei due vetrini (portaoggetto e coprioggetto) fra loro e, seccando, rende il preparato inalterabile e duraturo. - Ematossilina-Eosina: utile per qualsiasi tessuto, è una colorazione istomorfologica totale che utilizza due coloranti con caratteristiche diverse, uno è un colorante acido e uno un colorante basico - Tricromica di Masson: utilizza almeno tre tipi di coloranti e viene usata per il tessuto connettivo - Giemsa e varianti: per gli strisci di sangue o per individuare elementi di derivazione emapoietica - Impregnazione argentica: per le cellule nervose e le fibre reticolari - Reazione di PAS: reazione istochimica, serve per i carboidrati - Reazione di Feulgen: reazione istochimica, serve per il DNA - Alcian Blu: per alcune mucine e componenti della matrice extracellulare (MEC) ![](media/image167.jpeg) ![](media/image169.jpeg) LEZIONE 10 -- 02/11/2022 PREPARAZIONE DEI CAMPIONI ISTOLOGICI 1. 2. 3. 4. 5. 1. **colorazioni** **di** **tipo** **istomorfologico** come la classica **ematossilina-eosina** che mi permette di evidenziare un po' tutti i tipi di tessuto e quindi va bene un po' per tutti gli organi. 2. **colorazioni** **di** **tipo** **istochimico** che non servono per evidenziare delle strutture in particolare, ma la presenza di specifiche sostanze e molecole verso le quali i coloranti che utilizzo hanno una selettività (= si legano in modo caratteristico a questi). - [**COLORAZIONE** **DI** **PAS**] (acido periodico -- reattivo di schiff) che incontreremo anche descrivendo alcuni tessuti, come per esempio : 1. la *tiroide*, dove troviamo i follicoli tiroidei, nel cui lume la sostanza colloidale, che è molto pass positiva (cioè si colora molto con questo tipo di colorazione) perché contiene molte tireoglobuline (tipo di proteine glicosilate), si colora molto. Questa colorazione ha la caratteristica di colorare, e quindi di rendere visibili, le zone delle cellule dei tessuti dove trovo polisaccaridi (glicogeno, amido, cellulosa) e glicoproteine. 3. - - [**ALCIAN** **BLU** (AB]): colorante basico e per questo motivo ha affinità, e si lega, con componenti acide; in particolare si lega con i GAG acidi, con i proteoglicani acidi e con le mucine acide. - - foto dx - vetrino della prof dove il colorante è stato lasciato agire più ore: ha cellule mucipare colorate di un blu intenso. Evidenzia solamente le cellule mucose che producono mucine acide. Le mucine basiche e neutre si coloreranno, per esempio, con la pas. \. 3. 1. 2. nel caso dell'**IMMUNOISTOCHIMICA** gli anticorpi sono marcati con degli [enzimi]. Di solito si usano la *[perossidasi]* o la [*fosfatasi* *alcalina*]*,* che in presenza di un substrato apposito aggiunto durante la procedura di colorazione, creano un precipitato colorato che è visibile tramite un normale **microscopio** **ottico** composto. 3. nel caso dell'**IMMUNOGOLD** si ha a che fare con *sezioni* *in* *resina* che vanno osservate al **microscopio** **elettronico:** si utilizzano come marcatori delle [*particelle* *d'oro* *elettronopache* *(*]con diametro dai 5 ai 30 nm) legate all'anticorpo. Per capire se e dove l'anticorpo si è legato, si cercano le palline d'oro di diametro noto e costante che risultano elettrondense quando si guardano con microscopio elettronico. 1. **METODO** **DIRETTO**: si chiama così perché si usa un [anticorpo] [primario che è gia coniugato] con il marcatore (fluorescente o enzimatico) 2. **METODO** **INDIRETTO**: si usa un [anticorpo primario non] [coniugato] con il marcatore e un anticorpo [secondario, coniugato con] [un marcatore,] che è diretto contro l'anticorpo primario - **ANTICORPI** **POLICLONALI**: miscela di anticorpi prodotti dai diversi cloni di linfociti B in risposta all'inoculazione in un animale di un antigene proveniente da un altro organismo. Ci sono diversi anticorpi perché ogni clone di linfocita B produce l'anticorpo verso uno specifico epitopo. - 1. Prelievo 2. Fissazione 3. Inclusione 4. 5. Colorazione ISTOLOGIA ========= - - - - - [tipi di cellule] che li costituiscono che sono diverse per ogni tipo di tessuto - - - - 1. - lasso - denso (es: derma) - reticolare 2. - ialino - fibroso - elastico 3. - compatto - spugnoso 4. 5. - **lamina** **lucida** o rara (in alto, a contatto con la parte basale delle cellule epiteliali) - 1. ***sostegno*** ***strutturale*** perché permette l'aggancio delle cellule epiteliali attraverso le giunzioni e **protezione** verso il connettivo sottostante perché fa da confine. 2. 3. - - - della **migrazione** **cellulare** nel corso dello sviluppo embrionale, costituendo dei "binari" per l'indirizzamento delle cellule che arrivate al luogo definitivo dove si differenzieranno - **numero** **di** **strati** **cellulari** che costituisce l'epitelio - **forma** delle cellule di questi strati ma in particolare la forma dello *strato* *più* *superficiale*. - **Epiteli** **semplici** (o *monostratificati)*: composti da un singolo strato di cellule. In questo caso tutte le cellule prendono contatto con la lamina basale sottostante e si affacciano sulll'ambiente esterno/cavità interna con il polo apicale. Ne fanno parte: - - - - - - - - - [*Epiteli* *di* *rivestimento*]: possono ricoprire la superficie esterna dell'organismo (es: epidermide); o le cavità interne del corpo, sia quelle che comunicano con l'esterno (es apparato digerente, app. respiratorio, canale urogenitale, dotti escretori delle ghiandole esocrine) sia cavità che non comunicano con l'esterno (es: cavità addominale); o la superficie interna dei vasi sanguigni e lifatici. - FUNZIONI: protezione, secernente o assorbente, a seconda dei distretti; e spesso vengono svolte contemporaneamente più funzioni dallo stesso epitelio. - - - - *epitelio* *germinale* (o germinativo): epitelio che sia nel maschio che nella femmina contiene le cellule sessuali nelle varie fasi di differenziamento. - - - - - - **Endotelio**: epitelio (di tipo *pavimentoso* *semplice*) che riveste internamente i *vasi* sanguigni, i vasi linfatici e la *cavità* *cardiaca*. - - - - *[Peritoneo:]* che è la sierosa che si trova nella cavità addominale e che ricopre molti organi che si trovano all'interno di questa cavità, come per esempio l'intestino. Come per i polmoni, avremo una parte che riveste gli organi e una componente che fodera la cavità. - **Mucose:** rivestimenti che ricoprono e delimitano le superfici interne che comunicano con l'esterno attraverso degli orifizi naturali. ![](media/image183.jpeg) - - *di* *diversi* *tipi* *(magari* *con* *funzioni* *diverse* *e* *morfologicamente* *distinguibili)* *c*ome per esempio nell'epitelio intestinale. - - - - - - - Apparato digerente; in particolare il tratto che va dallo stomaco fino al retto (dove si presentano come mosaici di cellule) - - - ![](media/image190.jpeg) LEZIONE 11 -- 07/11/2022 EPITELI DI RIVESTIMENTO SEMPLICI: PSEUDOSTRATIFICATO EPITELI DI RIVESTIMENTO COMPOSTI - A costituire il nostro involucro esterno, quello che si rapporta con il mondo esterno quindi l\'epidermide e i vari annessi cutanei. È ovvio che in questa sede ci sia bisogno di un epitelio con uno spessore tale da consentire una certa forma di protezione meccanica visto che noi interagiamo con una serie di possibili accidenti che ci circondano. - Sempre di epitelio di rivestimento composto sono fatti gli sbocchi di alcuni apparati verso l'esterno quindi l'apparato digerente (sia nel suo sbocco a livello oroale che a livello anale) ma anche dell'apparato urogenitale, pensiamo ad esempio la vagina. - - EPITELI DI RIVESTIMENTO COMPOSTI: EPIDERMIDE - in primis quello di essere l'interfaccia con l'ambiente esterno ed in questo senso come ogni struttura di confine (come con la membrana cellulare per quanto riguarda le cellule). Questa interfaccia è essenziale per garantire la sopravvivenza ed i corretti rapporti fra interno ed esterno. - Serve per proteggerci dai i traumi di diverso tipo: meccanici (ed ecco perché è cheratinizzata), fisici (cambiamenti termici, effetto dei raggi solari) e di tipo chimico (grazie al fatto che forma una specie di scudo impermeabile) ma anche di protezione rispetto la possibile invasione da parte di microrganismi con cui si entra continuamente in contatto e che senza l'epidermide avrebbero un via libera per addentrarsi nei tessuti sottostanti e creare infezioni ed infiammazioni. - - Prende parte alla termoregolazione in particolare attraverso gli annessi cutanei tra cui le ghiandole, che tramite la sudorazione aiutano a mantenere la temperatura corporea costante cosa essenziale nei vertebrati omeotermi. - Partecipa all'equilibrio idrico cercando di evitare la disidratazione, la dispersione di liquidi. - Partecipa all'escrezione perché tramite sudorazione non si ha solo evaporazione ed eliminazione di acqua (che aiuta ad abbassare la temperatura corporea), ma anche l'eliminazione di una certa quota di cataboliti. Difese immunitarie attraverso le cellule del Langerhans. EPIDERMIDE NELLA CUTE SOTTILE E NELLA CUTE SPESSA EPITELI DI RIVESTIMENTO COMPOSTI 1. Ridurre al minimo la permeabilità: dove c\'è questo epitelio c\'è impermeabilità, non c\'è passaggio di liquidi e materiale dal lume degli organi verso i connettivi sottostanti e le zone più profonde 2. Permette un aumento dell\'estensibilità: possibilità di questo tessuto una volta tirato di coprire una superficie maggiore 3. Protegge la superficie luminale, quella che si affaccia sul lume dell\'organo dove è presente l\'urina. - Più superficiale fatto di cellule a ombrello o cupoliformi. Le cellule hanno generalmente l\'asse maggiore perpendicolare rispetto l\'asse maggiore delle cellule sottostanti e tendono ad avere una superficie convessa, quindi ad essere un po\' sporgenti verso il lume. Sono spesso binucleate (quindi presentano due nuclei) e sono particolarmente ricche di questo tipo di giunzioni oltre che di interdigitazioni tra una cellula e l\'altra: servono per assicurare che non ci sia passaggio di urina dal lume - - Strato basale di cellule che possono avere forma cuboidale o colonnare e dal quale si possono generare nuove cellule. L\'urotelio è capace di un turnover cellulare anche se più lento di quello di altri epiteli quindi ci mette diversi giorni o settimane però se c\'è una lesione ci può essere sostituzione delle cellule più superficiali per l\'intervento delle cellule dello strato intermedio che si differenziano in cellule ad ombrello nel giro di poche ore o pochi giorni. IMMAGINI DI EPITELI DI RIVESTIMENTO: CORNEA IMMAGINI DI EPITELI DI RIVESTIMENTO: LARINGE IMMAGINI DI EPITELI DI RIVESTIMENTO: CANALE ANALE EPITELI GHIANDOLARI - - proteggere: in molti casi questi liquidi contengono degli enzimi come il lisozima con azione battericida - ORIGINE DELLE GHIANDOLE GHIANDOLE ESOCRINE: CRITERI DI CLASSIFICAZIONE ![](media/image203.jpeg) - - unicellulari: per esempio quella delle cellule caliciformi mucipare che troviamo nell\'epitelio intestinale o nelle vie aeree (nell'immagine). Caliciforme relativamente alla sua morfologia, con la parte basale molto stretta, parte centrale panciuta in cui si trovano stipati tantissimi granuli di mucine che poi si stringe verso la superficie, la parte apicale è la zona in cui avviene l'esocitosi del contenuto. Mucipare fa riferimento alla loro funzione, quella di produrre e rilasciare muco con funzione protettiva - pluricellulari: la maggior parte delle ghiandole è composta da varie cellule che si organizzano a dare la porzione secernente e la porzione del dotto escretore, che non sono altro che epiteli di rivestimento, mentre la parte dell'adenomero è quella dell\'epitelio ghiandolare vero e proprio. Nelle ghiandole più grandi oltre questa componente epiteliale ne abbiamo anche una connettiva che costituisce la struttura portante che aiuta a mantenere la struttura delle ghiandole un po\' più grosse - - Intraepiteliali: quelle che rimangono comunque nello spessore dell\'epitelio che le ha originate - Extraepiteliali o esoepiteliali: la ghiandola si localizza al di fuori dell\'epitelio che l\'ha originata quindi invade un altro tessuto. Si distinguono in - Intraparietali: o intramurali, rimangono comunque in un altro tessuto ma sempre appartenente allo stesso organo a livello del quale riversano il loro secreto. Di solito in questo caso la ghiandola si localizza nel connettivo, nella sottomucosa di quell\'organo - Extraparietali: si sviluppano fuori dall\'organo di origine come per esempio il pancreas, il fegato - - - - - - - - - - - Merocrine, le più diffuse. Si fa un\'ulteriore suddivisione sulla base del tipo di secreto che rilasciano quindi sulla natura chimica del secreto - - - - - GHIANDOLE ESOCRINE: CRITERI MORFOLOGICI ![](media/image205.jpeg) GHIANDOLE ESOCRINE: MODALITÀ DI SECREZIONE ![](media/image209.jpeg) GHIANDOLE ESOCRINE: NATURA DEL SECRETO - Sierose: producono un liquido chiaro e acquoso ricco di proteine ad attività enzimatica. Hanno il nucleo in posizione basale, abbondante RER e Golgi e presentano dei granuli che si colorano molto facilmente e quindi sono visibili nelle sezioni di microscopia ottica. - Esempi: acini pancreatici quindi parte esocrina del pancreas, parotidi e ghiandole lacrimali - Mucose: producono un liquido viscoso, più denso e formato da mucine ovvero polisaccaridi. Le mucine una volta rilasciate all\'esterno ed entrate in contatto con un ambiente acquoso si trasformano nel vero e proprio muco con funzione difensiva della superficie dell\'epitelio stesso su cui sono rilasciate. I granuli di muco tendono a non colorarsi e quindi appaiono come cellule abbastanza grosse e chiare di aspetto vacuolare. - - Miste o siero-mucose: producono un liquido in parte sieroso e in parte mucoso, quindi avranno sia adenomeri sierosi sia mucosi oppure possono avere insieme degli adenomeri misti cioè che hanno delle cellule sierose (nella foto quelle più intensamente colorate) che avvolgono le cellule mucose e formano strutture a forma di semiluna, chiamate semilune di Giannuzzi. - GHIANDOLE ESOCRINE: CELLULE MIOEPITELIALI GHIANDOLE ENDOCRINE ![](media/image213.jpeg) CLASSIFICAZIONE GHIANDOLE ENDOCRINE GHIANDOLE ENDOCRINE: IPOFISI - somatotrope: la parte più abbondante, sono acidofile e producono GH, l\'ormone della crescita - - Gonadotrope: basofile che producono FSH, l\'ormone follicolo-stimolante, e LH, l\'ormone luteinizzante. Entrambi hanno come bersaglio le gonadi - - Corticotrope: basofile che producono il precursore di ACTH, adrenocorticotropo che regola l\'attività della corteccia delle ghiandole surrenali, le endorfine e l\'MSH, ormone stimolante i melanociti (melanotropo) - Cromofobe piccole: non differenziate o degranulate. Non si colorano con nessun colorante GHIANDOLE ENDOCRINE: TIROIDE PANCREAS: GHIANDOLA ESOCRINA ED ENDOCRINA - Cellule α: 20% delle cellule endocrine pancreatiche, producono glucagone che innalza la glicemia - - Cellule : 5/10 %, presentano 2 sottopopolazioni: cellule D e D1, producono somatostatina e VIP (peptide intestinale vasoattivo con influenza sulla motilità intestinale) - Cellule F: 1-2% non solo negli isolotti ma anche al di fuori, producono il polipeptide pancreatico (PP) che controlla la secrezione esocrina del pancreas - ![](media/image219.jpeg)Cellule G: 1%, producono gastrina che stimola a livello dello stomaco la produzione di acido cloridrico da parte delle cell parietali. ORIGINE DEL TESSUTO EPITELIALE - - - - - - - - - - - Lezione 12- 09/11/2022 ***TESSUTO*** ***MUSCOLARE*** 1. 2. 3. 1. ***TESSUTO*** ***MUSCOLARE*** ***STRIATO*** ***SCHELETRICO*** - sicuramente grazie alla sua inserzione sull\'apparato assile (sullo scheletro assile) genera delle leve utili al movimento, quindi [mette in moto il corpo], e [mantiene la postura]. Basti pensare per esempio ai muscoli del dorso che ci permettono di essere eretti in piedi. - permette di [contenere e proteggere] quelli che sono [gli organi interni], immaginate i muscoli della parete addominale che contengono i visceri all\'interno della cavità addominale, proteggendoli. - inoltre, grazie alla sua organizzazione, si va a disporre in [ispessimenti che controllano l\'apertura] [degli organi cavi], per esempio l\'*apparato* *digerente* a livello dell\'*ano*, quindi controlla in modo volontario le feci, oppure a livello degli *sfinteri* *uretrali* *esterni* permettendoci di contenere in modo volontario l\'urina, seppur abbiamo uno stimolo di minzione. - grazie alla energia liberata nel corso del processo contrattile, agisce nel [mantenere la temperatura] [corporea] grazie al suo movimento, appunto, che genera energia, calore. - - ![](media/image227.jpeg) - - - - - - - ![](media/image244.jpeg) - [immagazzinare il calcio] per mezzo di pompe che raccolgono il calcio dal citoplasma, lo aspirano tirandolo dentro - [rilasciare il calcio] al momento opportuno, ci sono anche qui proteine canale che si aprono all\'occorrenza - - 2. ***TESSUTO*** ***MUSCOLARE*** ***STRIATO*** ***CARDIACO*** - - una tonaca mediana, il ***[miocardio]*** (tessuto muscolare del cuore, quello che fa la contrazione) - più internamente che si affaccia nelle cavità, atri e ventricoli, l\'***endocardio*** (tessuto epiteliale) - - - - la contrazione avviene per il medesimo processo È tutto identico. - - 3. ***TESSUTO*** ***MUSCOLARE*** ***LISCIO*** - - - - - - - - - - - - ![](media/image267.jpeg) - - - Lezione 13 - 21/11/2022 Vi ricordo che, all'interno dei connettivi abbiamo il sangue, abbiamo il tessuto osseo, abbiamo il derma, quindi tessuti che apparentemente sono molto diversi fra loro. Quindi sono sì variegati fra loro, ma ci sarà pure qualche comune denominatore tale per cui sono tutti classificati come tessuti connettivi. Questi due tratti comuni sono la **derivazione embrionale**, cioè i tessuti connettivi, non proprio tutti, ma la maggior parte, derivano dal mesoderma che è il foglietto embrionale intermedio, quello che si colloca fra l'ectoderma, più esterno e l'endoderma più interno a livello della gastrula. Dal mesoderma si origina un tessuto che è il mesenchima che è un tessuto connettivo embrionale dalla cui proliferazione si originano delle cellule che, nel corso dello sviluppo, vanno a collocarsi nelle diverse sedi e qui maturano e si differenziano nei vari componenti cellulari dei tessuti connettivali; c'è quindi questa origine dalle cellule mesenchimali. L'altro tratto comune è la **organizzazione strutturale**. Cosa prevede l'organizzazione strutturale di tutti i tessuti connettivi? Prevede che ci siano delle cellule e che queste cellule siano separate, immerse in una abbondante matrice extracellulare, la così detta MEC o ECM. Queste due cose sono per noi una novità. Pensiamo agli epiteli che abbiamo già studiato come primi tessuti, negli epiteli, ma come in realtà anche nei muscolari e nel tessuto nervoso che avremo modo di fare più avanti, le cellule non sono distanziate uno dall'altro, negli epiteli sono proprio attaccate una all'altra con un fior di giunzioni e danno delle vere e proprie lamine cellulari continue. Sono vicine e adese anche nei tessuti muscolari, nei tessuti nervosi formano non proprio delle lamine ma degli aggregati cellulari, quindi questa caratteristica di cellule distanziate tra loro è una peculiarità che vediamo per la prima volta nei tessuti connettivi e l'altra cosa che non avevamo ancora visto è la presenza di una MEC abbondante perché negli altro tipi la Mec era scarsa o ![](media/image269.jpeg) Partiamo dalla sostanza fondamentale quindi da una delle due componenti extraxcellulare che viene chiamata **MEC,** ovvero **sostanza fondamentale o sostanza amorfa**. La sostanza fondamentale è il mezzo in cui si trovano immerse sia le birbe della Mec, sia la componente cellulare e la consistenza può essere molto varia, andare dall'essere fluida completamente o semi fluida, fino ad essere anche una colloide piuttosto viscosa. Quindi più compatta, più gelatinosa. La sostanza fondamentale se la osservo in una sezione istologica in realtà non vedo nulla. Siccome nei procedimenti per ottenere le sezioni istologiche vengono estratti, quindi eliminati, tolti, gli elementi che la costituiscono, nella sezione dove ci sarebbe la sostanza amorfa io non vedo niente, vedo dei buchi, delle zone bianche, quindi non riconosco nessuna struttura, nessuna forma particolare ecco perché si chiama anche sostanza amorfa, cioè senza una forma perché non si riconosce nessuna struttura a differenza di quanto vedremo per le fibre che invece hanno una loro struttura specifica e ben diversa a seconda del tipo di fibra. Da che cosa è costituita questa sostanza amorfa? È u insieme di complessi molecolari piuttosto grandi quindi macromolecolari che hanno la caratteristica di essere facilmente idratabili quindi di legare molecole di acqua in quantità più o meno maggiori e quindi che risultano anche per questo viscosi. È proprio questa idratabilià e viscosità che conferisce una certa resistenza nel complesso alla matrice e nel complesso al tessuto connettivo e la parte I **proteoglican**i sono delle molecole coniugate con due componenti, proteica e glucidica e si capisce qual è la parte preponderante da come è strutturata la parola. Questi si chiamano proteoglicani, sono dei glicani fondamentalmente, con attaccate anche delle proteine, quindi la parte preponderante è quella glucidica che infatti nei proteoglicani rappresenta l'80-90% di tutta la molecola. Com'è fatto un proteoglicano? Lo vediamo bene qui nella figura A, abbiamo un asse o core per indicare la parte centrale proteica al quale si uniscono con dei legami lateralmente i glicosamminoglicani (GAG) che sono degli eteropolisaccaridi. Questo core centrale, che è comunque una minima parte della molecola del proteoglicano, perché la maggior parte è costituita da queste catene laterali di glicosamminoglicani. I proteoglicani sono delle molecole piuttosto grosse, voluminose, il cui peso molecolare varia da 50000 Da fino a qualche milione di Dalton. In che rapporti sono i proteoglicani fra loro? Nella sostanza amorfa ci sono diversi proteoglicani che interagiscono fra di loro attraverso dei legami soprattutto di tipo elettrostatico per cui, in virtù di questo, si formano delle trame, dei gel con delle maglie che sono più o meno strette: più strette se ci sono tanti e più forti di questi legami elettrostatici, più larghe se ce ne sono di meno e in base a quanto sono strette o larghe le maglie, la mia sostanza amorfa sarà più o meno permeabile e con una diffusibilità maggiore o minore, quindi sarà più facile o meno attraversarla, muoversi all'interno di essa. C'è un caso nel tessuto cartilagineo, cioè nella cartilagine, in cui i miei proteoglicani sono legati, uniti, tramite legami forti covalenti ad un asse centrale di acido ialuronico e quindi in questo caso si forma un colosso molecolare ancora più grande che è costituito da acido ialuronico a cui sono collegati, sono uniti tante molecole di proteoglicani e questo prende il nome di aggregano che incontreremo nel tessuto cartilagineo. Quindi per capire le proprietà dei proteoglicani noi dobbiamo capire quali sono le caratteristiche dei glicosamminoglicani che sono la componente principale dei proteoglicani. I **GAG** sono dei eteropolisaccaridi i cui amminozuccheri possono essere glicosilati acetilati, sterificati o meno all'acido solforico e questo fatto li distingue in due grandi gruppi: i glicosamminoglicani non solforati quindi che non sono legati all'acido solforico e invece i glicosamminoglicani solforati che sono legati all'acido solforico. I glicosamminoglicani sono molto ricchi di cariche negative e sono molto idrofili. Quindi amano l'acqua e si legano all'acqua molto facilmente, si legano a tante molecole di acqua e proprio perché loro sono ricchi di cariche negative hanno anche affinità e si legano con cationi, ovvero molecole cariche positivamente come il sodio. Proprio questa elevata idrofilia dei GAG e il loro amore per i cationi contribuiscono a dare il turgore tissutale dei tessuti connettivi. Più GAG ci sono più le nostre varie parti sono più turgide, compatte, sode, quando invece con l'età cala il rinnovo di queste parti c'è la discesa. Molte creme, infatti, sono alla base dei componenti dei tessuti connettivi. Tra i GAG non solforati ne ricordiamo due l'acido ialuronico, che è il GAG più diffuso con una distribuzione ubiquitaria ed è molto affine all'acqua ed è il principale regolatore del livello di idratazione della sostanza amorfa e quindi dei tessuti connettivi. L'acido ialuronico ha anche un'altra caratteristica che lo differenzia rispetto a tutti gli atri GAG, è l'unico GAG che si trova libero nella sostanza amorfa, cioè non associato necessariamente a delle parti proteiche, invece, tutti gli altri GAG sono sempre legati a proteine a dare i proteoglicani, quindi l'acido ialuronico è l'unico che gioca per conto suo. Altro GAG non solforato è l'acido condroittinico che, a differenza dell'acido ialuronico che è onnipresente nei tessuti connettivi è invece piuttosto ristretto come distribuzione, lo troviamo in particolare abbondante a livello della cornea. Poi abbiamo invece i GAG solforati tra i quali ricordiamo controitin solfati, A B e C che si differenziano per la posizione in cui è legato il gruppo solfato. In ![](media/image271.jpeg) Esaurita la sostanza amorfa passiamo all'altra componente della MEC cioè la componente **fibre** costituita da una serie di macromolecole proteiche a volte in parte glicosilate filamentose che si riuniscono a dare delle fibrille, che a loro volta si aggregano a dare delle fibre, che a volte queste fibre si uniscono ulteriormente a dare dei fasci di fibre, quindi c'è una gerarchia di aggregazione che mi porta a delle strutture sempre più consistenti. Queste fibre che io posso trovare nella MEC hanno delle caratteristiche chimico fisiche diverse che conferiranno diverse caratteristiche ai tessuti connettivi quindi è molto importante capire quali tipi di fibre prevalgono in un tessuto connettivo per scoprire e apprezzare quali sono le funzionalità di quel tessuto connettivo. Le fibre mi danno resistenza alla trazione, quindi con i due costituenti della MEC ho garanzia di resistere a tutte le forze meccaniche a cui possono essere soggetti i tessuti: la compressione per resistere alla quale ho la sostanza amorfa, la trazione quindi lo stiramento per la quale mi viene in aiuto la componente fibrillare. Queste componenti fibrillari hanno delle strutture specifiche che posso visualizzare al microscopio utilizzando delle opportune colorazioni istologiche che mi mettono in evidenza un tipo o l'altro di fibre e quindi mi permette anche di capire qual è la composizione di quella MEC. Ci sono tre tipi di fibre che posso trovare: le **fibre collagene, le fibre reticolari e le fibre elastiche**. Sia le fibre collagene che le fibre reticolari sono composte da una proteina che è il collagene solo che sono composte da tipi di collagene diverse che si associano in modi diversi per cui i due tipi di fibre avranno delle caratteristiche distinte, diverso l'una dall'altra e anche delle caratteristiche di colorabilità nelle sezioni istologiche diverse. Le fibre elastiche invece sono fatte da tutt'altre proteine che sono la elastina e la fibrillina. Di ciascun tipo di fibre bisogna sapere di cosa sono composte, com'è la loro organizzazione strutturale, le caratteristiche e le proprietà che danno al tessuto e dove le trovo maggior mente rappresentate cioè in quali tessuti e in quali organi, in quali distretti corporei. Il **collagene** è una delle proteine più rappresentate, più abbondanti nelle cellule, nei tessuti dei vertebrati superiori. Solo il collagene rappresenta dal 25 al 30% di tutte le proteine di cui siamo composti. Parliamo di collagene, ma sarebbe più appropriato parlare di collagene al plurale perché racchiudo una famiglia e tante diverse proteine che hanno tutte una base comune, un'organizzazione comune, per cui le chiamiamo tutte collagene, ma che si differenziano allo stesso tempo l'una dall'altra. Sono stati attualmente identificati 28 tipi di collagene ma probabilmente ne stanno emergendo degli altri che vengono numerati con i numeri romani dal tipo 1 fino al numero 28 e che ritroviamo in tabelle, c'è una tabella in entrambi i libri. Non bisogna ricordare tutti e 28 i tipi, però ne citeremo alcuni e almeno quelli che citiamo bisogna ricordarli. Cosa differenzia un tipo dall'altro di collagene? La composizione chimica, quindi quali amminoacidi entrano a determinare la sequenza delle catene polipeptidiche di cui sono fatti, la presenza più o meno spiccata di catene oligosaccaridiche che siano attaccate alle catene polipeptidiche, ma anche come queste catene si associno fra loro in base alla loro organizzazione sovra molecolare, come si associano, se si associano a dare delle fibrille, degli intrecci, piuttosto che altre forme, ma anche si differenziano in base alla loro localizzazione quindi in quali tessuti e organi li trovo in particolare, dove sono distribuiti, in base alla loro funzione specifica e in base alle patologie che possono essere dipendenti alle problematiche legate a quel tipo particolare di collagene, perché esistono diverse patologie dove c'è una mala sintesi del collagene. Cos'è che accomuna tutte queste famiglie di collageni? È che hanno almeno un dominio a tripla elica cioè una parte che è costituita da tre polipeptidi che si uniscono, si avvolgono come un'elica, si intrecciano e in cui ritrovo la ripetizione di alcuni amminoacidi in particolare la glicina che si trova ogni tre amminoacidi e sono frequenti la prolina e la idrossiprolina ed è proprio la presenza ogni tre amminoacidi della glicina che mi garantisce la possibilità di super avvolgimento ad elica delle tre catene, quindi è molto importante che la glicina ci sia e sia ripetuta con regolarità. I tre tipi di collagene più abbondanti nei tessuti connettivi quindi nell'organismo sono il **tipo 1 il tipo 2 e il 3** che sono tutti dei collageni di tipo fibrillare, che si organizzano in fibrille e danno dei fasci, ma non tutti i collageni sono fibrillari che si organizzano in fibrille, accanto a questi più classici e noti, che danno le fibre collagene, abbiamo anche collageni non fibrillari. Per esempio, quelli con tripla elica interrotta che si associano a collageni fibrillari, quelli come quelli di tipo 4 che formano delle specie di reti, e tra questi c'è anche il collagene di tipo 4 come componente importante delle lamine basali, ce ne sono altri che fanno delle strutture esagonali, altri che fanno filamenti a collana di perle, altri che costituiscono delle fibrille di ancoraggio per l'interazione con altri tipi di fibre, con collagene di tipo fibrillare. Quello che vediamo a sinistra è il più classico, un collagene fibrillare che si associa a dare delle fibre, dei fasci di fibre, sono molto lunghi e decorrono a volte dritti a volte più ondulati. Quindi quando parliamo di fibre collagene nella MEC ci riferiamo a delle strutture fibrillari che sono composte fondamentalmente di collagene di tipo 1 che sono quelle più diffuse, più rappresentate. Il collagene di tipo 1 è il solo quasi presente nel tessuto osseo, il più rappresentato nei tendini nel derma, ma come anche in vari connettivi, quindi è grande protagonista. Che caratteristiche hanno le fibre collagene? Sono molto resistenti alla trazione per la loro conformazione in fibrille, sopportano la trazione parallelamente alla loro lunghezza ma a fronte di questa grande resistenza sono anche inestensibili, non sono granché elastiche, quasi per niente. Vediamo molto bene il loro andamento a volte ondulato a volte rettilineo, nelle immagini al SEM vediamo che presentano una particolare bandeggiatura dovuta al fatto che c'è un'alternanza di bande più chiare e bande più scure e questa alternanza hanno una larghezza e si ripetono con una periodicità fissa di 64 nanometri. Da cosa dipende questa presenza di bande chiare e scure? Dipende da come sono sistemate fra loro le molecole di collagene nel dare la fibrilla e poi quando le fibrille si uniscono insieme nel dare le fibre. Ogni molecola di collagene si allinea con un'altra testa coda. Ma tra l'una e l'latra rimane uno spazio vuoto, sono sfalsate per almeno un quarto della loro lunghezza. In queste zone chiamate **zone GAP** dove manca, dove c'è il buco tra una molecola di collagene e quella successiva, con i trattamenti per l'osservazione al microscopio elettronico con dei metalli, Sali pesanti, diventano punti in cui i Sali si accumulano e la vediamo come banda più scura rispetto alle zone dove i sono solo molecole non c'è un punto senza molecole in cui i metalli si depositano molto meno e appaiono come bande chiare. Questo per dire che c'è una disposizione molto regolare, precisa, ordinata e ripetuta. ![](media/image276.jpeg) Le fibre elastiche. Qui cambiamo completamente genere perché cambia la composizione. Non abbiamo più il collagene, ma sono composte da un core, quindi una parte interna che è quella preponderante quantitativamente, 90% circa di una proteina che si chiama **elastina** e attorno a questo core di elastina abbiamo una serie di microfibrille di **fibrillina** che è una glicoproteina. Sia la fibrillina che l'elastina sono importanti nel conferire la caratteristica dell'elasticità che hanno le fibre elastiche e anche se l'elastina quantitativamente è quella maggiore, la fibrillina è comunque fondamentale perché è proprio a partire dalle microfibrille di fibrillina che inizia il processo di aggregazione di assembramento delle fibre elastiche, quindi prima di aggregano le microfibrille di fibrillina e poi le molecola di elastina neosintetizzate attorno ad esse si organizzano per dare questa tipologia. Le varie molecole di elastina sono collegate fra di loro da vari legami ![](media/image278.jpeg) Le cellule del tessuto connettivo vengono divise in due grandi gruppi: **cellule residenti o fisse**, che sono quelle che stanno tutta la loro vita nel connettivo, che si differenziano, che maturano e si sviluppano nel connettivo e li trascorrono la loro vita e svolgono sempre la loro funzione. Quindi originano e rimangono sempre nel connettivo. Per differenziarle invece dalle **cellule non residenti** che vengono anche dette mobili, anche dette libere, migranti, che sono quelle che invece non stanno sempre nel connettivo, ma arrivano nel connettivo dal torrente circolatorio quando sono richiamate da particolari condizioni di necessità, quindi sono cellule transitorie nei tessuti connettivi, cioè ci vanno solo all'occorrenza e quando hanno fatto quello che devono fare poi se ne vanno. Il prefisso mi indica due profili funzionali diversi della stessa cellula, cioè con blasto intendo una cellula giovane attiva impegnata nella sintesi e nella secrezione della componente della matrice extracellulare, con cito mi riferisco a quella stessa cellula in una fase più matura, quiescente in cui ha smesso, non si occupa più di sintetizzare la matrice extracellulare, però sono di fatto la stessa cellula in due fasi di vita. Spesso i blasti dopo che hanno sintetizzato, rilasciato i componenti della MEC si trovano completamente avvolti dalla matrice extracellulare e si trasformano in citi. Ovviamente con qualche modificazione morfologica nel passaggio da un tipo ad un altro. Di tutte queste fibroblasti e fibrociti sono quelli che troviamo più frequentemente nei tessuti connettivi soprattutto nei connettivi propriamente detti, i condroblasti condrociti sono nel tessuto cartilagineo, sono le principali cellule residenti nel tessuto cartilagineo; osteoblasti, osteociti e osteoclasti sono tre tipi cellulari che troviamo nel tessuto osseo; odontoblasti e cementociti li trovo a livello del dente; gli odontoblasti sono quelli che producono nella matrice la dentina e i cementociti sono quelli che si trovano a livello della radice dei denti dove c'è il cemento; adipoblasti e adipociti sono del tessuto connettivo adiposo; i reticolociti sono del tessuto connettivo reticolare; i periciti li trovo attorno agli endoteli dei capillari, poi abbiamo macrofagi fissi e mastociti che sono invece cellule con funzioni difensive, cellule con granuli che stanno normalmente nei tessuti connettivi che contengono sostanze tra cui eparina e istamina, attraverso il rilascio di sostanze contenute nei granuli i mastociti sono importanti regolatori delle risposte infiammatorie e anche nei fenomeni di ipersensibilità immediata. Poi c'è una quota di macrofagi fissi che se ne stanno a pattugliare i tessuti connettivi Tra i non residenti abbiamo tutta una serie di cellule che hanno fondamentalmente una funzione difensiva quindi vari tipi di leucociti, granulociti linfociti, plasmacellule quindi linfociti B già attivati e produttori di anticorpi e anche una quota di macrofagi che possono accorrere in caso di bisogno, in caso di infiammazione o di infezioni che quindi arrivano dal torrente circolatorio i monociti, passano dentro al connettivo, nel connettivo si trasformano in macrofagi, quindi monociti/macrofagi sono due stadi funzionali della stessa cellula, i monociti nel torrente circolatorio quando arrivano a livello dei tessuti si trasformano in macrofagi. Un tipo di cellula che si incontra abbastanza frequentemente ma che non avremo più modo di commentare quindi ne parliamo qui è quella dei miofibroblasti. Già la parola ci fa capire che hanno alcune caratteristiche simili alle cellule muscolari lisce perché si chiamano "mio" e alcune caratteristiche che le fanno somigliare ai fibroblasti, ecco perché si chiamano fibro. Hanno una forma irregolare, di solito stellata, ma sono comunque di forma allungata, sono dei grandi produttori di collagene in particolare di collagene di tipo 1 e in questo somigliano ai fibroblasti, ma sono anche molto ricchi proteine del citoscheletro in particolare di actina e di miosina come analogamente alle cellule muscolari e legato a questo fatto c'è ![](media/image281.jpeg) Per quanto riguarda invece i **macrofagi**, anche questi incontrati frequentemente, sono spesso il secondo tipo cellulare più frequente, tutt'altra funzione rispetto a quella dei fibroblasti, è quella di difendere. I macrofagi sono dei grandi mangiatori, fagocitano quello che può essere pericoloso e che può essere danneggiato. Vengono anche detti istiociti, derivano come già detto dai monociti circolanti nel sangue che una volta migrati maturano e diventano macrofagi. Si trovano praticamente nella maggior parte degli organi e a seconda della sede in cui svolgono la loro funzione di macrofagi a volte sono così specializzati che prendono anche nomi diversi, ma sono sempre e comunque dei macrofagi. Per esempio, a livello del fegato Lezione del 23 Novembre CITOLOGIA E ISTOLOGIA ![](media/image287.jpeg) 1. 2. - - - - 1. MATRICE PERICELLULARE O CAPSULARE: "peri" = vuol dire intorno infatti è quella che sta più vicina, adesa ai condrociti come se formasse una sorta di capsula. Presenta un collagene di tipo VI. È molto ricca di glicoproteine (fibronectina, laminina, condronectina) ed è molto ricca di proteoglicani e di GAG solforati, ovvero quelli che danno la caratteristica di estrema basofilia 2. MATRICE TERRITORIALE: si trova intorno alla matrice pericellulare. Raccoglie i gruppi isogeni cioè i condrociti che si sono originati per mitosi da uno stesso condrocita e che occupano inizialmente la stessa lacuna e che poi tendono ad allontanarsi mano a mano che secernono la matrice ed a occupare matrici diverse ma rimangono abbastanza vicini l'uno all'altro, costituiscono un gruppo esogeno attorno alla singola 3. 1. 2. 3. ![](media/image294.jpeg) ![](media/image296.jpeg) 1. 2. 3. PERICONDRIO CARTILAGINE ELASTICA ![](media/image298.jpeg) CARTILAGINE FIBROSA O FIBROCARTILAGINE ![](media/image306.jpeg) - ACCRESCIMENTO PER APPOSIZIONE - ACCRESCIMENTO INTERSTIZIALE ![](media/image308.jpeg) - Cellule endostali e periostali: le prime si trovano nell'endostio e le seconde nel periostio (guaine che avvolgono internamente e esternamente l'osso). Queste sono cellule osteoprogenitrici ovvero cellule dalla cui attività mitotica si generano nuovi osteobalsti. - Osteoblasti: sono cellule attive nella produzione della matrice. Producono inizialmente una matrice che viene chiamata osteoide che non è mineralizzata, solo successivamente viene a calcificarsi. Gli osteoblasti hanno il compito non solo di deposizione della matrice osteoide ma anche di trasformazione di questa matrice da osteoide in matrice calcificata. Una volta che gli osteoclasti sono rimasti intrappolati nella matrice calcificata si trasformano in osteociti. - ![](media/image313.jpeg) 1. 2. ![](media/image317.jpeg) ![](media/image320.jpeg) - Ossa lunghe: dove prevale la dimensione della lunghezza - Ossa brevi: lunghezza e larghezza sono simili (carpo e tarso) - Ossa piatte (calotta cranica, sterno, coste, scapola) - Ossa irregolari (ad esempio quelle delle vertebre) ![](media/image323.jpeg) - Esterno: **periostio**, il quale è formato da due strati uno strato fibroso esterno dove troviamo collagene e fibroblasti e uno strato interno detto cambiale dove si trovano le cellule periostali che sono osteogeniche. - Interno: **endostio**, è formato da un solo strato contente numerose cellule endostali sempre osteoprogenitrici. - Endocondrale o indiretta: in cui il t. osseo si forma partendo da un modello cartilagineo preesistente che viene eliminato e sostituito dal tessuto osseo. Si chiama indiretta per evidenziare che si parte dal tessuto mesenchimale il quale dà origine al - Intramembranosa o diretta: si ha quando il t. osseo si forma direttamente dalle cellule mesenchimali che proliferano e si differenziano dando origine agli osteoblasti. Così si formano tutte le ossa non di sostegno. ***IL*** ***SANGUE*** ![](media/image325.jpeg) LE FUNZIONI DEL SANGUE IL SANGUE IL PLASMA 1. ![](media/image332.jpeg)andranno a creare dei pori sulla superficie dei loro target, cellule per esempio tumorali, batteri o virus, **determinando** **la** **loro** **lisi**; 2. collaborerano ne**l** **processo** **di** **opsonizzazione** (riconoscimento di un particolare patogeno che viene marcato, e che in seguito grazie ai macrofagi e ai neutrofili verrà fagocitato ed inglobato per essere digerito e degradato) 3. 4. IL SISTEMA DEL COMPLEMENTO. STUDIO DEGLI ELEMENTI FIGURATI DEL SANGUE ![](media/image335.jpeg) ![](media/image337.jpeg) EMOPOIESI ![](media/image339.jpeg) GLI ERITROCITI LA MEMBRANA PLASMATICA ERITROCITA ERITROPOIESI ![](media/image351.jpeg) I GRUPPI SANGUIGNI ![](media/image355.jpeg) LE PIASTRINE IL PROC ESSO DI EMO STASI 1. **La** **fase** **vascolare,** 2. 3. 4. **e** **infine** **quella** **di** **retrazione** **del** **coagulo** VIA INTRINSECA E VIA ESTRINSECA ![](media/image365.jpeg) PLASMA E SIERO ##### I LEUCOCITI ##### {#section-4} ![](media/image368.jpeg) CLASSIFICAZIONE DEI LEUCOCITI ![](media/image370.jpeg) IL SISTEMA IMMUNITARIO. ![](media/image376.jpeg) IL MONOCITA ![](media/image382.jpeg) ##### INTRODUZIONE ##### ISTOLOGIA ##### TESSUTO NERVOSO ![](media/image384.jpeg) ###### TESSUTO NERVOSO: i neuroni ###### TESSUTO NERVOSO: dominio somato-dendritico ###### TESSUTO NERVOSO: dominio assonale ![](media/image391.jpeg) ###### TESSUTO NERVOSO: classificazione dei neuroni 1. 2. 3. 4. 1. NEURONI SENSITIVI, detti anche sensoriali, che sono afferenti, cioè sono neuroni che portano informazioni di tipo sensoriale che provengono sia dall'ambiente esterno che dall'ambiente interno dell\'organismo e le portano al SNC, dove queste informazioni vengono integrate ed elaborate. 2. NEURONI MOTORI detti anche efferenti, in cui invece l'impulso è dal SNC verso la periferia, verso i vari: cellule, tessuti, organi effettori, che ricevono indicazioni da questi neuroni. 3. INTERNEURONI detti anche neuroni associativi o neuroni intercalari, che sono quelli che, si capisce anche dal termine, mettono in contatto i neuroni tra loro, quindi anche i neuroni sensitivi con i neuroni motori. ###### TESSUTO NERVOSO: nevroglia ![](media/image400.jpeg) - Gli astrociti, che ho messo per primi perché sono quantitativamente quelli più numerosi a livello del SNC appunto che si dividono in due sottotipi, gli astrociti protoplasmatici e gli astrociti fibrosi - - - - - ###### NEVROGLIA DEL SNC: oligodendrociti ![](media/image402.jpeg) ###### NEVROGLIA DEL SNC: cellule ependimali ###### NEVROGLIA DEL SNC: cellule microglia ![](media/image405.jpeg) ###### TESSUTO NERVOSO: nevroglia del SNP ###### TESSUTO NERVOSO: neurilemma ![](media/image407.jpeg) ###### TESSUTI CONNETTIVI A PROTEZIONE DEL NERVOSO: le meningi ###### TESSUTI CONNETTIVI A PROTEZIONE DEL NERVOSO: organizzazione ![](media/image412.jpeg) ##### CONDUZIONE DELL'IMPULSO NERVOSO ##### SINAPSI ![](media/image417.jpeg) ![](media/image450.jpeg) STUDIO DELLA CELLULA: ESAME CITOMETRICO MISURA CARATTERISTICHE CELLULARI ##### COSA E' LA CITOMETRIA A FLUSSO? #### CAMPI DI INDAGINE DELLA CITOFLUORIMETRIA - immunofenotipico ( recettori, adesioni) - Espressioni citochine ( permettono di attrarre globuli bianchi) - In che fase del ciclo è la cellula ( per esempio studi in ambito oncologico) - Proliferazione - Apoptosi - Cell sorting CITOMETRI PIU' O MENO COMUNI #### Come funziona l'analisi del citometro? ![](media/image459.jpeg) ##### APPLICAZIONI TRASVERSALI CITOMETRIA A FLUSSO ##### FASI DELLO STUDIO DELL'IMMUNOFENOTIPO: CAMPIONE - ***Le colture cellulari***: le cellule vengono mantenute in laboratorio dove, a temperatura costante, sono coltivate in un terreno. Se son in sospensione sono facili da recuperare e da usare per la preparazione citometrica (come la sabbia) - *Le cellule aderenti*: cellule che crescono adese alla piastra devono subire un processo di distaccamento, e le cellule si attaccano alla piastra di coltura perché ![](media/image461.jpeg) - FASI DELLO STUDIO DELL'IMMUNOFENOTIPO: COLORAZIONE ##### TECNICHE DI IMMUNOFLUORESCENZA IN CITOMETRIA A FLUSSO - - Possibilità di creare un segnale rilevabile identificato sotto forma di colore. LEZIONE 19 -- 14/12/22 ![](media/image479.jpeg)