Summary

Il capitolo 2 del testo di Psicologia Generale e Cognitiva introduce i concetti fondamentali dell'empirismo e dei metodi di osservazione in psicologia. Vengono spiegati in modo chiaro concetti chiave come empirismo, teorie, ipotesi e il metodo scientifico. Il testo spiega i motivi per cui l'osservazione del comportamento umano presenta delle sfide particolari per gli psicologi.

Full Transcript

I metodi della psicologia L'empirismo: come conoscere le cose? l'empirismo è la concezione secondo cui è possibile acquisire conoscenze accurate tramite l'osservazione, l'empirismo costituisce la caratteristica principale del metodo scientifico che è infatti una procedura per appurare fatti tramite...

I metodi della psicologia L'empirismo: come conoscere le cose? l'empirismo è la concezione secondo cui è possibile acquisire conoscenze accurate tramite l'osservazione, l'empirismo costituisce la caratteristica principale del metodo scientifico che è infatti una procedura per appurare fatti tramite evidenze empiriche, quindi quando abbiamo un'idea per spiegare una certa cosa dobbiamo raccogliere le evidenze empiriche, queste idee sono le teorie, una teoria è una spiegazione ipotetica di un fenomeno naturale, per selezionare una teoria ci si basa sulla regola della parsimonia, ovvero bisogna considerare la teoria più semplice in grado di spiegare più evidenze possibili. Per capire se una teoria è corretta bisogna fare delle ipotesi, una previsione falsificabile derivata da una teoria, tutte le teorie che possono generare ipotesi possono essere oggetto d'indagine scientifica, secondo il metodo scientifico quindi il modo migliore per conoscere i fenomeni naturali consiste nel formulare delle teorie, derivarne delle ipotesi e sottoporre le ipotesi a verifica tramite un esperimento. Per applicare in maniera corretta l'empirismo c'è bisogno del metodo empirico, consiste in un insieme di regole e di tecniche per condurre le osservazioni, per metodo si fa soprattutto riferimento agli strumenti che migliorano i nostri sensi, le sfide empiriche che gli psicologi devono compiere sono tra le più impegnative, queste difficoltà sorgono per 3 motivi: – Complessità il cervello è una macchina complessa formata da milioni di neuroni interconnessi che vanno a generare le emozioni, i pensieri e le azioni. – Variabilità le persone sono differenti l'una dall'altra, non esistono due persone che se esposte alle medesime cose abbiano lo stesso comportamento. – Reattività è molto frequente che le persone si comportino in un modo se sono osservate e in un altro se non lo sono, quindi se vengono studiate potrebbero comportarsi in modi differenti dal normale. Per superare queste sfide gli psicologi hanno messo appunto 2 metodi: – I metodi di osservazione che consentono di determinare ciò che le persone fanno. – I metodi di spiegazione che permettono di determinare perché lo fanno. L'osservazione: che cosa fanno le persone? Osservare significa usare i propri sensi per comprendere la proprietà di un evento o di un oggetto, per esempio quando osserviamo una mela tonda e rossa, utilizziamo i nostri occhi per determinare che oggetto è e come è fatto, questo tipo di osservazione è però informale, non è adeguato per un metodo scientifico, per 2 motivi: 1. Le osservazioni casuali sono incostanti, la stessa mela può apparire diversa a seconda della persona che guarda o del momento in cui si guarda. 2. Le osservazioni casuali non ci dicono nulla su molte proprietà a cui potremmo essere interessati, come la croccantezza o il gusto. Gli scienziati hanno messo appunto delle tecniche per superare questi problemi. Le misurazioni sono una parte fondamentale della scienza. La procedura per misurare una proprietà fisica è la stessa che si utilizza nella psicologia, si incomincia con lo stabilire una definizione operativa della proprietà in esame, ossia specificare un qualche evento concreto e misurabile che fungerà da termine di paragone per le proprietà in esame, se definissimo la felicità come la frequenza con cui una persona sorride, avremmo ora bisogno di uno strumento capace di misurare il sorriso. Le condizioni essenziali per la misurazione scientifica quindi sono: 1. Disporre di una definizione operativa che specifica un evento misurabile. 2. Uno strumento in grado di misurare quell'evento. La caratteristica più importante di una definizione operativa è la sua validità, ovvero la misura in cui un evento concreto definisce una data proprietà, per esempio l'evento concreto chiamato frequenza del sorriso è un modo valido per definire la proprietà chiamata felicità, perché tendiamo a sorridere quando siamo felici. Le caratteristiche più importanti di uno strumento di misura sono: Psicologia generale e cognitiva Pagina 1 Le caratteristiche più importanti di uno strumento di misura sono: – Affidabilità tendenza di uno strumento a produrre lo stesso risultato ogni volta che lo si usa per misurare la stessa cosa, per esempio se una persona sorride lo stesso numero di volte il martedì e il mercoledì lo strumento dovrebbe produrre lo stesso risultato. – Sensibilità capacità di uno strumento di cogliere la proprietà che deve misurare anche quando essa è presente in piccole quantità, per esempio se una persona ha prodotto sorrisi leggermente più spesso il martedì che non ii mercoledì allora lo strumento dovrebbe produrre due risultati differenti. Una volta che disponiamo di una definizione operativa valida e di uno strumento affidabile e sensibile non siamo ancora pronti per misurare il comportamento umano, questo perché mentre noi cerchiamo di scoprire come si comportano le persone normalmente, spesso le persone normali cercano di comportarsi nel modo in cui pensano noi vogliamo, o ci aspettiamo, che si comportino. Le caratteristiche della domanda sono gli aspetti di un setting osservazionale che inducono le persone a comportarsi nel modo in cui esse pensano che qualcun altro desideri o si aspetti che si comportino. Le caratteristiche della domanda rendono difficile misurare il reale comportamento, ma gli psicologi hanno sviluppato dei metodi per evitare il problema: – Uno dei metodi consiste nell'osservare le persone senza che queste lo sappiano, l'osservazione naturalistica è una tecnica per ottenere dati scientifici osservano le persone nei loro ambienti naturali senza che esse se ne accorgano, purtroppo non è sempre possibile utilizzala per 2 motivi: 1- Alcune delle cose che gli psicologi vogliono misurare non avvengono spontaneamente. 2- Alcune delle cose che gli psicologi vogliono osservare si possono ottenere solo tramite l'interazione diretta con la persona. – Quando il ricorso all'osservazione naturalistica non è possibile si possono utilizzare altri metodi, per esempio è meno probabile che le persone siano influenzate dalle caratteristiche della domanda quando non possono essere identificate come le autrici della loro azione, gli psicologi approfittano di questo fatto consentendo alle persone di rispondere in maniera privata o anonima. – Un'altra tecnica consiste nel misurare comportamenti che non sono sensibili ad esse, difficilmente i comportamenti possono essere influenzati dalle caratteristiche della domanda quando non dipendono da un controllo volontario, per esempio la dilatazione delle pupille quando si è molto presi da una cosa, inoltre è improbabile che i comportamenti siano influenzati dalle caratteristiche della domanda quando i partecipanti ignorano che esiste un nesso tra la domanda e il comportamento. – Il metodo migliore però consiste nel fare si che le persone sotto osservazione (definite soggetti o partecipanti), ignorino il vero scopo per cui sono osservate, quando i partecipanti ignorano lo scopo dell'osservatore non possono comportarsi nel modo in cui pensano che dovrebbero, perché non sanno come devono comportarsi, per questa ragione gli psicologi spesso rivelano ai partecipanti il vero scopo di uno studio solo al suo termine, per evitare che il motivo venga fuori gli psicologi utilizzano delle storie di copertura, o sennò potrebbe utilizzare degli item di riempimento (distrattori). Le persone sotto osservazione non sono le uniche che possono rendere difficili le misurazioni, per esempio in uno studio si chiese ad alcuni studenti di psicologia di misurare la velocità con cui dei ratti apprendevano a percorrere un labirinto, a un gruppo fu detto che i loro ratti erano "ottusi" (lenti a imparare a percorre il labirinto), a un altro che i loro erano "svegli" (veloci a imparare a percorrere il labirinto), benché in realtà erano tutti uguali, gli studenti che misuravano un ratto "ottuso" riferirono che i loro ratti impiegavano più tempo rispetto a quanto fecero gli studenti che misuravano un ratto "sveglio". Questo avviene perché le aspettative possono influenzare le osservazioni, è facile commettere errori quando si misura la velocità di un ratto e le aspettative possono determinare il tipo di errore, se un errore che porta un vantaggio (caso dei ratti svegli), o uno svantaggio (caso dei ratti ottusi), gli studenti che cronometravano i ratti cercavano probabilmente di essere giusti, ma le loro aspettative influenzarono le osservazioni. Le aspettative inoltre possono anche influenzare la realtà, gli studenti con i ratti "svegli" potrebbero, senza volerlo, aver facilitato il lavoro di apprendimento dei ratti svegli, mostrandosi per esempio più affettuosi o parlare quando sbagliavano strada. Le tecniche che si utilizzano per evitare queste influenze sono tante, tra le più comuni c'è quella dell'osservazione in doppio cieco, osservazione il cui vero scopo è ignoto sia all'osservatore sia al soggetto osservato, per esempio sei agli studenti non avessero parlato della distinzione tra i due gruppi di ratti, non avrebbero avuto delle aspettative, e quindi loro misurazioni non avrebbero avuto influenze. Psicologia generale e cognitiva Pagina 2 quindi loro misurazioni non avrebbero avuto influenze. Per trarre un senso ai dati raccolti da un esperimento si possono utilizzare delle rappresentazioni grafiche e delle statistiche descrittive. Il tipi di rappresentazione più comune è la distribuzione di frequenza, una rappresentazione grafica delle misure ottenute, organizzate in base al numero di volte in cui ciascuna misura è stata osservata, in psicologia come distribuzione standard si utilizza la distribuzione normale, una distribuzione il cui la frequenza delle misure è più alta intorno al valore centrale e diminuisce in maniera simmetrica nel procedere verso le due estremità. In psicologia le brevi frasi capaci di cogliere le informazioni essenziali in una distribuzione di frequenza sono dette statistiche descrittive, ce ne sono 2: 1. Tendenza centrale le descrizioni della tendenza centrale, riguardano le misure che tendono a essere vicine al centro, le tre descrizioni della tendenza centrale più usate sono la moda (il valore più frequente), la media (il valore medio aritmetico) e la mediana (valore centrale della distribuzione), in una distribuzione normale queste tre descrizioni sono uguali. 2. Variabilità le descrizioni della variabilità riguardano il grado in cui tali misure differiscono fra loro, la descrizione più semplice è l'intervallo di variazione (range), l'intervallo compreso tra il valore più alto e il valore più basso di tutte le misure che compongono una distribuzione di frequenza, altra descrizione è la deviazione standard, statistica che descrive la differenza media tra il valore di ogni misura nella distribuzione di frequenza e la media della distribuzione stessa, esprime quanto sono distanti in media le misure dal centro della distribuzione. La spiegazione: perché le persone fanno quello che fanno? Le misurazioni ci permettono di raccogliere informazioni sulle proprietà di oggetti ed eventi. Confrontando i pattern di variazione in una serie di misure, possiamo individuare relazioni tra questi oggetti ed eventi, come ad esempio una correlazione. Immaginiamo di chiedere a un gruppo di studenti quante ore hanno dormito e di misurare la loro capacità di ricordare i nomi dei presidenti degli Stati Uniti. È probabile che troviamo che chi ha dormito di più riesce anche a ricordare un numero maggiore di presidenti. In questo modo, usiamo le misurazioni non solo per conoscere l’entità del sonno e della capacità di ricordare degli studenti, ma anche per osservare la relazione tra queste due variabili. Per realizzare un’indagine di questo tipo, si seguono tre passaggi principali: 1. Misurare una coppia di variabili: Si scelgono due variabili, proprietà il cui valore può cambiare nel tempo. In questo esempio, la prima variabile è il numero di ore di sonno, mentre la seconda è il numero di presidenti ricordati. 2. Ripetere le misurazioni: Si eseguono una serie di misurazioni 3. Individuare un pattern nelle misure: Confrontando i dati raccolti, possiamo notare che le due variabili tendono a cambiare in modo sincronizzato: all’aumentare delle ore di sonno, aumenta anche il numero di presidenti ricordati. Questa sincronizzazione è chiamata correlazione, si dice che due variabili sono correlate quando le variazioni nel valore di una variabile sono sincronizzate con le variazioni nel valore dell'altra. Gli statistici hanno sviluppato un metodo per stimare le probabilità che la previsione che abbiamo formulato sia accurata, misurando la direzione e la forza della correlazione su cui quella previsione è basata. La direzione può essere o positiva o negativa: – Positiva una correlazione è positiva quando all'aumentare o al diminuire di una variabile aumenta o diminuisce anche l'altra. – Negativa una correlazione è negativa quando all'aumentare di una variabile l'altra diminuisce e viceversa. Misurare la forza di una correlazione può essere complicato. Il coefficiente di correlazione, rappresentato dalla lettera r, è una misura della direzione e dell'intensità di una correlazione, e può assumere valori compresi tra -1 e + 1. Psicologia generale e cognitiva Pagina 3 1. Se ogni volta che il valore di una variabile aumenta di una certa quantità, anche l'altra variabile aumenta di una quantità proporzionale, si ha una correlazione positiva perfetta, con r = 1. Ad esempio, se per ogni aumento di 30 minuti di sonno si ricordano 2 nomi di presidenti in più, la correlazione è perfettamente positiva. Se ogni volta che una variabile aumenta, l'altra diminuisce di una certa quantità, si ha una correlazione negativa perfetta, con r = -1. Ad esempio, se per ogni aumento di 30 minuti di sonno si ricordano 2 nomi di presidenti in meno, la correlazione è perfettamente negativa. Se invece non c'è una relazione sistematica tra i cambiamenti delle due variabili, queste sono considerate non correlate e r = 0. Per esempio, se aumentando il sonno di 30 minuti, il numero di nomi ricordati a volte cresce e a volte diminuisce, non c’è correlazione tra le due variabili. Le correlazioni perfette sono molto rare. Per esempio, il sonno e la capacità di ricordare sono correlati positivamente, ma la loro correlazione è imperfetta, con un valore di r compreso tra 0 e 1. Più il valore di r è vicino a 1 (positivo o negativo), minori sono le eccezioni, e maggiore è la sicurezza con cui possiamo fare previsioni. I valori di r indicano la forza della correlazione: r = 1: correlazione perfetta, r = 0,90: correlazione forte, r = 0,70: correlazione moderata, r = 0,30: correlazione debole. Il segno di r (+ o -) indica la direzione della relazione (positiva o negativa), mentre il valore assoluto di r riflette la quantità di eccezioni: un valore più vicino a 1 suggerisce una correlazione forte e affidabile. Le correlazioni naturali sono quelle che osserviamo nel mondo che ci circonda. Queste osservazioni ci permettono di vedere se esiste una relazione tra due variabili, ma non ci dicono necessariamente di che tipo sia questa relazione. Per esempio, molti studi hanno trovato una correlazione positiva tra la quantità di violenza a cui i bambini sono esposti attraverso i media (variabile X), come televisione, film e videogiochi e l’aggressività espressa dai bambini nel loro comportamento (variabile Y). In altre parole, maggiore è l’esposizione alla violenza nei media, maggiori sono le probabilità che i bambini mostrino comportamenti aggressivi. Ci sono diverse possibili spiegazioni per questa correlazione: – L’esposizione alla violenza nei media (X) potrebbe causare l’aggressività (Y). La violenza a cui i bambini assistono nei media potrebbe insegnare loro che l’aggressività è un modo accettabile per esprimere la rabbia e risolvere i conflitti. – L’aggressività innata dei bambini (Y) potrebbe portarli a cercare contenuti violenti nei media (X). In questo caso, i bambini naturalmente più aggressivi potrebbero essere più propensi a scegliere videogiochi violenti o programmi con scene di violenza. – Una terza variabile (Z) potrebbe causare sia l’aggressività (Y) sia l’esposizione alla violenza (X), senza che vi sia una relazione causale diretta tra X e Y. Per esempio, la mancanza di supervisione da parte degli adulti (Z) potrebbe consentire ai bambini sia di comportarsi in modo aggressivo con i coetanei, sia di guardare programmi violenti che normalmente non sarebbero permessi. In questo caso, il legame tra aggressività ed esposizione alla violenza potrebbe essere una correlazione spuria: due variabili sono correlate solo perché influenzate entrambe da una terza variabile, e non perché vi sia una relazione causale diretta tra di esse. Quando osserviamo una correlazione naturale, la possibilità di una correlazione spuria non può mai essere scartata. Si può provare ad eliminarla, Il modo più semplice per scartare la possibilità che sia stata una terza variabile (Z) (nel nostro esempio, la mancanza di supervisione da parte de gli adulti) a causare sia l'esposizione dei bambini a spettacoli violenti (X) sia il loro comportamento aggressivo (Y) sarebbe quello di misurare i bambini eliminando le differenze nella supervisione da parte degli adulti, per poi vedere se ciò elimina anche la correlazione tra esposizione mediatica alla violenza e aggressività, per esempio, osservare i bambini mediante la tecnica dei campioni abbinati, una tecnica che fa si che due gruppi di partecipanti siano identici rispetto a una terza variabile. Perciò si potrebbero osservare solo bambini che sono sotto la supervisione di un adulto per un dato tempo, cosi da essere certi che ogni bambino esposto alla violenza riceva esattamente la stessa quantità di supervisione ricevuta anche da ogni bambino non esposto. Si potrebbero sennò osservare i bambini con la tecnica delle coppie abbinate, una tecnica in cui ogni partecipante è identico a un altro partecipante rispetto a una terza variabile. In questo modo potremmo osservare bambini sottoposti a quantità diverse di supervisione degli adulti, a condizione però che, per ogni bambino esposto a spettacoli violenti e sottoposto alla supervisione di un adulto per un dato tempo, ne osserviamo anche uno non esposto e soggetto per un identico tempo alla supervisione di un adulto. Questa procedura garantisce che sia i bambini esposti sia quelli non esposti a spettacoli violenti ricevano in media la stessa quantità di supervisione da Psicologia generale e cognitiva Pagina 4 bambini esposti sia quelli non esposti a spettacoli violenti ricevano in media la stessa quantità di supervisione da parte degli adulti. Indipendentemente dalla tecnica usata, saremmo a quel punto certi che i bambini esposti o non esposti a spettacoli violenti ricevono in media un'uguale quantità di supervisione da parte di adulti. La tecnica dei campioni abbinati e quella delle coppie abbinate possono essere entrambe utili, ma nessuna delle due è risolutiva, dato che nessuna elimina del tutto la possibilità che entri in gioco una correlazione spuria, perché anche se le utilizziamo per eliminare una particolare terza variabile, non potremo mai eliminarle tutte. Infatti, non appena finito di raccogliere queste osservazioni, potrebbe venirci in mente all'improvviso che forse è l'instabilità emotiva a causare nei bambini la propensione per i programmi televisivi o i videogiochi violenti e per i comportamenti aggressivi, l'instabilità emotiva diventerebbe una nuova terza variabile (Z) e dovremmo ideare un nuovo test per indagare se essa è la causa della correlazione tra esposizione mediatica alla violenza (X) e comporta- mento aggressivo (Y). Le terze variabili possibili sono innumerevoli, quindi vi sono innumerevoli ragioni per cui X e Y potrebbero essere correlate. Il problema della terza variabile indica il fatto che non è possibile inferire una relazione causale tra due variabili sulla base della correlazione naturale esistente tra di esse, data la possibilità sempre presente, non eliminabile, di una correlazione spuria. In altri termini, se quello che ci preme scoprire è una relazione causa-effetto, allora le correlazioni naturali non ci diranno mai ciò che vogliamo sapere. l'esperimento è una tecnica che permette d'individuare una relazione casuale tra variabili, il modo migliore per capire in che modo gli esperimenti eliminano tutte le differenze tra gruppi è esaminarne le due caratteristiche fondamentali: 1. Manipolazione consiste nel modificare una variabile al fine di identificarne il potere causale, la manipolazione è una componente cruciale della sperimentazione. Anziché misurare l'esposizione dei singoli bambini a spettacoli violenti, misurare i loro comportamenti aggressivi e poi calcolare la correlazione tra queste due variabili per come si manifestano in condizioni naturali, gli esperimenti richiedono di manipolare l'esposizione alla violenza, quindi manipolare sistematicamente l'esposizione di un gruppo di bambini a spettacoli violenti e poi vedere se anche nella loro aggressività si manifesta un andamento parallelo, mentre l'altro gruppo non verrebbe esposto, visto che abbiamo manipolato e non misurato l'esposizione, non dobbiamo chiederci se una terza variabile abbia causato nei bambini le differenze di esposizione ai videogiochi violenti. La sperimentazione implica 3 fasi cruciali: 1- Si effettua una manipolazione, la variabile che viene manipolata è chiamata variabile indipendente, perché non dipende da ciò che il partecipante fa, quando si manipola una variabile si devono formare 2 gruppi: un gruppo sperimentale, il gruppo dei soggetti esposti a una particolare manipolazione, e un gruppo di controllo, il gruppo di soggetti non esposti a quella particolare manipolazione. 2- Avendo manipolato una variabile, passiamo a misurare l'altra, la variabile che viene misurata è detta variabile dipendente, perché il suo valore dipende da ciò che il partecipante fa. 3- Verifichiamo se la manipolazione della variabile indipendente ha prodotto dei cambiamenti nella variabile dipendente. 2. l'assegnazione casuale se l'assegnazione dei partecipanti in un gruppo non avviene casualmente si può inciampare nell'errore di autoselezione, un problema che si verifica quando l'inclusione di un partecipante nel gruppo sperimentale o nel gruppo di controllo è determinata dal partecipante stesso, se vogliamo essere sicuri che ci sia una sola differenza i partecipanti dei gruppi la loro inclusione nei gruppi deve essere casuale tramite la randomizzazione, procedura finalizzata a l'assegnazione di un partecipante al gruppo sperimentale o a quello di controllo sia casuale. La randomizzazione può fallire, ma non possiamo sapere quando accade. Quello che possiamo fare è calcolare la probabilità che sia fallita. Se c'è meno del 5% di probabilità di ottenere i dati osservati solo per effetto del caso, e meno del 5% di probabilità che un certo risultato emerga nonostante il fallimento della randomizzazione, allora quel risultato è considerato statisticamente significativo. Altro tipo di parametri statistici sono le statistiche inferenziali, per esempio p è una statistica inferenziale che permette di capire quante probabilità ci sono che in un dato sperimentato sia fallita la randomizzazione. Applicando tutte queste tecniche si potrebbe ideare un esperimento che abbia buone probabilità di identificare un'eventuale relazione casuale tra due variabili. Questo esperimento sarebbe dotato di validità interna, la proprietà di un esperimento che consente di individuare Psicologia generale e cognitiva Pagina 5 Questo esperimento sarebbe dotato di validità interna, la proprietà di un esperimento che consente di individuare relazioni casuali, significa che ogni cosa all'interno dell'esperimento funziona esattamente come dovrebbe per consentirci di trarre conclusioni sulle relazioni casuali. Il risultato di un esperimento dipende, in parte, da come definiamo la variabile indipendente e la variabile dipendente, dovremmo definire le variabili così come sono definite nel mondo reale, la validità esterna è una proprietà di un esperimento in cui le variabili sono definite in modo normale, tipico o realistico, quando le variabili sono definite per come sono nel mondo reale si dice che sono rappresentative del mondo reale. Nella maggior parte degli esperimenti di psicologia la validità esterna manca, questo perché gli psicologi non cercano di capire le cose del mondo reale, ricreandole in laboratorio, ,a cercano di comprendere cose nuove del mondo reale, usando gli esperimenti per sottoporre a verifica ipotesi derivate da teorie, e spesso esperimenti privi di validità esterna sono comunque in grado di soddisfare questo scopo. Una teoria ben costruita circa la relazione causale tra esposizione mediatica alla violenza e aggressività dovrebbe portare a formulare ipotesi su come i bambini in uno studio di laboratorio si comporteranno dopo avere assistito a un film violento, quindi le loro reazioni al film costituiranno una verifica dell'ipotesi. Le teorie ci consentono di generare ipotesi su ciò che può o deve accadere, o che accadrà in particolari circostanze, e gli esperimenti sono tipicamente volti a creare quelle circostanze, verificare le ipotesi e in questo modo fornire evidenze pro o contro le teorie che le hanno generate. Gli psicologi quando effettuano un esperimento non utilizzano un'intera popolazione, ovvero un insieme completo di persone, gli psicologi osservano un campione, un insieme parziale di persone estratto dalla popolazione. A volte però singoli individui presentano caratteristiche così interessanti da meritare uno studio approfondito, si dice allora studio a campione singolo, una procedura per ottenere informazioni scientifiche studiando un singolo individuo. Per scegliere gli individui di un campione si utilizza un campionamento casuale, tecnica per scegliere i partecipanti a uno studio tale da garantire che ogni membro di una popolazione abbia le stesse probabilità di essere incluso nel campione, con questa procedura il campione che otteniamo è detto rappresentativo della popolazione stessa. Inoltre questa procedura ci autorizza a generalizzare i risultati del campione alla popolazione, ovvero a concludere che ciò che abbiamo osservato nel nostro esperimento lo avremmo osservato anche misurando l'intera popolazione. La maggior parte degli esperimenti in psicologia è fatta su campioni non casuali, perché gli psicologi non hanno scelta, sono costretti a studiare le persone che si presentano come volontarie, questo però non è un difetto per 3 motivi: 1. Ci sono casi in cui la somiglianza tra campione e popolazione non ha importanza. 2. Quando la possibilità di generalizzare il risultato di un esperimento è un fatto importante, allora si esegue una replica diretta, ovvero un esperimento in cui si applicano le stesse procedure di un precedente esperimento ma su un nuovo campione, Per esempio, dopo aver misurato in un campione non casuale di bambini americani il comportamento in seguito all'esposizione a videogiochi violenti, potremmo cercare di replicare l'esperimento con bambini giapponesi, o con altri individui, potremmo trattare così altri attributi, come la cultura di appartenenza, come variabili indipendenti e fare esperimenti per determinare se questi attributi hanno influenzato la nostra variabile dipendente. Se i risultati del nostro studio venissero replicati con questi altri campioni, allora potremmo essere più sicuri che i risultati descrivono una tendenza umana fondamentale. Se i risultati dell'esperimento originale non fossero replicati dagli studi successivi, allora ne ricaveremmo informazioni su come altri attributi influenzano l'aggressività. 3. A volte la somiglianza tra campione e popolazione potrebbe essere solo un ragionevole assunto di partenza, per esempio, se un esperimento di psicologia ha dimostrato che alcuni bambini americani si comportavano in maniera aggressiva dopo avere visto videogiochi violenti, potremmo chiederci se c'è una ragione convincente per sospettare che studenti universitari ecuadoregni o adulti di mezza età australiani si comporterebbero in modo diverso. Se la risposta a questa domanda fosse si, allora il metodo sperimentale ci fornirebbe un modo per indagare quella possibilità. Pensare in modo critico alle evidenze Il metodo scientifico ci permette quindi di raccogliere prove empiriche, ma queste prove sono utili solo se sappiamo come riflettere su di esse, il poter utilizzare le prove richiede una capacità di pensiero critico che implica di porre a noi stessi domande difficili, chiedendoci se abbiamo interpretato le evidenze in maniera oggettiva, libera da distorsioni, e se le evidenze ci dicono non solo la verità, ma tutta la verità. Bacone sosteneva che ci sono due tendenze antiche fin troppo umane, la tendenza a vedere solo quello che vogliamo o ci aspettiamo di vedere e la tendenza a ignorare quello che non possiamo vedere, sono le caratteristiche del pensiero naturale o intuitivo, quindi nemiche di quello critico. Quando si presentano le stesse prove a due persone diverse, spesso esse ne traggono conclusioni differenti, Bacone riteneva di conoscerne il perché: "La comprensione umana, una volta che ha adottato delle opinioni fa in Psicologia generale e cognitiva Pagina 6 Bacone riteneva di conoscerne il perché: "La comprensione umana, una volta che ha adottato delle opinioni fa in modo che ogni altra cosa sostenga e sia in accordo con quelle opinioni". Quindi: "La nostra prima opinione colora di sé e cerca di conformare a sé tutto ciò che viene dopo". In altre parole, le nostre convinzioni preesistenti colorano di sé il nostro modo di vedere le nuove evidenze, facendo si che vediamo quello che ci aspettiamo di vedere. In questo modo le evidenze spesso sembrano confermare quello che già sapevamo. Le nostre convinzioni non sono le uniche influenze a colorare la nostra visione delle evidenze, a colorarle intervengono anche le nostre preferenze e i pregiudizi, le nostre ambizioni e le avversioni, le speranze e i bisogni, i desideri e i sogni. Come notava Bacone: "La comprensione umana non è una luce asciutta, ma perfusa di desideri e di emozioni che danno origine a una scienza irragionevole. Perché gli uomini preferiscono credere a ciò che vogliono che sia vero", Le ricerche suggeriscono che Bacone avesse ragione anche su questo. Quando le evidenze confermano ciò che crediamo o che vogliamo credere tendiamo a chiederci: "Posso credere a questo?", e la risposta che ci diamo è in genere "Si". Ma quando le prove portano a respingere ciò in cui crediamo o vogliamo credere, allora la domanda che tendenzialmente ci poniamo è: "Devo crederci?", e la risposta è spesso "No". Convinzioni e desideri innanzitutto influenzano quali prove prendiamo in considerazione, la maggior parte di noi si circonda di altre persone che credono nelle stesse cose in cui noi crediamo e che vogliono le stesse cose che noi vogliamo. Gli studi dimostrano anche che quando viene data loro l'opportunità di ricercare prove, le persone cercano preferenzialmente evidenze che confermano le proprie convinzioni e soddisfano i propri desideri, le persone tendono a smettere di cercare, ma quando trovano evidenze in favore del contrario, continuano a cercare altre prove, ciò che tutti questi studi mettono in rilievo è che le evidenze lasciano ampio spazio per le interpretazioni. Per noi è cosi facile vedere quello che vogliamo vedere o quello che ci aspettiamo di vedere, la prima regola del pensiero critico è: dubitare sempre delle nostre conclusioni, uno dei modi migliori per ridurre il nostro grado di certezza è cercare persone che la pensano in modo differente da noi e ascoltare ciò che hanno da dire. Noi ci fermiamo a considerare le evidenze che possiamo vedere e ignoriamo quelle che non vediamo, Bacone affermò che "scarsa o nulla attenzione viene posta a ciò che non è visibile e sostenne che questa tendenza naturale era il più grande impedimento e la maggiore aberrazione della comprensione umana". Bacone era nel giusto nell'affermare che le persone raramente prendono in considerazione le cose che non possono vedere, e questa tendenza ad ignorare le evidenze non presenti può indurci a trarre ogni tipo di conclusione sbagliata, Se la prima regola del pensiero critico è "dubitare sempre di ciò che vediamo", allora la seconda regola è tenere sempre in considerazione ciò che non vediamo. L'etica della scienza: che cosa è giusto Gli psicologi sono vincolati da un codice etico, tale codice impone agli psicologi di rispettare durante il lavoro le persone, gli animali e la verità. Dopo la fine della guerra, la comunità internazionale sviluppò nel 1947 un codice etico, detto Codice di Norimberga, a cui fece seguito nel 1964 la Dichiarazione di Helsinki, nella quale si stabilivano i principi per il trattamento etico dei soggetti umani nelle ricerche. I tre principi fondamentali sono: 1. la ricerca deve mostrare rispetto per le persone e per il loro diritto di prendere decisioni su ogni cosa che, direttamente o indirettamente, le riguarda, mettendole quindi al riparo da indebite influenze e coercizioni. 2. le ricerche devono avere effetti benefici, il che significa che devono cercare di massimizzare i vantaggi e di ridurre i rischi per ogni partecipante. 3. la ricerca deve essere equa, ovvero deve distribuire vantaggi e rischi tra i partecipanti con equità, senza pregiudizi nei confronti di particolari individui o gruppi. Il codice degli psicologi ha incorporato questi 3 principi e li ha ulteriormente ampliati: – Consenso informato: i partecipanti non possono prendere parte a uno studio di psicologia se non hanno dato il loro consenso informato, che è una dichiarazione con cui una persona esprime il suo accordo riguardo alla partecipazione a uno studio. Questo non significa che la persona deve sapere tutto riguardo allo studio, ma significa che la persona deve essere a conoscenza di qualunque aspetto della ricerca potenzialmente dannoso o doloroso. – Libertà dalla coercizione: gli psicologi non possono costringere le persone a partecipare alle loro ricerche. – Protezione dal danno: gli psicologi devono prendere ogni possibile precauzione per proteggere i partecipanti alle loro ricerche da danni fisici o psicologici. – Analisi rischi-benefici: sebbene sia ammesso richiedere ai partecipanti di accettare piccoli rischi, come una leggera scossa elettrica o una certa dose di imbarazzo, non è invece ammesso il chiedere loro di accettare forti rischi. Psicologia generale e cognitiva Pagina 7 forti rischi. – Inganno: gli psicologi possono ricorrere all'inganno nei confronti dei partecipanti solo quando ciò sia giustificato dal valore scientifico, educativo o applicativo dello studio, e quando non siano attuabili procedure alternative. L'inganno del partecipante non è mai ammesso quando si riferisce ad aspetti della ricerca che potrebbero causargli danno o dolore fisico o psicologico. – Debriefing: se un partecipante viene in qualche modo ingannato prima o durante uno studio, lo psicologo è tenuto a fornire un debriefing, cioè una descrizione verbale della vera natura e del vero scopo dello studio. Se il partecipante ha subito un qualunque tipo di modificazione (per es., lo si è fatto sentire triste), lo psicologo deve cercare di cancellare quel cambiamento (per es., chiedendo alla persona di eseguire un compito che la rende felice) e di ripristinare lo stato in cui il partecipante si trovava prima dello studio. – Diritto alla riservatezza: gli psicologi sono tenuti a mantenere confidenziale qualsiasi informazione di natura privata e personale ottenuta durante lo studio e riguardante il partecipante. Anche gli animali godono di diversi diritti: – Tutte le procedure che coinvolgono animali devono essere sottoposte alla supervisione di psicologi con una specifica formazione nei metodi di ricerca ed esperienza nella cura degli animali da laboratorio: questi psicologi hanno la responsabilità di assicurare la necessaria attenzione al benessere e alla salute degli animali. – Gli psicologi devono fare ogni ragionevole sforzo per ridurre al minimo le possibilità che gli animali debbano soffrire disagi, infezioni, malattie e dolori. – Gli psicologi possono ricorrere a procedure che implicano di far subire agli animali dolori, stress o privazioni solo quando non sia disponibile una procedura alternativa, e quando il ricorso alla prima procedura sia giustificato dal valore scientifico, educativo o applicativo dell'esperimento. – Gli psicologi sono tenuti a eseguire le eventuali procedure chirurgiche mentre l'animale è sotto l'effetto di un'adeguata anestesia; inoltre sono tenuti a ridurre al minimo i dolori dell'animale durante e dopo gli interventi chirurgici. La psicologia, al pari di tutte le altre scienze, funziona in base alla fiducia e a un codice d'onore. Nessuna autorità ha l'incarico di monitorare ciò che gli psicologi fanno con i dati che hanno raccolto, nessuna autorità ha il compito di verificare se le affermazioni che essi fanno sono vere. Il sistema della fiducia non dipende dal fatto che gli scienziati siano particolarmente onesti, ma piuttosto dal fatto che la scienza è un'impresa comune, quando uno scienziato afferma di avere fatto una scoperta importante, gli altri cercano di ripetere quello stesso studio. Per attenersi al codice d'onore gli psicologi: 1. quando scrivono lavori sui loro studi e li pubblicano su riviste scientifiche, gli psicologi sono tenuti a riportare in modo veritiero tutto quello che hanno fatto e che hanno trovato. 2. gli psicologi hanno l'obbligo morale di condividere il merito del lavoro con gli altri che vi hanno contribuito includendoli come co-autori, e di menzionare nel proprio lavoro gli altri scienziati che hanno fatto studi simili. 3. gli psicologi hanno l'obbligo morale di condividere i loro dati. Psicologia generale e cognitiva Pagina 8

Use Quizgecko on...
Browser
Browser