Bilinguismo e Cognizione (PDF)
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This document explores the topic of bilingualism and its cognitive influences. It examines how bilingual children acquire two languages simultaneously and the effects of this exposure on their cognitive functions. It also explores the differences between bilingual and monolingual children in their language acquisition journey.
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BILINGUISMO e COGNIZIONE 03-10 introduzione Attività pratiche: brochure per i genitori di bambini bilingui. Un progetto per il comune di padova per gli anziani e il bilinguismo. Podcast (il testo). Ogni attività abbiamo 4 ore. Definizione di bilinguismo: Treccani→ Coletti→ Definizioni troppo vaghe...
BILINGUISMO e COGNIZIONE 03-10 introduzione Attività pratiche: brochure per i genitori di bambini bilingui. Un progetto per il comune di padova per gli anziani e il bilinguismo. Podcast (il testo). Ogni attività abbiamo 4 ore. Definizione di bilinguismo: Treccani→ Coletti→ Definizioni troppo vaghe È paradossale che una persona sia competente allo stesso modo in due lingue, infatti l'accezione di bilinguismo è molto ampia, può esserci una lingua dominante e una no (bilingui sbilanciati). Per avere bilingui bilanciati, il bambino dovrebbe essere esposto alle lingue nella stessa maniera. La maggior parte delle persone è bilingue sbilanciata; il suo sistema linguistico è in grado di gestire una seconda lingua. Il bilinguismo è un costrutto complesso. È bilingue chi: - usa alternativamente due lingue - usa due lingue nel corso della propria attività quotidiana - usa due lingue anche con gradi di influenza e di alfabetizzazione diversi Due lingue possono sopravvivere solo se servono a cose diverse (sono complementari) o se si decide che è importante sapere un’altra lingua (caso della catalogna, o lingue regionali, quando due comunità vivono insieme nello stesso territorio). Il costrutto del bilinguismo dal punto di vista cognitivo non è la somma della competenze in due lingue, ma imparare una seconda lingua significa integrarla nella prima. Può essere definito in diversi tipi: Competenza: bilanciato/sbilanciato Età di acquisizione: simultaneo/successivo Frequenza d’uso: (l2 si aggiunge a l1) additivo/sottrattivo (si impara la l2 e la l1 non la usa più) Ambiente sociale: (unico bilingue della comunità) isolato/comunitario (più bilingue con le stesse l1 e l2) Il bilinguismo può essere sociale solo in pochissimi casi. Quando i componenti di una comunità hanno l’opportunità di usare entrambe le lingue in tutti gli ambienti. È un contesto raro, è possibile che comunque sia ci sia una lingua prevalente. Il bilinguismo mono-comunitario (tutta la popolazione è bilingue) e bilinguismo bi-comunitario (ci sono due comunità linguistiche) La diglossia è un tipo particolare di bilinguismo in cui le due lingue hanno un ruolo gerarchico differente. C’è una lingua alta, che è quella standardizzata e parlata da tutti, e una lingua bassa, acquisita spontaneamente come lingua prima, ed è usata nei contesti informali (è il caso dei dialetti e l’italiano). È una condizione fluida, la diglossia è stabile solo se le condizioni sociali lo sono. Altrimenti una prevarica l’altra o la compartizione viene meno (dilalia). In italia c’è una sovrapposizione ad oggi tra dialetti e l’italiano, e spesso perdiamo i dialetti. I bilingui quindi sono persone che sanno usare attivamente due lingue, e ovviamente non tutti i bilingui sono uguali perchè differiscono per storia individuale, il modo di apprendimento, la competenza, la dominanza e l’uso. È un concetto MULTIDIMENSIONALE. LA MENTE E IL BILINGUISMO Cosa succede al sistema cognitivo quando si usano due lingue? Tre scoperte importanti: 1. Ambedue le lingue sono sempre attive quando un bilingue ascolta, legge o parla. Si influenzano, e c’è competizione. 2. Non solo l1 influenza l2, ma una volta acquisita una competenza in l2, anche l2 influenza l1. Non sono funzionalmente separate, ma interagiscono e il grado di interazione è modulato da diverse variabili. È sovrapposto anche il substrato neurale che gestisce l’elaborazione di l1 e l2. 3. L’uso di due o più lingue produce delle conseguenze che si estendono anche in domini cognitivi extra linguistici. Per esempio sulle funzioni esecutive, sulle emozioni, sul pensiero e la decisione. 04-10 Bilinguismo in culla Come i bambini apprendono due lingue? Le distinguono fin da subito? Le imparano insieme? Imparare due lingue è più difficile? Essere bilingue ha dei vantaggi? Apprendimento linguistico Attraverso l’udito si apprende il linguaggio già in culla, l’onda sonora colpisce l’apparato uditivo. Il suono si trasmette attraverso un movimento di particelle con andamento sinusoidale che si chiama onda sonora. Un’onda sonora ha la frequenza e un’ampiezza (power). La lunghezza d’onda è la distanza tra due cime. Un suono complesso può essere scomposto nelle sue componenti più semplici. Diverse frequenze d’onda catturano diversi aspetti linguistici; infatti, si catturano sillabe, fonemi, ma anche parole e intere frasi. Nell’utero passano solo frequenze alte che provengono dall’esterno e filtrati da tutti i tessuti. Delle voci il feto percepisce il ritmo delle lingue ma non distingue i fonemi. Il ritmo Le lingue differiscono per tipo di ritmo: - Stress based (basato sull’accento), il ritmo tra le sillabe accentate è lo stesso. inglese - Syllable based (basato sulle sillabe), le sillabe hanno la stessa durata. italiano - Mora based (basato sulla mora), la mora è un’unità di misura linguistica, che distingue le parole anche dal l'allungarsi delle sillabe. lingue asiatiche Un altro modo per differire le lingue è attraverso vocali e consonanti: **deltac= più è grande meno è regolare l’intervallo consonantico In sostanza il ritmo tra le lingue si differenzia per la durata delle consonanti e delle vocali. I bambini appena nati nei primi 5 giorni distinguono chiaramente lingue con ritmi diversi. Come si studia? Attraverso i paradigmi di preferenza di suzione (con il ciuccio) e di sguardo. È importante fare riferimento al paradigma di abituazione. Quando nasciamo siamo in grado di sentire tutti i suoni, dopo 12 mesi già ci specializziamo nella nostra lingua. ESPERIMENTO I bambini sono bilingui dalla nascita 44 neonati (5 giorni) 15 bilingui tagalog(lingua delle filippine)- inglese 15 monolingui inglesi (controllo) 14 bilingui cinese-inglese ascoltano frasi per 1 minuto in inglese e 1 minuto in tagalog e si misura il numero di aumenti di ritmo nella suzione (+80%) per una rispetto all’altra lingua. I bambini si accorgono del cambio? I bilingui tagalog hanno un interesse maggiore per il tagalog, quindi la lingua ascoltata durante la gestazione influenza la preferenza per la lingua alla nascita. La tua lingua da bilingue è più interessante per te rispetto ad un bambino che non l’ha mai sentita prima, anche se per entrambi i bambini c’è un riconoscimento del cambio di lingua. L’esposizione a due lingue procede allo stesso modo dei monolingui o è rallentato? Se l’apprendimento è innato non dovrebbe esserci differenza, ma se dipende dall’esperienza, la quantità di esposizione…. ESPERIMENTO Bambini in stato di produzione di lingua (da un anno in poi) Studio longitudinale testando i bambini in 3 momenti della loro vita, testati attraverso questionari da compilare dai caregivers. Vocabolario→ I bambini bilingui hanno più etichette linguistiche, ma conoscono meno concetti dei monolingui. Combinazioni di parole→ I bambini monolingui sono più precoci, ma è un vantaggio che si assorbe molto velocemente. I bilingui arrivano allo stesso score dei monolingui subito. stessa cosa per la complessità grammaticale e la lunghezza degli enunciati. In conclusione, i risultati di questo studio sembrano suggerire che nei bambini bilingui l’apprendimento linguistico avvenga più lentamente (anche se non richiede il doppio del tempo). Inoltre è interessante notare che -sommando la competenza nelle due lingue- i bambini bilingui sono pari ai monolingui. Ad esempio, i bambini bilingui imparano le parole alla stessa velocità dei bambini monolingui, ma l’apprendimento è diviso tra due lingue. In generale questi risultati mostrano che l’apprendimento linguistico avvenga in funzione della quantità di esposizione alla lingua. Quanta differenza vi sia tra bambini monolingui e bilingui in qualunque lingua dipende dalla quanto di quella lingua il bambino ascolta. Il grado di variabilità nell’esposizione alla lingua è davvero molto ampio sia tra i bambini bilingui che tra quelli monolingui, per cui si possono certamente trovare bambini bilingui che mostrano uno sviluppo del tutto equiparabile a quello dei monolingui, in particolare nella lingua dominante. 10-10 mancante Si è ipotizzato che l’apprendimento contemporaneo di più lingue promuova lo sviluppo delle funzioni esecutive; poiché i bambini bilingui devono imparare a distinguere più lingue e devono prestare attenzione a indizi specifici che li aiutino a fare questo, le loro capacità attentive e di controllo potrebbero essere maggiori rispetto a quelle dei bambini monolingui. il bilinguismo accentua le capacità di ATTENZIONE VISIVA; i bambini bilingui riescono a prestare maggiore attenzione ai dettagli visivi rispetto ai bambini monolingui (studio di falles, castellot 2012). Studio sull’imparare dov’è la ricompensa confrontando trial pre switch e trial post switch. Nella fase di post switch, solo gli infanti bilingue mostrano di saper anticipare la comparsa del cue nella nuova posizione. Theory of mind (ToM) Il pensiero di sé e il pensiero degli altri: è sorprendente l’abilità che abbiamo di “capire” la mente delle altre persone. Questa è una capacità che si sviluppa lentamente, tra 4-5 e 11 anni. Le interazioni sociali dipendono dalla capacità di inferire gli stati mentali altrui. La propensione umana ad inferire gli stati mentali altrui può essere considerata una pre condizione cruciale per l’evoluzione della struttura sociale basata sulla cooperazione. Questa capacità tuttavia si sviluppa molto lentamente. Esistono differenze individuali anche da adulti. Cambia la percezione delle interazioni e sul giudizio morale (jack e il panino, o lo zucchero avvelenato nel caffè). Con lo sviluppo aumenta anche l’attivazione della giunzione temporo-parietale destra durante i compiti di ToM. Nei bambini bilingui è stato misurato con due compiti: I risultati mostrano un chiaro vantaggio dei bambini bilingui nei compiti di ToM ma non nel compito di controllo. I risultati potrebbero essere dovuti: 1. Maggiore competenza nella ToM dei bambini bilingui. In questo caso però si sarebbe previsto una differenza maggiore nel compito ToM Modificato, che riflette una situazione in cui il bambino bilingue può aver fatto molta “esperienza”. 2. Potenziate funzioni cognitive, e dunque maggiore capacità di inibire la risposta basata sulla propria credenza, o la propria credenza stessa, nei bambini bilingui rispetto ai monolingui. Alla base delle capacità potenziate potrebbe anche esserci un ulteriore aspetto: i bambini bilingui hanno esperienza del fatto che una stessa cosa può avere 2 nomi molto prima dei bambini monolingui. Questo favorisce l’idea che vi possono essere più “rappresentazioni” di una stesso evento (competenza) e consentire lo sviluppo delle capacità di gestire più di una rappresentazione (performance). 11-10 Lavoro di gruppo 24-10 25-10 Parallel activation Imparare due lingue non significa avere due sistemi separati, ma c’è un grande grado di sovrapposizione. Come si è scoperta questa interazione? Una branca della psicolinguistica si è occupata di capire come facciamo a scegliere l’etichetta linguistica per un concetto. Nella lingua italiana ci sono 38 suoni che combinati fanno le nostre parole, ma noi dobbiamo riconoscerli attraverso processi di accesso al lessico mentale (contiene sia il significato, sia la forma fonologica, sia come sono fatte in sequenza di lettere); questa è l’elaborazione di input, ma usiamo lo stesso meccanismo per l’output. Effetti di interferenza di una lingua sull’altra. Studi egg Le parole etimologicamente simili si chiamano cognates, sono simili di famiglia linguistica (a volte la similitudine è molto simile tanto che la parola rimane la stessa o cambia un accento). Altre parole sono omografi, ovvero si scrivono nello stesso modo in due lingue ma significano due cose diverse a seconda della lingua. Come avviene l’accesso lessicale in queste tipologie di parole? Hanno usato la decisione lessicale: si presentano parole isolate (fuori dal contesto) e di decidere se la parola è una parola o non-parola, misurando il tempo di decisione (indica quanto è complicato l’accesso lessicale). Si osserva una maggiore velocità con i cognates e un rallentamento nella decisione negli omografi, questo perché non si riesce a circoscrivere l’accesso lessicale ad una sola lingua e ci si mette più tempo. Le parole cognates sono quelle che si imparano anche più velocemente agli stadi iniziali di apprendimento, sono simili dal punto di vista ortografico, fonologico e semantico (una sequenza per esempio “crema” attiva “cream”). Le parole omografi sono simili ortograficamente ma fonologicamente e semanticamente sono diversi, ecco perché rallenta l’entrata. Gli effetti di interazione tra parole si evidenziano anche tra lingue con modalità diverse (e.g. con la lingua dei segni). Esperimento di associazione per significato. Variano la somiglianza fonologica delle coppie di parole per esempio mother and father cambia l’orientamento della mano ma con la stessa configurazione. Ogni parola in ASL ha degli elementi che cambiano parola per parola (hand shape, luoghi, movimenti). Se la lingua dei segni ha effetto siamo più veloci a dire che father and mother sono associati, e che baby and lion non sono associati. Qual è la modalità e la tempistica in cui attiviamo o no i due sistemi? Studio di EEG mostra che l'interazione di parole nelle lingue è temporalmente precoce, usando un paradigma di priming mascherato (due stimoli in sequenza temporale prime-target, il compito va svolto sullo stimolo target, perché si pensa che il prime abbia un effetto sul target. Nel priming mascherato il partecipante non ha idea del prime perché troppo veloce). Ci sono variazione di potenziale agli elettrodi (non vuol dire attivazione o inibizione, solo variazione), n250 (250 millesimi di secondo) e n400 (400 millesimi di secondo) sono state osservate e mostrano l’effetto del priming di ripetizione quando tutte e due le parole sono in l2, sia nella condizione di controllo che nella condizione del priming di ripetizione. Quando viene usata la condizione l1-l2, invece, si osservano sempre le due componenti, sempre con differenza significativa (anche se più piccola, perchè il grado di sovrapposizione tra plage e beach è più piccolo, è solo la semantica/significato che è lo stesso). Anche tra l1 e l2 il priming di ripetizione agisce nell’accesso lessicale allo stesso livello quindi agiscono sulle stesse componenti degli stessi processi. studi fmri (effetti di L1 su L2) Gli studi fMRI evidenziano che vi è competizione tra le parole nelle due lingue, utilizzando il paradigma di decisione lessicale con parole omografe, utilizzando 3 gruppi: -Bilingui: decisione lessicale in inglese (English lexical dec - ELD) (si alle parole inglesi e no a tutto il resto) -Bilingui: decisione lessicale inglese + olandese (Generalized lexical dec – GLD) (doveva stabilire se la stringa di lettere era una parola o no, a prescindere dalla lingua) -Monolingui inglese: decisione lessicale inglese (English lexical dec - ELD) Hanno usato 4 tipi di stimoli: - parole inglesi (L2) - parole olandesi (L1) - omografi (parole L1 + L2) - non parole Gli omografi creano competizione a livello dello stimolo poiché attivano rappresentazioni fonologiche e semantiche diverse. Nell’elaborazione della parola se l’accesso lessicale avviene congiuntamente allora c’è competizione. Dovrebbe essere identica per ELD e GLD, perchè quella parola attiva sia la fonologia che la semantica. Invece, al livello di risposta, la competizione c’è solo per la ELD e non per GLD. Si è trovata l’attivazione della left inferior prefrontal cortex→ I bilingui di ambedue i gruppi mostrano più attivazione in quest’area rispetto ai monolingui, evidenziando la competizione a livello dello stimolo. Gli effetti di interazione fin qui illustrati suggeriscono che L1 e L2 siano altamente interconnesse. Il fatto che ciò avvenga anche nel caso di lingue diverse (per scrittura o per modalità) suggerisce che vi debba essere almeno un magazzino od un meccanismo di elaborazione COMUNE che supporta le due lingue. Effetti di L1 sulla produzione di L2 Fin’ora tuttavia abbiamo analizzato gli effetti in COMPRENSIONE. La comprensione avviene “passivamente” e quindi non è così sorprendente che ambedue le lingue siano sempre attive. Ma cosa succede in produzione? Esperimento usando l’effetto cognate in produzione linguistica con bilingui spagnolo-catalano. I tempi di risposta per le figure cognates sono inferiori dei tempi di risposta per i non cognates. Infatti, l’effetto di facilitazione dei cognates suggerisce che non solo le parole di L1 sono attive nella denominazione di L2, ma che lo sono anche al livello fonologico (attivazione della forma della parola). Altri fenomeni sono quelli di: - interferenza semantica → Si presenta una figura con una parola della stessa categoria semantica (tipo tutti animali) sopra, ma il partecipante deve nominare la figura. - facilitazione fonologica→ nel paradigma figura parola c’è una somiglianza. La parola può avere un nome fonologicamante simile al nome della figura target (pane– cane) oppure può essere un nome fonologicamante diverso dalla figura target (mela- cane). Nel compito appena descritto bisognava nominare la figura in L2 ma gli hanno messo le parole di L1. I tempi di denominazione della figura sono minori nella condizione di somiglianza fonologica e maggiori nella condizione di somiglianza semantica. In un secondo compito tutte le parole erano in L2, ma con 4 condizioni diverse. C’è sempre un effetto di interferenza semantica (+tempo), di facilitazione fonologica (-tempo), ma anche un effetto di fono-traduzione (+tempo). Questi studi confermano l’interferenza di L1 sulla produzione di L2, anche quando una sola (L2 in questo caso) è in uso. Anche quando le lingue differiscono per modalità (english-ASL) succede la stessa cosa, senza somiglianza fonologica per ovvi motivi. Compito con bilingui bimodali: C’è un effetto di interferenza semantica (+tempo), c’è un effetto di facilitazione di identità/traduzione (-tempo), ma l’effetto di fono-traduzione (-tempo) ha due versi diversi nei bilingui bimodali e negli unimodali. Non riusciamo a tenere separate le due lingue neanche quando hanno due output diversi. E allora perchè i bilingui non mescolano tutto? C’è l’esigenza di monitorare meglio la propria produzione linguistica. Effetti di L1 su L2 Come mai L1 è così attivo? C’è il Revised Hierarchical Model di Kroll del 1994 che lanciò gli studi sui bilingui (ormai obsoleto). L’accesso (asimmetrico) alla semantica avviene prioritariamente da L1 (perciò è sempre attiva la traduzione in L1). Due lessici distinti. Assume un accesso selettivo a seconda dello stimolo linguistico. Quando le linee sono tratteggiate il legame è più debole e lento. Il quadrato più grande di L1 fa vedere come il lessico è più ampio nella prima lingua imparata prima. Dati contrari a questa architettura del modello, mettendo in dubbio le forti asimmetrie: 31-10 continuo… Accesso diretto alla semantica da L2 L’effetto degli omografi in un compito di decisione lessicale in L1. Stimoli omografi ad alta/bassa frequenza per bilingui olandese-inglese. I partecipanti dovevano premere il pulsante solo quando era una parola in olandese. Come già visto c’è un rallentamento nella risposta per le parole omografe, ed è modulato dalla frequenza dell’omografo nelle due lingue. Se è a bassa frequenza in L2 interferisce, ma meno. Se entrambi gli omografi sono a bassa frequenza, anche se non dovrebbero produrre interferenza, producono un rallentamento. Questo suggerisce che anche quando sono in L1 si attivano le parole in L2, anche se non sappiamo se è un'attivazione alla parola o alla semantica. Sembrerebbe che non sia possibile sopprimere L2 anche se il nostro compito ci dice di farlo. Bilingual Stroop task-tradurre la parola Non bisogna dire il colore dell’inchiostro ma tradurre la parola (sia in condizione congruente che incongruente). Il colore dell’inchiostro è un’informazione che arriva direttamente alla semantica, mentre la traduzione avviene collegando L1 e L2. Secondo il modello gerarchico traducendo da L1 a L2 dovremmo ottenere un effetto di congruenza (attiviamo in maniera rapida), il contrario per L2 (niente congruenza). La dimensione dell’effetto (congruency effect), è identica per le due modalità. Questo mostra che è ugualmente facile avere delle interazioni con la semantica e il rapporto non è asimmetrico. Effetto Simon semantico Effetto di compatibilità spaziale, c’è un quadrato che è uno stimolo (o rosso o blu) e premere un pulsante per discriminare il colore, ma il quadrato compare casualmente alla destra o a sinistra dello schermo. C’è un effetto di compatibilità rispetto alla posizione del quadrato e alla posizione del pulsante: se il quadrato rosso è a destra e il pulsante anche si è più veloce (c’è congruenza). Per il bilinguismo il test è sul dire la parola animale (parole in maiuscolo) e attrezzo (quando scritta in minuscolo). È un compito fatto fare sia in L1 che in L2, con prove congruenti e non. Secondo il modello gerarchico il compito dovrebbe essere più difficile in L1. In realtà c’è sempre lo stesso effetto in entrambe le lingue, si attiva la semantica allo stesso modo. Anche quando la parola è scritta in L2 si osserva interferenza a livello semantico. Il risultato suggerisce che vi sia un accesso automatico alla semantica a partire da L2. Effetto grandezza nella traduzione dei numeri Più veloci ad elaborare i numeri piccoli rispetto ai grandi. Dall’etichetta linguistica devo arrivare alla quantità. Esattamente con la stessa logica dei precedenti. in entrambi i casi con le due lingue i tempi di traduzione aumentano se il numero è più grande. E questo effetto si verifica anche se c’è una lingua artificiale creata per la sessione sperimentale. Attivazione di L2 durante la comprensione parte di L1 Visual word paradigm Il paradigma (nella versione monolingue) c’è una scacchiera con quadrati e diverse figure. Ti viene detto di prendere un determinato oggetto muovendo il mouse. Si misurano i movimenti oculari. Nel grafico la linea verticale è dove la parola finisce. Quello che si osserva è che le figure vengono osservate tutte all’inizio ma alla fine della parola detta c’è una fissazione per la parola scelta. Si elabora la fonologia, la comprensione non è un processo tutto-niente. Stesso esperimento nei bilingui utilizzando un target (francobollo) e un distrattore (portachiavi e pennarello). I distrattori non lo sono fonologicamente in russo, ma in L2 in inglese il pennarello è un distrattore fonologico. Effetto cognates in L1 L2 e L3 Cognates alternati L1-L3, L2-L3, L1-L2. C’è un vantaggio significativo per i cognates sia per L2 che per L3 rispetto alle parole di controllo, rende l’elaborazione di quella parola più rapida. È stato fatto anche in un contesto più ecologico leggendo un testo e misurando le fissazioni oculari: parole in L1 che hanno cognates in L2 sono fissate per un tempo minore che parole che non hanno cognates in L2. Paradigma figura-figura In un contesto monolingue quando la figura in nero ha un nome simile a quello in rosso i tempi sono più veloci nel denominare la figura rossa. Con i bilingui sono più veloci quando la figura distrattore ha un nome simile in L2, si osserva una facilitazione fonologica in entrambe le lingue. L’architettura del modello vecchio non è più funzionale e plausibile, le parole delle due lingue non sembrano essere separate nella nostra memoria. Inoltre abbiamo visto che l’accesso al lessico non sembra essere selettivo. Per ultima cosa, la pervasiva e attivazione parallela delle due lingue è un meccanismo primario che contribuisce a modificare il sistema linguistico dei bilingui che – di conseguenza – differisce da quello dei monolingui. La possibile architettura: BIA-Bilingual interactive activation model Nasce da l’interactive activation model (sviluppato prima per monolingui) che ha tre livelli di rappresentazione per spiegare come mai è più facile leggere una parola che individuare le lettere che la compongono, a partire dal visual input. Una volta attivate le parole si attiva il modello forward backwards, nel senso che si attivano altre lettere. Il modello è completamente interattivo, per cui l'attivazione ad un livello si diffonde a quelli adiacenti. I legami sono di attivazione e inibizione, cioè se devo leggere la parola lima, si attivano prima tutte le parole che iniziano per l, poi per li (e si inibiscono tutte le altre). I nodi per lingua: - controllano l’attivazione/inibizione delle parole; - fungono anche da “etichette” che individuano a quale lingua appartiene una parola. Per i bilingui si include nel lessico sia L1 che L2 nello stesso insieme. In questo modello manca la semantica/fonologia, ha solo l’ortografia, e non può spiegare gli omografi. Si crea il modello BIA+ che aggiunge tutte le cose mancanti (fonologia e semantica). Si implementa nel modello una rete neurale, con un sistema di controllo chiamato task schema, serve a controllare il compito del partecipante (cosa devo fare con questa informazione?). Modello multilink ma troppo complesso, con fortissimo grado di interconnessione. 7-11 Controllo linguistico nei bilingui Come mai un bilingue non sbaglia usando le due lingue? E poi, visto il discorso precedente, ne consegue che per parlare efficacemente vi deve essere un sistema in grado di controllare la lingua in uso. Dato che le persone bilingui hanno delle richieste maggiori di controllo, queste sviluppano delle competenze trasversali di controllo e quindi sviluppano maggiori funzioni esecutive. The inhibitory control model Al centro c’è il conceptualizer (la memoria semantica, il deposito dei contenuti) connesso con il sistema lessico-semantico, il goal (scopo, nel caso della lingua è comunicativo). Ci sono due componenti che regolano che cosa il sistema bilingue fa e cosa quello del conceptualizer fa. Esistono degli schemi di lingua a seconda dello specifico compito, attivando o inibendo delle funzionalità. Ci sono ancora aspetti modulari, ma si sono specificate le funzioni esecutive nel modello anche se vecchio. L’idea sottostante è quella che dice che la funzione fondamentale è l’inibizione, anche se ci sono diversi meccanismi legati alle funzioni esecutive. L’inibizione può agire a diversi livelli, sia nei task schema, sia nella semantica, sia nel lessico. Usando il paradigma di language switch, importato da quello di task switch, si spiega il risultato dei partecipanti che hanno due compiti da svolgere (nel nostro caso nelle due lingue). Le frecce rosse ci indicano le prove di switch (ovvero cambia compito) e quelle verdi quelle in cui si resta nello stesso compito. Questo ci prova che il tempo di risposta ad un trial dipende dal trial precedente (se ha fatto lo stesso compito è più veloce/più facile), quando c'è il cambio esiste il costo di cambio. È stato spiegato che quando un dato compito è stato messo in atto, lo schema corrispondente rimane attivo automaticamente, e per attivare un altro task schema bisogna inibire attivamente. Per esempio con il compito di stroop, è molto influente la lettura della parola sul dire il colore di essa, quindi la lettura è il compito prevalente, il suo task schema si attiva in maniera rapida. Il cambio verso il compito prevalente (quello che arriva più automaticamente) è più difficile che il contrario, perché nel fare il compito non prevalente c’è stato bisogno di molta energia per inibire il prevalente. Nel bilingui il compito prevalente è quello del language set prevalente, ovvero L1. Studio di Meuter e Allport. Il costo di cambio è misurato vedendo quanto tempo passa in un task cambio o in un task resta, e la differenza è il costo di switch. Le due linee hanno due pendenze diverse e la differenza in L1 è più marcata di quella in L2. Questo accade solo quando sono asimmetrici nell’attivare la risposta, se sono un bilingue completamente bilanciato non ci dovrebbe essere nessuna differenza nei tempi di inibizione. Esperimento italiano-veneto→ I bilingui dell’italiano – veneto, che hanno imparato le due lingue precocemente e le usano frequentemente, non mostrano asimmetrie. Ciò sarebbe dovuto al fatto che l’uso di una lingua non è preponderante rispetto all’altro e dunque ambedue richiedono lo stesso “grado” di inibizione. ESEMPIO FF FC CF CC (ragiona a costi di cambio, a differenza di altezze). Non tutti i bilingui hanno bisogno di inibire la lingua non in uso sempre e dipende dal contesto. Infatti ci sono 3 tipi di contesti: 1. due contesti monolingui→ Vi è un contesto in cui si parla una lingua ed una altro contesto separato in cui si parla un’altra lingua. Non si passa spesso da una lingua ad un’altra. 2. contesto bilingue→ Si usano lingue diverse con persone diverse. Si passa da una lingua all’altra durante una conversazione, ma con parlanti diversi e mai all’interno della stessa frase 3. contesto mescolato con cambi di codice frequenti A seconda del contesto vi è maggiore o minore controllo e meccanismi di controllo differenti (tabella slide). il + vuol dire che serve e il - che non serve quel meccanismo. Gli studi di fmri hanno confermato quello che si vedeva già negli scorsi esperimenti, ovvero che le aree frontali hanno a che fare con l’inibizione, e altre con la competizione tra lingue. - Left inferior prefontal (LIPF) cortex= competizione (inibizione) a livello dello stimolo - Pre-supplementary motor area pre-SMA - Anterior cingulate cortex ACC = competizione (inibizione a livello della risposta) Sembrano coinvolte non solo regioni della corteccia ma anche quelle sottocorticali, talamo, e gangli della base (caudato e putamen). Inoltre sembrano anche coinvolte aree dell’emisfero destro (right inferior prefrontal cortex e gangli della base). 8-11 continuo Engagement e disengagement- code blending Abbiamo visto che passare da una lingua ad un’altra nel caso dei bilingui comporta l’attivazione di uno schema (engagement) e la disattivazione dell’altro schema (disengagement). Nel caso di due lingue orali è impossibile distinguere tra questi due processi. Infatti il passaggio da L1 a L2 o viceversa implica sempre ambedue i processi di attivazione di una lingua e disattivazione dell’altra. Per studiare i processi di attivazione e di disattivazione sono stati usati i bilingui bimodali. Cosa succede nei bilingui bimodali? I bilingui bimodali possono produrre contemporaneamente le parole delle lingue (code-blend), una parlata e una segnata, molto spesso. 2 domande interessanti: 1. Usare due lingue è più costoso che usarne una sola? Attivare due entrate lessicali contemporaneamente è “difficile”? Per rispondere alla prima domanda si può confrontare il tempo di denominazione quando ai bilingui è chiesto di denominare in una sola lingua rispetto a quando è chiesto di denominare in due lingue. C’è un costo nel parlare due lingue nel caso della lingua orale. Non c’è un costo nel parlare due lingue nel caso della lingua segnata. È più difficile aggiungere una lingua quando questa è la seconda (la segnata) ma non viceversa. Lo stesso esperimento è stato fatto usando la MEG. Si osserva un costo per la lingua dominante (orale) ma non per la lingua non dominante (segnata). I tempi di risposta non variano tra la denominazione in lingua segnata e la denominazione segnata durante il code blend. Inoltre l’attività neurale diminuisce nella condizione di code blend rispetto a quando si deve denominare solo in lingua segnata. Questo sembrerebbe suggerire che vi è un costo per inibire la lingua dominante (quella orale) mentre si segna. Questo suggerisce che il recupero contemporaneo di DUE entrate lessicali non necessariamente implica un costo addizionale. 2. C’è differenza tra l’attivazione e la disattivazione di uno schema di lingua? Il costo è di attivazione o di disattivazione? Cos’è meglio? Per rispondere alla seconda domanda si può confrontare il tempo di denominazione in blocchi in cui la denominazione è mista (switch e non switch), quindi mescolando le prove. Si va da uno schema monolingue ad uno bilingue e viceversa (non si vede ma nelle foto c’è: bocca mani, solo bocca, solo bocca, bocca mani). 12 partecipanti bilingui bimodali tedesco e lingua dei segni tedesca. Si misura il tempo di risposta vocale e manuale in blocchi di risposta misti quando si passa da uno stimolo che prevede una sola risposta a uno stimolo che prevede due risposte (code-blend) e viceversa. Nel compito si alternavano prove diverse, ogni figura era preceduta da un cue che indicava come rispondere (parlare, segnare o tutte e due). Il grafico mostra: - Il costo di switch: si è più veloci ad eseguire un compito se nel trial precedente si è eseguito lo stesso compito - che vi è un costo di “disattivazione dello lingua”. E’ più costoso (maggiore TR) dare una singola rispota quando nel trial precedente si è prodotto un code-blend - Attivare la lingua segnata o la lingua orale a partire da un trial in cui si è solo parlato o solo segnato richiede lo sesso tempo. I risultati sono corroborati dai dati MEG (bilingui inglese- ASL) Si misura la risposta elettrica del cervello alla presentazione del cue (indica il compito da eseguire) e alla presentazione della figura. Si confrontano: le prove in cui si passa da una sola lingua a un code blend (Switch ON= engagement o attivazione di una lingua) le prove in cui si passa da un code blend a una sola lingua (Switch OFF = Disengagement o disattivazione di una lingua) le prove in cui si resta nello stesso compito (Inglese-inglese, ASL-ASL, CB-CB) Bilinguismo e funzioni esecutive: conseguenze Se: - il controllo della lingua nei bilingui si basa sulle funzioni esecutive utilizzate anche in altri domini - l’esercizio di una funzione porta all’allenamento di quella funzione (anche in termini di plasticità cerebrale) - l’esercizio linguistico è “pervasivo” cioè avviene continuamente Ne consegue che le persone bilingui dovrebbero mostrare aumentate capacità esecutive (controllo, attenzione, inibizione dell’informazione irrilevante, monitoraggio…) QUESTA IPOTESI è ANCORA MOLTO CONTROVERSA (infatti si verifica in condizioni particolarmente specifiche di bilinguismo). La presenza di vantaggio nelle funzioni esecutive potrebbe dipendere: - dal tipo di bilinguismo. Il vantaggio cioè potrebbe essere presente solo per bilingui immersi in contesti che richiedono di cambiare spesso da una lingua ad un altra - dall’età della persona bilingue. Il vantaggio potrebbe essere presente per i bambini e per gli anziani, quando le funzioni esecutive non raggiungono la massima performance - dal tipo di test usato per verificare il vantaggio. Il vantaggio potrebbe esserci sempre, ma il compito usato per verificarlo dovrebbe essere “modulato” in funzione della popolazione Questi risultati suggeriscono che l’esposizione precoce a due lingue ha degli effetti sulle funzioni esecutive generali. Sembra promuovere un sistema attentivo più flessibile. Ma non si sa perché, anche perché i neonati non sono in grado di parlare ancora, quindi non può dipendere dalla necessità di inibire una lingua mentre si usa l’altra. Nei bambini più grandi le FE possono essere verificate con il Flanker Task: Simon task LETTERATURA CONTROVERSA I bambini bilingui sono più veloci e/o soffrono meno dell’interferenza (ridotta differenza tra prove congruenti e incongruenti) rispetto ai bambini monolingui. Ma altri studi non hanno rilevato la differenza. Anche nei giovani adulti ci sono risultati controversi. Studi di neuroimmagine Alcuni studi sembrano mostrare una diversità nell’attivazione di aree deputate al controllo cognitivo nei bilingui e nei monolingui mentre svolgono compiti linguistici ma anche non linguistici. Visual word paradigm Hanno svolto il compito di take the beaker, presentando tutto in L2, mentre uditivamente c’erano dei distrattori, e una delle figure condivide parte della fonologia con il target. Osservando negli fmri: La figura mostra le aree in cui si osserva MAGGIORE attivazione per i monolingui rispetto ai bilingui. Le aree in cui si osserva la differenza sono generalmente associate alle funzioni esecutive e sono più attive nei monolingui, questo suggerisce che i monolingui fanno più fatica, soffrono la competizione interlinguistica mentre i bilingui sono abituati. Flanker task Il compito assegnato ai partecipanti consiste nel premere un pulsante in funzione della direzione della freccia centrale. L’effetto flanker è la differenza tra le prove congruenti (in cui anche i “flankers” puntano alla stessa direzione del target) e le prove incongruenti (in cui i “flankers” puntano alla direzione opposta rispetto al target). La minore attivazione in aree legate al controllo e alle funzioni esecutive (in particolare della ACC) è stata interpretata come una minore sensibilità al conflitto. Secondo questa interpretazione, la continua esperienza dei bilingui nel gestire la competizione, non solo all’interno di una lingua, ma anche tra lingue, aumenta le loro capacità di “risoluzione del conflitto”. I bilingui dunque devono fare meno affidamento sulle reti neurali associate al controllo esecutivo. Alla base delle inconsistenze tra studi ci possono essere ragioni diverse: - I bilingui che hanno preso parte ai diversi studi provengono da popolazioni diverse (vedi the Adaptive Control Hypothesis) - E’ possibile che nei giovani adulti l’effetto sia “nascosto” da un effetto soffitto, e che il vantaggio emerga solo quando le FE si stanno sviluppando o stanno decadendo - E’ possibile che la tipologia di compiti utilizzata per verificare il vantaggio nelle funzioni esecutive non sia adatta a rilevare le differenze a tutti i livelli di età, e/o che solo certe FE vengano influenzate dal bilinguismo - E’ però pur sempre possibile che l’effetto trovato non sia in realtà dovuto al bilinguismo ma a qualche altra variabile (o sia un effetto ottenuto per caso) 14-11 Bilinguismo e riserva cognitiva RELAZIONE TRA BILINGUISMO E INVECCHIAMENTO SANO Riserva→ discrepanza tra il deterioramento legato all’età e il risultante livello di deficit cognitivo (è una sorgente a cui attingere quando si è in difficoltà). Quando una persona ha molte riserve nonostante l’invecchiamento non si vede il declino, è un meccanismo di protezione e compensazione. Durante la vita di un bilingue c’è un gran allenamento del controllo linguistico e delle funzioni esecutive, questo porta a 2 tipi di riserva: - cerebrale→ cambiamenti neuroplastici della materia grigia/bianca. Esercitare una funzione in maniera prolungata modifica la struttura del nostro cervello. def.Gallo→ resilienza di un individuo al deterioramento del tessuto cerebrale associato ad invecchiamento sano e patologico. - cognitiva→ è una riserva neurale, il sistema è più flessibile e si adatta meglio. (Riserva neurale vs compensazione neurale, ovvero aumentare la flessibilità delle reti neurali vs lo sfruttamento di queste o di strategie cognitive alternative). def.Gallo→ resilienza di un individuo al deterioramento del tessuto cerebrale associato ad invecchiamento sano e patologico. Bilinguismo e boost di riserva cerebrale Il bilinguismo aumenta la riserva? Ci sono dei cambiamenti strutturali nel cervello? I risultati sono un po’ confusionari. Può darsi che i risultati siano così perché la definizione di bilinguismo è molto ampia, e ci sono adattamenti diversi rispetto a quanto e come vengono usate le lingue. Però ci sono delle strutture che sono state modificate grazie al bilinguismo (foto). Queste aree supportano la scelta lessicale e il fatto che le persone conoscono più parole. Smg e Ipc ampliamento del vocabolario dato dall’apprendimento di una seconda lingua. Il giro di hersh è la zona del nervo acustico, e si modifica a seconda della capacità sensoriale di elaborazione dei suoni. Stg e Atl sono cruciali nella connessione tra semantica e fonologia. C’è più attivazione per i bilingui per recuperare le diverse etichette linguistiche. Ifg Pfc Acc Cn e putamen, variano in dimensione, volume e quantità differenziando persone bilingui e monolingui. Questi sono legati ai compiti di natura attentiva, sono dovuti alla necessità di gestire/controllare più lingue. Queste modificazioni sono state studiate nei giovani adulti, e si ipotizza che i cambiamenti abbiano una natura dinamica, quindi nello stesso cervello in funzione dell’esperienza ci sia una sistematizzazione, riorganizzazione della struttura cerebrale. Prima e dopo l’apprendimento di una nuova lingua il cervello cambia (in soli sei mesi!), Questi risultati suggeriscono che il bilinguismo può prevenire il declino cognitivo legato all’invecchiamento aumentando la RISERVA CEREBRALE, si tratta di una protezione passiva. Allora le persone che hanno esercitato il bilinguismo per tutta la vita, hanno una riserva cerebrale maggiore? Abutalebi sostiene l’idea che le funzioni di controllo siano amplificate nei bilingui, mostrando che i bilingui anziani mostrano una minore atrofia del lobo temporale, conservando più alti volumi di materia grigia. Più veloci sono le persone a fare un compito di decisione lessicale, meno atrofia c’è, infatti in funzione di quanto è atrofica l’area, le persone sono più/meno veloci. Con la stessa logica, si è dimostrato anche di diverse altre strutture (Lobo parietale inferiore, corteccia cingolata e corteccia frontale, orbito frontale). Ovviamente, non basta conoscere una seconda lingua, ma chi le usa continuamente e regolarmente, e sono coinvolti in contesti che ne favoriscano l’uso, bisogna essere bilingui attivi. Riserva neurale e cognitiva→ i bilingui in seguito all'esigenza di gestire sempre due lingue, hanno aumentata l’efficienza e flessibilità delle reti neurali, e sono più bravi a gestire i conflitti. Studio di simon task di Ansaldo. I monolingui sono più lenti in generale, ma non c’è una differenza significativa. Ma facendo l’fmri ci sono delle aree che funzionano in maniera diversa nei due gruppi nei trial incongruenti. I monolingui attivano di più il mfg e i bilingui ipl. Esperimento di Gold. Utilizza anche i giovani, con gli anziani. Fanno un compito di task switch, e li confronta ad un blocco in cui non si cambia il task. Aumento del tempo di risposta nel blocco di switch rispetto ai blocchi di non switch; si vede che per i giovani c’è un aumento, ma gli anziani aumentano il tempo quasi il doppio (sono più lenti). MA nei giovani la proporzione dell’aumento di tempo è più piccolo (da switch a non switch), non distingue monolingui e bilingui. INVECE negli anziani si vede molta differenza, gli anziani monolingui ci mettono molto più tempo. Sempre nello stesso studio nell’fmri si vede che non c’è differenza fra giovani e anziani, MA gli anziani bilingui hanno una ridotta attivazione cerebrale nella corteccia prefrontale e cingolata (coinvolta nel controllo). Il bilinguismo è associato alla creazione di reti neurali per la gestione del conflitto e non richiede l’attivazione delle aree per il controllo cognitivo. Questa idea è supportata dal modello PASA. Durante l’invecchiamento c’è uno spostamento dalle regioni posteriori del cervello alle anteriori (posterior to anterior shift in aging). Nel bilinguismo si preservano le aree posteriori e le loro connessioni con la corteccia frontale. Lo shift è rallentato. Ci sono differenze della gestione del conflitto e quindi dovrebbero esserci differenze comportamentali. Bialystock Primo esperimento: studio sulla resistenza all’interferenza, facendo un compito di simon. C’è una differenza tra anziani e giovani (molto più veloci), ma quello che è interessante è la grandezza dell’effetto simon (la differenza tra prove congruenti e prove incongruenti), i bilingui in assoluto sembrano essere molto più veloci. Secondo esperimento: effetto interferenza stroop. Variabile cruciale era nella condizione solo colore e nella condizione incongruente. I 4 gruppi leggono alla stessa velocità (nella task di semplice lettura). La percentuale di aumento del tempo di risposta dà gli stessi risultati del primo esperimento. Nonostante la prestazione simile nei compiti semplici, gli anziani bilingui avevano un minor costo di interferenza rispetto ai coetanei monolingui. Purtroppo ci sono studi che dimostrano che non c’è differenza, quindi c’è un’incongruenza nella letteratura. 15-11 Evidenze comportamentali a supporto dell’ipotesi della potenziata riserva cognitiva negli anziani. I dati di neuroimmagine sembrano mostrare abbastanza consistentemente differenze nella gestione del conflitto. Tali differenze dovrebbero risultare in vantaggi COMPORTAMENTALI. Ci sono molti studi che riportano che gli anziani bilingui hanno una migliore efficienza cognitiva superando i coetanei monolingui in diversi compiti esecutivi. Tuttavia, questa conclusione deve essere presa con cautela visto che alcuni studi non hanno osservato differenze tra monolingui e bilingui. Studio di POT, hanno preso un campione molto ampio di diverse età anziane e diversi gradi di bilinguismo, online. Quante lingue e dialetti conoscono? Media di 4.1 lingue a testa. Nello studio poi, è stato fatto un compito di Flanker. Si osserva che non c’è relazione tra il numero di lingue (e dialetti) conosciute e l’effetto flanker. Non basta dunque conoscere una o più lingue per osservare un vantaggio nelle funzioni esecutive. Risultati mostravano che il grado di switch e l’intensità d’uso della L2 e della L3 nella vita quotidiana erano positivamente correlati con l’effetto Flanker (differenza tra congruenti e incongruenti). L’uso delle diverse lingue nei diversi contesti conversazionali è il fattore critico nel predire gli effetti del bilinguismo sulla risoluzione del conflitto e inibizione della risposta negli anziani bilingui. Pochi studi hanno investigato l’effetto di trattamenti di intervento basati sull’apprendimento di una nuova lingua. Studio di Bak, su un corso di gaelico (apprendimento di una nuova lingua). Facevano un elevator task for everyday attention (capacità attentive contando l’accuratezza) di crescente difficoltà. Nessuna differenza all’inizio del corso tra i due gruppi (nelle prime due task), MA miglioramento (accuratezza) nel compito attentivo nel gruppo di studio che faceva il corso di lingua (non nel controllo che faceva il corso di arte e cinema), a prescindere dall’età. Quindi, anche un breve periodo di apprendimento intensivo di una lingua sembra poter modulare le funzioni attentive e tutti i gruppi di età possono beneficiare di questo effetto. Quindi apprendere qualcosa di nuovo (rimanere attivi) è sicuramente importante per la riabilitazione, ma imparare una lingua è un metodo migliore rispetto al corso di cinema, quindi è un buonissimo modo. BILINGUISMO E INVECCHIAMENTO PATOLOGICO La stessa espressione compensazione neurale fa pensare che l’individuo può mantenere elevate le sue prestazioni cognitive nonostante a livello neurologico siano evidenti delle presenze patologiche. 2 modi: - Quando compaiono i sintomi? Si è cercato di capire se il bilinguismo ritarda la demenza o patologie simili. - Il grado della degenerazione neurologica è maggiore nei bilingui o monolingui? Si è dimostrato che i bilingui con alta patologia compensano molto bene come se fossero monolingui con lieve patologia Viene utilizzato il Mild cognitive impairment (MCI), tutti ne soffriranno invecchiando. Il fatto è che chi mostra un MCI ha un aumento significativo della probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Studio longitudinale di Wilson. Diversi test per valutare le capacità cognitive: MMSE, Fluenza verbale per categoria, digit span, matrici di raven. Chi ha anni di studio di una lingua straniera ha meno probabilità di sviluppare MCI rispetto ad individui con nessuna conoscenza di lingue straniere. È anche importante dire che unendo diverse forme di istruzione il rischio diminuisce ancora di più (come con lo studio di uno strumento musicale). Studio di Costumero. A parità di comportamento c’è un grado di degenerazione diverso e si vede nella parte della materia del cervello. I monolingui hanno un crollo marcato rispetto ai bilingui, infatti questi ultimi sembrano mantenere lo stesso livello di atrofia cerebrale, mentre i monolingui hanno una forte diminuzione di volume globale. Quindi i bilingui mostrano le stesse o migliori capacità di funzionamento cognitivo, pur presentando livelli di atrofia maggiori. Il tutto rende il bilinguismo un fattore protettivo nei confronti di MCI e demenza. Ma per l’alzheimer? Di solito c’è una gran diminuzione del volume cerebrale, grande atrofia, si allargano i ventricoli. A livello cellulare si creano placche senili (formazioni extracellulari) e grovigli neuronali (tangles con anomalie). Bialystock dimostra come i sintomi dell’alzheimer arrivano dopo nei bilingui rispetto che nei monolingui, ma una volta arrivato il declino è lo stesso. Craik conferma Studio di Gollan più concentrato sul bilinguismo stesso e sul livello di scolarità. Nei bilingui a bassa scolarità, si osserva che all’aumentare del grado di bilinguismo (punteggio al compito di denominazione) aumenta il ritardo nella diagnosi di demenza. Questo dato mostra la relazione diretta tra bilinguismo e insorgenza dell’AD. E’ interessante notare che in questo studio si usa una misura oggettiva della competenza (no self-report). Nei bilingui ad alta scolarità non si osserva correlazione tra la performance nel Boston naming test e l’età di insorgenza dell’AD. Per le persone con livelli di educazione elevati, la riserva cognitiva in grado di ritardare i sintomi dell’AD è già al massimo e il bilinguismo non sembra avere alcun effetto aggiuntivo. RITARDO DELL’ESORDIO: Schwiezer ci dice che hanno gli stessi sintomi, stesso modo di coping, ma la tac ci dice che i bilingui hanno alta atrofia cerebrale. I risultati di questo studio suggeriscono che i bilingui hanno maggiore riserva cognitiva, che compensa al danno cerebrale più grande (maggiore atrofia) rispetto ai monolingui. Nella patologia il declino organico è lo stesso per tutti, ma quello funzionale è diverso, c’è una compensazione della riserva neurale. 28-11 BILINGUISMO ED EMOZIONI L’elaborazione delle parole emotive o con valenza emotiva può essere descritta in termini del processo di riconoscimento e dell’elaborazione della valenza. In alcuni casi sembrano esserci differenze nell’elaborazione delle parole emotive in L1 e L2. VALENZA EMOTIVA Esperimento Degner Le persone categorizzano in modo automatico le parole positive e negative in L1 ma non in L2? Compito di priming affettivo Ai partecipanti sono presentate parole target, con valenza positiva o negativa, con il compito di categorizzarle in positive/negative, premendo più velocemente possibile uno dei due tasti assegnati per la risposta. Ciascuna parola è preceduta da uno stimolo prime, sempre una parola con valenza positiva o negativa, presentata per 150 ms alla quale non bisogna rispondere. Nella condizione congruente entrambi il prime e il target appartengono alla stessa categoria, nella condizione incongruente, il prime e il target appartengono a categorie diverse. Nell’esperimento si trova effetto congruenza in L1 per tutti e due i gruppi, perché la parola prime attiva in modo automatico la valenza affettiva di ciascuna parola (quando è della stessa categoria del target si è più veloci). In L2 ad alta immersione succede la stessa cosa. Agli stessi bilingui viene proposto un compito di priming semantico classico, non emotivo. E l’effetto di priming c’è in entrambe le lingue e in tutti e due i gruppi, anche se è più forte in L1. Quindi le persone effettivamente categorizzano in modo automatico le parole emotive in L1 ma non in L2. La connessione con la valenza affettiva di un linguaggio dipende da quanto si è avuto delle esperienze emotive in quella determinata lingua. Fenomeno dell’Anchor contraction effect. Non cambiava la lingua, ma una figura, e si chiedeva quanto quella figura ci emoziona. Cambiano le etichette linguistiche ai bordi della scala di gradimento. In un caso erano cognates e in un altro no. Si verifica che le persone danno valutazioni diverse in lingue diverse, e non è la figura che cambia, ma le etichette sono più forti emotivamente e quindi più distanti tra di loro in L1 che in L2. Quindi do un giudizio più estremo in L2 che in L1. Lo dimostrano anche mostrando un filmato pixar muto, basato su una storia con un saliscendi di emozioni. Poi devono valutare quanto hanno provato delle emozioni. Tutte le valutazioni hanno un punteggio più alto in L2 che in L1. PRECEDENZA PERCETTIVA Dal punto di vista della valenza abbiamo visto la distinzione, ma per quanto riguarda la percezione? Sia in L1 che in L2 siamo più veloci ad elaborare le parole emotive di quelle neutre, hanno una precedenza percettiva. C’è un positivity bias per i bilingui tardivi (parole positive elaborate prima). Si è studiato lo stesso effetto con la risposta elettrica cerebrale, e la lettura di parole in L2 produce una risposta elettrica molto simile a L1 solo più tardiva, questo vuol dire che c’è un accesso lessicale ritardato, forse a causa di maggiore interferenza. EPN è una negatività posteriore precoce, ed è proprio la risposta elettrica (la curva torna su prima del previsto, a 280 ms dalla presentazione della parola). La differenza di potenziale ci dice solo che l’elaborazione è diversa, non è connessa alla velocità di risposta. Ci sono incongruenze. Tuttavia vi è un risultato del lavoro di Ponari e coll. che mostra una differenza tra monolingui e bilingui precoci vs. bilingui tardivi. Infatti solo quest’ultimo gruppo mostra in un un positivity bias in L2; cioè nel compito di decisione lessicale mostrano tempi di risposta inferiori per le parole positive rispetto alle negative. Un’altra interferenza percettiva si osserva nel compito di stroop emotivo in cui si vede che le parole negative in L2 vengono ignorate più facilmente. Conclusioni: - L’automaticità nella elaborazione delle parole emotive in L2 varia in funzione del tipo di stimolo (negativo vs. positivo) e il processo in questione. - Considerando la “valenza” affettiva (1) si osservano differenze tra L1 e L2; per quel che riguarda la percezione delle parole emotive (2), queste sono elaborate più velocemente di quelle neutre sia in L1 che in L2. Sembra tuttavia che le parole negative siano ignorate più facilmente in L2 rispetto ad L1 in un compito di tipo Stroop. - I processi di elaborazione delle parola e della sua valenza sono pienamente integrati in L1. In L2 la loro integrazione probabilmente dipende da età, contesto, frequenza d’uso di L2. - Forse il motivo per cui la risposta emotiva in L2 è in alcuni casi inferiore/diversa è data dal fatto che la L2 offre meno OPPORTUNITA’ per integrare le rappresentazioni delle parole con le memorie autobiografiche e le esperienze sensoriali ELABORAZIONE DI FRASI EMOTIVE Molte ricerche si sono concentrate sulla misura di indici di risposta fisiologici per misurare l’attivazione emotiva quando le persone ascoltano o leggono frasi emotive in L1 o in L2. Partire dall’embodied cognition, per capire cos’è il piacere bisogna provare la parola piacere, e con tutte le altre parole, può anche valore per concetti diversi (esempio il concetto di sole, simulando la mia esperienza percettiva con il sole). Foroni, esperimento in Olanda sulla simulazione incarnata. In L1 il linguaggio emotivo è incarnato, ovvero legato all’esperienza corporea. Lo misura in base al movimento dello zigomo, con l’attività elettromiografica del muscolo del sorriso. Quando sto dicendo “sto sorridendo” c’è un’attività elettrica nel muscolo del sorriso, nel caso dello “sto piangendo” c’è un’inibizione del muscolo stesso. Leggere o elaborare frasi collegate alle emozioni sia in L1 e in L2 attivano in maniera automatica l’effettore che ci fa provare l’emozione. È meno forte la risposta in L2 e ci sono differenze temporali anche tra attivazione e inibizione, ma è rilevante che in entrambe le lingue lo facciamo. **Attivazione del sistema nervoso autonomo Dilatazione pupillare varia molto di più tra parole negative e positive in L1 che in L2. Anche se la differenza è particolarmente ridotta in L2. La risposta è più marcata in L1. Risposta di conduttanza cutanea Durante l’esperimento la valutazione soggettiva, esprime un punteggio alto per le frasi emotive, in turco si danno punteggi più alti per raccomandazioni e cose positive. Per la scr (risposta di conduttanza cutanea), c’è una risposta molto marcata maggiore in L1 che in L2, specialmente con le raccomandazioni, quindi c’è un effetto di lingua. 29-11 ***Slogan pubblicitari Il prodotto pubblicitario ha lo scopo di farci cambiare idea. Studio di Puntoni con 6 slogan pubblicitari introdotti in L3, con frasi in L1 e L2, ovvero il prodotto pubblicizzato era indicato sempre in inglese, gli slogan erano presentati metà in Olandese e metà in francese. Si chiede quanto era emotiva la frase e quanto era originale (in L3). C’è un effetto di lingua per quanto riguarda l’impatto emotivo, e non per l’originalità. Forse non è questione di L1 L2 e L3, ma forse dipende dal grado di esperienza emotiva nella lingua, quindi dipende da quante parole emotive specifiche uso nella mia vita. E quindi si fa un altro esperimento, provando la rilevanza del contesto d’uso e quanto le parole sono frequenti (Puntoni). Conclusione ad interim: Sembra che le frasi emotive in L1 siano più incarnate e siano associate ad una risposta più ampia del sistema nervoso autonomo rispetto alle frasi emotive in L2. Anche gli slogan pubblicitari sono percepiti come più emotivi in L1 che in L2. Forse la ragione di queste differenze dipende dal contesto d’uso del linguaggio emotivo. E il contesto d’uso del dialetto? Esperimento Peressotti, esplorando diversi contesti, frequenza e diversi tipi di emozioni. Disgusto: Il disgusto è stato scelto per la risposta fisiologica forte e ad un’emozione facciale precisa. Le frasi sono state ascoltate perchè è difficile leggere il dialetto. La scala non ha etichette linguistiche per evitare l’anchor contraction effect. C’è un effetto di lingua. Il veneto sembra suscitare più intensamente il disgusto. Anche nelle sottoscale: Senso dell’umorismo: C’è un effetto di lingua Gentilezze, insulti, raccomandazioni: C’è un’interazione tra lingua e il tipo di frase. Il giudizio stesso dipende dalla quantità di tempo in cui la lingua viene usata. CONCLUSIONI L’impatto emotivo di una lingua è influenzato dal contesto d’uso di quella lingua. Tanto più determinati contenuti emotivi sono espressi e sperimentati in un contesto linguistico, tanto maggiore sarà il loro impatto emotivo. Il fenomeno potrebbe dipendere dal modo in cui le diverse lingue attivano le tracce di memoria. Le memorie episodiche potrebbero essere attivate in modo specifico da una lingua rispetto all’altra. BILINGUISMO E DECISIONI Processo di decisione→ analizziamo possibilità e valutiamo costi e benefici. Abbiamo anche dei bias (scorciatoie) di ragionamento, che spesso ci fanno prendere delle decisioni “illogiche”, ma che sono quelle che le persone prendono più spesso. Prospect theory Questa teoria spiega la relazione tra il valore reale e il valore soggettivo di una perdita e di un guadagno. Un guadagno o una perdita sono cioè valutate non in base al loro valore reale ma al loro valore soggettivo. ES: E c’è anche lo stesso effetto al contrario, quindi di propensione al rischio. Le persone sono dunque avverse al rischio quando devono considerare i possibili guadagni ma diventano favorevoli al rischio quando devono considerare possibili perdite. Quest’ultimo atteggiamento sembra riflettere la “dominanza” degli stimoli negativi che producono una reazione di evitamento automatica. C’è un effetto cornice (nonostante i problemi sono uguali le persone cambiano scelta), per la percezione di perdite rispetto alle vincite (problema malattia asiatica, percezione del problema e la decisione cambiano a seconda del problema se è impostato con le perdite o con il salvataggio). E nei bilingui? Foreign language effect (l’avversione alla perdita nei bilingui). Esperimento di Keysar, 4 condizioni sperimentali. Il bias dell’effetto cornice c’è in L1 ma non c’è o c’è pochissimo in L2. Quindi questi meccanismi sembrano non avere effetto quando si usa la seconda lingua. Sembra che le persone si comportino più razionalmente scegliendo le due medicine alternative. LE DECISIONI MORALI Ci sono due approcci rispetto a cosa è giusto e cos'è sbagliato, che non c’entrano con la teoria del prospetto. Abbiamo due tendenze: deontologica (tendenza ad adeguarci alle norme etiche, ma centrato sugli esiti, sulle conseguenze) e utilitaristica (centrato sull’azione stessa, sulle norme morali). Dilemma del trolley (utilitarismo) e footbridge (deontologia). Dottrina del doppio effetto: c’è una differenza a livello morale nell’uccidere qualcuno come effetto collaterale, non voluto, di compiere un'azione con benefici per molti (che è moralmente permessa) rispetto alle ottenere benefici per molti attraverso l’uccisione di qualcuno (che non è permesso). Per quanto riguarda l’impatto emotivo un danno è personale e uno è impersonale. 05-12 continuo sulle decisioni morali Kahneman ha utilizzato una teoria globale per spiegare l’utilizzo dei bias di ragionamento. È la teoria del doppio processo. Esistono due livelli di elaborazione dell’info, uno superficiale intuitivo e che ci fa reagire rapidamente, il secondo è di pensiero, ci fa essere flessibili, usa la cognizione e le informazioni per ragionare e produrre una risposta. Il sistema 1 è connesso alle scelte deontologiche, il sistema 2 alle scelte utilitaristiche. Funziona bene per interpretare bias di ragionamento logico, per quando prendiamo decisioni in modo rapido. Greene applica questo schema alle decisioni morali. Lui ipotizza che la differenza nei due dilemmi sta nella reazione emotiva suscitata dai due dilemmi. E la reazione emotiva modula le decisioni. Le decisioni morali sono intuitive, come se l’etica fosse qualcosa che abbiamo insita nelle intuizioni e nel sistema emotivo. Il sistema consapevole ci fa valutare i rischi e benefici spingendoci verso scelte utilitaristiche. Proprio perché il footbridge è personale, attiva il sistema emozionale e quindi attiva il sistema di ragionamento 1 e ci porta a fare scelte deontologiche. In quello del trolley invece, è impersonale, e prevale il ragionamento del sistema 2 valutando costi e benefici, in maniera utilitaristica. Greene presenta dilemmi dello stesso tipo a pazienti in uno studio di neuroimaging: Quando ci sono dilemmi tipo footbridge si attivano aree tipo amigdala. Quando ci sono dilemmi tipo trolley si attivano aree della corteccia cingolata posteriore e mediale prefrontale, che sono deputate ai sistemi controllati. Ma questa attivazione è una causa o una conseguenza della scelta?? C’è solo una correlazione: Il problema del footbridge e del trolley è stato studiato anche nelle persone bilingui. Il primo è Costa, che usa due gruppi di studenti che hanno L1 e L2 opposte, perché ci focalizziamo su quanto i partecipanti fossero immersi nelle culture delle lingue di appartenenza. Ha presentato entrambi i due problemi in L1 e L2. Usare una lingua straniera (L2) duplica la percentuale che fa buttare l’uomo dal ponte. Footbridge, utilitaristico in L2. Le scelte cambiano a seconda di L1 e L2. Il fenomeno è stato replicato diverse volte con lingue diverse. CONCLUSIONI: Il quadro che emerge mostra dunque che, per le persone bilingui, la lingua in cui è espresso il problema influenza il tipo di scelta. Sembra che in lingua straniera (L2) che le scelte siano più “razionali”. L’effetto è stato replicato anche per altri bias/effetti, ma in altri casi non si è trovato effetto. ALLA RADICE DEL FLE L1 e L2 sono diversamente distanti sia dal punto di vista affettivo (le reazioni emotive sono ridotte in L2) che cognitivo (il carico cognitivo per l’elaborazione di L2 aumenta). CARICO COGNITIVO La L2 è meno fluente, quindi si fa più fatica a comprendere e ci serve un grande sforzo cognitivo. Le persone procedono più lentamente, hanno più tempo per attivare il sistema cognitivo valutando meglio le opzioni e meno soggette a bias. Risposte più controllate e meno intuitive. Si possono fare 2 previsioni: Si dovrebbe trovare la stessa impermeabilità ai bias anche con altri tipi di problemi usando L2. Vives ha fatto un esperimento su: - bias del risultato, ovvero la tendenza a prendere una decisione a seconda del risultato. Ha trovato il bias ma non c’è effetto della lingua significativo - sull’euristica della rappresentatività, ovvero la tendenza di attribuire caratteristiche tipiche, e ragionando sulla tipicità, quindi prendendo decisioni legate alla frequenza con cui le cose concorrono nella realtà (è una violazione della regola della congiunzione della probabilità). Ha trovato che sia in L1 che in L2 c’è la fallacia della congiunzione, senza differenze tra lingue. ****Questo vuol dire che la nostra previsione 1 non è valida. Anche se Conway ha provato la spiegazione del carico cognitivo in modo diverso, spiega il ragionamento ma non il bias morale. L’effetto dovrebbe essere osservato solo nei bilingui sbilanciati in cui il carico è asimmetrico. Ricerca sui veneti (usano prevalentemente il veneto, ma sanno perfettamente anche l’italiano) e il problema della malattia asiatica. È stato scelto il veneto perchè per queste persone non è una seconda lingua, e dunque il carico cognitivo non dovrebbe aumentare quando usano il veneto. L’effetto cornice scompare in veneto, in italiano tendo a dire che salvo quando salvo, ma non scelgo la medicina quando muoiono le persone. Se il problema è proposto in veneto non c’è questo sbilancio. Neanche l’ipotesi dei bilingui sbilanciati va più bene. DISTANZA EMOTIVA La L2 ha un carico ridotto emotivo e quindi distante in termini affettivi. Se questo è vero per la malattia asiatica dovrebbe esserci minore avversione al rischio e nel dilemma del footbridge dovrebbe esserci minore coinvolgimento del sistema affettivo. Nella L1 c’è più l’uso del sistema affettivo (o sistema 1) che induce errori di ragionamento sistematici e quindi induce più scelte deontologiche, il contrario in L2. Secondo questa ipotesi: 1. l’effetto della lingua dovrebbe dipendere dalla capacità di una lingua di attivare il sistema emotivo; in funzione dell’opportunità di esperienze affettive-emotive. 2. l’effetto della lingua dovrebbe essere presente solo nei dilemmi che hanno una certa valenza emotiva. Il problema del footbridge in veneto (che dovrebbe essere più collegato al sistema emotivo e collegato alle scelte deontologiche). Intervistati veneti e bergamaschi perchè è difficile nel nostro campione definire L1 e L2. SI OSSERVA IL BIAS. In veneto le persone sono più propense a buttare l’uomo. C’è il bias anche quando “L2” ha un carico emotivo molto forte come nelle lingue regionali, quindi anche l’ipotesi del carico emotivo non regge. L’effetto della lingua dovrebbe essere presente solo nei dilemmi che hanno una certa valenza emotiva (per esempio nel footbridge e non al trolley). Quanto è emotivo il dilemma, quanto moralmente ammissibile? Risultati significativi solo nel dilemma del footbridge, buttano più giù l’uomo in lingua straniera. Mentre non c’è effetto di lingua nel dilemma del trolley e nel controllo. L’ammissibilità morale→ è più ammissibile moralmente una scelta in L2. C’è in generale un effetto di lingua, le persone giudicano più ammissibili tutti e tre i problemi. Però non c’è interazione tra queste variabili, perché sono giudicati più ammissibili in L2 ma la decisione non è congruente. Anche qui l’ipotesi emotiva non tiene. 6-12 Introducono due nuovi dilemmi 1. Bambino che piange→ È sempre un’azione diretta, personale, emotiva, anche più del footbridge. Secondo l’ipotesi della distanza emotiva, dovrebbe creare un effetto di lingua maggiore. 2. Portafoglio perduto→ Un'azione impersonale, poco emotiva, e non dovrebbe mostrarsi una differenza tra le due lingue. Trovano sempre una differenza sempre nel footbridge e non nel trolley, ma aggiungendo questi due si ottiene quasi l’effetto inverso per gli altri due dilemmi. (????????) Nel dilemma del portafoglio si trova una differenza di lingua ma non in quello del bambino. 3 dati contrari all’ipotesi della distanza emotiva: - footbridge più emotivo in L1 che in L2 - effetto si trova anche in un dilemma a bassa emotività (portafoglio) - effetto non si trova in un dilemma ad alta emotività (bambino) Succede che non si riesce a spiegare attraverso questi esperimenti. Il problema è più complesso di quanto si pensa, forse ci sono diverse variabili che interagiscono. NORME MORALI, FONDAMENTI MORALI, IPOTESI AMBIENTALISTA Footbridge, viene interpretato con le tendenze deontologiche e utilitaristiche, potrebbero esserci anche entrambe(?), ovvero in lingua nativa aumentano scelte deontologiche e in L2 quelle utilitaristiche. Possiamo usare la process dissociation procedures di Conway e Gawronski per estrarre due parametri: - D: da 0 a 1, è una probabilità, qual è la tendenza di quella persona a seguire le norme morali? Scelta deontologica - U: da 0 a 1, probabilità, tendenza a seguire le norme utilitaristiche. Scelta utilitaristica. Usato sui bilingui di lingua straniera e bilingui di lingua regionale. Modulazione SOLO del parametro D (sul parametro U non c’è nessun effetto di lingua), in media la tendenza utilitaristica è sempre più alta quando la lingua proposta è l’italiano, quindi la lingua nativa, rispetto sia all’inglese che al veneto. La differenza che si osserva, in tutti e due i tipi di bilingui dipende dalla stessa tendenza, quando utilizzano la lingua nazionale o nativa (italiano in questo caso) sono più sensibili alle norme morali e quindi ai valori più alti del parametro D. Quindi non è che sono più razionale in una lingua o no, ma una maggiore sensibilità alle norme morali che cambia. Studio di Geipel: la previsione è che ci sia un effetto di lingua in situazione in cui non sto facendo male a nessuno, nessuna conseguenza diretta, ma la scelta è immorale. Diversi dilemmi di violazione non sacrificali: Si chiede di giudicare se l’azione è giusta o sbagliata (ci aspettiamo: lingua nativa= più alto il parametro D=più sbagliato). Poi si chiede quanto si è sicuri della valutazione data (messa con l’ipotesi di L2 che aumenta il nostro raziocinio o il nostro sistema 2, quindi dovremmo essere più sicuri. Quanto la certezza del giudizio riflette la valutazione razionale del problema.). Poi si chiede quanto si è turbati/disgustati (fatto per valutare l’ipotesi della distanza emotiva in L2, quindi minore emotività). Cosa si ottiene? - quanto è sbagliata l’azione→ effetto principale di lingua, la colonna delle L2 è sempre più bassa di L1. - Sicurezza→ non è vero che sono più sicuri in L2 che in L1, ma il contrario. - Disgusto e valenza emotiva→ varia, c’è un effetto solo nel dilemma del cane, ma negli altri no, addirittura nel bonus e degli esami sembra quasi rovesciarsi. È difficile pensare che l’emozione guida la decisione morale. Più si prova disgusto, più è grande la violazione morale, e quindi le variabili sono correlate, sia in L1 che in L2. Altre CONCLUSIONI: - una violazione morale è più sbagliata in L1 (è più importante), e questo fenomeno non sembra dipendere dal sistema 2. - L’aderenza alle norme morali (deontologia?) sembra essere più importante in L1 - L’effetto NON sembra dipendere dall’impatto emotivo prodotto dal dilemma; di fatto il giudizio dipende dalla reazione emotiva sia in L1 che in L2 (ma le azioni sono giudicate meno sbagliate in L2). UNA NUOVA IPOTESI Perchè ipotesi ambientalista? L’idea è che i tipi di pensieri e ragionamenti che la lingua veicola dipendono dai contesti in cui sono usati. Fa riferimento ai processi di memoria, la lingua in cui un evento è codificato ne facilita il ricordo, ecco perché le norme e i valori morali sono attivati più facilmente a partire dalla lingua nativa o nazionale. 12-12 oltre il dilemma del footbridge SCALA DELL’UTILITARISMO Possiamo misurare il grado in cui ciascuna persona ha la tendenza ad essere utilitaria di Kahane. Emergono due dimensioni: - Instrumental harm→ quanto le persone sono propense a nuocere qualcuno per salvarsi, il danno strumentale per avere benefici. Su questa dimensione la previsione che abbiamo è basata sul fatto che non si muove il parametro U e quindi che non ci sia un effetto di lingua. - Impartial beneficence→ quanto sono disposto a fare delle azioni benefiche/altruistiche in maniera imparziale, anche se non sono legate a me e sono per il collettivo. Questa dimensione non c’è mai stata nella letteratura, quindi non abbiamo previsioni. Per testare le ipotesi si presenta un caso a due gruppi di bilingui (I-E, straniera I-V, regionale). Le persone dovevano esprimere un giudizio di accordo con gli item della scala. Per l’instrumental harm le persone sono poco d’accordo tutte quindi non c’è nessun effetto di lingua per la dimensione del danno strumentale e quindi confermiamo come le persone non sono più utilitaristiche in una lingua piuttosto che in un’altra. Per quanto riguarda l’impartial beneficence c’è un effetto di lingua solo per i bilingui italiano-veneto, maggiore favorevolezza per le azioni benefiche per il collettivo in veneto. Come si spiega? Invocato l’ipotesi ambientalista. In realtà quello che viene attivato dalla lingua sono i ricordi codificati nei contesti e nel proprio ambiente locale, con relazioni di natura amicale in lingua regionale. Noi tendiamo a sperimentare degli atti di generosità con le persone più vicine a noi, quasi pretendendo l’atto di beneficenza, ci sembra più giusto. La lingua regionale attiva più facilmente informazioni che favoriscono la beneficenza imparziale rispetto alla lingua nazionale o alla lingua straniera. SCALA DEI FONDAMENTI MORALI Cerca di uscire dalle dimensioni dell’utilitarismo e della deontologia; universalmente tutti gli umani hanno la propensione verso 5 dimensioni morali: - Harm/care: in che misura sono disposta a prendermi cura degli altri, a provare compassione - Fairness/Reciprocity: cooperazione, giustizia, fiducia reciproca e equità nelle interazioni. - Ingroup/loyalty: patriottismo, spirito di sacrificio, devozione per la famiglia, il proprio gruppo, il proprio paese, quanto una persona si sente parte di una comunità specifica. - Authority/respect: autorità, obbedienza, deferenza, comando, quanto le persone riconoscono e accettano che ci sia un comando - Purity/sanctity: purezza, sacralità, castità da un certo punto di vista. Sono delle dimensioni sempre presenti fin da quando siamo neonati perché vengono da delle spinte evolutive. Tutti e 5 derivano da una sfida adattiva. Si elabora un questionario con 20 item (4 per ogni dimensione), misurando il livello di accordo in diverse culture. È stato proposto a due gruppi di bilingui (italo-inglesi, italo-veneti). I due gruppi sono molto diversi, sia in termini di età di acquisizione (il 4% ha imparato l’inglese prima dei 5 anni, ma per il veneto il 90% è prima dei 5 anni), sia in termini di contesto d’uso, sia in termini di competenza autopercepita nelle due lingue. Per il primo gruppo gli stimoli sono presentati in forma scritta, per il secondo in forma orale. Che ipotesi? → Una ricerca precedente ha dimostrato una relazione tra la dimensione di correttezza, purezza e harm correlano con le decisioni sacrificali e gli effetti di lingua. È da notare che i due gruppi differiscono anche nella dimensione dell’ingroup (il veneto è la lingua dell’ingroup, mentre l’inglese no). I risultati mostrano un effetto principale di lingua sia nella dimensione di harm/care che in quella di purity, in entrambi i gruppi è uguale l’effetto. Le persone tendono a dare un punteggio più estremo e quindi d’accordo sia in veneto che in inglese. Nella dimensione di autorità non c’è interazione e effetto di lingua, ma c’è un’interazione significativa per la dimensione ingroup (solo nel gruppo con l’ inglese). Questi risultati si spiegano con l’ipotesi ambientalista. La lingua straniera o regionale non è usata nei contesti istituzionali o pubblici, in cui si modellano le esperienze morali. Il sistema morale in lingua nativa/nazionale è più ampio e ricco. Ecco perché si danno punteggi più estremi (meno morali) in lingua straniera. Emerge un ingroup bias in inglese; Questo bias è assente nella lingua regionale anche perché le lingue regionali e quelle nazionali sono usate negli stessi contesti (dalle stesse persone). CONCLUSIONI Secondo l’ipotesi ambientalista, l’effetto di lingua è legato ai processi di memoria e delle condizioni socio-culturali di apprendimento. Quindi le norme morali sono più disponibili in una lingua che in un’altra. - Nei dilemmi sacrificali la norma morale è più disponibile in L1 - In lingua straniera la violazione di norme sono meno disponibili che in lingua nativa perché rispecchiano il contesto in cui sono state imparate. - Non c’è una modulazione delle tendenze utilitaristiche a causare un danno per ottenere benefici. - Il sistema morale disponibile in lingua nativa è più ampio, e quindi in L2 i giudizi sono meno temperati. Cosa NON spiega l’ipotesi ambientalista? Studi ancora in corso.