Antropologia Culturale 27 January 2025 PDF

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Università degli Studi di Cagliari

2025

Felice Tiragallo

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cultural anthropology anthropology cultural diversity social sciences

Summary

This document is lecture notes from a cultural anthropology class. The lecturer, Felice Tiragallo, discusses the study of cultural diversity, explaining how anthropologists try to understand different cultures and reflect on their own. The notes mention an example from a book by Umberto Eco as an illustration of the challenges and approaches taken to understand cultures in the past.

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Antropologia Culturale Created @January 27, 2025 11:42 AM Class Antropologia Culturale Buongiorno, io sono Felice Tiragallo, insegno antropologia culturale in questo corso di beni culturali e spettacolo dell'Università di Caglieri....

Antropologia Culturale Created @January 27, 2025 11:42 AM Class Antropologia Culturale Buongiorno, io sono Felice Tiragallo, insegno antropologia culturale in questo corso di beni culturali e spettacolo dell'Università di Caglieri. Per esempio l'antropologia culturale che è una disciplina che si può scrivere nelle scienze sociali e che ha come particolare oggetto, particolare tema di studio, il tema delle diversità fra le culture umane e quindi una disciplina che si pone il problema di stabilire come in che termini si può tradurve un'esperienza di vita, un'esperienza culturale di un certo gruppo o mano, di un certo gruppo sociale, nei termini e negli occhi e agli occhi di una altra cultura che può provare a descriverla e osservarla. Quindi l'antropologia culturale si presenta prima di tutto come un tentativo nell'ambito dell'escenza umane di operare una sorta di descrizione critica che è anche una descrizione riflessiva che tenta di comprendere in modo di vita altrui e in questo modo riflettere maggiormente anche sui modi di vita propri, del proprio gruppo mano a qualsiasi appartiene. Ora il problema del contatto dei gruppi umani delle società con gruppi umani e con società molto lontaneo comunque di stiri di vita molto diverse, molto diversi e un problema che è merso molto molto presto ad esempio nell'ambito dell'esperienza culturale dell'ocidente. Grandi cronisti, grandi storici come Rodoto hanno manifestato in maniera molto molto precoce in etaclassica, la curiosità e l'attenzione che sucitava negli sguardi più attenti, negli sguardi più avvertiti, il confronto fra stili di vita e cultura diverse. Nonostante questo per molti moltissimi secoli almeno, repeto, riguardo all'esperienza occidentale, il problema dell'ocidentale con cultura molto diverse e molto lontane è un problema che è stato ostacolato, che è stato reso confuso e difficile dalla lontananza, dell'ignoranza e dalla scarcità di contatti e di viaggi ad esempio, che era possibile attuare nei confronti di lembi del mondo molto molto lontani. Ora di questa difficoltà, di questa nonostante però questa difficoltà anche di questa attenzione verso cultura diverse, sono testimonianze, sono testimonianze attuale anche una serie di segnali che provengo ad esempio dal mondo medioevale, per io, il l'ocidente non aveva avuto a certo modo di stabilire dei rapporti costanti, ad esempio con i lembi più lontani del mondo Antropologia Culturale 1 orientale, ovviamente anche del mondo africano. Il romanzo, il nome della Rosa di un Berto Eco, che è un del successo del 1980, un successo tutoriale mondiale, come molti sanno, racconta di una vicenda di tipo poliziesco, una sorta di inquesta, poliziesca che avviene in una abbazia, non precisata del centro Italia, del centro nord Italia, ambientata nel 1327. I protagonisti di questo romanzo, Fraguillelmo e Adso, si trovano, in certo punto, a contemplare la facciata, in particolare il timpano della bazzia, sopra il portale di questo grande edificio religioso, scorgono una, in basso rilevo, una rappresentazione del mondo, una rappresentazione di tutti i popoli conosciuti, che la chiesa cattolica, che il mondo cattolico raccude, e controlle, e romanzo dice. Era la prima volta che ponevo piede in quel luogo, che al di fuori era di modeste dimensioni e sobre fattezza, quindi che era stato ricostruito, che era stato ricostruito in tempi recenti, sulle spoglie di una primitiva chiesa bazziana, forse distrutte in parte da un incendio, entrando da fuori si passava sotto un portale alla moda nuova, dall'arco asesto accuto senza decorazioni e sovrastato da un razon. Ma all'interno ci si trovava in un'atrio, rifatto sulle vestigie di un'antico in artece. Di fronte si parava un altro portale, con l'arco alla moda antica, il timpano a mezzaluna mi riavbilmente scolpito, doveva essere portale della chiesa scomparsa, cioè quella, come ti inglobatta nella nuova bazzia. Prosegui, le sculture del timpano erano altrettanto belle ma meno inquietanti di quelle della chiesa attuale. Anche qui il timpano era dominato da un Cristo introno, ma accanto a lui in vari appose, con vari oggetti tra le mani, stavano 12 apostoli che da lui avevano ricevuto il mandato di andare per il mondo e vancelizzare le genti. Sopra la testa del Cristo, in un arco diviso in 12 pannelli e sotto i piedi del Cristo, in una processione in interrotta di figura, erano rappresentati i popoli del mondo destinati a recevere la buona novella, riconombi dai loro costumi, gli ebrei, i cappadoci, gli arabi, gli indiani, i bizantini, gli armeni, gli citi, i romani, ma frammisti a loro in 30 ton di che si disponevano ad arco, sopra l'arco d'upti e cipannelli, stavano gli abitanti dei mondi sconosciuti, di cui appena ci parlano il fisiologo e i discorso in certi dei viaggiatori. Molti di loro mi risultaroni i notti, altri me riconombi, ad esempio i bruti, con sei dita par mano, i faoni che nascono dei vermi che si formano tra la corteccia e la polpa degli alberi, le sirene, con la coda squamosa che si ducono i marinai, gli eti opi dal corpo tutto anero che difendono, che si difendono dalla vanpa del sole scavando caverne sotterrane. Gli onocentauri, uomini sino all'ombellico e aseni di sotto, i ciplopi, con un occhio solo della grandezza di uno scudo, silla con la testa il petto di ragazza, in ventre di lupa e la coda di delfino. Gli uomini pelosi dell'india che vivono nelle paludie sul fiume e pirmaride, i cinocephali che non possono dire parola senza interrompersi e abbaiare, gli sciapodi che corrono veloci sull'aloro unica gamba e quando si vogliono riparare dal sole si sdraiano, erizzano i gran Antropologia Culturale 2 piede con un ombrello, gli astomati della Grecia, privi di bocca che respirano dalle narici e vivono solo d'aria, le donne barbute d'Armenia e picmei gli epistici che alcuni chiamano anche blenni che nascono senza testa, hanno la bocca sul ventre e gli occhi sulle spalle. E ancora le donne mostrosa del marrosso, alte 12 piedi, monicapeli che arrivano al calcagno, una coda bovine in fondo alla schiena e zoccoli di cammello e quelli con le piante dei piedi rove sciate all'indietro, che chi insegue, guardando nelle orme, arriva sempre da dove vengono e mai da dove vanno. E ancora il gomini contra teste, quelli con gli occhi lucicanti come lampade e i monstri dell'isola di Cici, corpi umani e servici dei più vari animali. Conclude così questo passo, un Berto Eco. Questi e altri prodigi erano scolpiti in quel portale, ma nessuno di essi provocare in qui e tudine perché essi non stavano a significare i mali di questa terra o i tormenti dell'interno. Ben sì erano testimoni del fatto che la buona novella aveva raggiunto tutta la terra, conguita, e si stava estendendo a quelle incognita per cui il portale era gioiosa promessa di concordia, di raggiunta a mità nella parola di Cristo, di splendida e comene. In questo momento, questa creazione di un Berto Eco, che ci rappresenta appunto il mondo medioevale, in maniera molto accute e in maniera molto competente, direi, mettela cento su un elemento importante per noi. Per lo spirito medioevale, per lo spirito soprattutto di questi fratti minori che sono i protagonisti, appunto del romanzo di un Berto Eco, il problema della diversità dei popoli, il problema della diversità delle culture è un problema accuto che viene avvertito e viene avvertito come dire il problema dell'ignoranza della mancanza, appunto di informazioni, che si hanno appunto sui modi di vita di popoli remoti lontani. Questa ignoranza, questa difficoltà di comprensione come vedete si riempie, diciamo così, e si supera con uno sforzo dell'immaginazione, creando appunto, immaginando delle creature grotesque, se si vuole mostroose, uomini senza testa, uomini che saltano, sono grande piede che adoperano poi come, come dire come parasole, oppure figurazioni appunto ugualmente temiibili che derivano anche da racconti e da sedimentazioni molto molto molto più antica nel tempo di ad esempio di donne mostruose, di sirene, di creature che come dire si presentano come delle creature ai margini proprio di un mondo che non è neanche più un mondo strattamente legato alla natura, un mondo animale e un mondo appunto fantastico. C'è da dire che parlando appunto di 14 secoro siamo in una situazione in cui iniziano attraverso ad esempio l'esperienza di Marco Polo delle incorsioni impegnative e importanti significative sul mondo i lontani esterni. Ed è guamente interessante releva che leggendo il milione di Marco Polo noi vediamo che ogni po' al volta l'autore descriveri, riferisce, diciamo così, di popoli di contrade appunto della grande cina, del grande cattai che può direttamente vedere tutta la sua trattazione, diventa una trattazione molto precisa e niente ha fatto fantastica. Quando invece appunto si riferisce, quando un polo, Marco Polo riferisce appunto racconti altrui fatti da persone che Antropologia Culturale 3 hanno viaggiato, persone da persone che hanno sentito risolconti della vita di popolazioni distanti, allora inizia ovviamente di nuovo il ambito appunto della fantasia, l'ambito dell'impero simile. Il fatto di considerare tutti questi popoli, come popoli che avrebbero presto avuto notizia della buona novella di Cristo e sarebbero entrati sicuramente confirucciano la comene cattolica, nell'umente, un pratica in quella che veniva considerata l'idea di humanità rappresenta per noi un segnare interessante, importante, e il segno della volontà di ricomprendere o comunque di riconoscere la diversità culturale e come facente parte di un'esperienza umana comune. E questo, apparto ovviamente la soluzione legata appunto a questa largamento, appunto della cristianità e comunque anche un punto di riferimento importante per l'antropologia, l'antropologia è costruita di fatto, dal punto di vista cognitivo, diciamo, euristico sulla possibilità di incontrare altre culture e sulla possibilità effettiva di avere degli scambi a punto culturari con queste. Atraverso una serie di strumenti attraverso una serie di metodi che ci accingiamo adesso appunto a presentare. Dunque dopo questa premessa possiamo dire che l'antropologia culturale nasce come disciplina specifica a metà del secolo di Ciannovesimo. Diciamo subito che l'antropologia studia al selumano in società. Il antropologia, con una disciplina vicina lei che è la etnologia, studia di un'altra e la variabilità delle forme della vita umana in termina appunto sociali e culturali. Ora il problema dello studio delle culture umane nella loro varietà, come stavo dicendo, prese una forma, diciamo così, scientifico una forma solida soltanto alla metà del Dicianovesimo Secoro. Sono passati, in effetti per il momento, molti molti anni, molto tempo dal momento in cui abbiamo fatto questo primo incontro quel problema della diversità culturale attraverso un Berto Eco. Fra il 1327 il 1860, a anni in cui nascono appunto le prime cattere del diantropologia, almeno nel mondo occidentale ma in tutto il mondo molto acqua e passata sotto i ponti possiamo dire. In particolare, rispetto alla vicenda storica del mondo occidentale, una cosa importante accaduta. Il mondo occidentale, l'Europa, soprattutto il nord america, hanno compiuto a metà del Dicianovesimo Secoro, molte sui loro parti, molti stati significativi e rappresentativi di questo nord, di questi mondi ovviamente parlo dell'Europa, hanno compiuto, diciamo così, la loro esperienza coloniale. Le conquiste geographiche hanno dato luogo nel costo dei secoli a partire da almeno del 15e secolo, ha forme di contatto stabilizzate fra Europa e molte parti del mondo raggiungibili, soprattutto tra verso le rotte marittime. Si sono costituite delle teste di ponte commerciali per permettere forme di commercio di circorazione dei risorse, soprattutto di materia e prime, a cui vi avvia sono succedute, successivamente, appunto delle forme di vero e proprio controllo militare ed economico delle zone extra europee controllate. Il mondo coloniale è un mondo quindi che si Antropologia Culturale 4 forma in pratica fra il 16e, grosso modo, il 19e secolo in maniera specifica. Grande potenza e marittime, militari come l'impero britannico, a metà dell'Otocento, sviluppano il loro dominio su praticamente parti di tutti e i cinque continenti. In pratica tutto lo c'è un pacifico e sotto posto a una forma, diciamo, così di trattamento di controllo coloniale e in questo controllo si estende praticamente dall'Africa, all'Asia, ovviamente al mondo océanico e a tutto il mondo recente conosciuto recentemente appunto dalle culture e dalle società occidentali. La stabilizzazione di questi rapporti implica per l'appunto che le curiosità e gli interessi, soprattutto le informazioni che di questi mondi fluivano nei confronti del mondo occidentale, fossero le informazioni via via sempre più precise e sempre più articolate. Quello che accade, a metà dell'Otocento è appunto una parziare trasformazione della qualità di questa attenzione verso i mondi coloniali. Non volti soltanto, esclusivamente al tema dello sfruttamento, del controllo strategico e militare, ma anche, a un certo punto l'interesse deve un interesse scientifico, un interesse portato praticamente a riconoscere in molta esperienze culturali con cui ormai c'era una certa continuità, una certa famigliarità di contatti. Un esempio è una modalità a punto di vita che poteva eluminare, poteva dire qualcosa di importante, sulla storia complessiva del uomo in quanto essere culturale. In particolare, a metà dell'Otocento, le teorie di Darwin sulla evoluzione delle specie viventi, aveva fortemente rafforzato l'idea che anche per quanto riguarda l'uomo e anche per quanto riguarda la vicenda a culturare del uomo, si poteva s'apparlare di un processo culturale evolutivo che aveva portato nell'arpo a punto di centinaia e centinaia di secoli di serumani a coprire una serie comolativa e evolutiva di esperienze portata verso, come dire, che la messa a punto verso la gestione, l'attivazione di forme di cultura sempre più sviluppata, sempre più articolata. L'esperienza coloniale aveva affatto collegare, aveva permesso molti occidentali di entrare in collegamento, di entrare in contatto, conforme il culturale che apparivano, come del tutto uguali, a quelle prehistoriche, a quelle cosiddette primitive, via la forte illusione che in molte parti del mondo si conservassero, modi pratiche culturali che rappresentavano una sorta di testimonianza vivente della infancia dell'umanità e questo era un tipo di angualazione, un tipo di punto di vista, che animava la curiosità scientifica di molti intellettuali, di molti studiosi e fu questo uno dei motivi per cui la antropologia culturale in acqua, per la punto come disciplina, come disciplina ci è dotato di uno statuto scientifico e di un metodo che ben presto, soprattutto nel corso dell'Otocento, di antropologia in Una delle prime acquisizioni che gli antropologi riuscirano a compiere suscessi nel momento cioè in cui si estendeva la loro capacità di studiare, di analizzare culture molto diverse dalle propria fu che l'antropologia di fatto costituiva un oggetto di interesse abbastanza il nuovo. Questo oggetto di interesse era rappresentato dalla dimensione culturale degli esseri umani. La cosa interessante è che gli antroporo oggi rispetto alla nozione ad esempio Antropologia Culturale 5 normale alla nozione corrente di cultura che era frequente nel mondo occidentale, che era stata valorata appunto anche dal pensiero filosofico e scientifico, cominciare ad un'esperimentare la validità e a diffondere l'idea che si potesse parlare di cultura anche in modalità molto diverse rispetto a quelle convenzionali. Lo schema di ragionamento di antropologia fu questo in sostanza, fu che l'antropologia doveva essere una scienza che analizzava i modi di vita dei gruppi umani, soprattutto dei gruppi umani, dei gruppi sociali molto diversi dei propri, metterni di comportamenti, metterni di modi di pensare e netermi di una forma di organizzazione sociale che questi gruppi umani era un ingrado appunto di manifestare e di mettere in piedi. Ora, tutta queste cose venivano dovevano essere studiate, nei termini appunto di una loro validità sociale e culturale, cioè in altre parole gli antropologi dovevano studiare comportamenti in modo di pensare e formi di organizzazione non come patrimonio di ogni singolo individuo e non come fatto personale in cui i singoli esseri umani possono cementarsi e troversi nella vita quindi non in modo di pensare di ciascuno e non i comportamenti che possono fare capo di individuo come può essere analizzato e studiato mettiamo appunto da scienze più individualizzanti come la psicologia, ma comportamenti in modo di pensare e forme di organizzazione da studiare in quanto fatti i sociali e culturali cioè fatti, reconducibili in nome agli dividi, ma in anzitutto a un gruppo sociale e stesso, quindi in altre parole gli antropologi studiano i quei comportamenti qui in modo di pensare quelle forme di organizzazione nel momento in cui appare evidente che sono patrimonio di un gruppo c'è sono fatti praticamente condivisi. Inoltre l'antropologia studia questi modi di vivere, comportamenti modi di pensare, forme di organizzazione, nei termini di un'aloro uniformità di senso, nel senso che appunto è importante che questi fatti siano studiati proprio nella misura in cui i componenti di un gruppo che attrono questi comportamenti, questi modi di pensare, questi modi di organizzazione, abbiano attribuiscano a quello che stanno facendo l'identico significato o come un significato vicino. Spero se acchiaro questo. Quindi gli antropologi studiano comportamenti in modo di pensare forme di organizzazione in quanto fatti sociali e culturali. Fatti sociali e culturali significa fondamentalmente fatti sociali e culturali in quanto fatti condivisi, fatti che sono concretamente compiuti e patrimonio di tutto un gruppo e a cui tutti i componenti di questo gruppo attrubuiscono un senso unitario, un senso vicino. La seconda sfida degli antropologi cercarono di affrontare fu quella di, poi ricapo un problema fondamentale che si poneva adesso. Il contatto con tribù, con gruppi tribali, con gruppi etnici molto molto diversi dall'ocidente mostrava fondamentalmente che questi gruppi umani fossero essi appunto dei Nuer del Sudan, dei meleanesiani, degli abitanti appunto degli isole, dei vari archipelagi che si trovavano a Est, ad esempio, dalla zona di Papua, nuova guinea, eccetera, osservati da vicino, cioè praticamente studiati dal punto di vista molto ravvicinato che subito Antropologia Culturale 6 proprio degli antropologi mostravano una varietà di modi di vita e soprattutto una varietà di differenze in tanti aspetti della vita da rendere difficoltosa alla descrizione che amiamo alla cosi unità di tutti questi aspetti. Cioè di fronte agli studiosi, occidentali, di fronte primi antropologi, si paro di fronte una, come dire, una tavolozza incredibilmente ricca di varietà di vita, varietà di modi di consumare il cibo, di procurarsi da vivere, di praticare appunto e di vivere l'esperienza religiosa, di organizzare la famiglia, di organizzare, di intendere i rapporti di parentela, una costellazione vertiginosa di differenze che si potevano trovare anche nell'ambito di uno stesso gruppo sociale, quindi ogni villaggio, ogni raggruppamento umano, era veramente una miniera di indicazioni, estremamente contraddittori e fra di loro che individuavano, come dire, aspetti della vita in modo di intendere la vita prima vista anche incomprensibili. L'entropologi cercarono da subito di intendere questa varietà in una prospettiva che, con il linguaggio tecnico, si intende una prospettiva holistica, prospettiva holistica e olismo indicano il proposito di studiare, descrivere una singola cultura, ad esempio, di un unico popolo, in modo tale da renderlo come una esperienza sociale culturale unitaria, l'esperienza sociale culturale unitaria significa una cosa precisa, significa che tutti gli strumenti di spiegazione, tutte le apparati, tutte le forme di spiegazione che io posso dare su per spiegare, per rendere più chiaro, più comprensibile un aspetto della vita di questo gruppo, ad esempio, la parentela deve essere costruita in maniera tale da non entrare in contraddizione con le spiegazioni che ha dotto per spiegare, descrivere altri aspetti della vita di questo popolo, ad esempio, l'economia in modo di procurarsi da vivere oppure, ad esempio, la costruzione del livello religioso. Solo quando è possibile in altre parole lavorare una spiegazione complessiva che con le suarti e le oprensioni, copre in maniera coerente, tutti gli aspetti della vita di un gruppo, io posso arrivare a una descrizione oristica della cultura che ho di fronte, e una delle principali sfide, forse la principale sfida cognitiva e scientifica che da subito gli antropologi si trovarono di fronte. Ecco, ora entriamo un pochino più nel dettaglio di questa ripartizione che ho proposto per individuare e in cominciare a ragionare sull'oggetto di studio dell'antropologia. Abbiamo parlato di comportamenti, di modi di pensiera e di forma di organizzazione sociale. Vediamo cosa vogliamo dire esattamente. Ad esempio, immaginiamo e soffermiamo la nostra attenzione sul tema del comportamento. Cosa sono i comportamenti umani? Sembrerebbe una, come dire, una domanda fuori, se volete infantilio, scontata. Il tema del comportamento è un tema in realtà molto molto importante, interessante. I comportamenti umani, ovviamente quelli che interessa nell'antropologo non sono i comportamenti come vire degli esseri umani in quanto esseri biologici, in quanto esseri animali, gli esseri umani sono anche degli animali. Noi esseri umani siamo dei mammifeli superiori, molti i nostri Antropologia Culturale 7 comportamenti sono legati alle nostre esperienze vitali, respirare, mangiare, eccetera eccetera. Altri comportamenti, questo è stato una delle prime conquiste degli antropologi e dell'antropologia, sono invece collegati a forme del tutto arbitrarie convenzionali di costruzione dell'attività umana. Cioè molti comportamenti umani riguardano e sono fondati sulla cultura e su forme di apprendimento e di memorizzazione di sapere. Cioè hanno anche a fare in altre parole con l’aquisizione di conoscenza abitudini esperte. Ad esempio le pratiche economiche, in modo di produrre, il sapere non sa per ad esempio coltivare il grano, il sapere non sa per gestire un greggio, il sapere non sa per quelli sono le tecniche per pescare, determinate situazioni, costituiscono proprio il discrimine del nostro discorso. Tutto questa serie di sapere, se sono sapere acquisiti, se sono sapere che con ogni evidenza si dimostrano nelle azioni diventano sapere importanti per gli antropologi e gli antropologi devono includerli nel loro lavoro di studio. Quindi quando fanno di comportamenti come oggetti di studio dell'antropologia noi abbiamo per l'appunto ad esempio di pratiche economiche, ma non solo non solo i comportamenti e le azioni che servono ad esempio per procurarsi da vivere, ma solo da includere in questo quadro ad esempio anche comportamenti ceremoniali e comportamenti rituali diventa importante anche stabilire come in che termini ma proprio concretamente attraverso qua di gesti, attraverso qualidance, quali canti, quali forme di azione, quali forme di ad esempio di abiliamento, gli eseromani affrontano ad esempio il tema da rapporto con la divinità per dire o il tema da rapporto con altre entità spirituali che sono più o meno spesso presenti nella vita di molti gruppi umani nelle società extroccidentali. Le pratiche i comportamenti vanno visti innanzitutto come pratiche del corpo, normalmente si manifesta una traversa come manifestazioni corporali con un'alloro cioè estediodità, sono centrati sull'uso del corpo e una delle cose che vedremo il seguito diventa una delle cose forse più appassionanti dell'antropologia e lo scoprire che molti di questi comportamenti non hanno uno stato si di tipo simboli, adeguato cioè in altre parole, molti comportamenti umani appresi come comportamenti culturali sono appresi diciamo così silenziosamente, sono appresi cioè senza una forma di trasmissione esplicità basata appunto ad esempio sull' impartire delle lezioni, sto cercando di fare io in questo momento, oppure di dare delle indicazioni ad esempio con le parole. Questo è un elemento interessante perché fa parte di molta esperienza del mondo contadino, ci sono molte culture in cui la scrittura, in cui le forme persistenti di comunicazione hanno un significato parziare, in cui per l'appunto molti saperi ad esempio il saper fare di un pastore, il saper fare di un contadino per secoli e secoli sono saperi che si sono Antropologia Culturale 8 trasmissioni simplicitamente, attraverso limitazione delle gesti e dei comportamenti che ad esempio un padre mostrava proprio figlio o un pastore esperto, non strava a esservi pastori con cui lavorava e queste sono forme di comportamento culturale che come vedete hanno come dire una grosse incidenza anche nella nostra retaggio culturale anche in questa regione appunto di Taria. I modi di pensiero sono un ulteriore livello d'interesse per gli antropologi, e antropolo ci quando studiano un gruppo mettiamo anche come accadeva spesso nel passato un attribu, una remota, erano ovviamente attrati a studiare, anche portate a studiare i loro modi di pensiero, per studiare in modi di pensiero ovviamente dovevano, si deve ancora oggi farei conti con l'apprendimento delle lingue locali e con le forme di comunicazione propri e prevalenti in quel determinato ambiente sociale. Per molti molti anni gli antropologi si sono formati, si sono destrati, facendo dei soggiorni in società molto spesso non dotate di una scrittura, a meno questo è molto molto spesso nel passato in cui per comunicare con i cosiddetti nativi, con i cosiddetti indigeni, era obligatorio imparare la loro lingua e attraverso il controllo della lingua, attraverso la capacità di dialogo, era possibile accedere alle loro visioni del mondo, le loro ad esempio credenze religiose, era possibile explorare il loro mondo estetico, era possibile scoprire che significato davano a loro stesse la loro vita e che tipo di rappresentazioni era in grado di andare a la punto di vista ad esempio delle narrazione, della costruzione di miti, ma anche in altre forme, anche in forme grafici, anche in forme conologiche e in che modo ci animavano loro immaginario e la loro fantasia. Come vedete quindi qui ci troviamo di fronte una duplicità molto interessante nel senso che gli antropologi lavorano donblato sulla evidenza della apparenza materiale del corpo o mano che ad esempio lavora per modifica l'ambiente per produrre delle condizioni di vita e di prosepuzione della vita. Dall'altro lato anche gruppi umani molto, come che vivono i condizioni molto elementari e molto semplici, quasi sempre esprimono visioni del mondo a volta soprendentemente complessi. Si pensi al mondo immaginario e religioso appunto delle culture aborigine austradiane che trovano praticamente nelle rappresentazioni soprattutto i conografici e una dimensione sorprendentemente ricca e anche affascinante dal punto di vista estetico. Il mondo i modi di pensiero rappresentano cioè il lato simbolico della cultura, il lato cioè la capacità e la titudina umana a utilizzare dei simboli, a utilizzare cioè degli oggetti per indicare e intendere qualche altra cosa rispetto a quello che realta a sono e quindi tutto quello che ha che fare con questo mondo a partire dalla parola, a partire quindi della linguaggio, solo inclusi in questo ragionamento. Per finire le forme di organizzazione sociale, le organizzazioni sociali sono tutti qui modi e quelle regole, quelle norme che gli esseri umani normalmente seguono per vivere una vita sociale. La vita sociale indiscriminate e caotica della cosiddetta o, come dire, fantastica orda premigenia e un, come dire, è un ricordo di un passato che sta abbastanza al di qua, Antropologia Culturale 9 abbastanza aspusata al di là degli interessi dell'antropologo. Non per nulla uno dei campi privilegiati dell'interesse dell'antropologia in questa direzione e lo studio della parentela proprio perché è stato riconosciuto che nell'esperienza domana, a partire dei rapporti appunto di natalità, di acopiamento sessuale e di descendenza, si sono costruite le prime forme di strutturazione sociale, le prime forme di organizzazione di osservanza al punto di regole da parte degli esseri umani, le prime situazioni in cui si sono relevate delle forme proprio di regola di tane loro comportamenti, sono proprio quelle nati intorno all'ambito della parentela, ma non solo l'organizzazione sociale umana che interessa gli entropologi e quella che si lega anche alle modalità di produzione dei beni che servono per la vita, oppure della organizzazione sociale che nasce intorno al tema del potere, il problema, la dimensione politica, se così vogliamo dire, la dimensione della gestione del potere include anche essa una forma di organizzazione molto spesso forme di stratificazioni sociale, forme cioè di subordinazione gerarchica, di gruppi, un mani rispetto ad altri gruppo mani all'interno della stessa società che sono guamente oggetto di studio dell'antropologia. Allora, vissi questi presupposti, adesso possiamo affrontare l'analisi della prima definizione di cultura che gli antropologi, appunto a metà del secolo, diciamo, vessimo, hanno elaborato. E che in qualche misura costituisce una specie di punto di sintesi, di tutto quello che abbiamo cercato di dire fino adesso a proposito dei comportamenti, dei modi di pensiero e delle forme di organizzazione sociale come temi principali di studio, la parte dell'antropologia culturale. Ora per intendere questa definizione di cultura, che è stata dettata appunto in un clima storico, molto, in un clima storico culturale, è molto segnato, diciamo, così dalla presenza dell'evoluzionismo di Charles Darwin, dobbiamo appunto distanziare in maniera conveniente in maniera adeguata, la nozione corrente di cultura, rispetto alla nozione scientifica, cioè la nozione antropologico culturale di cultura. Ora, il tema è un tema di grandissimo rilevo e veramente non si può ridurre qui in due o tre parole. Il senso comuni andirci che la parola cultura, a meno nella tradizione filosofico occidentale, per se è un macone l'amnizcante, è in teza, o se può intendere come appunto quel processo di formazione della personalità umana, e la capacità di progredire, la capacità di arrivare a livelli, a punto di consapevolezza, di conoscenza critica che sono tipici del percorso umano, percorso se si vuole di Shes' espirituale, percorso di emancipazione, sempre costante, sempre più estesa dell'essere umano della sua mente, dell'ezzo capacità intellettive, dalle costrezioni legate alla limitatezza della condizione umana. Quindi si può intendere come il processo culturale, come un processo che amiamolo così di sempre maggiore Antropologia Culturale 10 apprendimento della consapevolezza dell'emplicazione dell'ostare al mondo. Ora questa nozione alta, così, è nobile di cultura, poi si trasferisce nel senso comune, è notante bene che il senso comune è sempre un livello della vita culturale e sociale che ha sempre interessato di antropologi. Beh, nel senso comune vi dicevo, dice che la parola cultura normalmente si associa una dichotomia che mette di fronte luomo, l'essere umano occolto, dalle sere umano incolto. C'è ci sarebbero le persone che hanno studiato, le persone che hanno un'educazione, che hanno potuto seguire studi alegorari per vari motivi e che quindi conoscono una delle arti delle scienze o più di una. E gli esseri che invece stanno in una condizione di, come dire, di ignoranza, in una condizione ciò è praticamente di esclusione da questo mondo di consapevolezza e di conoscenza, il mondo dei zoltici, dei villani, il mondo praticamente della di coloro che hanno, non è maccesso a questo genere di curiosità e questo genere di problemi legati a la ricerca della dimensione umana, come dimensione filosofica. Ebbene, il significato della parola cultura che invece, il Barbarne Tyler propone in primitive calcia nel 1871 e un'altra, suona invece completamente diversa, in qualche misura questa definizione, il punto, il primo punto di incontro di tutte queste esperienze che avevano costituito l'essenza e il risultato del lavoro dei primi antropologi, antropologi, come vi ho detto già evoluzionisti che vivono la loro esperienza, come un'esperienza fortemente permeata anche in questo caso, però da una forte vocazione a punto scientifica e una forte volontà di produzione di una conoscenza valevole per tutta la Romanità. Però, interessante scoprire come articolano appunto la loro nozione di cultura. Barbarne Tyler dice, quanto segui, dice che per cultura si deve intendere, quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, l'ammorale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine che l'uomo acquisisce come membro di una società. Come vedete questa nozione ha una dimensione fortemente inclusiva. Praticamente questa definizione di cultura dice di sostanza che ogni parte dell'esperienza consapevole che gli esseri umani fanno nella vita, che sono in grado di condividere, contribuisce a costruire la loro cultura a cultura a cui è di un gruppo. Questa definizione così inclusiva fa saltare agli occhi immediatamente che siamo molto distanti dalla nozione di cultura che abbiamo appunto appunto nel suo significato generale. Il primo abattuto a quello che emerge è fondamentalmente un aspetto ed è un aspetto che sancisce proprio una distanza quasi brutale fra la definizione generale di cultura e questa definizione di tipo appunto antropologico o culturale. E' cioè che stanno a questa definizione i uomini in coltino esistono. Stante, se vogliamo aderire in maniera coerente a questa definizione, dobbiamo arrivare a una prima conclusione. E' cioè che ogni gruppo o mano esprima una sua cultura, quale che sia e che esseri privi di cultura semplicemente non sono uomini, gli esseri umani, come esseri sociali, hanno storicamente avuto tutti la capacità di produrre una loro cultura e quindi la sperenza culturale quale che sia e patrimonio Antropologia Culturale 11 praticamente di tutta la vita omana, computer in società. Per comprendere in maniera adeguata appunto questa idea è meglio entrare nel merito della definizione e avere un attimo di pazienza e smontarla nei suoi, nelle sue composizioni, nelle sue componenti principali. Dico che si deve fare anche perché questo tipo di definizione anche se spiegaremi in seguito i motivi per cui può essere retenuta soperata e ancora oggi considerate praticamente da tutti i manuali e considerate in tutti i corsi e di antropologia come una definizione di cui tenere conto. E' proprio per il carattere di novità che ancora contiene, che ancora si intettizia in maniera felice. Scomponiamo la definizione di Taylor, ripeto 1871, il clima culturale evoruzionistico. Siamo in un periodo del grande in cui c'è appunto la grande compimento, diciamo così del disegno coloniale, non sono britani come anche Francese, Spagnolo, tedesco, l'Andese e in cui non sono i primi contributi importanti e seri negli antropologi alla conoscenza sistematica e ordinata da punto di vista di metodo delle culture del mondo. Cosa dice Taylor? Parla di cultura, definendolo un insieme complesso. Insieme complesso dice una cosa che abbiamo già incontrato. Un vuol dire praticamente che ogni singolo fatto culturale, che le guarda un gruppo sociale, deve essere inteso come la parte di un'entità più complessa. Insieme complesso vuol dire anche una altra cosa. Le culture sono fatte di partica, non possono essere considerate separatamente. E in pratica una prima affermazione del principio holistico di cui abbiamo già parlato. Io, se io considero una cultura, la cultura di un popolo, devo considerare tutti i fatti comportamenti, i fatti simbolici, i fatti organizzativi e sociali che trovo in questa cultura, come fatti che devono essere intesi in maniera sistematica, devono essere intesi, devono essere spiegati, secondo il principio della non-contradizione, devono essere spiegati, cioè in altre parole trovando in modalità di analisi di descrizione che siano coerenti fra di loro. E questa è l'altra cosa interessante. La nozione di insieme complesso è una nozione che indica anche un'altra verità importante. E fatto, cioè, che le culture sono fatti sono costituiti di tanti elementi, fra di loro molto spesso heterogenei dal punto di vista a punto della loro qualità, e che quindi tutto fa parte di questi, che tutti gli elementi, tutti i comportamenti, tutte le cose, tutte le esperienze che fanno capo una società devono essere studiati in maniera unitaria, a punto comune insieme a complesso. Poi osservate come si apre il discorso. La cultura è un insieme a complesso, insieme a complesso di che cosa, di qualsiasi capacità e abitudine. Quindi notate bene, c'è una chiare indicazione che della cultura non fanno parte soltanto le idee e, ad esempio, i valori astrati. Non soltanto, quindi l'elemento, diciamo così, del cogito, in senso cartesiano. Non soltanto, cioè, quindi l'evette del pensiero, e non soltanto le grandi costruzioni simbolici, come possono essere le costruzioni musicali o altri aspetti fortemente creativi, ma anche come dire volatili dell'esperienza umana. Ma l'insieme praticamente di ogni capacità e abitudine. Ogni capacità, Antropologia Culturale 12 vuol dire anche che fanno parte di questa esperienza umana, non soltanto le parti che sono vissute proprio dagli esseri umani che fanno parte di un gruppo sociale come elementi chiari della propria cultura, ma anche tutte quelle abitudini, tutte quelle capacità che sono ignote o che sono non perfettamente coscienti alla stessa, allo stesso intelletto, alla stessa mente delle persone che ne sono apportatrici. E questa notate bene è una novità molto interessante. C'è gli antroporogi in pratica si rendono conto che, visto dall'esterno, un gruppo o meno che spima una certa cultura, lo fa molto spesso attraverso delle manifestazioni e dei comportamenti a cui gli stessi componenti di quella società, cioè gli stessi portatori, gli stessi autori di quei comportamenti, non attribuiscono un significato culturale, non attribuiscono, cioè, significato di una capacità, di una abitudine, di una abilità che è stato da loro acquisita. Ci sono, in altre parole, questo, un aspetto interessante su cui riflettere, ci sono, in altre parole, parti di una cultura che vengono vissute dagli stessi portatori di quella cultura, come fate naturalizzati, come fate naturali, come fate che appartengono non alla loro capacità di apprenimento, ma alla loro vita naturale. E questo individua una criticità interessante, perché significa in pratica che non sempre i gruppi umani che producono una certa cultura sono in grado di dominare, di descrivere tutto quello che fanno e tutto quello che hanno vissuto culturalmente. Allora, terzo elemento, la cultura e l'insieme complesso di tutte quelle capacità e abitudini che sono acquisite dal uomo. Qui c'è un completamento rispetto a quello che ho detto in precedenza. Fanno parte dei fatti culturali, tutto ciò che l'uomo apprende, quindi non fa parte sicuramente dell'ostruglio della cultura, tutto ciò che l'uomo è dal punto di vista biologico, fisiologico e anche genetico inserico. I comportamenti che provengono, come dire, da processi di natura estintuale, oppure da codici genetici che, come dire, che producono certe forme di comportamento anche in controllate, non fa parte dell'interesse dell'antropologo. L'antropologo interessato a tutto ciò che l'uomo acquista o dalla sua esperienza direttamente oppure dagli altri. E quindi lo stare al mondo e lo stare al mondo soprattutto socialmente. E questo è il quarto. La quarta caratteristica interessante della definizione di cultura che definisce l'ambito apporto a cultura. Un'insieme complesso di qualsiasi capacità e abitudini, tutte, perché siano acquisite dal uomo, non siano cioè in altre parole e fatti naturali che l'uomo ha a partire da momento in cui nasce. Ma tutto quello che l'uomo acquista sulla base della sua capacità di apprendere e della capacità di memorizzare e assimilare le sue esperienze di vita, per l'appunto come membro di una società, per l'appunto come membro di un gruppo. Quindi la cultura simpara fondamentalmente nell'ambito familiare si potrebbe dire nella scuola, nella strada, le luoghe di lavoro, oppure in tutti i luoghi in cui gli esseromani hanno modo di socializzare nei più vari modi, nei più vari livelli. L'importante è che la cultura sia appunto definita e sia intesa appunto da chi intende Antropologia Culturale 13 praticare l'antropologia come lo studio per l'appunto come un insieme, scusate come un insieme appunto di esperienze, di modi di vita che vengono appresi socialmente e vengono portati avanti appunto come fatti sociali. Allora per intendere, almeno intermi di come dire pidermici, in maniera appunto come dire iniziare, se volete superficiale, quali sono le difficoltà di questo stippo di studio e di quali problemi pone lo studio dei fatti culturali altrui. Propongo l'esempio del caso autonografico dei Turcana. I Turcana sono un gruppo etnico, cioè un popolo dotato di una lingua e di una serie di valori culturali, uniforme piuttosto distinguibili piuttosto precisi che è situato in una zona satentronale del Kenia. I Turcana sono infatti un gruppo etnico pastorale, semi nomade, allocato praticamente da svariati secoli nelle sponde della Gotturcana, appunto come vi dicevo in Kenia. I Turcana sono stati studiati da diversi antropologi, uno di essi in particolare un grande antropologo e documentarista, Cineasta, che si chiama David McDougall, ha studiato i Turcana, ha studiato i Turcana nel corso degli anni 70 e ha realizzato intorno a questo gruppo etnico una serie di film diventati poi molto importanti e celebri dell'ambito del Cineometro Grafico. Sono le cosiddette Turcana con Versations, fra cui i due film più importanti sono Davidine Canals, che appartema praticamente un matrimonio che appunto si verifica nell'ambito di questa comunità Turcana e un altro film molto importante dovuto soprattutto a Judit McDougall, la moglie di David McDougall, che ha fiancato il malito in questa importante ricerca, la quale ha fatto un film che si chiama Wife, Mangwives, cioè una moglie fra le moglie, che mette l'accento appunto sui tratti culturali specifici della cultura Turcana e cioè il fatto che la cultura Turcana è una cultura poligamica e in particolare nel mondo Turcana la vita delle donne è normalmente diciamo così organizzata e strutturata e condizionata dal loro destino, preso che comune, di dover essere mogli, spesso moglie anche come dire molto molto molto giovani, di uomini che spesso e volentieri possono avere molti anni più di loro, possono avere più o meno le tade a padre se diventano, sono acquisite appunto come quarte e quinte terze moglie, parlà appunto in una situazione in cui la regola di parentela e la regola di matrimonio vigente in questa comunità è appunto quella del matrimonio poligamico di un uomo con molte moglie fino a quattro, cinque, sei moglie. Ora i questi due film in particolare de Weddinghamels raccontano per l'appunto della storia di un uomo Turcana, un uomo di Atamatura in torno ai cinquant anni che si chiama Lorange, un pastore che deve dare la sua sposa o la sua figlia a chi che la figlia di una delle sue moglie, anche l'orange è sposato con cinque moglie, a congo che un pastore suo coetanio, d'accordo. Nella regola di matrimoniale vigente presso i Turcana Antropologia Culturale 14 quando una donna si sposa a bandona l'inseghiamento paterno e materno. Nella vita Turcana ogni gruppo familiare e anche un gruppo di produzione. Il capo famiglia è un pastore vive in una sorta di insediamento, in un insieme di capanne, circondato dai figli sposati hanno sposati, ma i figli sposati a loro volta vivono in questo insediamento e insieme al padre gestiscono lo stesso patrimonio di bestiamelo, lo stesso greggio. Come pure vivono, ovviamente, nell'ostezzo insediamento tutte le moglie del capo famiglia e quindi significa in sostanza che l'unità familiare è allargata e anche una unità di produzione. In fact, normalmente presso i Turcana, le greggi complessive sono delle greggi molto ampie di diverse centinaia di capi fra dromedari, bovini, capre per l'appunto, anche asini e i valori fondamentari della vita Turcana sono legati alla ricchezza, ricchezza che qui interpretata soprattutto nei termini del possesso del controllo del bestiamelo. La quantità, la qualità, la bellezza del bestiamelo sono i fattori costitutivi dell'idea di ricchezza e della stessa idea di prestigio. La nozione di prestigio si attribuisce, soprattutto a Emaschi, a i capi famiglia, è un nuovo adulto e nella logica Turcana, un uomo che è sposato con più mogli a diversi figli che possono aiutarlo nell'attività di pastore e che grazie appunto alle politiche patrimoniali grazie al numero di mogli che acquisisce, poi a sua volta essere in grado di produrre attraverso appunto le sue mogli una nottevole quantità della lade, l'altra grande ricchezza che viene considerata in questo universo culturale, cioè il valore della sposa, il produrre figlie, ha un'importanza fondamentale. Infatti quando l'oranghi nel film è messo nelle condizioni di Doverdari, sposa questa figlia a chi, che è una ragazza di fatto, una ragazza nel senso una adolescente che ha appena un pratica superato la situazione del Menarca, è in grado di pretendere da parte appunto del suo coetanio con Gou, che diventerà praticamente quindi, in questo caso, una se diventareà in pratica un suo genero, oppure avendo la sua età, ebbene, con cui dovrà pagare il considerato prezzo della sposa, dovrà praticamente, in altre parole, sancire il matrimonio, concludere il matrimonio solo dopo aver pagato un prezzo che considera per l'appunto nel trasferimento di una grande quantità di bestiamme, presso appunto l'inseghiamento nella propietà di l'oranghi. Il problema quindi in questa società è il reconociimento culturale del prezzo della sposa, e come vedete questo tipo di logica ci porta di fronte soprattutto immediatamente una situazione di grandi alterità culturale. Nel mondo dei Turcana, in altre parole, tutto il tema del matrimonio e tutto il tema della costituzione ad esempio di nuovi nuclei familiari o di nuovi rapporti di coniugio destinati di diciamo così a produrre praticamente una successione nel tempo, e privato totalmente di tutto una serie di attributi che noi invece siamo abituati in occidente ad associare all'idea del matrimonio. Il matrimonio perde in questa, se così possiamo dire in prime istanze, in questa logica ogni aura romantica, ogni aspetto collegato come dire un'esaltazione del sentimento, è una valorizzazione dei rapporti di natura strattamente affectiva, collegano le due persone, ma si colloca su un piano in cui il valore culturale ha terbuito al matrimonio, strattamente connesso a reconociimento di questo valore della sposa. Il film di Antropologia Culturale 15 MacDougal è molto importante in questa direzione perché è uno dei forse l'unico documentario ad esempio che mostra in maniera molto sottile, in maniera molto ricca di dettaglio e di con grandissime efficaccia, la sottigliezza e le implicazioni del gioco di trattative che si nasconde all'interno delle trattative matrimoniari. Il problema in facti in questa logica culturale è datato dal fatto che Lorang che sta cedendo una figlia deve necessariamente ottenere da conguede sui della famiglia appunto che lo sostiene la maggiore quantità possibile di bestiamo che possa giustificare come dire la denuncia e la perdita del valore della sposa, cioè del valore di lavoro e di capacità generatrice che è collegata per l'appunto alla personalità della sua giovane figlia. E notate bene il film mostra anche un altro elemento di grandissima interesse. Frei componenti della famiglia di Lorang che seguono la trattativa che è appanaggio ovviamente sola a Lorang e a alcuni dignitari che lo affiancano e bene a condizionare a seguire con apprensione la trattativa stanno proprio soprattutto in primo luogo la madre della ragazza di a chi cioè in altre parole la madre, quindi la moglie specifica che ha generato questa figlia che sta per essere recendute in sposa e tutte le sue parenti, la sorella della madre e tutto il parentado femminile connesso a questa specifica moglie. Questo perché nel mondo turcana il valore della sposa è vissuto come una tribuzione o riconoscimento specifico del valore della componente femminile del gruppo dell'orang e quindi il film lo mostrerà le trattative, in certo punto, si interrompono quasi questo matrimonio salta per adiana, in essenzio non si farà più proprio perché sia la moglie di Lorang, cioè la madre della ragazza che deve essere data in sposa e le sue parenti protestano viva cemente verso Lorang perché ritengono che il valore della sposa cioè il prezzo che è stato riconosciuto e che è stato congu, cioè il futuro al aspirante marito si propone di pagare e viene riconuto proprio basso e questo viene vissuto come una ofesa diretta non al Lorang, non al padre della sposa, ma alla moglie della sposa è al suo parentato femminile, cosa come vedete è detto una luce interessante su quale l'insieme delle posizioni sociali attraverso cui questo matrimonio viene giocato e viene vissuto. Ora vorrei farvi vedere un'obrivissimo clip che riguarda una parte delle trattative che avvengono come vedete su una sorta di terreno neutro e confini tra i due accampamenti quello di Lorang e quello di Congu e che prende assume l'aspetto di una vera e propria trattativa diplomatica con tutta una serie di sottigliezze e tutta una serie di tensioni sottili che il film fa trasparire. Perna, per il film fa trasparire. Buongiorno, un'unica, un'unica. Non muolante, a rovita o un'unica, è un uio con un'unica. A rovita o un'unia, a un'unia, a rovita o un'unica, un'unica, un'unica, un'unica, Un u‎ n po' che con tutta è uno dipHarizationale. Un'unico altrostanden giudito che pazang casos Santa Merce un'unica per non virare da parte ra, ồ 対 fra stia Bott orangli e gli pun recipes di utiliser si sulla Rosnumber grazie- Evo un buino, un po' in tonto. Evo in tonto? No, è un po' tento. Evo in tonto? Evo in tonto? Evo in cala. Cala con 릴 la ismola, con la cagliore. Evo in cala. Evo in cala. imperialista! Il po' in mo Come Bakem! Ci Antropologia Culturale 16 va sempre cuatro per 5 verdini per diesc 就멈 長. Pepeaurca per are per nosotros un po' la t 穩 impairment del giro. Ora la sudai. Ugh! Per il Nadan Bo ? ‫مث‬la. Peia! Ad 轉ta coloured glaze Oh no Non vi importa No, non orto Steuer St scared Finiza Nero oware si cocoa Tu ti dà il piano, tu ti muovi di fare. Buon muo' è? Per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Tu ti dà il piano, per il gioco. Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Ma c'è un po' che c'è? Qui c'è un ma несколько. Qui c'è un po' che Bin In Mac do se fa nei anni al fina per in lanz non ha sc‫ل‬eno i te municipi ed Come‫؟‬ 亞 E l'I etsalosedra come andra basso in pieda la maria come SUN getto p felic Texi mi sighs! Ma c'è un po' che si va kamu. Ma c'è un po' che c'è? ma c'è un po' che c'è? Allora, l'altro elemento importante in questo caso è tennografico e l'analisi della condizione delle donne. La condizione delle donne che viene costantemente descritta durante tutta la trattativa nel senso che il film mostra proprio come i termini in cui tutta le donne del gruppo di Lorang, quindi ciò sia la madre che le zie, praticamente della giovane sposa seguono l'andamento delle trattative e come commentano l'andamento di queste stesse trattative. Ebbene il film mostra, vi dicevo in modo in cui un matrimonio in questa società viene vissuta appunto dalle donne, dalle persone, quindi che sono strettamente coinvolte nel quadro di questo cambiamento. E questa è una parte del indagine che ha fidata soprattutto a Judit McDougall, cioè alla moglie dell'antropologo di cui stiamo parlando, la quale intervista direttamente le donne e praticamente chiede loro in maniera diretta attraverso un'interprete lo vedremo, quali sono le loro aspirazioni e quali sono eventualmente i possibili comportamenti alternativi che avevano a disposizione. In sostanza Judit McDougall arriva a dire, in sostanza alle donne, alle giovani donne turcane, mai possibile immaginare per voi un modo di vita diverso, anziché ad esempio a sposare un uomo molto anziano come ad esempio sta per fare a chi è possibile pensare che a chi è decida nel suo futuro ad esempio di sceglersi lei un giovane che le piace, un giovane di cui ammettiamo sinnamori ed è possibile che lei con questo marito Antropologia Culturale 17 liberamente scelto possa condure una vita all'interno della comunità turcana. E la risposta appunto di alcune delle donne, due gruppo di loro anger, che si questa scelta è una scelta possibile, è possibile con una giovane donna decida di compiere una, appunto, una decisione così drastica, ma nella comunità turcana ciò significara per lei le margenazioni sociale, nel senso che nel lei, nel mentale giovane medito potranno essere integrati nel sistema produttivo turcana e dovranno per praticamente poter vivere un matrimonio scelto in maniera indipendente, dovranno necessariamente abbandonare la comunità e tentare praticamente di formare un loro grege e di vivere una vita in zone molto molto marginali e molto destanti. Venendo e quindi trovandosi quindi nella situazione di recidere in maniera drastica tutti i legami familiari e parentali che per una donna turcana sono ugualmente, sono più importanti rispetto a quella del proprio marito. E ciò è il fatto di vivere in una comunità integrata con la propria madre, con le propiezie, con le propi assorelle, in un rapporto in cui, cioè in cui un rapporto di sorerlanze, rapporto di parentela, fra donne, viene costantemente garantite protetta. In questa forma di garanzia di protezione può avvenire soltanto nell'ambito per l'appunto almeno in questa logica del campo del sistema parentale patriarcale, viviente presso di turcana e nell'ambito dell'inseghiamento di questo capo famiglia. Come vedete, questo tipo di ragionamenti chiarisce che la diversità di comportamento i umani, la diversità di vivere, di articolare, di intendere un'instituzione che sembra appunto universale come il matrimonio, evidenti. Il caso turcana l'ho portato subito in questo mio discorso, proprio per chiarire che il tema della diversità riguarda, ancora oggi anche in situazioni contemporanei, e modi di vita molto diversi. Questi modi di vita molto diversi ci interrogano. Ci interrogano nel senso che sfidano l'altro polo con anche, come dire, l'essere umano culturale, perché questo è un altro polo, un altro polo che si tratta esattamente come gli oggetti che studiano di esseri culturali. Sfidano cioè in noi la capacità di mettere alla prova e ridiscutere tutte le nostre convinzioni, riguardo ad esempio alla tema della parità fra i sessi, della parità fra i generi, o al tema, per noi occidentali molto importante del valore della libertà della indipendenza delle scelte, negli aspetti della vita più intimi e più direttamente attine intere la nostra persona, il matrimonio come scelta personale e l'insediamento, il vivere, non vivere una certa comunità, come ad esempio una scelta legata alla personalità e alla professionalità che si vuole esercitare. Il mondo turcana propone ed esprime, invece, una radicale reale, una reale reale, una radicale diversità culturale in questa direzione e ci dice che altre modi di articolare, la vita umana, di articolari comportamenti, in modo di pensiero e la organizzazione sociale sono possibili e vanno discussi senza pregiorizi. Non ho fatto tanto di considerazione ulteriore, ma di considerazione in più, sulla nozione di cultura che ci è stata proposta ad Edor Barney Taylor, e che abbiamo discurso in Antropologia Culturale 18 precedenza. Se ricordate, noi abbiamo parlato di cultura come un insieme complesso di qualsiasi capacità e abitudine a quesità dallo uomo, come a membro di una società. Ora, a ascoltarla bene, a leggere la bene, a meditando, diciamo, così, in profondità su quale, il senso profondo di questa definizione, noi possiamo cogliere un aspetto importante di questa definizione. Per Taylor e per gli antropologi del periodo evoluzionista, e successivamente del periodo positivista, la cultura, sembra assumere, soprattutto, l'aspetto di un patrimonio che tende ad accumularsi. Cioè come un'insieme di esperienze, di capacità, di conoscenze, affidate alla memoria humana e alla capacità humana di retrasmettere nel tempo, ma facendo in modo praticamente che ogni nuova abitudine, ogni nuova conoscenza, ogni nuova inventione, tende ad accumularsi e a stratificarsi sulle abitudini, sulle conoscenze e sulle capacità acquisite in precedenza. Di modo che l'orgetto culturale, l'orgetto della cultura, diventerrebbe una specie di tesoro, diciamo così, una sotta di tesoro, appunto, quindi di competenze, abitudini, eccetera, che sono destinata nel tempo, invariabilmente e inexorabilmente ad aumentare, a crescere, a lievitare, a praticamente in grandir si sulla base per l'appunto di questa attività di ulteriore deposito, di ulteriore stratificazione, che risultarebbe quasi una attività in esosta, una specie in altre parole di progresso senza fine. E come vedete, in questa definizione, noi troviamo molto, diciamo così, della cultura evoluzionista, soprattutto sentesa in senso unilineare, in senso ciò è, in cui si intende il percorso dell'umanità come un percorso, l'ineare, un percorso sempre diritto, un percorso, invariabilmente in avanti, che è volto, come dire, a conquistare sempre i nuovi livelli di consapevolezza e di mantenere alle spalle livelli di ignoranza, livelli di limitatezza che vi avvengono accumulati. Cioè, in altre parole la cultura, come una sorta di deposito di conoscenza che ci separa e ci allontano sempre di più dalla condizione dell'ignoranza, primigenia, dalla condizione della quasi dell'animalità iniziale. È lavoro praticamente che continua, praticamente nei termini, di una continua opera di civilizzazione. Ora, questo tipo di idea, questo tipo di concetto, ed a un lato sicuramente utile, è stato considerato almeno sicuramente utile dagli antropologi, soprattutto per le virtù holistiche, per le virtù di capacità di riconprensione di tutti gli aspetti della vita che abbiamo indicato. Ma che racconosce, ma in cui si possono riconoscere, come dire, molti limiti e molti interrogativi, dovuti soprattutto alla difficoltà di tenere che tutti i percorsi umani, che tutti i percorsi culturali posti, come dire, nelle varie situazioni dell'esperienza humana, siano sempre stati, esperienze di comulazione di conoscenza e competenze, in cui la cultura si ha sempre manifestata, cioè, come una sorta di processo di avanzamento. Punte di vista successivi, hanno messo un'luce altri aspetti. Noi termini attuali, il quadro con cui possiamo pensare alla cultura è parzialmente modificato. Ci sono state nel corso degli anni a partire dal 1870, molte altre proposte di formulazione dell'idea di cultura. Ora, non è in mio scopo in questo momento passali Antropologia Culturale 19 in rasegna, perché sarebbe troppo schematico e riduttivo richiamarle. Potrei semplicemente ricordare, fare caso soltanto, a due nozioni di cultura che hanno rappresentato un avanzamento, comunque un tentativo di complicare il quadro posto appunto da Taylor. Una dirai sicuramente rappresentata dalle posizioni di Ruth Benedikt, a partire dalla sua idea di associare alla nozione di cultura. La presenza di una dimensione psicologica e emozionale specifica. Ruth Benedikt, modelli di cultura, ha lavorato su questo piano e ha parlato del fatto che ogni singola cultura di specifica e conoscenza di esperienze. Ma definisce, intorno a sé su di sé, un particolare eto, su particolare, una particolare, cioè forma di attitudine psicologica e affettivane confronti del reale e confronti della vita. Benedikt ha parlato del fatto che esistono, ad esempio, come si sa, cultura appolline e cultura di unisia, che, cioè, che sarebbe in termini schematicissimi, cultura più portata e legate a una dimensione contemplativa, rispetto ad altre legate a una dimensione di vita più legata la performance e all'azione. Oppure si potrebbe parlare in generale della nozione di cultura che propone il, ad esempio, il lo strutturalismo, soprattutto Francese di Le Vistros, in cui la nozione di cultura è legata in maniera molto, molto, molto stretta, alla possibilità di intendere la senza della cultura, come in un qualche cosa che soggiate alle manifestazioni esterne. Come in altre parole alla presenza, in tutte le culture di un'insieme, di regole, in genere molto limitate, le quali sono una sorta, diciamo, così di parte in concia, di parte inplicita della vita sociale, un'insieme, c'è di regole che si manifestano di voti in volta, in maniera sempre diverse, e che però, come dire, si presentano per la punta come involucri esteriori di dispositivi culturali che sono di fatto una scostia, costituiscono a punta le strutture in termine di una cultura. Senza a poterci, in questo momento, a tardare su questo piano, valeva appena adesso riassumere quello che sappiamo sulla nozione di cultura, indicando un elemento importante che Tyler aveva preso in secondaria considerazione. L'elemento, il fatto che le culture hanno una vita dinamica prassessuale di mutamento, non costituiscono, non si possono, di fatto, leggere, e questa mi sembra un fatto fondamentale, non si possono leggere come dispositivi destinati, come dire, a essere via via aumentati sulla base di un principio di stratificazione. Ma, si può dire, praticamente, oggi che la cultura deve essere più becintesa come una forma, come un oggetto, sicuramente complesso, in cui sono inclusi, particolare dei specifici problemi e fenomeni di mutamento e di trasformazione. Questo, come dire, queste nozioni, ci fanno di rimpratica che è possibile pensare alla cultura anche in termini più dinamici, e pensare ai fenomeni e i fatti culturali, come fatti di natura processuale, che includono in altre parole problemi e momenti di apprendimento e che producono di fatto anche un nesso specifico con di mutamento anche del pensiero simbolico. Ora, l'apprendimento, ad esempio, nell'ambito della cultura, nell'ambito della diffusione della cultura porta, molto spesso, alla trasformazione dei fatti culturali, come fatti che vengono vissuti Antropologia Culturale 20 come culturamente appresi in Abitus, cioè in altre parole in modalità automatici di visione e soprattutto di gestione naturale, fra virgolette, di cui determinati fatti l'apprendimento e da considerarsi da un lato come una attitudine normale e presente di trasmissione delle culture. Questo significa che normalmente ad esempio nella vita di tutti i giorni noi siamo sempre in una attitudine tale da apprendere, da recepire i dennove. Ma, ciò significa anche che normalmente, i fatti quando vengono acquisiti e quando le competenze nuove vengono acquisiti, vivono i noi in termini appunto di un cosiddetto Abitus, secondo una nozione che la sociologia era antropologiana e esplorato in tempi recenti. E ciò vengono vissuti in altre parole, come le venti costantemente presenti nella vita di Ciasco I, anche quando questi saperi e queste competenze avevano i abitus dell'insegnante del jurista, avevano i abitus del cacciatore, dell'Alevatore, significa praticamente vivere nell'ambito di un corredo di saperi di competenze che non abbandona non è la persona, e che fanno parte dell'anche della sua definizione culturale e d'identità. E questo è un fatto importante che chiarisce in pratica come le competenze culturali producono poi e modellano le soggettività degli individui, le persone. Ora, il problema quale il problema, almeno uno dei problemi, è quello di definire quali sono i confini di questi abitos culturali, di queste forme culturali. Noi, fino adesso, abbiamo ad esempio parlato di cultura, attribuendo meccanicamente una specifica cultura a ogni specifico gruppo sociale, reconocibile in quanto tale. Ora, finché i gruppi sociali vivevano distinti gli uni dagli altri, in situazioni geografici, molto stabili, in cui era possibile, diciamo, così, assegnare in maniera quasi automatica, un territorio, un determinato popolo che ci abitava sopra, una determinata cultura che si collegava appunto questo popolo che viveva in questo territorio, era relativamente facile isolare le singole culture, perché avevano un richiamo quasi immediato e quasi naturale a un popolo, ovviamente da un gruppo di persone, definite un determinato territorio. E ciò permetteva di pensare in maniera distinta le varie tradizioni culturali, gli usi e costumi erano diversi, paese che vai, gente che trovi, dice la daggio di senso comune, ogni luogo, distinto, spazialmente dall'altro, ospita un popolo che ha usi e costumi diversi. Ora, oggi, nel mondo globale, nelle comene globale, questa forma di distinzione, come sappiamo bene, si è frantumata, questa suddivisione di territori, di popoli e di culture, associabili e sovrapponibili l'unno al altro e una illusione, schematica e di descrizione che non può più essere chiaramente a mantenuta. E quindi lo vedremo in seguito uno dei problemi dell'antropologia e quello di rialacciare in maniera molto più complessa e molto più articolata e problematica, la relazione appunto fra tutti questi aspetti. E' diogualmente molto molto difficile oggi individuare cosa sia una tradizione culturale. Una stessa ispezione nelle tradizioni culturali negli abito e sculturali che vivono anche nella nostra società, ci fanno capire come si è difficile Antropologia Culturale 21 parlare di tradizioni, e di come molto spesso, molto tradizioni, siano continuamente, ad esempio, in campo gastronomico, ma anche in campo festivo, c'è limoniale, siano continuamente modificate, siano continuamente reinventate oppure riscopperte o riadattate in valiomodo. Anche questo è un desconso che sarà sviluppato in seguito quando parleremo del problema dell'ostudio antropologico e dell'ostudio delle culture in situazioni appunto di comunanza globale di queste culture stesse. Basti per il momento, in maniera reperogativa, tornare però ai punti che abbiamo individuato. Ma grado tutti questi aspetti problematici, riguardanti appunto il mutamento delle culture e riguardanti l'apricadietà, poi anche di confini delle singole culture, noi possiamo comunque affarmare che la cultura così comenteza dagli antropologi rimane comunque sempre un fatto che in anzitutto è appreso. Questo come abbiamo già detto distingue la cultura in sessuontropologico da altre forme appunto di sapere come dire connaturato con la vita delle persone. Allo, interessano come antropologi i fatti culturali in quanto fatti appresi. La cultura, in sacondologo e condivisa, in senso che i fatti culturali relevanti in modo di pensare i comportamenti e le forme di organizzazione sociale relevanti per noi sono quelle che sono frutto di una condivisione sociale, in cui ciò è tutti i componenti di un gruppo, condivido in il senso alla portata di quei comportamenti di quei modi di pensiero, eccetera. Questo definisce la dimensione pubblica collettiva dei fenomeni che interessano l'antropologia. L'altro elemento interessante è che i fatti culturali e quindi la cultura è anche adattiva. L'elemento che poniamo in più rispetto a Tyler e la considerazione, la consapevolezza che i fatti culturali sono tali da potere essere modificati nelle generazioni e tali da poter incontrare dei forti cambiamenti quando sono presenti delle spinte esterne di valiotipo, interne di valiotipo, spinte di tipo ecologico, di tipo demografico, di tipo storico oppure influenza che derivano da contatti culturali, la adattività della cultura è fatto di poter modificarsi, di poter operare dei cambiamenti, anche, diciamo, così, di tagli nel suo interno. A volte delle veri e propria amputazioni è un fatto comprovato storicamente e può essere exemplificato in molte direzioni. In ultimo luogo si può dire che la cultura ha una connotazione anche fortemente simbolica. Nel senso che tutti i fatti culturali pongono all'antropologo, fondamentalmente, una domanda inevitabile. La domanda inevitabile è quale lo rossenso, cosa voglio non dire, quale il ciò è il altro parore, il tipo di significati che ogni cultura, in primo luogo, costruisce a proposito di quello che fa e di quello che vive. È altrettanto importante l'abbiamo visto, quale il tipo di senso è di significati, che l'antropologo può trarre e che può trarre dall'osservazione esterna di una cultura. Questi sensi e questi significati l'abbiamo già visto, sono essere anche non coincidenti con quelli di portato di una certa cultura. E' Antropologia Culturale 22 individono a ciò il fatto che il problema dell'ostudio delle culture si gioca per l'appunto sempre su questo confronto serrato, fra qual è il senso che attribuiscono a quello che fanno i portatori di una certa cultura, come dicevo, e quale il senso è significato che noi, dall'esterno, possiamo, noi come antropologi, possiamo appunto attribuire a queste. Il secondo aspetto che completa un po' questo nostro discorso sui strumenti della cultura, sono condensati praticamente in queste 5 parole che designano, quali sono i principali processi che sono posti, appunto dice la nostra di appositiva a fondamento della cultura. E' che sono un po' una conseguenza di quello che abbiamo detto fino adesso. La parola trasmissione che abbiamo messa perché proponiamo per prima indica per l'appunto che i fatti culturali sono tali in quanto possono essere trasmessi, in quanto ciò è in forma o esplicita attraverso, ad esempio, la comunicazione verbale o in forma implicita, è possibile trasferire agli altri. I fatti culturali ciò sono quei fatti, quelle sapere, quelle conoscenze, che sono destinati a non rimanere nella sfera intima della persone, ma uscire dalla loro conoscenza e conoscenza e so che mi sono associanizzati. O in forma explicita o inplicita. Naturalmente per poter operare queste forme di trasmissione occorre ovviamente che i fatti culturali, soprattutto direi alle conoscenze e le abitudini e le competenze, o anche il modi di pensiero, siano trasmessi nel tempo. E' quello che vedremo, quello che potremmo servare in maniera proprio riterate continua, è che la memoria occupa un ruolo importante in tutti questi processi. E' che è presso che ogni cultura omana ha delle forme di memorizzazione, cioè di esteriorizzazioni anche del ricordo dei fatti culturali fondamentali che la definiscono e che servono a una società per vivere. Questo è uno dei motivi, ad esempio per cui gli antropologi hanno sempre avuto un grande interesse per lo studio di tutti i patrimoni, ad esempio musicali, ma soprattutto appunto orali e poetici, propria appunto dei vari gruppi sociali. Il tema dei miti, lo studio sui miti, le mitologie, lo studio suproverbi sulle lingue, sui modi di dire, ma anche gli studi sull'avvite, sull'avvite, sull'adimensione creativa, estetica che ogni cultura propone indica appunto l'importanza di questo livello. Le culture vivono, cioè, in quanto tali, di come gli antropologi, in quanto sono capaci di essere memorizzate e capaci di essere appunto trasmesse nel tempo grazie appunto una serie di dispositivi soprattutto di ordine simbolico. Naturalmente un altro elemento potente di costituzione di vitalità delle culture oltre alla trasmissione e la memoria, e naturalmente la reiterazione, reiterazione vuol dire in sostanza che i fatti culturali vivono, reparmangono nell'ambito appunto della vita di un gruppo sociale, nelle misurinque sono praticati e sono quindi reiterati. La precisione, la regolarità nel tempo con cui ad esempio si realizzano in tutta la società, a volte in corrispondenza di eventi di tipo astronomico, di eventi di tipo stagionale, e ad esempio le cerimonia eriti connessi ad esempio alla celebrazione della natura indicano questo punto, Antropologia Culturale 23 indicano cioè il fatto che i fatti culturali, oltre che essere memorizzati, vanno reiterati, vannoci o è praticati, e che solo questa continua rivivificazione, questa continua tendenza a mettere regolarmente nel tempo invita ad esempio degli atti dei comportamenti delle forme cerimoniaali costituisce una delle garanzie per proiettare nel tempo appunto i patrimoni culturali. In ultimo, in ultima linea vanno considerati anche altri due elementi importanti per la vitalità delle culture. Le culture si devono inovare, normalmente si inovano nel senso che dispongono all'orwinterno in vario modo di una serie di dispositivi che permettono di adattare i patrimoni culturali e alle contingenze del tempo, lo abbiamo già detto. E in ultima analisi, ogni patrimonio culturale propone al suo interno delle ulteriori attività che sono attività di selezione. Non tutto quello che accade nella vita ad esempio di un gruppo sociale ed è il denno di essere memorizzato, o è denno di essere, come dire, portato in una dimensione appunto di memoria culturale. Normalmente appunto questi processi selettivi avvengono anche molto lentamente sulla base della memorizzazione diffusa di fatti, di eventi, di detti, di esperienze vissute che poi normalmente si sedimentano alcune si e alcune no in un corpo di racconti, in un corpo di crona che in un'insieme di proverbi, di modi di dire o di componenti poetici o di altro genere che formano, come vi stavo dicendo, uno degli elementi importanti della vitalità appunto delle culture. Come vedete, quindi dobbiamo pensare e fatti culturale studiate degli antropologi come da un punto di vista processuale soprattutto, cioè come una serie di fatti della vita che si presentano davanti degli antropologi mai interminifici o reiterati o cristallizzati. Ma come fatti che sono destinati vivi a mutare nel tempo? Provanesi il fatto che chiunque di noi abbia avuto a modo mettiamo di vedere anche nel nostro piccolo, ad esempio, una festa religiosa importante della sardegna e memorizzare come era, ad esempio, 20 anni fa e vedere come di volta in volta col passare degli anni muta nei suoi, nelle sue manifestazioni esterna nelle sue applicazioni, nel suo tipo di partecipazione, percogliere appunto la sensa di questa verità. E' che i fatti culturali si inovano attraverso la selezione e perdono certi elementi in acquistano altri e normalmente possono anche, da un lato, modificarsi, in alcuni casi, alcuni fatti culturali possono extinguarsi proprio a causa dell'avoluta meno di una serie di motivazioni e di condizioni sociali che ne assicuravano la metà d'Ità. E anche questa mutabilità di fatti culturali è un elemento di riflessione importante per gli antropologi. Nel nostro discorso adesso è importante affrontare il tema del rapporto dell'antropologo con la diversità culturale. Abbiamo detto che studiare culture modi di vita diversi è una delle missioni che l'antropologo si assegna. Ora dobbiamo fare dei passi nella direzione, nella definizione, di alcuni concetti importanti che ci possono aiutare nell'impostazione di questo discorso specifico. Allora molti entropologi hanno proposto dei modi di accesso al tema della diversità. Fra questi in Italia, a Maglia Signorelli ha d'alcato molto l'attenzione, ha retenuto di concentrare molto la sua Antropologia Culturale 24 attenzione intermini appunto per agogici e didattici, su una dualità interessante e importante, sulla dualità fra la nozione di diversità e quella di differenza culturale. In altre parole possiamo dire che il problema principale è che affronta l'antropologo dal punto di vista cognitivo e appunto la affrontare in maniera esperienziale, in maniera diretta, la dimensione e la realtà della diversità. L'antropologo osserva o si propone di osservare e di sperimentare direttamente delle realtà culturali altre. Ora, questo problema dell'alterità non si presenta in astratto, questo è il primo punto interessante. La diversità, l'esperienza della diversità e dell'alterità è sempre una dimensione che è relazionale, non si può provare in altre parole ad esempio una sensazione, una percezione di alterità nei confronti di entità indistinte. Ognuno di noi capisce bene che prova e percepisce ad esempio di essere in una situazione strane, ad essere in una situazione incomprensibile o difficile, soprattutto nel momento in cui concretamente entra in una situazione di questo tipo e nel momento in cui ciò è avverte dall'esterno una serie di stimoli di natura visiva, di natura auditiva, di natura gustativa, sensoriale che non sono richiammabili, non sono ricollegabili alla sua memoria, a nessuna altra precedente esperienza culturale. La diversità culturale e quindi relazionale è sempre in relazione a qualche cosa, è sempre in relazione un qualche contesto specifico, ed è sempre in relazione un contesto specifico che si presenta in un luogo ovviamente, ma anche in un tempo dati. L'esperienza della diversità è anche situazione, cioè storica è collocate e lo collocata all'identificazione di un luogo e di un tempo, un Ick e un Nook che costituiscono i confini concreti dell'esperienza dell'antropologo. Ora questa duplicità, la qualità ciò è relazionale e situazionale della dimensione della diversità, così come viene appresa dagli antropologi, ci aiuta a metterli in evidenza anche un altro aspetto importante che, fino adesso rimasto un po' sotto le righe, un po' implicito che va esplicitato. E' cioè che la dimensione specifica del punto di vista cronologico, del punto di vista, cioè del tempo, dell'analisi antropologica, è il presente, quello che distingue nettamente l'antropologia come scienza sociale, ad esempio dal altro disciplino e come la storia, e il fatto di fondarsi proprio come baricentro specifico, dal punto di vista temporale sulla contemporaneità. L'antropologo, in altre parole, progetta la sua attività di ricerca, sulla base, suprosupposto del confronto diretto e della vita diretta, sua incontcomitanza e in vicinanza con un'altra forma di vita, che devono essere necessariamente contemporanei. L'antropologo, anche quando studie così detti a Boligenio, Stradiani e quando succedevano il passato, crede di vedere in loro un calco, nel presente di una società appartenente al passato, di fatto vive, si confronta con una società che sta nel presente. E quindi non negare il fatto che esiste una cosiddetta co- evità fra lui, i soggetti che studia, ammettiamo ad esempio a punto di aboriginia in Galostralia, con cui necessariamente deve fare i conti. La dimensione della contemporaneità è il privilegio Antropologia Culturale 25 del presente, non esclusivo, ma il privilegio comunque a temporale del presente distingue, quindi l'esperienza della diversità culturale. Adesso, su questo baricentro, il temporale ha centrato tutto il nostro discorso, come è fatto inplicito. Ora, il problema della diversità è traumatico, nel senso che molto spesso non serve essere antropologi per sperimentarlo, sappiamo benissimo che il fatto, il controllo diretto, la sperimentazione diretta di modi di vita diversi dei nostri, produce un sentimento traumatico di diversità culturale. Possiamo trovarci di fronte a società che mangiano animali considerati in mondi da noi, vermi, insetti, intanguita la presenza che ci sono società molto vicine alle nostre, che ritengono ugualmente in mondo, e o comunque quasi disgustoso, cibarsi di cibi, di animali molto diversi, dagli insetti, come, ad esempio, cavalli. In un ambiente europeo ci sono, come dire, nostri, come dire, con cittadini europei che mai si sognerebbero ad esempio di consumare la carne qui in questo tanto per dirle, se non in circostanza del tutto eccezionale, ma questo per chiarire in quali termini può presentarsi la sperienza della diversità. Ora, normalmente, l'esperienza della diversità comporta sempre un trauma e comporta sempre praticamente una situazione a volte insostenibile, quasi di shock, può portare delle, come dire, dei rifiuti, a conviver in una determinata situazione culturale, oppure una forma di riprovazione di condanna. E attraverso questo, questi canali si può andare molto molto in l'a. Normalmente, l'esperienza della diversità, come dire, viene giustificata o, per o meno, la constatazione che ci siano società molto diverse dalle nostre, comporta la chiamata in causa l'uso appunto di forme di spiegazione. Nel passato, appunto, questo veniva individuato, nell'anguito ad esempio, di un intervento divino, oppure c'è un fondamento scientifico, che sanciscono questa diversità. Ci sono state spiegazioni di ordine racistico, di ordine racista che hanno stabilito, che determinati, gruppi umani, sono diversi da noi. Influenza nefaste che hanno portato a fondare la ragione della diversità in differenza di natura biologica, oppure ancora possono susistere a volte, che si sanno susistono delle spiegazioni di ordine religioso, un intervento divino, popoli maledetti da dio, popoli eletti, e così via. Oppure si può parlare di fattori ambientali e sociali che, ugualmente, sono spesso chiamati in causa per individuare quali sono gli elementi, appunto, i fattori di questa diversità. Ora, il problema principale che ha un antropologo è quello naturalmente di dare una forma di elaborazione su di costruire intorno praticamente all'esperienza diretta della diversità, una forma di elaborazione, e una forma praticamente di giudizio. Una forma di giudizio che deve costituire e costituisce normalmente un tentativo di elaborare questa prima esperienza volte traumatica della diversità culturale e consente di arrivare a forme di spiegazione articolata della differenza. Non legata, ovviamente, a chiamati causa di eventi di natura messiani e coppure totalizzanti, fattori genetici o fattori religiogi o fattori raziali. Il problema, quindi, Antropologia Culturale 26 dell'antropologo e quindi di trasformare, come diciamo agli assignorelli, l'esperienza della diversità in un sistema di differenza. La parola differenza, la parola differenza culturale, individuo per l'appunto questo aspetto. Quando si passa dalla situazione di diversità a la situazione di controllo e individuazione e di spiegazione di quelle che sono le differenze culturali, vuol dire che l'antropologo è arrivato a causa della sua attività di ricerca e di studio. Già, in anzitutto a formulare intermini di valore, intermini di pertinenza, di gerarchia e di collegamento, una serie di affermazioni, una serie di valutazioni che ci possono portare a un confronto più articolato e più lucido e più cosciente con, appunto, la cultura diversa che abbiamo di fronte. Ora, nella diapositiva vedete una possibile tre partizione di questo processo di costruzione delle differenze. Il sistema delle differenze può operare nei termini, ad esempio, di una diversità non problematica, ad esempio. A esempio, stabilire che le differenze che ci sono fra una cultura e un'altra, quella che osserva, quella che viene osservata, non portano a difficoltà di comprensione specifica, perché tutti i valori di base di ordine, ad esempio, estetico, di ordine moraleo, di ordine geologico, politico, che distinguono queste due culture sono facilmente reconduccibili, ad esempio, a un cepo di significati sottoostanti che sono comunque comuni. Ad esempio, due aderenti, a due religioni monoteistiche, differenti possono provare, appunto, possono rationalizzare la percezione delle diversità culturali in sita, le due diversi crede religiosi, individuando ne praticamente, intermini di pertinenza, o di gerarchia, di collegamento, i tratti comuni. Relligioni del libro, non del libro, la presenza di un substrato identico, le difficoltà, i punti di frizione che possono essere appunto contestualizzati e comunque limitati e così via. La diversità, in questo caso, si presenta in termini non problematici. Naturalmente, questo, naturalmente, un discorso di ordine generale su una diversità nostra,ettamente legato a l'azione degli antropologi, la diversità può essere anche una diversità da interpretarsi in senso negativo. La diversità può essere interpretata anche nei termini della formolazione finale di giudizi di valore che la cultura che osserva stabilisce di adottare nei confronti della cultura che viene osservata e ci possono essere, come dire, discors

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