Anatomia Apparato Tegumentario 2023 PDF

Summary

This document provides detailed information on the integumentary system, including the structure and function of the skin, its layers (epidermis and dermis), and associated structures (hair follicles, nails, glands). The document further explains the various functions of the integumentary system, such as protection, thermoregulation, sensation, and metabolism.

Full Transcript

Apparato tegumentario Funzioni Funzione protettiva a. Fisica: da agenti atmosferici ed eventi accidentali che possono danneggiare la superficie corporea b. Immunitaria: contro i patogeni. Nella cute risiedono delle cellule preposte a un primo attacco...

Apparato tegumentario Funzioni Funzione protettiva a. Fisica: da agenti atmosferici ed eventi accidentali che possono danneggiare la superficie corporea b. Immunitaria: contro i patogeni. Nella cute risiedono delle cellule preposte a un primo attacco aspecifico di distruzione dei patogeni che provano a penetrare L’apparato tegumentario è il più esteso essendo la cute l’organo più esteso in quanto è l’organo di rivestimento di tutto il corpo. Funzione termoregolatrice: la cute è coinvolta al mantenimento della TC con diverse modalità: a. Ghiandole sudoripare e processo della sudorazione: evento di abbassamento della TC b. Struttura di isolamento termico data grazie alla presenza di un pannicolo adiposo sotto alla sottocute Funzione sensitiva: a livello cutaneo sono presenti numerosissime strutture recettoriali preposte a raccogliere sensibilità di vario tipo: a. Tattile b. Pressoria c. Termica d. Dolorifica La cute risulta essere un organo preposto a una sensibilità somestesica (riferita a più sollecitazioni). Funzione metabolica: la cute partecipa all’attivazione della vitamina D, che nel momento in cui viene a risiedere nei strati cutanei dell’epidermide viene ad essere attivata grazie ai raggi ultravioletti sia di tipo A che B. L’apparato tegumentario è costituito da due componenti: cute, che è la membrana superficiale di rivestimento caratterizzata da una componente connettivale e una epiteliale; e gli annessi cutanei, strutture che trovano la loro sede nella struttura cutanea. La cute viene descritta come una strutta estesa, membrana di rivestimento del corpo. La componente epiteliale superficiale è un epitelio di rivestimento pavimentoso pluristratificato identificato come epidermide. La componente connettivale è data dal derma il quale si suddivide in due porzioni: Strato papillare: porzione più superficiale che prende diretta connessione con l’epidermide Strato reticolare: strato sottostante più profondo L’epidermide e il derma sono in stretta continuità l’uno con l’altro. Annessi cutanei, quelle strutture all’interno della cute sono: Follicoli piliferi Strutture ungueali Ghiandole esocrine La cute presenta due strati. Questa membrana di rivestimento di tutto il corpo presenta una porzione epiteliale o epidermide e una porzione connettivale o derma. Sotto alla struttura cutanea si trova uno strato sottocutaneo, chiamato ipoderma, caratterizzato da tessuto adiposo. 1 EPIDERMIDE L’epidermide, componente epiteliale della cute, è un epitelio di rivestimento pluristratificato caratterizzato da un tipo cellulare specializzato: cheratinocita. Il cheratinocita nell’epidermide viene ad essere organizzato in più stratificazioni: dalla porzione più profonda alla più superficiale il cheratinocita subisce un processo di modificazione/specializzazione che morta a morte cellulare: citomorfosi cornea o processo di corneificazione. Produce cheratina, che contribuisce a rendere le cellule più forti. I cheratinociti vengono eliminati di continuo a livello superficiale e sostituiti dalle cellule degli strati più profondi. Strato basale o germinativo: cellule di forma cubica in un unico strato pseudo stratificato, perché le porzioni basali delle cellule prendono tutte contatto con la lamina basale. Sono tutte cellule adese alla lamina connettivale attraverso delle strutte desmosomiche di ancoraggio. Lo strato basale è in forte replicazione proprio perché è lo strato che permette il rimpiazzo delle cellule anche degli strati più superficiali. Strato spinoso: cellule di grandi dimensioni con aspetto peculiare. Queste cellule hanno delle estroflessioni citoplasmatiche dette spine e inizia un’intensa attività di sintesi proteica di cheratina, la quale viene ad organizzarsi in strutture filamentose dette tonofibrille e in piccoli aggregati che acquisiscono l’aspetto di un avvolgimento su sé stessi. Strato granuloso: la cellula perde le estroflessioni citoplasmatiche dello strato spinoso ma la cellula continua ad avere un volume cospicuo e al proprio interno nello spazio citoplasmatico si accumulano dei grossi granuli che si sovrappongono o si aggregano alle strutture filamentose delle fibrine e sono composti da cheratoialina. Strato lucido: non si osserva in tutti i distretti corporei. Le cellule sono mediamente voluminose ma hanno la caratteristica di accumulare nel proprio plasma materiale lipidico, che in alcune aree permette una funzione di impermeabilizzazione più efficace. Strato corneo: la cellula del cheratinocita è ormai morta, infatti il processo di citomorfosi è un processo che porta a morte cellulare e nella superficie si possono osservare solo strati di cellule molto fusate, appiattite, prive di nucleo e ripiene di scarti di cheratina. Questo strato ha una funzione di protezione rispetto a sollecitazioni meccaniche e di attacco fisico e chimico. DERMA 2 Situato al di sotto della porzione epiteliale, in stretta connessione attraverso i desmososi che ancorano lo strato basale dell’epidermide alla lamina basale. È formato da tessuto connettivo, ed è responsabile della consistenza strutturale della cute. Strato papillare: la parte più superficiale del derma papillare è un connettivo lasso, in strettissimo rapporto di contatto con lo strato basale dell’epidermide. Ci sono delle giunzioni, desmososi, che ancorano la lamina basale alla cellula epiteliale e al tessuto connettivo sottostante. Il derma papillare è caratterizzato da delle invaginazioni: onde che si inseriscono nello strato dell’epidermide che vengono chiamate papille. Sono dei rilievi molto voluminosi caratterizzati all’interno della piega (rilievo) da delle fitte reti capillari. L’epidermide, come ogni epitelio, non è vascolarizzato e questa rete capillare permette una vascolarizzazione molto efficace delle cellule epiteliali degli stati sovrastanti dell’epidermide. Inoltre la presenza di una ricca innervazione soprattutto in questo contesto di fibre nervose libere che raggiungono e si intersecano negli strati epidermici. Strato reticolare: strato più profondo. Qui c’è un connettivo denso ricchissimo nella componente fibrillare: fibre di collagene e fibre di elastina. Questo connettivo presenta un’organizzazione delle fibre reticolare ed è particolarmente atto a dare una resistenza alle sollecitazioni meccaniche pressorie, trazione e di tensione. Inoltre nel connettivo reticolare sono contenuti quasi tutti gli annessi cutanei (ghiandole esocrine sia sebacee che sudoripare; follicoli piliferi). Molto spesso nel connettivo reticolare vi è la presenza di alcuni lobi o lobuli isolati adiposi che vengono ad essere contenuti circondati da una trama connettivale molto fitta e che poi invece nello strato sottodermico o sottocutaneo il tessuto adiposo prevale rispetto alla componente connettiva. Cellule dell’epidermide Il cheratinocita non è l’unica cellula presente nell’epidermide. Vi è la presenza di altri tipi di cellule: Melanociti: situati nello strato basale, sono molto voluminosi e presentano delle lunghe estroflessioni citoplasmatiche. Sono delle cellule che sintetizzano e rilasciano delle molecole di pigmento, la melanina. È un pigmento scuro presente non solo nelle estroflessioni citoplasmatiche del melanocita stesso, ma rilasciato anche nelle cellule ad esso adiacenti. Il pigmento permette di proteggere soprattutto lo strato basale ma anche gli strati spinoso e granuloso (marginalmente) da una sollecitazione radioattiva dai raggi UVA e UVB Cellule di Langherans: sono cellule di natura immunitaria che svolgono una funzione di difesa. Sono cellule della linea monocito-macrofagica che hanno a funzione di fagocitare qualsiasi elemento patogeno che venga ad attraversare la barriera dell’epidermide. Sono posizionate al di sopra dello strato basale Cellule di Merkel: si trovano soltanto nello strato basale, poggiano intercalandosi ai cheratinociti. Sono delle cellule di tipo sensoriale. Sono dei meccanocettori associati alle terminazioni nervose libere e determinano una sensibilità tattile 3 Sinistra: epidermide al microscopio ottico; destra: immagine schematica. Si può notare che lo strato basale ha un numero molto alto di nuclei di cheratinociti (pallini scuri) che si risolvono poi nello strato più superficiale con cellule voluminose. Si vede chiaramente lo strato lucido con cellule appiattite e affusate. Lo strato corneo dell’epidermide può essere molto sottile, come per esempio nell’addome o altri contesti dove non ci sia una sollecitazione meccanica importante. Può però essere molto spesso, esempio pianta del piede dove lo strato corneo è molto presente perché vi è una sollecitazione meccanica più importante. Immagini del derma. Si vede chiaramente la differenza nell’organizzazione della componente fibrillare del connettivo. Il connettivo lasso è anche ricco di matrice di sostanza fondamentale, di liquido interstiziale che si interpone tra le fibre delle cellule che possono essere presenti, come fibroblasti (tipiche del tessuto connettivo) o macrofagi. Immagine sotto a destra: predominanza della componente fibrillare (fibre di connettivo ed elastina). Lo strato reticolare è un connettivo denso con un’organizzazione delle fibre reticolare (aggrovigliata). Immagine sotto a sinistra: tessuto adiposo e adipociti: cellule voluminose ovoidali tipiche di questo tessuto. La cute è un organo adibito a funzione sensitiva, espletata grazie alla presenza di numerosissimi recettori localizzati nello strato reticolare e marginalmente in quello papillare a parte le terminazioni libere e cellule di Merkel. Tutte le altre strutture si trovano negli strati sottostanti del connettivo del derma. Terminazioni libere: plesso cutaneo che rilascia fibre prive di guaina mielinica deputate alla nocicezione ed alla termocezione. Corpuscoli di Krause: terminazione nervosa avvolta in alcuni strati di cellule appiattite a formare un involucro lamellare. Corpi di Meissner: forma a clava. Capsula esterna con cellule speciali allungate connesse alle fibre nervose. Corpuscoli di Ruffini: fusiformi, terminazione dendritica altamente specializzata. Recettore ad adattamento lento. Corpuscoli di Pacini: meccanocettori a capsula che contengono molteplici strati di cellule sottili a cipolla. Rispondono a stimoli di tatto grossolano, vibrazioni e tensioni. Terminazioni libere: le sue fibre provenienti da neuroni che sono mielinizzati ma nella loro porzione distale della terminazione sinaptica le fibre si liberano dell’avvolgimento mielinico e si arborizzano in 4 ramificazioni numerose. Raggiungono la superficie dell’epidermide dove si insinuano andando a identificare dei capi recettoriali. Possono percepire stimoli chimici, pressori (tattile), termici (cambi di temperatura), dolorifici e traumi meccanici. Le terminazioni libere possono intersecarsi con i filamenti nervosi negli strati dell’epidermide o molto spesso sono annessi alla struttura pilifera. Vengono ad essere ancorate alla struttura del bulbo pilifero e danno una sensibilità al contatto con il pelo. Cellule e dischi del Merkel, presenti soprattutto nello strato basale, sono delle piccole cellule con aspetto appiattito (dischi). Nella loro porzione apicale presentano una superficie appiattita che aderisce alle cellule epiteliali dello strato basale. Sono cellule meccanocettori (ovvero sensibilità relativa a una stimolazione meccanica) e sono interconnesse con ramificazioni libere. Sono delle cellule che presentano un adattamento lento: si adattano allo stimolo pressorio e mantengono una stimolazione per tutto il tempo che lo stimolo persiste. Esempio: contatto con la mano nel tenere un oggetto. Per tutto il tempo in cui l’oggetto è a contatto con la superficie cutanea, questi recettori mandano uno stimolo alla fibra nervosa e comunicano la presenza del contatto. Corpuscoli del Meissner: forma a clave, localizzati nello strato papillare del derma. Presentano una piccola capsula con stivale esterna e sono cellule recettoriali specializzate un po’ allungate che si connettono con giunzione cito-neurale con sottili fibre nervose amieliniche che entrano nella struttura del recettore con andamento elicoidale e vengono completamente circondate dalle cellule specializzate preposte alla capacità di percepire la stimolazione meccanica. Sono diffuse in maniera molto abbondante in vari distretti anatomici: polpastrelli, genitali, palpebre, capezzolo e rilevano una sensibilità tattile. Corpuscoli del Ruffini: cellule che si localizzano più profondamente. Sono delle cellule affusate, strutture recettoriali molto allungate e sono delle terminazioni altamente differenziate. È un meccanocettore: rileva stimolazione meccanica, nello specifico rilevano una stimolazione di adattamento. Presentano una stimolazione che può variare nel tempo ma rimane costante finché lo stimolo persiste. Corpuscoli del Pacini: sono meccanocettori con forma spiroidale, provvisti di capsula e costituiti da fibra amielinica che si pone della porzione centrale della strutta. L’organizzazione delle cellule sensoriali è a cipolla: presenta degli strati concentrici che si soprappongono l’un l’altro, tra uno strato e l’altro all’interno vi è un liquido chiamato linfa. Sono situati molto profondamente nel derma reticolare e quasi in prossimità dello strato sottocutaneo adiposo (nell’interfaccia). Presentano sempre una sollecitazione a uno stimolo meccanico. Non sono solo presenti nella cute, ma anche nelle strutture tendinee, hanno quindi anche una sensibilità propriocettiva. 5 ANNESSI CUTANEI Strutture ungueali: localizzate nella porzione distale delle dita delle mani degli altri superiori e piedi degli altri inferiori Strutture pilifere Ghiandole esocrine. Se ne distinguono due tipologie. Non solo compartecipano alla funzione di termo regolazione ma sono anche una via di eliminazione del secreto attraverso la sudorazione. Il secreto di tutte le tipologie di ghiandole ha la funzione di lubrificare la superfice apicale della cute e di creare un film liquido che impermeabilizza e la protegge da sollecitazioni. Si dividono in: o Ghiandole sebacee. Quasi la totalità sono ghiandole annesse a strutture pilifere o Ghiandole sudoripare. Se ne distinguono altri due sottoinsiemi. ▪ Ghiandole sudoripare apocrine. Sono ghiandole poco rappresentate, localizzate solo nel cavo ascellare, cavo inguinale e nell’areola del capezzolo. Presentano una secrezione peculiare. Si riconoscono: Ghiandole ceruminose (secernono cerume) Ghiandole mammarie (secrezione del latte) 6 ▪ Ghiandole sudoripare eccrine. Sono le più diffuse e si incontrano in tutti i distretti cutanei. Ghiandola sebacea e follicolo sebaceo La ghiandola sebacea presenta una struttura tubulare semplice con un corpo ghiandolare glomerulare. È una specie di piccolo gomitolo dalla qual si risolve con una struttura tubulare con il tubo escretore che si porta a sboccare o in prossimità di un bulbo pilifero (il secreto fuoriesce seguendo il percorso del fusto pilifero) oppure fuoriesce indipendentemente con un dotto escretore indipendente. La ghiandola sebacea presenta un secreto, il sebo, che è una soluzione acquosa ricca di sali minerali con una componente proteica lipidica abbastanza alta tanto che il sebo presenta una propria viscosità. Tra le ghiandole sudoripare se ne riconoscono due tipologie: Ghiandole sudoripare eccrine o merocrine: sono le più rappresentate (presenti su tutta la cute). Sono ghiandole tubulari semplici di tipo glomerulare con corpo ghiandolare molto ristretto. Il tubulo ha un dotto rettilineo nel derma, terminando con la porzione secernente avvolta su se stessa a forma di glomerulo. La ghiandola eccrina può avere due tipi di secreto: Secreto sieroso: soluzione acquosa ricca in Ioni di NaCl 7 Secreto sieromucoso: soluzione acquosa nella quale vi è una componente di proteine (glicoproteine) oltre che di Ioni Ghiandole sudoripare apocrine sono meno rappresentate, localizzate in distretti specifici quale la regione ascellare, regione pubica e del perineo e areola del capezzolo. A volte sono associate a una struttura pilifera. Tra le apocrine si distinguono delle ghiandole sudoripare modificate: mammaria e ceruminose. Il secreto è sempre in base acquosa, ma più denso e odoroso; oltre agli Ioni contiene anche una componente di molecole ad azione molto specifica chiamate feromoni: sostanze specie specifiche che inducono dei cambiamenti comportamentali. Presenta dei lumi ghiandolari molto espansi in quanto la secrezione prodotta da queste cellule ghiandolari epiteliali è molto viscosa e densa, e risulta essere ricca di una componente proteina quindi può assumere una particolare caratteristica odorosa. È ricca di molecole feromoni con funzione di modulare i comportamenti di relazione. Struttura pilifera È una struttura con sede nel connettivo del derma. È molto allungata, la porzione del bulbo pilifero è localizzata nel reticolare del derma ed è leggermente ingrossata. Si svolge poi longitudinalmente fino all’esterno con il fusto pilifero. Quasi sempre la struttura pilifera è connessa alla ghiandola sebacea. Il proprio dotto escretore sbocca nella cavità dove si porta verso l’esterno il busto pilifero. La struttura pilifera è costituita da una porzione centrale, midollare del pelo, circondata da cellule molto voluminose e globose che rappresentano la corticale del pelo. Questa porzione è completamente avvolta da delle strutture a guaina, guaina interna ed esterna della radice pelo, concentrice l’una all’altra rispetto alla porzione centrale separate da una cuticola. Nella parte più esterna si ha una componente connettivale di una guaina che avvolge completamente la struttura del pelo. Funge da mezzo di fissità perché si ancora alle guaine connettivali e permette il mantenimento della sede. 8 Il pelo è sempre correlato con un muscolo fusiforme molto allungato che trova inserzione a livello della guaina connettivale esterna del pelo e alle fibre connettivali del derma papillare e reticolare circostanti. È un muscolo erettore che permette di dare verticalità al pelo. Struttura ungueale Localizzata nella porzione distale delle dita delle mani e dei piedi. Ha una forma ovalare e si posiziona parallelamente all’asse maggiore del dito. L’unghia presenta una porzione interna e una esterna. La porzione interna, chiamata radice si inserisce nello spessore cutaneo completamente circondato da una piega ungueale della cute e raggiunge la superficie superiore della falange ditale. La porzione più esterna che è in superficie nella faccia superiore del dito presenta una prima porzione (interfaccia) con la piega stessa ungueale che porta l’unghia a inserirsi all’interno: porzione dell’eponichio, con colorazione più chiara. Poi, il corpo ungueale che si distende lungo tutta la porzione del dito; infine una porzione libera, ovvero un margine di accrescimento. Tra la porzione libera e il corpo libero vi il punto di adesione inferiore chiamato iponichio. Ghiandola mammaria Ghiandola esocrina sudoripara apocrina modificata di dimensioni variabili in base al soggetto che si localizza in sede sottocutanea aderendo alla fascia connettivale del muscolo grande pettorale. Corrisponde tra la seconda e quarta costa della cassa toracica. L’adesione alla fascia connettivale avviene attraverso delle strutture legamentose connettivali che sono i legamenti sospensori: strutte preposte ad ancorare la ghiandola alla fascia connettivale. I legamenti sospensori originano a livello sottocutaneo nella porzione mediale centrale della mammella a livello dell’area pigmentata dell’aureola e vanno ad aderire alla fascia pettorale divenendo uno scheletro fibroso di ancoraggio della ghiandola. La mammella, suddivisa in 4 quadranti, nel quadrante superiore destro esterno si riconosce una coda ascellare (la ghiandola prevede un’estroflessione nel cavo ascellare). Ha forma pressoché sferica/circolare e presenta una caratteristica superficiale di avere nella porzione mediale centrale un’area di pigmentazione differenziata più scura (areola), e nella porzione ancora più centrale presenta una protuberanza cutanea e pigmentata (capezzolo). 9 Sezione trasversale della ghiandola. Si può osservare l’adesione alla fascia connettivale del muscolo pettorale e la struttura della ghiandola. È costituita da una componente prettamente ghiandolare caratterizzato da una ghiandola lobulare suddivisa in lobuli caratterizzati da alveoli (nell’umano da 15 a 20). Lo stroma ghiandolare è strettamente connesso con un infiltrazione di tessuto adiposo, la ghiandola presenta infatti una componente adiposa cospicua, sia tra i corpi ghiandolari, sia a circondare la strutta della ghiandola. I legamenti sospensori dal capezzolo e dalla porzione sottocutanea si irradiano e si ancora alla fascia connettivale del muscolo. La ghiandola mammaria subisce molte modifiche. Anche dopo la pubertà la ghiandola mammaria dopo aver raggiunto le sue dimensioni normali, se non interviene una gravidanza, è in fase di quiescenza. Il tessuto connettivo è il componente prevalente; lo stroma è atrofizzato, non si riconoscono gli alveoli, i dotti e nemmeno i lobuli. L’aspetto cambia in una ghiandola in fase di gravidanza. Durante tutta la gestazione la ghiandola viene stimolata ormonalmente e raggiunge delle modificazioni relative allo sviluppo dei corpi ghiandolari e dei dotti escretori (dotti galattofori). Immediatamente dopo il parto si ha la fase di dilatazione con produzione di colostro e poi latte: secreto ricco di componenti lipidica (colorazione biancastra) e proteica (colorazione rosata). Il capezzolo è una strutta cutanea, nella porzione sottocutanea del derma presenta dei fasci cutanei di muscolatura liscia di andamento sia longitudinale che circolare che permettono delle fasi di contrazione che portano all’erezione del capezzolo con protrusione di esso facilitando la suzione da parte del neonato. Apparato scheletrico 10 Struttura anatomica che nei vertebrati è portante e permette il movimento nello spazio. In realtà è una strutta preposta anche a contenere e proteggere. Osteologia Si occupa della descrizione delle strutture ossee (scheletro). Svolge numerose funzioni: Funzione statica: sostegno e protezione delle parti molli e degli organi vitali come scatola cranica, cassa toracica, colonna vertebrale e cingolo pelvico Funzione dinamica: lo scheletro è il supporto e la sede alla quale trovano ancoraggio le strutture dell’apparto muscolare. Supporto rigido e punto di inserzione dove le strutture muscolari possono ancorarsi e permetterne il movimento Funzione metabolica: relativa al deposito/stoccaggio di Sali (Calcio e Fosforo). Le strutture ossee sono anche una sede di stoccaggio in quanto il calcio viene depositato qui con i cristalli di fosfato di calcio ma piò essere anche reclutato su stimolazione ormonale quando lo si necessiti in altre sedi Cartilagine Esistono tre tipi di cartilagine: ialina, fibrosa ed elastica. La cartilagine ialina è quella associata maggiormente all’osso, in quanto è il precursore dell’osso. In caso di rottura dell’osso interviene la cartilagine ialina che successivamente viene sostituita dall’osso. La cartilagine ialina è costituita da cellule specializzate (condroblasti) che producono la matrice che le circonda. Cellule specializzate e matrice costituiscono i condrociti. La maggior parte delle cartilagini è circondata da una guaina protettiva (formata da tessuto connettivo) chiamata pericondrio. La cartilagine articolare è priva di pericondrio, vasi o nervi. La cartilagine si accresce in due modi diversi: accrescimento apposizionale (i condroblasti depongono nuova cartilagine al margine esterno) o accrescimento interstiziale (i condrociti si dividono all’interno del tessuto e aggiungono altra matrice tra le cellule). Tessuto osseo Tessuto connettivo altamente specializzato costituito da una componente cellulare e una fibrillare. La componente cellulare vede la presenza di diversi tipi di cellule: osteociti, osteoblasti, osteoclasti. Le cellule sono disperse in una sostanza extracellulare caratterizzatala una sostanza amorfa costituita da una componente proteica (glicoproteine e proteoglicani) che però nel tessuto osso è calcificata: deposito di cristalli di idrossiapatite e carbonato di Ca che danno la rigidità. La matrice ossea è costituita da fibre e fasci di collagene di tipo 1. Il tessuto osseo è un tessuto in vivo in continua modificazione per processi di: Ossificazione: durante la vita intrauterina fino ai primi anni dopo la nascita Accrescimento: da dopo la nascita fino all’età adulta Modellamento e rimodellamento: grazie a un processo di continuo cambio dinamico della componente strutturale del tessuto connettivo Scambi metabolici Lo scambio dinamico si definisce omeostasi metabolica ossea che permette uno scambio metabolico continuo del calcio e fosforo che sono depositati ma possono anche essere reclutati su stimolazione ormonale. La componente cellulare è costituita da più tipi di cellule: 11 Cellula staminale: cellula osteo-progenitrice dalla quale originano le cellule principalmente convolte della formazione dell’osseo. Questa cellula si differenzia in quelli che sono gli osteoblasti, le cellule responsabili della deposizione dell’osso. Parte marrone: matrice ossea. Osteoblasto: cellula in grado di produrre la matrice ossea organica, di depositare il sale di calcio e fosforo per permettere la deposizione della matrice ossea inorganica (calcificazione) e dare quindi una prima forma a quella struttura chiamata osteoide: sostanza dell’osso immaturo, preossea. Si trova nei centri di ossificazione. Contiene già tutte le componenti sia organiche che inorganiche, che la componente fibrillare del tessuto osseo in percentuali differenti rispetto alla sostanza ossea matura. Infatti sia le fibre che la sostanza amorfa lipoproteica sono in percentuale prevalente rispetto alle sostanze inorganiche vengono a depositarsi. L’osteoblasto può differenziarsi ulteriormente: mano a mano che produce e deposita l’osteoide e poi il tessuto osseo si conformano in un’organizzazione in forma di tessuto osseo maturo, l’osteoblasto rimane intrappolato in delle caveole (lacune) del tessuto osseo e si differenzia in osteocita. Osteocita: cellula tipica dell’osso maturo. Cellula vitale che mantiene tutti gli scambi metabolici propri del tessuto osseo maturo. I propri scambi li mantiene con la matrice dell’osso che contorna la cellula stessa e assieme a un sistema di canalizzazione che permette la vascolarizzazione del tessuto osseo e gli scambi di metaboliti e sostanze nutritizie per la sopravvivenza della cellula. Non tutti gli osteoblasti però differenziano in osteociti, alcuni rimangono in forma quiescente, con l’intensa attività di sintesi dell’acquisizione dell’osso maturo, acquisiscono una fase di quiescenza con il nome di lining cells. Lining cells: cellule di rivestimento. Gli osteoblasti si possono ritrovare sia nell’interfaccia a tappezzare la struttura interna delle cavità ossee sia nella superficie esterna. Le due porzioni sono caratterizzate dalla presenza di tessuto connettivo e sono definite endostio e periostio. Le lining cells saranno in quella sede in fase quiescente ma potranno essere riattivate ad osteoblasti attivi in varie fasi: non sono di rimodellamento legato all’accrescimento delle strutture ossee ma anche in fase di rottura (danneggiamento) di porzioni dell’osso e necessità di ricostruzione dello stesso. Ovviamente le cellule vengono riattivate o riposte in condizione attiva o da una stimolazione ormonale (es.: necessità di reclutamento di calcio dalla porzione inorganica) o riattivate da un evento di frattura. Osteoclasto: cellula di natura completamente diversa. Fa parte della linea cellulare monocito macrofagica. È una cellula molto voluminosa multinucleata che ha la capacità di avere delle vescicole contenenti enzimi litici con la potenzialità di sciogliere la matrice ossea, è in grado di erodere l’osso. Questo è utile nelle fasi di rimodellamento e accrescimento o nella fase in cui vi sia presente un danneggiamento in cui sia necessario rimodellare la struttura che ha subito un danno. Processo di ossificazione 12 La modalità con cui l’osteoblasto agisce avviene in fasi differenti sia nella durata della vita intrauterina nella ossificazione delle strutture ossee; sia dopo la nascita. Il processo di ossificazione presenta due modalità: diretta e indiretta. La modalità diretta o intra membranosa è tipica delle ossa piatte e di alcune parti della mandibola e clavicola. La modalità indiretta o endocondrale è tipica di quasi tutti i distretti ossei che presentano poi forme differenti (ossa lunghe, irregolari, sesamoidi, ecc.). Schema dell’organizzazione del tessuto osseo compatto e spugnoso o trabecolare. Questa è la struttura di un osso lungo che presenta due modalità di organizzazione (in basso a destra): Organizzazione lamellare compatta Organizzazione trabecolare: conformazione tipica della struttura ossea nella porzione interna alla cavità dell’osso stesso nell’interfaccia tra la porzione compatta e la cavità. La parte relativa all’organizzazione dell’osso compatto presenta un’organizzazione lamellare, con delle lamelle che hanno una modalità di relazione l’una con l’altra concentrica. Nella porzione più esterna della struttura dell’osso compatto le lamelle vengono definite circonferenziali in quanto si pongono in modo concentrico a definire la circonferenza della strutta ossea. Nella porzione più interna invece, che rappresenta la maggior parte dello spessore del tessuto compatto, le lamelle acquisiscono un’organizzazione concentrica ma in strutture cilindriche allungate con il nome di osteoni. L’osteone è l’unità morfologica del tessuto osseo compatto. Sono lamelle con andamento concentrico o isossiale e hanno una caratteristica peculiare (presente anche nelle lamelle circonferenziali): le lamelle concentriche presentano una deposizione delle fibre (soprattutto di collagene di tipo 1) poste in modo diagonale e parallelo tra di loro. Una lamella sull’altra presenta un andamento diagonale opposto in modo tale che la direzione delle fibre sia costantemente diversa e non segua un’unica direzione. Ciò dà al tessuto osseo una resistenza maggiore perché connette a una forza d’urto che ha un impatto sulla struttura ossea di scomporsi in più componenti e quindi diminuire la capacità d’impatto e di frattura eventuale. Un’altra caratteristica importante è che gli osteoni presentano un canale centrale attorno al quale la struttura ossea viene a conformarsi: la deposizione della matrice dell’osteoide prima e della struttura definitiva dell’osso compatto dopo avviene in modo graduale circondando le strutture vascolari andando a definirle e contenerle nel canale centrale dell’osteoide. Porzione più interna: la struttura del tessuto osseo è di tipo trabecolare. Si ha sempre la deposizione delle fibre di collagene però non hanno una modalità di organizzazione cosi ripetuta nello spazio come le lamelle concentrice, ma avranno la formazione di trabecole e quindi una struttura reticolare trabecolare che andrà a definire degli spazi dove è contenuto il midollo osseo (contenuto nelle cavità ossee). 13 Sistema canalicolare dell’osso La matrice ossea è completamente attraversata da numerosi canali. Canali longitudinali che sono i canali centrali degli osteoidi (non perfettamente longitudinali, a volte obliqui), chiamati canali di Havers. A questi canali longitudinali si intersecano dei canali trasversali che attraversano l’osso perpendicolarmente rispetto al suo asse principale sono i canali di Wolkmann. Questi due tipi di canali insieme costituiscono il sistema di canali che costituisce un sistema di accoglienza di tutte le strutture vascolari, nervose e linfatiche. Permette quindi la nutrizione degli osteociti contenuti nelle caveole e nelle lacune ossee e permette anche l’innervazione dell’osso. 14 In queste immagini (sotto) si può osservare la struttura del tessuto osso maturo al MES (immagine a sinistra, permette di visualizzare la tridimensionalità delle strutture) e MO (immagine al centro e a destra). Si vedono chiaramente la disposizione delle lamelle concentrice e anche la presenza del canale centrale. Si notano anche le lacune ossee (colorate in nero) che accolgono gli osteociti. L’osso presenta una componente di tessuto connettivo che ne definisce le superficie esterna ed interna. Esternamente il tessuto osseo è caratterizzato dalla deposizione di una lamina di tessuto connettivo, il periostio, costituito da uno strato esterno fibroso e quindi ricco della componente fibrillare molto resistente alle sollecitazioni meccaniche di tensione; e uno strato più interno di natura cellulare, in cui la componente fibrillare diminuisce e aumenta la componente relativa ai fibroblasti. Il periostio è in continuità con le fibre della superficie ossea, con le strutture articolari, con i tendini e con i legamenti muscolari. Nella superficie interna della cavità ossea si avrà sempre un tessuto connettivo definito endostio, un connettivo riccamente cellularizzato che presenta cellule tipiche del tessuto connettivo ma anche cellule proprie del tessuto osseo in quanto sono presenti lining cells o osteoblasti in forma quiescente o attiva a seconda della fase in cui la struttura ossea si trova e anche la presenza di osteoclasti che possono essere riattivati mediante l’attivazione dell’osteoblasto stesso da stimolazioni ormonali per permettere il rimodellamento. Le strutture ossee possono avere forme differenti a seconda della funzione statica, dinamica e di contenimento che devono svolgere: Forma allungata: tipiche delle ossa degli arti (omero, femore). Sono preposte alla funzione di contenimento e protezione, ogni struttura ossea presenta una cavità all’interno contente il midollo osseo. Il midollo osseo è un organo mieloide, linfoide principale del sistema linfatico. È il principale responsabile della formazione di tutte le cellule ematiche. Le strutture delle ossa lunghe sono preposte soprattutto alla funzione dinamica più di altri distretti. Strutture ossee brevi: ossa del carpo, metacarpo, vertebre. Sono ossa con forme irregolari che si articolano tra loro a costituire una superficie continua. Ossa piatte: volta cranica, coste. Hanno uno spessore poco sviluppato ma con espansione orizzontale. Vi è una cavità interna e sono preposte al contenimento, a definire un‘area all’interno. Ossa irregolari: osso della vertebra costituito da più porzioni che svolgono funzioni dinamiche differenziate. Ossa sesamoidi: alcune ossa del carpo, metacarpo, patella Le strutture ossee interagiscono tra di loro in modo diverso in base alla forma: nelle ossa lunga ci sono delle articolazioni dinamiche; nelle ossa piatte ci saranno delle articolazioni a “sutura”. La forma non è l’unica variabile nella descrizione di un osso, perché bisogna valutarne anche la superficie, che rappresenta il punto di inserzione/ancoraggio dei fasci muscolari. Sono differenziati a seconda volumetria del muscolo stesso e della dinamica che il muscolo deve permettere al distretto osseo. 15 Le ossa lunghe presentano nelle porzioni delle epifisi distali e prossimali delle rugosità, porzioni che al tatto sono irregolari e sono l’ancoraggio delle strutture muscolari. Si possono osservare dei fori, che sono quelli di passaggio dei vasi; si possono osservare le forme che permettono l’accompagnamento del percorso delle strutture vascolari. Strutture come il cingolo pelvico/bacino, hanno una superficie esterna irregolare mentre quella interna è liscia perché accoglie gli organi della pelvi. SCHELETRO OSSEO È costituito da due porzioni: Scheletro assile (80 ossa): struttura centrale caratterizzata dal cranio, colonna vertebrale (vertebre cervicali, toraciche e lombari, sacro, coccige), cassa toracica (coste e sterno). La porzione assile è 16 l’asse portante, l’asse mediano sul quale ci si riferisce per dare un riferimento spaziale delle altre strutte ossee. Scheletro appendicolare (126 ossa) articolato allo scheletro assile, è la porzione relativa agli arti superiori e inferiori. Si articola tramite le strutture a cingolo: o Arti superiori: cingolo scapolare. Rappresenta la struttura ossea di interconnessione o Arti inferiori: cingolo pelvico o bacino, che svolge funzioni di protezione e contenimento COLONNA VERTEBRALE 17 È la porzione assile dello scheletro umano per eccellenza. La colonna vertebrale è descritta per regioni: Regione cervicale (craniale): 7 vertebre Regione toracica: 12 vertebre Regione lombare: 5 vertebre Regione sacrale: 5 segmenti (fusi insieme) Regione coccigea: 3/4 segmenti La colonna vertebrale è la risultante dell’articolazione delle strutture ossee delle vertebre che si sovrappongono l’una all’altra andando a costruire la totalità della colonna. Le vertebre sono simili tra loro ma presentano importanti differenziazioni: ogni regione svolge funzioni leggermente diverse, quindi le vertebre presentano delle varianti. I 5 segmenti della regione sacrale sono fusi insieme in un'unica struttura: osso sacro. I 3/4 segmenti della regione coccigea non hanno più la conformazione della vertebra tipo, sono degli abbozzi ossei che in alcuni soggetti si fondono tra loro, in altri rimangono separati, con una variabilità molto ampia. Vertebra tipo Le colorazioni mettono in evidenza le porzioni della vertebra che svolgono funzioni diverse. È costituita da una parte molto voluminosa: corpo vertebrale a forma di cilindro (superficie appiattita superiore e inferiore) e rappresenta la porzione della vertebra preposta a supportare il peso. Sui corpi vertebrali viene scaricato tutto il peso corporeo, differenziato rispetto alle porzioni della colonna vertebrale. Dal corpo vertebrale originano due bracci che vanno a costituire un arco (in rosso): arco vertebrale con la funzione di contenere e proteggere il midollo spinale. Nella sovrapposizione di una vertebra all’altra, gli archi vanno a costituire il canale vertebrale che sarà la sede dell’organo del midollo spinale. In esso viene contenuto e permette di dare fuoriuscita alle strutture dei nervi spinali che troveranno passaggio nei vari tratti attraverso i forami intervertebrali. All’arco vertebrale trovano sporgenza dei processi (blu) (qualcosa che sporge all’asse centrale e al corpo della vertebra), bracci ossei che protrudono posteriormente con il processo spinoso, lateralmente con il processo trasversale o laterale. Dal punto di origine del processo trasversale, sporgono altri piccoli bracci (giallo): i processi articolari. Le vertebre sono sovrapposte una sopra l’altra e presentano delle faccette articolari per permettere l’interconnessione e la costituzione della colonna. Alla base del processo trasverso sporgono dei piccoli processi che presentano una superficie appiattita leggermente concava che accoglie l’articolazione con la vertebra soprastante e sottostante (rispettivamente il processo superiore e il processo inferiore). 18 Questa è la modalità con cui le vertebre si sovrappongono una all’altra. Si sovrappongono i due corpi vertebrali e si articolano i processi articolari del processo trasverso in modo che ci siano 3 punti di articolazioni tra la vertebra sottostante e 3 tra quella sovrastante. Sono articolazioni che presentano una capsula articolare: tra un capo osseo e l’altro si interpone un piccolo spazio e una struttura articolare. L’articolazione tra i corpi vertebrali è molto discussa in quanto è un’articolazione abbastanza voluminosa. Rappresenta l’interposizione tra un corpo e l’altro del disco articolare intravertebrale il quale presenta composizione peculiare. Tra i fori intervertebrali passano le radici dei nervi spinali che originano dal midollo spinale e poi si portano ai loro territori di innervazione. Disco intervertebrale È una sorta di cuscinetto con una porzione più esterna, chiamata anello fibroso, che è caratterizzato dalla stessa composizione della struttura del tessuto osseo: per deposizione lamellare di lamelle concentrice con le fibre disposte diagonalmente tra una lamella e altra perpendicolari tra loro. In questo caso non è un tessuto osseo, ma connettivo fibroso; si ha la componente della matrice che in questo caso non è inorganica (non c’è calcificazione) e una componente fibrillare di collagene che consente la disposizione delle fibrille. Dà notevole resistenza al disco vertebrale stesso e gli permette di essere un ottimo strumento di ammortizzazione del peso e quindi di una forza verticale che porta a uno schiacciamento/sollecitazione meccanica. Per stressare questa capacità, il disco vertebrale ha una sua porzione centrale: nucleo polposo; è una sostanza molto viscosa (gel) composto di acqua per l’85% e proteoglicani e glicoproteine che vanno ad addensare la struttura. Ciò dà alla struttura del nucleo la capacità elastica e di ammortizzare il peso e le sollecitazioni che la colonna deve sostenere. Patologia del disco intervertebrale: scivolamento con formazione di ernie discali 19 Nelle sollecitazioni anomale o traumatiche può avvenire uno scivolamento laterale, anteriore, posteriore. La problematica si presenta quando lo scivolamento avviene posteriormente o latero-posteriormente perché invade lo spazio del canale vertebrale e può causare uno schiacciamento o delle radici dei nervi spinali o delle stesse componenti. Legamenti vertebrali La vertebra presenta delle articolazioni tra i capi ossei coinvolti che si interfacciano l’un l’altro. La colonna vertebrale deve la sua compattezza grazie alle strutture legamentose. Sono presenti dei legamenti che sono dei fasci di tessuto connettivo fibroso di uno spessore notevole con resistenza (di contenimento) piuttosto importante: sono i legamenti propri della colonna vertebrale. Legamento longitudinale anteriore: fascia che aderisce ai corpi vertebrali anteriormente dando unicità alla colonna Legamento longitudinale posteriore: mantiene uniti i corpi vertebrali posteriori quindi portandosi alla cavità del canale vertebrale Posteriormente i legamenti interessano i processi: Legamento interspinoso Legamento sopraspinoso: questi due caratterizzano posteriormente e bilateralmente il processo spinoso dandogli una sovrapposizione. Si interconnettono in modo indiretto grazie a questi nastri connettivali Legamento giallo: legamento longitudinale che interessa la parete posteriore del canale vertebrale e poggia sulla posizione posteriore dell’arco andando ad identificare la cavità insieme al legamento longitudinale posteriore Nell’immagine si può osservare anche il contenimento del midollo spinale all’interno del canale vertebrale con l’emergenza delle radici che fuoriescono dagli spazi intervertebrali. In una visione laterale/sagittale si osserva la sovrapposizione delle strutture ossee vertebrali, le quali nel formare la colonna vertebrale vanno a costituire delle curvature fisiologiche, sono necessarie per la postura eretta. Le curvature sono 4: Due lordosi: curvature a concavità posteriore cervicale e lombare Due cifosi: curvature a concavità anteriore toracica e sacrale Le curvature sono tipiche dell’individuo adulto una volta raggiunta la maturità staturale. Nelle fasi di crescita dello scheletro osseo le curvature fisiologiche cambiamo: durante la vita intrauterina la curvatura è ad arco a causa dello spazio limitato e non ha necessità di dover sostenere un peso e una postura. La curvatura negli ultimi mesi della vita intrauterina comincia a perdere la sua curvatura e acquisire una 20 forma più rettilinea. Dalla nascita in poi con tutte le fasi dinamiche di crescita del neonato (da prono, rotazione, quattro zampe, ecc.) la curvatura assume le curvature fisiologiche. Vi sono delle deformazioni delle curvature fisiologiche, il tessuto osseo è un tessuto vivo che permettere un rimodellamento delle strutture. A seconda della postura e modalità/scarsità di movimento , tonicità muscolare si acquisiscono delle posture e deformazioni della colonna. Invece di avere le curvature fisiologiche, lordosi (lombare) e cifosi (toracica) possono essere accentuate; possono esserci delle curvature laterali della colonna: curvatura scoliotica che può essere solo un atteggiamento durante una contrazione muscolare errata, e poi divenire scoliosi quando vi è una curvatura dell’osso. VERTEBRE CERVICALI - C1 (atlante) e C2 (epistrofeo) 21 La colonna vertebrale è la sovrapposizione di vertebre una sopra l’altra. Le vertebre delle tre regioni sono diverse tra di loro. Porzione cervicale: nelle prime due vertebre cervicali si osserva una differenziazione marcata. C1 e C2 hanno una struttura anomala. C1 o atlante si differenzia dalla vertebra tipo, in quanto manca completamente del corpo vertebrale, al posto del quale vi è un arco anteriore che caratterizza la porzione dove trova sede il corpo vertebrale. Vengono mantenute la struttura dell’arco e delle strutture laterali dei processi; le quali sono però modificate: i processi laterali sono tozzi e protrudono poco, sono caratterizzati nella superficie che aderisce alla sede di dove dovrebbe esserci il corpo, da delle faccette articolari in proiezione superiore le quali sono dedicate all’articolazione dei condili dell’osso craniale occipitale con il quale si articola. In una osservazione in proiezione inferiore si avranno delle faccette articolari per la seconda vertebra chiamata epistrofeo o asse. Presenta una peculiarità importante a livello del corpo vertebrale: non è un cilindro ma un perno e risulta essere la modalità di articolazione con la vertebra superiore C1 in quanto questa strutta allungata (altezza maggiore rispetto a un corpo vertebrale normale) va ad articolarsi con l’arco che sostituisce il corpo vertebrale di C1. Questa articolazione è peculiare ma permette la rotazione della testa sul collo; altri movimenti di rotazione sulla colonna cono molto limitati. Anche C2 presenta delle faccette articolari laterali alla struttura del corpo allungato sia superiori che inferiori. In questo caso si trovano sempre dei processi trasversi tozzi e poco allungati lateralmente ma si riconosce un processo posteriore spinoso. Si nota inoltre la presenza alla base del processo trasverso di un foro bilaterale pari e simmetrico che è il forame del processo trasverso. Solamente le vertebre cervicali (tutte e 7) lo presentano. È un foro che accoglierà il percorso delle arterie vertebrali, le quali avranno un tratto del loro percorso che seguirà verticalmente e cranialmente la lunghezza di tutto il tratto cervicale della colonna. Nell’immagine dell’atlante (sotto) si nota l’arco che sostituisce il corpo vertebrale anteriore; la porzione dell’arco che accoglie il midollo spinale e lateralmente i processi trasversi tozzi 22 Nell’immagine dell’epistrofeo (sotto) si vedono mantenuta la struttura del corpo allungato, l’arco che accoglie il midollo spinale; un processo spinoso e i due processi laterali tozzi con le facce articolari. Sovrapposizione delle due vertebre: si può osservare la modalità di articolare. L’asse dell’epistrofeo poggia alla porzione ossea arcuata del corpo della prima vertebra e anteriormente l’articolazione è completata dal legamento trasverso che mantiene in sede il corpo vertebrale della seconda vertebra e ne permette la rotazione. Le altre 5 vertebre (C3 – C7) sono assolutamente differenti: assomigliano molto di più alla vertebra tipo. Mano a mano acquisiscono una forma che si modifica andando a modificare le componenti laterali e posteriori dei processi. Il corpo rimane cilindrico non molto sviluppato, i processi laterali e posteriori inizialmente sono poco protrusi e mano a mano si allungano nelle loro dimensioni. Tutti presentano il forame (base) del processo trasverso. Caratteristiche vertebre cervicali: 23 VERTEBRE TORACICHE La C7 somiglia molto più alle vertebre toraciche com’è normale che sia; le vertebre toraciche sono molto particolari: la forma è quella di una vertebra tipo, ma possiedono nei processi trasversi e nel corpo vertebrale delle facce articolari preposte all’articolazione con le coste. Le vertebre toraciche infatti concorrono nella formazione della cassa toracica per cui sono la porzione longitudinale posteriore alle quali articolano le coste le quali poi si articolano ad arco con la struttura dello sterno. Nelle vertebre toraciche si riconoscono un corpo leggermente più voluminoso delle cervicali con forma a cuore (porzione posteriore più allungata rispetto a quella più anteriore), un arco che identifica il forame vertebrale di dimensioni inferiori rispetto a quello delle cervicali; i processi trasversi e spinoso molto sviluppati lateralmente e posteriormente. In quanto i processi sono punti di inserzione per i fasci muscolari di muscoli molto più voluminosi, il processo sia spinoso che trasversale necessita di esporre uno spazio maggiore per poter dare ancoraggio più efficace ai fasci muscolari del dorso per esempio. Peculiarità: presenza di faccette articolari, presenti in numero di due nel corpo vertebrale nella porzione posteriore e bilaterale e una nell’estremità distale del processo trasverso. In questi punti si articolerà la testa e il collo della costa. Le vertebre toraciche (12) si sovrappongono l’una all’altra e si articolano la prima con l’ultima cervicale in modalità uguale attraverso delle facce articolari presenti nella parte superiore e inferiore dei processi trasversi. La sovrapposizione delle vertebre toraciche l’una all’altra presenta una curvatura che porta ad una concavità anteriore (cifosi toracica). La curvatura è permessa dalla forma della struttura ossea ma anche dal disco intervertebrale, il quale si modifica in dimensioni e spessore. Nelle due lordosi (cervicale e lombare) la curvatura è molto più marcata che nelle cifosi. Si riconoscono caratteristiche abbastanza simili alla vertebra tipo, la peculiarità sta nella formazione della cassa toracica. CASSA TORACICA Le vertebre toraciche rappresentano infatti rappresentano l’asse posteriore mediano della cassa toracica. Si articolano in coste che sono delle ossa piatte allungate con forma ad arco differenziato (cambia dalla prima alla 12 per dimensioni, curvatura e modalità di interazione con le altre strutture ossee). Nella porzione anteriore la cassa toracica è caratterizzata dalla presenza di una struttura ossea impari mediana, lo sterno, caratterizzato da più porzioni che articola lateralmente con le strutture costali. 24 Costa Osso piatto con curvatura; quella della prima e della seconda è molto marcata, ad angolo acuto, mentre la curvatura dalla terza alla sesta ha curvatura più ampia e dimensioni maggiori perché presenta un percorso molto differente. Le ultime due coste (11 e 12) risultano coste flottanti: ossa piatte quasi rettilinee con curvatura molto poco marcata e infatti non hanno un’articolazione anteriore con le strutture sternali. La costa nella sua porzione posteriore presenta degli ingrossamenti. La porzione più posteriore, definita testa, è una globosità ossea che va ad articolarsi con il corpo nei punti di articolazione. Si porta poi all’indietro, si assottiglia la struttura della costa e protrude un processo chiamato tubercolo della costa, che viene ad originarsi a livello del collo della costa, e il tubercolo andrà ad articolarsi con la faccetta articolare del processo trasverso. Nella restante porzione la costa presenta una superficie liscia, presenta solo delle incanalature per l’inserzione della muscolatura intercostale. La faccetta articolare anteriore è appiattita, presenta un piccolo incavo, non c’è relazione di interfaccia diretta con lo sterno, ma c’è l’interposizione di tessuto cartilagineo che va a costituire il punto di connessione delle coste con il tessuto sternale. Le prime 5 coste hanno un’interconnessione articolazione con l’osso sternale; dalla 6 alla 10 presentano un tessuto cartilagineo comune accoppiato la sesta con la settima e a seguire la settima, l’ottava, la nona e la decima presentano un tessuto cartilagineo comune per ancorarsi alla struttura sternale. La 11 e la 12 vengono definite coste flottanti perché non hanno un’articolazione anteriore. Sterno 25 Lo sterno articola le porzioni articolari dello sterno con le coste, solo le facce laterali: nei margini laterali dello sterno si riconoscono infatti degli incavi ben visibili che sono i punti di ancoraggio del tessuto cartilagineo. È costituito da più porzioni: Porzione superiore: manubrio dello sterno con forma trapezoidale che presenta la faccetta di articolazione con la prima e la seconda costa e per la clavicola. È quindi il punto di connessione tra la cassa toracica e il cingolo scapolare/clavicolare. Il manubrio dello sterno è in continuità, ovvero presenta un’articolazione fissa con il corpo dello sterno. Corpo dello sterno: forma a fuso con angolo di articolazione detto incisura o angolo sternale che è il punto di contatto tra il manubrio e il corpo. Espone bilateralmente l’incavo della faccetta con la seconda costa. Si riconoscono poi i punti di articolazione con le coste successive. Porzione distale: allungamento del corpo sternale nel processo xifoideo. A volte risulta bifido, a volte è un’unica struttura a punta arrotondata; non ha faccette articolari con le coste lateralmente. VERTEBRE LOMBARI La peculiarità più evidente è la presenza di un corpo vertebrale molto voluminoso: ha un forma in sezione ovale con altezza cospicua, il quale è preposto a supportare quasi tutto il peso del corpo dell’individuo. A differenza delle toraciche che è a forma di cuore, qui il corpo è decisamente ovale. Presenta dei processi trasversi molto protrusi lateralmente e un processo spinoso molto marcato, il quale si porta posteriormente in maniera molto allungata. Sono presenti le facce articolari per l’articolazione di una vertebra sull’altra. L’arco identifica un canale vertebrale di dimensioni confrontabili con la porzione superiore. L’ultima vertebra lombare articola con la strutta dell’osso sacro, il quale rappresenta la porzione sacrale della colonna vertebrale. REGIONE SACRALE 26 È composta da 5 segmenti fusi insieme a costituire un’unica struttura ossea. Presenta una porzione superiore caratterizzata da una superficie piana corrispondente al corpo vertebrale del primo segmento sacrale che si articola con il corpo vertebrale dell’ultima lombare. Presenta dei processi laterali e posteriori simili ai processi spinoso e trasverso della vertebra lombare. Si riconosce nella parte anteriore del corpo vertebrale del primo segmento sacrale una sporgenza chiamata promontorio dell’osso sacro che è di riferimento nella descrizione della struttura del bacino e della pelvi. Mano a mano che ci si porta nella porzione distale, i 5 elementi fusi insieme vanno a creare una curvatura anteriore che permette una curvatura fisiologica della colonna; nella fusione dei processi trasversi si riconoscono sia nella faccia interna (superficie pelvica) che posteriore i forami intervertebrali, che sono i forami sacrali interiori o posteriori, attraverso i quali trovano passaggio le radici dei nervi sacrali. Nella faccia posteriore o dorsale si riconosce una convessità e si possono notare visivamente e al tatto notevoli protrusioni, rugosità, docce e incavi caratterizzate dalla fusione di tutti i processi spinosi che vanno a costituire la cresta mediana posteriore o dorsale, e quelle che sono le protrusioni dei processi articolari laterali che sono singoli nella vertebra tipo, qui hanno creato un’unica cresta in continuità di sovrapposizione. L’ultimo segmento sacrale articola con il primo segmento coccigeo che può essere singolo indipendente o fuso agli altri segmenti. Il primo segmento coccigeo ha due protrusioni superiori chiamate corni o cornetti dell’apice del coccige e sono i punti di articolazione con l’ultimo segmento sacrale. Superficie laterale: estesa faccia articolare che permette l’articolazione con l’anca bilateralmente andando a costituire la struttura del bacino o cingolo pelvico. Nella sovrapposizione dei segmenti si identifica sempre un canale vertebrale nel quale vengono accolte le radici dei nervi sacrali i quali trovano uscita nei forami sacrali anteriore e posteriore. CRANIO 27 Regione assiale della colonna vertebrale. Le ossa del cranio, soprattutto quelle della porzione anteriore del massiccio facciale hanno delle forme e modalità di articolazione peculiari. La struttura del cranio è caratterizzata da più componenti ossei e viene descritta strutturata in due porzioni: Porzione posteriore: neurocranio, la quale va a costruire la volta cranica con significato di contenimento e protezione delle strutture encefaliche. Comprende 8 ossa Porzione anteriore: massiccio facciale o splancnocranio, preposta all’accoglimento degli organi facciali e che si interconnette con la porzione posteriore. Comprende 14 ossa Ci sono delle strutture ossee che si pongono ad interfaccia e che vanno a comporre sia la porzione posteriore che anteriore. I punti di interconnessione delle strutture ossee tra loro caratterizzate da delle articolazioni a sutura, ovvero delle dentellature che vanno a intersecarsi con quelle dell’osso corrispondente. Viene definita fissa, non presenta gradi di libertà di movimento, solo una marginale elasticità Le superfici ossee interne vanno a definire la cavità della scatola cranica. Sono delle superfici molto lisce con pochi incavi per il percorso di strutture vascolari o nervose. Si può osservare anche la presenza di alcune concavità, chiamate fosse craniche anteriori, medie e posteriori che accolgono le strutture dell’encefalo e del cervelletto. Si possono apprezzare i numerosi forami e canali che permettono il passaggio di tutte le strutture vascolari, linfatiche e nervose. Sezione orizzontale di destra: si analizza la base cranica con i canali; sono state incluse anche le membrane delle meningi: fossa cranica anteriore media e posteriore sono tappezzate da queste membrane (tre, sovrapposte con comportamenti differenti). La sezione interessa anche delle strutture nervose: in parte il tronco encefalico (centrale) e il chiasma ottico, punto di incrocio dei due nervi ottici che originano dal bulbo oculare anteriormente, si portano posteriormente e incrociano nella porzione mediale e proseguono nelle vie visive. Descrizione delle strutture che trovano passaggio nei vari forami: 28 Canale ottico: nervo ottico (II paio), arteria oftalmica Foro rotondo: nervo mascellare, ramo del nervo trigemino (V paio) Foro lacero: nero Vidiano, fusione del nervo grande petroso superficiale e nervo petroso profondo (rami del nervo facciale VII paio) Foro spinoso: arteria meningea media, ramo meningeo nel nervo mandibolare (ramo del nervo trigemino V paio) Meato acustico interno (o condotto uditivo): nervo facciale (VII paio), nervo vestibolo-cocleare (VIII paio), arteria labirintica Foro giugulare: vena giugulare interna, nervo glossofaringeo (IX paio), nervo vago (X paio), nervo accessorio (XI paio) Forame magno (o grande foro): midollo allungato, arterie vertebrali, radici spinali, nervo accessorio (XI paio) Canale dell’ipoglosso: nervo ipoglosso (XII paio) Foro ovale: nervo mandibolare (ramo del nervo trigernino V paio), nervo piccolo petroso, arteria meningea accessoria) Caratteri morfologici – uomo e donna Tutto lo scheletro ossea presenta delle regioni in cui vi sono delle differenziazioni di genere, dei dimorfismi sessuali. La morfologia di alcuni distretti ossei permettono di riconoscere se lo scheletro apparteneva a un individuo di sesso maschile o femminile. Nel cranio ve ne sono notevoli: angolo mandibolare, protrusione dell’angolo mandibolare inferiore, curvatura dell’osso frontale mediale. Nel bacino: svolgono funzioni differenziate nel maschio e nella femmina. OSSO OCCIPITALE pg. 117 (e) 29 È un osso dalla semplice e struttura abbastanza semplice. Partecipa alla formazione del neurocranio. È un osso impari mediano che si posiziona posteriormente e inferiormente. È la struttura ossea che permette l’articolazione del cranio con la colonna vertebrale: nella sua faccia inferiore nella parte anteriore presenta due protrusioni leggermente rotondeggianti (condili dell’osso occipitale) che si articolano con le faccette articolari della C1. I due condili dell’occipitale vanno a circondare anteriormente il grande forame o forame magno che caratterizza la struttura ossea medialmente anteriormente. È il foro che consente il passaggio del midollo spinale, delle arterie vertebrali. Anteriormente al forame magno vi è una piccola protrusione quadrangolare che permette l’articolazione anteriore dell’occipitale con lo sfenoide. Posteriormente l’occipitale è caratterizzato da un’estesa squama: estensione di una struttura ossea appiattita con una sua concavità interna che va a identificare le fosse cerebrali posteriori e le fosse cerebellari. Nella sua faccia interna si riconosce una superficie liscia con solchi a croce che identificano delle piccole concavità delle appunto fosse cerebrali e cerebellari posteriori. A lato dei condili vi sono dei fori per il passaggio del nervo ipoglosso. OSSA PARIETALI pg. 115 (a) Due ossa pari, simmetriche e si trovano nella porzione laterale del neurocranio. Sono due estese squame senza protrusione ne ingrossamenti, presentano solo le caratteristiche dentature nei 4 margini che permettono l’articolazione con le altre strutture ossee. Margine superiore: osso parietale controlaterale; a sinistra con l’occipitale; a destra con il frontale; margine inferiore con il temporale. La superficie esterna è rugosa, mentre quella interna è molto liscia che va ad indentificare le fosse craniche medie nella parete laterale del neurocranio. OSSO FRONTALE pg. 116 (c) Definisce la porzione anteriore del neurocranio e partecipa alla porzione superiore del massiccio frontale o splancnocranio. Osso impari e mediano. È caratterizzato da un’estesa squama. Anteriormente è caratterizzato da una convessità e posteriormente da una concavità che accoglie le fosse craniche anteriore. Nella superficie posteriore è caratterizzato da un rilievo mediale, cresta del frontale, che separa le due fosse craniche. Nella porzione mediale inferiore è caratterizzato da una piccola protrusione quadrangolare con delle dentellature che permettono l’articolazione con l’osso nasale. In visione posteriore la protrusione è caratterizzata nella parte più interna da un arco osseo, infatti l’osso frontale non è una semplice squama, ma nella parte inferiore presenta uno spessore cospicuo che caratterizza lateralmente due concavità, il soffitto della fossa oculare, medialmente invece l’osso va a costituire una sorta di arco che si articola lateralmente con l’osso etmoide. In visione inferiore si notano numerosissime concavità, camere, in cui l’osso ha spessore cospicuo ma è vuoto. Ci sono delle sottilissime lamine ossee che separano numerose celle all’interno dell’arco osseo: sono i seni paranasali frontali. Sono delle cavità in diretta comunicazione con le fosse nasali e come tutti i seni paranasali, i frontali non sono gli unici sono un’espansione delle cavità nasali; l’aria che respiriamo viene veicolata in queste camere accessorie. Essendo queste camere scioltamente tappezzate da mucosa respiratoria, l’aria viene riscaldata in maniera molto efficace prima che venga veicolata nelle vie respiratorie. 30 Compartecipano anche a modificare la sonorità del parlato e dell’emissione dei suoni, ma è una funzione secondaria. La funzione principale è il riscaldamento e la filtrazione dell’aria ispirata. I seni paranasali permettono al massiccio facciale e al cranio nella sua totalità di essere molto leggero: anche se di spessore notevole, sono vuote. OSSA TEMPORALI pg. 115 (b) Sono due pari e simmetriche. Ha forma complessa. Presenta una squama che caratterizza la porzione inferiore delle fosse craniche medie, va a completarle insieme al parietale. Nella porzione inferiore presenta una struttura irregolare caratterizzata da un corpo, il processo mastoideo, molto voluminoso più posteriore che si prospetta a quella porzione dell’osso temporale preposta ad accogliere l’organo dell’udito e l’organo vestibolare. Si riconosce un forame molto ampio che porta all’interno del condotto uditivo esterno il quale attraversa la struttura dell’osso temporale e sbocca nella faccia interna nel condotto uditivo interno. Nella porzione inferiore si presentano dei prolungamenti/estroflessioni ossei, il processo stiloideo, immediatamente sotto il condotto uditivo. Nella parte anteriore il processo molto allungato, il processo zigomatico si porta lateralmente e anteriormente e andrà ad articolarsi con le ossa zigomatiche. Tra il processo zigomatico e il condotto uditivo esterno è presente un incavo che è la fossa mandibolare preposta all’articolazione con il braccio della mandibola. Il processo mastoideo è costituito da numerose cavità caratterizzate da lamine ossee sottili che le separano: celle mastoidee. Si portano posteriormente alla struttura del condotto uditivo (sono in comunicazione). OSSO SFENOIDE pg. 116 (d) Compartecipa sia alla formazione del neurocranio nella base della scatola cranica, sia al massiccio facciale. È un osso impari e mediano che si posiziona medialmente, caratterizza tutta la porzione mediale della base del cranio. È caratterizzato da un corpo e due ali, grandi ali dello sfenoide. Il corpo è quadrangolare, caratterizzato anteriormente da delle strutture allungate lateralmente, le piccole ali dello sfenoide. Nella parte mediale inferiore presenta una sua concavità chiamata sella turcica: sede della ghiandola pituitaria o ipofisi. Le grandi ali che si portano lateralmente ad occupare tutta la porzione della base cranica, nonché anteriormente al massiccio facciale, sono caratterizzate nella loro porzione più interna bilateralmente da numerosi forami: foro spinoso, foro lacero, foro rotondo e foro ovale per il passaggio di strutture vascolari e nervose. Anteriormente al di sotto delle piccole ali si trova un foro allungato, fessura orbitaria superiore (2), che dà passaggio a strutture vascolari e nervose che raggiungono il lobo oculare; medialmente si trovano i due canali o forami ottici, in comunicazione diretta sempre con la cavità oculare e attraversati dal nervo ottico, il quale origina nel bulbo e trova incrocio/chiasma ottico nella sella turcica. Anche il corpo dell’osso sfenoide è completamente cavo, vi sono lamine ossee sottilissime che identificano molteplici cavità: i seni paranasali sfenoidali (posteriori, in diretta comunicazione con le cavità nasali). Dal corpo partono dei bracci chiamati i processi pterigoidei bilaterali, caratterizzato da una lamina laterale e una mediale (si separano in due) e sono punti di ancoraggio dei muscoli della struttura della faccia. OSSO ETMOIDE pg. 118 Al davanti dello sfenoide e immediatamente sotto al frontale si trova l’etmoide, caratterizzato da una porzione superiore con lamina orizzontale, una struttura mediale (lamina perpendicolare) e da due corpi che bilateralmente completano la struttura dell’osso. La lamina orizzontale è la porzione che si articola con l’arco osseo dell’osso frontale, caratterizzata da numerosi fori infatti viene anche chiamata lamina cribrosa che permettono il passaggio dei filuzzi del nervo olfattivo che raggiungono le cavità nasali (l’etmoide è il soffitto delle cavità nasali) grazie ai fori nella lamina 31 ossea. La lamina orizzontale è unita a una lamina perpendicolare che nella sua porzione superiore protrude nella orizzontale con quella che è chiamata crista galli, scende medialmente e rappresenta il setto di separazione delle cavità nasali (setto nasale). È una lamina perpendicolare che si trova medialmente nel massiccio facciale. Lateralmente l’osso etmoide è caratterizzato da due masse laterali, i corpi dell’osso etmoide, completamente cave caratterizzate da numerose celle: i seni paranasali etmoidali che si posizionano lateralmente alle cavità nasali (cavità coniche che originano anteriormente e si portano posteriormente con andamento leggermente diagonale) caratterizzate dallo sbocco superiore dei seni paranasali frontali, posteriormente dai sfenoidali, lateralmente dai etmoidali: non sono semplicemente dei condotti per l’aria inspirata, questa viene veicolata in queste camere accessorie. I corpi caratterizzano le fosse nasali, perché la lamina perpendicolare ne è il setto di separazione mediale, mentre i corpi ne caratterizzano la parete laterale che non è liscia e rettilinea come il setto, ma è caratterizzato da due protrusioni ossee che sono i cornetti ossei (superiore e mediano), è presente anche un cornetto inferiore ma è una struttura ossea a sé stante che si articola con i corpi dell’etmoide. OSSO MASCELLARE pg. 119 Il pavimento delle cavità nasali è caratterizzato dall’osso mascellare. Struttura mediale impari che si posiziona nell’asse mediale della struttura dello splancnocranio, ha una lamina orizzontale e lateralmente è caratterizzato da dei corpi dell’osso mascellare anch’essi cavi con delle lamine che contengono i seni paranasali mascellari (i più voluminosi) situati inferiormente alle fosse nasali, la lamina orizzontale del mascellare ne caratterizza il pavimento, completate posteriormente dalle 2 ossa palatine. L’osso mascellare presenta un’incisione mediale caratterizzata dall’unione di due emi metà. Rappresenta anche il soffitto della cavità boccale, infatti nella porzione inferiore i due corpi vanno a costituire un arco che è l’arcata dentaria o le due emi arcate superiori che caratterizzano la porzione anteriore della cavità boccale detto anche palato osseo. La superficie inferiore lateralmente è caratterizzata da delle concavità (alveoli dentali) che saranno i punti di articolazione con le strutture dentali. Bilateralmente i due corpi del mascellare sono caratterizzati da un processo (protrusione/braccio) che andrà ad articolarsi con l’osso frontale infatti nel suo margine superiore si riconoscono delle dentellature di adesione/articolazione 32 OSSA PALATINE pg.120 Due ossa situate posteriormente al mascellare, e sono articolate insieme. Presentano una lamina orizzontale che si articolare anteriormente con la lamina orizzontale del mascellare. Prevedono una cresta mediale che si articolare con l’asse perpendicolare dell’etmoide (setto nasale). Bilateralmente presentano una lamina detta lamina perpendicolare che si porta obliquamente verso l’alto e piega nel processo orbitario il quale va a costituire i margini della fossa orbitaria (porzione mediale inferiore). Lateralmente le due strutture dell’osso palatino vanno a localizzarsi in una sezione trasversale del massiccio facciale immediatamente all’indietro del mascellare e dei corpi dell’osso etmoide. OSSO VOMERE pg. 121 Osso impari e mediale. Si posiziona obliquamente medialmente nell’asse mediale del massiccio facciale andando a completare le lamine perpendicolari dell’etmoide e le creste del mascellare e del palatino. Si articola con più strutture ossee. Presenta un margine obliquo anteriore che si articola sia con l’etmoide (lamina orizzontale del setto) sia nella porzione più anteriore con le porzioni cartilaginee tipiche del vestibolo del naso (parte elastica). Nella porzione inferiore, il margine obliquo si articola con l’osso mascellare e palatino, nella porzione posteriore con il corpo dello sfenoide. Nell’immagine è l’osso colorato di verde. Questa immagine mette in evidenza in sezione le pareti mediali (prima) e laterali (seconda e terza) delle fosse nasali. Le pareti mediali sono rappresentate dal setto della lamina orizzontale dell’etmoide (4) e dal vomere (6) e vanno a caratterizzare la parete ossea con una superficie liscia. Le pareti laterali sono invece caratterizzate da delle protrusioni ossee, i cornetti (11,12,13), i quali se sezionati (ultima immagine) mettono in evidenza i canali di comunicazione con i seni paranasali: etmoidali (bilateralmente), mascellari (inferiormente), sfenoidali (posteriormente) e frontali (superiormente). Si riconoscono anche le cartilagini tipiche delle strutture del naso (1,2,3) che protrudono nella costituzione della faccia. Sono delle lamie cartilaginee di cartilagine elastica che caratterizzano la porzione anteriore della cavità nasale. In parte completano anche il setto nasale (2) che si articolare con l’etmoide (4). 33 1. Cartilagine setto nasale; 2. Processo posteriore; 3. Cartilagini alari; 4. Lamina perpendicolare dell'etmoide; 5. Cresta sfenoide; 6. Vomere; 7. Osso mascellare; 8. Osso palatino; 9. Ossa nasali; 10. Lamina cribrosa dell'etmoide; 11. Cornetto superiore (etmoide); 12. Cornetto medio (etmoide); 13. Cornetto inferiore; 14. Recesso sfeno-etmoidale; 15. Forame sfeno-palatino; 16. Lamina perpendicolare osso palatino; 17. Celle etmoidali superiore; 18. Processo uncinato; 19. Lato mascellare; 20. Bolla etmoidale; 21. Infundibolo etmoidale; 22. Seno frontale; 23. Seno mascellare; 24. Osso lacrimale; 25. Apertura dotto naso-lacrimale CAVITÀ NASALI pg. 111 La parete laterale è caratterizzata dalle protrusioni dei cornetti nasali, che identificano delle conche nasali: superiore, media e inferiore. Vengono chiamati anche turbinati ossei. Nella parete superiore, caratterizzata dalla lamina fibrosa, trova sede la mucosa olfattiva preposta a detectare gli odori, si interconnette in modo citoneurale con il nervo olfattivo. Il nervo olfattivo e il bulbo olfattivo sono localizzati al di sopra della lamina fibrosa nel versante della cavità cranica. Il setto nasale è formato da: lamina perpendicolare dell’etmoide, vomere, osso nasale. La cavità nasale ha anteriormente un’apertura piriforme ed è divisa in una metà destra e una sinistra da un setto nasale. La parte ossea del setto nasale è formata dal vomere e della lamina perpendicolare dell’osso etmoide. La parte esterna è formata soprattutto da cartilagine, e dalle ossa nasali e dai processi frontali delle ossa mascellari che formano la radice del naso. La parete laterale della cavità nasale ha tre lamine ossee, conche nasali. La conca inferiore è un osso separato, mentre la media e superiore sono proiezioni ossee dell’etmoide. Molte delle ossa associate alla cavità nasale hanno al loro interno grandi cavità chiamate seni paranasali, che riducono il peso del cranio e si comportano come camere di risonanza durante l’emissione della voce. Seno frontale, seno sfenoidale, seno etmoidale e seno mascellare. Il setto nasale è composto dalla lamina perpendicolare dell’etmoide e dal vomere. Superiormente dall’osso nasale e dall’osso frontale. Posteriormente dallo sfenoide. 34 CAVITÀ ORBITARIA pg. 110 La cavità orbitaria è composta da più segmenti ossei di cui il soffitto è la concavità della porzione inferiore della squama dell’osso frontale; lateralmente le ossa zigomatiche: ossa allungate che si articolano con il processo zigomatico del temporale posteriormente; posteriormente la cavità è caratterizzata dalle grandi ali dell’osso sfenoide e da un margine delle piccoli sempre dello sfenoide; inferiormente dall’osso mascellare e dal palatino per una piccola porzione; la porzione mediale è caratterizzata dall’osso etmoide e dall’osso lacrimale (piccolo osso piatto che nella parete mediale bilateralmente completa la cavità della fossa orbitaria. MANDIBOLA pg. 121 Porzione inferiore del massiccio facciale: osso a forma di arco che caratterizza l’arcata dentale inferiore. Viene descritta anche come due semi metà che medialmente trovano fusione. Le due emi arcate sono caratterizzate da un margine osseo caratterizzato dalle piccole concavità degli alveoli dove trovano inserzione le strutture dentarie. L’arco osseo anteriore presenta una struttura ossea appiattita che superiormente è caratterizzata dagli incavi degli alveoli mentre inferiormente ha un margine liscio, libero. Posteriormente la mandibola è caratterizzata da dei processi, da dei bracci allungati: il braccio più posteriore è la porzione che termina con una struttura ossea quasi ovalare (condilo) che si articola con la fossa mandibolare dell’osso temporale (articolazione temporo-mandibolare). Anteriormente al processo condiloideo è situato il processo coronoideo, una protrusione ossea caratterizzata dall’inserzione della muscolatura masticatoria e del massiccio facciale. Nella superficie esterna e interna la superficie dell’osso è abbastanza liscia. OSSO IOIDE pg. 122 Non trova articolazione con le ossa del cranio. È un piccolo osso impari e mediale a forma di arco che trova la sua sede inferiormente e posteriormente all’arco mandibolare. Presenta un corpo centrale e due bracci con due protrusioni: il piccolo e il grande corno dell’osso ioide. La peculiarità di questo osso è che non articola con nessun’altra struttura ossea. Viene mantenuto in sede e trova la sua funzione di ancoraggio dalle fasce muscolari dei tendini, inoltre si posiziona medialmente all’indietro dell’angolo mandibolare anteriore e trova un mezzo di fissità dai legamenti che lo ancorano alla porzione cartilaginea della laringe: lo ioide compartecipa alla deglutizione che vede in correlazione la struttura della radice della lingua e le cartilagini della laringe (epiglottide). Lo ioide trova diretta connessione anche con le fasce connettivali proprie della muscolatura della lingua. I due bracci sono punti d’inserzione di tutta la muscolatura anteriore del collo (muscoli sovra e sotto ioidei.) CINGOLO SCAPOLARE pg. 133 Strutture ossee preposte all’interazione tra la porzione assile e le porzioni appendicolari degli arti: cingolo scapolare per gli arti superiori e cingolo pelvico (o bacino, accoglie anche gli organi pelvici: funzione di 35 protezione) per gli arti inferiori. Costituito da due paia di strutture ossee: clavicola (anteriormente) e scapola (posteriormente) rispetto al cingolo stesso e alla cassa toracica. Clavicola La clavicola trova diretta interconnessione con la cassa toracica attraverso l’articolazione sterno-clavicolare. È un osso piatto lungo, pari e simmetrico, con localizzazione trasversale che articola con il margine laterale del manubrio dello sterno e si porta poi nella porzione della spalla e articola con il processo proprio della scapola, struttura preposta all’articolazione con l’arto superiore. La clavicola articola quindi nel suo margine mediale con il manubrio dello sterno e con il suo margine laterale con il processo acromiale della scapola. Nel suo margine mediale si riconosce anche una porzione incava preposta al contatto articolare con la prima costa. La struttura della clavicola è quella di un osso allungato appiattito con forma ad S che presenta un’estremità distale acromiale e un’estremità mediale sternale. È un osso abbastanza semplice, presenta due superfici lisce con piccole concavità, le faccette articolari che articolano con il manubrio dello sterno e con il processo acromiale della scapola. In entrambi i margini sono caratterizzate da delle piccole protrusioni che sono i punti di inserzione della muscolatura del collo e in parte della spalla. Si notano solo delle piccole rugosità che riguardano soprattutto i margini e sono i punti di inserzione della muscolatura della porzione anteriore del torace (grande pettorale e trapezio) e della porzione della spalla (deltoide). Scapola La scapola articola anteriormente con il processo acromiale della clavicola e si articola poi con l’arto superiore attraverso la fossa glenoidea, con l’articolazione scapolo-omerale. Il cingolo scapolare andrà poi andrà poi ad articolarsi con la cassa toracica con l’articolazione clavicolare con lo sterno. La scapola presenta un corpo: estesa squama con forma triangolare con una base rivolta verso la porzione superiore e un apice che si rivolge nella porzione inferiore. Nella visione anteriore si mette in evidenza una leggera concavità nella quale vengono accolte le inserzioni del muscolo sottoscapolare. Non ha uno spessore molto sviluppato, quindi dimensione appiattita. Presenta più margini: Margine laterale o ascellare, nella porzione superiore laterale vi è un ingrossamento, un corpo voluminoso caratterizzato lateralmente da un’estesa concavità (cavità glenoidea) che permette l’accoglienza della testa dell’omero; sempre nella porzione superiore laterale, sono presenti due processi: o Processo coracoideo: si porta posteriormente. Preposto ad essere inserzione di strutture tendinee e muscolari atte a rinforzare e sostenere l’articolazione della spalla (anche l’acromion). o Processo acromiale o acromion: origina nella parete anteriore del margine della cavità glenoidea e si porta anteriormente. È un braccio a L, preposto all’articolazione con la clavicola nel margine laterale. Nella visione posteriore il processo continua con una protrusione ossea ad andamento longitudinale, detto spina della scapola, che nella sua faccia posteriore suddivide la squama (corpo) della scapola in due porzioni: fossa sovraspinosa e fossa infraspinosa (sottospinosa). Sono delle superfici che accolgono l’inserzione della muscolatura della spalla. Margine mediale o vertebrale Margine superiore Angolo inferiore CINGOLO PELVICO pg. 137 Rappresenta la porzione appendicolare che interconnette la porzione assile con la porzione appendicolare dell’arto inferiore. È composto da più strutture ossee. Bilateralmente si trovano le strutture dell’osso dell’anca. 36 Anca – osso pari e simmetrico. Si articola posteriormente con la porzione sacrale della colonna vertebrale; anteriormente si articolano tra loro nella porzione pubica. Viene descritto come costituito da 3 porzioni, il punto di connessione termina la sua giunzione in età avanzata tra i 16 e i 18 anni. Fino a quell’età le porzioni sono separate. La porzione verde (pg. 138) rappresenta l’ileo, quella viola il pube e quella gialla l’ischio. Le porzioni trovano giunzione nella fossa acetabolare o acetabolo preposta all’articolazione con l’arto inferiore (femore). L’ileo è la porzione più estesa dell’anca: presenta un’estesa squama o ala dell’ilo che in visione laterale presenta delle incavature e linee che definiscono i punti di inserzione dei fasci muscolari, in particolare la linea mediale o glutea e divide due aree molto estese che sono i punti di inserzione dei glutei. Superiormente si riconosce un margine ad arco con spiccata rugosità, la cresta iliaca che delinea un arco che nella porzione posteriore presenta una porzione estesa lateralmente, la spina iliaca, e una porzione più inferiore con due margini: spina iliaca postero-superiore e postero-inferiore. Successivo alla spina iliaca è presente una profonda incavità, la grande incisura ischiatica che porta la porta la porzione dell’ileo a continuare con la porzione dell’ischio. L’ischio e il pube si interfacciano con l’ileo a livello della cavità acetabolare e definiscono una struttura ad arco: anteriormente la porzione del pube e posteriormente la porzione dell’ischio. I margini di queste due strutture sono molto rugosi: punti di inserzione delle strutture muscolari dell’anca e del femore. Visione mediale. L’ala dell’ileo presenta una profonda cavità unica, rappresenta la faccia dell’osso dell’anca che si prospetta verso la cavità pelvica ad accogliere le strutture degli organi pelvici. Nel margine posteriore è presente un’estesa concavità con forma pressoché ovalare delineata da dei margini (labbri) che rappresenta la superficie articolare di articolazione con il sacro detta faccia auricolare. Anche l’ischio e il pube presentano una superficie molto liscia, si uniscono tra loro identificando un forame interno e si prospettano con dei margini di nuovo rugosi. Nel margine mediale del pube si riconosce anche qui una superficie ovalare che rappresenta la faccia di articolazione con l’altra porzione controlaterale del pube andando a costituire l’articolazione pubica. L’anca articola posteriormente con la struttura dell’osso sacro (articolazione sacro-iliaca); anteriormente le porzioni creano una struttura ad arco che si porta medialmente nella sinfisi pubica. Nel punto di congiunzione tra ischio, ileo e pube si identifica la faccetta articolare preposta ad accogliere il femore. Questa struttura ossea presenta più funzioni: Permette la congiunzione tra la porzione assile della colonna vertebrale e l’arto inferiore Protegge e accoglie i visceri pelvici Nel bacino si identifica una cavità, la cavità pelvica, delineata dall’articolazione e giunzione delle 3 strutture ossee: osso scaro e 2 strutture dell’anca. La cavità pelvica si distingue in una grande pelvi (stretto pelvico superiore) e in una piccola pelvi (stretto pelvico inferiore). La pelvi è diversa nel maschio e nella femmina; la pelvi femminile è più leggera e ampia lateralmente, ma lo stretto pelvico inferiore è meno profondo e più largo per consentire al feto di passare attraverso queste aperture durante il parto; esistono meno punti di inserzione muscolare che nell’uomo; l’angolo sottopubico è di 90 gradi o più. Nell’uomo gli stretti pelvici superiore e inferiore sono piccoli e l’angolo sottopubico è inferiore a 90 gradi. La linea che definisce il piano orizzontale che separa la grande dalla piccola pelvi viene definita da dei punti: Sinfisi pubica anteriormente Promontorio del sacro posteriormente Linea arcuata dell’osso iliaco che continua con la linea della porzione pubica Il bacino viene descritto anche attraverso dei diametri che distinguono il bacino maschile dal femminile e in quello femminile sono molto importanti durante la gestazione e durante il parto. Diametri principali, pelvimetria ovvero misurazione delle cavità pelviche: Diametri obliqui (destro e sinistro) Diametri trasversi (mediale e posteriore) 37 Diametro antero-posteriore: linea che unisce la sinfisi pubica e il punto mediale del promontorio del sacro. Si descrivono più diametri, chiamati coniugate in visione laterale della struttura del bacino: o Margine anteriore promontorio del sacro – porzione superiore sinfisi pubica: coniugata anatomica o Coniugata ostetrica o Coniugata diagonale Gli altri due sono punti di congiunzione tra il promontorio e il pube, misure notevoli che permettono di valutare il passaggio della testa del feto. Arto superiore Si suddivide in due porzioni: braccio prossimale e avambraccio distale. La porzione prossimale è rappresentata dall’omero. Omero - È un osso allungato che presenta la sua asse maggiore longitudinalmente. Nelle porzioni distale e prossimale presenta degli ingrossamenti definiti epifisi (per tutte le ossa lunghe), mentre la porzione allungata è definita diafisi dell’osso omero. Nella porzione dell’epifisi prossimale sia in visione anteriore che in visione posteriore è caratterizzata da una porzione con superficie liscia e forma ad emisfera: testa dell’omero e superficie che si prospetta all’articolazione con la cavità glenoidea della scapola. Lateralmente alla testa vi è un margine che definisce il punto di ancoraggio della struttura articolare e un ristringimento, rappresentato dal collo anatomico della testa dell’omero. Si riconoscono due protrusioni rugose: punti di ancoraggio di strutture muscolari, chiamati piccola e grande tuberosità. Nella porzione posteriore si evidenzia la grande tuberosità, nell’anteriore la piccola. Tra le due tuberosità è presente un incavo che scende lungo la prima porzione della diafisi a caratterizzare la sede di accoglienza del tendine lungo del deltoide chiamato tuberosità deltoidea. L’epifisi distale è la sede di articolazione dell’omero con le strutture ossee dell’avambraccio (ulna e radio). Ha forma pressoché triangolare; i due margini laterali prendono il nome di epitroclea e epicondilo; nella porzione inferiore si riconosce una struttura con superficie liscia con forma cilindrica, la cui asse maggiore è perpendicolare alla diafisi dell’omero chiamata troclea, struttura preposta all’articolazione con il gomito (ulna). Lateralmente, al di sotto dell’epicondilo si riconosce un arrotondamento chiamato condilo: porzione preposta all’articolazione con il radio. L’articolazione del gomito è complessa perché si interfaccia con 3 capi ossei: epifisi distale dell’omero con l’epifisi prossimale dell’ulna e del radio. Ulna e radio – ossa dell’avambraccio. L’ulna di posiziona medialmente e il radio lateralmente. Sono anche loro due ossa lunghe con diafisi e epifisi (prossimali e distali). L’epifisi prossimale dell’ulna è particolare: presenta una concavità profonda a becco d’oca: concavità nella porzione orizzontale, e un processo osseo chiamato olecrano che si porta verso l’alto e si piega ad arco. Questa è l’epifisi che si articola con la troclea dell’epifisi distale dell’omero. L’epifisi prossimale del radio presenta invece un ingrossamento orizzontale piuttosto appiattito, che in visione posteriore presenta una concavità dove si articola il condilo dell’epifisi distale dell’omero. Lateralmente le due ossa articolano tra loro. L’ulna presenta nella sua faccia dell’epifisi prossimale laterale una piccola concavità o incisura radiale che accoglie la faccia mediale dell’epifisi prossimale del radio. Il radio e l’ulna lungo tutta la lunghezza della diafisi presentano un’interconnessione articolare data da una membrana connettivale fibrosa detta membrana interossea che mantiene le due strutture ossee in sede e in relazione tra loro. L’epifisi distale dell’ulna mantiene una sezione circolare e presenta una superficie leggermente allargata e un processo che si allunga inferiormente chiamato processo stiloideo. L’epifisi distale del radio subisce una dilatazione ossea acquisendo una forma quadrangolare e si evidenzia la faccia articolare delle strutture ossee proprie della mano. Anche il radio presenta lateralmente un processo stiloideo. Anche le epifisi distali sono interconnesse, andando a interfacciarsi con le porzioni delle strutture ossee della mano. 38 L’ulna e radio possono presentarsi anche in fase di rotazione per pronazione del radio sull’ulna. Questa possibilità dinamica di movimento è data solo dall’articolazione tra ulna e radio che si esprime nelle porzioni laterali: nelle epifisi prossimali tra la testa del radio e la porzione laterale dell’epifisi dell’ulna, e dalla membrana interossea. L’epifisi distali si interfacciano con la porzione della mano relativa al carpo: ulna è posizionata medialmente e il radio lateralmente. Mano - Il carpo è costituito da numerose ossa definite sesamoidi in quanto presentano una struttura variabile; sono ossa abbastanza piccole e si posizionano in due file: una fila prossimale e una fila distale. La porzione prossimale è caratterizzata da 3 strutture ossee: scafoide, semilunare e piramidale che si pongono ad interfaccia con l’articolazione dell’epifisi distale dell’ulna e del radio. Le tre ossa si articolano poi con le 4 ossa della porzione distale: trapezoide, trapezio, capitato e uncinato. Le quali a loro volta hanno due superfici di articolazione, prossimalmente con le ossa sopra e distalmente con le oss

Use Quizgecko on...
Browser
Browser