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diritto romano familiae civitas storia antica

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Questi appunti trattano di diritto romano, in particolare del ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale. Sono un'introduzione alle famiglie romane, al loro potere (potestas) e alla loro struttura politica. Il pater detiene il potere assoluto su tutti i membri della famiglia e la struttura della famiglia è vista come una comunità politica autonoma.

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Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organ...

Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale 1. Le familiae, gli altri gruppi originari e la civitas La forma di organizzazione originaria dei gruppi che vivevano sui sette colli era la familia, è nella familia che i più antichi romani trovavano la risposta alle necessità di protezione e di soddisfacimento ai bisogni primari degli individui. La familia era sottoposta al potere (in epoca più recente, genericamente definito potestas) di quello che appare come un vero e proprio signore, il pater. L’embrione della futura civitas romana nasce dall’incontro volontario fra familiae i cui patres, veri e propri sovrani di una comunità politica, cedono una parte della loro sovranità. La familia appare invero una tipica comunità politica, cioè una comunità dotata di un organo di governo, con due scopi essenziali: il mantenimento dell’ordine interno e la difesa verso l’esterno. Dalla familia non si esce nella fase più antica (è ancora di là da venire l’istituto dell’emancipazione); non si può appartenere che a una sola familia, quella paterna: l’unico rapporto che conta ai fini della tutela sui fanciulli e sulle donne, della successione ereditaria e della celebrazione del 1 Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale culto degli antenati è infatti quello fondato sulla adgnatio, la parentela per linea maschile che unisce tutti i discendenti da un comune capostipite. Nella familia si entra: innanzitutto vi entrano i figli e i loro nipoti, poi la moglie del pater o dei suoi discendenti, laddove fosse stata sposata cum manu, cioè nelle forme previste dallo ius civile (confarreatio, coemptio, usus), infine gli schiavi, che in quest’epoca stanno sullo stesso piano dei figli. Sono infatti tutti soggetti al potere assoluto del pater, originariamente definito manus, dalla imposizione della mano come simbolo di dominio e di appartenenza. Il pater ha su di essi il diritto di vita e di morte. Anche la proprietà (mancipium, da manum capere) ha i caratteri della sovranità: è assoluta. Contro chiunque vi attenti, sia sottraendo la disponibilità di un bene (furtum) al suo signore (dominus, erus), sia danneggiandolo (damnum), il pater procede immediatamente alla damnatio, cioè alla messa a morte. Il carattere originario della familia, ovvero il fatto che questo organismo non deriva la sua esistenza e il suo riconoscimento da parte di un ente superiore (per es. lo Stato), e ha invece le caratteristiche di una vera e propria comunità politica autonoma, si coglie da una serie di considerazioni. 2 Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale Il pater ha infatti il potere di vita e di morte sui membri della familia (ius vitae ac necis) questo suo potere – come è tipico di un potere sovrano di governo – ha un carattere unitario, identificandosi all’origine nella manus, sia che si esplicasse sui figli, sugli schiavi o sulle cose. L’uscita da una familia viene definita capitis deminutio (cioè perdita di un membro) anche se, come nell’ipotesi di emancipatio, comportava da parte della civitas l’acquisto di un nuovo soggetto pienamente capace sotto il profilo giuridico: la prospettiva è dunque quella della familia che perde un membro in virtù della emancipatio compiuta dal pater e non della civitas che acquista un nuovo soggetto di diritto. Il potere del pater (successivamente detto potestas) era tale da vincere il potere (potestas) del figlio magistrato. Narrano infatti le fonti che un padre, che non voleva che il figlio facesse approvare una legge sgradita alla sua parte politica, andò nell’assemblea popolare, prelevò il figlio e se lo portò a casa interrompendo la procedura di voto e la approvazione della legge. La liberazione dello schiavo (manumissio), atto volontario del pater, si ripercuoteva sulla stessa composizione della civitas che acquisiva così un membro in più. 3 Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale Il pater si sceglieva inoltre il suo successore: è infatti probabile la maggiore antichità della successione testamentaria rispetto a quella ab intestato per cui invece tutti i figli succedevano per parti uguali, per quote. Non si può peraltro assimilare la familia ad una comunità statuale mancando quella che è una caratteristica fondamentale di una comunità statuale: la stabilità nel tempo. La familia invero si rinnova alla morte di ogni pater. Nell’esperienza dei Latini compare anche la gens, organismo fondato su un vincolo di parentela attestato dal nome comune (nomen), dalla partecipazione a culti domestici e dal ricordo di un unico antenato, peraltro impossibile da accertare storicamente e dunque mitico. Accomunava i membri della gens il culto di determinate divinità. La gens non aveva tuttavia funzioni di ordine interno, anche perché generalmente priva di un suo capo, aveva semmai lo scopo di rafforzare le esigenze proprie di singole familiae di difesa verso nemici esterni, e di sviluppare legami di reciproca assistenza, in primo luogo per meglio organizzare lo sfruttamento dei terreni ai fini dell’allevamento del bestiame. Attorno alla gens vi erano i clientes, che erano sotto la protezione del patrono, un membro particolarmente potente della comunità gentilizia, da cui ricevevano la concessione precaria di porzioni di ager publicus e più 4 Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale tardi l’assistenza in giudizio. Dall’istituto della clientela emerge la centralità nella comunità arcaica del principio della fides, cioè dell’affidamento, principio che precorre il fenomeno giuridico, diventandone poi il fondamento. A un certo punto però nemmeno la gens fu più ritenuta sufficiente a garantire una adeguata protezione ai membri delle singole familiae. In un primo momento la strada seguita per dare una risposta alle nuove esigenze di allargamento delle alleanze sembra essere stata quella di federazioni (legae) di tipo religioso fra gruppi di familiae abitanti villaggi (pagi) contigui. Nel Lazio ebbe notevole importanza la federazione dei triginta populi Albenses, lega organizzata attorno a un centro religioso situato sul monte Albano in cui veniva venerata una comune divinità: Iuppiter Latiaris, il centro politico era Alba Longa. Non diversa doveva essere nella sostanza la federazione del Septimontium che raggruppava i villaggi situati sulle sette cime di Palatino (tre cime), Esquilino (tre cime) e Celio. Il crescere della ricchezza, da una parte richiese una più efficace organizzazione per difenderla, dall’altra diede vita a mercati, strade, e quindi a regole giuridiche più complesse che presupponevano una associazione più ampia che non la comunità a base parentale: la civitas, 5 Corso di Laurea: Servizi Giuridici Insegnamento: Diritto Romano Numero lezione: 1 Titolo: La Monarchia. Il ruolo delle familiae e la prima organizzazione statuale appunto, ovvero la città-stato. Dal carattere paritario dell’ordinamento curiato, dal fatto che i patres conservavano una sfera significativa di prerogative politiche, dal ritorno ai patres, alla morte del capo della civitas (rex), di importanti prerogative, dal fatto che in questo frangente i patres esercitassero paritariamente il potere, a turno, cinque giorni ciascuno, dalla natura della adrogatio, che presupponeva il consenso delle curiae a mutamenti dei rapporti di forza interni alla comunità e relativi alla vita delle singole familiae, si desume che la civitas doveva avere all’origine una formazione sostanzialmente consensuale. La civitas appare dunque come un insieme di comunità sovrane a base parentale. 6

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