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IntuitiveWichita

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University of Salerno

2023

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anatomia umana anatomia istologia biologia

Summary

Questi appunti forniscono una panoramica dell'anatomia umana, includendo principi generali, metodi di studio e piani di riferimento. Coprono anche l'organizzazione del corpo umano a livello cellulare e tissutale, con particolare attenzione al tessuto epiteliale e connettivo. Questi appunti sono adatti a studenti di livello universitario.

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ANATOMIA Principi generali dell’anatomia L’anatomia umana si occupa dello studio delle forme e della struttura del corpo umano e per approfondire la conoscenza del corpo umani si sono susseguiti diversi metodi: - l’anatomia macroscopica: la più antica che si basa sullo studio del corpo umano m...

ANATOMIA Principi generali dell’anatomia L’anatomia umana si occupa dello studio delle forme e della struttura del corpo umano e per approfondire la conoscenza del corpo umani si sono susseguiti diversi metodi: - l’anatomia macroscopica: la più antica che si basa sullo studio del corpo umano mediante l’osservazione ad occhio nudo - l’anatomia microscopica: che nasce intorno al XVI secolo con l’uso dei primi microscopi ottici, che rendono possibile la conoscenza e la disposizione delle singole cellule (studioso Morgagni) - l’anatomia ultrastrutturale: dal novecento, con la scoperta di nuove attrezzature, in particolare di microscopi elettronici, si ha avuto un miglioramento del potere risolutivo intracellulare - l’anatomia del vivente: si tratta dell’uso delle recenti tecniche sull’indagine dei viventi per i metodi di diagnostica, come la TC - tomografia computerizzata, che consente di sezionare il corpo con una ricostruzione per avere immagini nitide, come anche la RM - risonanza magnetica Esistono diversi modi per studiare l’anatomia: - l’anatomia sistematica: ovvero lo studio degli organi insieme alle loro funzioni - l’anatomia topografica: studiata per regioni anatomiche - l’anatomia clinica: ovvero lo studio degli organi con richiami alla patologia - l’anatomia chirurgica: finalizzata ad una tecnica di lavoro sugli organi Lo studio dell’anatomia si basa su una terminologia comune anatomica che si basa su una precisa definizione della posizione anatomica del corpo umano normale. Innanzitutto gli studiosi si sono chiesti come deve essere la posizione del corpo quando deve essere analizzata, ovvero: - busto eretto - piedi appoggiati a terra e vicini tra loro - arti disposti parallelamente lungo il busto - palmo delle mani rivolto in avanti - faccia rivolta in avanti Successivamente, per una corretta descrizione, si è pensato di utilizzare dei piani di riferimento, ovvero dei piani anatomici, attraverso i quali è possibile definire i piani di sezione per ricostruire le caratteristiche del corpo umano. Essi sono sostanzialmente 3: - piano sagittale mediano: posto verticalmente rispetto al corpo, il quale divide in due parti il corpo umano formando dunque una parte destra ed una parte sinistra, rispetto al soggetto. Ciò comporta che tutte le strutture che si trovano più vicine a questo piano prendono il nome di mediali. Tale piano permette inoltre di distinguere le regioni mediali - ovvero vicino al piano di simmetria, e le regioni laterali - ovvero lontane dal piano di simmetria. Un esempio pratico può essere dato dall’avambraccio, il quale si divide in radio (sinistra) ed ulna (destra). Nell'avambraccio il radio sarà sempre laterale l’ulna mediale, questo perché il nostro corpo è simmetrico. - piano frontale o longitudinale: posto verticalmente rispetto al corpo, il quale divide il corpo umano in una porzione anteriore o ventrale ed in una posteriore o dorsale - piano trasverso: posto perpendicolarmente rispetto ai due piani precedenti, il quale divide il corpo in una porzione superiore, craniale o cefalica, ed in una porzione inferiore, caudale o podalica Esistono poi diversi termini che vengono usati principalmente per la descrizione degli arti. - Prendendo in considerazione l’arto superiore la porzione più vicina a questo arto prende il nome di prossimale, quella più lontana è chiamata distale. Organizzazione del corpo umano Da un punto di vista organizzativo, il corpo umano risulta costituito da strutture che originano dalla differenziazione dell’unità morfologica funzionale costitutiva dell'organismo vivente, la cellula. I processi differenziativi portano le cellule ad acquisire diverse caratteristiche che permettono ,la formazione di tessuti, (4 tessuti principali) insieme di cellule associate capaci di svolgere una funzione specifica, i quali si associano tra loro costituendo gli organi. I vari organi, infine, sono organizzati tra loro per formare unità complesse che prendono il nome di sistemi o apparati, adibiti a svolgere una precisa funzione. ISTOLOGIA - tessuti Esistono 4 tipi di tessuti fondamentali: il tessuto epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso. tutti questi tessuti contribuiscono a costituire gli organi. Tessuto epiteliale Il tessuto epiteliale è costituito da cellule fortemente adese tra loro. Le cellule sono organizzate in lamine o cordoni e formano il rivestimento delle superfici corporee, sia esterne che interne, e il parenchima di molti organi. Tutti i tessuti possono ammalarsi, un esempio è dato dai carcinomi, ovvero i tumori maligni dell’epidermide. Le caratteristiche comuni del tessuto epiteliale possono essere riassunte in: - cellule a mutuo contatto: lo stabilirsi e il mantenimento di un mutuo contatto fra le cellule si ottiene grazie a meccanismi di adesione, in particolare grazie a giunzioni di ancoraggio - polarità cellulare: le cellule epiteliali presentano un’estremità apicale, che è rivolta verso la superficie e media l'assorbimento- secrezione. Ed una estremità basale, che è impiantata sulla membrana basale e media gli scambi metabolici con il tessuto connettivo. Molte cellule epiteliali sulla estremità apicale presentano delle ciglia presenti, ad esempio, sull’epitelio dell’apparato respiratorio. Queste ciglia con dei corpuscoli inalati durante la respirazione, permettono di far fuoriuscire questo corpo estraneo. La presenza delle ciglia è data da un fenomeno che prende il nome di differenziamento della superficie apicale - assenza di una vascolarizzazione: per vivere una cellula ha bisogno di ossigeno, ma gli epiteli ricevono ossigeno dell’apparato di un epitelio sottostante, generalmente dal tessuto connettivo. La membrana basale, dunque, separa un epitelio da quello sottostante. Ciò è molto importante in oncologia, poiché quando una cellula diventa carcinoma, se non supera la membrana basale, noi consideriamo il carcinoma ancora in situ dunque curabile al 100%. Quando però supera la membrana basale, troverà i vasi venosi, linfatici, e sarà un carcinoma invasivo, infiltrato. Nel corpo umano troviamo diversi tipi di epiteli: - epiteli di rivestimento: principalmente lo ritroviamo nella cute, che presenta un epitelio specializzato, epidermide. Ma, in generale, presenta una funzione di rivestimento e di protezione, sia delle superfici interne cisterne, svolgendo inoltre anche funzioni di rivestimento. - epiteli ghiandolari: sono capaci di produrre e secernere sostanze diverse sulle superfici corporee, e all’esterno del lume cellulare attraverso i dotti (ghiandole esocrine), o all’interno del torrente circolatorio, ovvero nel sangue, raggiungendo dunque qualunque zona dell’organismo (ghiandole endocrine) - epiteli sensoriali: permettono la ricezione e la trasmissione di informazione dell’ambiente esterno, attraverso recettori nervosi formati da epitelio - epiteli particolari: epiteli che svolgono funzioni specifici, come lo smalto dei denti, i peli, i capelli, le unghie Gli epiteli si possono organizzare o in unico strato cellule, monostratificati o epiteli semplici , o in più strati cellulari, pluristratificati o composto. Le cellule epiteliali presentano diverse forme: - possono essere estremamente appiattite, come mattonelle, presenti in un unico o più strati - possono essere di forma cubica - possono essere di forma cilindrica, dove è presente la polarità cellulare - possono anche presentare ciglia - inoltre, nelle vie urinarie, è presente l’epitelio di transizione o urotelio, ovvero cambia la sua organizzazione a differenza della presenza di urina. Quando la vescica è vuota, l’epitelio è pluristratificato, quando è piena, dunque l'epitelio si distende, prende la forma di un epitelio monostratificato - alcuni epiteli, visti al microscopio, sembrano pluristratificati, ma in realtà non lo sono perché ogni cellula prende contatto con la membrana basale, ma con disposizione variabile, prende dunque il nome di epitelio pseudostratificato L’EPITELIO GHIANDOLARE è una varietà di tessuto epiteliale specializzatosi per attività di secrezione. Presentano diverse caratteristiche comuni: - hanno secrezioni di vario tipo che possono essere proteiche, glicoproteiche, lipidiche - sono cellule di tipo cilindrico, presentano dunque una forte polarità - hanno un citoplasma in grande quantità, perché produce granuli che verranno successivamente espulsi, costituendo così il secreto della ghiandola Esistono due tipi di ghiandole: - Le ghiandole esocrine, le quali sono costituite da due parti: l’adenomero che rappresenta la parte secernente producendo acini di forma globulare (più acini forma i lobuli, che a loro volta formano i lobi), e il dotto escretore che comunica con la superficie esterna tappezzati da cellule di epitelio cubico. Possono avere diverse modalità di secrezione, un esempio è dato proprio dalle cellule sudoripare le quali sono presente su tutta superficie del corpo, e la maggior parte di queste sono eccrine o merocrine, ovvero rimangono intatte e il prodotto di secrezione viene dapprima accumulato in vescicole per poi essere riversato all’esterno. Esistono invece ghiandole apocrine che presentano un secreto più viscoso che spesso viene colonizzato dai batteri presenti sulla superficie cutanea , dando il caratteristico cattivo odore. Le ritroviamo nella regione ascellare, inguinale, tra le maniche e sotto la pianta dei piedi. - Le ghiandole endocrine, riversano il contenuto direttamente nel sangue, non hanno i dotti escretori, e queste sostanze possono agire anche a molta distanza da dove sono state prodotte, utilizzando il ruolo della circolazione ematica. Tessuto connettivo Il tessuto connettivo svolge diverse funzioni, come quella di connessione tra diversi tessuti, funzioni di sostegno meccanico (tessuto osseo), di nutrimento e funzioni di difesa dell’organismo (sangue). E’ formato da una sostanza o matrice extracellulare e da cellule: - La sostanza extracellulare è costituita a sua volta da una componente non strutturata a composizione omogenea, che prende il nome di sostanza fondamentale, un gel semi liquido all’interno del quale ritroviamo l’acido ialuronico, proteine, glicoproteine, proteoglicani, acqua, sali minerali e vitamine. - All’interno della sostanza extracellulare è presente anche una componente organizzata sotto forma di fibrille Riconosciamo diversi tipi di tessuto connettivo: - tessuto connettivo propriamente detto - tessuti connettivi specializzati o di sostegno: tessuto osseo e cartilagineo - tessuti a funzione trofica o nutritiva: sangue Le cellule presenti nel tessuto connettivo possono essere fisse, che sono sempre presenti all’interno del tessuto, e cellule mobili o migranti, che partecipano alla circolazione o a processi che prevedono il movimento della cellula. Le cellule che noi consideriamo fisse e compongono la componente fibrillare della matrice sono i fibroblasti, cellule tipiche del tessuto connettivo. Quando l’attività fibrillogenica si riduce la cellula prende il nome di fibrocita Un tipo di tessuto connettivo è il TESSUTO ADIPOSO e le cellule che compongono il tessuto prendono il nome di cellule adipose o adipociti. La maggior parte della superficie cellulare è occupata da lipidi. Il tessuto adiposo nel corpo umano ha delle sedi elettive di deposito, lo ritroviamo infatti principalmente nel tessuto sottocutaneo, ma anche all’interno della cavità addominale. Le cellule mobili presenti nel tessuto connettivo si dividono in 4 tipologie: - i macrofagi o istiociti: sono derivati dai monociti del sangue circolante e costituiscono il cosiddetto sistema monocito-macrofagico. Esercitano un'importante funzione di fagocitosi, fagicotano tutto ciò che ritengono una componente estranea - i mastociti: sono cellule che presentano un citoplasma ricco di granuli che contengono delle amine vasoattive che sono l’istamina (effetto vasodilatatore) e eparina (anticoagulante). Spesso in reazioni antibatteriche i mastociti liberano delle istamine, dando inizio ad una catena infiammatoria allergica, proprio per questo esistono i farmaci anti-istaminici, che vanno a neutralizzare tali effetti sfavorevoli - le plasmacellule: derivano dai linfociti b, e a seguito di un contatto con antigeni estranei, producono anticorpi e sono quindi implicati in processi difensivi. - i granulociti: (neutrofili, eosinofili, basofili) sono cellule mobili del sangue, particolarmente impegnati nelle reazioni infiammatorie e infettive. Ad esempio i granulociti basofili del sangue sono un indice di infiammazione o infezione. Al microscopio vediamo come le fibre del tessuto connettivo sono proteine filamentose che si distinguono per caratteristiche funzionali, composizione chimica, organizzazione strutturale e proprietà meccaniche in tre tipi: collagene (funzione cicatrizzante), reticolari ed elastiche. IL TESSUTO CARTILAGINEO è un tessuto resistente ma anche abbastanza elastico, lo troviamo infatti presente nel corpo umano in una serie di punti strategici come a livello delle articolazioni, della gabbia toracica per permettere movimenti di espansione, nei dischi tra due vertebre, a livello del naso, orecchie e laringe. - Le cellule del tessuto cartilagineo prendono il nome di condrociti - la matrice presenza la stessa composizione del tessuto connettivo - le fibre sono collagene ed una componente elastica IL TESSUTO OSSEO è un tipo di tessuto connettivo formato per il 90% dalla matrice che presenta una componente minerale inorganica fatta di sali di calcio, che danno la durezza al tessuto, ed una componente fibrillare di tipo organico. Ciò fa sì che il tessuto sia particolarmente resistente alle forze meccaniche. Anche il tessuto osseo presenta una vascolarizzazione ubiquitaria per dare i componenti necessari al metabolismo cellulare. Costituisce nel nostro organismo la banca del calcio, uno ione fondamentale per la contrazione muscolare, l’azione delle pompe e dei canali. Si assiste ad una serie di maturazione cellulare che porta a partire da cellule progenitrici, le cellule osteoprogenitrici, fino alla formazione di: - osteoblasti: depositano il calcio e sono controllati da un ormone, la calcitonina, l'ormone della tiroide - osteoclasti: sono cellule deputate al riassorbimento del calcio nell'osso per aumentare il livello di calcemia nel sangue, controllata dal paratormone delle paratiroidi - osteociti: rappresentano gli osteoblasti diventati quiescenti IL SANGUE è un particolare tessuto connettivo a matrice fluida. Centrifugando una provetta di sangue riusciamo a distinguere una parte liquida circa il 55% che prende il nome di plasma, da una parte corpuscolata che rappresenta circa il 45%, e prende il nome di ematocrito - componente liquida: ritroviamo le proteine plasmatiche propriamente dette, consente il passaggio di nutrienti, ormoni, farmaci, è dunque la via di comunicazione più importante - componente corpuscolata: ritroviamo i globuli rossi o emazie o eritrociti, e i globuli bianchi o leucociti. I Leucociti si dividono in mononucleati, che sono i linfociti e i monociti e i polimorfonucleati che si dividono in neutrofili, basofili ed eosinofili. Abbiamo infine le piastrine o trombociti che derivano dai megacariociti ed intervengono in processi di riparazione dell'endotelio vasale ma in certi casi, quando un soggetto né affetto da una patologia, le piastrine possono dare un effetto peggiorativo (farmaci anti aggreganti di piastrine - cardioaspirina) Tessuto muscolare Si individuano diverse varietà di tessuto muscolare: - tessuto muscolare striato scheletrico: il muscolo è formato da fasci muscolari che sono a loro volta costituiti dalla miofibre. All’interno della cellula muscolare ritroviamo le miofibrille che sono formate da filamenti di actina e di miosina e rappresentano l’apparato contrattile della fibra muscolare. L'accorciamento determina un'azione di leva e permette di svolgere il movimento. La rappresentazione ordinata dei miofilamenti crea al microscopio una conseguenza di strie, (Linee Z, banda A e banda I). L’unità strutturale della miofibrilla è il sarcomero che si trova tra due linee Z ed è implicato nel processo di contrazione muscolare. Insieme all’actina e miosina nel muscolo ci sono altri tipi di proteine, una è la troponina, che è interessata nell’infarto del miocardio. - tessuto muscolare striato cardiaco o miocardio: è una varietà di tessuto muscolare striato che costituisce il miocardio. Ha la forma di una parallelepipedo che permette, grazie alle gunzioni, alle fibre di unirsi tra loro. Anche qui si assiste all’alternarsi di actina e miosina. Si riconoscono due tipi di miocardio: il miocardio comune e il miocardio specifico. Quest’ultimo è costituito da fibre il cui insieme prende il nome di tessuto di conduzione, che hanno la capacità di auto eccitarsi ed trasmettere l'eccitazione ad altre camere cardiache. Il tessuto di conduzione è realizzato in certi punti che prendono il nome di pacemaker cardiaci, e nel momento in cui questo tessuto possa ammalarsi viene utilizzato un pacemaker esterno che raggiunge il cuore e va a dare l’impulso al pacemaker (grazie alle fibre del Purkinje) interno che non funziona più bene. Anche le cellule del miocardio possono produrre delle sostanze di tipo endocrino, che vanno in circolo. - tessuto muscolare liscio: formato da fibrocellule muscolari di forma allungata e lo troviamo presente nello spessore degli organi dell’apparato respiratorio, digerente. La caratteristica fondamentale è quella di contrarsi, ovvero una cellula che si allunga e si accorcia, grande alla presenza nel citoplasma dell'actina e della miosina. L’actina scorre sulla miosina determinando un accorciamento della fibra. Ciò accade sia nel tessuto muscolare liscio che striato. Tessuto nervoso Il tessuto nervoso è specializzato nell’eccitabilità, ovvero la capacità di reagire a stimoli chimici o fisici, nella conducibilità di impulsi nervosi, ovvero la capacità di trasmettere lo stimolo da un punto ad un altro. E’ costituito principalmente da cellule che prendono il nome di neuroni, che presentano una forma complessa che consentono la contemporaneità delle azioni, volontarie e involontarie: - Presenta una struttura che prende il nome di corpo cellulare, dove si trova il nucleo - Presenta dei rivestimenti che costituiscono la fibra nervosa, che garantiscono collegamenti a distanza - Presenta una struttura che ha una elevata lunghezza che prende il nome di assone o cilindrasse - A livello delle interconnessioni è presente una specifica struttura, Che prende il nome di sinapsi, che media la trasmissione dell' impulso La cellula è capace di trasmettere degli impulsi tramite l’assone, in maniera bidirezionale (centripeta o centrifuga) con una velocità di millisecondi. Tutti le armonizzazioni prendono contatto con altre cellule che trasmettono le informazioni, anche grazie alle terminazioni degli assoni che vanno a contatto con le cellule nervose. Ogni zona è in contatto con un’altra. Il sistema nervoso, visto in sezione, presenta due sezioni: - Una di colore grigio, che contiene tutti i corpi dei neuroni - Una di colore bianco, che è data dall’insieme delle fibre degli assoni Mentre tutti gli epiteli hanno la capacità di turn over, di rigenerarsi, il tessuto nervoso non può rigenerarsi. Proprio per questo l’encefalo è protetto dalla scatola cranica, e il midollo è contenuto nel canale midollare della colonna vertebrale. Oltre al neurone, il tessuto nervoso presenta altri tipi di cellule che fanno parte di una famiglia che prende il nome di glia o nevroglia. Queste cellule producono una sostanza, che prende il nome di mielina, che va a proteggere gli assoni. Hanno inoltre funzione di mantenimento e nutrimento. La mielina, può però ammalarsi, andando a degenerare in diversi punti, determinando la sclerosi a placche o multipla. Questa struttura è essenziale per la trasmissione nervosa. Anche le cellule della glia vanno incontro a degenerazioni che portano alla formazione di tumori maligni nel sistema nervoso centrale. L’avvolgimento della mielina intorno all'assone va incontro a delle interruzioni, perché la conduzione va a sequenza, nonostante ciò la velocità è sempre elevata. Il comando per la contrazione dei muscoli è data da un nervo, e la modalità con cui una fibra nervosa agisce su una fibra muscolare è quella di realizzare la placca neuro-muscolare, dove sono presenti vescicole con sostanze neurotrasmettitrici che danno l'imput alla contrazione del muscolo. E’ un particolare tipo di sinapsi che da il via alla contrazione muscolare. ANATOMIA - apparati Apparato locomotore Il sistema locomotore è costituito da ossa, articolazioni e muscoli. L'insieme degli organi del sistema locomotore determina la postura dell'uomo e i suoi movimenti nell'ambiente circostante, definisce inoltre la morfologia esterna del nostro corpo ed accoglie organi ed apparati nelle sue cavità (il cranio contiene l’encefalo, la gabbia toracica contiene il cuore e polmoni, la cavità addominale contiene organi). Ossa: le ossa nel loro insieme costituiscono lo scheletro del corpo, in un uomo adulto se ne contano circa 206. Possono avere numero e forme diverse, distinguiamo infatti le: - ossa lunghe: tipiche degli arti, ritroviamo l'omero, il femore e la tibia. Si formano per ossificazione su un presente abbozzo di cartilagine - ossa piatte: sono adatte a rivestire le cavità o spazi del corpo. Ritroviamo la clavicola e le ossa del bacino - ossa pneumatiche: sono composte da cavità che comunicano con le vie aeree, pertanto contengono l’aria: tipiche sono le ossa della faccia, il mascellare, che contiene il seno mascellare che comunica con le vie nasali Articolazioni: sono dispositivi che congiungono 2 o più ossa, assicurandone stabilità e motilità. Possono avere forma e struttura diverse ma seconda delle funzioni: - mobili: gomito, ginocchio, spalla - semimobili: come tra lo sterno e la clavicola - immobili: tra le ossa del cranio, le cosiddette suture Possono essere classificate anche in base alla struttura che si trova tra le due articolazioni: - sinfisi: se la struttura intermedia è una fibrocartilagine - sinostosi: se il tessuto è osseo - sindrocondrosi: se il tessuto è cartilagineo - sindesmosi: se il tessuto è connettivo fibroso Un’articolazione mobile tra due falangi del dito è formata da : - i 2 carpi del dito - i 2 capi articolari, la cui superficie è rivestita da una cartilagine articolare - il tutto è rivestito da una capsula articolare, costituita da tessuto connettivo, vascolarizzata e innervata - all’interno troviamo una membrana sinoviale o sinovia, che produce un liquido che serve come lubrificante nei processi infiammatori - nel contesto della capsula troviamo strutture connettivali, i legamenti, oppure sono separati dalla capsula - a volte ci sono anche articolazioni che utilizzano supporti cartilaginei, come dischi intervertebrali Muscoli: i muscoli scheletrici rappresentano la parte attiva del sistema locomotore, consentono il movimento. Sono formati da tessuto muscolare striato per la parte carnosa, o ventre muscolare, e da tessuto connettivo denso, per la parte tendinea. Il meccanismo del movimento si basa sul meccanismo fisico delle leve; per avere un movimento tra due capi ossei abbiamo la necessità che il muscolo si inserisca a monte nella parte di osso, nelle protuberanze, e con una struttura che prende il nome di tendine di inserzione, si andrà ad applicare ad un altro osso sottostante per consentire il movimento della leva. I tendini sono delle strutture di tessuto connettivo denso molto resistente, non presentano un'elevata vascolarizzazione, quindi il farmaco non reagirà facilmente. A seconda della funzione possiamo avere muscoli che possono essere: lunghi, larghi (muscolo sartorio, si trovviale nella regione mediale della coscia, si chiama così a causa della posizione dei sarti utilizzando in muscolo come piano di lavoro) OSSA DEL CRANIO Le ossa della teste sono distinte in due parti: il neurocranio, in posizione supero-posteriore, lo splancnocranio, in posizione inferiore-anteriore Neurocranio: delimita la cavità cranica che contiene l’encefalo. Le ossa della calotta cranica presentano un osso impari, che prende il nome di ossa frontale, posteriormente presenta due ossa pari, alla destra e sinistra, che prendono il nome di ossa temporale. Dietro all’osso frontale troviamo altre due ossa pari che prendono il nome di ossa parietale, e l’ultimo posteriormente è un osso impari che prende il nome di ossa occipitale. Nella classificazione clinica, sono presenti altre due ossa che vengono considerate parte del neurocranio, e sono l’ossenoide, che si trova più internamente, e l’etmoide, che è l'osso principale delle cavità nasali. Splancnocranio: le ossa dello splancnocranio sono visibili tramite una visione interiore, e costruiscono lo scheletro della faccia, delimitando le cavità nasali, orbitarie, e la bocca. Oltre all’osso frontale, è infatti visibile l’osso mascellare, che presenta l’arcadia dentale superiore, l’osso mandibolare o mandibola, che presenta invece l’arcadia dentale inferiore, l’osso zigomatico, che si articola con un processo che fa parte dell’osso temporale, dunque si articolano insieme, e la cavità orbimentaria, dove all’interno è presente il bulbo oculare. La cavità orbitaria è formata dalla collaborazione di più ossa alla formazione della cavità. Le ossa nasali, però, sono semplicemente due, e sono presenti alla radice del naso, poichè il naso è appunto costituito da setti cartilaginei e altre ossa. Articolazioni: La mandibola va a realizzare una articolazione con l’osso temporale, che è l'articolazione temporomandibolare , che consente l’apertura e la chiusura della bocca. Consente, infatti, alla mandibola, di alzarsi ed abbassarsi. E’ l’unica articolazione mobile del cranio che si trova appunto tra l’osso temporale e la mandibola. Suture: E’ inoltre presente un foro, che è il meato acustico esterno, dove l’orecchio ci si va ad attaccare Le suture mettono in contatto l’osso frontale, il temporale, il parietale e l’occipitale. Tra un osso e l’altro sono presenti delle suture, che sono delle articolazioni immobili. In età pediatrica, il cranio di un neonato non è costituito da suture, poiché altrimenti non sarebbe possibile l’evoluzione del cranio nella crescita. Infatti le articolazioni del cranio sono articolazioni dinamiche fino a raggiungere poi lo sviluppo finale dell’adulto allargandosi la scatola cranica. Infatti, in corrispondenza di punti e convergenze delle suture sono presenti degli avvallamenti mobili, che prendono il nome di fontanelle Sezionando il cranio sempre dall’interno è possibile vedere altre ossa, come l'ossa sfenoide, che è molto importante poiché alloggia l’ipofisi, una ghiandola endocrina. Ritroviamo poi l’etmoide, che insieme al vomere, costituisce la parte ossea del setto nasale. Come tetto della cavità nasale è presente una zona dell’etmoide piena di fori, che prende il nome di lamina cribrosa, dove all’interno dei forellini si vanno ad immettere dei fili facenti parte del nervo olfattivo, che rappresenta il primo paio dei nervi cranici, i quali sono in grado di trasmettere l’impulso per discriminare gli odori. La parte anteriore del setto nasale è invece cartilaginea. Muscoli: nel cranio ritroviamo due tipi di muscoli, i muscoli masticatori, che sono quelli che consentono la masticazione, e i muscoli mimici, che sono formati da una serie di muscoli che consentono tutti quei movimenti che consentono la mimica del volto. - I muscoli masticatori sono 4 e sono: il muscolo temporale, muscolo massetere, muscolo pterigoideo (interno e esterno). La masticazione non è un processo solo di tagli, ma anche di triturazione dei cibi svolta dai molari - i muscoli minimi sono diversi ed hanno intersezione nel tessuto sottocutaneo, essi determinano le espressioni del viso COLONNA VERTEBRALE La regione mediana del dorso è rappresentata dalla colonna vertebrale, che si trova posteriormente rispetto al collo, torace, addome. Clinicamente viene chiamata anche rachide, un complesso osteo-artro-muscolare, che forma la colonna portante del tronco, sostenendo anche la testa inferiormente attraverso l’osso occipitale che presenta due strutture che si articolano con la prima vertebra - le vertebre sono poste l’una sull’altra, in una struttura apparentemente dritta, che termina con l’osso sacro, formato da 5 vertebre sacrali fuse in un unico osso. Abbiamo 33 vertebre suddivise in: 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali (che costituiscono l’osso sacro),4- 5 vertebre rudimentali (che costituiscono il coccige). - Nella visione anteriore sono presenti diversi processi laterali che si chiamano processi trasversi (dove ci sono processi e tuberosità ritroviamo dei tendini sia come origine che come inserzione) - Nella visione posteriore oltre all’osso sacro ritroviamo processi trasversi ed un processo centrale, che prendono il nome di processi spinosi L’osso sacro presenta inoltre dei fori che lo attraversano, e tra questi fori passano dei nervi - Nella visione laterale la colonna presenta delle curve, che sono fisiologiche: Abbiamo 2 curve a concavità posteriore: lordosi cervicale e lordosi lombare 2 curve a convessità posteriore: cifosi toracica e cifosi sacrale (queste vertebre sono coinvolte nel processo del “colpo di frusta” a seguito di un incidente, quando la testa va all’indietro e ritorna in avanti determinando una contrattura dei muscoli del collo, che causa una perdita della normale lordosi cervicale) Tra una vertebra e un’altra c’è uno spazio, che prende il nome di spazio di fuoriuscita, delle 33 paia dei nervi spinali, mentre le ultime due paia fuoriescono, proprio per questo sono presenti 33 vertebre con altrettante 33 paia di nervi spinali, che partono dal midollo spinale e vanno in periferia ad innervare. La loro funzione si svolge dalla prima vertebra cervicale fino all’osso sacro, mentre altri 12 paia di nervi si occupano di altre funzioni Vertebre: la vertebra è un osso irregolare che ha una struttura rigida, che sostiene ma al tempo stesso svolge diverse funzioni - Nella parte anteriore presenta un corpo vertebrale, che è una struttura a forma di tronco di cilindro costituita internamente da osso di tipo lamellare spugnoso, esternamente da osso robusto. Tra un osso vertebrale ed un altro si poggia un disco di cartilagineo fibroso, che presenta una zona esterna che prende il nome di anello fibroso, ed una zona interna che prende il nome di nucleo colposo, che ha funzione di ammortizzazione. Questo nucleo può spostarsi sempre di più verso l’anello fino a protudere dal disco, causando addirittura un’ernia del disco, che va a premere su dei nervi. - Nella parte posteriore sono presenti due strutture, che prendono il nome di peduncoli della vertebra. Dietro i peduncoli sono presenti delle faccette articolari, che servono ad articolare le vertebre una con l’altra, le superiori si articolano con le inferiori della vertebra che si trova al di sopra. Troviamo poi i processi trasversi, che a livello toracico posteriormente fanno articolazioni con le 12 costole della gabbia toracica, articolandosi dunque con le 12 paia di nervi. Mentre i processi trasversi a livello cervicale, presentano un foro dove passa l’arteria vertebrale, che entra nel cranio e collabora nella vascolarizzazione dell’encefalo. La vertebra converge con due strutture, che prendono il nome di lamine, che vanno a prolungarsi con il processo spinoso. - Nella parte laterale troviamo il corpo, il peduncolo, processi articolari superiori ed inferiori. Dunque ogni vertebra realizza una articolazione mediante il disco con la vertebra di sopra e di sotto, e una articolazione con le faccette articolari con la vertebra di sopra e di sotto. (Il dolore alla schiena non è causato solo dal disco, ma anche dalle articolazioni che diventano artrosiche, cioè processi degenerativi) Muscoli: Tutto il rachide presenta un apparato muscolare per sostenere i vari strati. Tra il corpo, il peduncolo e le lamine si realizza uno spazio: il foro vertebrale, dove passa il midollo spinale, che è parte del sistema nervoso centrale. Essο però non riempie tutto il foro, in genere si ferma a livello della vertebra L1-L2, e li poi continuano i fasci di nervi che poi fuoriescono ai vari livelli. Le vertebre sono unite insieme tra loro grazie a dei legamenti che si comportano come dei nastri. - A livello anteriore del corpo c’è un legamento che le tiene tutte fisse insieme, e prende il nome di legamento longitudinale anteriore - A livello del foro vertebrale c’è un altro legamento, che prende il nome di legamento longitudinale posteriore - A livello del canale vertebrale c’è un altro legamento che le tiene unite, che prende il nome di legamento giallo - A livello sovraspinale c’è un legamento che tiene uniti i processi spinosi - Abbiamo poi dei legamenti più corti che uniscono insieme due processi trasversale e due processi spinosi, che prendono il nome di legamenti interspinosi e inter trasversali Le prime due vertebre cervicali hanno una forma diversa rispetto a tutte le altre: - La prima vertebra cervicale si chiama atlante, che si articola con l’osso occipitale (il passaggio tra il cranio e la prima vertebra, attraverso una articolazione atrio-occipitale) - La seconda vertebra si chiama epistrofeo, che presenta un processo che prende il nome di dente epistrofeo, una sua frattura può determinare la morte del soggetto (l’impiccagione fa si che il peso del corpo nel cappio stringe il nodo spezzando il dente dell’epistrofeo) - sinfisi: articolazione con la struttura cartilaginea - artrodie: articolazioni piatte Il canale vertebrale è più ampio rispetto a tutte quante le altre, perché a quel punto il midollo che sale comincia ad ingrossarsi per diventare poi tronco encefalico, poiché aumenta il suo diametro. Per tutti i movimenti del collo, busto, addome, c’è bisogno di un elevato apparato muscolare, che consente una serie di movimenti. Muscoli del rachide: Le inserzioni più importanti sono: - l’inserzione prossimale, o l’origine - l'inserzione distale o inserzione I muscoli più importanti sono: - muscolo sterno - cleido - mastoideo: muscolo laterale che origina con un capo dallo sterno e uno dalla clavicola, che si va ad inserire sul processo mastoideo dell’osso temporale. Interviene anche nella fase di inspirazione. - muscoli anteriori - muscoli posteriori - muscoli laterali Muscoli del collo: Al centro del collo anteriormente c’è un piccolo osso, il muscolo ioide, che funziona per essere un punto di inserzione di muscoli. Proprio per questo i muscoli del collo si dividono in sopra ioidei e sotto ioidei. LA GABBIA TORACICA Abbiamo 12 paia di coste, uno sterno che chiude la gabbia, e dietro le 12 vertebre toraciche. - Sull’estremità anteriore sono presenti delle cartilagini costali, questo perché se avessimo una gabbia toracica completamente ossea, non saremmo capaci di avere un minimo di escursione durante i movimenti respiratori. Proprio per questo le interazioni tra le coste e lo sterno hanno come tramite il tessuto cartilagineo - L’estremità posteriore si articola con le vertebre, nello specifico con i processi trasversi e con il corpo vertebrale. Abbiamo due tipi di articolazioni: - le coste trasversali - le coste vertebrali Le 12 coste della colonna vertebrale si dividono in 3 gruppi: - le prime 7: le coste vere, perché hanno un rapporto 1:1 con lo sterno - 8 - 9 - 10 - 11 - 12: le coste false, perché non hanno un rapporto diretto ma sfruttano le cartilagini che confluiscono con lo sterno - 11 - 12: coste fluttuanti, perché non hanno rapporto con lo sterno Lo sterno: è un osso piatto che si trova posteriormente alla gabbia, ed è formato da 3 zone: - manubrio: superiormente - corpo: intermedia - processo xifoideo: inferiormente Il manubrio si articola con l’estremità mediale di questo osso, la clavicola. Sul bordo inferiore della costa internamente, decorre il fascio vascolo-nervoso, dove c’è l’arteria, la vena, il nervo, che vengono chiamati intercostali. - La gabbia toracica non corrisponde alla cavità toracica, cioè la zona del torace che contiene il polmone, il cuore. E’ anche presente l’arcata costale di destra e di sinistra. La cavità toracica (che inizia all’altezza del 5 spazio intercostale) è separata dalla cavità addominale da un muscolo, che si chiama diaframma. - ha una forma a cupola con concavità inferiore, che termina a livello dello sterno - al di sotto è presente il fegato, che si trova nella cavità addominale (il polmone non arriva nella cavità addominale) Il diaframma partecipa anche nei processi respiratori: - nell’ispirazione: si abbassa - nell’espirazione: si rialza I muscoli del torace, intercostali, sono principalmente coinvolti nei processi di respirazione. Abbiamo: - muscoli intrinseci, presenti nella gabbia toracica - muscoli estrinseci, al di sopra Rapporto tra diaframma e gabbia toracica: La cavità toracica e addominale sono in perfetta continuità, e esternamente formano un tutt’uno con il busto. Sono presenti anche importanti muscoli Anteriormente: - il grande pettorale: ampio muscoli che si contrae quando vogliamo dare una spinta in avanti - il deltoide: muscolo della spalla che prende contatto con il grande pettorale, e permette di farci alzare il braccio - muscolo dentato Posteriormente: - il muscolo trapezio: che copre il collo e la parte superiore della spalla, con forma trapezoidale, ed è in connessione con il grande lombare con i muscoli della spalla. PARETE ADDOMINALE La cavità addominale è una cavità dove: - la parte superiore è data dal diaframma - la parte posteriore è sostenuta dalla colonna lombo - sacrale - la parte anteriore è costituita da muscoli, presenti anche lateralmente L’unica protezione è data dall’apparato muscolare: - anteriormente c’è il muscolo retto dell’addome - lateralmente abbiamo 3 muscoli sovrapposti, l’obliquo esterno, l’obliquo interno, l’obliquo trasverso - posteriormente abbiamo il quadrato dei lombi, che prende il nome di piramidale, e il muscolo cremastere che accompagna il funicolo spermatico nel canale inguinale. Il funicolo spermatico consente al dotto deferente che proviene dal testicolo di raggiungere la prostata in caso di eiaculazione Nel tratto intermedio attraversa il canale inguinale, un canale situato tra il muscolo interno e trasverso, che: - nell’uomo: consente il passaggio del funicolo spermatico - nella donna: c’è uno dei legamenti sospensori dell’utero che si va a ad inserire (ovaio, cavità addominale - testicolo, cavità scrotale a causa delle temperature elevate) Quando queste strutture devono passare nella cavità addominale, lo fanno attraverso un orifizio naturale, che rappresenta la predisposizione dell’ernia inguinale OSSA DELLO SCHELETRO Arto superiore: - Braccio: l’omero si articola con la scapola, che è un osso di collegamento che consente l’articolazione motoria, e rappresenta l’articolazione più mobile del nostro corpo. Questo perché le due superfici articolari sono molto sproporzionate, la testa dell'omero è molto sferica, mentre la cavità glenoidea della scapola è più piccola, quindi non c’è un forte contatto (permette la circonduzione da entrambi i lati). Distorsione: movimento che fa perdere temporaneamente il contatto tra i due capi articolari Lussazione: perdita definitiva di contatto dei due capi articolari - Avambraccio: articolazione del gomito, che rappresenta l’estensione dell'avambraccio sul braccio. Permette i movimenti all’interno del quale le ossa si incrociano, grazie alla particolare forma dell’epifisi prossimale del radio che ha una forma tondeggiante “gabinetto”, e all’articolazione radio - urnale prossimale che consente al radio di scorrere sull’ulna - Mano: ossa del carpo: 8 ossa - scafoide, semilunare, piramidale, pisiforme, trapezio, trapezoide, osso capitato, uncinato. Ossa del metacarpo Falangi: le dita ne hanno 3, prossimale, intermedia e distale, mentre il pollice ne tiene solo due. Sistema circolatorio L'apparato circolatorio è lo strumento della comunicazione. Il sistema circolatorio è formato da un circuito chiuso di tubi detti vasi, nei quali scorre il sangue e la linfa, spinti da una pompa centrale, il cuore. Il sistema circolatorio ha il compito principale di trasportare le sostanze nutritive e l’ossigeno alle singole cellule dell’organismo, allontana dalle cellule le sostanze che non sono più utili e le trasporta a organi o a sistemi deputati alla loro eliminazione, trasporta molecole ad esempio gli ormoni che possono fungere da segnali per altri organi. Il sistema linfatico sostiene la funzione immunitaria. Si distinguono un sistema sanguifero o cardiovascolare formato da cuore, arterie, capillari e vene, e un sistema circolatorio linfatico formato da vasi linfatici e dagli organi linfoidi. È detto cardiovascolare perché organizzato in modo tale che il sangue possa scorrere all’interno di vasi sotto la spinta propulsiva del cuore. I vasi si distinguono - Arterie: che portano il sangue dal cuore agli organi con direzione centrifuga; - Vene: il sangue scorre in direzione centripeta verso il cuore; - Capillari sanguiferi: una rete fitta ed estesa di piccoli vasi in cui avvengono gli scambi con i tessuti. Il sistema cardiovascolare si può suddividere in due distretti circolatori, detti grande e piccola circolazione; sono separati e disposti in serie, in modo che il sangue debba necessariamente percorrerne prima l’uno e poi l’altro. La grande circolazione o circolazione sistemica è dal ventricolo sinistro del cuore: il sangue viene immesso nell’aorta e attraverso le arterie si distribuisce a organi e tessuti, dove a livello capillare cede ossigeno e sostanze nutritive e assume anidride carbonica e altri metaboliti come urea, acido urico ecc… Dai capillari prendono origine le vene che confluiscono in vene più grandi fino a formare le vene cave che giungono all’atrio destro del cuore. La grande circolazione quindi va dall’atrio sinistro, aorta, organi e tessuti, vene cave e atrio destro. Le arterie contengono sangue arterioso, quindi ricco di ossigeno, mentre le vene contengono sangue venoso quindi povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica. La piccola circolazione o circolazione polmonare inizia dal ventricolo destro. Il sangue viene immesso nell’arteria polmonare e raggiunge i polmoni. Nei capillari polmonari, il sangue rilascia anidride carbonica e si riempie di ossigeno; poi attraverso le vene polmonari ritorna all’atrio sinistro del cuore. La piccola circolazione è formata quindi dal ventricolo destro, arteria polmonare, polmoni, vene polmonari e atrio sinistro. La composizione del sangue è inversa rispetto alla circolazione sistemica perché le arterie trasportano sangue povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica e le vene sangue ossigenato. L'apparato cardiovascolare e respiratorio sono correlati tra loro, malattie dei polmoni peggioreranno il cuore e viceversa, sono strettamente correlati. IL CUORE Il cuore è l’organo centrale del sistema circolatorio cardiovascolare. È situato nella cavità toracica, dove occupa il mediastino anteriore inferiore. Il cuore è avvolto dal pericardio che rende i suoi rapporti indiretti, in avanti ha rapporti con lo sterno, la parete toracica e i seni pleurici costo mediastinici; di lato con le pleure; in basso si poggia sul diaframma; posteriormente e superiormente si trovano i grandi vasi inoltre posteriormente è importante il rapporto tra atrio sinistro direttamente con l’esofago. Struttura interna: - Il cuore è diviso in quattro cavità cardiache: due superiori, gli atri e due inferiori, i ventricoli; gli atri e i ventricoli dello stesso lato comunicano tra di loro grazie alle valvole atrioventricolari. Tra atrio e ventricolo destro hanno tre cuspidi o lembi e viene chiamata valvola tricuspide, mentre tra atrio e ventricolo sinistro ne hanno due e viene chiamata valvola bicuspide o mitrale. - Le valvole si aprono e si chiudono a seconda del ciclo cardiaco, quando gli atri si contraggono per mandare il sangue nei ventricoli, le valvole si aprono per far passare questo sangue; quando i ventricoli si contraggono per fare andare il sangue nell’aorta e nelle arterie polmonari, le valvole si chiuderanno per impedire che il sangue contenuto nei ventricoli possa refluire negli atri al contrario. Sistema di conduzione del cuore: si trova nell'attimo destro, dove è presente il nodo seno - atriale, dove ha origine l’impulso. Il sistema permette una connessione dagli atri a tutto il corpo ventricolare, ed è un tessuto muscolare specializzato. Le valvole possono ammalarsi e il cattivo funzionamento di queste porterà una serie di patologie che non sono solo a carico del cuore ma si ripercuotono su altre parti, ovvero per quanto riguarda la parte sinistra del cuore una valvola nitrale che non funziona creerà problemi a chi porta il sangue all’atrio di sinistra ovvero a tutto l’apparto polmonare, analogamente se la valvola tricuspide non funziona si realizzerà un processo negativo a carico delle vene cave che arrivano all’atrio di destra e quindi i territori che sono dipendenti dal refluo venoso delle vene cave. Questo lo vediamo quando c’è una cardiopatia scompensata, dove la funzione di pompa dei ventricoli è compromessa e tutti i settori a monte vengono penalizzati, infatti per la funzione polmonare e cardiaca sono funzioni complementari e spesso una patologia interesserà anche l’altra. Lo spessore della parete è diverso dal ventricolo destro e sinistro perché: - il ventricolo sinistro ha bisogno di un’energia di contrazione maggiore per sviluppare quelle pressioni necessarie a far raggiungere il sangue ossigenato in tutte le parti - il ventricolo destro non ha bisogno di questo ecco perché il miocardio (tessuto muscolare striato cardiaco) a livello delle pareti del ventricolo sinistro è molto più spesso che non di quello del ventricolo destro. La pressione arteriosa viene misurata su l'arteria omerale al gomito e quello è considerato il valore standard di pressione arteriosa ma per raggiungere una pressione di 120,130,140 millimetri di mercurio di pressione sistolica noi dobbiamo spingere con una pressione maggiore altrimenti non arriveremo a questo valore. Per fare questo la muscolatura del ventricolo di sinistra è molto più sviluppata di quella del ventricolo destro dove la funzione è quella di inviare sangue nell’arteria polmonare dove si arriverà poi ai polmoni ma quello che deve fare il ventricolo sinistro è più impegnativo quindi ha bisogno di un’energia di pressione maggiore. La superficie interna delle cavità cardiache è irregolare perché presenta tutto una serie di protuberanze chiamate trabecole e vediamo che ci sono delle strutture che vanno ad inserirsi sui lembi delle valvole atrio ventricolari i cosiddetti muscoli capillari delle valvole. Le cavità cardiache hanno un loro epitelio che sta in contatto con il sangue, questo epitelio si chiama endocardio. Le tre pareti cardiache dall’interno all’esterno le possiamo classificare in: - Endocardio - Miocardio (tessuto muscolare striato cardiaco) - Pericardio (sierosa adesa alla superficie del cuore). Altre due sierose presenti nel corpo umano ovvero la pleura (polmoni) e peritoneo (cavità addominale). Lo spazio che si trova a livello della cavità toracica tra i due polmoni si chiama mediastino. Nel mediastino oltre al cuore e ai vasi troviamo la trachea che si divide in bronco destro e sinistro e l’esofago. Il cuore e i polmoni sono separati, c’è una pleura che copre i polmoni e un pericardio che copre il cuore. Il cuore è rivestito dal pericardio, che è una membrana sierosa connettivale che però ha un suo epitelio, l’epitelio delle sierose si chiama mesotelio. Le sierose del corpo umano sono tre: pericardio, pleura e peritoneo. Sono membrane sierose con un epitelio che si chiama mesotelio. - Il pericardio è formato da due foglietti: un foglietto viscerale detto epicardio che è intimamente adeso al cuore e un foglietto parietale un po’ più distanziato. Tra i due foglietti c’è un minimo di spazio virtuale, un film liquido. In situazione patologiche questo liquido può aumentare e realizzare il cosiddetto versamento pericardico o anche in caso di traumi del cuore un’emorragia e quindi un emo- pericardio. Struttura esterna: - Il cuore presenta una base e un apice, dove l’apice è spostato verso sinistra, questo determinerà che il polmone di sinistra è un po’ più rimaneggiato rispetto a quello di destra perché alloggia il cuore. La motivazione tecnica è che è l’atrio di destra che poggia sul diaframma perché deve ricevere il sangue dalla vena cava superiore che viene dalla cavità addominale, supera il diaframma e trova subito l’atrio di destra. Quindi l’atrio di destra poggia subito sul diaframma. Il cuore è un compressore o anche detto pompa che realizza l’obiettivo primario, ovvero trasporta il sangue a tutti i tessuti essendo gli eritrociti coloro che hanno legato l’ossigeno a livello della respirazione polmonare, quindi devono trasportare l’ossigeno a tutte le cellule del nostro corpo. Per ottenere questo, dobbiamo avere un cuore lato sinistro che pompa ad altissime pressioni altrimenti non arriva con un’adeguata pressione capillare e il sangue non raggiunge tutti i tessuti. Quindi le pressioni con cui il ventricolo sinistro è chiamato a spingere nell’aorta sono molto elevate perché deve essere raggiunta ogni periferia. Mediante questo sistema arterioso che parte dall’arteria più grande che è l’aorta che poi ha un enorme suddivisione laterali che si suddividono a loro volta in altri collaterali, in altri collaterali ancora fino a non averne più visibile ad occhio nudo. Vene: vasi che hanno una struttura diversa dalle arterie, vasi sempre più grandi fino a raggiungere due grosse vene importanti: - le vene cave inferiore e superiore che sbucano entrambe nell’atrio destro che poi il sangue dell’atrio destro verrà portato giù al ventricolo destro, dal ventricolo destro partirà un’arteria polmonare ma contente sangue non ossigenato ai polmoni, dove con l’ematosi realizzeremo lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica. - Questo sangue non serve ai polmoni per sopravvivere ma finalizzato per lo scambio, ai polmoni arriveranno le sue arterie specifiche per la sopravvivenza, con la circolazione polmonare si idealizza solo lo scambio ossigeno- anidride carbonica. Dai polmoni partono due vene polmonari e portano sangue arterioso che arriva nell’atrio di sinistra e così la circolazione si completa. Arterie: sono le arterie coronarie che si staccano subito dalla prima porzione dell’aorta, che è la porzione ascendente. Ovviamente perché il sangue contenuto nelle cavità cardiache è un sangue di passaggio non è quello che serve al nutrimento del cuore, un po’ come succede nella circolazione polmonare. - Il cuore ha bisogno di una sua vascolarizzazione che vada ad irrorare il cuore e sono le due coronarie: destra e sinistra. - Le due coronarie hanno pochi collaterali quindi un loro restringimento o occlusione fanno andare in ischemia una parte del muscolo cardiaco, il famoso miocardio e quindi può determinare un arresto cardiaco e la morte. L’Angioplastica si realizza incannulazione un’arteria a livello dell’inguine o del braccio con delle sonde si arriva nel lume delle coronarie e attraverso il gonfiore di un palloncino le arterie si dilatano e quindi quel restringimento si schiaccia sulle pareti grazie a questo palloncino. Inizialmente però dopo un po’ si riformava il restringimento e quindi si è pensato a dei piccoli tutori (STENT) dopo la dilatazione che sono dei cilindretti cavi che servono a mantenere la dilatazione facendo passare il sangue in mezzo. Quindi Angioplastica e Stent. Quando l’angioplastica non è possibile si deve operare il paziente creando un ponte tra l’aorta ascendente e la coronaria e questo viene detto BY PASS AORTO CORONARICO. C’è una circolazione di ritorno venosa che confluisce poi in una grossa vena che si chiama seno coronario che sbucherà nell’atrio di destra e quindi tutto poi rientra nella circolazione. Due grandi vasi sono l’arteria polmonare per il ventricolo destro e l’aorta per il ventricolo sinistro. Anche qui c’è un apparato valvolare importante, queste valvole a nido di rondine vengono chiamate valvole semilunari perché descrivono una curva tipo una semiluna, che ovviamente si chiudono per impedire che il sangue che viene pompato in questi arterie poi nell’altra fase del ciclo cardiaco possano defluire all’incontrario. La superficie interna delle cavità presenta delle trabecole e tra queste ci sono le strutture che sovraintendono all’apertura di queste valvole, ovvero i muscoli papillari che contraendosi abbassa i lembi valvolari e ne permettono l’apertura. (organizzazione interna camere cardiache). Le valvole dell'aorta e dell’arteria polmonare, una volta che hanno spinto il sangue nei relativi vasi, queste valvole impediscono che il sangue torni indietro. Il cuore è sottoposto a fasi di contrazione, la natura per evitare che durante queste fasi il cuore si accartocciava su sé stesso, ha creato delle zone rigide per evitare che si schiacci. Le zone rigide sono i quattro anelli fibrosi su cui sono montate le quattro valvole (le atrio ventricolari e le due semilunari) più altre strutture che mantengono in qualche modo il cuore con uno scheletro rigido facendo poi funzionare a parete di contrazione. Se noi ascoltiamo il cuore, sentiamo due rumori piuttosto ravvicinati e queste sono le chiusure delle valvole atrioventricolari e le chiusure delle valvole-aortica e semilunari sotto la pulsazione del sangue che determina queste due chiusure e questo rumore. - Le valvole possono subire un restringimento detto STENOSI oppure possono accadere delle patologie a carico dei lembi per cui non chiudono perfettamente e parleremo di insufficienza quando il sangue fluisce al contrario. Questa cosa a lungo andare determina patologie a carico delle camere cardiache. Perché il cuore funzioni le valvole devono funzionare correttamente, se le valvole non funzionano bene ci sono conseguenze. - Il miocardio, ha capacità di auto eccitamento, che comincia dal nodo seniatriale dell’atrio di destra che comunque è regolato dal sistema nervoso autonomo, dà l’impulso che viene trasmesso all’altro atrio sinistra, c’è un fascio atrio ventricolare che viene detto fascio di hiss per giungere al nodo atrio ventricolare, dove qui partiranno altre fibre di questi tessuto di conduzione che si trasmette al setto interventricolare e a tutta la parete cardiaca. Tutto questo per consentire il movimento autonomo e permette al cuore di funzionare. Queste fibre vengono chiamate FIBRE DEL TURCHINI’ e si trasmettono a tutta la parete del cuore perché sia atri che ventricoli si devono contrarre. È un tessuto specializzato. Quando questo si ammala c’è la necessità di impiantare un pacemaker esterno che con una sonda interna vada a stimolare il nodo senoatriale, perché se questo non funziona e non trasmette la forza di contrazione, il cuore si ferma. Rapporto tra il cuore e la gabbia toracica: Il cuore si trova subito dietro lo sterno, nella parte anteriore della gabbia toracica, occupa tutta la superficie dello sterno. - Il reperto più tipico di quando c’è o un’insufficienza o restringimento è il famoso soffio perché o è troppo stretta la valvola quando c’è il passaggio atrio ventricolare e quindi aumenta la velocità di flusso quando non c’è un restringimento critico oppure nei reflussi abbiamo una quota che risale verso gli atri e quindi noi chiameremo soffio DISTOLICO in contrazione o soffio DIASTOLICO. Ed è legato alle patologie delle valvole. Ci sono anche dei soffi innocenti dovuti al fatto che il cuore deve ancora svilupparsi in maniera completa, poi con l’assestamento definitivo i soffi e scompaiono. I VASI Ci sono due tipi di vasi: a destra le arterie e a sinistra le vene. La struttura di questi due vasi è differente perché differente è la funzione che devono svolgere. La struttura delle arterie è una tipica struttura a tre strati dove dall’interno verso l’esterno troviamo: - la tonaca intima, quella che è a contatto con il sangue dove c’è l’epitelio specializzato che si chiama endotelio; - la tonaca media, costituita da tessuto muscolare liscio, perché deve dare la spinta, la contrazione; l‘arteria si contrae, crea dei meccanismi di propagazione dell’onda pressoria che deve arrivare in periferia, quindi ha bisogno di un importante apparato muscolare liscio e a volte troviamo il tessuto connettivo elastico che aiuta; - la tonaca avventizia che è una tonaca connettivale. Questi sono i tre strati principali di un’arteria. È la tonaca media a dare la caratterizzazione tipica di un vaso arterioso. Le arterie si fanno sempre più piccole fino ad arrivare ai capillari, che sono il punto dello scambio ubiquitario in tutto il corpo, alla fine la parete di questo capillare ha un solo strato di cellule endoteliali perché quello è il punto dove il capillare fa diffondere ossigeno e altre sostanze e poi andrà a ricevere nel lato venulare tutto quello che è prodotto di rifiuto del metabolismo cellulare oltre all’anidride carbonica quelli che sono i cataboliti del metabolismo cellulare. Man mano dall’altro versante si formano le vene. Queste hanno una struttura simile alle arterie: - tonaca intima; - tonaca media - tonaca avventizia. Pur avendo una struttura simile, non hanno un apparato così importante come quello delle arterie. - Le arterie pulsano perché trasmettono l’onda di pressione, e questo fa sì che pur premendo non si comprime invece la vena basta poggiare il dito che si chiude perché non ha un’onda di pressione così forte. Ma visto che noi abbiamo detto che poi alla fine i due sistemi principali delle due vene cave dovranno comunque portare sangue all’atrio destro, esistono una serie di meccanismi fisiologici che pur non legati ad un’alta pressione interna riescono a far arrivare il sangue all’atrio destro e sono il movimento, la respirazione, le contrazioni muscolari, le quali schiacciano le vene e spingono il sangue verso l’alto. - Il problema si potrebbe porre a livello degli arti inferiori dove c’è una pressione idrostatica che si oppone al ritorno venoso, allora il sistema venoso è dotato di un sistema si valvole simili a quelle nell’aorta e arteria polmonare, in modo che questo sangue salga a blocchi e trova la valvola che si apre e non permette il deflusso. Quando il sistema venoso degli arti superiori non funziona bene abbiamo dei reflussi e si rallenta la circolazione. Dal ventricolo sinistro parte questo grande albero arterioso che si distribuisce ad ogni cellula del corpo, l’unico tessuto che non ha una vascolarizzazione propria è il tessuto epiteliale ma la riceve dal tessuto sottostante. L’AORTA E ARTERIE - Dal ventricolo di sinistra c’è questo grosso vaso che è l’aorta. Questa ha un primo tratto di emergenza dal ventricolo sinistro che si chiama aorta ascendente perché sale un po’, descrive un arco e si dirige posteriormente, perchè il cuore è posizionato dietro lo sterno, successivamente l’aorta discendente decorre vicino la colonna vertebrale, l’arco dell’aorta. - Dall’aorta ascendente ci sono delle importanti collaterali: le arterie coronarie. - Dall’arco dell’aorta poi si staccano arterie che vanno in direzione del collo, della testa, degli arti superiori. - Dall’arco dell’aorta noi abbiamo a destra un tronco brachiocefalico che darà la carotide comune e la succlavia (perché passa sotto la clavicola) a sinistra la carotide e la succlavia sono autonome, cioè non hanno uno sbocco inizialmente comune. L’arteria vertebrale entra in quei fori che si trovano nei processi trasversi delle vertebre cervicali e penetra nel cranio. La carotide all’altezza della cartilagine tiroide della laringe si biforca in: - una carotide esterna che irrora tutta la parte esterna della faccia; - una carotide interna che penetra nel cranio ad irrorare tutto l’encefalo. Dalla succlavia partono la vertebrale e poi continua per l’ascellare, la omerale, la radiale, ulnare che decorrono vicino alle ossa per distribuirsi poi a tutte le arterie della mano. L’aorta toracica dà una serie di collaterali per il suo decorso discendente toracico per i muscoli, per il midollo, le arterie spinali danno una serie di arterie viscerali tra cui l’arteria dell’esofago, l’arteria per i polmoni che serve solo nello scambio ossigeno-anidride carbonica, la capillarizzazione polmonare è realizzata dall’arteria polmonare e dalle vene coronarie. I polmoni hanno bisogno della loro arteria, per la loro vita ed è data dall’arteria bronchiale che si distribuisce ai polmoni. - L’aorta attraversa il diaframma (che separa la cavità toracica da quella addominale), nell’ambito dell’aorta discendete addominale ci sono una serie di collaterali che vanno allo stomaco, fegato, milza. A livello delle vertebre, l’aorta addominale si biforca in due arterie iliache che a loro volta si biforcano in: - un’arteria iliaca interna che va a irrorare gli organi all’interno del bacino - un’arteria iliaca esterna che continuerà con le arterie dell’arto inferiore (femorale, poplitea, fibulare e con le arterie per il piede.) LE VENE Le vene hanno per l’80% un percorso analogo al contrario con alcune differenze, a livello degli arti ma anche a livello del tronco. - Oltre alla circolazione che decorre parallelamente al contrario a quella arteriosa, abbiamo anche una circolazione di tipo superficiale evidente soprattutto negli arti inferiori con il sistema delle safene e negli arti superiori dove per esempio per fare una flebo non si vanno a pungere le vene profonde ma quelle superficiali le quali poi comunque vanno a finire nell’ambito di quelle profonde - Le vene profonde accompagnano le arterie, mentre quelle superficiali si dispongono nel tessuto connettivo sottocutaneo. Abbiamo vene superficiali anche nella parete toracica e addominale. Le vene centrali della grande circolazione si chiamano vene cave: esse raccolgono il sangue da tutti i distretti del corpo e lo portano al cuore. - La vena cava superiore riceve il sangue refluo da tutta la testa, il collo, dagli arti superiori e dalla parte sopradiaframmatica; - la vena cava inferiore riceve il sangue da tutto il resto, quindi da tutti i distretti al di sotto del diaframma. Entrambe le vene cave sboccano nell’atrio destro. Le vene carotidi non esistono, le chiameremo vene giugulari. A differenza del livello arterioso, dove c’è un solo tronco brachiocefalico a livello venoso c’è sia a destra che a sinistra. - La vena cava inferiore, come abbiamo detto prima, riceve il sangue dagli arti inferiori, riceve il sangue che viene dai reni, dagli organi genitali, e dal fegato. E quello dell’intestino, dello stomaco e della milza dove va? C’è un sistema venoso parallelo, il sistema della vena porta che prende il refluo da tutto l’apparato gastrointestinale e lo convoglia al fegato e poi esso lo riporta alla vena cava inferiore subito prima che attraversa il diaframma. Sistema circolatorio linfatico Non abbiamo solo una circolazione sanguifera ma anche una circolazione linfatica. Quest’ultima è una circolazione parallela a quella venosa, aiuta il sistema venoso a trasportare molecole che non riuscirebbe a trasportare perchè hanno un peso molecolare maggiore. Il sistema circolatorio linfatico è formato da un sistema di vasi intercalati da linfonodi. Al sistema linfatico sono associati anche il timo e la milza, che insieme ai linfonodi, hanno il compito di produrre e maturare delle cellule con funzione immunitaria. Non essendovi un organo propulsivo centrale come il cuore per il sistema circolatorio sanguifero, la linfa circola in parte per la contrazione della parete dei vasi linfatici, ma soprattutto per la pressione esercitata sui vasi linfatici con il movimento, con la contrazione muscolare, la pulsazione delle arterie e l’aspirazione toracica durante l'inspirazione. - Se nei tessuti il liquido si accumula più velocemente di quanto venga drenato o se si crea un ostacolo al deflusso per ostruzione o compressione dei vasi, si determina a valle un rigonfiamento detto EDEMA. - Lungo il decorso di questi vasi linfatici troviamo dei linfocentri, degli organi che si chiamano linfonodi, in essi si sviluppano delle cellule dette linfociti che hanno il compito di difenderci dall’ospite indesiderato attraverso anticorpi o meccanismi cellulari. I linfonodi hanno il primo contatto con gli esterni, quindi essi entrano in grande attività ogni qualvolta nel loro territorio di competenza esiste qualcosa di patologico come infiammazione, infezione e tumori. I linfonodi sono le prime sentinelle che intervengono. Ci sono dei punti dove la circolazione linfatica riversa il contenuto nelle vene quindi non si perde niente e questo significa che gli anticorpi che sono prodotti entrano in circolo. L’unico tessuto che non ha il sistema linfatico è il tessuto nervoso. - I linfonodi li troviamo nella regione dell’inguine, delle ascelle, latero cervicali (collo), all’interno della cavità toracica e addominale, nell’apparato respiratorio e digerente. VASI LINFATICI E VIE LINFATICHE I vasi linfatici prendono il nome di collettori linfatici, che formano il sistema delle vie di deflusso. I collettori hanno una parete spessa, di tipo muscolare e sono provvisti di valvole. - Si organizzano in superficiali (sottocutanei) e profondi, e lungo il loro decorso sono intercalati linfonodi singoli o riuniti in gruppo. - I vasi collettori profondi convergono tra loro per formare a livello centrale i tronchi linfatici principali: questi sono il dotto toracico e i dotti linfatici giugulari, succlavi, broncomediastinici e il condotto linfatico destro. - Il dotto toracico raccoglie la linfa che proviene dalla porzione sottodiaframmatica del corpo e della metà sinistra del torace, - il tronco giugulare e il tronco succlavio si formano intorno alle corrispondenti vene di destra e di sinistra; il primo raccoglie la linfa dalla testa e dal collo, il secondo quello dell’arto superiore e della parete del torace. - I tronchi broncomediastinici destro e sinistro nascono per la confluenza dei linfatici medistinici anteriore e bronchiali, drenano la linfa dei visceri e della parete del torace. Tutti questi tronchi confluiscono nelle vene giugulare interna e succlavia. - Il condotto linfatico destro è un breve condotto che raccoglie la linfa della metà destra del torace, del collo e della testa. Si forma dalla confluenza del tronco succlavio, giugulare e broncomediastinico destro; sbocca alla confluenza tra la vena giugulare e la succlavia di destra. È incostante e quando manca i dotti sbucano singolarmente nelle vene. - I vasi linfatici determinano una circolazione propria ma alla fine vanno a finire nel sistema venoso, la linfa confluisce tutto nel sistema venoso. La circolazione è un sistema chiuso. I LINFONODI I linfonodi sono delle masse che hanno una capsula esterna molto liscia, si possono ingrandire e diventare fino a 3 cm ma normalmente sono di 5 o 6 millimetri. In sezione un linfonodo è costituito da una zona corticale e principalmente una zona midollare. Questa strutturazione di corticale e midollare la ritroviamo anche in altri organi. - Zona corticale periferica e zona midollare interna In ogni organo queste due zone svolgono azioni differenti. Nella zona corticale troviamo dei follicoli linfatici primari e secondari che producono i linfociti. - Linfociti t che provengono dal timo e sono migrati negli organi linfatici secondari, sono deputati all’immunità cellulare (cellula contro cellula). - Linfociti b sono i precursori delle plasmacellule che producono gli anticorpi. In una zona midollare dove c'è un tessuto linfatico pronto ad essere portato fuori. Il linfonodo ha un ilo è la parte dove arriva l’arteriola ed esce la venula, è la zona operativa. Questa zona la troveremo nei reni, milza, polmone. È la zona di ingresso e uscita. I vasi linfatici raggiungono il linfonodo per portare le informazioni che vengono dai territori di loro competenza. LA MILZA Altro organo linfatico è la milza. Essa è considerata tale perché svolge anch'essa una funzione di linfopoiesi ma anche una funzione di digestione del ciclo vitale degli eritrociti. È il filtro dove vengono tolti gli eritrociti più vecchi. Gli eritrociti hanno un ciclo vitale che dura venti giorni. Ci sono particolari vene che chiamiamo sinusoidi che hanno lo scopo di filtrare e quindi far passare i giovani ed eliminare i vecchi. La milza è contenuta nella cavità addominale, sotto il diaframma a sinistra e la sua faccia laterale a contatto con le ultime coste dell’arcata costale. È ricoperta da una capsula molto sottile ed è un tessuto abbastanza friabile. La rottura della milza è la principale causa dell’emorragia endoperitoneale che si chiama endoperitoneo. La milza si rompe molto facilmente, determinando condizione di shock emorragico e l’arteria della milza pulsa sangue ad altissima pressione. Quando essa è rotta il sangue si perde e cala la pressione, se non si interviene il paziente muore. C'è poi una faccia mediale dove c’è l’ilo e prende contatto con lo stomaco, rene, colon sinistro. L’asportazione della milza si chiama splenectomia. Nella milza distinguiamo una polpa bianca che si occupa dell’aspetto linfatico e una polpa rossa che si occupa della funzione della eritrocateresi cioè l’eliminazione degli eritrociti vecchi. Noi moriremmo senza il sistema linfatico. Malattie gravi del sistema linfatico che vanno a inficiare gli organi linfatici o vanno ad inficiare la produzione nel midollo delle cellule linfatiche come leucemie o linfomi sono considerate malattie tumorali e portano conseguenze importanti per l’organismo. A livello dell’apparato delle difese immunitarie come chiamiamo nel complesso tutto l’apparato linfatico con i suoi organi linfoidi, a volte ci sono delle distorsioni per cui possiamo arrivare a produrre anticorpi contro noi stessi e realizzare tutto quel campo di malattie dette auto-immunitarie. IL TIMO Il Timo è un organo linfatico ed è considerato anche una ghiandola endocrina. Produce una sostanza che prende il nome di timosina che agisce sui linfociti T. Il timo è un organo linfatico che è presente alla nascita, svolge una funzione di produzione dei linfociti T, però nei soggetti involve completamente all’età della pubertà. Scompare e rimane un residuo fibroso. La persistenza del timo oltre l’età prevista è una situazione patologica. - Il timo si trova sopra il cuore e sopra i grossi vasi. Ci sono malattie da persistenza tipica, ci sono situazioni in cui c’è la persistenza timica e si deve togliere chirurgicamente. Anche il timo ha una struttura corticale e midollare, nella corticale troviamo cellule epiteliali che si chiamano timociti, i linfociti t. Apparato digerente Il sistema digerente provvede sostanzialmente all’assunzione delle sostanze nutritizie, alla digestione, all’assorbimento degli alimenti ed infine all’eliminazione delle parti restanti non più utilizzabili. Il canale alimentare è costituito da una serie di organi cavi: - cavità orale; - istmo delle fauci; - faringe; - esofago; - stomaco; - intestino tenue: distinto in duodeno e intestino tenue mesenteriale (digiuno e ileo); - intestino crasso: distinto in intestino cieco, colon (ascendente, trasverso, discendente e ileo sigmoideo) e retto. Le ghiandole annesse all’intestino tenue sono organi che hanno il compito di elaborare sostanze affinché le funzioni del sistema si possano svolgere correttamente, si distinguono in: - ghiandole maggiori: situate al di fuori del canale alimentare e dotate di un sistema che consente il passaggio delle sostanze da esse prodotte all’interno del canale. In particolare sono: le ghiandole salivari, il fegato e il pancreas; - ghiandole minori: situate nella parete degli organi del canale alimentare. In genere le pareti degli organi che formano il canale alimentare sono formate da una serie di tonache sovrapposte: - La tonaca mucosa è quella più interna e delimita il lume dell'organo. Essa è formata da un epitelio di rivestimento e da uno strato di tessuto connettivo, o lamina propria. Al di sotto della lamina propria si trova la muscolaris mucosae costituita da fibrocellule muscolari lisce. - La tonaca sottomucosa è uno strato di tessuto connettivo che contiene plessi vascolari e nervosi che si distribuiscono alle altre tonache e ghiandole. - La tonaca muscolare è organizzata almeno in due strati di cellule muscolari lisce: uno circolare interno e uno longitudinale esterno. CAVITA’ ORALE La cavità orale è il primo tratto dell’apparato digerente disposta nello splancnocranio ed ha il compito di introdurre gli alimenti, tritarli e impastare con la saliva ; interviene inoltre nel meccanismo della fonazione. La cavità orale è suddivisa in due porzioni: il vestibolo e la cavità orale propriamente detta. Il vestibolo: E' lo spazio virtuale a forma di ferro di cavallo con la concavità rivolta posteriormente, comunica con l'esterno per mezzo della rima labiale, una fessura trasversale delimitata dalle labbra. Quando la rima labiale è chiusa, il vestibolo comunica con la cavità buccale solo attraverso lo spazio retrodentale, posto dietro l'ultimo dente molare. I denti vengono distinti in decidui (da latte) che sono 20, e permanenti che sono 32. La nascita dei primi denti decidui inizia attorno al sesto mese di vita, mentre quella dei denti permanenti intorno ai 5 anni di età e termina intorno al 20 anno di età. Ogni dente è formato da corona (parte del dente che sporge dalla gengiva), colletto(tratto compreso fra corona e radice) e radice(porzione che si articola con l'alveolo, può essere semplice, duplice o multiple e al suo apice presenta un foro detto foro apicale). I denti permanenti per ogni emiarcata sono: - due incisivi, mediale e laterale; - un canino; - due premolari, primo e secondo; - tre molari, primo, secondo e terzo. I denti si articolano nell’osso del palato duro o della mandibola: quest’articolazione si chiama gonfosi. Il dente è costituito internamente dalla dentina; la corona viene rivestita in superficie dallo smalto, mentre la radice è rivestita in superficie dal cemento. All'interno il dente presenta un'ampia cavità a livello della corona, detta cavo del dente, e una più ristretta a livello della radice, detta canale della radice. Queste cavità sono occupate da polpa dentale, formata da tessuto connettivo ricco di vasi e di nervi. Cavità orale propriamente detta Comprende il palato duro anteriore, il palato molle posteriore e la lingua. LA LINGUA La lingua presenta un apice, un corpo, una radice, un dorso e una faccia inferiore rivestita di mucosa di colorito roseo. Sul dorso si nota un solco che si estende dall'apice alla base che è il solco mediano. Dopo i 2/3 della lingua mobile, sempre sul dorso , c'è un altro solco a forma di “V” detto v-linguale (o solco terminale) e dietro di esso sono visibili follicoli linguali, rilievi che costituiscono nell'insieme la tonsilla linguale. Anteriormente e inferiormente alla lingua si descrive il solco sottolinguale, nella parte mediana del solco sottolinguale è presente il frenulo della lingua. Sul dorso della lingua hanno sede una quantità di rilievi, detti papille linguali; sono recettori di gusto rivestiti da epitelio pavimentoso pluristratificato. A seconda della forma si dividono in : - filiformi sono quelle più numerose , presenti soprattutto in prossimità dell'apice; - fungiformi; - vallate o circumvallate disposte lungo la linea “V”avanti il solco terminale. Sono ricche di calici gustativi e sono circa 10; - foliate presenti sui lati della lingua, anche queste presentano calici gustativi. I recettori del gusto , presenti a livello delle papille linguali, si chiamano bottoni gustativi o calici gustativi. I calici gustativi possono essere distinti in 5 diversi tipi, ognuno in grado di rispondere ad uno stimolo fondamentale. - I muscoli della lingua si dividono in intrinsechi ed estrinsechi. - Le ghiandole della lingua sono disposte nella lamina propria della mucosa, nella sottomucosa o fra i fasci muscolari e sono localizzate principalmente in alcune parti della lingua. Le ghiandole linguali hanno struttura tubulo acinosa composta e forniscono una secrezione sierosa, mucosa oppure mista. - La cavità orale termina con l'istmo delle fauci, delimitato lateralmente dai pilastri palatini anteriore e superiore che divergendo in basso delimitano una fossa triangolare, la fossa tonsillare, nella quale sono localizzate le tonsille palatine. La saliva: è una soluzione acquosa di sali e sostanze organiche. La saliva ha la funzione di umidificare la cavità orale, di detergerla, e contiene una serie di enzimi fondamentali (es. il lisozima che aumenta le difese immunitarie). La saliva svolge anche un'attività escretoria : sostanze organiche come l'urea, oppure inorganiche come i metalli pesanti possono essere eliminate attraverso la saliva. L'amilasi contenuta nella saliva inizia la digestione degli zuccheri. Le ghiandole annesse alla cavità orale: sono distinte in maggiori e minori. Tutte insieme elaborano e secernono la saliva all'interno della cavità buccale e determinano la lubrificazione della mucosa della cavità, l'iniziale digestione del cibo e la formazione del bolo alimentare. - Le ghiandole salivari minori o intraparietali sono le ghiandole labiali (a livello delle labbra) , le ghiandole buccali (in bocca), le ghiandole palatine (sul palato),le ghiandole linguali (sulla lingua) e le ghiandole sottolinguali (sotto la lingua). - Le ghiandole salivari maggiori sono le ghiandole parotidi (si trovano fra la mandibola e l'orecchio), le ghiandole sottomandibolari (si trovano nell'angolo sotto la mandibola) e le ghiandole sottolinguali (sono posizionate nel solco sottolinguale). La ghiandola parotide: è situata nella regione parotidea, accolta dalla loggia parotidea, cioè nella regione laterale del collo al di sotto del padiglione auricolare. E' la più grande ghiandola salivare. La parotide attraversa la guancia, la parte superficiale prende contatto con il muscolo massetere e lo scavalca. Dall'apice di questa regione origina il condotto escretore che supera il margine anteriore del massetere, si approfonda e sbocca nella cavità orale (perfora la guancia) a livello del secondo molare superiore. Ghiandola sottomandibolare: è disposta nella loggia sottomandibolare appoggiata internamente alla mandibola e al muscolo miloiodeo. Il suo dotto escretore raggiunge il solco sottolinguale dove sbocca ai lati del frenulo linguale. Ghiandola sottolinguale: è posizionata nel solco sottolinguale al di sotto della mucosa, è dotata di una serie di piccoli condotti escretori che si aprono nel solco sottolinguale stesso. GHIANDOLE SALIVARI Le ghiandole salivari in base alla loro struttura e al tipo di cellule secernenti di cui sono composte gli adenomeri , possono essere classificate in: - ghiandole a secrezione sierosa, caratterizzate da secrezione acquosa ricca di enzimi (parte liquida della saliva); - ghiandole a secrezione mucosa, caratterizzate da secrezione ricca di glicoproteine; - ghiandole a secrezione mista, caratterizzate da secrezione di enzimi ed altri componenti glicoproteici. - Le unità secernenti di tipo sieroso sono adenomeri di forma acinosa, formati da cellule cubiche ricche di granuli di secrezione - quelle mucose formano adenomeri di forma tubulare e sono formate da cellule di forma più irregolare di quelle a secrezione sierosa; - le ghiandole a secrezione mista sono caratterizzate da formazioni tubulari associate a gruppi di cellule disposte intorno al fondo del tubulo stesso, costituendo le cosiddette semilune di Giannuzzi. In base a questi parametri le ghiandole salivari maggiori possono essere così classificate: - ghiandola parotide = ghiandola acinosa composta a secrezione prevalentemente sierosa, - ghiandola sottomandibolare = tubulo acinosa composta a secrezione mucosa - ghiandola sottolinguale = tubulo acinosa composto a secrezione mista. Intorno agli adenomeri sono disposte particolari cellule di forma stellata dotate di una caratteristica capacità contrattile, le cosiddette cellule mioepiteliali, che opportunamente stimolate intervengono nella regolazione della secrezione salivare all'interno dei dotti escretori. Più adenomeri riversano il loro secreto in dotti di calibro progressivamente crescente. I dotti di minore diametro, o dotti intercalari, si riversano nei dotti striati per proseguire come dotti lobulari, interlobulari, salivari primari e dotti maggiori. LA FARINGE La faringe è un condotto muscolo membranoso disposto avanti la colonna vertebrale; si estende dalla base del cranio alla VI vertebra cervicale dove si continua con l'esofago. Si trova dietro al naso, dietro alla bocca e dietro alla laringe. Anteriormente comunica con le coane (cavità nasali) quindi è aperta in avanti, invece inferiormente comunica con la laringe. Posteriormente la faringe ha rapporto con i corpi vertebrali, lateralmente con il fascio vascolonervoso del collo e con il margine posteriore dei lobi della ghiandola tiroide. Nella faringe si distinguono tre porzioni: - superiore o rinofaringe quando si chiude dietro il naso; - media o orofaringe quando si chiude dietro la bocca; - inferiore o ipofaringe o laringofaringe quando si chiude dietro la laringe. Internamente la faringe è rivestita da una mucosa formata da un epitelio di rivestimento e da una lamina propria. I muscoli: della faringe si dividono in costrittori ed elevatori: - I muscoli costrittori sono muscoli pari, distinti in superiore, medio ed inferiore che si sovrappongono sul tessuto fibroso come delle tegole. Quando si contraggono riducono il lume. - I muscoli elevatori sono pari e si dividono in salpingofaringeo (origina in alto dal margine della tuba uditiva), stilofaringeo (origina dal processo stiloideo dell’osso temporale) e faringopalatino (origina dall’aponeurosi palatina). I muscoli si alzano in modo da far si che il cibo possa procedere verso l'esofago. TONSILLE L’insieme delle tonsille circonda le aperture delle coane e dell’istimo delle fauci. Si tratta della tonsilla faringea, impari e medina sulla volta della faringe, della tonsilla linguale, posta dietro alla “V” linguale, delle tonsille tubariche, pari sulle pareti laterali della rinofaringe, e delle tonsille palatine, situate nella fossa tonsillare delimitata dagli archi palatini. - Esse sono rivestite da una tonaca mucosa costituita da un epitelio pavimentoso stratificato presente soprattutto sulla faccia mediale della tonsilla. L'epitelio e la lamina propria si approfondano in diversi punti della sottomucosa e danno origine a 10-20 profonde cripte. I linfociti situati nell'epitelio tonsillare in alcune zone sono assai numerosi e scompaginano l'epitelio stesso; inoltre nelle cripte, oltre ai linfociti, si trovano macrofagi e granulociti. La lamina propria, in corrispondenza della superficie libera della tonsilla sollevata in papille, è occupata interamente da tessuto linfoide, che in più punti mostra caratteristici follicoli linfatici e germinativi. La presenza di questi centri dimostra la capacità della tonsilla di trattenere antigeni e di determinare la proliferazione dei linfociti B. I linfociti T, invece, si trovano principalmente localizzati in zone interfollicolari. L’ESOFAGO E' il tratto di canale alimentare che si estende dalla faringe a livello del corpo della VI vertebra cervicale, sino alla XI-XII vertebra toracica. C'è un esofago cervicale a livello del collo, un esofago toracico nella cavità toracica, e nel torace nella parte inferiore l'esofago è in relazione con l'atrio di sinistra. C'è una porzione diaframmatica e una piccola porzione addominale detta cardiale che entra nel cardias dello stomaco. Infatti l'esofago entra nello stomaco e la zona di passaggio fra l'esofago e la prima parte di stomaco si chiama cardias.L'esofago ha una lunghezza di circa 25 cm , descrive alcune curve, di cui una sul piano sagittale e due sul piano frontale. Presenta tre restringimenti : il primo a livello della sua origine, il secondo a livello della biforcazione tracheale, ed è chiamato anche restringimento bronco aortico, il terzo nel punto in cui l'esofago attraversa il diaframma. -La porzione cervicale è disposta anteriormente al corpo vertebrale e posteriormente alla trachea, rispetto alla quale è spostato leggermente a sinistra. Sulla destra è in rapporto con il fascio vascolonervoso del collo e con il lobo destro della ghiandola tiroide. Sulla sinistra è in rapporto con il fascio vascolonervoso del collo, il lobo sinistro della ghiandola tiroide e con il nervo ricorrente di sinistra. -La porzione toracica è in rapporto anteriormente con la trachea, con il bronco sinistro, e dopo la biforcazione della trachea con l'atrio di sinistra. Posteriormente è in rapporto con la colonna vertebrale. Lateralmente a destra è in rapporto con la catena latero-vertebrale dell'ortosimpatico (nervi) e con l'arco dell'azygos (è una vena). Lateralmente a sinistra è in rapporto con l'arco dell'aorta e con l'arto discendente toracica. L'esofago entra in contatto con il nervo vago che al di sotto dei peduncoli polmonari si divide in più rami che si congiungono intorno all'esofago, costituendo il plesso periesofageo. Da questo plesso prendono origine due tronchi nervosi che si dispongono uno anteriormente ed uno posteriormente all'esofago, in modo da accompagnarlo nelle successive porzioni. -La porzione diaframmatica sarebbe il punto in cui l'esofago entra nel diaframma attraverso l'orifizio esofageo del diaframma stesso. La porzione addominale è rivestita anteriormente dal peritoneo, determina sul margine posteriore del lobo sinistro del fegato una caratteristica incisura e termina in corrispondenza del cardias, continuando con lo stomaco. La struttura: L'esofago è un canale muscolo-membranoso con la struttura tipica degli organi cavi; dall'interno verso l’esterno è costituito da: - tonaca mucosa; - tonaca sottomucosa; - tonaca muscolare; - tonaca avventizia. - -La tonaca mucosa è caratterizzata da un epitelio pavimentoso stratificato. L’epitelio poggia su una sottile lamina propria di tessuto connettivo lasso nella quale si trovano ghiandole esofagee, tubulari composte a secrezione mucosa, localizzate a livello sia del tratto cervicale sia del tratto addominale. Al confine con la sottomucosa si trovano sottili fascetti di fibrocellule muscolari lisce che costituiscono la muscolaris mucosae. -La tonaca sottomucosa è formata da connettivo d

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