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Università Vita-Salute San Raffaele

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anatomy human body abdominal anatomy

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This document provides an overview of the anatomy of the abdomen, including details about organs, tissues, and structures. It discusses various aspects of the abdomen's anatomy in detail. It is a study guide, not a past paper.

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ANATOMIA DELL’ADDOME L’anatomia è la scienza che studia il corpo umano e tratta l’organizzazione normale del corpo, cioè quella che non prevede un comportamento anomalo, che viene invece studiato dalla patologia. Dal punto di vista dell’uomo, l’unità fondamentale è la cellula, organismo elementare e...

ANATOMIA DELL’ADDOME L’anatomia è la scienza che studia il corpo umano e tratta l’organizzazione normale del corpo, cioè quella che non prevede un comportamento anomalo, che viene invece studiato dalla patologia. Dal punto di vista dell’uomo, l’unità fondamentale è la cellula, organismo elementare e che si raggruppa per affinità a formare tessuti, che sono unioni di cellule caratterizzate dalla stessa funzione. Ad esempio il tessuto muscolare è formato da miociti che si uniscono tra di loro a formarlo. Gli organi sono associazioni di tessuti caratterizzati da funzioni diverse tra di loro a formare una struttura tridimensionale; ci sono zone che si occupano di determinate funzioni rispetto ad altre. Ad esempio il cuore è formato da diversi tipi di tessuti come quello con attività muscolare e quello invece con l’attività nervosa, i quali, dotati di funzioni diverse, si uniscono e contribuiscono al funzionamento dell’organo stesso. Vari organi vanno a formare sistemi, che hanno stessa struttura, stessa funzione e che derivano tutti dallo stesso foglietto embrionale. Per arrivare a dare una funzione all’organismo si ha bisogno dell’associazione dei vari sistemi. Per questo abbiamo apparati che compiono la stessa funzione, ma che derivano da diversi foglietti embriologici. Ciascun sistema contribuisce a formare l’apparato. Gli organi Si dividono in: Organi cavi (intestino, vasi sanguigni) Dal punto di vista della struttura, pur sembrando molto di versi tra loro, in realtà gli organi cavi sono dotati tutti di - Lume (parte vuota contenuta all’interno dell’organo) - Parete (parte fondamentale dell’organo cavo) La parete è costituita da tre tonache (strati sovrapposti): Strato interno: - Tonaca mucosa (visceri): prossimale alla cavità (definita virtuale se non presenta il cibo all’interno). È caratterizzata dai villi intestinali, delle spigolature che servono per aumentare la superficie di scambio di sostanze nutritive funzionali all’assorbimento e alla secrezione; in particolare la superficie di contatto tra la parte interna dell’intestino e il cibo è tale per cui queste possono essere captate e mandate nel circolo sanguigno. La tonaca mucosa ha quindi funzione di scambio. Oltre alla presenza dei villi intestinali è caratterizzata dalla presenza della parete sottomucosa, che presenta delle propaggini che contengono vasi sanguigni e linfatici che consentono l’assorbimento delle sostanze nutritive e l’ingresso in circolo - Tonaca intima (vasi sanguigni): evita la formazione di coaguli e quindi mantiene una vascolarizzazione corretta del sangue - Endocardio (cuore): evitare la formazione di coaguli Strato intermedio: - Tonaca muscolare (visceri): formata da strutture di tipo muscolare, le cui fibre sono poste in modo longitudinale, per consentire i movimenti peristaltici (progressione), ma anche in modo circolare, per consentire i movimenti peristoltici (adattamento del lume al contenuto) N.B. La progressione di elementi è controllata dai movimenti dell’intestino. Niente funziona per gravità, perché è tutto controllato da movimenti innescati dall’inserimento del cibo nella faringe. - Tonaca media (vasi sanguigni): nell’arteria è molto più ricca di fibre muscolari, in quanto portano il sangue nei vari distretti corporei e la loro contrattilità è molto importante. Nelle vene è invece costituita da tessuto elastico in quanto devono raccogliere il sangue refluo e portarlo verso il cuore; tendono quindi a dilatarsi andando a riempirsi di sostanze. Sono chiamate anche vasi di capacitanza in quanto rispondono di quanto un paziente è disidratato o meno. - Miocardio (cuore): tonaca muscolare molto sviluppata e grazie a ciò le cellule hanno una contrattilità intrinseca, ecco perché il cuore del trapiantato batte senza dover creare collegamenti nervosi Strato esterno: - Tonaca sierosa (visceri): ha funzioni di rivestimento e protezione, oltre a favorire lo scorrimento delle anse intestinali, impedendo la formazione di un attrito eccessivo, rende lucido l’intestino una volta esportato - Tonaca avventizia (vasi sanguigni): che protegge il vaso e che ne consente la vascolarizzazione, assicura fissità e integrità Organi pieni Sono formati da: - Capsula: responsabile della protezione dell’organo - Stroma: tutto ciò che c’è di supporto e determina la struttura tridimensionale dell’organo. Separa l’organo in unità più semplici, chiamati lobi, definiti dai setti, composti da tessuto connettivo in cui decorrono vasi sanguigni. È presente un punto unico che si chiama ilo, parte dello stroma, dove arrivano i vasi sanguigni dei vari setti - Parenchima: composto da cellule che svolgono funzioni essenziali e specifiche dell’organo Terminologia L’anatomia si divide - Anatomia descrittiva, in cui viene descritta la forma e la funzione di un determinato distretto anatomico - Anatomia topografica, in cui diciamo come i vari organi si rapportano e si dispongono nel corpo. In anatomia si utilizzano - Termini di posizione (identificano una qualsiasi parte del corpo) - Termini di movimenti (indicano il tipo e la direzione del movimento di un organo) La terminologia di posizione si riferisce ai piani principali, identificati dalla posizione neutra del corpo. Sono identificati 3 piani fondamentali: - Sagittale o mediano: divide il corpo in destra e sinistra, decorre in senso anteroposteriore, verticalmente - Frontale o coronale: divide il davanti dal dietro, la parte ventrale da quella dorsale, decorre in senso latero-laterale, verticale ed è perpendicolare al precedente - Orizzontale o trasverso: divide un sopra e un sotto, la parte craniale/rostrale da quella caudale, passa oer le spine iliache La terminologia di movimento invece identifica i movimenti rispetto ai piani principali - Distale o più lontano rispetto al piano principale di riferimento - Prossimale o più vicino rispetto al piano principale di riferimento Ad esempio prendendo in considerazione il piano sagittale mediano la mano è più distale, mentre la spalla è più prossimale APPARTATO CIRCOLATORIO Per apparato circolatorio intendiamo la grande circolazione, che parte dal cuore e porta il sangue a tutti gli organi periferici, e la piccola circolazione, che porta il sangue dal cuore ai polmoni. Della grande circolazione l’arteria principale è l’aorta: - origina dal ventricolo sinistro, che presenta la valvola aortica; - prosegue con una parte ascendente da cui originano le arterie coronarie, responsabili della vascolarizzazione del cuore stesso e che si diramano appena dopo l’uscita dal ventricolo; - Segue poi l’arco aortico, che procede dalla parte anteriore a quella posteriore, da cui originano tronco branchiocefalico, che poi si divide ulteriormente in arteria carotide comune destra e arteria succlavia destra arteria carotide comune sinistra, che vascolarizza la testa arteria succlavia sinistra, che vascolarizza gli arti superiori Sull’esofago decorre il nervo vago, il quale passa anteriormente rispetto all’arco aortico. Una sua diramazione, il nervo laringeo, generalmente passa sotto l’arco aortico, tuttavia alcune persone presentano una dilatazione dell’arco aortico (aneurisma) che irrita il nervo e induce un cambiamento della voce. - Si incontra poi una parte discendente toracica da cui dipartono le arterie intercostali, andando a vascolarizzare la parete toracica. Queste passano in corrispondenza del margine costale inferiore e sono un totale di 12 coppie - Una seconda parte discendente addominale si trova al di sotto del diaframma, e da questa dipartono diversi vasi, alcuni impari e mediani, come: Tripode celiaco Arteria mesenterica inferiore Arteria mesenterica superiore Altri invece pari e simmetrici, come: Arterie renali Arterie surrenali Arterie gonadiche Arterie lombari Arterie iliache comuni, l’aorta si dirama nelle iliache comuni alla “fine” del suo percorso L’aorta ascendente è lunga qualche centimetro, mentre quella discendente è molto più lunga, andando fino a sotto il cuore e andando a vascolarizzare quasi tutti i muscoli intercostali. I rami che originano dall’aorta, per comodità si dividono in tronchi sovra-aortici e tronchi addominali e questa distinzione è resa possibile grazie alla presenza del diaframma, un muscolo che divide la parte alta del tronco da quella bassa. Tronchi sovra-aortici A livello dell’arco aortico si formano: - Tronco brachiocefalico: si trova sulla destra, è una singola arteria che poi si divide nella carotide destra e nell’arteria succlavia destra. Le caratteristiche della carotide destra e dell’arteria succlavia destra sono uguali a quelle di sinistra. - Arteria carotide comune sinistra: è responsabile dell’irrorazione della testa. Si divide in due rami terminali: o Carotide interna: va internamente nella testa e irrora nell’encefalo entrando nel canale carotideo per raggiungere la base del cranio. Si unisce poi tramite un’anastomosi con il ramo vertebrale che viene dalla succlavia e forma il circolo di Willis, importante per l’irrorazione dell’encefalo o Carotide esterna: irrora gli organi interni del collo, la lingua e tutti i tessuti esterni all’encefalo. I suoi rami di divisione sono l’arteria facciale, l’arteria mascellare, l’arteria occipitale, l’auricolare posteriore e la temporale superficiale. Il punto in cui la carotide comune sinistra si divide è detto glomo carotideo, ed è la sede di recettori di alcune funzioni vitali, come la frequenza cardiaca. Al fianco della carotide comune sinistra è presente la vena giugulare. - Arteria succlavia sinistra: si divide in diversi vasi: o Arteria vertebrale: passa vicino ai corpi vertebrali tramite i processi laterali, dirigendosi dal basso verso l’alto. Entra nella base del cranio e si unisce con la carotide interna formando il poligono di Willis. o Arteria toracica interna: conclude con l’arteria mammaria, viene usata in chirurgia per fare il bypass delle coronarie. Si dirige verso il basso passando lateralmente allo sterno, irrora la parte toracica o Tronco tireo-cervicale: irrora il muscolo del collo, il territorio superficiale della spalla e la tiroide o Tronco costo-cervicale: irrora la regione profonda del collo e le coste o Arteria ascellare: irrora la parete laterale del torace, la spalla e l’arto superiore, è la parte dell’arteria succlavia che esce dal torace Il circolo o poligono di Willis Le due arterie vertebrali destra e sinistra, che sono il primo ramo di divisione della succlavia, si uniscono a pieno canale, formando l’arteria basilare, che si trova al di sotto degli emisferi cerebrali anteriormente al tronco encefalico. L’arteria basilare si divide poi in due rami, che sono le arterie cerebrali posteriori, che si uniscono con le arterie comunicanti posteriori. Queste poi si uniscono alle carotidi interne, le quali danno origine alle arterie cerebrali anteriori, che si uniscono all’arteria comunicante anteriore. Le arterie comunicanti posteriori sono i rami anastomotici tra circolo vertebrale e circolo carotideo, mentre le arterie cerebrali anteriori sono i rami anastomotici tra i due emisferi cerebrali. L’importanza del poligono di Willis è quella di avere una doppia vascolarizzazione (carotide interna + arteria vertebrale) come meccanismo di compenso; quindi, di conferire una portata complessiva di sangue al cervello sempre uguale, anche in presenza di occlusioni o stenosi (restringimento) di determinate arterie. Nel caso di occlusione di arterie carotidi, dovute alla formazione di placche aterosclerotiche o ateroematiche, si può arrivare ad intervenire chirurgicamente perché la quantità di sangue che arriva al cervello diventa minore in modo significativo e non rimane all’interno dei limiti consentiti. A livello degli angoli del poligono di Willis si possono formare degli aneurismi, che sono dei rigonfiamenti di una parte della parete arteriosa. Si tratta di un’alterazione della tonaca muscolare del vaso. In caso di pressioni elevate questi possono scoppiare e provocare quindi un’emorragia cerebrale più o meno grave a seconda della posizione in cui si trovano. Si può intervenire in maniera endovascolare, andando a riempire con determinati strumenti, come il titanio il “palloncino” che si è formato. Tronchi addominali Sotto il livello del diaframma abbiamo: - Arterie intercostali: seguono il decorso delle coste - Tronco tripode celiaco: irrora gli organi della porzione superiore dell’addome e origina sopra il pancreas, si divide a sua volta in: o Arteria splenica: si porta verso sinistra e irrora la milza, parte del pancreas, parte dello stomaco o Arteria gastrica di sinistra: si porta posteriormente e irrora parte dello stomaco. In particolare, decorre lungo la piccola curvatura dello stomaco e, tramite un’anastomosi, si unisce all’arteria gastrica di destra (si ha una vascolarizzazione ridondante dello stomaco) o Arteria epatica comune: irrora parte dello stomaco, parte del pancreas e il fegato. Si divide in gastroduodenale (va verso il basso e irrora la testa del pancreas e l’intestino) ed epatica propria (va verso l’alto e irrora il fegato) - Arteria mesenterica superiore: dal suo margine sinistro irrora con numerosi rami l’intestino tenue, mentre dal suo margine destro irrora con due o tre rami parte dell’intestino crasso - Arterie renali: irrorano i reni, sono due rami laterali dell’aorta addominale. La renale di destra è un po’ più lunga di quella sinistra ed è legato dal fatto che l’aorta è posta un po’ più a sinistra per dare spazio alla vena cava, rispetto alla quale decorre posteriormente. Si trovano lateralmente all’arteria mesenterica superiore. - Arterie surrenaliche: irrorano i surreni, responsabili della formazione di ormoni. Originano dalle arterie renali - Arteria mesenterica inferiore: irrora il colon e il retto - Arterie testicolari o ovariche (gonadiche): irrorano le gonadi, termine unico per identificare i testicoli e le ovaie. Sono presenti anche nelle donne, dove il decorso è un po’ più breve - Arterie lombari: irrorano la muscolatura paravertebrale - Arterie iliache comuni: hanno decorso breve, si dividono in: o Due arterie iliache interne, che irrorano gli organi pelvici (vescica, retto posteriormente) o Due arterie iliache esterne, che irrorano gli arti inferiori LE VENE Le vene hanno un decorso molto simile a quello delle arterie tranne particolari eccezioni, tra cui il sistema della vena cava superiore, quello della vena cava inferiore, quello della vena porta e infine la circolazione superficiale dell’arto superiore e inferiore. Il sistema venoso ha un decorso profondo e uno superficiale. Quello profondo è quello che solitamente decorre vicino alle arterie, mentre quello superficiale che è un circolo collaterale. Vena cava superiore: un po’ spostata verso destra rispetto all’uscita dell’aorta, ed è formata dall’unione dei tronchi anonimi di destra e di sinistra, chiamati anche tronco venoso brachio- cefalico di destra e di sinistra, i quali a loro volta sono formati dall’unione delle succlavie e le giugulari. La vena cava superiore porta il sangue nell’atrio di destra. Ha una lunghezza che dipende dalla satura del paziente. Le vene giugulari hanno una struttura che ripercorre il decorso delle carotidi: la giugulare esterna ha un decorso molto più superficiale e raccoglie il sangue venoso refluo dal viso e dal collo; la giugulare interna ha invece un decorso più profondo e che raccoglie il sangue venoso refluo dal tronco encefalico e dal neuroencefalo. Altra particolarità è che entrambe le giugulari decorrono lateralmente alla tiroide, inoltre la giugulare esterna decorre sopra lo sternocleidomastoideo, mentre quella interna sotto. Le vene succlavie invece raccolgono il sangue venoso dalla spalla, dall’arto superiore, dalla parte laterale del torace. La vena succlavia, che ha un decorso sotto la clavicola, invece riceve sangue venoso proveniente dal circolo superficiale dell’arto, mentre il circolo profondo viene riempito da quello profondo dell’arto. Il sistema della vena cava superiore si butta a livello dell’atrio di destra e i suoi vasi sono utilizzati per posizionare degli accessi di grosso calibro. Questo è creato dalle vene anonime e dalle vene azigos e emiazigos, che racchiudono le vene che derivano dalla parete toracica e che decorrono vicino alla colonna vertebrale. - Emiazigos: dalla parte sinistra, riceve dei rami che decorrono vicino alle coste, segue un po’ il decorso dell’aorta e si introduce nella vena cava superiore tramite l’azigos - Azigos: dalla parte destra, ha un calibro un po’ superiore e si butta all’interno della vena cava superiore, che dopo poco si butta nell’atrio. Inoltre ha un tronco che passa a cavaliere al bronco di destra e deriva dalla defluenza di altri vasi Le azigos e emiazigos drenano il torace posteriore. Vena cava inferiore: raccoglie il sangue dal comparto addominale e dagli arti inferiori. Si trova lateralmente e a destra dell’aorta addominale. Nel caso del distretto venoso la vena renale di destra è più corta rispetto a quello di sinistra, proprio perché stavolta risulta più lontano il rene di sinistra rispetto a quello di destra, cosa che nel caso dell’aorta appariva come contraria. Si forma nella parte inferiore dell’addome dalle vene iliache, che arrivano dalla defluenza delle vene iliache interne ed esterne, si forma poi la vena cava inferiore. Alla vena cava inferiore defluiscono le vene gonadiche, le renali e le surrenali, le lombari e le sovra-epatiche. Tutto il sangue proveniente dal distretto intestinale (stomaco, milza, intestino tenue e colon) raggiunge la vena cava tramite le tre vene sovra- epatiche, che si trovano sotto lo iato diaframmatico superiormente e posteriormente al fegato. Questo significa che non ci sono vene corrispettive delle ramificazioni anteriori dell’aorta. Infatti le vene sovra- epatiche raccolgono il sangue dell’apparato digerente, lo fanno passare attraverso il fegato e lo buttano alla vena cava inferiore che si inserisce direttamente nel cuore, in modo tale da consentire un passaggio attraverso il fegato, organo di fondamentale importanza per i processi implicati nella digestione. La vena porta raccoglie tutto il sangue proveniente dagli organi addominali, lo porta al fegato che lo filtrerà e lo “rigetterà” all’interno delle vene sovra epatiche che lo porteranno alla vena cava inferiore. Riassumendo, la vena cava inferiore nasce dalla confluenza di vene periferiche, quali: - Vene iliache → interne, che raccolgono il sangue refluo dai visceri pelvici, ed esterne, che raccolgono il sangue dall’arto inferiore - Vene gonadiche → raccolgono il sangue refluo dalle gonadi; queste nell’uomo escono dalla cavità addominale raggiungendo i testicoli - Vene renali e surrenali → raccolgono il sangue refluo da reni e surreni - Vene lombari → raccolgono il sangue refluo dalla muscolatura paravertebrale - Vene sovraepatiche → sono tre e raccolgono il sangue venoso refluo che, dai visceri addominali, passa attraverso il fegato. Vena porta: il sistema venoso dell’intestino ha delle corrispondenze delle arterie, ma prima di inserirsi nella vena cava passano attraverso il fegato tramite la vena porta. La vena porta è il ramo venoso che porta il sangue refluo dai visceri addominali, entra nel fegato, si divide nei sinusoidi epatici e si butta nel distretto sovra-epatico, che poi porta il sangue nella vena cava inferiore. La vena porta nasce dall’unione della vena splenica con la vena mesenterica superiore, si trova posteriormente al pancreas. Nella vena splenica, prima che essa si butti nella vena porta, si unisce la vena mesenterica inferiore. - Vena splenica → raccoglie il sangue refluo da milza, parte dello stomaco, parte del pancreas, metà sinistra del colon e retto (questi ultimi due li riceve tramite la confluenza della vena mesenterica inferiore) - Vena mesenterica superiore → raccoglie il sangue refluo da intestino tenue, metà destra del colon, parte dello stomaco e parte del pancreas La vena porta arriva al fegato e si divide in due rami, uno a destra e uno a sinistra che terminano poi nei sinusoidi epatici. In corrispondenza di questa biforcazione le tre sovra-epatiche sono poste a cavaliere: una destra, una centrale e una sinistra. Quella destra recupera il sangue dalla parte destra del fegato, quella centrale dalla parte centrale e quella sinistra dalla parte sinistra. Le tre vene sovra-epatiche sono quelle che poi vanno a buttarsi nella vena cava inferiore. APPARATO DIGERENTE L’apparato digerente è formato da una serie di organi cavi e organi solidi. Gli organi cavi sono l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue e l’intestino crasso. Collateralmente abbiamo organi parenchimatosi che sono fegato, vie biliari e pancreas. Il parenchima è una membrana che contiene tutti gli organi addominali. Esofago L’esofago è un organo impari e mediano, lungo circa 25 cm che va dalla sesta vertebra cervicale fino alla prima vertebra lombare, arrivando fino al di sotto del diaframma. È un organo che non ha funzioni digestive specifiche, ma ha funzione di far transitare il cibo dalla bocca allo stomaco, è infatti dotato di uno spesso strato muscolare che favorisce il movimento peristaltico. L’esofago collega l’orofaringe e lo stomaco. Essendo un organo lungo ha dei contatti diversi a seconda della porzione: - Nella porzione cervicale: situato posteriormente alla trachea e davanti alla colonna vertebrale - Nella porzione toracica: posto nella prima parte tra la trachea e la colonna, mentre nella seconda parte tra l’atrio sinistro e la colonna. Lateralmente è a contatto con la pleura - Nella porzione addominale: il diaframma presenta un orifizio chiamato jato esofageo, che circonda l’esofago completamente Il lume dell’esofago è virtuale, e si ingrandisce quando passa il cibo. Esistono diversi restringimenti fisiologici: - Restringimento cervicale: a livello cervicale, al di sotto della cartilagine cricoide della laringe, dove è presente una spessa muscolatura, chiamata sfintere esofageo superiore. A livello di questo restringimento possono formarsi diverticoli detti Zenker, dati dallo sfiancamento di tale muscolatura; è come se fossero degli aneurismi dell’esofago - Restringimento centrale: nella regione centrale, determinato dalla presenza della colonna vertebrale e dell’arco aortico - Restringimento diaframmatico: nella regione diaframmatica, determinato dalla muscolatura che avvolge lo jato esofageo. Contribuisce, oltre ad altri fattori, ad impedire il reflusso di acido gastrico dell’esofago Peritoneo Il peritoneo è una membrana che ricopre gli organi della cavità addominale. Nella sezione sagittale si può osservare che tutti questi organi sono ricoperti da una membrana traslucida che ricopre tutti gli organi compreso il fegato, il diaframma, tutte le anse dell’intestino, lo stomaco e il colon. In alcuni punti questa membrana è come se fosse doppia e ha la funzione di attaccare gli organi alla parete addominale anteriore. In questo caso questo doppio foglietto viene chiamato meso. La presenza di questo foglietto divide l’addome in una loggia sovramesocolica e in una loggia sottomesocolica. Questo doppio foglietto viene chiamato mesocolon, e tiene attaccato il colon con la parete addominale posteriore ed è teso andando a dividere l’addome superiore e quello inferiore. La doppia riflessione a livello dello stomaco forma l’omento, che tiene unito lo stomaco alla parete posteriore. Il doppio foglietto è presente anche a livello dell’intestino tenue e nell’intestino crasso ed è chiamato mesentere. Il peritoneo è un organo vero e proprio che ha funzione di protezione, rivestimento e sospensione. Stomaco Lo stomaco è un organo impari, intraperitoneale, cioè rivestito interamente dal peritoneo, e mediano, situato nella porzione superiore dell’addome. Lo stomaco è legato al fegato dal piccolo omento, un doppio foglietto di peritoneo traslucido teso tra la piccola curvatura dello stomaco e il fegato. Dalla grande curvatura dello stomaco origina il grande omento, un “grembiule” omentale, ricca di grasso e di tessuti linfatici che ha la funzione di protezione da infezioni località e di controllo. In buona parte rappresenta il grasso viscerale. La rappresentazione del peritoneo varia da persona a persona: nelle persone magre è formato principalmente da tessuti linfatici; mentre nelle persone grasse è formato anche da una grande componente adiposa. Lo stomaco deve essere abbastanza elastico perché deve contenere il cibo che abbiamo mangiato e cominciare la digestione, può avere diverse forme a seconda della persona. Lo stomaco stesso è formato da diverse parti: - Cardias: punto in cui l’esofago entra all’interno dello stomaco. È una parte fissa: c’è un angolo tra la porzione terminale dell’esofago e lo stomaco, chiamato angolo di His, che consente, insieme alla muscolatura diaframmatica, di impedire il reflusso gastrico. La muscolatura è circolare e costituisce lo sfintere esofageo inferiore. - Grande curvatura - Piccola curvatura - Fondo: a fondo cieco, in alto è a contatto con il diaframma. Quando mangiamo tanto si gonfia e va a spingere il diaframma, provocando il singhiozzo. Lateralmente è in contatto con la milza - Corpo: porzione centrale, responsabile del rimescolamento e dello sminuzzamento del cibo - Antro: tra il corpo dello stomaco e il pezzo del duodeno - Piloro: formato da una muscolatura circolare che forma una valvola e che controlla il passaggio del materiale proveniente dallo stomaco. La parete anteriore dello stomaco è a contatto con la parete addominale, mentre la parete posteriore invece è a contatto con la retrocavità degli epiploon, che è una cavità virtuale che anteriormente è a contatto con lo stomaco, posteriormente è in contatto con il pancreas, inferiormente il piccolo colon, mentre lateralmente è a contatto con il piccolo omento a destra e la milza a sinistra. Si può accedere o tagliando il grande omento oppure passando con il dito nello spazio tra la cistifellea e lo stomaco, spazio in cui passa la vena porta e l’arteria epatica. Lo spessore della parete è variabile, con ben sviluppata muscolatura di parete, chiamata tonaca muscolare, che presenta un rivestimento interno che si dispone a pliche, chiamate pliche gastriche. Le pliche sono disposte irregolarmente, ma prevalentemente trasversali, nel fondo e nella grande curvatura, mentre nella piccola curvatura sono disposte in senso longitudinale a formare la via gastrica principale. Le pliche servono a guidare il transito di liquidi lungo la via gastrica principale e servono a consentire la distensione dello stomaco e dei suoi riarrangiamenti di conformazione. Intestino tenue L’intestino tenue occupa la maggior parte della cavità addominale; ha una lunghezza variabile dai 2 a 3-5 metri, a seconda dello stato di rilasciamento o contrazione. Si distinguono il duodeno, digiuno e ileo. Duodeno: comincia dopo il piloro. È retroperitoneale, cioè non è completamente ricoperto dal peritoneo, ma ne è avvolto solo nella parete anteriore. Si dirige per un breve tratto a destra, si incurva successivamente a formare una C rovesciata che avvolge la testa pancreatica e si dirige a sinistra per proseguire nella prima porzione del digiuno con una brusca curvatura, chiamato passaggio duodeno-digiunale. È convenzionalmente diviso in quattro segmenti a seconda della direzione: - Bulbo (prima porzione dopo il duodeno, orizzontale) - Porzione discendente (seconda porzione, da questa sezione passa la linea del mesocolon trasverso) - Porzione orizzontale - Porzione ascendente Il duodeno riceve, in corrispondenza della seconda porzione, lo sbocco dei dotti escretori delle ghiandole annesse al tubo digerente, che sono il fegato e il pancreas. Il dotto escretore del fegato è detto coledoco e quello del pancreas dotto di Wirsung, o dotto pancreatico principale. Questi due dotti vanno a confluire, pur con variabilità, in un unico breve condotto, chiamato ampolla di Vater, che protrude all’interno del duodeno e svolge funzioni sfinteriali attraverso uno specifico apparato sfinterale. Più cranialmente all’ampolla di Vater sbocca il dotto pancreatico secondario. Digiuno e ileo: formano la maggior parte dell’intestino tenue e formano la cosiddetta matassa intestinale. Sono in porzioni intraperitoneali e si trovano nella loggia sottomesocolica. Presentano una grande libertà di movimento grazie alla presenza di un morbido ventaglio, chiamato mesentere, che connette senza fissare queste porzioni di intestino con la parete addominale posteriore. La linea di attacco del mesentere alla parte addominale posteriore, chiamato radice del mesentere, decorre dall’alto a sinistra verso il basso a destra. Tale linea è relativamente breve rispetto alla lunghezza del blocco digiuno-iliale, determinando quindi il suo aspetto a ventaglio. Il msentere inizia dalla prima ansa del digiuno e finisce tra l’intestino tenue e il crasso. Nel mesentere decorrono i vasi sanguigni, i nervi e i vasi linfatici. Questi ultimi sono particolarmente sviluppati rispetto agli altri apparati in quanto la linfa veicola una parte delle sostanze nutritive. Non esiste una netta differenza tra digiuno e ileo. Il digiuno solitamente occupa prevalentemente la porzione superiore e sinistra della loggia sottomesocolica, mentre l’ileo occupa prevalentemente la porzione inferiore destra. L’aorta nella porzione addominale forma l’arteria mesenterica superiore, dalla quale si formano delle arterie a forma di ventaglio che vanno a vascolarizzare tutto l’intestino e che segue la forma del mesentere. Nel mesentere decorrono quindi l’arteria mesenterica superiore e la vena mesenterica, i cui rami di divisione che vanno verso sinistra formano l’arcata di Riolano e vascolarizzano l’intestino tenue, mentre i rami di divisione che vanno verso destra vascolarizzano il colon. La struttura tipica dei visceri cavi è composta da tonache. La tonaca muscolare permette i movimenti peristaltici e peristoltici. Il complesso della tonaca mucosa e sottomucosa è sollevato in pliche circolari in modo tale da aumentare la superficie di assorbimento, che viene triplicata rispetto alla superficie esterna complessiva del viscere, e rallentare la progressione del contenuto aumentando il tempo a disposizione per la digestione e l’assorbimento. Ogni plica è composta da rilievi chiamati villi intestinali, che aumentano ulteriormente la superficie di assorbimento arrivando ad avere una superficie 10 volte quella delle pliche, e sono separati da avvallamenti, chiamati cripte, che contengono ghiandole intraparietali che secernono enzimi e muco. Queste strutture contengono cellule che producono una sostanza antibatterica, chiamata lisozima, e ormoni che regolano motilità e secrezioni enzimatiche. Ogni villo infine è rivestito da rilievi microscopici, chiamati microvilli, che determinano la finale superficie di assorbimento. Il digiuno è più ricco di villi e di ghiandole per la produzione di muco e ormoni, mentre l’ileo è più povero di villi ma più ricco di ghiandole linfoidi. Intestino crasso L’intestino crasso è disposto come una cornice che circonda su tre lati le anse dell’intestino tenute, a destra, a sinistra e in alto, è la porzione più periferica. L’intestino tenue è diviso dal crasso dalla valvola ileo-ciecale, situata nella parte bassa destra dell’addome, chiamata fossa iliaca destra. Si distinguono: - Cieco: situato nella fossa iliaca destra, è fissato dal peritoneo nella sua sede e ha la forma di una cavità circolare. Riceve lo sbocco dell’intestino tenute, regolato dalla valvola ileo-ciecale, e da impianto all’appendice vermiforme, che contiene tessuto linfatico, viene chiamata tonsilla dell’addome e ha sedi di impianto e di decorso variabile. Il decorso dell’appendice è solitamente diretto verso il basso, sulla parete posteriore del cieco, ma può anche trovarsi anteriormente ad esso. - Colon: segmento più lungo dell’intestino crasso, si estende dalla valvola ileo-ciecale al retto. È composto da quattro porzioni: ascendente, trasverso, discendente, sigma. Presenta due flessure: o Flessura epatica: angolo tra colon ascendente e colon trasverso o Flessura splenica: angolo tra colon trasverso e colon discendente La porzione discendente e ascendente e le due flessure sono fisse, mentre il colon trasverso e il sigma sono mobili in quanto intraperitoneali. La parete esterna ha un aspetto particolare, ad ampie tasche interposte fra le pliche intestinali circolari (rigonfiamenti esterni), chiamate pliche semilunari. Presenta uno strato di muscolatura longitudinale suddiviso in tre fasci, detti tenie - Retto: porzione terminale dell’intestino crasso. È composto da: o Ampolla rettale, porzione superiore più ampia e dilatabile, dove vengono immagazzinate le feci o Canale anale, porzione inferiore più stretta, punto di passaggio delle feci È dotato di un particolare doppio strato muscolare con funzioni sfinteriali. Si ha uno sfintere interno (più craniale e involontario) e uno sfintere esterno (più caudale e volontario). Il retto è in rapporto Posteriormente: vertebre sacrali Anteriormente: in uomo con la vescica, in donna con l’utero e il canale vaginale Lateralmente: pareti del bacino, nella donna con le tube di falloppio e le ovaie Presenta, nella parte terminale, un ricco reticolo venoso detto plesso emorroidario. La mucosa manca dei villi intestinali e presenta dilatazioni alterate a restringimenti chiamate pliche semilunari. Numerose ghiandole sono presenti per la secrezione di muco. Fegato Il fegato è il più voluminoso organo del nostro organismo, con un peso tra 1,5 e 2 Kg. Occupa la porzione superiore destra dell’addome e si estende verso sinistra, nell’ipocondrio di destra. È quasi interamente rivestito dal peritoneo, ad eccezione di una piccola porzione posteriore, chiamata area nuda del fegato. Si distinguono: - Faccia anterosuperiore: convessa, il fegato si rapporta con il diaframma e la parete addominale anteriore - Faccia posteroinferiore concava, il fegato si rapporta sul piano anteriore con esofago, stomaco, duodeno e flessura epatica del colon; sul piano posteriore invece con rene, surrene, diaframma. È a contatto diretto con la parete addominale posteriore tramite l’area nuda È localizzato nella cavità addominale, sotto il diaframma, ma topograficamente è praticamente un organo toracico in quanto si trova tra la sesta e la dodicesima costa. Il fegato è costituito da quattro lobi: 1. Lobo destro: faccia anterosuperiore, occupa la maggior parte dell’organo 2. Lobo sinistro: faccia anterosuperiore, di dimensioni minori, occupa la porzione sinistra dell’organo 3. Lobo quadrato: faccia posteroinferiore, occupa la parte anteriore. È compreso tra la cistifellea e il legamento rotondo 4. Lobo caudato: faccia posteroinferiore, occupa la parte posteriore ed è in stretto rapporto con la vena cava inferiore Il fegato si trova fissato nella porzione superiore dell’addome (appeso al diaframma e adeso alla parete addominale) grazie alla presenza di numerosi legamenti. È legato al diaframma tramite: - Legamento coronarico destro e sinistro - Legamento triangolare destro e sinistro Anteriormente è fissato tramite: - Legamento rotondo: rappresenta un’obliterazione fibrosa (trasformazione in tessuto fibroso) della vena ombelicale del feto (finisce nell’ombelico), fissa il fegato all’ombelico - Legamento falciforme: fissa il fegato alla parete addominale anteriore Il fegato è teso coma una vela tra il margine epatico, il legamento rotondo e la parte addominale. Il fegato riceve sangue attraverso due vasi sanguigni: - Arteria epatica: ramo del tripode celiaco, trasporta il sangue ossigenato - Vena porta: trasporta sangue venoso refluo dai visceri addominali, unione della vena splenica e della vena mesenterica superiore Questi due vasi penetrano nel fegato attraverso un unico punto, chiamato ilo epatico, e percorrono insieme il cosiddetto peduncolo epatico. La medesima strada viene percorsa dal dotto biliare per uscire dal fegato e raggiungere il duodeno. All’interno del fegato, l’arteria epatica e la vena porta si suddividono in numerosi rami che confluiscono in una rete di piccoli vasi contenente sangue misto arterioso-venoso, detto sinusoidi epatici (più piccoli rami di divisione dell’arteria epatica e della vena porta). Il sangue alimenta così le cellule epatiche (epatociti), che riversano i prodotti del loro metabolismo in una seconda rete di piccoli vasi, chiamati vene centrolobulari, che confluiscono a formare le vene sovraepatiche, rami della vena cava inferiore. Le vie biliali Il fegato produce la bile, secreto contenente sostanze necessarie alla digestione. La bile prodotta dalle cellule epatiche viene liberata in piccoli vasi, i canalicoli biliari, che confluiscono a formare condotti di calibro progressivamente maggiore, le vie biliari intraepatiche, che formano infine i dotti epatici maggiori, uno destro e uno sinistro. Questi ultimi confluiscono infine a formare il dotto epatico comune. Il dotto epatico comune diventa coledoco quando riceve lo sbocco del dotto cistico, che drena la bile dalla cistifellea o colecisti. La bile percorre il coledoco e raggiunge il duodeno a livello delle papille di Vater. La bile viene quindi utilizata e trasformata nell’intestino dando la colorazione delle feci. La cistifellea è un organo cavo che aderisce alla faccia posteroinferiore del fegato e svolge funzione di immagazzinamento e di concentrazione della bile per accentuare la funzione digestiva. Questo meccanismo di concentrazione della bile è alla base della precipitazione di componenti della bile stessa, soprattutto bilirubina e colesterolo, a formare i calcoli biliari. I calcoli possono restare nella cistifellea o essere spinti nel coledoco, determinando un ostacolo al passaggio della bile nell’intestino. La bile ristagna in questo caso nel fegato e passa nel sangue causando una colorazione giallastra della cute, cioè l’ittero. Pancreas Il pancreas è un organo retroperitoneale (ricoperto di peritoneo solo anteriormente), di piccole dimensioni (intorno ai 100g) rispetto al fegato, si trova disposto trasversalmente nella porzione superiore dell’addome (loggia sovramesocolica) per una lunghezza complessiva di 15-20 cm. Si distinguono tre porzioni: - Testa: porzione più ampia, accolta nella concavità della C duodenale ed in comunicazione con il lume del duodeno attraverso la papilla di Vater - Corpo: segmento più stretto rispetto alla testa. Percorre trasversalmente l’addomeEd è in rapporto posteriormente con la colonna vertebrale e l’aorta, anteriormente con lo stomaco - Coda: porzione terminale del pancreas, che giunge fino alla milza. Arriva vicino all’ilo splenico, dove l’arteria e la vena splenica entrano ed escono dalla milza Sopra al pancreas emerge il tripode celiaco, mentre posteriormente ad esso emerge l’arteria mesenterica superiore, che poi entra nel mesentere. È una ghiandola con due componenti: - Componente esocrina: deputata alla produzione del succo pancreatico. Gli enzimi pancreatici secreti sono riversati in un sistema di canali che confluiscono in un condotto principale, il dotto di Wirsung (dotto pancreatico principale) e nel dotto di Santorini (dotto pancreatico secondario). Questi terminano nel duodeno insieme al coledoco. - Componente endocrina: deputata alla produzione di ormoni (insulina, glucagone, somatostatina). Sparsi nel tessuto del pancreas si trovano piccoli aggregati di cellule, le isole pancreatiche o isole di Langherans, che producono gli ormoni responsabili del controllo del metabolismo dei carboidrati APPARATO URINARIO L’apparato urinario comprende i reni e le vie urinarie extrarenali (2 ureteri e uretra), deputato alla produzione e all’escrezione dell’urina. Rene Il rene è deputato alla produzione dell’urina, è un organo pari e simmetrico, situato nello spazio retroperitoneale nella porzione superiore dell’addome, subito al di sotto del diaframma e lateralmente alla colonna vertebrale, nel cosiddetto passaggio dorso- lombare. La forma ricorda quella di un fagiolo, con l’asse maggiore diretto verticalmente e lievemente da posteriore ad anteriore. La lunghezza è circa di 10-15 cm, la larghezza circa 5-7 cm e infine lo spessore è di circa 4-5 cm, per un peso complessivo di circa 150g. Il rene destro è lievemente più caudale rispetto al rene sinistro, per la presenza del fegato. In generale il rene è avvolto da uno spesso strato di tessuto adiposo, detto grasso perirenale che è un elemento di protezione e lo rende parzialmente mobile con gli atti respiratori e nel passaggio alla stazione eretta. Il polo superiore accoglie il surrene, una ghiandola endocrina, vascolarizzato dalle arterie surrenaliche e da rami dell’arteria renale All’interno del rene si distinguono due facce, una anteriore e una posteriore, due poli, uno superiore e uno inferiore, e due margini, uno laterale e uno mediale. Posteriormente il rene è in rapporto con la muscolatura paravertebrale e il diaframma, anteriormente invece i rapporti sono differenti a seconda del lato: - rene destro è in rapporto con: fegato, flessura epatica del colon, colon ascendente, duodeno e testa pancreatica - rene sinistro invece è in rapporto con: milza, flessura splenica del colon, colon discendente e coda pancreatica Il margine mediale del rene presenta un infossamento chiamato seno renale, che comprende il punto di ingresso dei vasi sanguigni, (arteria e vena renale) detto ilo renale, e la cavità di raccolta dell’urina, il bacinetto renale, dal quale origina l’uretere. Il margine mediale del rene destro è in rapporto con la vena cava inferiore mentre il margine mediale del rene sinistro con l’aorta. Il rene destro ha la vena molto corta e si trova vicino alla vena cava inferiore, mentre l’arteria di destra è più lunga e passa dietro alla vena cava (piano cavale). Contrariamente, l’arteria renale di sinistra è più corta. I traumi renali possono manifestarsi con la presenza sangue nelle urine (ematuria). In sezione, dalla periferia verso il centro si distinguono: - Capsula renale: di colore rosso scuro, robusta e spessa 1 cm. - Corticale del rene: di aspetto omogeneo. Contiene i corpuscoli renali, che ricevono la maggior parte del flusso sanguigno (circa il 90%). - Midollare del rene: contiene 8-12 formazioni note come piramidi midollari, che hanno la base rivolta verso la corticale e l’apice verso il seno renale. Le piramidi midollari sono separate tra loro da setti o prolungamenti, che dalla corticale si portano verso il seno renale tramite le colonne renali. Ognuna presenta una striatura dipendente dalla presenza di vasi retti e di tubuli, i quali si aprono all’apice della piramide tramite la papilla renale e riversano l’urina in un cosiddetto calice; la confluenza dei calici forma il bacinetto renale Per quanto riguarda invece la conformazione interna troviamo: - Lobo renale: unità funzionale, territorio funzionalmente autonomo che comprende: Una midollare Le colonne circostanti Un corrispondente territorio di corticale Un calice renale Un’arteria arciforme - Zona renale Unità vascolare Presenta cinque territori irrorati ciascuno da un’arteria zonale Per quanto riguarda la vascolarizzazione, il rene è caratterizzato da una struttura vascolare particolare. I rami dell’arteria renale si dividono a formare le arterie arciformi che decorrono nelle colonne renali, al limite con ciascuna piramide renale. Dalla convessità di ciascuna arteria arciforme dipartono le arteriole afferenti che raggiungono i corpuscoli renali detti glomeruli, dai quali si dipartono le arteriole efferenti che riforniscono la rete capillare della coricale e delle colonne renali. Dalla concavità invece dipartono le arterie rette che irrorano i tubuli della midollare e risalgono verso le vene arciformi. Struttura del rene: l’unità funzionale del rene è il nefrone, ognuno dei quali è composto dal corpuscolo renale e dal tubulo renale. Il corpuscolo renale ha una forma sferica di circa 0,2-0,3 mm di diametro, prevalentemente formata da una rete capillare a gomitolo, detto glomerulo renale, rivestito da una capsula, chiamata capsula di Bowman. Parlando del glomerulo renale, la rete capillare, alimentata dall’arteriola afferente, presenta grande permeabilità portando alla formazione di una pre- urina, chiamato filtrato glomerulare. Il sangue, ancora ricco di ossigeno, abbandona il corpuscolo renale attraverso l’arteriola efferente che si distribuisce ad una rete capillare peritubulare per divenire quindi sangue venoso, che attraverso le vene arciformi, confluisce alle vene renali. La capsula di Bowman invece raccoglie il filtrato glomerulare prodotto dal glomerulo renale e lo riversa nel tubulo renale prossimale. Il tubulo renale ha la funzione di riassorbire gran parte dei 220 litri giornalieri di filtrato glomerulare. Oltre a ciò, svolge funzione di riassorbimento selettivo di alcune sostanze nonché di controllo della pressione arteriosa e del volume dei fluidi extracellulari. Tali funzioni sono svolte in maniera differente dalle diverse porzioni del tubulo renale. Si distinguono infatti, in base alla funzione e alla morfologia: - Tubulo contorto prossimale - Ansa di Henle - Tubulo contorto distale L’urina prodotta dai nefroni e non ancora definitiva, confluisce attraverso un tratto reuniente nei dotti collettori, dove si conclude il processo di concentrazione dell’urina. I dotti collettori confluiscono poi nei dotti papillari che si aprono all’apice delle piramidi renali, riversando l’urina definitiva nei canali renali. Le vie urinarie extrarenali: i calici renali confluiscono a formare il bacinetto renale, cavità contenente circa 3-10 ml di urina. I calici renali insieme al bacinetto, come peraltro l’uretere, presentano una robusta muscolatura di parete che consente, mediante contrazioni ritmiche peristaltiche di spingere continuamente l’urina verso l’uretere. L’uretere L’uretere si dirige verticalmente in basso, immediatamente dietro al peritoneo, lungo il decorso del muscolo grande psoas, dal bacinetto renale alla vescica. Contrae rapporti in avanti con il colon ascendente e discendente e incrocia i vasi iliaci per imboccare la pelvi. Ha una lunghezza di circa 30 cm ed un calibro di 4-7 mm. Presenta una robusta muscolatura di parete, formata da uno strato interno longitudinale ed uno strato esterno trasversale. L’ingresso in vescica avviene in maniera obliqua in corrispondenza della parete posteriore. Questa modalità d’ingresso, nonché un aggiuntivo strato di muscolatura longitudinale, impediscono il reflusso di urina dalla vescica nell’uretere. Il tratto terminale dell’uretere è infatti fisiologicamente compresso e viene aperto da una pressione nell’uretere a monte superiore alla pressione vescicale. Vescica La vescica è un organo mediano, situato nella parte inferiore della cavità addominale, in gran parte in porzione sottoperitoneale. È situata posteriormente alla branca pubica superiore ed alla sinfisi pubica. I suoi rapporti posteriori sono diversi tra il maschio e la femmina: nel maschio è in rapporto con le vescicole seminali, la prostata e il retto; nella femmina con l’utero e la vagina. Il riempimento della vescica si accompagna alla sua distensione in direzione craniale, risultando apprezzabile al di sopra della sinfisi pubica, dove, nei casi di impossibile cateterismo vescicale per via uretrale, è possibile introdurre un catetere. Si tratta del cateterismo sovrapubico. Nella parte posteriore e laterale sboccano i due ureteri, mentre più anteriormente e inferiormente, origina l’uretra tramite il meato uretrale interno. Si forma così un triangolo a base rovesciata, chiamato triangolo vescicale. Tra i due sbocchi degli ureteri è presente un avvallamento demarcato da una plica mucosa trasversale dove, al termine di una minzione incompleta può residuare urina e formare un ristagno minzionale soggetto ad infezioni. Il volume vescicale normale è pari a circa 300 ml, cioè 1/3 del volume massimo. A partire da un volume di circa 200-400 ml compare uno stimolo riflesso per la minzione, che può essere controllato volontariamente fino agli 800 ml. La parete della vescica è costituita da mucosa, uno strato di tessuto connettivo sottostante e una parete muscolare. Quest’ultima si compone di uno strato muscolare interno, ad andamento circolare, ed uno strato muscolare esterno, ad andamento longitudinale dal davanti all’indietro, connessi da fibre oblique. Si tratta di muscolatura involontaria, regolata dal sistema nervoso autonomo. I fasci muscolari formano strutture sfinteriali sia in corrispondenza dello sbocco degli ureteri sia all’ingresso della vescica, dove è presente lo sfintere uretrale interno. Lo svuotamento della vescica è inoltre controllato dallo sfintere uretrale esterno, volontario e costituito da fibre muscolari che, nella donna è situato immediatamente al di sotto dello sfintere interno, mentre nell’uomo si trova al di sotto della prostata. Uretra Nella femmina, l’uretra ha un decorso breve e rettilineo per aprirsi all’esterno nel meato uretrale esterno, cranialmente alla vagina. Nel maschio, la lunghezza dell’uretra è variabile dai 20 ai 40 cm. In particolare, si distinguono: - Parte prostatica: primo tratto che decorre all’interno della prostata - Parte membranosa: breve tratto intermedio che attraversa il pavimento pelvico - Parte spongiosa: tratto compreso nel corpo spongioso del pene ARTERIE ARTI INFERIORI E SUPERIORI Arti inferiori Arteria femorale comune: origina come proseguimento dell’arteria iliaca esterna, una volta passato il legamento inguinale (triangolo di scarpa). Dopo essere passata attraverso l’anello crurale, stacca 4 rami: 1. Arteria femorale profonda: irrora il gruppo muscolare degli adduttori, dirigendosi profondamente e posteriormente. Se si ha un’ostruzione dell’arteria femorale superficiale, questa può funzionare come meccanismo di vicariamento. 2. Arteria femorale superficiale: ha il calibro maggiore, si dirige lungo la faccia interna della coscia fino al ginocchio dove, passando nel canale degli adduttori, prosegue posteriormente nella zona poplitea. 3. Arteria circonflessa laterale: irrora la muscolatura laterale della coscia 4. Arteria circonflessa mediale: irrora la muscolatura mediale della coscia L’arteria femorale superficiale, passando cranialmente al ginocchio, si porta nel cavo popliteo prendendo il nome di arteria poplitea; da qua stacca due rami: - Arteria tibiale anteriore: passa attraverso la membrana interossea tra tibia e perone, proseguendo anteriormente alle ossa fino a raggiungere la faccia dorsale del piede (arteria pedidea) - Arteria tibiale posteriore: prosegue posteriormente a tibia e perone, staccando poi un ramo che irrora la muscolatura laterale detto arteria peroniera. Ischemia arto inferiore: nel caso di ostruzione dell’arteria femorale o poplitea si sviluppa la cosiddetta claudicatio: il paziente cammina e, dopo qualche passo, la mancata ossigenazione dovuta al mancato afflusso di sangue genera dolore. Questa claudicatio genera dolore sempre dopo la stessa distanza percorsa e il dolore non si genera se non una volta attivata la muscolatura tramite il cammino. In caso di ischemia dell’arto inferiore, si collegano le due arterie (femorale comune e poplitea) tramite un bypass femoro-popliteo. Questo bypass può essere fatto utilizzando materiali artificiali come anche tessuto venoso. Arti superiori Arteria ascellare: questa arteria rappresenta il prolungamento dell’arteria succlavia e da essa si dipartono numerosi rami: - Toracica laterale - Toraco-acromiale - Toraco-dorsale Queste sono destinate ad irrorare la muscoatura laterale del tronco. - Arterie circonflesse dell’omero (anteriore e posteriore) Arteria brachiale comune: prolungamento dell’arteria ascellare, si divide in: - Arteria brachiale superficiale → a sua volta, a livello del gomito, stacca due arterie principali: l’arteria radiale (lungo il versante laterale) e l’arteria ulnare (lungo il versante mediale). Entrambe terminano in due arterie vascolari: Arcate palmari superficiale e profonda. Le arterie radiale e ulnare si riuniscono poi a livello del polso fornendo una compensazione in caso di ischemia - Arteria brachiale profonda: passa posteriormente, vascolarizza il tricipite Da succlavia: ascellare – brachiale – brachiale profonda e superficiale – radiale e ulnare da superficiale VENE ARTI INFERIORI E SUPERIORI Arto inferiore Troviamo i due sistemi: 1. Profondo: vene che seguono il decorso delle arterie 2. Superficiale: due vene di calibro maggiore Le vene di calibro maggiore sono le vene safene: - Vena piccola safena: origina dietro il malleolo laterale e decorre lungo la faccia posteriore della gamba fino a sboccare nella vena poplitea - Vena grande safena: origina davanti al malleolo mediale e prosegue lungo il versante mediale della gamba fino al ginocchio, per poi sboccare nella vena femorale comune Safenectomia → rimozione delle vene safene, il cui allargamento dei rami collaterali è causa delle vene varicose Vene dell’arto superiore Come per le vene dell’arto inferiore esistono due sistemi venosi: 1. Profondo: vene che seguono il decorso delle arterie (vene satelliti delle arterie) 2. Superficiale: decorre nel tessuto sottocutaneo. Si anastomizzano con il sistema profondo Distinguiamo due vene principali superficiali: - Vena basilica: decorre posteriormente lungo il versante ulnare dell’avambraccio, portandosi in profondità a livello dell’ascella. Si butta nel sistema profondo in corrispondenza della vena brachiale - Vena cefalica: decorre lungo il versante radiale, per poi raggiungere il solco deltoideo e sboccare nella vena ascellare

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