Didattica della Storia 1 PDF 2023/2024
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2024
Massimo Giuseppe Della Misericordia
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This document is lecture notes for a History teaching course. It discusses the curriculum, exam structure, and historical periods from prehistory to the fall of the Western Roman Empire. The course emphasizes the use of primary sources and critical analysis of historical narratives. It includes historical periods, sources and teaching methods.
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STORIA E DIDATTICA DELLA STORIA 1 Massimo Giuseppe Della Misericordia 2023/2024 Introduzione Dalla preistoria al 476 d.C. con la caduta dell’impero romano d’Occidente. Al quinto anno storia e didattica della st...
STORIA E DIDATTICA DELLA STORIA 1 Massimo Giuseppe Della Misericordia 2023/2024 Introduzione Dalla preistoria al 476 d.C. con la caduta dell’impero romano d’Occidente. Al quinto anno storia e didattica della storia 2 (in cui si a ronteranno gli argomenti che non si a rontano qui). Due unità di uno stesso percorso formativo. Le lezioni si articolano in tre moduli: 1) Manuale (pronuncia autore /leppìn/) 2) Scrivere, scrivere nomi, descrivere la società nella storia. Vuole partire da un tipo speci co di fonte che è il nome personale per capire cosa a partire dal nome personale possiamo capire delle società storiche e delle trasformazioni culturali. 3) Esperienze didattiche: è giusto che ci sia sia la storia sia la didattica della storia essendo la denominazione completa di questo corso storia e didattica della storia. Esperienze che si sono strutturate come tesi di laurea, libro di Fredella. Fin dalla scuola dell’infanzia si strutturano esperienza di storia collegate al territorio, a particolari situazioni di contesto. I nomi delle bambine e dei bambini della scuola dell’Infanzia, attività da sperimentare. Non c’è solo l’impianto tradizionale della storia in generale, ci sono le storie locali, con temi particolari. Le sintesi manualistiche risultano aride rispetto a un certo tipo di progettazione. Esame scritto: concentra la parte più cospicua, ha la maggiore quantità di punti. Lo scritto richiede più tempo dell’orale. Parte manualistica: preparazione piuttosto tradizionale (messi a fuoco i fenomeno più importanti, le gure principali e la loro cronologia). Nello scritto su Fredella: domande sulle premesse teoriche, riferimenti alle indicazioni nazionali vigenti e alcune posizioni di tipo teorico di autori che sono decisivi per inquadrare anche le pratiche. Sfatare alcuni luoghi comuni: insegnato e studiamo storia per non ripetere gli errori del passato. C’è l’evidenza che gli errori del passato si continuano a riproporre se questo è l’obbiettivo allora l’insegnamento della storia è inutile perché evidentemente non produce l’e etto che le persone si astengano da guerre, violenze e altri comportamenti distruttivi. Pagine su cui so ermare l’attenzione: parte terza si intitola Esperienze, all’esame viene chiesta in modo analitico. Alcune esperienze nate come tesi di laurea condotte per storia e didattica della storia 1. Le attività hanno senso rispetto a un contesto, rispetto a degli obbiettivi. Nella prova verrà chiesto di mettere a fuoco le diverse attività progettate e poi operate nelle diverse progettazioni. Un’attività è stata fatta al museo civico di Crema, diversa dall’esperienza al museo della civiltà contadina di Cornaredo (esempio di domanda), di erenza tra le due esperienze. Il piccolo museo allestito in classe lo si può fare attraverso fotogra e. Soggetti che le persone hanno a casa i reperti archeologici non si possono gestire in un museo in classe. Museo Legnano: esperienza didattica sull’utilizzo di determinati dispositivi tecnologici durante il 2020 periodo del primo con namento introdotto in Italia. Questi dati di contesto che rendono speci ca ogni esperienza, rendono più avanzata la capacità di progettazione in modo contestuale. Esame: scritto e orale. La parte scritta è quella che contiene la maggiore quantità di informazioni dei 30 punti complessivi 25 sono sullo scritto. Lo scritto riguarda il manuale di Leppin e il libro di Fredella e i testi della seconda parte (nome personale). fi ff ff fi fi ff fi ff fi ff Terza parte: discussione sul sussidiario come strumento di insegnamento, presentare due o più ricerche di tesi di laurea. Esempio uso dell’onomastica per ricostruire fenomeni storici, sia i nomi dei bambini sia i nomi storici attestati. La narrazione come strumento per l’insegnamento della storia. Struttura esame Scritto Lo scritto è per la maggiorate un questionario a risposte chiuse e una risposta aperta. Non è un accertamento puramente nozionistico di informazioni, questo è un sottoutilizzo delle potenzialità della risposta chiusa. Risposte multiple prevalentemente o esclusivamente a quattro alternative, una linea del tempo in cui collocare gli eventi fondamentali (magari tre), un riordinamento cronologico (ricostruzione dell’ordine cronologico), corrispondenze o matrici: due ordini di informazioni che bisogna collegare correttamente (esempio museo di Crema, Legnano, Cornaredo - intervista ai nonni, uso di avatar digitali, fotogra e dei reperti fatte dai bambini). Una domanda aperta non su Leppin ma formulata sull’approfondimento monogra co della seconda parte o su una delle lezioni della terza parte. Domande sul manuale analitiche. Figure e momenti fondamentali. La domanda aperta può essere tutto l’argomento di una lezione della seconda o della terza parte, sviluppo di righe circoscritto (si richiede di fare una sintesi, strutturare in non molte righe una struttura densa di contenuti: i tratti fondamentali, elementi salienti di quell’esperienza didattica sulla preistoria, sull’arte rupestre in provincia di Sondrio in 15 righe dire le cose importanti). Punteggi di erenziati, la domanda aperta pesa molto sulla prova. Durata un’ora. 20 quesiti chiusi circa e una domanda aperta (di cui si può scrivere una “brutta” per non scrivere in modo divagatorio). Orale Colloquio sul libro a scelta, 5 punti totali accumulabili. I sommari dei sussidiari. Uno dei maggiori limiti degli insegnamenti della preistoria è che viene con nata in un’unica categoria di preistoria e invece sono epoche lunghe e caratterizzate: mettere a fuoco la diversa identità di Paleolitico, Neolitico e Età dei metalli, per un insegnamento futuro competente. Passaggio dalla preistoria alla storia che si data all’invenzione della scrittura 3000 a.C. circa. Gli Ebrei chiesti sempre nel test scritto. Schema, griglia (che mette a disposizione): temi, collocazione nel tempo, collocazione nello spazio, fonti etc. Il test scritto conterrà una domanda almeno per ciascuno degli aspetti che seguono. Temi: le tre parti sono libertà, impero e vera fede: lo sviluppo della polis greca e della democrazia, lo sviluppo del dominio romano e in genere della struttura dell’impero antico. La collocazione nel tempo: il manuale ha uno strumento, la cronologia nale che può guidare lo studio. Esempio: editto di tolleranza di Costantino collocarlo dopo che l’editto di Teodosio ha reso obbligatorio il culto cristiano. Editto di tolleranza di Costantino è del 313, gli editti di Teodosio che rendono il Cristianesimo l’unica religione consentita all’interno dell’impero sono circa del 380. Invertirli è molto illogico: che il Cristianesimo prima sia stato obbligatorio e poi solo tollerato. fi fi fi ff fi La collocazione nello spazio: inserto cartogra co del manuale, strumento utile. Capire dove era collocata Cartagine è fondamentale ad esempio per comprendere le guerre puniche e il fenomeno dell’espansionismo romano. Le fonti: con quali fonti comprendere il mondo greco arcaico, i poemi omerici sono una fonte? Come viene a rontata la storia degli Ebrei nei sussidiari alla base c’è un problema di fonti, prendere il racconto biblico come fonte storica. È uno dei problemi che a ronta il manuale, fonti archeologiche e fonti scritte dell’epoca giudaica dicono cose diverse. Capire dove sta la contraddizione. Il contesto (politico, sociale e culturale) Interpretazione storica: quando l’autore presenta un problema aperto da un punto di vista interpretativo e quando esprime una sua opinione. Passi in cui l’autore non si limita a dare informazioni necessariamente accettate ma propone una sua interpretazione. Stereotipi e nozioni di senso comune: Quando l’autore sente la necessita di sottolineare la distanza tra quanto accertato dalle ricerche accademiche e il senso comune o stereotipi che non sono di senso comune ma tramandati anche dalla manualistica. I luoghi comuni della storia ebraica, conoscendo il racconto biblico si pensa che il fenomeno dell’esodo presenta solo il problema di capire quando c’è stato veramente. Il passaggio alla realtà storica delle terre palestinesi prima del 1000 a.C. è molto più complesso. Nella risposte multiple: risposta molto sbagliata, risposta giusta, risposta non così evidentemente sbagliata e la risposta di senso comune (questa è quella che molto spesso attrae). Si sbaglia deducendo sulla base di informazioni di senso comune ala risposta corretta, caso tipico: riconoscimento della schiavitù da parte dei cristiani, nel I secolo d.C. pervengono anche a un riconoscimento dell’ordine romano che prevede un’ assoggezione all’autorità dell’imperatore ma anche una non opposizione alle strutture socio-economiche della società romana, una di queste è la schiavitù. Il cristianesimo di uso dalle lettere di Paolo è un cristianesimo che non si pone in modo critico rispetto all’esistenza della schiavitù: gli schiavi devono obbedire ai loro padroni, i padroni devono trattare umanamente gli schiavi. Si tende a pensare che il cristianesimo non abbia approvato la schiavitù in una situazione di risposta multipla. Lo studio accademico come momento di epurazione di categorie generiche di senso comune. ———————————————————————————————————————— PRIMA PARTE - STORIA GENERALE L’EREDITA’ DEL MONDO ANTICO LEPPIN La polis greca. L’evoluzione politica di Atene e Sparta Racchiudere la storia greca sotto l’insegna della libertà signi ca assumere il punto di vista dei greci. In particolare dal modo in cui i greci stessi hanno rappresentato e tramandato la fase delle guerre contro l’impero persiano. Questo ci pone davanti a un tema rilevante: come le fonti tramandano rappresentazioni e interpretazioni diverse degli stessi eventi. Le fonti non hanno carattere neutrale, quando ci si da del punto di vista di una delle parti si ff ff fi fi fi ff nisce per perpetuare la sua visione e la sua propaganda si potrebbe anche dire. Città greche: libertà - impero persiano: sudditi. Modo di rappresentare questi eventi canonizzato dal racconto storiogra co di Erodoto e dalla tragedia di Eschilo. Un’opera letteraria e un’opera storica che hanno fondato una visione polare dell’occidente e dell’oriente. Dalla parte dell’occidente stava la libertà e dalla parte dell’oriente l’asservimento al potere come quello dell’imperatore. Se volessimo trovare una rappresentazione molto diversa dei persiani basterebbe guardare a un’altra grande fonte culturale che è il racconto biblico dove i persiani sono rappresentati in modo positivo come coloro che hanno consentito agli ebrei di tornare nella loro terra da cui erano stati deportati dai babilonesi. Qual’è la realtà storica. L’autore comincia a seguire cronologicamente lo sviluppo della civiltà greca. A pagina 19 l’autore fa un breve riferimento alla civiltà micenea come premessa del mondo greco, senz’altro avanzata dal punto di vista militare, organizzata intorno a palazzi che erano il luogo di esercizio di un potere di tipo elitario (XIV - XIII secolo). Entra in una fase di crisi in cui si veri cano forme di regresso e abbandono di strumenti che erano stati conquistati dalla civiltà micenea. Per questi secoli segnati dalla decadenza si usano espressioni come “medioevo ellenico” o “secoli bui”. Rappresentati come una sorta di intermezzo tra la civiltà micenea e il successivo sviluppo della Grecia. La scrittura: usata dalla civiltà micenea o il carro da guerra. Società impoverita, frammentaria, ritorna a livelli più elementari di organizzazione socio-istituzionale. Il discorso del manuale diventa più approfondito e analitico a partire dall’Età Arcaica VIII- VI secolo a.C. segue lo sviluppo del mondo greco da una società aristocratica all’organizzazione della polis democratica. Per descrivere le forme e le strutture di questa società arcaica di matrice aristocratica in cui contano valori militari, la ricchezza, il dono, il banchetto, fa ampio riferimento a opere letterarie ai poemi omerici e alle opere di Esiodo (pag 20-22). Problema metodologico: problema dell’uso delle opere letterarie come fonte. A quali condizioni si possono utilizzare in tal senso. Questo presenta problemi di tipo analitico: i promessi sposi possono essere una fonte storica? La risposta è si a condizione che se ne faccia una lettura speci ca, assumendo il fatto che non sono opere che hanno nemmeno la pretesa di essere storiogra che. Diventa vano cercare di identi care la realtà storica dei singoli personaggi. I poemi omerici presentano molti problemi, la gura di autore, l’età a cui si riferiscono, i riferimenti non sono databili in senso stretto a un periodo. La lettura che l’autore ne fa: valorizzare in queste per l’espressione di determinati valori. Non tanto fatti e persone, i poemi omerici esprimono la cultura della componente aristocratica della Grecia Arcaica. Opere che permettono di comprender eun universo di credenze, attribuzioni di valori: dono, ospitalità, valori guerrieri. In Esiodo si può trovare il mondo del lavoro nei campi, il senso di giustizia e mancanza della giustizia degli umili, anche di fronte a un’opera non storica abbiamo una rappresentazione del mondo che ci consente di penetrare in alcuni aspetti della mentalità del tempo. Odissea: piccoli re, con piccoli regni che costituivano un mondo estremamente diviso con un senso di unitarietà interno. Lo sviluppo della Polis Non si deve pensare che la forma della città e della città stato (città autonoma che fa capo solo a sé stessa) sia solo greca, risale a millenni prima dell’area della Mesopotamia. C’erano altre popolazioni che erano organizzate attraverso città autonome, il mondo dei fenici ad esempio. Ciò che è davvero peculiare del mondo greco, che lo distingue dal mondo romano, è la grandissima partecipazione della cittadinanza alla vita politica della Polis. Anche Roma è una repubblica ma non c’è paragone in termini di coinvolgimento della popolazione e della città nel suo governo. Segue il caso di Atene e fi fi fi fi fi fi fi lo paragona a Sparta. Presenta Dracone, Solone, Pisistrato e Clistene. Spiega il passaggio dalla società aristocratica e monarchica a uno sviluppo come quello della città di Atene. Li ricorda per alcune riforme particolarmente importanti. Dracone: 620 a.C. riforma della giustizia che costringe a sottoporre a un tribunale quelle ragioni di con itto che prima erano risolte con la pratica della faida. Il problema del rapporto vendetta-giustizia è sentito dalla stessa cultura greca. La pratica della faida non è violenza sregolata, scoppio d’ira, esplosione di sentimenti distruttivi, è un impegno d’onore per gli aristocratici: ritengono che certe o ese, lesioni debbano essere vendicate. Una riforma che sposta il luogo della risoluzione dei con itti dalla giustizia fatta con le proprie mani a un tribunale con pratiche giudiziarie erode parte dell’onore aristocratico, si ritiene che una punizione pubblica debba prendere il posto di forme di amministrazione autonoma della giustizia da parte di chi ha il potere per farlo. Solone: (riferimento pag 27-28) il libro qui entra molto nel dettaglio. Continua sulla stessa linea di Dracone: ra orza l’idea che i delitti debbano essere riservati a tribunali che osservano procedure e non alla forza privata di chi ce l’ha. Interviene su un grande problema dell’economia antica: la schiavitù per debiti. Chi contraeva debiti e non era più in grado di pagarli a un certo punto perdeva la propria libertà a vantaggio del suo creditore: non potendolo pagare in denaro, con prodotti della terra o in merci, niva con il pagarlo con la sua stessa libertà. Queso ra orza e inasprisce le di erenze sociali: dà la possibilità a chi ha più mezzi e soldi, a chi può prestare il denaro, a chi può distribuire prodotti per la sussistenza personale e della famiglia, il potere di farsi padrone di altre persone. Pag 28 (molto nel dettaglio sul libro, tralasciare) Riforma: il libro identi ca le diverse classi di cittadini de nite da Solone, dicendo per quale classe doveva essere il reddito, i nomi delle diverse categorie, l’entità di reddito misurato in grado che faceva si che si appartenesse a una classe o all’altra ( n troppo dettagliato). Riforma che riguarda la partecipazione politica e i ruoli nell’esercito, la cittadinanza è molto collegata al fatto di prestare servizio militare. Domanda chiusa: Socrate ha anche fatto il soldato (risposta si). Distinzione dei cittadini in base al reddito: non è una società di uguali ma è una società di cui si possono percorrere i ranghi scendo o scendendo a seconda della propria fortuna, della propria capacità. Non è basata sull’idea statica di casta. Periodo in cui Atene viene governata da un tiranno, l’autore dice: tuttavia questo periodo della tirannide non interrompe lo sviluppo che stava avendo luogo ad Atene di indebolimento degli aristocratici. Proprio per il fatto che in questo periodo (dalla metà del Vi secolo al 510) viene governata da una dinastia che esercita un potere personale il cui personaggio più importante è Pisistrato, non viene meno questa tendenza che sta indebolendo le posizioni di vantaggio dell’aristocrazia. Questa tendenza arriva a compimento con Clistene, altro grande riformatore, quando nel 510 si pone ne al periodo della tirannide, si ha una riforma generale della rappresentanza politica, approdo di questo sviluppo della democrazia. Questa riforma viene illustrata pag. 33-34, l’autore descrive nel dettaglio come si divide la cittadinanza: viene introdotta una ripartizione del popolo, si vogliono creare delle unità non più caratterizzate da un’omogeneità di condizione socio-economica ma unità miste da questo punto di vista (tribù). Alla base di tutto il funzionamento della democrazia ateniese non ci saranno i ricchi, medi, poveri che facevano sì che gli interessi di parte potevano avere più immediata rappresentanza. Tribù promiscue dal punto di vista socio-economico. (È importante seguire le concettualizzazioni e non andare e vedere le cose nel dettaglio, comprendere questo processo che tra il VI e VII secolo porta una società in cui ff fl fi ff fi ff ff fl fi fi fi prevalevano i valori aristocratici a questa esperienza così singolare di grande partecipazione politica di tutta la cittadinanza. Assoggettamento degli aristocratici e dei loro con itti a un tribunale pubblico, l’abolizione della schiavitù per debiti e via via diverse forme di costituzione della rappresentanza politica che hanno come esito e obbiettivo di favorire una partecipazione politica larga in cui non si pari cano le condizioni sociali ma davvero per un determinato periodo si sono costituiti dei meccanismi che hanno impedito di far pesare nella vita pubblica i propri vantaggi di natura economica, persistendo le gure dei ricchi e dei poveri non abbiamo una immediata prevalenza di chi ha più capitale materiale e simbolico (amicizie, relazioni) nella vita politica. Oggi i ricchi e i poveri si distanziano sempre di più, percentuale soverchiante di ricchezza del mondo detenuta da 10 persone. Oggi calo partecipazione elettorale, forme di scollamento tra rappresentanti e rappresentati, enorme divario di ricchezze. La Repubblica romana ha lo sviluppo gure di leader che è caratteristico: Cesare, Pompeo, Crasso. La lotta politica romana è una lotta politica di leader, nell’Atene classica esiste una gura che riesce a indirizzare con la sua autorità personale la politica della città per alcuni decenni ed è Pericle. L’ordinamento della città non viene sconvolto dall’a ermazione di singole gure di leader come succederà a Roma). Alcune pratiche importanti, L’uso del sorteggio nelle magistrature: il sorteggio è una pratica importante, molte cariche importanti venivano assegnate così e non per scelta. Questo serviva a promuover parità. Era la sorte a decidere, si impediva a chi aveva più denaro, amici, prestigio di mettere a frutto queste risorse. L’ostracismo: designa da parte dei cittadini di un concittadino che si riteneva pericoloso per l’equilibrio della democrazia e delle città. Si scriveva il nome di un coccio e veniva allontanato dalla città chi veniva menzionato dal maggior numero di cittadini. Meccanismo politici non sono inclusivi ma anche esclusivi. Colui che viene considerato politicamente pericoloso. Questo meccanismo consentiva di colpire anche le ambizioni di gure potenti, non è di sola esclusione di chi si trova in una condizione di debolezza ma è un meccanismo che consente di contenere il potere personale. Questa non è una democrazia del merito o delle competenze (slogan che oggi potrebbe vedere tutti d’accordo), il sistema ateniese era un sistema di rapida rotazione delle persone nelle cariche che consentiva che per un tempo breve per più volte nel corso della vita, una persona potesse essere chiamata all’esercizio di responsabilità di grande peso pur essendo una persona umile, di scarsa cultura etc. Questo vale anche per quelle cariche che oggi non consideriamo politiche quanto più tecniche come quelle giudiziarie. Nelle opere letterarie greche ateniesi emerge una certa di denza e antipatia per gli esperti di diritto, persone che ingarbugliano i problemi. Mentre a Roma i grandi capi politici sono militari, magnati da un punto di vista economico, sviluppo politico e culturale grande ri essione sul diritto non è cos’ ad Atene, lo sviluppo intellettuale di Atene e del mondo greco è semmai nella loso a, nelle scienze. L’esercizio delle armi: non è considerato una minaccia alla democrazia, è la forma in cui si manifesta la partecipazione politica. Nell’organizzazione dell’esercito si svolge una fondamentale evoluzione da uno stile aristocratico a uno democratico, partecipativo, popolare, la cosiddetta riforma opliti: l’esercito delle città greche passa dall’essere un esercito in cui in età arcaica le gure più importanti erano i cavalieri a un esercito in cui le gure più importanti diventano gli opliti che sono i fanti. fi fi fl fl fi fi fi ff fi ffi fi fi fi fi Passaggio da una forma dell’organizzazione della guerra a guida aristocratica a una di tipo collettivo e cittadino. Polarità che si riproduce anche nel Medioevo, nella storia le società in cui la forza principale dell’esercito è rappresentata dalla cavalleria, sono società aristocratiche, a guida aristocratica. Il cavallo è collegato da un punto di vista pratico e simbolico alla dimensione aristocratica (questo è valido dall’età del ferro). Il cavallo è estremamente costoso e il modo di combattere a cavallo per i costi dell’apparecchiatura, il tipo di abilità, di sentimenti sono collegati a questo modo di fare la guerra. Combattimento individuale fondato sul coraggio il cui stile è quello del duello. Ci vuole addestramento. Figure che hanno tempo da dedicare al loro addestramento, che hanno risorse per mantenere il cavallo e avere le relative armi. Ci vuole un certo spirito nell’a rontare la guerra. La fanteria nelle diverse epoche storiche segnala l’a ermarsi di forme di organizzazione collettiva rispetto al privilegio aristocratico. Gli opliti combatte in forma organizzata in ranghi serrati, non conta più l’eroismo individuale, il gesto di valore eccezionale, ma conta la disciplina, la reciprocità. L’attrezzatura con cui si combatte è più accessibile, in questi regimi non era come quando c’erano gli eserciti nazionali no a 20-30 anni fa in cui le armi sono una dotazione dello stato al soldato, il cittadino soldato combatte con le sue armi. (Sparta più aristocratica e guerriera, Atene più democratica che sviluppa la cultura e le arti. Anche la cultura militare di Sparta in realtà partecipa pienamente di questi sviluppi). Cultura: lettura storica signi cativa di elementi peculiari. Il teatro: la presenza della cittadinanza a teatro è un’altra manifestazione dell’abitudine di questa popolazione alla partecipazione, all’intervento nello spazio pubblico. Gli spazi sono signi cativi come può essere la piazza, come si struttura lo spazio della città. La città micenea che è una fase di potere principesco e aristocratico ha al centro il palazzo, al centro della città greca classica c’è la piazza. Il palazzo ricorda il predominio di una famiglia, diverso è se al centro c’è un luogo di incontro e di uso della parola. A teatro vengono messe in scena commedie e tragedie di esplicito contenuto politico, la cittadinanza condivide dilemmi di valore, quando nell’opera teatrale viene messa in scena l’alternativa tra la vendetta personale e il tribunale. Anche per i romani, gli a ollatissimi luoghi di spettacolo non sono privi di signi cato politico, la volontà popolare si esprimeva al circo, teatro, an teatro. Vernant aveva detto che il grande sviluppo culturale e politico greco è anche dovuto al fatto che a un certo punto perde capacità di regolazione una determinata tradizione. In Grecia non c’è una tradizione religiosa consegnata a specialisti, sacerdoti così forte (Egitto) da indirizzare il sistema di credenze e di valore. Il potere politico si indebolisce all’interno di queste piccole e potere monarchie. Piccoli re circondati da aristocratici litigiosi e in competizione tra loro (vedi Ulisse e i Proci). Lo sfaldarsi, l’impossibilità di imporsi di un centro regale o sacerdotale avrebbe lasciato spazio a quelle pratiche di partecipazione e confronti attraverso la ragione e la parola che collegano tra loro democrazia e loso a. I loso testimoniano elementi signi cativi di evoluzione della storia greca: Socrate (uomo del pieno V secolo, condannato a morte all’inizio del IV secolo a.C. è soldato, costantemente impegnato nel dialogo con i suoi concittadini), Platone, ateniese per nascita che non partecipa alla vita politica, Aristotele, meteco straniero che fa parte dei non cittadini, degli esclusi dalla vita politica della città. Il confronto con Sparta Pone una non opposizione Sparta-Atene, conosciamo meno Sparta da fonti interne, è più condizionata dalla visione che gli altri hanno trasmesso di Sparta. Parla di alcune fi fi fi fi fi fi ff ff fi fi ff fi fi peculiarità della società spartana: l’abbandono dei neonati che si teneva di rigettare dalle famiglie. Discorso volto a smussare la di erenza tra Sparta e le altre città greche: in tutte le città greche c’era questa pratica dell’abbandono del neonato ri utato. La particolarità di Sparta è che qui la decisione viene rimessa al consiglio della città, all’organismo politico. Si so erma sul ruolo della donna: nella Sparta che ha queste caratteristiche militari e di meno partecipazione democratica le donne hanno un ruolo maggiore, a causa della frequente assenza degli uomini e del loro prioritario coinvolgimento nelle attività militari (la donna ateniese ha un debole ruolo pubblico, nella città) la donna spartana a erma una posizione più signi cativa. Sul piano dell’organizzazione politica: la società spartana ha un carattere di inferiore partecipazione (distinzione tipizzata a pag 55 degli spartiati combattenti e cittadini a pieno diritto, perieci abitanti delle campagne, gli iloti assimilabili a una condizione servile) anche Sparta evolve dal potere dei due re a un regime in cui è dominante un consiglio. Lo spazio greco e le sue relazioni: “colonie”, persiani, macedoni. I rapporti tra il mondo greco e il contesto e la sua espansione culturale, politica. Si possono identi care alcune tappe: per una lunga fase lo sviluppo del mondo greco è uno sviluppo di singole città autonome, realtà estremamente frammentata che però non manca completamente di una identità unitaria. Si sviluppa in modo più spiccato quando Atene e Sparta difendono la loro autonomia dall’espansione dei persiani. Le guerra fra i greci e i persiani sono un momento decisivo di elaborazione di una identità greca sotto il segno dell’autonomia e della libertà. L’impero persiano intorno al 500 a.C. (fra VI e V secolo a.C.) la potenza del mondo mediterraneo (ha come nucleo l’area dell’Iran, a est della Mesopotamia e a nord del Golfo Persico). I persiani erano riusciti a conquistare Babilonia a organizzare politicamente l’intera area del Vicino Oriente, avevano consentito agli Ebrei di tornare in Giudea, terra dalla quale erano stati deportati dai Babilonesi, arrivano a esercitare il loro potere sull’Egitto. Da questa grande vastità di orizzonti deriva la capacità dell’impero persiano di interferire e condizionare anche le città greche. Le città su cui si esercitava l’in uenza persiana, che riconoscevano essere stesse l’autorità dell’imperatore persiano erano le città della cosiddetta Asia Minore, le città della costa dell’attuale Turchia che facevano parte del mondo greco. Si arriva al confronto militare quando questa in uenza dell’impero Persiano sembra poter minacciare la libertà e l’indipendenza delle principali città greche. Con vicende e singole battaglie (che non chiede di ricordare nel dettaglio), tenere presente solo la cronologia anni 490-479 a.C. (guarda il documento caricato su e-learning, cronologia). Il ruolo che Atene e la sua otta ha in queste vittorie nisce con l’inaugurare un periodo piuttosto lungo del V secolo di predominio di Atene all’interno del mondo greco. La forza militare e politica di Atene fa sì che il V secolo sia segnato da questa egemonia della città di Atene sul mondo greco. Egemonia che dura no alla guerra del Peloponneso (guerra interna al mondo greco). Città guida degli opposti schieramenti Atene e Sparta ma coinvolge anche altre città della Magna Grecia. Guerra che s bra le forze di Atene, è il periodo in cui so re di un epidemia in cui muore Pericle. Il risultato è l’abbassamento della potenza che Atene aveva esercitato, in questa guerra prevale Sparta che succede ad Atene come città guida del mondo greco. Dietro l’egemonia di Sparta torna a ra orzarsi l’in uenza dell’impero Persiano. La città capace di un coordinamento politico diventa Tebe. Battaglia di Cheronea del 338: momento in cui il mondo greco ricade sotto l’in uenza macedone. ff fl ff fi fl fi fi fl fi fi ff ff fl fi ff fl La Macedonia è collegata al mondo greco ma c’è una monarchia unitaria (la Grecia non ha il re dei greci, ha alternativamente una prevalenza di una o dell’altra città), c’è un re e attorno a lui un’aristocrazia guerriera. Abituata a quelle forme di combattimento tipicamente aristocratiche rappresentate dal combattimento a cavallo, un mondo poco aperto ai commerci, più di montagna che di mare e che per certi versi si poteva dire no al IV secolo meno sviluppato della Grecia che però verso la ne del IV secolo con re Filippo e suo glio Alessandro (noto come Alessandro Magno) riesce a diventare dominante rispetto alle città greche. Le città greche non sono state unanimi nell’accettare il predominio macedone e ci sono casi di ribellione contro i re macedoni. Nel caso di Alessandro Magno si tratta di un re di cultura Greca, il fatto che ci sia un re non vuol dire che non c’è più nessuna forma di autogestione da parte delle città. Le città suddite che riconoscono la gura monarchica, gestiscono alcuni ambiti con una certa autonomia. Il ruolo di questo re: opportunità di maggiore unitarietà, altri settori del mondo politico greco ri utano questa opportunità quello che ai loro occhi è un assoggettamento che nega tutta la tradizione peculiare del mondo greco. Con itti interni, divergenze di vedute, tentativi tardivi di rivolta possiamo dagli anni 330 a.C. circa considerare il mondo greco incluso nell’orbita della monarchia macedone. Analisi carta: piena di puntini, questa caratteristica del mondo greco di autonomia delle poleis tra loro ma anche in competizione tra loro, la realtà politica della città stato emerge, non c’è uno spazio di tipo imperiale con una coloritura omogenea. Altro elemento: estensione nel mediterraneo di città di fondazione greca. Ambiguità della carta non sono segnalate diversamente le città di fondazione greca da quelle che non lo sono ma magari hanno solo avuto contatti. Cartagine (città di fondazione fenicia sulle coste africane), Roma tutte segnalate da un unico simbolo (puntino). Carta che mostra questo fenomeno che un pò impropriamente viene chiamato delle “colonie greche”, cioè delle città greche al di fuori della Grecia. Il libro dice che la parola “colonia” non è convincente in rapporto alla realtà greca perché noi per colonia immaginiamo una terra assoggettata ad un’altra nazione. C’è una madrepatria che promuove una guerra coloniale che da luogo a una conquista che assicura a questa nazione delle colonie. Sbagliato riferire alle colonie greche l’idea del colonialismo europeo otto e novecentesco. La guerra del Peloponneso è una guerra tra città greche in senso ampio che fanno a capo ad Atene o a Sparta e che si combatte anche al di fuori della Grecia, nella Magna Grecia (geogra camente italiana). Queste civiltà in realtà sono state lungamente compresenti nel Mediterraneo: in uenze greche ci sono tra gli etruschi, che in uenzano Roma, ci sono in uenze fenice e presenze fenice nella penisola Iberica. Il concetto di impero e il Vicino Oriente antico Il manuale fa un passo indietro per inquadrare il concetto di impero. Ad Atene non c’è un re o un principe, le cariche sono ricoperte a rotazione. Atene non è una democrazia inclusiva: esclude donne, schiavi, forestieri. Un mondo che rivela forme di chiusura. Oltre alle città stato (alcune sono autonome e governate dai cittadini stessi, altre autonome con un piccolo re al loro capo) c’è anche lo spazio più ampio dell’impero o delle grandi monarchie. Parla di quei fenomeno che de nisce con una forzatura attualizzante con l’obbiettivo di avvicinarli alla contemporaneità “fenomeni di globalizzazione” del mondo antico. I fenomeni culturali di cui parla non sono realmente di globalizzazione ma di macroregionalizzazione, di subglobalizzazione. Fenomeni che avvengono intorno al Mediterraneo, Europa Continentale e Vicino Oriente. Ne analizza due: l’ellenizazzione e la romanizzazione. Il concetto è sempre lo stesso: capire come standard culturali vengono esportati e coinvolgono popolazioni diverse rispetto a quelli presso i quali la cultura si era originata all’inizio. Come si assimilano in regioni lontane le lingue (essenzialmente due: il fi fi fi fl fi fl fi fl fi fl fi greco e il latino). Ne parla all’interno della parte sull’impero perché è questo l’obbiettivo con cui vuole parlare dell’impero. Non vuole parlare dell’impero come il governo di uno solo ma come formazione politica sovralocale, a larga scala a di erenza della formazione politica che avviene nelle città. Oggi si usa l’espressione “impero americano” gli Stati Uniti non esercitano un dominio diretto di tipo imperiale, è per de nire un’area di in uenza. Le in uenze politico-culturali, gli spazi ampi, gli incontri fra popoli anche nella forma della conquista e dell’assoggetività. Per fare questo comincia a parlare di alcune realtà come l’Egitto e le monarchie del Vicino Oriente antico (concentrare su queste poche pagine l’attenzione). Babilonesi, Persiani, Egitto (queste pagine verranno chieste all’esame). Questi sviluppi storici ben precedenti alla vita e all’avventura di Alessandro Magno ne parla nel Paragrafo: “Uno sguardo all’Oriente”. (Non chiederà i nomi dei faraoni che compaiono come semplici menzioni, ma avere un nucleo di idea di cosa sia stato l’Egitto nel mondo antico). Dell’Egitto la caratteristica che sottolinea di più è la grande continuità di questa tradizione culturale: l’Egitto ha mantenuto e sviluppato un senso dell’identità con il proprio passato molto particolare, anche nelle divisioni e nelle conquiste. L’Egitto non è sempre stato autonomo, ha avuto uno sviluppo della propria monarchia anche da un punto di vista monumentale (piramidi) però ci sono delle fasi storiche in cui anche l’Egitto viene assoggettato da altre potenze. Tuttavia l’Egitto ha conservato questa tradizione molto forte e una sensibile continuità di sviluppo. È una storia millenaria. Queste caratteristiche sono evidentemente molto distintive rispetto all’area mesopotamica che ha uno sviluppo urbano e statale molto precoce: abbiamo città nella penisola anatolica già in età neolitica. Già attorno al 3000 a.C. alcuni elementi distintivi di una organizzazione di tipo statuale nell’area mesopotamica sono emersi: la scrittura, introdotta per ragioni amministrative e non culturale. Non per celebrare i sovrani, raccogliere le preghiere o mettere per iscritto gli antichi miti ma viene introdotta a partire da segni convenzionali che si usavano prima e che potevano essere direttamente collegati alla cosa che signi cavano, viene introdotta per tenere sotto controllo versamenti di tributi, quantità di prodotto, persone. Potere che è in grado di controllar Ele persone e introdurre per certi versi forme di standardizzazione che potrebbero sembrare sorprendentemente moderne nella distribuzione di cibo ai lavoratori, grande capacità di organizzare il lavoro e infatti normalmente queste formazioni politiche vengono collegate alla canalizzazione che rende possibile l’agricoltura in queste terre. In realtà questione controversa e oggi il rapporto si ritiene che sia più complesso. Lo stato non è stato l’unico arte ce dall’alto delle imprese di canalizzazione, la costruzione di una rete irrigua è presumibilmente iniziata dal basso per iniziative locali e solo dopo è nito sotto il controllo della suprema autorità politica. Ci troviamo in città circondate di mura (che non servivano a difendere solo la popolazione della città dalle minacce esterne ma anche per controllare la popolazione della città, per impedire che questa fuggisse perché le persone non erano per niente contente di essere sottoposte a queste forme di controllo). Capacità di organizzazione sociale e politica avanzata, a di erenza dell’Egitto sarà più di cile che si creino delle entità unitarie e soprattutto così capaci di durare nel tempo come l’Egitto. L’Egitto resta anche quando viene conquistato, qui ci sono diversi avvicendamenti. Frammentazione e avvicendamenti. Il codice di Hammurabi: non può essere inteso in senso proprio come una carta costituzionale ma può essere un collegamento tra il primo nucleo non propriamente sistematico ma organizzato di pene connesse a certe infrazioni a la scrittura dei principi di un ordinamento, un codice penale. Questo è un momento importante per la ragione che il libro espone: non è né una forma di totale emancipazione della legge umana rispetto all’idea tradizionale che avevano questi popoli che ci fosse cioè un fondamento divino della regalità e del governo. Non è nemmeno un codice sistematico di tipo moderno (prodotti molto recenti, degli ultimi 200 anni). C’è sempre un coacervo di norme tra loro fl fi fl fi ff ff fi fi ffi contraddittorie. Questa raccolta di leggi del XVIII secolo a.C. in cui l’autore del libro sottolinea la gura del sovrano, il fatto che connetta il sovrano, il diritto e la volontà degli dei. Questo è importante per le successive rappresentazioni del potere monarchico. Pag 74,75 averne memoria. 1) L’impero Assiro 2) L’impero Babilonese 3) L’impero Persiano Le ultime due realtà imperiali fra Golfo Persico e Mesopotamia su cui si so erma l’autore sono l’Impero Assiro con l’apogeo raggiunto nell’VIII - VII secolo a.C a cui segue l’Impero Babilonese e poi l’Impero Persiano. Come distribuzione geogra ca il nucleo dell’impero persiano è più orientale (area dell’attuale Iran che no a non molto tempo fa si chiamava Persia). L’impero Babilonese dell’area mesopotamica è più meridionale (Iraq per avere un referente geogra co moderno) e l’impero Assiro nucleo mesopotamico ma più settentrionale rispetto all’impero Babilonese. Le deportazioni: questi imperi sono caratterizzati da una propensione all’espansione oltre il loro nucleo originario, la città capitale e il territorio su cui si irradiava originariamente l’autorità del monarca. C’è molta competizione tra grandi e piccoli sovrani nel mondo mesopotamico. Capita che un territorio con il suo popolo venga assoggettato da uno di questi altri popoli, che nell’espansione del loro potere arrivano a prevalere militarmente. È il caso di Israele e Giuda: i due regni in cui era organizzato il popolo degli Ebrei. Il regno di Israele più e Nord e il regno di Giuda intorno a Gerusalemme: vengono entrambi conquistati e assoggettati, il regno di Israele dagli Assiri e il regno di Giuda dai Babilonesi. Queste vicende sono tramandate anche dal testo che pur non avendo nalità propriamente storiche raccoglie la memoria identitaria e culturale degli Ebrei che è la Bibbia. Una delle forme in cui si cercava di perseguire una qualche forma di assimilazione tra i diversi popoli conquistati da un unico impero, tra queste forme c’era anche la deportazione che accade in modo più radicale nel regno di Israele per opera degli Assiri che praticavano forme di deportazione incrociata: hanno allontanato dalla loro terra e disperso all’interno dell’impero assiro il popolo di Israele e hanno impiantato negli regno di Israele delle popolazioni che venivano da altri luoghi dell’impero. Questo determinerà una seria discontinuità politica e culturale. I Babilonesi si regoleranno nei confronti del regno di Giuda in modo meno radicale, deporteranno almeno l’élite del regno di Giuda a Babilonia ma non la disperderanno nell’impero: questa comunità manterrà la sua identità e in un momento successivo potrà tornare nella sua terra. Noi possiamo seguire l’autore nel concepire l’impero come una forma in cui nel mondo antico si è determinato scambio culturale, contaminazione, mobilità, espansione su più popoli e culture di un unico e singolo dominio politico. Tutto ciò non è avvenuto sulla base di principi di incontro, tolleranza e reciprocità che possono valere nella cultura contemporanea. Sono fenomeni in cui l’esercizio della forza assume spessissimo forme brutali. Uno dei maggiori studiosi dell’Oriente Antico che si chiama Liverani (di cui è presente un testo a scelta) dice che in Grecia ad Atene il cittadino ha dei privilegi che il forestiero non ha, il regime politico ateniese non è accogliente, non pari ca le condizioni e non ammette al forestiero le stesse condizioni del cittadino. Ha forti caratteri esclusivistici non fondato sull’universalità dei diritti. Per paradosso nell’impero assiro non avviene questo: attraverso le deportazioni e forme forzate di assimilazione il re degli Assiri in realtà pari ca le condizioni dei sudditi originari con quelle dei popoli conquistati però le pari ca con un pesante assoggettamento: pesanti obblighi di natura militare, scale. L’imperialismo assiro che è quello più brutale pari ca. Il caso dei Babilonesi è diverso: hanno deportato l’élite di un fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi ff popolo scon tto (Ebrei) però non ne hanno dissolto l’identità, non l’hanno dispersa in modo da determinare un’alienazione di questa comunità dalla memoria del suo passato, dai suoi riti religiosi. Proprio il periodo della deportazione a Babilonia, quei decenni nel corso del VI secolo in cui l’élite ebraica è stata costretta a soggiornare a Babilonia è importante per l’edi cazione di tutto il patrimonio culturale. Privati della loro terra e del loro regno hanno sviluppato in modo accentuato la loro identità religiosa. I persiani si regolano in modo diverso: hanno questo sviluppo successivo, attorno al 500 sono la maggiore potenza mediterranea hanno una maggiore considerazione delle consuetudini locali, i greci li rappresentano in un’ottica negativa come coloro che hanno minacciato la loro libertà in realtà c’erano città greche di lingua e di cultura nei territori dell’Asia Minore che avevano i loro margini di autonomia pur essere sotto l’autorità dei Persiani, più degli altri impero multietnico. Popolazione originaria dell’altopiano iranico, sono loro a consentire agli Ebrei di tornare nella loro terra da Babilonia. I Persiano permetteranno il ritorno e il reinsediamento degli Ebrei nella loro terra. Anche nel regno di Giuda permetteranno lo sviluppo di un autonomia dal punto di vista identitario e culturale. L’impero di Alessandro Magno e i regni ellenistici (Riferimento pag. 77) Figura del mondo antico anche mitizzata che è Alessandro Magno, glio di Filippo di Macedonia, quel che re che aveva assoggettato e dato una unitarietà al mondo greco. Lui da questo punto di partenza che è il mondo greco macedone, in pochissimi anni è capace di sviluppare un’attività di conquista a raggio molto ampio. Cronologia: 336-323 Periodo molto breve in cui si sviluppa l’attività politica e militare di Alessandro, diventa re giovanissimo e muore molto giovane. Geogra a: è importante spazializzare i fenomeno storici, a partire dall’iniziale nucleo greco-macedone si sviluppa dall’Egitto al ume Indo L’estensione stessa di questa conquiste pone anche una questione di rapporti e contraddizioni culturali di erenti. Nel momento in cui fa la guerra alla Persia e scon gge l’imperatore persiano, Alessandro Magno si appropria di quella tradizione greca che aveva concepito la propria identità politica in antitesi con la Persia. I Greci hanno costruito e alimentato un mito del loro spirito di libertà contrapposto all’asservimento dei sudditi dell’impero persiano al loro imperatore. In Alessandro Magno c’è la volontà di presentarsi come l’erede di questa tradizione antipersiana presente in Grecia, quando la Persia viene conquistata, si approprierà e introdurrà degli elementi tipici della tradizione politica persiana con valore simbolico che ai Greci non piacevano per niente come l’inchino di fronte all’imperatore. Importanza della cerimonia in qualità di espressione simbolica del potere dell’imperatore. Questa forma di omaggio nei confronti del sovrano è un elemento della tradizione persiana che Alessandro fa proprio. Anche quando conquista l’Egitto si fa riconoscere come faraone, non solo conquistare dell’Egitto da una posizione di estraneità ad esso ma farsi riconoscere in continuità con la gura di sovrano dell’Egitto. Momento di conquista che non esclude anche accanimento talvolta nei confronti delle popolazioni scon tte, la realtà anche violenta di questo espansionismo non può essere dimenticato. Dopo Alessandro, l’impero di questa vastità mostra la sua debolezza: durata breve che dà subito luogo a delle divisioni. In sostanza i capi militari più in uenti e che erano più vicini ad Alessandro, si spartiscono il suo impero. Si arriva a una situazione molto con ittuale ma di sostanziale spartizione tra dinastie che controllano alcune aree fi fi fl fi fi fi ff fi fi fl fi del mondo mediterraneo. Non è una situazione stabile con i con ni reciprocamente riconosciuti, situazione instabile, con ittuale con spostamenti signi cativi del controllo sulle diverse regioni. Tre dinastie: TOLOMEI (controllano l’area dell’Egitto) SELEUCIDI (controllano l’area del Vicino Oriente ovvero Mesopotamia, Siria, Palestina ANTIGONIDI (controllano l’area Greco-Macedone, il nucleo più antico) Ci anche sono realtà minori, questi regno sono piuttosto importanti per l’organizzazione del Mediterraneo per alcuni secoli no a quando non si instaurerà il dominio dei Romani. Queste famiglie di sovrani erano discendenti dei generali di Alessandro Magno, origine macedone, avevano un cultura basata sulla tradizione greca però c’è una qualche forma di scambio e reciprocità con le tradizioni locali. Il libro parla di Ellenizzazione e paragona in modo forse un pò ardito ai processi di globalizzazione di cui si parla da qualche anno nel mondo contemporaneo: questo perché vuole tornare sull’argomento principale di questa sezione cioè sull’idea che almeno in momento speci ci del mondo antico si siano veri cati dei grossi fenomeni di incontro tra popolazioni e culture sotto la pressione dei grandi espansionismi con ambizioni imperiali. Per ri ettere sull’eredità del mondo antico (titolo del libro) è importante accostarci a processi come questi in cui c’è una cultura dominante che è quella greca, è la cultura delle élite di questi regno (in Egitto, in Mesopotamia), l’élite che circonda il sovrano è un élite greco-macedone che si riconosce essenzialmente in questa tradizione. C’è una cultura che ha un primato in chi ricopre le cariche più importanti nell’ambito dell’amministrazione e dell’esercito: è questo il periodo di massima espansione della lingua e delle cultura greca che diventa la cultura internazionale del mondo Mediterraneo della ne del IV e del III secolo a.C. Processo di “internazionalizzazione” se vogliamo chiamarlo così che tuttavia non cancella le identità locali. Esistono anche élite locali che in parte assimilano questa cultura dominante anche per processi spontanei di imitazione. Quando una cultura è dominante, è portata da chi esercita il dominio politico suscita fenomeno di emulazione, di volontà di avvicinamento. Nel caos dell’Egitto tradizione con un grandissimo prestigio e passato dietro di sé. L’eccezione più signi cativa forse è rappresentata dagli Ebrei i quali animano una rivolta nel momento in cui sentono minacciato dal sovrano (che non è un Ebreo ma un esponente di queste dinastie e tradizioni greco-macedone) alcuni settori si ellenizzarono in modo non così traumatico, altri settori di questa comunità percepiscono l’esportazione a Gerusalemme di alcuni costumi tipicamente greci e i segni della religione pagana di tradizione greca come una violazione della speci cità della loro cultura e insorgono in una rivolta. Pur essendo un mondo con ittuale non si direbbe che altre aree regionali abbiano sentito in modo altrettanto vivo una minaccia per la loro identità culturale in questo processo di esportazione della cultura greca. (A pag. 89 viene anticipato questo discorso) Il libro dà poi alcune informazioni sulla costituzione di questi regni, caratterizzati da un potere di natura personalistica in cui conta molto la gura del sovrano, come succede spesso quando il potere è molto personalizzato e non è sottoposto a quelle regole rigide di inclusione esclusione (come nella polis greca) da rilevare è l’importanza delle regine, la gura femminile della sovrana in alcuni di questi regni. Un caso è quello di Cleopatra nel regno dei Tolomei, verso la ne della storia di questo regno alla vigilia della sua conquista da parte dei romani. Nel I secolo a.C. per i romani non era per niente familiare una gura femminile così in uente. Non erano regni che si governavano grazie a grandi apparati burocratici, non si deve pensare a un re circondato da foltissimi ranghi di burocrazia, erano regni in cui contava molto la gura del sovrano, il suo patronato, la sua protezione di altre singole persone, il rapporto personale tra il sovrano e i membri di questa élite. fi fi fl fi fi fi fi fl fl fi fi fl fi fi fi fi fi Questa fase culturale è una fase in cui il mondo intellettuale si esprime in greco e i risultati della ricerca sono importanti in ambito scienti co, grande sistematizzazione della tradizione greca e la città fondata da Alessandro che porta il suo nome Alessandria è un grande centro di cultura umanistica e scienti ca ed è un centro di cultura greca. Alessandria è una città che si trova in Egitto fulcro di cultura greca in cui sarà presente e si consoliderà una comunità ebraica (al di fuori della Giudea) che parla e scrive in greco. È alla comunità ebraica di Alessandria che si deve la traduzione in greco della Bibbia. Una notevole mobilità dei con ni fra le identità. Roma: dalle origini alla crisi dell’ordinamento repubblicano Esiste un periodo della fondazione mitica di Roma che viene fatta risalire all’VIII secolo a.C. Una volta si studiava la data della fondazione di Roma tuttavia questo non è molto utile ai nostri scopi perché la prima fase della storia di Roma è problematica da ricostruire perché noi disponiamo di fonti successive in cui questo passato è molto trasformato in senso mitico: il primo aggregarsi di quei nuclei da cui poi nasce la città questi sono processi molto avvolti nella leggenda. (Pag 94-95 viene detto, porre attenzione sulla problematicità delle fonti perché è una consapevolezza metodologica che serve per insegnar meglio la storia). Da alcuni decenni si insiste sull’avvicinamento tra le pratiche della ricerca e quelle dell’insegnamento, si sottolinea molto l’apporto della fonte sull’insegnamento della storia. Non è vero che non si può parlare con i bambini dei problemi della conoscenza storica. Come facciamo a saper che…? Domanda al contempo semplice e molto complessa. Si potrebbe dire che fra VIII e VI secolo possiamo datare le prime testimonianze di una vita sociale nel sito che si identi ca con quello della città di Roma. Come facciamo a saperlo? Quando il manuale non si limita a comunicare informazioni ma indica anche la problematicità con cui queste informazioni possono essere ricostruite a partire dalle fonti disponibili. (Uno degli aspetti su cui si punta nella prova, non solo all’informazione ma anche ai processi con cui si costruisce l’informazione) L’autore dice che le fonti scritte di natura storico-letteraria daterebbero l’origine di Roma già all’VIII secolo ma poi è intorno al VI secolo che le altre fonti in particolare quelle archeologiche possono attestare un reale sviluppo di questa città. Una città che già nel VI secolo appare sviluppata e in rapporto con altre culture: quella greca e quella etrusca. Un punto di riferimento per il passaggio dalla monarchia (storia avvolta da elementi leggendari, i 7 re di Roma) alla Repubblica si situa alla ne del VI secolo, più o meno negli stessi anni in cui anche Atene completa la sua emancipazione dai tiranni. Entra poi nel merito della vita politica di Roma, presenta alcune pagine estremamente dense di nomi di cariche, modelli, carriere politiche… I concetti che si possono desumere da questa parte sono signi cativi: lavoro di astrarre alcune linee generali, di visione d’insieme di questa esperienza politica da queste pagine così tte. La Repubblica romana è una realtà in cui l’élite conta di più, pur nella varietà delle evoluzioni storiche, ci sono delle posizioni di vantaggio sociale e di vantaggio economico che alcune famiglie, alcuni individui in modo particolare riescono a fare pesare di più di come era successo ad Atene. 1) Non è un’élite chiusa, una specie di aristocrazia ereditaria che si perpetua nei secoli, c’era la possibilità di fare scalate sociali e politiche. La sede politica più importante era il senato, accessibile solo dopo aver completato una certa carriera politica. Questo vuol dire due cose: non era un collegio, un’assemblea in cui si entrava per il semplice fatto di essere gli di un senatore (ci saranno momenti della storia in cui in fi fi fi fi fi fi fi fi sostanza il gruppo dirigente è in grado di lasciare più o meno interamente in eredità il proprio ruolo, partecipazione automaticamente ereditaria, a Roma non era così). Anche i gli delle famiglie privilegiate dovevano impegnarsi nel cursus honorum, anche chi non proveniva da una famiglia giù a ermata e tradizionalmente privilegiata, se aveva qualche capacità di relazione, risorse economiche, forza personale, di concretizzare le sue ambizioni politiche aveva la possibilità di arrivare al senato. 2) C’è anche una plebe: anche se c’è questa élite forte che usa strumenti clientelari per perpetuare il suo potere. Gruppi popolari che riescono a ottenere dei riconoscimenti e a manifestare e far crescere una loro volontà politica e hanno una carica che è quella del tribuno. C’è una realtà del con itto che non si deve mai dimenticare. Non era tutto paci camente riconosciuto, equilibrato e si trasmetteva nei decenni così come si era in qualche modo convenuto. C’è un’evoluzione con momenti accesissimi di scontro civile. Tuttavia, tenere conto di queste poche linee poi possa aiutare a selezionare in queste pagine (96 e seguenti). Non perdersi in nomi e minuzie cercando di seguire l’orientamento complessivo, come evolve questo ordinamento politico in cui c’è questa perdurante presenza di un élite che usa metodi clientelari (oggi in senso molto valutativo, associamo a un’idea di politica corrotta, ma per quel periodo non si possono applicare criteri di tipo moralistico). Clientelare: persone con molte relazioni e molte risorse da distribuire a dei fedeli coinvolgendoli in un rapporto di fedeltà e sostegno, forme di legame che sono molto importanti. Questa élite che controlla risorse di tipo materiale e simbolico (relazioni, prestigio) però non è un élite chiusa, deve misurarsi e ettivamente con una plebe che riesce a sua volta a conseguire successi politici e ottenere dei riconoscimenti. Tappe della storia interna (alcuni dei momenti e delle gure fondamentali, vedi schema del professore). Una delle conquiste importanti dei plebei fu ottenere leggi scritte, come ad Atene ssare la legge o le procedure di giustizia serve a contenere l’arbitrio o l’autorità di chi ha la possibilità di farsi giustizia con i propri mezzi ai danni di chi questa possibilità non ce l’ha. Un momento forte di esasperazione della con ittualità fra i gruppi sociali all’interno della Repubblica romana sarà alla ne del II secolo a.C. con due fratelli: Tiberio e Caio Gracco che prendono le difese degli interessi della popolazione di condizione più umile e che tuttavia entrambi a distanza di pochi anni vengono uccisi. Un esito estremamente violento della lotta politica: avevano cercato di introdurre misure favorevoli agli strati meno fortunati, esempio il contenimento dei prezzi dei generi di prima necessità oppure un riconoscimento all’interno dell’esercito che ra orzasse la posizione dei soldati di umile condizione. Questo a Roma è un problema che riemerge più volte e che poi conduce alla riforma dell’esercito di Mario nel 104. Anche qui bisogna partire dall’importanza della fanteria: nell’esercito romano erano importanti i fanti, coloro che combattono a piedi, la base della fanteria è la popolazione di condizione media, anche a Roma nesso stretto tra il cittadino e il soldato. Ci si immaginava che come gura ideale il cittadino di condizione libera, agricoltore indipendente fosse anche il soldato romano. Non un esercito aristocratico di cavalieri e nemmeno un esercito di professionisti come quello che si costituirà più avanti durante l’Impero ma un esercito di cittadini soldati proprietari: alla base c’è la possibilità di sopravvivenza e autonomia economica di questo ceto. Con il tempo questi gruppi in realtà si erano indeboliti, si era ra orzata la posizione dei grandi proprietari che concentravano estese proprietà che davano da lavorare la terra a contadini che non erano più autonomi ma erano loro dipendenti. Questi due uomini politici che non erano di estrazione popolare loro stessi ma avevano preso le parti della fi fl fi ff fl ff fi fi ff ff fi fi plebe, cercarono di intervenire su questi problemi: rendere più partecipi anche le persone di condizione più modesta o intermedia delle grandi conquiste che Roma stava già facendo in questo periodo. Fare si che tutte le terre non nissero nelle mani di pochi detentori di ingenti ricchezze. Anche altre iniziative: ssare un tetto ai prezzi etc. Entrambi i fratelli furono uccisi, il problema restò aperto e si arrivò a un’ulteriore riforma dell’esercito da parte di Mario che viene presentato brevemente a pag. 117 per il quale si usa un’espressione che è quella di homo novus, colui che è stato capace di una carriera militare e politica personale, che non viene da una famiglia di privilegiati o già al potere. Mario è un intraprendente politico e militare che si a accia sulla scena di Roma e nella cui area di sostegno crescerà anche la gura di Cesare. Cesare è un politico di parte popolare, anche se lui non era un appartenente alla plebe, veniva da una famiglia ricca e potente con una lunghissima tradizione alle spalle però la sua carriera politica si sviluppa nell’ambito del partito di Mario, più orientato in senso popolare. Mario riprende questa grana dell’esercito e della sua composizione. Chi combatte se il nucleo della repubblica si ritrova economicamente rovinato? Cerca di consolidare la posizione di coloro che non hanno terre e che entrano nell’esercito, vengono mantenuti e equipaggiati e alla ne della loro carriera si trovano assegnata una terra con la quale possono assicurare la sussistenza a sé stessi e ai propri discendenti o famiglia. Idea degli eserciti costituiti dalla fanteria. Come fa uno stato antico ad avere un esercito e cace? O ha un’aristocrazia cavalleresca che la monarchia riesce a mobilitare, collegata al re attraverso vincoli di fedeltà (caso della monarchia macedone) oppure ha un esercito di persone che fanno la guerra di mestiere però li deve pagare (ciò che faranno i romani negli ultimi secoli di storia dell’impero) oppure bisogna coinvolgere la cittadinanza: questa forma di coinvolgimento è ciò che accade nell’Atene democratica e nella Roma repubblicana. Però ci sono dei problemi: ad Atene c’era l’idea che il soldato combattesse con i propri mezzi, con le proprie armi, questo modello a Roma diventa problematico: un punto su cui si fanno degli errori… Il manuale dice che “fra le ragioni che hanno consentito la grande espansione di Roma una è che i vantaggi delle conquiste sono stati goduti dai diversi settori della popolazione di Roma, un pò tutti potevano convincersi di trarre vantaggio dalle conquiste”. Non si deve avere una visione piatta di questo fenomeno: c’è chi ha avuto grandi vantaggi e chi vantaggi più piccoli. A Roma tra il I e il II secolo a.C. si stavano veri cando fenomeni molto signi cativi di concentrazione delle ricchezze. C’erano gure sempre più ricche e contadini privati della loro terra, persone che si trovavano in di coltà a mantenere sé stessi e la propria famiglia. La riforma di Mario va in questo senso: l’esercito si mette nel condizioni di poter arruolare anche persone senza terra, ricevono l’equipaggiamento e l’addestramento e quando a ne servizio lasciano l’esercito si ritrovano come compenso della loro attività una terra. Aspetti di realtà concreta, sociale ed economica che stanno dietro ai con itti di questa litigiosissima repubblica romana. Un altro aspetto legato a questi fenomeni di concentrazione della ricchezza, sono quei fenomeni di concentrazione del potere per cui sempre di più il con itto è un con itto tra leader rivalità fortissime tra grandi personalità politiche che sono in grado di mobilitare molti uomini, che hanno grandi risorse economiche, che hanno prestigio politico, comandano l’esercito. La crisi della repubblica, il fatto che la vita politica sprofondi nelle guerre civili e si senta la necessità di un paci catore che sarà Augusto, tutto ciò è dovuto al grandissimo sviluppo di singoli uomini molto potenti. Ripercorrendo le pagine del manuale. Prima che venga al potere Cesare c’è il grande con itto tra il partito di Mario e il partito di Silla. Mario promuoveva interessi di orientamento popolare, Silla si fa interprete di una restaurazione aristocratica che porta avanti con un governo estremamente brutale e personale. Perseguita tutti i reali e potenziali oppositori politici. Il potere viene personalizzato in modi estremi con gure di leader e uso spregiudicato e brutale della forza militare ma anche nel con itto politico. Questa esasperazione del ruolo della fi fl fi fi fi fl fi fi fi ff fi ffi fl fl fl fi ffi fi personalità e questo inasprirsi del con itto è ciò che si può seguire nella storia di Cesare. La vicenda di Cesare è un’altra di quelle vicende personali molto mitizzata, quando viene rapito dai pirati e lui riesce a soggiogarli con la forza della sua personalità, intraprende un’iniziativa per liberare i mari dia pirati, il conquistatore delle Gallie che arriva a forza le regole della Repubblica a Roma e alla ne viene ucciso. Di tutta questa vicenda cosa capiamo in profondità? Nesso fortissimo tra potere politico e ruoli militari. La politica e il controllo dell’esercito sono interdipendenti. I politici hanno come strumento della loro forza il fatto di guidare l’esercito, avere soldati molto a ezionati a loro, avere grandi risorse economiche con cui possono acquistarsi clienti o seguaci. Una vita politica della repubblica così turbata dalla capacità di azione di questi politici che a un certo punto non riesce più a essere tenuta all’interno del tradizionale ordinamento della repubblica ed è questo ciò che spiana la strada a Ottaviano Augusto, ricordato convenzionalmente come il primo imperatore. In realtà non sopprime la repubblica e restaura la monarchia: questa accusa di volersi fare re è l’accusa che circolava contro Cesare e che porta i congiurati a ucciderlo in senato. Ottaviano in realtà rispetterò formalmente l’ordinamento della repubblica ma ne svuoterà la realtà esercitando un potere che ha natura personale, concentrando nelle sue mani varie cariche e altre che controllerà attraverso i suoi seguaci, andrà a fondare in realtà una nuova realtà politica che è quella del principato. Date da ricordare (presenti sullo schema). Rivolta di Spartaco 73-71 a.C. Abbiamo parlato della schiavitù e della sua importanza nella società antica. Momento molto destabilizzante per Roma, non un piccolo sciopero di un drappello di schiavi ma una guerra di schiavi che si rivoltano per un tempo, per quanto breve, combattono al seguito di un loro leader: Spartaco. Era evidentemente una minaccia forte di sconvolgimento di tutto il sistema socio-economico romano. La repressione fu di tipo militare, condotta da Pompeo (prima alleato poi rivale di Cesare). Di nuovo questa gura può far capire che cos’è un politico romano. Un politico che opera sula scena di Roma ma al contempo dispone della forza militare per delle conquiste che lui consolida nell’area del vicino Oriente per Roma e anche della forza militare per reprimere una rivolta di schiavi come questa. Il dominio mediterraneo ed europeo di Roma. Cronologia, geogra a e ragioni principali del successo politico-militare Roma, mentre sono in corso quei con itti interni di cui abbiamo parlato, intraprende la più signi cativa espansione politico-militare del mondo antico. Inquadrare il susseguirsi delle tappe fondamentali di questo processo. Intorno al VI secolo il sito della città di Roma è attestato anche archeologicamente: questi nuclei appaiono già signi cativi e con tracce della loro relazione culturale con il mondo greco e il mondo etrusco. Il primo inizio di una ancora lenta espansione si può situare all’inizio del IV secolo a.C con il riferimento della distruzione di Veio 396 città etrusca molto vicina a Roma e che si può selezionare tra altri eventi per mettere a fuoco questa prima propulsione verso l’esterno della città. Nel III secolo comincia l’a ermazione di un dominio italiano (a sud del Po) il consolidamento del dominio di Roma a nord del Po sarà solo del I secolo a.C. Vicende molto signi cative del mutamento degli equilibri dell’interno mediterraneo sono le guerre puniche: tre guerre tra la città di Roma e la città di Cartagine. Guerre tra due costellazioni politiche che fanno a capo di queste due città, forte tensione espansiva. Gli interessi commerciali di Cartagine non si limitavano all’area del Nord Africa ma si proiettavano verso la Sicilia, la penisola Iberica. Roma si trova a combattere in Italia anche una guerra difensiva. Cartagine riesce anche a staccare parti dei territori italiani che Roma aveva assoggettato fi ff fl fl fi ff fi fi fi fi e ad averli al suo anco nella guerra contro Roma. La nale vittoria di Roma e la scon tta di Cartagine segna un’a ermazione politico.economica di Roma che ormai ha una scala mediterranea. Una delle carte geogra che del manuale può aiutare a seguire questo andamento espansivo. Le tre guerre puniche che si sviluppano tra il III e il II secolo a.C portano a una estensione della dominazione romana. Aree che sono il principale teatro delle guerre puniche: 1) Sicilia 2) Penisola Iberica e Italia 3) Africa Seconda guerra punica: nella penisola iberica in cui erano presenti le tracce della cultura cartaginese e fenicia (Cartagine è una città di fondazione fenicia). Dopo la vittoria di Roma la penisola iberica diventerà parte integrante dei domini di Roma dal punto di vista economico e culturale. Con l’ultima vittoria e la distruzione di Cartagine Roma si assicura una forte presenza nel nord Africa completata nel secolo successivo con ì’assoggettamento diretto anche dell’Egitto. Il I secolo a.C. è l’epoca in cui i grandi regni ellenistici dei Seleucidi e dei Tolomei vengono sottomessi da Roma. Sotto il comando di Cesare ci sarà la conquista delle Gallie (quindi dell’area francese) e dopo ancora con Augusto la vittoria sulle popolazioni alpine. Con il I secolo abbiamo il trapasso dalla repubblica romana alla forma del principato con la gura di principe che governa, è il periodo in cui sostanzialmente Roma de nisce l’estensione complessiva dei suoi domini. Dopo questo periodo non ci saranno più grandi conquiste. Ci sarà ancora la conquista della Britannia, ultima conquista sarà quella della Dacia (parte del territorio dell’attuale Romania). Il Danubio e il Reno delimitano il territorio di Roma, la zona bianca della Germania (vedi carta) è un territorio che Roma non controlla, non prova più a sottomettere le popolazioni barbariche. Su questo con ne Roma fronteggia una società agricola che si sviluppa in villaggi che sta anche sviluppando vocazioni militari che Roma guarda come una società meno avanzata. La realtà più organizzata e aggregata con cui Roma si trova a con nare cioè il regno dei Parti (che sono i persiani), un altro impero che Roma non riuscirà a sottomettere ci saranno diverse battaglie e guerre con esiti altalenanti. Siamo in questa carta (CARTA 4) al massimo sviluppo territoriale dell’impero romano. È un mondo diverso da quello greco fatto di singole città (CARTA 1). Una domanda che il libro propone è come abbia fatto Roma, come una città come potevano essercene tante altre nel VI secolo a.C., a sprigionare la forza politico-militare su ciente per comporre un dominio di questa estensione. Ci sono elementi che riguardano la struttura di questa dominazione che è fondamentale comprendere. Non c’è dubbio che l’esercito romano abbia dato prova di e cienza. Quello che l’autore vuole sottolineare è che quella romana non è stata solo una conquista poetico-militare imposta dall’alto contro popolazione del tutto refrattarie. È stata una conquista anche molto violenta e sanguinosa e tuttavia le popolazioni scon tte e attratte nell’orbita di Roma hanno anche ricevuto dei riconoscimenti da Roma e a loro volta hanno sentito il fascino della cultura romana. Aspetto centrale per non avere un’idea banalizzata dei processi culturali che il libro vuole analizzare, per comprenderne la complessità e la circolarità, si può considerare una testimonianza importante che è quella che viene riportata a pag. 144, che si deve a Tacito (grande storico romano, membro dell’aristocrazia senatoria, critico verso alcune forme ed espressioni del potere degli imperatori, parla di un politico romano inviato come governatore della Britannia, era il lembo settentrionale della dominazione romana, una delle zone meno coinvolte in quel tradizionale scambio di miti, gurazioni eppure nel I secolo, conquistata dai romani ffi fi fi ff fi fi fi fi fi fi ffi fi fi accanto alla soggezione politica la popolazione sente la forza di attrazione del modello di vita romano). Vedi citazione a pag. 144 Pagina estremamente densa circa i processi di acculturazione, di scambio culturale in cui c’è un dominatore e un dominato. Si vuole andare oltre la coercizione: Tacito dice che l’abilità di questo governatore romano consiste nel promuovere la romanizzazione di questa popolazione non con la forza (con la forza è avvenuta la conquista, ora la sua politica va oltre la forza), piuttosto li incoraggia ad adottare tutte le forme più caratterizzanti della vita dei romani. Queste popolazioni non erano i greci, gli ebrei o gli egizi che vivevano da secoli in realtà urbane con una lunga tradizione di scrittura alle spalle. Questa popolazione vive in villaggi isolati e nell’ottica dei romani era rozza e quindi incline alla guerra. Per i romani e i greci la città è il nucleo del vivere culturalmente e socialmente educato, come lascito linguistico c’è questa associazione tra città e civiltà (da civitas nell’idea di civiltà è implicita una immagine di una vita cittadina, ciò che mancava ai Britanni), Agricola li incoraggia a costruire templi, piazze e case, ad adottare uno stile abitativo privato e pubblico di matrice romana. Promuove lo studio delle arti liberali (le odierne discipline umanistiche) e o re anche un’indicazione ulteriore: che questa politica culturale era rivolta ai capi, ai gli dei capi. Questo caratterizzerà in senso generale la politica dei romani nei territori conquistati perché il richiamo della loro cultura si eserciterà sopratutto sulle élite. E dice che grazie a questa sua politica le élite locali apprendono il latino, si vestono secondo la moda romana con la toga, cominciano ad amare i bagni e quelle forme di cura del corpo che caratterizzavano la cultura romana. Trattamento del corpo, abbigliamento, lingua, cibo sono tutti contrassegni di cultura, hanno una forte valenza identitaria. Nelle grandi trasformazioni che sono intervenute nella storia possiamo leggere alcune importanti discontinuità proprio in questo: il fatto linguistico, l’introduzione e l’uso della lingua latina in tutti i territori conquistati che poi l’Europa occidentale dà luogo a quella particolare sintesi che sono le lingue romanze. Per quanto riguarda il modo di vestire: signi cativo che no a quando sono stati politicamente dominanti i romani anche il loro modo di vestire è stato paradigmatico. Poi invece quando al posto die romani l’Europa ha avuto nuovi dominatori (i barbari, come i franchi o i longobardi) progressivamente anche nel corso del medioevo anche il modo di vestire cambia, si abbandona la toga e il modo di vestire avvolgente die romani e subentra la moda dell’abito aderente e cucito che poi è quello che tutt’ora perdura come prevalente nell’Europa Occidentale. E poi il cibo: il gusto per il vino, l’olio, i cereali. I barbari hanno introdotto l’apprezzamento della carne, consumo più ampio di latticini, l’uso della birra al posto del vino. La barba, i greci portavano la barba, i romani nell’età repubblicana e nel primo secolo dell’impero romano no. Cominciano a portare la barba dal I secolo d.C. Non si deve dunque pensare all’impero romano come a una semplice dominazione politica che si è imposta con la forza delle armi. Senza la forza delle armi senz’altro non si sarebbe imposta però il fenomeno cruciale per comprender l’estensione e la durata di questa dominazione politica è stata anche la seduzione che gli standard di vita romani hanno esercitato presso le popolazioni vinte e presso le élite. Lo si può vedere nell’uso dei nomi di tradizione celtica o di altra tradizione che vengono romanizzati. Emerge una certa volontà di diventare romani. Tacito nelle conclusioni è anche critico verso questo processo, per quanto lui sia un romano, usa parole rivelatrici: vizi, ra natezze. Le popolazioni vinte in questo mostravano di essere inesperte, accettavano tutto questo come civiltà però in realtà era il segno del loro asservimento, del ffi fi ff fi fi fatto che per certi versi conquistavano degli standard di vita più favorevoli: bagni, benessere, città costruite in forma monumentale al posto dei villaggi, però in realtà stavano accettando il condizionamento culturale del popolo che li aveva vinti. Questa è un’ambivalenza e un elemento di complessità che rende signi cativa la sua opera. La sua opera sui germani è una testimonianza che serve a comprendere quel mondo fatto di villaggi, contadini non ancora stabilizzati, costituito al di là del Danubio, un mondo di organizzazione tribale in cui Tacito vede anche degli aspetti positivi: aspetti di integrità, visione un pò moralistica, a di erenza di un mondo romano che vuole criticare come più corrotto. Quando il libro parla del processo di romanizzazione, c’è un’imposizione ma c’è anche un avvicinamento da parte delle popolazioni scon tte. Nella ri essione su questa domanda, cosa ha consentito questo enorme successo politico-militare? Una di queste è il fatto che Roma ha saputo in quasi tutti i casi coinvolgere anche le popolazioni locali in un pur lungo processo di accettazione di questi standard culturali. - Forza delle armi - Capacità di persuadere le popolazioni locali della qualità del modello di vita proposto (in realtà imposto) - Concessioni signi cative alle popolazioni vinte, progressiva estensione di riconoscimento giuridici a favore delle popolazioni conquistate, è importante è il provvedimento 89 a.C che vede l’estensione dell’Italia a sud del Po della cittadinanza romana dopo la guerra sociale (guerra dei popoli italici che Roma aveva conquistato, si chiama così perché si alleano tra loro sono “soci” con parola latina e arrivano a creare qualche e ettiva seria minaccia e preoccupazione alla città di Roma. Mentre in altri casi applicherà misure violente verso i ribelli come nella distruzione della città di Corinto. Lo stesso Anno due iniziative militari importanti: Cartagine e Corinto. Con Cartagine Roma era in guerra mentre Corinto è una città che si è ribellata, ha oltraggiato i rappresentanti di Roma contro la quale la repressione di Roma sarà molto violenta. Dopo la guerra sociale si sceglie di non adottare questi metodi e si viene incontro a quelle popolazioni dell’Italia concedendo loro la cittadinanza romana, poi estesa, riconosciuti privilegi e diritti a diversi gradi di ampiezza a varie città del mondo incluso all’interno dell’impero romano. Non bisogna pensare che ci fossero condizioni uniche: schiavi o uomini liberi. Il mondo antico, no alla Rivoluzione Francese, è un mondo in cui le condizioni personali e dei gruppi sono estremamente di erenziate e complesse. Essere sudditi di Roma include una varietà molto articolata di condizioni. Città più privilegiate, altre meno. Singoli individui che hanno il riconoscimento della cittadinanza (il caso dell’apostolo Paolo che viene sottoposto a misure di giustizia e rivendica il fatto di essere cittadino romano perché in base a questo status non può essere sottoposto a tortura giudiziaria. Era tutto estremamente di erenziato no a quando nel 212 c’è l’estensione della cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’impero. I riconoscimenti da parte di Roma non mancano, le popolazioni locali compiono carriere politiche che le portano a governare le loro città. Addirittura nel I secolo d.C. c’è un contenzioso tra l’imperatore Claudio e il senato perché vuole ammettere gli esponenti dell’élite della Gallia in senato. Il senato resiste a questa idea però è molto signi cativo delle possibilità che Roma poteva o rire alle popolazioni vinte. Non si deve pensare al dominio di Roma come un appiattimento delle singole realtà. - la grande ridistribuzione di risorse che la grande espansione territoriale garantiva ai romani: ogni conquista poteva signi care nuovi schiavi, nuove ricchezze. Ciò che il libro sostiene è che la conquista ha portato bene ci un pò per tutti, non a tutti nella stessa fi ff ff fi fi fi ff ff fi fi fi fi ff fl misura. Questa corrente di ricchezze che arriva poi attraverso i circuiti di ridistribuzione clientelare arriva a irrorare l’intera società romana. Il problema dello sfruttamento delle province Roma le conquistava per il proprio benessere, C’è una volontà di appropriarsi delle ricchezze delle province, di cui Roma si appropriava sia nel momento della conquista sia governandole successivamente. Una tappa tipica della carriera di un politico romano era ottenere una carica di governo delle province e lì cercare di appropriarsi senza troppi scrupoli di tutte le risorse su cui poteva mettere mano e quindi poi farsi forte di queste ricchezze per il prosieguo della sua carriera, anche in tempo di pace. Avidità, rapacità, desiderio. Quando con Augusto c’è un mutamento di regime politico dalla repubblica all’impero, con l’impero le condizioni dei provinciali saranno un pò meno dure, meno esposti all’arbitrio di questi politici in carriera a caccia di ricchezze. Tutto ciò però non signi ca che il processo di espansione di Roma sia l’applicazione di un piano esistente sin dall’inizio. “Roma si espande suo malgrado” titolo ambiguo presente sul libro, vuole dire che non c’è stata una piani cazione e un sistematico avanzare di Roma secondo linee prestabilite. Spesso Roma è intervenuta in con itti locali, prima cercando di mediare tra le parti coinvolte, a ermando così una propria autorità, poi è intervenuta direttamente assoggettando quei territori. L’altro aspetto di non programmazione è da collegare al fatto che la repubblica romana è un teatro in cui operano grandi individualità che a un certo punto verso la ne del I secolo diventa anche ormai di cilissimo contenere all’interno della forma repubblicana e quindi c’è la guerra civile che condurrà alla costituzione di un nuovo regime di tipo personale con l’imperatore. Queste personalità sono state le grandi promotrici dell’espansione del I secolo ma sono anche sempre state in competizione tra loro, hanno agito a volte anche oltre i mandati e gli incarichi che poteva ricevere dalla repubblica. Parole chiave - Consenso dell’élite: capacità di Roma di presentare come allettante il suo modello - Concessioni - Ridistribuzione delle risorse (hanno dato coesione alla società romana in questo processo di espansione) - Pragmatismo (non ci fu un piano di sistematica espansione studiato a tavolino, a volte media tra poteri locali, a volte interviene direttamente, a volte lascia che i territori locali vengano governati da re più vicini alla popolazione che sono in realtà clienti essi stessi, soggetti a Roma esempio le terre di Palestina) - Assenza di un grande apparato burocratico che uniforma la vita amministrativa (re locali, autonomie delle città. Grande mosaico) Gran parte del dominio di Roma si costituisce nel periodo repubb