Biochimica Clinica 2 Anno - PDF

Summary

Questi appunti riguardano la biochimica clinica, in particolare i processi diagnostici e terapeutici relativi al fegato e alle vie biliari. Vengono descritte le principali funzioni del fegato, inclusi il metabolismo dei carboidrati, lipidi e proteine, e la sintesi delle proteine plasmatiche. Viene inoltre spiegata la bilirubina, la sua produzione e i diversi tipi di ittero, e le diverse analisi per diagnosticarli.

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BIOCHIMICA CLINICA 2 ANNO APPLICAZIONE DEI PROCESSI DIAGNOSTICO TERAPEUTICI FEGATO E VIE BILIARI Questo organo ha un particolarità ovvero di avere una struttura a...

BIOCHIMICA CLINICA 2 ANNO APPLICAZIONE DEI PROCESSI DIAGNOSTICO TERAPEUTICI FEGATO E VIE BILIARI Questo organo ha un particolarità ovvero di avere una struttura al suo interno dove il contenuto di questi vasi : - VENA PORTA - ARTERIA EPATICA - VENA EPATICA SI INCONTRANO NEL SINUSOIDE EPATICO: QUI TROVROAMO GLI EPATOCITA CHE è L’UNITà FUNZIONALE DEL FEGATO FEGATO E SUE PRINCIPALI FUNZIONI - Metabolismo dei Carboidrati - Metabolismo dei Lipidi - Metabolismo delle Proteine - Sintesi delle Plasma proteine - Sintesi dei Fattori della coagulazione - Trasformazione dello ione Ammonio - Funzioni di coniugazione e detossificazione - Funzioni di deposito BILIRUBINA è IL RPRODOTTO DI DEGRADAZIONE DELL’EMOGLOBINA L’EMOGLOBINA FORMATA DAL80% della distruzione di eritrociti senescenti e il 15-20% dalla distruzione di eritrociti in maturazione. La bilirubina è un pigmento giallo derivato dalla degradazione dell'emoglobina, la proteina nei globuli rossi responsabile del trasporto dell'ossigeno. Quando i globuli rossi invecchiano e vengono distrutti, l'emoglobina viene scomposta in bilirubina. Questa bilirubina può essere misurata in due forme principali: 1. Bilirubina indiretta (non coniugata): La bilirubina diretta è già stata processata dal fegato ed è pronta per essere eliminata dall'organismo. Liposolubile o È la forma insolubile in acqua e viene trasportata nel sangue legata all'albumina. o Si tratta della bilirubina che non è ancora passata attraverso il fegato. o Dopo essere stata trasportata al fegato, la bilirubina indiretta viene trasformata in bilirubina diretta (coniugata). 2. Bilirubina diretta (coniugata): a bilirubina indiretta rappresenta la forma non ancora processata dal fegato. Idrosolubile o È la forma solubile in acqua della bilirubina, prodotta quando la bilirubina indiretta viene coniugata (legata) con acido glucuronico nel fegato. o Viene poi secreta nella bile e passa nell'intestino, dove viene eliminata attraverso le feci e in piccola parte con le urine. ITTERO PREEPATICO L'ittero preepatico è una forma di ittero che si verifica quando vi è un eccessivo accumulo di bilirubina indiretta (non coniugata) nel sangue, causato da un aumento della distruzione dei globuli rossi (emolisi). In questo tipo di ittero, il problema non è nel fegato o nei dotti biliari, ma nel fatto che il corpo produce più bilirubina di quanto il fegato possa gestire. ITTERO EPATICO L'ittero epatico è una forma di ittero che si verifica quando il fegato è incapace di metabolizzare correttamente la bilirubina, spesso a causa di danni alle cellule epatiche o a disfunzioni dei processi epatici. In questo tipo di ittero, la disfunzione epatica comporta un accumulo sia di bilirubina diretta (coniugata) che indiretta (non coniugata) nel sangue. ITTERO POST-EPATICO L'ittero post-epatico, noto anche come ittero ostruttivo, si verifica quando vi è un'ostruzione nel flusso della bile dal fegato verso l'intestino. Questo impedisce alla bilirubina coniugata (bilirubina diretta) di essere escreta normalmente, causando il suo accumulo nel sangue. La problematica è situata dopo (post) il fegato, nei dotti biliari o nelle vie biliari extraepatiche DIAGNOSI DIFFERENZIALE DEGLI ITTERI Parametri di laboratorio e segni clinici: Bilirubina diretta: o Preepatico: Normale (N) → il fegato funziona bene nel coniugare la bilirubina. o Epatico: Aumentata (↑) → il fegato è danneggiato e non riesce a eliminare adeguatamente la bilirubina coniugata. o Post-epatico: Aumentata significativamente (↑↑) → l'ostruzione nei dotti biliari impedisce l'escrezione della bilirubina coniugata. Bilirubina indiretta: o Preepatico: Aumentata (↑) → a causa dell'emolisi, vi è una produzione eccessiva di bilirubina non coniugata. o Epatico: Normale o aumentata (N/↑) → il fegato è incapace di coniugare adeguatamente la bilirubina. o Post-epatico: Normale o aumentata (N/↑) → la bilirubina coniugata non può essere eliminata. Urobilinogeno nelle urine: o Preepatico: Aumentato (↑) → l'aumento della bilirubina indiretta provoca un incremento dell'urobilinogeno nelle urine. o Epatico: Diminuito (↓/↑) → il fegato non riesce a metabolizzare la bilirubina correttamente. o Post-epatico: Normale o ridotto (N/↓) → l'ostruzione biliare impedisce la produzione di urobilinogeno. AST/ALT (enzimi epatici): o Preepatico: Normali o lievemente aumentati (N/↑) → il danno epatico non è la causa primaria. o Epatico: Aumentati significativamente (↑↑) → segnalano danno epatico. o Post-epatico: Aumentati lievemente (↑) → l'ostruzione può provocare un lieve aumento di questi enzimi. γ-GT/ALP (Gamma-glutamil transferasi/fosfatasi alcalina): o Preepatico: Normale (N) → nessuna ostruzione biliare. o Epatico: Normale o aumentato (N/↑) → il danno epatico può coinvolgere i dotti biliari. o Post-epatico: Aumentato (↑↑) → un'ostruzione biliare causa un aumento significativo di questi enzimi. LDH (lattato deidrogenasi): o Preepatico: Aumentato (↑) → a causa della distruzione dei globuli rossi. o Epatico: Normale (N). o Post-epatico: Normale (N) Albumina: o Preepatico: Normale (N). o Epatico: Ridotta (↓) → il fegato danneggiato produce meno albumina. o Post-epatico: Normale o ridotta (N/↓) → possibile riduzione in caso di ostruzioni prolungate. Prurito: o Preepatico: Assente (No) → non c'è accumulo significativo di sali biliari. o Epatico: Possibile → in caso di colestasi intraepatica. o Post-epatico: Presente (Sì) → causato dall'accumulo di sali biliari nel sangue. Feci o Preepatico: Scure → l'aumento di urobilinogeno nelle feci. o Epatico: Scure o chiare → varia a seconda della compromissione della funzione biliare. o Post-epatico: Chiare → l'ostruzione impedisce alla bile di raggiungere l'intestino, portando a feci ipocoliche o acoliche. SINDROME DI GILBERT La sindrome di Gilbert è una patologia ereditaria benigna del fegato, caratterizzata da un'alterazione del metabolismo della bilirubina, che porta a iperbilirubinemia indiretta (non coniugata). È causata da un difetto genetico parziale dell'enzima glucuronosiltransferasi (UGT1A1), che è responsabile della coniugazione della bilirubina. Questo processo è essenziale per rendere la bilirubina idrosolubile e consentirne l'escrezione attraverso la bile. Caratteristiche principali della sindrome di Gilbert: Incidenza: Colpisce circa il 7-8% della popolazione. Tipo di iperbilirubinemia: Si verifica un accumulo di bilirubina non coniugata (indiretta) nel sangue perché l'attività dell'enzima UGT1A1 è ridotta, pur non essendo completamente assente. Ereditarietà: È trasmessa con modalità autosomica recessiva, cioè entrambe le copie del gene UGT1A1 devono essere mutate per manifestare la condizione. Meccanismo: Normalmente, la bilirubina viene captata dal fegato, coniugata con acido glucuronico per diventare solubile in acqua, e poi secreta nella bile per essere eliminata. Nella sindrome di Gilbert: La captazione e la coniugazione della bilirubina sono ridotte, portando ad un suo accumulo nel sangue sotto forma di bilirubina non coniugata. SINDROME DI CRIGLER NAJJAR La sindrome di Crigler-Najjar è un raro disordine genetico autosomico recessivo che colpisce il metabolismo della bilirubina, caratterizzato da un difetto nella coniugazione della bilirubina a causa di mutazioni nel gene che codifica per l'enzima UGT1A1 (uridina difosfato glucuronosiltransferasi). Questo enzima è fondamentale per convertire la bilirubina non coniugata (indiretta) in una forma coniugata (diretta) e solubile, permettendone l'escrezione attraverso la bile. Quando questo processo è difettoso, si verifica un accumulo di bilirubina non coniugata nel sangue, che può portare a iperbilirubinemia severa e potenzialmente tossica. Sindrome di Crigler-Najjar Tipo 1: Mutazione genetica: La mutazione interessa uno dei cinque esoni che codificano per l'enzima UGT1A1, impedendo completamente o quasi completamente la sua funzione. Assenza di attività dell'enzima UGT1A1: L'enzima è prodotto in una forma completamente non funzionale, o quasi, e quindi non può coniugare la bilirubina. Iperbilirubinemia grave: Livelli molto elevati di bilirubina non coniugata nel sangue (oltre 20 mg/dL) che possono provocare ittero grave e, in assenza di trattamento, portare a kernittero, una condizione neurologica potenzialmente fatale a causa dell'accumulo di bilirubina nel cervello. Prognosi: Senza trattamento, i pazienti possono sviluppare danni neurologici irreversibili. La fototerapia intensiva è il trattamento principale, e molti pazienti richiedono trapianto di fegato per prevenire complicazioni a lungo termine. sindrome di Crigler-Najjar Tipo 2 («Sindrome di Arias»): Mutazione puntiforme: Questa forma è causata da mutazioni puntiformi su uno qualsiasi degli esoni del gene UGT1A1, che riducono ma non eliminano del tutto l'attività catalitica dell'enzima. Attività enzimatica ridotta: L'enzima UGT1A1 mantiene una parte della sua funzione (circa il 10-20% dell'attività normale), permettendo una parziale coniugazione della bilirubina. Iperbilirubinemia moderata: I livelli di bilirubina non coniugata sono elevati (tipicamente tra 6 e 20 mg/dL), ma solitamente non così alti come nel tipo 1, e il rischio di kernittero è molto inferiore. Prognosi: Meno grave rispetto al tipo 1. Non richiede fototerapia intensa come nel tipo 1, ma i pazienti possono rispondere positivamente al trattamento con fenobarbital, un farmaco che stimola l'attività residua dell'enzima UGT1A1 e aiuta a ridurre i livelli di bilirubina nel sangue. MARCATORI BIOCHIMICI PER LO STUDIO DEL FEGATO Coniugazione: Bilirubina Citolisi – Alanina Amminotrasferasi (ALT, GPT) , Aspartato Amminotrasferasi (AST, GOT) , Lattato Deidrogenasi (LDH) Colestasi : Fosfatasi Alcalina (AP), g-Glutamiltrasferasi (g-GT) Protidosintesi : Albumina e altre sieroproteine , Pseudocolinesterasi , Tempo di QUIK (tempo di protrombina) Enzimi. AST/ALT Transaminasi fanno un trasferimento di un gruppo amminico , Glutammico ossalacetica (GOT) o aspartato aminotrasferasi (AST) Glutammico piruvica (GPT) o alanina aminotrasferasi Enzimi coinvolti nel catabolismo degli aminoacidi Le transaminasi AST (aspartato aminotransferasi) e ALT (alanina aminotransferasi), note anche come GOT (glutammico-ossalacetica) e GPT (glutammico-piruvica), sono enzimi coinvolti principalmente nel catabolismo degli aminoacidi, processo cruciale per il metabolismo proteico. Di seguito una panoramica su queste due transaminasi e il loro ruolo nel catabolismo degli aminoacidi. CAUSE AUMENTO DI AST/ALT >10x ULN (“upper limit of normality”) Epatite acuta, ipossiemia tessutale (shock) 5-10x ULN infarto miocardico, Trauma, malattie del muscolo scheletrico, Colestasi, Epatiti croniche, epatite autoimmune < 5x ULN Condizioni fisiologiche (neonati), altre malattie epatiche (Wilson, emocromatosi, deficit di alfa1- antitripsina), pancreatite, emolisi in vivo e in vitro, abuso alcolico. MARCATORI DI CITOLISI EPATICA (AST, ALT ,LDH) HCV RNA: Interpretazione dei risultati Positivo per HCV RNA: Indica un'infezione attiva. È necessario un trattamento per prevenire danni epatici a lungo termine. Negativo per HCV RNA: Indica assenza di infezione attiva, ma non esclude la possibilità di un'infezione pregressa o di un'infezione cronica con livelli di RNA molto bassi. Diagnosi e gestione: La determinazione della presenza e della quantità di HCV RNA è essenziale per la diagnosi dell'epatite C e per decidere il regime di trattamento. Trattamento antivirale: Il monitoraggio della carica virale durante il trattamento è fondamentale per valutare la risposta al trattamento. Una riduzione significativa di HCV RNA è un buon indicatore di successo terapeutico. METODI IN BIOLOGIA MOLECOLARE PER HCV RNA QUANTITATIVO LATTICO DEIDROGENASI - CATALIZZA LA CONVERSIONE DEL LATTATO IN PIRUVATO e viceversa - ENZIMA TETRAMERICO ( 4 CATENE PROTEICHE ) 4 POPIPEPTIDI E 4 PROTEINE - PROTEINE CHE LA COMPONGONO SONO H E M ( HEART AND MUSCLES ) Distribuzione: Le diverse isoforme di LDH si trovano in vari tessuti del corpo e hanno differenti proprietà cinetiche e regolatorie. Ad esempio: LDH1 è predominante nel cuore e nei globuli rossi, dove è necessario un rapido rifornimento di energia. LDH5 è più comune nei muscoli scheletrici e nel fegato, dove il metabolismo del lattato è prevalente. Diagnostica: I livelli di LDH possono essere misurati nel sangue per aiutare a diagnosticare varie condizioni mediche, tra cui infarti, malattie epatiche, e altre condizioni patologiche. FOSFATASI ALCALINA (ALP) L’enzima a cui ti riferisci è la fosfatasi alcalina (FA), una classe di enzimi idrolitici che catalizzano l’idrolisi di legami fosfato in condizioni alcaline. Le fosfatasi alcaline sono presenti in vari tessuti e possono essere classificate in diverse isoforme, ciascuna con specifiche funzioni e caratteristiche. FA tessuto-specifica (ossea): isoenzima principale, correlato al metabolismo osseo e alle lesioni epato-biliari Origine: Questa isoforma è prevalentemente prodotta da osteoblasti ed è correlata al metabolismo osseo. Ruolo: È coinvolta nella mineralizzazione delle ossa e nel processo di formazione ossea. Marker clinico: Un aumento dei livelli di questa isoforma è spesso associato a condizioni come malattie ossee (ad esempio, malattia di Paget, osteosarcoma) e lesioni epato-biliari (come l’ostruzione biliare o l’epatite). FA intestinale : non è un marcatore specifico 1) in molte malattie epatiche si ha un incremento sierico di questo isoenzima; 2) è metabolizzata più velocemente degli altri due isoenzimi e per questo ha una bassa concentrazione sierica Origine: Prodotta dalle cellule dell’intestino tenue. Ruolo: È coinvolta nell’assorbimento di nutrienti e può essere presente in piccole quantità nel siero. Marker clinico: o Non specifico: L’aumento di questo isoenzima non è indicativo di una malattia specifica, ma può essere elevato in alcune condizioni. o Metabolismo: Viene metabolizzata più rapidamente rispetto ad altre isoforme, quindi la sua concentrazione sierica è generalmente più bassa. FA placentare e simil-placentare: in gravidanza, prodotte dalla placenta Origine: Prodotta dalla placenta durante la gravidanza. Ruolo: Contribuisce alla crescita e allo sviluppo fetale. Marker clinico: I livelli di questa isoforma aumentano in gravidanza e possono essere utilizzati per monitorare la salute della madre e del feto. SIGNIFICATO CLINICO I valori elevati di bambini e adolescenti sono dovuti al maggiore ricambio osseo. Valori superiori alla norma possono essere indice diartrite deformante, carcinoma biliare, epatite, malattia di Paget, metastasi epatiche e ossee, alterazioni delle vie biliari, mieloma, mononucleosi, osteomielite, rachitismo, sarcoidosi, fratture ossee, insufficienza renale, sarcoma osteogenico. Valori inferiori possono essere causati da anemia, età avanzata, ipotiroidismo, malnutrizione. CAUSE AUMENTO ALP Fisiologiche: Gravidanza (terzo trimestre), infanzia Patologiche: > 5x ULN Morbo di Paget (osteoblasti), Osteomalacia, Colestasi, Cirrosi < 5x ULN Tumori ossei, iperparatiroidismo primario, fratture ossee, tumori, epatiti, malattia infiammatoria intestinale GAMMA GLUTAMMILTRAFERASI Catalizza il trasferimento di un gruppo glutammico tra peptidi e aminoacidi È importante per il mantenimento nella cellula di adeguate concentrazioni di glutatione ridotto un importante agente antiossidante Aumenta nelle epatopatie con stasi biliare È un enzima di induzione (farmaci, etanolo). Aumento GGT MARCATORI BIOCHIMICI ASSUNZIONE DI ETANOLO - Aumento della GGT (ma non di AP), anche dopo un singolo “carico” - Aumento di MCV (volume corpuscolare medio) a causa del ridotto assorbimento di folati indotto dall’etanolo - Aumento della trasferrina non glicosilata ETANOLO (CH3CH2OH) Rapidamente assorbito dall’apparato digerente mediante diffusione passiva (picco di concentrazione già dopo 30 min) Ossidato nell’epatocita attraverso l’intervento di almeno tre enzimi : – Alcol deidrogenasi (ADH ) – Sistema microsomiale ossidante etanolo (MEOS) – Catalasi In condizioni normali interviene solo l’ADH in concentrazioni elevate intervengono anche MEOS e catalas METABOLISMO DELL’ETANOLO PRIMA CONSEGUENZA DELLA TRASFORMAZIONE DELL’ETANOLO NEL FEGATO MARCATORE SPECIFICO ABUSO CRONICO DI ALCOL TRASFERRINA CARBOIDRATO CARENTE (O TRASFERRINA DESIALATA) La transferrina è una glicoproteina sierica il cui compito è il trasporto del ferro agli organi bersaglio (midollo osseo, fegato, milza) E’ una glicoproteina è quindi composta da una catena polipeptidica e due catene di polisaccaridi ramificati con residui di acido sialico L’aggiunta di acido sialico avviene tramite una reazione enzimatica etanolo dipendente: etanolo ed il suo derivato l’acetaldeide riducono l’attività enzimatica di questo sistema La maggior parte della transferrina circolante (>80%) contiene 4 residui di acido sialico; la forma con due residuo di ac.sialico è presente in quantità notevolmente inferiori METABOLISMO DEL FERRO Il metabolismo del ferro è un processo biologico cruciale che regola l'assorbimento, il trasporto, l'immagazzinamento e l'utilizzo del ferro nell'organismo. Il ferro è un minerale essenziale per molte funzioni biologiche, tra cui la sintesi dell'emoglobina, la produzione di energia e il mantenimento della salute cellulare. Di seguito è presentata una panoramica dettagliata sul metabolismo del ferro. ASSORBIMENO DEL FERRO L'assorbimento intestinale del ferro è un processo fondamentale per garantire che il corpo riceva la quantità necessaria di questo minerale essenziale. Il ferro è cruciale per varie funzioni biologiche, tra cui la produzione di emoglobina, la sintesi di enzimi e la respirazione cellulare. Qui di seguito sono esaminati i principali aspetti dell'assorbimento intestinale del ferro. MARCATORI BIOCHIMICI CARENZA DI FERRO EMOCROMATOSI L'emocromatosi è una malattia ereditaria che riguarda il metabolismo del ferro. È a trasmissione generalmente recessiva (una persona per ammalarsi deve ereditare il gene mutato da entrambi i genitori) ed è causata da un aumentato assorbimento del ferro a livello intestinale con conseguente accumulo progressivo in vari organi e tessuti, in particolare fegato, pancreas e cuore. Non è una malattia contagiosa, è stata descritta per la prima volta nel 1865 dal medico Trousseau e, per molto tempo, è stata conosciuta con il nome di “diabete bronzino” a causa del colore molto scuro della pelle che provoca e della comparsa del diabete dovuto all'accumulo di ferro nel pancreas. È una malattia spesso sottostimata per diverse ragioni, tra cui: disturbi (sintomi) iniziali non caratteristici, come affaticamento cronico, dolori addominali, dolori articolari manifestazioni cliniche rilevanti a comparsa tardiva, in media tra i 40-50 anni di età con un rapporto maschi/femmine di 5 a 1, in particolare prima della menopausa malattia e esami necessari per accertarla poco conosciuti scarsa differenza con l’epatopatia alcolica, con cui spesso è confusa L'emocromatosi ereditaria rappresenta una delle malattie genetiche più frequenti nei caucasici e raggiunge nelle popolazioni originarie del Nord Europa una frequenza che va da 1 caso su 100 abitanti, in Irlanda, a 1 caso su 400 abitanti, in Francia. In Italia la frequenza della malattia è soggetta ad ampie differenze tra le popolazioni del nord, in cui è più alta (1 caso su 500 abitanti), e le popolazioni centro-meridionali in cui è più bassa (meno di 1 caso su 2000 abitanti) EPATOCARCINOMA L'epatocarcinoma, o carcinoma epatocellulare (HCC), è il tipo più comune di cancro primario del fegato, che origina dalle cellule epatiche, chiamate epatociti. È una delle neoplasie più aggressive e rappresenta una significativa causa di morbilità e mortalità a livello globale, particolarmente nelle popolazioni con alte prevalenze di malattie epatiche croniche. L'epatocarcinoma si sviluppa tipicamente su una base di malattia epatica cronica. Il processo include: o Infiammazione e danno epatico: Le infezioni virali e l'alcol causano infiammazione e danno epatico, portando alla cirrosi. o Genotossicità: I virus dell'epatite e le tossine ambientali possono causare mutazioni nel DNA degli epatociti. o Proliferazione cellulare: Il rimodellamento e la proliferazione delle cellule epatiche danneggiate possono portare alla formazione di focolai di displasia e, infine, di carcinoma. Sintomi e Segni L'epatocarcinoma può presentarsi con sintomi aspecifici o specifici. I sintomi possono includere: Perdita di peso non spiegata. Diminuzione dell'appetito. Dolore addominale o nella parte superiore destra dell'addome. Ittero (ingiallimento della pelle e degli occhi). Ascite (accumulo di liquido nell'addome). Fatica e debolezza. Diagnosi La diagnosi di epatocarcinoma viene effettuata attraverso una combinazione di metodi: Imaging: o Ecografia: Utilizzata come primo passo per la valutazione di noduli epatici. o Tomografia Computerizzata (TC): Fornisce immagini dettagliate e aiuta a caratterizzare le lesioni. o Risonanza Magnetica (RM): Utilizzata in casi selezionati per una valutazione più precisa. Marcatori tumorali: o Alfa-fetoproteina (AFP): È un marcatore tumorale che può essere elevato nell'HCC, anche se non è specifico. Biopsia: In alcuni casi, una biopsia del tessuto epatico può essere necessaria per confermare la diagnosi. Stadiazione La stadiazione dell'epatocarcinoma è fondamentale per determinare il trattamento e la prognosi. Le classificazioni comuni includono: Sistema di stadiazione di Barcelona Clinic Liver Cancer (BCLC). Sistema di Child-Pugh: Valuta la funzionalità epatica e la gravità della malattia. Sistema TNM: Basato su dimensioni e diffusione del tumore. Trattamento Le opzioni di trattamento per l'epatocarcinoma variano a seconda dello stadio della malattia, della funzionalità epatica e delle condizioni generali del paziente. Le principali strategie includono: 1. Trattamento Curativo: o Chirurgia: Resezione tumorale o trapianto di fegato in pazienti selezionati. o Ablazione: Tecniche come l'ablazione per radiofrequenza (RFA) o l'ablazione con etanolo per tumori piccoli. 2. Trattamento Palliativo: o Terapie sistemiche: Farmaci come sorafenib o lenvatinib per malattia avanzata. o Chemioterapia: Generalmente non efficace per l'HCC, ma talvolta utilizzata in contesti specifici. o Terapie locoregionali: Embolizzazione transarteriosa (TACE) o ablazione. Prognosi La prognosi per i pazienti con epatocarcinoma dipende da vari fattori, tra cui: Stadio del tumore al momento della diagnosi. Funzionalità epatica (ad es. Child-Pugh). Risposta al trattamento. In generale, l'HCC ha una prognosi infausta, ma la diagnosi precoce e il trattamento adeguato possono migliorare significativamente l'esito clinico. Prevenzione Vaccinazione: Contro l'epatite B. Screening: Monitoraggio regolare per le persone ad alto rischio, come quelle con infezioni da HBV o HCV o cirrosi. Stile di vita sano: Mantenere un peso sano, evitare l'alcol e ridurre l'esposizione a sostanze tossiche. Lezione 2 BIOMARCATORI CARDIACI BIOMARCATORI CARDIACI BIOMARCATORI CARDIACI BM BM BM BM GENETICI FUNZIONALITA’ RISCHIO DANNO CARDIACO LEGATI A MALATTIE CARDIACA CARDIOVASCOLARE CARDIOVASCOLARI FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE E BIOMARCATORI CIRCOLANTI FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE E BIOMARCATORI CIRCOLANTI Decodifica dei termini AST, CK, CK-MB, cTnT, cTnI: Sono tutti nomi di enzimi o proteine che vengono rilasciati nel sangue quando le cellule del cuore muoiono. IMA: Sta per infarto miocardico acuto, ovvero un attacco cardiaco. RIA: Radioimmunoassay, una tecnica di laboratorio utilizzata per misurare piccole quantità di sostanze nel sangue. IMA: Infarto miocardico acuto. Importanza Clinica Diagnosi precoce: Una diagnosi tempestiva di IMA permette di intervenire rapidamente e salvare vite. Stratificazione del rischio: I markers cardiaci aiutano a valutare la gravità di un infarto e a scegliere il trattamento più appropriato. Monitoraggio della terapia: Misurando i livelli dei markers nel tempo, si può valutare l'efficacia della terapia e individuare eventuali complicanze. PRIMI MARKERS DI DANNO MIOCARDICO PRIMI MARKERS DI DANNO MIOCARDICO Il grafico illustra l'andamento nel tempo dell'attività di due enzimi, la CK2 (creatina chinasi 2) e la LDH (lattato deidrogenasi), nel sangue di un paziente che ha subito un infarto del miocardio. Questi enzimi, quando le cellule del cuore vengono danneggiate, vengono rilasciati nel flusso sanguigno. Misurando i loro livelli, i medici possono diagnosticare un infarto e monitorarne l'evoluzione. (CK2: Questa curva mostra che l'attività della CK2 nel sangue raggiunge il picco massimo circa 24 ore dopo l'infarto. Questo significa che la CK2 è uno dei primi enzimi a essere rilasciato in seguito a un danno cardiaco. LDH: L'attività della LDH, invece, raggiunge il picco più tardi, tra le 36 e le 40 ore dopo l'infarto. Questo indica che la LDH viene rilasciata più lentamente rispetto alla CK2.) CREATINA FOSFOCHINASI (CPK O CK) La creatina fosfochinasi (CPK o CK) è un enzima presente in diverse cellule del corpo umano, ma è particolarmente concentrato nel muscolo scheletrico, nel cuore e nel cervello. La sua funzione principale è ISOENZIMA CK-MB quella di facilitare la produzione di energia all'interno delle cellule, trasferendo un gruppo fosfato dalla creatina fosfato all'adenosina difosfato (ADP) per formare adenosina trifosfato (ATP). L'ATP è la principale fonte di energia per le cellule. La CPK è composta da due subunità: M (muscolo) e B (cervello). Queste subunità si combinano in tre modi diversi, formando tre isoenzimi: CK-MM: Prevalentemente presente nel muscolo scheletrico. CK-MB: Si trova principalmente nel muscolo cardiaco, ma è presente anche in piccole quantità nel muscolo scheletrico. CK-BB: Prevalente nel cervello. La CPK è un importante marcatore biochimico utilizzato in diagnostica clinica, ma la sua interpretazione deve essere effettuata in combinazione con altri esami e con il quadro clinico del paziente. Negli ultimi anni, i troponini hanno soppiantato la CPK come marker di scelta per la diagnosi dell'infarto del miocardio, in quanto sono più specifici e sensibili. Tuttavia, la misurazione della CPK rimane utile in alcune situazioni cliniche. mioglobina La mioglobina è una proteina contenuta all'interno delle cellule muscolari, in particolare nei muscoli scheletrici e cardiaci. La sua struttura è simile a quella dell'emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che trasporta l'ossigeno dai polmoni ai tessuti. MIOGLOBINA Funzioni della Mioglobina La mioglobina svolge diverse funzioni cruciali all'interno dell'organismo: Deposito di ossigeno: La mioglobina agisce come una sorta di "serbatoio" di ossigeno all'interno delle cellule muscolari. Quando l'apporto di ossigeno attraverso il sangue diminuisce (ad esempio durante un intenso esercizio fisico), la mioglobina rilascia l'ossigeno immagazzinato, garantendo un continuo apporto di questo elemento essenziale per la produzione di energia. Facilitazione della diffusione dell'ossigeno: La mioglobina facilita la diffusione dell'ossigeno all'interno della cellula muscolare, aumentando la velocità con cui l'ossigeno raggiunge i mitocondri, le "centrali energetiche" delle cellule. MIOGLOBINA Protezione dai radicali liberi: La mioglobina svolge un ruolo importante nella protezione delle cellule muscolari dai danni causati dai radicali liberi, molecole altamente reattive che possono danneggiare le cellule e contribuire allo sviluppo di malattie. DANNO MIOCARDIO Danno miocardio Cosa significa IMA? L'infarto miocardico acuto (IMA), comunemente chiamato "attacco cardiaco", è una condizione medica grave causata dalla morte di una parte del muscolo cardiaco (miocardio). Questa morte cellulare è solitamente dovuta a un'occlusione di una delle arterie coronarie, che forniscono ossigeno al cuore. Come viene diagnosticato l'IMA? La diagnosi di IMA si basa su una combinazione di fattori, come descritto nella definizione fornita: Sintomi tipici dell'ischemia: dolore al petto, dispnea, sudorazione fredda. Alterazioni all'elettrocardiogramma (ECG): modifiche del tratto ST, nuovi blocchi di branca, sviluppo di onde Q patologiche. Aumento dei marcatori cardiaci: in particolare della troponina, una proteina rilasciata nel sangue quando le cellule del cuore muoiono. Un valore di troponina superiore al 99° percentile è considerato un forte indicatore di danno cardiaco. Immagini diagnostiche: come l'ecocardiogramma, la risonanza magnetica cardiaca o la scintigrafia miocardica, possono fornire ulteriori prove di danno al muscolo cardiaco. Angiografia coronarica: questo esame invasivo consente di visualizzare le arterie coronarie e di identificare eventuali ostruzioni. La troponina è considerata il marcatore più specifico e sensibile per la diagnosi di infarto miocardico. Quando le cellule del cuore muoiono, rilasciano la troponina nel sangue. Misurando i livelli di troponina, i medici possono confermare la presenza di un infarto e valutarne la gravità. «MOVIMENTO»ENZIMATICO IN CORSO DI IMA Il grafico presentato mostra l'andamento nel tempo dei livelli di diversi marcatori cardiaci nel sangue di un paziente che ha subito un infarto miocardico acuto (IMA). Questi marcatori sono proteine rilasciate dalle cellule del cuore danneggiate e la loro misurazione nel sangue è fondamentale per la diagnosi e la valutazione della gravità dell'infarto. Cosa ci mostrano le curve? Mioglobina: È il primo marcatore ad aumentare nel sangue dopo un infarto, raggiungendo il picco in poche ore. Tuttavia, la mioglobina non è specifica per il cuore e può aumentare anche in caso di danni muscolari scheletrici. Troponina I e T: Sono le troponine cardiache, considerate i marcatori più specifici e sensibili per la diagnosi di infarto. Aumentano più tardi rispetto alla mioglobina, ma rimangono elevate più a lungo. La troponina I generalmente raggiunge il picco prima della troponina T. CK-MB: È un isoenzima della creatina chinasi, un enzima presente in diversi tessuti, ma in particolare nel cuore. Anche la CK-MB aumenta in caso di infarto, ma la sua specificità è inferiore rispetto alle troponine. ALGORITMO DIAGNOSTICO IMA BASATO SUL DOSAGGIO DELLE DIAGNOSTICO Come funziona l'algoritmo? TROPONINA IMA BASATO SUL DOSAGGIO DELLE TROPONINA 1. Punto di partenza: Il paziente presenta un dolore toracico acuto, sintomo tipico di un possibile infarto. 2. Misurazione basale della troponina: Viene effettuata una prima misurazione della troponina al momento dell'arrivo del paziente in ospedale (T0). 3. Classificazione iniziale: o Se il valore di troponina è inferiore al 99° percentile, l'infarto è meno probabile. o Se il valore di troponina è superiore o uguale al 99° percentile, si procede con ulteriori indagini. 4. Seconda misurazione: Dopo circa 3 ore, viene effettuata una seconda misurazione della troponina (T1). CUT-OFF HUMANITAS GAVAZZENI 5. Diagnosi: o IMA confermato: Se la seconda misurazione mostra un aumento della troponina superiore al 50% rispetto alla prima, in un paziente con un quadro clinico suggestivo per ischemia, la diagnosi di infarto miocardico acuto è altamente probabile. o Altre possibilità: Se i valori di troponina non confermassero la diagnosi di IMA, potrebbero essere necessarie ulteriori indagini per escludere altre cause del dolore toracico. 6. TROPONINA TROPONINA Proteine che intervengono durante la fase di contrazione muscolare , se c’è un aumento le cellule si lisano. IZIONE IN CUI AUMENTA LA ONINA IN ASSENZA DI IMA CONDIZIONE IN CUI AUMENTA LA TROPONINA IN ASSENZA DI IMA Il testo presenta una panoramica sui biomarcatori di funzionalità cardiaca, in particolare sui peptidi natriuretici. Questi peptidi, prodotti dal cuore, svolgono un ruolo cruciale nella regolazione della pressione sanguigna e del volume plasmatico. La loro misurazione nel sangue fornisce informazioni preziose sulla funzione cardiaca, soprattutto in condizioni patologiche come l'insufficienza cardiaca. I Peptidi Natriuretici Cosa sono: Sono una famiglia di peptidi prodotti dal cuore, tra cui i più importanti sono l'ANP (peptide natriuretico atriale) e il BNP (peptide natriuretico cerebrale). VENGOPNO PRODOTTI DALLE CELLULE CARDIACHE IN FORMA INATTIVA Funzione: Svolgono un'azione diuretica, natriuretica e vasodilatatrice, contribuendo a ridurre la pressione sanguigna e il volume plasmatico. Misurazione: La misurazione dei livelli di questi peptidi nel sangue fornisce informazioni sulla funzione ventricolare e sulla presenza di sovraccarico emodinamico. ANP/BNP/CNP PEPTIDI NATRIURETICI Importanza Clinica CARDIACI Diagnosi precoce: Consentono di identificare precocemente le alterazioni della funzione cardiaca, anche in assenza di sintomi evidenti. Valutazione della gravità: Aiutano a valutare la gravità di malattie cardiache come l'insufficienza cardiaca. Monitoraggio della terapia: Permettono di valutare l'efficacia delle terapie e di adattare il trattamento in base alla risposta del paziente. Stratificazione del rischio: Possono essere utilizzati per stratificare il rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti con malattie cardiache. Siamo nel miocardio viene prodotto pro-pro bnb e viene poi scissa e trasformata in probnp. Il probnp di conseguenza viene scisso a sua volta e diventano bnp e nt-probnp che sono prodotti di degradazione, sono soggetti a degradazione da parte di altre proteasi presenti nel circolo sanguigno, dando origine a frammenti più piccoli e inattivi. Bnp: si dosa perché i ventricoli sono più grossi e infatti e più alto il dosaggio di bnp anzi che anp TEST GENETICI NELLE PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI: PRO E CONTRO Circa l’1% dei nati vivi presentano difetti congeniti che determinano malformazioni di cuore e grossi vasi I test genetici possono individuare alterazioni cromosomiche (delezione o traslocazione) o mutazioni a carico di un singolo gene Alcune forme idiopatiche di miocardiopatia dilatativa o ipertrofica, soprattutto le forme familiari possono essere causate dall’alterazione della funzionalità̀ di un singolo gene ed essere ereditabili Anche alcune forme di aritmie cardiache familiari possono avere alla base alterazioni della funzionalità̀ di un singolo gene o di più geni Il limite di queste analisi è dettato dal fatto che, considerando la complessità̀ del sistema cardiovascolare ed il fatto che i disturbi più frequenti hanno molto spesso un’eziologia multifattoriale dove alla genetica si affiancano fattori ambientali e comportamentali Il vantaggio quindi di questi test genetici può̀ essere non solo la conferma della diagnosi ma anche la possibilità̀ di entrare, in centri di alta specialità̀, in trials di ultima generazione dove si applicano protocolli sperimentali di trattamento. in questo ambito hanno preso piede negli ultimi anni, più̀ che lo studio del singolo gene, un approccio genomico o proteomico dove si indagano più̀ geni o metaboliti di una medesima via biochimica associabili ad una specifica patologia cardiovascolare Il limite in queste analisi è che risultano però costose e accessibili solo in pochi laboratori specializzati Uno degli approcci più̀ recenti è basato sullo studio dei così detti microRNA (miRNA) , piccoli non codificanti molecole di RNA il cui scopo è quello di regolare l’espressione di RNA complementari. In effetti l’alterata espressione di questi micro-RNA è stata rilevata in molte patologie incluse quelle cardiovascolari I microRNA possono regolare l’espressione dei geni anche in altre cellule perché́ possono essere secreti e scorrere nei fluidi biologici Essendo circolanti il vantaggio è che si comportano come biomarcatori circolanti di malattia e non comportano per il dosaggio i limiti dell’approccio genomico 2 lezione STUDIO DELLE PROTEINE PLASMATICHE DIAGNOSTICA PROTEICA STUDIO DELLE PROTEINE PLASMATICHE L’albumina è legata al mantenimento della pressione osmotica all’interno dei vasi e quindi del circolo, in presenza di insufficienza epatica il dosaggio di albumina è aumenta drasticamente. COMPOSIZIONE DEL PLASMA Plasma e siero: due componenti del sangue con differenze chiave Quando si parla di analisi del sangue, spesso si sente parlare di plasma e siero. Sebbene entrambi siano componenti liquidi del sangue, presentano alcune differenze significative. Plasma Cos'è: È la componente liquida del sangue che rimane dopo la centrifugazione di un campione di sangue a cui è stato aggiunto un anticoagulante. Cosa contiene: Oltre all'acqua, contiene proteine (albumina, globuline, fibrinogeno), elettroliti, ormoni, fattori della coagulazione, nutrienti e prodotti di scarto. Utilizzo: Il plasma viene utilizzato per diverse analisi cliniche, tra cui la misurazione degli elettroliti, delle proteine, degli ormoni e dei fattori della coagulazione. Viene anche utilizzato per la preparazione di prodotti plasmatici, come l'albumina e i fattori della coagulazione. Siero Cos'è: È la componente liquida del sangue che si ottiene dopo la coagulazione spontanea del sangue e la successiva centrifugazione. Cosa contiene: Il siero ha una composizione simile al plasma, ma non contiene fibrinogeno né altri fattori della coagulazione, poiché questi sono stati consumati nel processo di coagulazione. Utilizzo: Il siero viene utilizzato per numerose analisi cliniche, tra cui la misurazione degli anticorpi, degli ormoni e di alcuni enzimi. una tecnica di laboratorio molto utilizzata per separare e quantificare le diverse frazioni proteiche presenti nel siero. L'elettroforesi è una tecnica di laboratorio che sfrutta un campo elettrico per separare molecole in base alla loro carica elettrica e al loro peso molecolare. Nel caso specifico delle proteine, la loro mobilità elettroforetica è determinata dal numero e dal tipo di aminoacidi che le compongono, e quindi dalla loro carica netta. Come funziona l'elettroforesi delle sieroproteine? Catodo anodo 1. Preparazione del campione: Si preleva un campione di siero e lo si deposita su un supporto (gel) poroso, solitamente costituito da acetato di cellulosa o gel di agarosio. 2. Applicazione del campo elettrico: Il supporto viene immerso in una soluzione tampone e sottoposto a un campo elettrico. 3. Migrazione delle proteine: Le proteine, essendo cariche, migrano verso l'elettrodo di carica opposta. La velocità di migrazione dipende dalla carica netta della proteina e dalla sua dimensione. 4. Visualizzazione delle bande: Una volta completata la separazione, le proteine ASE SOLIDA VERSUS ELF vengono visualizzate colorando il gel con un colorante specifico per le proteine. ELETTROFORESI CAPILLARE CAPILLARE elettroforesi capillare In quella capillare: dall’anodo al catodo Cos'è il flusso elettrosmotico? Il flusso elettrosmotico è il movimento di un fluido all'interno di un capillare o di un canale microscopico causato dall'applicazione di un campo elettrico. Questo fenomeno è dovuto alla presenza di una doppia carica elettrica sulla superficie interna del capillare. Come funziona? 1. Doppia carica elettrica: La superficie interna del capillare, solitamente composta da silice, porta una carica negativa. Questa carica negativa attrae cationi presenti nel fluido (come gli ioni sodio, Na+), creando un sottile strato di ioni positivi adsorbito alla superficie. 2. Formazione dello strato doppio: Lo strato di ioni positivi adsorbito crea un campo elettrico che attrae a sua volta molecole d'acqua con il loro polo negativo (ossigeno). Si forma così uno strato doppio elettrico, costituito da uno strato di ioni positivi adsorbiti alla superficie e da uno strato di molecole d'acqua orientate. 3. Applicazione del campo elettrico: Quando si applica un campo elettrico, gli ioni positivi dello strato doppio sono attratti verso il catodo (elettrodo negativo). 4. Flusso del fluido: Nel tentativo di seguire gli ioni positivi, l'intero strato di fluido all'interno del capillare si muove verso il catodo, generando così il flusso elettrosmotico. L'immagine mostra un gel di elettroforesi su cui sono state separate le proteine del siero. Le proteine, in base alla loro carica e dimensione, migrano lungo il gel formando delle "bande". Ogni banda corrisponde a un gruppo di proteine con caratteristiche simili. Le principali frazioni proteiche identificabili sono: Albumina: È la proteina più abbondante e migra più velocemente verso l'anodo (polo positivo) a causa della sua elevata carica negativa. Alfa-1 globuline: Comprendono principalmente l'alfa-1 antitripsina e l'alfa-1 glicoproteina acida. Alfa-2 globuline: Comprendono principalmente l'aptoglobina, l'alfa-2 macroglobulina e le alfa-lipoproteine. Beta-globuline: Comprendono principalmente la transferrina, l'emopessina, le beta- lipoproteine e il complemento C3. Gamma-globuline: Comprendono le immunoglobuline (anticorpi). Elettroforesi proteica serve per individuare le componenti monoclonali , In sostanza, l'elettroforesi proteica viene utilizzata per identificare la presenza di queste proteine anomale nel sangue, che possono essere un segnale di patologie come il mieloma multiplo. L'elettroforesi produce un tracciato che mostra le diverse bande proteiche. Una componente monoclonale si presenta come una banda stretta e ben definita, solitamente nella regione delle gammaglobuline. La presenza di questa banda anomala, insieme ad altri esami, permette di confermare la diagnosi di una gammopatia monoclonale. STRUTTURA IMMUNOGLOBULINE Plasma cellule derivano dalle cellule b STRUTTURA IMMUNOGLOBULINE Struttura di base: Le immunoglobuline sono formate da quattro catene polipeptidiche: due catene pesanti identiche e due catene leggere identiche. Queste catene sono unite da ponti disolfuro, formando una struttura a "Y". l'immunofissazione sierica e URINARIA l'immunofissazione sierica, un esame di laboratorio di fondamentale importanza per la diagnosi e la caratterizzazione delle gammopatie monoclonali. L'immunofissazione sierica è una tecnica di laboratorio che combina l'elettroforesi delle proteine con l'immunoprecipitazione. Serve a identificare e caratterizzare le proteine monoclonali presenti nel siero, ovvero quelle prodotte da un unico clone di cellule B in eccesso. 1. Elettroforesi: Come nell'elettroforesi delle proteine, il campione di siero viene separato in base alla carica elettrica e al peso molecolare, generando un profilo caratteristico. 2. Incubazione con anticorpi specifici: Dopo l'elettroforesi, il gel viene incubato con anticorpi specifici per le diverse classi e sottoclassi di immunoglobuline (IgG, IgA, IgM) e per le catene leggere (kappa e lambda). 3. Formazione dei precipitati: Se nel campione è presente una proteina monoclonale, l'anticorpo specifico si legherà ad essa formando un precipitato visibile sulla banda corrispondente al tipo di immunoglobulina e alla catena leggera della proteina monoclonale. 4. Colorazione e lettura: Il gel viene colorato per visualizzare i precipitati. La presenza di una banda stretta e ben definita indica la presenza di una proteina monoclonale IMMUNOFISSAZIONE URINARIA Tecnica utilizzata per la determinazione della catene leggere libera monoclonali (proteina di Bence Jones)prodotte in eccesso dal clone plasmacellulare e presenti nelle urine Quantificazioneeseguitasucampionediurine24h per scansione densitometrica del picco monoclonale del tracciato elettroforetico urinario è uno strumento utile per orientare la diagnosi e il follow-up delle gammopatie monoclonali (GM), basandosi principalmente sui risultati dell'elettroforesi delle proteine sieriche e dell'immunofissazione (IF). Elettroforesi anomala: Se l'elettroforesi mostra un pattern anomalo (es. ipogammaglobulinemia, picco M, alterazioni delle altre frazioni), si procede con l'immunofissazione per confermare o escludere la presenza di una proteina monoclonale. Immunofissazione: Se l'immunofissazione conferma la presenza di una banda monoclonale, la diagnosi di GM è posta. Se non viene evidenziata alcuna banda monoclonale, si valutano altre possibili cause dell'alterazione elettroforetica. © CM: Gammopatia Monoclonale © IF: Immunofissazione © BJ: Proteine di Bence Jones (frammenti di catene leggere delle immunoglobuline presenti nelle urine) © a1, a2, β1, β2, γ: Frazioni proteiche dell'elettroforesi © Ponte β-gamma: Fusione delle bande β e γ nell'elettroforesi PONTE BETA -GAMMA PONTE BETA -GAMMA TRANSTIRETINA (PREALBUMINA) Il nome prealbumina deriva solo dalle sue caratteristiche elettroforetiche (migra più vicino all’anodo dell’albumina) E’ una proteina sintetizzata principalmente dal fegato (in misura minore dal plesso coroideo)con un peso molecolare di 55 kDa ed una emivita di 2,5 giorni E’ un trasportatore di retinolo (vitamina A) (con l’ausilio di una RBP) e tiroxina (T4) (una quota piccola perché il 70% della tiroxina è trasportata dalla TBP) Le sue concentrazioni non dipendono dallo stato di salute (se non in casi di grave insufficienza epatica) e per questo è considerato un buon marker di valutazione dello stato nutrizionale E’ pero down regolata dalle citochine pro infiammatorie, quindi bisogna valutare bene che la sua riduzione non dipenda da una risposta infiammatoria più che dallo stato nutrizionale Più utile in questo caso valutare il rapporto TTR/PCR Veicola gli ormoni tiroidei anche all’interno del liquor ALBUMINA Proteina non glicosilata con peso molecolare 66kDa sintetizzata dal fegato La sua principale funzione è quella di mantenere la corretta pressione colloidosmotica La seconda importante funzione è il trasporto di numerose molecole nel plasma (bilirubina, acidi grassi liberi, ormoni steroidei e tiroidei, aminoacidi e farmaci) La sua sintesi è down regolata dalla interleuchina di fase acuta (es IL6) Un ipoalbuminemia può avere diverse cause: – Disfunzione epatica o dieta povera di proteine (diminuita sintesi) – Sindrome nefrosica, ustioni, enteropatie essudative (perdita diretta) – Edema o ascita (perdita nel terzo spazio) – Shock settico (aumento permeabilità capillare) – Processo infiammatorio( albumina. proteine di fase acuta) – Gravidanza (aumento volume plasmatico) – Patologie congenite a carico dei geni coinvolti nella sintesi dell’albumina ALFA 1 GLICOPROTEINA ACIDA Proteina di fase acuta prodotta dal fegato di peso molecolare 44-43 kDa Aumenta in modo significativo in processi infiammatori, ustioni, traumi, malattie infiammatorie Funziona da carrier per diverse molecole tra cui acidi grassi ormoni steroidei ma anche farmaci ALFA 1 ANTITRIPSINA Glicoproteina appartenente al gruppo detto delle «serpine», serine protease inhibitors Prodotto principalmente da fegato,ma anche da macrofagi e cellule epiteliali respiratorie ha peso molecolare di 52 kDa costituisce il 90% della α globuline E’ un inibitore dell’elastasi neutrofila che protegge dai danni provocati da questa proteasi ai tessuti La sua assenza o la riduzione della sua attività ha conseguenze severe.. Ittero colestatico neonatale: il cambiamento conformazionale della proteina prodotta in presenza di varianti geniche ne provoca il ristagno e l’accumulo a livello epatico (10-20% dei pazienti) il 20% dei pazienti sviluppa cirrosi epatica nell’infanzia. Il 10% dei pazienti che raggiungono l’età adulta sviluppano cirrosi Nei polmoni l’assenza dell’alfa 1 antitripsina non inibisce l’elastasi neutrofila provocando danno al tessuto polmonare con sviluppo di enfisema (aggravato dal fumo). L’1% dei pazienti sviluppa BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) DEFICIT ALFA 1 ANTITRIPSINA Altri tessuti possono essere interessati con lo sviluppo di panniculite (patologia infiammatoria sottocute), aneurismi, vasculiti DEFICIT ALFA 1 ANTITRIPSINA ( da sapere ) APTOGLOBINA Glicoproteina prodotta dal fegato con peso molecolare di 85 kDa È un alfa 2 globulina E’ una catena polipeptidica formata da 2 catene leggere α e due catene pesanti β Ha una grande affinità con la molecola dell’emoglobina libera, rilasciata in seguito al turnover eritrocitario o al processi emolitici intravascolari La sua concentrazione si riduce velocemente in caso di processi di emolisi intravasale (il complesso aptoglobina-emoglobina ha un emivita brevissima di pochi minuti e poi è sequestrato da monociti e macrofagi e cellule del sistema reticolo endoteliale E’ una proteina di fase acuta che aumenta in presenza di infiammazione (per una corretta interpretazione andrebbe sempre misurata anche la PCR) Utile per la diagnosi di emolisi intravascolare ma non per il suo monitoraggio (per la breve emivita del complesso) e nemmeno per gli stati di emolisi cronici (piu’ utile in questo caso l’emopessina ) ALFA 2 MACROGLOBULINA E’ un alfa 2 globulina di grande peso (725 kD) e dimensioni (paragonabili alle IgM) quindi non soggetta alla perdita in caso di sindromi nefrosiche NON è una proteina di fase acuta E’ un trasportatore di ormoni e citochine La sua attività preponderante è quella di essere un antiproteasi, attività che la rende importante nei processi coagulativi (inibisce ad esempio la trombina e la callicreina) Non esistono condizioni di deficit perché incompatibili con la vita EMOPESSINA E’ una beta 1 glicoproteina di 57kDa Ha grande affinità con il gruppo eme dell’emoglobina che si trova in circolo a seguito di distruzione dei globuli rossi lo trasportano al fegato che recuperano il ferro e riciclano l’eme contrastando in questo modo l’effetto ossidativo dato dalla libera circolazione del gruppo eme Si riduce velocemente in caso di anemia emolitica Diagnosi differenziale: sindromi nefrosiche, epatopatie, malnutrizione o malassorbimento Aumento: diabete mellito, distrofia muscolare, emocromatosi BETA 2 MICROGLOBULINA Proteina a basso peso molecolare (12 kDa) Appartiene al complesso maggiore di istocompatibilità di classe I (notoriamente espresso sulla superficie dei linfociti B) La sua concentrazione plasmatica dipende dal turnover del linfociti B e dalla velocità di filtrazione glomerulare (passa liberamente dal filtro glomerulare ed è poi riassorbita al 99%) Nel discrasie plasmacellulari riflette la massa tumorale e la funzionalità renale E’ uno dei parametri utilizzati nella stadiazione del mieloma multiplo CERULOPLASMINA Glicoproteina a singola catena polipeptidica di 132 kDa che lega il 95% del rame circolante trasportandolo nei tessuti E’ una proteina di fase acuta quindi gli stati infiammatori possono mascherare un eventuale deficit Inoltre è estrogeno dipendente quindi aumenta in tutti quegli stati in cui aumentano questi ormoni (esempio gravidanza o nelle terapie sostitutive in menopausa) E’ misurata in particolare nelle diagnosi e monitoraggio della malattia di Wilson (dove risulta particolarmente diminuita), malattia legata ad un difetto del metabolismo del rame che si accumula in questi casi in fegato e cervello, cornea reni e tessuti SISTEMA DEL COMPLEMENTO E’ il maggior componente dell’immunità innata ed è composto da fattori del complemento che circolano nel sangue in forma inattiva e proteine di regolazione La diminuzione può essere dovuta a deficit di sintesi (per difetti genetici) o al consumo per attivazione del complemento NOTA: il C3 è il fattore a cui confluiscono le tre vie di attivazione del complemento ed il C4 è il fattore chiave della via classica e della lectina, perciò la misura di questi due fattori è usata per le determinazione dell’attivazione del sistema del complemento E’ utilizzato nelle diagnosi di infezioni severe, atipiche e ricorrenti o nelle importanti forme allergiche (diagnosi di immunodeficienza congenita) Importante anche nelle patologie da immunocomplessi e nella diagnosi di angioedema ereditario Diagnostica ematologica ESAME EMOCROMOCITORMETRICO (CON FORMULA) : è uno degli esami del sangue più comuni e serve a valutare vari parametri del sangue per diagnosticare, monitorare e prevenire diverse condizioni di salute. Questo esame include anche la formula leucocitaria, ovvero la distribuzione percentuale dei diversi tipi di globuli bianchi. Ecco i principali parametri inclusi: 1. Globuli rossi (RBC - Red Blood Cells) Significato: Misura il numero di globuli rossi nel sangue. Valori di riferimento (adulti): Circa 4,5 - 5,9 milioni/mm³ per gli uomini e 4,1 - 5,1 milioni/mm³ per le donne. 2. Emoglobina (Hb) Significato: È la proteina che trasporta l'ossigeno dai polmoni ai tessuti. Valori di riferimento: 13,5 - 17,5 g/dL per gli uomini e 12 - 15,5 g/dL per le donne. 3. Ematocrito (Hct) Significato: Rappresenta la percentuale del volume del sangue occupato dai globuli rossi. Valori di riferimento: 40% - 52% per gli uomini, 36% - 48% per le donne. 4. Globuli bianchi (WBC - White Blood Cells) Significato: Misura la quantità totale di globuli bianchi, responsabili della difesa contro infezioni e altre patologie. Valori di riferimento: 4.000 - 11.000 cellule/mm³. 5. Formula leucocitaria Neutrofili: (40% - 75%) combattono le infezioni batteriche. Linfociti: (20% - 45%) importanti per l’immunità virale. Monociti: (2% - 10%) partecipano alla risposta immunitaria e alla rimozione di cellule morte. Eosinofili: (1% - 6%) rispondono a parassiti e allergie. Basofili: (0% - 1%) coinvolti in reazioni allergiche. 6. Piastrine (PLT - Platelets) Significato: Misura la quantità di piastrine, importanti per la coagulazione del sangue. Valori di riferimento: 150.000 - 450.000/mm³. Parametri aggiuntivi MCV (Volume Corpuscolare Medio): Indica il volume medio dei globuli rossi. MCH (Contenuto Emoglobinico Medio): La quantità media di emoglobina in ciascun globulo rosso. MCHC (Concentrazione Emoglobinica Media): Concentrazione media di emoglobina all'interno dei globuli rossi. RDW (Ampiezza di Distribuzione dei Globuli Rossi): Variazione delle dimensioni dei globuli rossi. Interpretazione dei Risultati Anomalie nei valori dell'emocromo possono indicare vari problemi: Anemia: Bassi livelli di globuli rossi, emoglobina o ematocrito. Infezioni o infiammazioni: Aumento dei globuli bianchi o di specifiche sottopopolazioni (come i neutrofili). Disturbi di coagulazione: Alterazioni nel numero di piastrine. L’IMPEDENZIOMETRIA L'impedenziometria, utilizzata principalmente per la bioimpedenziometria (BIA, Bioelectrical Impedance Analysis), è una tecnica che valuta la composizione corporea misurando la resistenza del corpo al passaggio di una corrente elettrica. Viene impiegata per stimare il contenuto di massa magra, massa grassa, acqua corporea e altri parametri corporei. È un metodo non invasivo, rapido e sicuro per valutare la composizione corporea. Adatto per monitoraggi frequenti, ad esempio per valutare la perdita o l'aumento di massa grassa e magra nel tempo. Principi di Funzionamento 1. Corrente Elettrica a Bassa Intensità o Una corrente elettrica a bassa intensità (solitamente 50 kHz e pochi microampere, sicura e non percepita) viene applicata attraverso elettrodi posizionati su diverse parti del corpo. o La corrente attraversa i tessuti corporei con differenti livelli di resistenza a seconda del tipo di tessuto. 2. Impedenza e Resistenza dei Tessuti o Impedenza (Z): La misura di quanto un tessuto si oppone al passaggio della corrente. L'impedenza è composta da: § Resistenza (R): La parte reale dell’impedenza, più alta in tessuti poveri di acqua, come il tessuto adiposo. § Reattanza (Xc): La parte immaginaria dell’impedenza, legata alla capacità delle membrane cellulari di comportarsi come piccoli condensatori. o I tessuti con un alto contenuto di acqua (come i muscoli) conducono la corrente meglio di quelli con poco contenuto d'acqua (come il grasso). 3. Analisi della Composizione Corporea o Acqua Corporea Totale (TBW, Total Body Water): L’acqua è un eccellente conduttore elettrico, quindi più un corpo è idratato, meno resistenza oppone alla corrente. Questo parametro è utile per stimare il grado di idratazione e il contenuto di massa magra. o Massa Magra e Massa Grassa: Utilizzando l’impedenza e il modello dell’acqua corporea, si possono stimare i volumi di massa magra e massa grassa del corpo. o Distribuzione Fluida Intra ed Extracellulare: La reattanza aiuta a distinguere i fluidi intracellulari (contenuti all’interno delle cellule) dai fluidi extracellulari. La citofluorimetria (o citometria a flusso) è una tecnica utilizzata in biologia e medicina per analizzare rapidamente e simultaneamente diverse caratteristiche fisiche e chimiche delle cellule e delle particelle. È molto importante per la diagnosi di malattie, per la ricerca di biologia cellulare e per la valutazione della risposta del sistema immunitario. OGNI SEGNALE LUMINOSO CH ESTTRRAVERS AL LA MIA CELLULA Principio di Funzionamento 1. Flusso di Cellule o Le cellule, sospese in un fluido, vengono incanalate in un flusso stretto, attraversando uno stretto capillare uno alla volta. o Questo flusso di cellule singole viene diretto attraverso un sistema di laser e sensori. 2. Laser e Rilevamento della Luce o Un raggio laser colpisce le cellule nel flusso e viene diffuso o assorbito in vari modi a seconda delle caratteristiche cellulari. o Diffusione Laterale (Side Scatter - SSC): Indica la granularità o complessità interna delle cellule, come la presenza di granuli e strutture intracellulari. o Diffusione Frontale (Forward Scatter - FSC): Indica la dimensione della cellula. o Il laser può anche eccitare fluorocromi (coloranti fluorescenti) legati a specifiche strutture cellulari o marcatori di membrana, emettendo luce a diverse lunghezze d'onda. 3. Fluorocromi e Anticorpi Marcati o Le cellule vengono trattate con anticorpi specifici legati a fluorocromi che si legano a particolari antigeni o proteine sulla superficie delle cellule o al loro interno. o La fluorescenza emessa dai fluorocromi viene rilevata e analizzata per ottenere informazioni dettagliate sulla cellula, come l'espressione di specifici marcatori di membrana (es. CD4, CD8 nelle cellule immunitarie). 4. Rilevazione e Analisi dei Dati o I segnali raccolti (luce diffusa e fluorescenza) vengono trasformati in dati digitali, permettendo l’analisi simultanea di migliaia di cellule al secondo. o Il software della citofluorimetria genera grafici chiamati dot plot o istogrammi, che visualizzano le caratteristiche delle cellule, come dimensioni, granularità e presenza di marcatori specifici. Vantaggi della Citofluorimetria Alta Velocità: Può analizzare migliaia di cellule al secondo. Sensibilità e Specificità: Permette l’identificazione precisa di popolazioni cellulari specifiche. Quantificazione Multiparametrica: Consente di misurare diversi parametri cellulari simultaneamente, come dimensioni, granularità e presenza di specifici antigeni. 1. Globuli Rossi (Eritrociti) Cellule anucleate responsabili del trasporto dell'ossigeno dai polmoni ai tessuti e del ritorno dell'anidride carbonica ai polmoni. Si presentano come cellule rotonde e di colore uniforme. 2. Piastrine (Trombociti) Frammenti cellulari coinvolti nella coagulazione del sangue. Sono più piccoli rispetto alle altre cellule del sangue e hanno una forma irregolare. 3. Neutrofili Tipo di globulo bianco (leucocita) con un nucleo segmentato, solitamente con due o più lobature. Parte del sistema immunitario innato, i neutrofili attaccano e distruggono i patogeni, specialmente i batteri. 4. Monociti I monociti sono i globuli bianchi più grandi e hanno un nucleo a forma di U o a forma di fagiolo. Si trasformano in macrofagi nei tessuti e svolgono un ruolo importante nella fagocitosi (ingestione e distruzione dei patogeni). 5. Eosinofili Globuli bianchi con un nucleo bilobato e citoplasma ricco di granuli, che si colorano di rosa-rossastro. Sono coinvolti nella risposta immunitaria contro parassiti e nelle reazioni allergiche. 6. Basofili Globuli bianchi con un nucleo spesso coperto dai granuli scuri del citoplasma, difficilmente visibili. Rilasciano istamina e sono importanti nelle reazioni allergiche. 7. Linfociti Hanno un nucleo grande e rotondo che occupa quasi tutto il citoplasma. Comprendono i linfociti T e B, fondamentali per l’immunità adattativa e la produzione di anticorpi. I linfoblasti sono cellule immature dei globuli bianchi, specificamente precursori dei linfociti (un tipo di leucocita). Si trovano normalmente nel midollo osseo, dove si sviluppano per poi maturare e differenziarsi in linfociti B o T, che sono fondamentali per il sistema immunitario. La presenza di linfoblasti nel sangue periferico è spesso associata a malattie del sangue, come la leucemia linfoblastica acuta (LLA), una forma di tumore del sangue in cui si ha una proliferazione anomala di linfoblasti. I monoblasti sono le cellule immature che danno origine ai monociti, un tipo di globulo bianco (leucocita) importante per il sistema immunitario. I monoblasti si trovano nel midollo osseo, dove maturano attraverso diverse fasi per diventare monociti, che poi entrano nel circolo sanguigno. Una volta che i monociti raggiungono i tessuti, si trasformano in macrofagi, cellule chiave nella difesa contro infezioni e nella rimozione dei detriti cellulari. La presenza di monoblasti nel sangue periferico è anomala e può indicare malattie del midollo osseo. Sono particolarmente rilevanti nella diagnosi di leucemia mielomonocitica acuta (AML-M5), una forma di leucemia acuta caratterizzata da un’eccessiva produzione di monoblasti e promonociti nel midollo osseo e nel sangue periferico. I mieloblasti sono le cellule immature da cui derivano i granulociti, un gruppo di globuli bianchi che comprende neutrofili, eosinofili e basofili. Si trovano nel midollo osseo, dove passano attraverso varie fasi di maturazione per diventare granulociti maturi, che poi entrano nel circolo sanguigno e partecipano alla risposta immunitaria. La presenza di mieloblasti nel sangue periferico è un segnale patologico e può indicare malattie ematologiche gravi. I mieloblasti sono un marker diagnostico importante per le leucemie mieloidi acute (AML), in particolare quando si ha un'eccessiva produzione di queste cellule immature nel midollo osseo e nel sangue periferico. L'immagine presentata è un'analisi di laboratorio che si focalizza su un particolare tipo di cellule del sangue chiamate granulociti. In particolare, l'attenzione è rivolta ai granulociti immaturi, ovvero a quelle cellule che non hanno ancora completato il loro processo di maturazione. Messaggio di sospetto Imm Grans: Questo messaggio indica che l'analisi ha rilevato un numero potenzialmente anomalo di granulociti immaturi nel campione di sangue. Il termine "Left Shift" è un termine medico che indica uno spostamento verso sinistra nella formula leucocitaria. In pratica, significa che nel sangue sono presenti un numero maggiore del normale di granulociti immaturi, ovvero di cellule che non hanno ancora completato il loro processo di maturazione nel midollo osseo. Un "Left Shift" è spesso un segno di: Infezione: Soprattutto se causata da batteri, il midollo osseo viene stimolato a produrre più granulociti per combattere l'infezione, e alcuni di questi vengono rilasciati nel sangue prima di essere completamente maturi. Infiammazione: Anche processi infiammatori cronici o acuti possono causare un "Left Shift". Altre condizioni: Altre cause possono includere malattie del midollo osseo, tumori, stress fisico intenso, o l'uso di alcuni farmaci. INDICI ERITROCITARI INDICI ERITROCITARI MCV (Volume Corpuscolare Medio) Cosa indica: Misura la dimensione media dei globuli rossi. Valori normali: Variano leggermente a seconda del laboratorio, ma in generale si attestano intorno agli 80-100 fL. Cosa significa un valore alto: Può indicare un'anemia megaloblastica (causata da carenze di vitamina B12 o acido folico) o altre condizioni che portano alla produzione di globuli rossi più grandi del normale. Cosa significa un valore basso: Può indicare un'anemia microcitica (causata da carenza di ferro o talassemia), ovvero la produzione di globuli rossi più piccoli del normale. MCH (Emoglobina Corpuscolare Media) Cosa indica: Misura la quantità media di emoglobina contenuta in un singolo globulo rosso. Valori normali: In genere si aggirano intorno ai 27-32 pg. Cosa significa un valore alto o basso: Solitamente segue lo stesso andamento dell'MCV. Un MCH alto è spesso associato a un MCV alto, mentre un MCH basso è spesso associato a un MCV basso. MCHC (Concentrazione Corpuscolare Media di Emoglobina) Cosa indica: Misura la concentrazione di emoglobina all'interno di un globulo rosso. Valori normali: Si trovano generalmente tra il 32 e il 36%. Cosa significa un valore alto: È raro e può indicare sfereociti (globuli rossi sferici) o errori di laboratorio. Cosa significa un valore basso: È spesso associato a un'anemia microcitica e ipocromica, dove i globuli rossi sono sia più piccoli che meno carichi di emoglobina. A cosa servono questi indici? L'analisi di questi tre indici, insieme ad altri parametri dell'emocromo, permette al medico di: Classificare l'anemia: Determinare se l'anemia è microcitica, normocromica o macrocitica, fornendo importanti indizi sulla causa sottostante. Monitorare le terapie: Valutare l'efficacia delle terapie per l'anemia, come la somministrazione di ferro o vitamina B12. Identificare altre patologie: Oltre all'anemia, questi indici possono essere alterati in altre condizioni, come malattie del midollo osseo o alcune forme di leucemia. L'RDW (Red Cell Distribution Width) o Ampiezza di Distribuzione della Popolazione Eritrocitaria è un parametro ematologico che ci fornisce informazioni sulla variabilità delle dimensioni dei globuli rossi. In altre parole, ci dice quanto i globuli rossi sono uniformi per dimensione. L'RDW è un indice molto utile nell'interpretazione dell'emocromo, in particolare quando si sospetta un'anemia. RDW aumentato: Indica una maggiore variabilità nelle dimensioni dei globuli rossi. È spesso associato a: Anemia da carenza di ferro Anemia megaloblastica Alcune forme di talassemia Malattie infiammatorie croniche Disordini mielodisplastici RDW normale: Suggerisce una popolazione di globuli rossi relativamente omogenea. RDW diminuito: È meno comune e può essere osservato in alcune condizioni rare o in presenza di artefatti tecnici. RETICOLOCITI I reticolociti sono dei globuli rossi immaturi, cioè non hanno ancora completato il loro processo di maturazione nel midollo osseo. Contengono al loro interno dei residui di RNA che, una volta rilasciati nel sangue, verranno gradualmente eliminati. Perché sono importanti? La conta dei reticolociti è un esame di laboratorio molto utile per valutare: L'attività del midollo osseo: Un aumento dei reticolociti indica che il midollo osseo sta producendo un numero maggiore di globuli rossi, mentre una diminuzione suggerisce una riduzione della sua attività. La risposta ad una terapia: Ad esempio, in caso di anemia da carenza di ferro, un aumento dei reticolociti dopo l'inizio della terapia a base di ferro indica che il trattamento sta funzionando. La gravità di un'anemia: Un basso numero di reticolociti in presenza di anemia suggerisce una produzione insufficiente di globuli rossi da parte del midollo osseo. L'esame dei reticolociti viene richiesto in diverse situazioni, tra cui: Anemia: Per valutare la causa dell'anemia e la risposta alla terapia. Malattie del midollo osseo: Per valutare la funzionalità del midollo osseo in caso di sospette patologie. Monitoraggio di terapie chemioterapiche o radioterapiche: Poiché questi trattamenti possono danneggiare il midollo osseo e ridurre la produzione di globuli rossi. ANEMIE ANEMIE SIDEROPENICA MICROCITICA TALASSEMIE ANEMIA SIDEROPENICA: La (MCV 100L) ALTRO (SECONDARIO Cosa succede nel corpo? A…) Riduzione della produzione di emoglobina: Il ferro è un componente essenziale dell'emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che trasporta l'ossigeno. Quando il ferro scarseggia, la produzione di emoglobina diminuisce, e di conseguenza anche il numero di globuli rossi. Globuli rossi più piccoli e pallidi: L'insufficienza di ferro porta alla formazione di globuli rossi più piccoli (microcitici) e meno colorati (ipocromici), in quanto contengono meno emoglobina. Sintomi: I sintomi dell'anemia sideropenica possono includere stanchezza, debolezza, pallore, vertigini, tachicardia e difficoltà di concentrazione. ASSORBIMENTO DEL FERRO L'assorbimento del ferro è un processo complesso e finemente regolato, essenziale per mantenere i livelli di questo minerale all'interno dell'organismo entro un range fisiologico. La carenza di ferro, come abbiamo visto nell'anemia sideropenica, può portare a diverse problematiche, mentre un eccesso può causare danni a organi come il fegato. Dove avviene l'assorbimento del ferro? La maggior parte del ferro viene assorbita a livello del duodeno, la prima porzione dell'intestino tenue. Esistono due forme principali di ferro negli alimenti: Ferro eme: Presente nell'emoglobina e nella mioglobina delle carni rosse, è più facilmente assorbibile (circa il 20-40%). Ferro non eme: Presente in vegetali, legumi e cereali, è meno biodisponibile (circa il 5- 10%). CALCOLO CAPACITA’ CALCOLO CAPACITA’ FERROLEGANTE FERROLEGANTE (TIBC) TRANSFERRINA (TIBC) CALCOLO SATURAZIONE CALCOLO SATURAZIONE TRANSFERRINA TIBC (Capacità Totale Legante il Ferro) Cosa misura: Il TIBC indica la massima quantità di ferro che la transferrina, una proteina che trasporta il ferro nel sangue, può legare. È un indicatore indiretto della disponibilità di siti di legame per il ferro. Calcolo: Si ottiene moltiplicando la concentrazione di transferrina per un fattore di conversione (1,4). o Valori bassi: Suggeriscono un sovraccarico di ferro, poiché tutti i siti di legame sulla transferrina sono già occupati. o Valori alti: Indicano una carenza di ferro, poiché la transferrina circola con molti siti di legame liberi, cercando ferro da legare. Percentuale di Saturazione Cosa misura: Rappresenta la proporzione dei siti di legame sulla transferrina effettivamente occupati dal ferro. Calcolo: Si ottiene dividendo la sideremia (quantità di ferro nel sangue) per il TIBC e moltiplicando per 100. Sovraccarico di ferro: Carenza di ferro: TIBC basso TIBC alto Percentuale di saturazione alta Percentuale di saturazione bassa Tutti i siti di legame sulla transferrina La transferrina "cerca" ferro, ma sono occupati. non lo trova. Per una diagnosi accurata è importante considerare anche altri parametri, come la ferritina (indicatore delle riserve di ferro) e l'emocromo completo. Cause di alterazioni: Oltre alla carenza o all'eccesso di ferro, altre condizioni MCV (Volume Corpuscolare Medio): Diminuito, in quanto i globuli rossi sono più piccoli. MCH (Emoglobina Corpuscolare Media): Diminuito, poiché ogni globulo rosso contiene meno emoglobina. MCHC (Concentrazione Corpuscolare Media di Emoglobina): Diminuito, a causa della ridotta concentrazione di emoglobina nei globuli rossi. Talassemia Le talassemie sono un gruppo di malattie genetiche caratterizzate da una riduzione o assenza nella produzione di una o più catene globiniche dell'emoglobina. L'emoglobina è la proteina presente nei globuli rossi che trasporta l'ossigeno ai tessuti. Le talassemie sono causate da mutazioni o delezioni dei geni che codificano per le catene alfa o beta dell'emoglobina. Queste mutazioni impediscono o rallentano la produzione delle catene globiniche, alterando la struttura e la funzione dell'emoglobina. In base alla catena globinica interessata, si distinguono: Talassemie alfa: Deficit nella produzione delle catene alfa. Talassemie beta: Deficit nella produzione delle catene beta. Cos'è lo switch emoglobinico? Lo switch emoglobinico è un processo fisiologico durante lo sviluppo fetale e postnatale che comporta un cambiamento nella produzione dei diversi tipi di emoglobina. In pratica, l'organismo passa dalla produzione di emoglobine fetali a quelle adulte. Perché è importante? Questo passaggio è fondamentale per garantire un adeguato trasporto di ossigeno dal circolo materno al feto durante la vita intrauterina e poi, dopo la nascita, per soddisfare le esigenze metaboliche del neonato e dell'adulto. Lo switch emoglobinico è un processo geneticamente programmato e regolato da diversi fattori, tra cui ormoni e fattori di crescita. Questo passaggio è necessario perché: Adattamento alla vita extrauterina: L'emoglobina adulta è più adatta a soddisfare le esigenze di ossigeno dei tessuti in condizioni di pressione parziale di ossigeno più bassa rispetto a quelle uterine. Regolazione del flusso sanguigno feto-placentare: L'alta affinità per l'ossigeno dell'emoglobina fetale favorisce il passaggio di ossigeno dalla madre al feto. ALFA TALASSEMIA E BETA TALASSEMIA Alfa-talassemia Nell’alfa talassemia possono essere mutate le 4 subunità geniche che codificano per l’emoglobina alfa (mutazione di due subunità alfa talassemia minor, tre Mutazioni: In questa forma di subunità malattia dell’emoglobina H, quattro subunità alfa talassemia maior, talassemia, le mutazioni genetiche quest’ultima incompatibile con la vita) interessano i geni che codificano per la Nella beta talassemia possono essere mutati uno o entrambi i geni che codificano catena alfa dell'emoglobina. per l’emoglobina beta ( un gene mutato nella beta talassemia minor, due geni Gravià: La gravità della malattia mutati nella beta talassemia maior o anemia di Cooley dipende dal numero di geni alfa mutati: o Alfa-talassemia minor: Mutazione di due geni. È la forma più lieve e spesso asintomatica. o Malattia dell'emoglobina H: Mutazione di tre geni. Causa un'anemia moderata. o Alfa-talassemia major: Mutazione di tutti e quattro i geni. È una forma grave, spesso incompatibile con la vita. Beta-talassemia Mutazioni: In questo caso, le mutazioni interessano i geni che codificano per la catena beta dell'emoglobina. Gravià: Anche qui, la gravità dipende dal numero di geni beta mutati: o Beta-talassemia minor: Mutazione di un gene. È una forma lieve, spesso asintomatica. MANIFESTAZIONI CLINICHE o Beta-talassemia major (o anemia di Cooley): Mutazione di entrambi i geni. È una forma grave, caratterizzata da una grave anemia. MANIFESTAZIONI CLINICHE Forme Lievi Asintomaticità: Quando è coinvolto un solo gene, spesso i pazienti non presentano sintomi evidenti. Alterazioni ematologiche: L'analisi del sangue rivela la presenza di globuli rossi più piccoli e di forma anomala (microcitici e poiquilociti). Forme Grave Anemia: La caratteristica principale è l'anemia, che si manifesta con stanchezza, pallore e debolezza. Alterazioni ossee: L'espansione del midollo osseo per compensare la produzione di globuli rossi può portare a deformità ossee, soprattutto a livello del viso e del cranio. Splenomegalia: L'ingrossamento della milza è frequente e può causare un senso di pesantezza all'addome. Ittero: L'accumulo di bilirubina nel sangue può causare un ingiallimento della pelle e degli occhi. Ritardo della crescita: Nei bambini, la talassemia può interferire con la crescita. Complicanze a lungo termine: o Emoglobinuria: Presenza di emoglobina nelle urine, che possono apparire scure. o Calcoli biliari: A causa dell'aumentata produzione di bilirubina. DIAGNOSTICA o Infezioni: A causa della ridotta funzionalità della milza. o Accumulo di ferro: Le frequenti trasfusioni necessarie per trattare l'anemia possono portare a un sovraccarico di ferro nell'organismo, con conseguenti danni a cuore, fegato e altre ghiandole. DIAGNOSI DIFFERENZIALE ANEMIE MICROCITICHE Anemie normocitiche L'anemia falciforme è una malattia genetica ereditaria del sangue che colpisce principalmente le persone di origine africana, mediterranea, medio orientale e indiana. Il nome deriva dalla caratteristica forma a falce che assumono i globuli rossi dei pazienti affetti da questa malattia. L'anemia falciforme è causata da una mutazione genetica che altera la struttura dell'emoglobina, la proteina che trasporta l'ossigeno nel sangue. Questa mutazione porta alla produzione di un tipo di emoglobina anomala, chiamata emoglobina S. Questi globuli rossi a forma di falce possono ostruire i piccoli vasi sanguigni, causando dolore e danni ai tessuti. È importante sottolineare che l'anemia falciforme è una malattia cronica che richiede un monitoraggio costante e un trattamento adeguato. DIAGNOSTICA DIAGNOSTICA ANEMIA EMOLITICA L'anemia emolitica è una condizione caratterizzata dalla distruzione prematura dei globuli rossi (eritrociti). A causa di questa distruzione accelerata, il midollo osseo non riesce a produrne di nuovi in quantità sufficiente, portando così ad una carenza di globuli rossi nel sa

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