Corso di Massaggio Tradizionale - Anatomia e Fisiologia della Contrazione Muscolare PDF
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Questo documento presenta un'introduzione all'anatomia e alla fisiologia della contrazione muscolare, nel contesto di un corso di massaggio. Vengono descritti i muscoli scheletrici, le loro caratteristiche e il loro funzionamento. Sono incluse immagini e diagrammi.
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Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 CORSO DI MASSAGGIO TRADIZIONALE D) CENNI SU ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE 1) IL SISTEMA MUSCOLARE I muscoli, gli “organi attivi” dell’apparato locomotore, sono circa 500, quasi tutti pari e simmetrici a parte il diaframma, che è impari e presenta numerose asimmetrie. I muscoli scheletrici si fissano, attraverso i tendini (oppure direttamente), sulle ossa o su strutture fibrose: queste superfici rappresentano, quindi, il punto di origine (che, per convenzione, rappresenta il punto fisso, o “meno mobile”) e il punto di inserzione (il punto mobile, o “più mobile”) di ciascun muscolo. Per quanto concerne la forma, in generale i muscoli possono essere distinti in lunghi, larghi e brevi. Tra essi vi è, tuttavia, un estremo polimorfismo: possono, ad esempio, presentarsi con capi multipli d’origine (come nel caso dei muscoli bicipite, tricipite, quadricipite), con ventri muscolari separati da tendini intermedi (sono i muscoli poligastrici, come i retti dell’addome), o, ancora, possono essere curvilinei (come i muscoli orbicolari di occhio e bocca). I muscoli scheletrici sono costituiti da tessuto muscolare striato e dai tendini. La parte carnosa del muscolo, costituita da fibre muscolari striate, costituisce il ventre muscolare. Esso è circondato da un delicato involucro di connettivo, l’epimisio, dalla cui superficie interna si dipartono sepimenti connettivali, il perimisio, che avvolgono gruppi di fibre muscolari e danno a loro volta origine ad una delicata guaina, l’endomisio, che circonda le singole fibrocellule muscolari. I tendini sono costituiti da connettivo compatto e si continuano con il periostio. Generalmente hanno la forma di fasci o cordoni, di spessore e lunghezza variabili; talora, però, sono costituiti da lamine larghe e sottili, e prendono il nome di aponeurosi. 1 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 I rapporti tra fasci muscolari e tendini sono molto variabili: i muscoli possono essere cilindrici o fusati (con i tendini alle due estremità), larghi (con fasci tendinei che hanno la stessa direzione delle fibre muscolari), pennati (con un tendine centrale sul quale confluiscono le fibre muscolari), semi-pennati (con fibre muscolari tese tra due lamine tendinee superficiali), pluripennati (con parecchi tendini di origine sui quali convergono le fibre muscolari). La funzione dei muscoli è agevolata dalle fasce, lamine di tessuto fibroso che servono a mantenerli aderenti allo scheletro, oppure a facilitarne lo scorrimento: esse avvolgono le masse muscolari e danno origine, dalla loro superficie interna, a setti intermuscolari ed a fasce profonde le quali, insieme ai piani scheletrici, circoscrivono le logge muscolari, contenenti gruppi di muscoli distinti. Il tessuto muscolare viene comunemente classificato in tessuto: 2 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 - liscio (formato da cellule fusiformi con un unico nucleo ovale) - striato (tipico dei muscoli scheletrici, che sono circa 400 nel corpo umano - cardiaco Le principali funzioni dei muscoli sono: - movimento, - mantenimento della postura, - protezione, - termoregolazione. Anatomia microscopica La cellula muscolare, detta “fibrocellula” è lunga anche 30 cm, con centinaia di nuclei. Formata da nucleo, citoplasma (chiamato sarcoplasma) membrana cellulare (chiamato sarcolemma). Nel sarcoplasma sono presenti mitocondri (produzione di energia), glicogeno e lipidi (riserva di energia), mioglobina (riserva di ossigeno) proteine contrattili (actina, filamento sottile, miosina, filamento spesso). Le fibre muscolari sono composte dal 75% di acqua e dal 25% da proteine. Dalla area motoria della corteccia cerebrale si dipartono le terminazioni nervose che tramite i motoneuroni innervano le fibre muscolari che saranno così eccitate dagli impulsi nervosi e si contrarranno. Un certo numero di fibre muscolari innervate da uno stesso motoneurone si chiama unità motoria. La forza che produce un muscolo è proporzionale al numero di unità motorie reclutate ed anche al numero di fibre muscolari contenute nelle unità motorie attivate (da 20 a 500 fibre). Le fibre muscolari sono di tre tipi: - fibre di tipo I (dette rosse, a contrazione lenta con metabolismo prevalentemente aerobico), - fibre di tipo Ia (intermedie) - fibre di tipo II (fibre bianche, a contrazione rapida, con metabolismo prevalentemente anaerobico). 3 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 Classificazione e nomenclatura dei muscoli: Secondo la direzione delle fibre classifichiamo i muscoli in: - fibre parallele, - fusiformi, - fibre convergenti, - pennati. Questi ultimi hanno un angolo tra l’asse di trasmissione della forza (asse del tendine) e la direzione delle fibre muscolari e sono capaci di sviluppare molta forza (unipennati, bipennati, multipennati). Secondo la loro azione dinamica, i muscoli vengono classificati in: - agonisti, - antagonisti, - sinergisti 2) FISIOLOGIA DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE Come già detto nella descrizione del tessuto muscolare striato, le miofibrille, presenti all’interno delle fibrocellule muscolari, sono formate da due tipi di miofilamenti. I miofilamenti più spessi sono costituiti da una proteina chiamata miosina e vanno a costituire la “banda A”, più scura; quelli più sottili sono costituiti da actina, tropomiosina e troponina (quest’ultima è capace di legare il Calcio) e vanno a costituire la “banda I”, più chiara. E’ già stato detto anche che le “bande I” penetrano per breve tratto nelle adiacenti “bande A”: al microscopio elettronico, ogni miofilamento di miosina appare circondato da 6 miofilamenti di actina e risulta evidente la zona di compenetrazione dei filamenti. La banda I presenta al centro una linea scura (“linea Z”) Il segmento di miofibrilla compreso tra due linee Z prende il nome di sarcomero e rappresenta l’unità funzionale della contrazione muscolare. 4 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 Perché si verifichi la contrazione muscolare, i filamenti sottili di actina devono poter scorrere su quelli più spessi di miosina, con avvicinamento di due linee Z adiacenti e conseguente accorciamento del sarcomero. Le fibre muscolari sono innervate dagli assoni ( “prolungamenti”) delle cellule nervose motorie che si trovano nel midollo spinale. Ogni assone, ramificandosi a livello terminale, prende contatto con le singole fibrocellule muscolari, e lo stimolo alla contrazione può essere trasmesso, da un unico assone, ad un numero variabile di fibrocellule muscolari (da 3 ad oltre 150). L’unità motoria è la struttura costituita dal singolo motoneurone (la cellula nervosa motoria ed il suo prolungamento) e da tutte le fibre muscolari da esso innervate. La placca motrice è lo “spazio” in cui l’assone prende contatto con la fibrocellula muscolare ed in cui avviene la trasmissione dell’impulso nervoso La trasmissione dell’impulso nervoso consente la contrazione della fibrocellula 5 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 muscolare. Esso, infatti, determina una variazione del potenziale elettrico della membrana cellulare e la liberazione di ioni calcio. Questi si legano alla troponina che, nelle fibre muscolari a riposo, impedisce la reazione tra actina e miosina. Il legame calcio-troponina blocca, quindi, l’inibizione che quest’ultima esercita sulla contrazione, ed i filamenti di miosina possono così trascinare i filamenti di actina verso il centro del sarcomero, con un meccanismo a cremagliera. 3) LA CONTRAZIONE MUSCOLARE: CARATTERISTICHE Le fibre muscolari obbediscono alla legge del tutto o nulla: uno stimolo, applicato ad una fibrocellula isolata, ne determina la contrazione quando ha raggiunto una data soglia di intensità, e la contrazione è la massima di cui la fibrocellula è capace. Quando uno stimolo di intensità crescente è applicato all’intero muscolo, all’aumentare dell’intensità dello stimolo aumenta la forza di contrazione (lo stimolo non si trasmette da una fibrocellula all’altra, ma all’aumento dell’intensità dello stimolo aumenta il numero delle fibre attivate). Uno stimolo massimale determina, quindi, la contrazione di tutte le fibre del muscolo. Sotto l’impulso nervoso il muscolo si contrae e sviluppa una tensione che è proporzionale alla resistenza da vincere. Nella contrazione isotonica, questa tensione rimane costante, il muscolo si accorcia e si produce lavoro. Nella contrazione isometrica, invece, la tensione cresce ma il muscolo non si accorcia (è quello che succede, ad esempio, quando proviamo a sollevare un peso sproporzionato rispetto alle nostre forze) e non si produce lavoro. I muscoli a riposo sono, poi, sempre in lieve tensione. Questa è mantenuta da impulsi nervosi di natura riflessa: nel tono muscolare dei muscoli a riposo poche unità motorie sono attive, e a bassa frequenza. Le fibre muscolari presentano notevoli differenze tra di loro, sia all’interno dello stesso muscolo che in muscoli diversi: distinguiamo, infatti, le fibre pallide (di grande diametro e povere di mioglobina) e le fibre rosse (più sottili e ricche di mioglobina). In base alla prevalenza dell’uno o dell’altro tipo di fibre distinguiamo, quindi, i muscoli in bianchi, adatti a contrazioni di tipo fasico, rapide e brevi, e rossi, adatti a contrazioni di tipo tonico, lente e prolungate. 6 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 4) TONO, IPERTONO E ALTERAZIONE MUSCOLARE TONO MUSCOLARE Il tono muscolare è la FORZA esercitata dal MUSCOLO A RIPOSO. Il tono muscolare dipende da diversi fattori: ALLENAMENTO PREDISPOSIZIONE GENETICA ORMONI STRESS (stress psico-fisico > adrenalina > aumento del tono muscolare > tensione senza lavoro) Conseguenze della tensione muscolare eccessiva sono: DOLORE/DISAGIO DISPENDIO ENERGETICO PERDITA DI COORDINAMENTO E DELLA CAPACITA’ ARTICOLARE (perdita prestazionale) 7 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 Il muscolo IPERTESO CRONICO può creare problemi ARTICOLARI e CARTILAGINEI irreversibili. Un buon massaggio muscolare fa della PREVENZIONE ARTICOLARE, perché tutela la circolazione dei fluidi intrarticolari. I muscoli vanno pensati come una molla che unisce origine ed inserzione, che posso intercettare trasversalmente (per allungarli) e longitudinalmente (per favorire il drenaggio delle tossine). CENNI DI TRAUMATOLOGIA MUSCOLARE Il muscolo lavora contraendosi (contrazione fino ad un max del 40%), il rilasciamento è invece una funzione passiva. Quando il muscolo è rilassato è pervaso di sangue. Quando il muscolo lavora nel muscolo circola circa 8-10 volte più sangue di un muscolo a riposo. Il muscolo lavora bene a 38 C° circa, a temperature inferiori può avere problemi per insufficiente vascolarizzazione. Il lavoro del muscolo può essere: ISOMETRICO La contrazione isometrica, è un tipo di contrazione muscolare che crea tensione senza accorciamento (lavoro concentrico) o allungamento (lavoro eccentrico) del muscolo. ISOTONICO La contrazione isotonica, invece, comporta una variazione di lunghezza del muscolo, ma a velocita' angolare costante lungo tutto l’arco del movimento, con il mantenimento dello stesso tono muscolare. ISOCINETICO E’ un tipo di contrazione a velocità costante (ottenuta con macchine a camme – per riabilitazione). Sono cause di alterazione del muscolo: 8 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 TRAUMI ESOGENI (lacerazioni o traumi contusivi) TRAUMI ENDOGENI (contratture, stiramenti e strappi) MALATTIA METABOLICHE (miopatie , ad es fibromialgia) PROBLEMI POSTURALI (contrazione cronica che genera fibrotizzazione del muscolo e perdita della capacità contrattile) Conseguenze della tensione muscolare eccessiva sono: DOLORE/DISAGIO DISPENDIO ENERGETICO PERDITA DI COORDINAMENTO E DELLA CAPACITA’ ARTICOLARE (perdita prestazionale) Il muscolo IPERTESO CRONICO può creare problemi ARTICOLARI e CARTILAGINEI irreversibili. Un buon massaggio muscolare fa della PREVENZIONE ARTICOLARE, perché tutela la circolazione dei fluidi intrarticolari TIPOLOGIE DI TRAUMI MUSCOLARI Contrattura è l’aumento involontario e permanente del tono muscolare Stiramento, o elongazione muscolare, è una lesione di media entità che altera il normale tono muscolare. Strappo è la rottura delle fibre muscolari A) La contrattura Quando per ragioni dinamiche o posturali le fibre muscolari si accorciano e non riescono più a rilasciarsi si ha un aumento topico del tono muscolare di un determinato muscolo, o di una parte dello stesso, e si crea una c.d. contrattura, con conseguente limitazione della capacità elastica del comparto muscolare e, talora, dolorabilità. 9 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 Le contratture sono il principale oggetto del lavoro del massaggiatore in ogni trattamento di massaggio muscolare. B) Lo stiramento (o elongazione) In una scala di ipotetica gravità potremmo collocare lo stiramento tra la semplice contrattura e lo strappo. Lo stiramento è piuttosto frequente in ambito sportivo ed è causato dall'eccessivo allungamento subito dalle fibre muscolari. Tale stiramento può verificarsi in situazioni diverse per cause diverse. Tra le più frequenti ricordiamo: mancanza di riscaldamento generale e specifico preparazione fisica non idonea movimenti bruschi e violenti problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione condizioni ambientali avverse microtraumi ripetuti abbigliamento e calzature non idonei recupero insufficiente dopo un precedente sforzo atletico. Fisiologia dello stiramento Ogni muscolo del corpo possiede dei recettori in grado di trasmettere informazioni sulle sue condizioni al sistema nervoso centrale. In particolare i fusi neuromuscolari inviano informazioni relative alla velocità e all'entità dello stiramento. Quando un muscolo si allunga eccessivamente (si stira) anche i fusi (posti in parallelo alle fibre muscolari) si allungano determinando il cosiddetto riflesso da stiramento. Tale fenomeno causa un'improvvisa contrazione muscolare che si associa ad un contemporaneo rilassamento del muscolo antagonista. Questo meccanismo permette di salvaguardare la struttura muscolare ma in particolari circostanze (affaticamento) può risultare insufficiente predisponendo l'atleta allo stiramento muscolare. I sintomi dello stiramento 10 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 A differenza della contrattura che causa un dolore modesto e diffuso, nello stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso a cui segue spasmo muscolare. Tuttavia in molti casi il dolore è sopportabile e normalmente non impedisce il proseguimento dell'attività. Continuando la pratica sportiva aumenta notevolmente il rischio di aggravare la situazione (strappo muscolare) per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile anche se il dolore avvertito è di lieve entità. Cura della stiramento Il riposo è l'unica terapia realmente efficace. L'osservanza di un periodo di stop compreso tra le due e le tre settimane è altresì fondamentale per scongiurare il rischio di eventuali recidive. In questa fase gli obiettivi sono: l'immobilizzazione, l'applicazione di un impacco freddo (borsa del ghiaccio o spray) l'applicazione di un bendaggio compressivo per ridurre l'emorragia e sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa. ’elevazione dell’arto interessato (PROTOCOLLO R.I.C.E. – Rest/Ice/Compression/Elevation) La ripresa degli allenamenti sarà graduale con particolare attenzione alla fase di riscaldamento. Una visita da uno specialista potrebbe evidenziare la necessità di eseguire ulteriori indagini diagnostiche per escludere la presenza di lesioni muscolari. Sempre lo specialista potrebbe prescrivere farmaci antinfiammatori e miorilassanti per accelerare la guarigione. Anche alcune terapie fisiche come la TENS, gli ultrasuoni vengono utilizzate per ridurre i tempi di recupero. La pratica dello stretching per facilitare il recuperò può essere tanto utile quanto pericolosa per cui si consiglia di eseguire tali esercizi sotto la supervisione di personale qualificato. 11 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 C) Lo strappo muscolare (o distrazione muscolare) Lo strappo, o distrazione muscolare, è una lesione piuttosto grave che causa la rottura di alcune fibre che compongono il muscolo. Tale lesione è generalmente causata da un'eccessiva sollecitazione (brusche contrazioni o scatti improvvisi) ed è piuttosto frequente in ambito sportivo (soprattutto negli sport che richiedono un movimento muscolare esplosivo come sollevamento pesi, baseball, calcio, gare di sprint e di salto). Spesso gli strappi muscolari avvengono in condizioni di scarso allenamento o quando il muscolo è particolarmente stanco o impreparato a sostenere lo sforzo (mancato riscaldamento). Sebbene lo strappo possa colpire qualsiasi muscolo del corpo, le sedi più frequentemente colpite sono gli arti, mentre più raramente si possono riscontrare patologie a carico della muscolatura addominale e dorsale. In particolare negli sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale). Una distrazione muscolare frequente nei culturisti è invece quella che coinvolge il tricipite e/o il deltoide durante gli esercizi di spinta su panca piana. In relazione al numero di fibre coinvolte (in un muscolo sono presenti diverse migliaia di fibre) gli strappi muscolari si possono classificare usando una scala di gravità composta da tre stadi. LESIONE DI PRIMO GRADO: in questo tipo di lesione sono danneggiate solo poche fibre muscolari (meno del 5%). Il danno è tutto sommato modesto e viene avvertito come un leggero fastidio che si accentua durante la contrazione e l'allungamento muscolare. In caso di lesione di primo grado non si ha quindi un'importante perdita di forza o limitazione del movimento. LESIONE DI SECONDO GRADO o lesione grave: la gravità dello strappo aumenta poiché viene coinvolto un maggior numero di fibre. Il dolore, acuto è simile ad una fitta e viene chiaramente avvertito in seguito ad una violenta contrazione muscolare. La lesione interferisce con il gesto atletico ma consente allo sportivo di continuare la gara o l'allenamento. Tuttavia il dolore può essere aggravato da ogni tentativo di contrarre il muscolo. LESIONE DI TERZO GRADO o lesione gravissima: l'alto numero di fibre coinvolte causa una vera e propria lacerazione del ventre muscolare (completa o semi completa coinvolge comunque almeno 3/4 delle fibre). Tale lesione si 12 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 avverte alla palpazione come un avvallamento, un vero e proprio scalino che testimonia l'entità della rottura. Il dolore, violentissimo determina una completa impotenza funzionale tanto che se la lesione coinvolge gli arti inferiori l'atleta si accascia immediatamente al suolo Lo strappo muscolare può essere paragonato alla progressiva rottura di una corda messa in tensione da due tiranti. In un primo momento si sbrogliano solo alcune fibre (lesione di I grado) e mano a mano che si incrementa la forza di trazione lo sfilacciamento diventa sempre più evidente (lesione di II grado) fino alla completa rottura della corda (lesione di III grado). I sintomi dello strappo Il soggetto colpito da uno strappo muscolare avverte un dolore acuto nella zona lesionata, tanto più intenso quanto maggiore è il numero di fibre coinvolte. Il dolore avvertito viene spesso rievocato dalla contrazione del muscolo interessato. Se il trauma è particolarmente grave il soggetto si trova nell'impossibilità di muovere la parte interessata ed il muscolo appare rigido e contratto. Una distrazione di II o di III grado si accompagna, nella maggior parte dei casi, ad edema e gonfiore. Il muscolo scheletrico è irrorato da una fitta rete di capillari che in caso di strappo vengono lesionati. Tale rottura causa uno stravaso ematico più o meno evidente a seconda dell'entità e della localizzazione della lesione. Se nei traumi più lievi il sangue rimane all'interno del muscolo, in quelli più gravi migra in superficie dove si accumula e forma evidenti ematomi. Dopo circa 24 ore si può apprezzare un livido localizzato più in basso rispetto alla sede dello strappo a testimonianza dello stravaso ematico. Può inoltre insorgere una contrattura muscolare "di difesa" grazie alla quale l'organismo cerca di immobilizzare l'area interessata per favorire il recupero ed evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Cura dello strappo La prima cosa da fare è sospendere immediatamente l'attività sportiva ed immobilizzare la zona colpita. Se nei casi più gravi tale sospensione è d'obbligo in quelli più lievi il soggetto, vista la sopportabilità del dolore, è naturalmente portato a stringere i denti e continuare. In questo modo però aumenta 13 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 notevolmente il rischio di aggravare la situazione per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile anche se il dolore avvertito è di lieve entità. Dopo essersi fermati evitare di caricare l'arto e metterlo in una posizione di riposo (posizione rialzata). Applicare immediatamente un impacco freddo (borsa del ghiaccio, spray ecc.) sulla zona interessata in modo da ridurre il flusso di sangue ai vasi lesionati (vasocostrizione). Allo stesso tempo evitare qualunque forma di calore (massaggi, pomate, fanghi ecc.). Rivolgersi ad un medico specializzato e sottoporsi ad esami strumentali per valutare la reale entità del danno. Le lesioni di primo grado si risolvono nel giro di 1-2 settimane, in cui l'atleta va mantenuto a riposo e trattato con antinfiammatori e miorilassanti. Qualche esercizio di stretching può aiutare ad accelerare e migliorare il recupero rielasticizzando, per quanto possibile, il tessuto di riparazione cicatriziale. Le lesioni di secondo grado prevedono invece tempi di guarigione più lunghi (15-30 giorni). Prima della ripresa dell'attività sportiva il soggetto dovrà seguire un percorso di riabilitazione e sottoporsi ad opportuni interventi fisioterapici. Nei casi più gravi (lesioni di III grado) può essere necessario l'intervento chirurgico. La prevenzione dello strappo Le fibre lesionate dallo strappo muscolare hanno scarsa capacità di rigenerazione. Il processo di riparazione avviene esclusivamente con la formazione di un tessuto cicatriziale meno elastico, meno contrattile e anche meno resistente di quello muscolare. Si possono così formare delle aree con differente elasticità che aumentano sensibilmente il rischio di lesioni ricorrenti. Diventa dunque di fondamentale importanza cercare di allontanare il più possibile il rischio di lesione. La prevenzione degli strappi muscolari si caratterizza per l'osservanza di alcuni punti fondamentali: eseguire sempre un riscaldamento generale e specifico della muscolatura assicurarsi di essere nelle condizioni fisiche idonee per sopportare lo sforzo valutare attentamente la praticabilità del terreno di gioco 14 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 scegliere abbigliamenti adatti, coprirsi per bene nei mesi invernali e, se necessario, utilizzate pomate specifiche durante la fase di riscaldamento eseguire sempre esercizi di allungamento per migliorare l'elasticità e la flessibilità muscolare sia in fase preparatoria che defaticante Non va sottovalutato alcun sintomo doloroso, anche se lieve. La prevenzione degli strappi muscolari più gravi si effettua anche con una corretta terapia delle forme più lievi. 5) CENNI SUI SISTEMI ENERGETICI L’energia che consente lo scivolamento attivo dei filamenti durante la contrazione è fornita dalla scissione di una molecola, l’ATP (adenosina trifosfato): essa rappresenta la principale forma di accumulo di energia immediatamente disponibile del nostro organismo. Scindendosi, essa perde un gruppo fosforico, trasformandosi in ADP, e libera una grande quantità di energia. Il muscolo è paragonabile ad un motore in grado di trasformare l’energia chimica liberata dalla scissione dell’ATP in energia meccanica e, per potersi contrarre, necessita costantemente della presenza di un’adeguata quantità di ATP. Poiché le riserve intracellulari di ATP sono esigue, sufficienti a sostenere il lavoro muscolare per tempi brevissimi, la cellula è dotata di 3 meccanismi atti a rifornirla continuamente di ATP: il sistema anaerobico alattacido, il sistema anaerobico lattacido ed il sistema aerobico. I sistemi anaerobici non richiedono l’intervento di ossigeno, sono in grado di produrre ATP solo per tempi brevi, ma sono caratterizzati da un’elevata velocità di sintesi della molecola. Il sistema aerobico, che avviene, invece, in presenza di ossigeno, è in grado di sintetizzare ATP per tempi anche molto lunghi ma la velocità con cui la molecola viene prodotta è estremamente ridotta rispetto agli altri due sistemi. 15 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 Il sistema anaerobico alattacido sfrutta, per l’immediata formazione di molecole di ATP, la scissione del creatinfosfato (CP), composto fosforico ricco di energia, contenuto in notevoli quantità nel muscolo. Esso cede gruppi fosfatici ad alto contenuto energetico per la trasformazione di ADP in ATP (ADP + CP= ATP + creatina). Tuttavia, le riserve di CP all’interno della cellula muscolare si esauriscono molto rapidamente: l’ATP e il CP nei muscoli vengono usati contemporaneamente nel corso di sforzi molto brevi ed intensi, della durata massima di 10 sec. Intervengono, allora, gli altri due meccanismi in grado di ricostituire la scorta di ATP. Questi sono rappresentati dalla glicolisi (demolizione dei glucidi) anaerobica ed aerobica: nella glicolisi, l’ATP è sintetizzato a partire dal glucosio (le cellule muscolari ed epatiche contengono importanti depositi di glicogeno, costituito da lunghe catene ramificate di molecole di glucosio). Nella glicolisi anaerobica, dalla degradazione di una molecola di glucosio si ottengono 2 molecole di ATP ed acido lattico (il quale, nel recupero successivo ad un lavoro intenso, viene trasportato al fegato e riconvertito in glucosio). Questo sistema rappresenta il meccanismo elettivo di sintesi dell’ATP quando si eseguono attività fisiche ad elevata intensità, nelle quali la disponibilità di 16 Scuola di Massaggio ArteCorpo Via della Libertà 10, int. A 16129 Genova C.F. 95164610107 ossigeno è insufficiente e la richiesta di ATP nell’unità di tempo è elevata (è il caso di sforzi molto intensi ma di breve durata, fino ad un massimo di 20 sec.). Infine, la glicolisi aerobica è il sistema energetico che consente una produzione pressoché illimitata di ATP, ma il ritmo di sintesi della molecola è lento. Se, quindi, da un lato è estremamente redditizio (in presenza di ossigeno, dalla degradazione di una molecola di glucosio si ottengono 36 molecole di ATP + CO2 +H2O) e consente di effettuare attività fisiche di lunga durata, dall’altro consente di esprimere una potenza decisamente inferiore rispetto a quella esprimibile dai sistemi anaerobici. La glicolisi aerobica è il meccanismo energetico principale utilizzato dalle cellule nelle normali situazioni della vita quotidiana, caratterizzate da una bassa richiesta energetica nell’unità di tempo, e nelle attività fisiche di lunga durata. 17