Introduzione Corso Affidabilità e Sicurezza nell'Industria di Processo - Università di Bologna
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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
2024
Sarah Bonvicini
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This document provides an overview of the course "Affidabilità e Sicurezza nell'Industria di Processo" at the University of Bologna. It outlines course information, risk definitions, calculation procedures, and exam regulations for the 2024-2025 academic year. The course emphasizes the importance of active learning and consistent attendance. It details the structure of the written and oral exams.
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ALMA MATER STUDIORUM – Università degli Studi di Bologna DICAM - Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali A.A. 2024/2025 ▪ Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica e di Processo ▪ Laurea Magistrale in Ing...
ALMA MATER STUDIORUM – Università degli Studi di Bologna DICAM - Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali A.A. 2024/2025 ▪ Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica e di Processo ▪ Laurea Magistrale in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio Corso di Affidabilità e Sicurezza nell’Industria di Processo M [email protected] 1 INDICE 1. Alcune informazioni generali 2. Il rischio: definizione e classificazione 3. Indici di rischio 4. La procedura per il calcolo del rischio 5. L’assoggettabilità degli stabilimenti al D.Lgs. 105/2015 2 1. ALCUNE INFORMAZIONI GENERALI Nelle diapo della parte 1 della presentazione sono fornire ALCUNE informazioni generali sul corso di AfSIPM. Altre informazioni sono fornite nelle parti 2, 3 e 4 della presentazione, perché ora risulterebbero poco comprensibili. 3 Sito del corso: https://www.unibo.it/it/didattica/insegnamenti/insegnamento/2024/405 248 Piattaforma Virtuale – Virtual Learning (materiale didattico): https://virtuale.unibo.it/. L’accesso è limitato agli studenti che hanno il corso di AfSIP M nel piano degli studi per l’a.a. 2024/2025 o in uno degli anni precedenti e che siano ancora in debito d’esame Sito del docente: https://www.unibo.it/sitoweb/sarah.bonvicini/ Questa presentazione 4 Docente: Sarah Bonvicini (DICAM, via Terracini 28, II piano) Tel: 051/2090235 (diretto) E-mail: [email protected] (non utilizzare la chat di Teams o quella di Virtuale) Ricevimento: via e-mail per tutto quello che si può risolvere via mail; su Teams o dal vivo per tutte quelle questioni che non si possono risolvere via mail, nei giorni e negli orari indicati sulla pagina web del docente. Durante il corso: in aula prima delle lezioni, preavvisando il docente con 1 giorno di anticipo (LU, MA e VE, 8.15-9.00) 5 Orario settimanale ▪ Lunedì: 9.00-11.30 (aula TA04) ▪ Martedì: 9.00-11.00 (aula TA04) ▪ Venerdì: 9.00-11.00 (aula TA03) Lezioni sospese ▪ VE 04/10, LU 07/10, MA 08/10 (San Petronio e lauree) ▪ VE 01/11 (Ognissanti) ▪ VE 06/12 (Lauree) Link orario AfSIPM AfSIP M, 9 ECTS = 225 ore di impegno dello studente 6 ▪ Lezioni frontali svolte con l'ausilio dello schermo per la proiezione di diapositive. L’interattività è gradita!! ▪ Suggerimento di materiale di approfondimento ▪ Svolgimento di semplici esercizi numerici durante le lezioni frontali ▪ Visualizzazione durante le lezioni frontali di alcuni filmati e di software per la valutazione delle conseguenze degli scenari incidentali (approfonditi nel corso opzionale di Laboratory of Process Safety M – prof. A.Tugnoli) 7 ▪ E’ bene che le lezioni siano frequentate ASSIDUAMENTE (sempre, dal primo all’ultimo giorno, senza interruzioni) ▪ E’ bene che le lezioni siano frequentate ATTIVAMENTE (prendendo dei buoni appunti, che vengono rivisti dopo ogni lezione, e svolgendo i compiti a casa) ▪ Coloro che hanno un n° di crediti acquisiti < 30 CFU o che prevedono di sostenere degli esami durante il periodo delle lezioni (=entro Natale) sono invitati a frequentare il corso di AfSIP M nell’a.a. 2024/2025 8 ▪ Al fine di una partecipazione attiva alle lezioni, dopo ogni lezione il docente assegnerà dei compiti a casa nella sezione omonima su Virtuale ▪ Lo svolgimento dei compiti è facoltativo, non richiede il caricamento del compito svolto su Virtuale, non è oggetto di valutazione ▪ Gli studenti possono aggregarsi in piccoli gruppi (ad esempio, da 2 a 4 studenti) per lo svolgimento dei compiti ed i gruppi possono confrontarsi tra loro su come il compito andava svolto, consultando il docente durante l’orario di ricevimento nel caso di dubbi e difficoltà ▪ Alcuni consigli per prepararsi bene all’esame (con riferimento sia alla preparazione «remota» che alla preparazione «prossima» all’esame) sono riassunti in un apposito file disponibile su Virtuale 9 ▪ Tutte le informazioni relative all’esame sono riportate nell’ultima versione del file AfSIP M – Regolamento d’esame.pdf, disponibile su Virtuale ▪ Nelle diapo seguenti sono riportate alcune informazioni estratte dal Regolamento 10 L'esame consta di una prova scritta (su carta) e di una prova orale (che si svolgono una dopo l'altra, nella stessa giornata o in giorni consecutivi; il superamento della prova scritta è necessario per l'ammissione alla prova orale; il mancato superamento della prova orale comporta la necessità di ridare anche la prova scritta). La prova scritta - a libri chiusi, con possibilità di consultare un formulario fornito dal docente - comprende domande di teoria (a scelta multipla, vero/falso, inserimento di parole mancanti, domande aperte,….) nonchè semplici esercizi numerici ("semplici" significa che si risolvono con una calcolatrice, che non è richiesto l'utilizzo del calcolatore ed il reperimento di dati chimico-fisici e di pericolosità; come pure che è limitata al minimo la necessità di effettuare conversioni di unità di misura; per meglio comprendere che cosa significhi "semplici", si possono prendere a riferimento gli esercizi illustrati a lezione e disponibili nel materiale didattico e la prova scritta di esempio che viene messa a disposizione). Anche per quel che riguarda la prova orale, sono messi a disposizione esempi di domande orali e tracce di ragionamento. 11 ▪ Sia la prova scritta che la prova orale sono in lingua italiana, a meno di motivate richieste dello studente (limitatamente alla prova orale) ▪ La modalità d’esame potrebbe cambiare nel caso in cui sia necessario svolgere gli esami a distanza 12 L’esame si sostiene in una delle date fissate dal docente e rese note (con ampio anticipo) su AlmaEsami, iscrivendosi all'appello su AlmaEsami. Tipicamente sono fissate 6 date per anno solare. 13 Students have to sit the written exam with: 1. the badge 2. 2 / 3 pens 3. a rubber or the correction fluid 4. a calculator (not connecting to the web) 5. nothing else Rucksacks, bags, mobile phones, digital watches, computers, head-phones, pencil cases, notes, books, paper, snacks, drinks, and, more generally, all items not belonging to the list cannot be held on/near the desk during the exam 14 ▪ La prova scritta si compone di 16 domande, ciascuna valutata in 2 punti; consente di ottenere 32 punti + 1 punto di premio nel caso di risposte corrette riportate con ordine e cura, per complessivi 33/33 punti. La sufficienza corrisponde a 18/33. ▪ La prova orale corrisponde a complessivi 33/33 punti, con sufficienza a 18/33. ▪ Il punteggio della prova orale è assegnato considerando: i. la capacità di rispettare il regolamento d’esame ii. la capacità di comprendere le domande e di rispondere, venendo subito al dunque iii. la capacità di rispondere correttamente alla domanda senza il supporto del docente iv. l’assenza di errori grossolani e di confusione tra gli argomenti v. la conoscenza di tutti gli argomenti del programma vi. il grado di approfondimento degli argomenti del programma vii. la capacità di effettuare collegamenti tra gli argomenti del programma viii. l’uso corretto della lingua italiana e la capacità di impiegare un registro formale. 15 ▪ La prova scritta e la prova orale contribuiscono ciascuna per il 50% al voto d’esame, che è dato dalla media aritmetica dei punteggi della prova scritta e della prova orale, essendo entrambe sufficienti ▪ Per disincentivare la prassi di «provare» gli esami, agli studenti che sostengono l’esame per la prima volta è attribuito 1 punto in più (dunque il voto minimo ed il voto massimo, per chi sostiene l’esame la prima volta, corrispondono, rispettivamente, a 19/33 e a 34/33). 16 ▪ E’ fatto divieto di «provare» l’esame ▪ Sono resi disponibili nel materiale didattico dei quiz in preparazione alla prova scritta, un esempio completo di prova scritta, delle domande e delle tracce di ragionamento per l’esame orale per valutare la propria preparazione ▪ E’ possibile assistere alle prove orali 17 ▪ E’ assolutamente scorretto far sapere al docente, prima dell’esame, che, in caso di mancato superamento dell’esame, occorrerà rimandare la laurea, si perderà una borsa di studio, etc. etc. etc. ▪ Gli studenti lavoratori (a tempo pieno o parziale) sono valutati al pari di tutti gli altri studenti, senza sconti sul programma d’esame né valutazioni differenziate rispetto agli altri. ▪ La valutazione dell’esame tiene conto delle conoscenze acquisite dallo studente e della capacità di impiegarle per la soluzione di problemi; non può tenere conto di elementi soggettivi. 18 Nella definizione del voto d’esame sono considerati fino a -3 punti di penalità per i seguenti comportamenti: ▪ using mobiles or desktops or smartwatches or other devices during the classes or during the exam tests for surfing the web or spending time on social networks or being connected with other people (e.g., via Teams, Zoom, etc.) or registering the classes ▪ mails written in order to ask general information clearly reported in the slides and on the websites suggested ▪ messages written on Teams and Virtuale ▪ cheating during the exam ▪ signing up for the exam and not coming to the exam ▪ complaining about the penalties ▪ every unpolite, rude, disrespectful, and aggressive behaviour ▪ every violation of the AfSIPM exam regulations 19 ▪ Appunti di lezione (al meglio presi personalmente) ▪ Copia delle diapositive utilizzate dal docente durante le lezioni [depositate presso il Centro Fotocopie; disponibili sulla piattaforma Virtuale]. Materiale di approfondimento [disponibile sulla piattaforma Virtuale] Si prevede che TUTTI gli argomenti oggetto d’esame siano spiegati dal docente Per eventuali approfondimenti possono essere utili alcuni testi; il loro elenco è riportato più oltre in questa presentazione. 20 Per preparare l’esame non è necessario fare riferimento al materiale didattico reso disponibile dal docente: lo studente è libero di utilizzare il materiale didattico che preferisce. Il materiale didattico, che verrà via via «consolidato» durante il corso, sarà disponibile nella forma definitiva alla chiusura del corso e resterà disponibile fino al termine dell’anno solare 2025. Il materiale didattico è prevalentemente in italiano. Per chi non comprendesse l’italiano, sono rese disponibili indicazioni per preparare l’esame su materiale didattico interamente in inglese. Si fa presente che tutto il materiale didattico reso disponibile per l’a.a. 2024/2025 è fornito ai soli studenti UniBO che hanno il corso di AfSIP M nel piano degli studi per l’a.a. 2024/2025 (o per un a.a. precedente e ancora in debito d’esame) per un uso strettamente personale. Qualunque diffusione di questo materiale, in formato 21 cartaceo e elettronico, è assolutamente vietata. ▪ Le informazioni generali riportate nella presente dispensa nonché nel Regolamento d’esame disponibile su Virtuale per l’a.a. 2024/2025 valgono fino al 31 dicembre 2025. ▪ Dal 1 gennaio 2026 varranno per tutti gli studenti in debito d’esame il programma d’esame a.a. 2025/2026 e le indicazioni del Regolamento d’esame a.a. 2025/2026, che rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2026. 22 2.IL RISCHIO: DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE 23 IL NOME DEL CORSO …AFFIDABILITA’…. 24 …SICUREZZA…. 25 …INDUSTRIA DI PROCESSO…. 26 L’INDUSTRIA DI PROCESSO L’industria di processo comprende tutte quelle attività industriali dove la materia, allo stato “sfuso”, subisce trasformazioni fisiche e/o chimiche. La materia è costituita da: ▪ sostanze pure: sono identificate da una formula chimica e da un nome: etanolo C2H6O, acqua H2O, ammoniaca NH3, propano C3H8, butano C4H10……. ▪ miscele (o preparati o miscugli o soluzioni): sono costituite dall’unione di 2 o più sostanze pure: soluzione acquosa di ammoniaca, alcool etilico al 95%, GPL (propano + butano),…. 27 La materia è allo stato “sfuso” («in bulk») quando è contenuta all’interno di recipienti di grandi dimensioni: ▪ serbatoi fissi negli impianti di produzione o stoccaggio ▪ serbatoi su navi durante il trasporto via mare ▪ autobotti e ferrocisterne durante il trasporto via terra 28 ▪ Trasformazioni fisiche: non “alterano” le sostanze, che rimangono le stesse prima e dopo la trasformazione; possono esserci cambiamenti di temperatura e di stato fisico, separazione di miscele, concentrazione di miscele, diluizione di miscele, mescolamento di sostanze……. Esempio: distillazione del petrolio ▪ Trasformazioni chimiche: “alterano” le sostanze, che non sono le stesse prima e dopo la trasformazione; sono costituite da reazioni chimiche, che trasformano i reagenti in prodotti. Esempio: produzione di NH3 29 FASI DI UN TIPICO PROCESSO Materia prima A (contenente R1) Materia prima B (contenente R2) …………… Trasformazioni reagente R1 Reazione reagenti non reagiti + prodotti fisiche reagente R2 chimica …….. Trasformazioni fisiche reagente R1 prodotto P1 reagente R2 prodotto P2 …….. …….. 30 SETTORI DELL’INDUSTRIA DI PROCESSO ▪ Raffinerie ▪ Industria dei fitofarmaci ▪ Rigassificatori ▪ Industria alimentare ▪ Depositi (ad es. di carburanti) ▪ Impianti di trattamento di reflui ▪ Industrie della chimica di base ▪ Impianti di trattamento di rifiuti ▪ Industria della chimica fine ▪ Centrali termoelettriche ▪ Industria farmaceutica ▪ …………………………………… 31 OBIETTIVO DEL CORSO Fornire le nozioni per effettuare l’analisi quantificata del rischio proprio ovvero tipico dell’industria di processo. C chemical P process Q quantitative R risk A analysis CPQRA QRA – Quantified Risk Analysis 32 SICUREZZA E RISCHIO Sicurezza e rischio sono due facce della stessa medaglia 33 RISCHIO QUANTIFICATO …I often say that when you can measure what you are speaking about and express it in numbers you know something about it; but when you cannot measure it, when you cannot express it in numbers, your knowledge is of a unsatisfactory kind; it may be the beginning of knowledge…. Lord Kelvin, 1824-1907 34 …misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è…. Galileo Galilei, 1564-1642 35 CHE COSA È IL RISCHIO Definizione di rischio secondo (Kaplan & Garrick, 1981): ▪ è una combinazione di incertezza e danno; ▪ è il rapporto tra i pericoli e le misure di sicurezza adottate per difendersi da essi; ▪ è la combinazione tra la frequenza con cui si manifesta un evento dannoso e le sue conseguenze. 36 pericoli R = h(-----------------------------) misure di sicurezza (o barriere) tutto ciò che può funzioni causare un danno magnitudo (severità o gravità delle conseguenze) R = g (f, M) frequenza 37 Altre definizione di rischio: ▪ D. Lgs. 105/2015 «rischio»: probabilità che un determinato evento si verifichi in un dato periodo o in circostanze specifiche ▪ Norma ISO 31073:2022 – Risk management – Vocabulary 38 CLASSIFICAZIONE DEI RISCHI I rischi possono essere classificati: ▪ in base all’origine: naturali (terremoti, alluvioni, meteoriti, tsunami, rischi carestie, epidemie, fulmini, …..) antropici (crollo di dighe, fumo, attività industriali, sport, attività di trasporto, investimenti finanziari, scommesse…… ) 39 ▪ in base al numero dei soggetti coinvolti: individuali: un evento dannoso coinvolge un solo individuo (fumo, malattia, rischi incidente stradale, incidente sul lavoro, incidente durante la pratica sportiva, attentato terroristico, …) collettivi: un evento dannoso coinvolge una collettività (carestia, epidemia, incidente aereo, rilascio di una nube tossica, guerra, attentato terroristico, …..) 40 IL RISCHIO ANTROPICO Il rischio industriale può presentarsi come rischio individuale o collettivo. 41 Technological risk: risk due to technology Industrial risk: risk due to industrial activities and, more generally, to all working activities, also those connected to the exploitation of earth resources, agriculture, animal farming, handicraft, services 42 1. Rischio convenzionale E’ proprio di tutte le attività lavorative (e anche non lavorative) e dunque è un rischio occupazionale. Minaccia i lavoratori. E’ IL RISCHIO prevalentemente un rischio INDUSTRIALE individuale. E’ l’oggetto della salute, sicurezza e igiene sul lavoro. 2. Rischio specifico E’ specifico di una data attività lavorativa e dunque è un rischio occupazionale. Minaccia i lavoratori. Può essere sia un rischio individuale che collettivo. E’ l’oggetto della salute, sicurezza e igiene sul lavoro. 43 3. Rischio di incidente rilevante (R.I.R - in inglese «risk of major accidents») Def di incidente rilevante (secondo il D.Lgs. 105/2015): “un evento quale un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento soggetto al presente decreto e che dia luogo a un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento e in cui intervengano una o più sostanze pericolose”. E’ tipico ovvero proprio dell’industria di processo. E’ un rischio collettivo. E’ l’oggetto della CPQRA. 44 45 f Rischio convenzionale Rischio specifico Rischio di incidente rilevante M 46 CARATTERISTICHE DEL RISCHIO OCCUPAZIONALE Il rischio occupazionale (convenzionale e specifico), che ha origine nei luoghi di lavoro ed ha come bersaglio i lavoratori, è imputabile a: ▪ agenti fisici (cadute e movimentazione carichi, ergonomia, rumore, vibrazioni, fattori meccanici, fattori elettrici, fattori termici, onde elettromagnetiche, altre radiazioni, ….) ▪ agenti chimici (ovvero sostanze pericolose) ▪ agenti biologici 47 CARATTERISTICHE DEL R.I.R. Il rischio di incidente rilevante, che ha origine nell’industria di processo, ha come bersaglio : 1. le persone (lavoratori e persone esterne allo stabilimento) 2. l’ambiente 3. i beni materiali (gli impianti nonché tutti i beni esterni allo stabilimento) 4. i beni immateriali (la reputazione) ed è imputabile ad: ▪ agenti chimici (sostanze pericolose in grado di generare rilasci tossici, incendi, esplosioni) 48 WHY ARE CHEMICALS DANGEROUS? Chemicals are dangerous due to their: ▪ storage conditions (high or low pressure, high or low temperature); ▪ inherent hazardous properties. 49 NORMATIVA SUL RISCHIO OCCUPAZIONALE (CONVENZIONALE E SPECIFICO) D.Lgs. 81/08 e s.m.i «Testo Unico in Materia di Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (TUSL)» Il D.Lgs n. 81/08 è formato da 306 articoli e 51 allegati. 50 Titolo I (art. 1-61) Principi comuni (Disposizioni generali, sistema istituzionale, gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro, disposizioni penali) Titolo II (art. 62-68) Luoghi di lavoro (Disposizioni generali, Sanzioni) Titolo III (art. 69-87) Uso delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale (Uso delle attrezzature di lavoro, uso dei dispositivi di protezione individuale, impianti e apparecchiature elettriche) Titolo IV (art. 88-160) Cantieri temporanei o mobili (Misure per la salute e sicurezza nei cantieri temporanei e mobili, Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni e nei lavori in quota, sanzioni) Titolo V (art. 161-166) Segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro (Disposizioni generali, sanzioni) Titolo VI (art. 167-171) Movimentazione manuale dei carichi (Disposizioni generali, sanzioni) Titolo VII (art. 172-179) Attrezzature munite di videoterminali (Disposizioni generali, obblighi del datore di lavoro, dei dirigenti e dei preposti, sanzioni) 51 Titolo VIII (art. 180-220) Agenti fisici (Disposizioni generali, protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro, protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a vibrazioni, protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici, protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a radiazioni ottiche, sanzioni) Titolo IX (art. 221-265) Sostanze pericolose (protezione da agenti chimici, protezione da agenti cancerogeni e mutageni, protezione dai rischi connessi all’esposizione all’amianto, sanzioni) Titolo X (art. 266-286) Esposizione ad agenti biologici (obblighi del datore di lavoro, sorveglianza sanitaria, sanzioni) Titolo XI (art. 287-297) Protezione da atmosfere esplosive (disposizioni generali, obblighi del datore di lavoro, sanzioni) Titolo XII (art. 298-303) Disposizioni diverse in materia penale e di procedura penale Titolo XIII (art. 304-306) Disposizioni finali 52 NORMATIVA SUL RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Direttiva Seveso I (1982/501/EC) DPR 175/88 Direttiva Seveso II (1996/82/EC) D.Lgs. 334/99 Direttiva Seveso II bis (2003/105/EC) D.Lgs. 238/05 Direttiva Seveso III (2012/18/UE) D.Lgs. 105/15 53 Il D.Lgs. 105/2015 costituisce la norma quadro in materia di controllo dei rischi di incidente rilevante. Esso si intitola: “Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”. E’ detto Testo Unico Seveso (TUS). Art. 1. Il presente decreto detta disposizioni finalizzate a prevenire CAPO I – PRINCIPI GENERALI E CAMPO DI APPLICAZIONE incidenti rilevanti connessi a Art. 1 - Finalità determinate sostanze pericolose e Art. 2 – Ambito di applicazione a limitarne le conseguenze per la Art. 3 – Definizioni salute umana e l’ambiente. Art. 4 - Valutazione dei pericoli di incidente rilevante per una particolare sostanza pericolosa CAPO II - COMPETENZE Art. 5 – Funzioni del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Art. 6 – Funzioni del Ministero dell’interno Art. 7 – Funzioni della Regione Art. 8 – Funzioni degli altri enti territoriali Art. 9 – Organi tecnici nazionali e regionali Art. 10 – Comitato tecnico regionale: composizione e funzionamento Art. 11 – Coordinamento per l’uniforme applicazione sul territorio nazionale 54 CAPO III - ADEMPIMENTI Art. 12 – Obblighi generali del gestore Art. 13 - Notifica Art. 14 – Politica di prevenzione degli incidenti rilevanti Art. 15 – Rapporto di sicurezza Art. 16 – Nuovi stabilimenti: rapporti di sicurezza Art. 17 – Procedura per la valutazione del rapporto di sicurezza Art. 18 – Modifiche di uno stabilimento Art. 19 – Effetto domino Art. 20 – Piano di emergenza interna Art. 21 – Piano di emergenza esterna Art. 22 – Assetto del territorio e controllo dell’urbanizzazione Art. 23 – Informazioni al pubblico e accesso all’informazione Art. 24 – Consultazione pubblica e partecipazione al processo decisionale Art. 25 – Accadimento di un incidente rilevante Art. 26 – Informazione sull’incidente rilevante Art. 27 – Ispezioni 55 CAPO IV – SANZIONI, DISPOSIZIONI FINANZIARIE E TRANSITORIE E ABROGAZIONI Art. 28 – Sanzioni Art. 29 – Disposizioni finanziarie Art. 30 – Disposizioni tariffarie Art. 31 – Prevenzione incendi per gli stabilimenti di soglia superiore Art. 32 – Norme finali e transitorie ALLEGATI – primo gruppo Allegato 1 Sostanze pericolose Allegato 2 Dati e informazioni minimi che devono figurare nel Rapporto di Sicurezza Allegato 3 Informazioni relative al Sistema di Gestione della Sicurezza Allegato 4 Dati e informazioni che devono figurare nei piani di emergenza Allegato 5 Modulo di notifica e di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Allegato 6 Criteri per la notifica di un incidente rilevante alla Commissione 56 ALLEGATI – secondo gruppo Allegato A Criteri e procedure per la valutazione dei pericoli di incidente rilevante di una particolare sostanza ……di cui all’art. 4 (sostituito dal DM 1 luglio 2016 n° 148) Allegato B Linee guida per l’attuazione del Sistema di Gestione della Sicurezza per la prevenzione degli incidenti rilevanti Allegato C Criteri dati e informazioni per la redazione e la valutazione del Rapporto di Sicurezza Allegato D Individuazione di modifiche di impianti, di depositi, di processi o della natura o della forma fisica o dei quantitativi di sostanze pericolose che potrebbero costituire aggravio del preesistenze livello di rischio di incidente rilevante Allegato E Criteri per l’individuazione degli stabilimenti tra i quali esiste la possibilità di effetto domino, per lo scambio di informazioni tra i gestori, nonché per l’individuazione delle aree ad elevata concentrazione di stabilimenti tra i quali è possibile l’effetto domino Allegato F Disciplina sulle forme di consultazione del personale che lavora nello stabilimento sui piani di emergenza interna (sostituito dal DM 06/06/16 n° 138) Allegato G Regolamento sulla consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterna (sostituito dal DM 29/09/16 n° 200) Allegato H Criteri per la pianificazione, la programmazione e lo svolgimento delle ispezioni Allegato I Modalità, anche contabili, e tariffe da applicare in relazione alle istruttorie e ai controlli Allegato L Procedure semplificate di prevenzione incendi per gli stabilimenti di soglia superiore Allegato M Linee di indirizzo per gli stabilimenti consistenti nello stoccaggio sulla terraferma di gas in giacimenti naturali, acquiferi, cavità saline o miniere esaurite 57 ▪ Il D. Lgs. 105/2015, in quanto norma quadro, introduce in via generale degli adempimenti (ad esempio, a carico dei gestori degli stabilimenti), ma non entra nel merito di come concretamente attuare tali adempimenti. Infatti, a questo fine, il D. Lgs. 105/2015 prevede che siano emanate delle norme attuative, che indicano come mettere in atto gli adempimenti. ▪ In mancanza delle norme attuative, una norma quadro rischia di restare lettera morta, ovvero di fatto non è applicabile. 58 ▪ Poiché in Italia vi è un notevole ritardo nel legiferare, in attesa che vengano emanate le norme attuative ai sensi del D. Lgs. 105/2015, il legislatore, al momento del recepimento della Direttiva Seveso III nel D. Lgs. 105/2015, ha adottato uno «stratagemma»: - per taluni adempimenti ha mantenuto in vigore alcune norme attuative emanate ai sensi dei recepimenti delle precedenti Direttive Seveso (dunque si tratta di norme emanate prima del 2015); - per altri adempimenti ha introdotto gli allegati del secondo gruppo (che mancano nella Direttiva Seveso III), che fanno le veci di norme attuative. ▪ A «regime», le norme attuative emanate ai sensi dei recepimenti delle precedenti Direttive Seveso e gli allegati del secondo gruppo dovrebbero essere abrogati. 59 Dunque alcuni decreti emanati ai sensi del DPR 175/88 (abrogato dal D. Lgs. 334/99) sono ancora oggi in vigore: ▪ DPCM 31/03/89 - Applicazione dell'art. 12 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n. 175, concernente rischi rilevanti connessi a determinate attività industriali, limitatamente all’art.5, Allegato I Capitolo 2 (identificazione degli incidenti = dei pericoli) e allegato II (metodo ad indici) ▪ DM 15/05/96 - Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di gas di petrolio liquefatto (GPL) ▪ DM 20/10/98 - Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici. 60 Anche alcuni decreti emanati ai sensi del D.Lgs. 334/99 (così come modificato ed integrato dal D. Lgs. 238/05) sono ancora in vigore: ▪ DM 09/05/01 - Stabilisce per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale, con riferimento alla destinazione ed utilizzazione dei suoli. 61 Infine, ci sono anche alcune norme attuative (per lo più decreti ministeriali) emanate ai sensi del D.Lgs. 105/15: 1. DM 06/06/16 n° 138 - Disciplina sulle forme di consultazione del personale che lavora nello stabilimento sui piani di emergenza interna, attuativo dell’articolo 20 del D. Lgs. 105/15 (sostituisce l’allegato F) 2. DM 01/07/16 n° 148 - Criteri e procedure per la valutazione dei pericoli di incidente rilevante di particolare sostanze pericolose per comunicazioni a UE, attuativo dell’articolo 4 del D. Lgs. 105/15 (sostituisce l’allegato A) 3. DM 29/09/16 n° 200 - Regolamento sulla consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterna, attuativo dell’articolo 21 del D. Lgs. 105/15 (sostituisce l’allegato G) 62 4. Direttiva del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare del 7 dicembre 2022, con i suoi 3 allegati: -Parte 1 - Linee guida per la pianificazione dell'emergenza esterna degli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante -Parte 2 - Linee guida per l'informazione alla popolazione (ai sensi dell'art. 21 del D.Lgs. 105/2015) -Parte 3 - Indirizzi per la sperimentazione dei piani di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (ai sensi dell'art. 21 del D.Lgs. 105/2015) 63 64 DOVE INQUADRARE IL TEMA «SICUREZZA»? Inizialmente l’argomento della «sicurezza» è stato inquadrato nell’ambito più generale delle discipline HSE. SALUTE SICUREZZA AMBIENTE Health Safety Environment ▪ Health / Safety / Environment ▪ Quality: HSEQ ▪ HSE / HES / SHE / EHS ▪ Security: HSEQS 65 Che differenza c’è tra salute e sicurezza in ambito lavorativo? Salute: è intesa principalmente in riferimento ad eventi ordinari ovvero di lunga durata, a causa dei quali l’uomo può essere esposto continuativamente (=cronicamente, es. per tutta la vita lavorativa) ad agenti dannosi, tipicamente di bassa entità. La cura dell’igiene nel luogo di lavoro contribuisce alla tutela della salute del lavoratore. Sicurezza: è intesa in riferimento ad eventi straordinari e di breve durata, quali gli incidenti (non rilevanti e rilevanti), a causa dei quali l’uomo può subire un infortunio ovvero essere esposto ad agenti dannosi tipicamente di grande entità per un tempo breve, al più pari alla durata dell’evento. 66 Che differenza c’è tra safety e security di un’attività lavorativa? Safety: è intesa in riferimento alla sicurezza del lavoratore rispetto ai pericoli intrinseci (=interni) alle attività lavorative. Security: è intesa in riferimento ad intrusioni dall’esterno. E la qualità? E’ intesa in riferimento ai prodotti e/o servizi dell’attività produttiva, ai fini della piena soddisfazione del cliente. 67 Oggigiorno l’argomento «sicurezza» tende ad essere inquadrato nell’ambito più generale della chimica verde e della sostenibilità. 68 69 Per chiarire che cosa si intende per sostenibilità, occorre tenere presente che ogni attività industriale interagisce con l’esterno, ovvero con la società, l’ambiente e l’economia, generando degli impatti positivi e negativi su società, ambiente ed economia. Società Industria 70 ▪ L’industria è chiamata a massimizzare gli impatti positivi e minimizzare quelli negativi ▪ La sostenibilità di un’attività industriale corrisponde all’intersezione degli impatti positivi (=tutto ciò che è bene) sia per la società, sia per l’economia, sia per l’ambiente. 71 Con particolare riferimento all’industria di processo, gli impatti negativi sono dovuti a: ▪ eventi ordinari (prevedibili, programmati) L’industria di processo preleva ed immette nell’ambiente materia ed energia. insegnamenti di «ambiente» ▪ eventi straordinari (incidenti) Nell’industria di processo possono verificarsi incidenti, tra cui gli incidenti rilevanti. AfSIPM ed altri insegnamenti di «sicurezza» 72 1. …..in ambito universitario (cioè nel piano didattico)? L’ingegnere chimico e di processo si occupa della progettazione e della gestione di tutte le tipologie di unità operative presenti nell’industria di processo (reattori, colonne di distillazione, colonne di assorbimento, scambiatori di calore, etc.) 73 L’ingegnere per l’ambiente ed il territorio – gruppo di scelta “tecniche e tecnologie ambientali” - si occupa, tra l’altro, della progettazione e della gestione di alcune tipologie di unità operative presenti nell’industria di processo (tipicamente le unità di processo presenti negli impianti per il trattamento delle emissioni gassose e liquide, per lo smaltimento dei rifiuti, per lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, per il risanamento di suolo e sottosuolo) 74 2. …. rispetto al mondo del lavoro? Il corso di AfSIP M fornisce competenze relative alla sicurezza (safety) degli impianti dell’industria di processo. La sicurezza è una disciplina del settore HSE, che a sua volta rientra nell’ambito della sostenibilità. Queste competenze sono spendibili: ▪ nel settore industriale ▪ nel settore dei servizi alle industrie ▪ negli enti pubblici 75 Esempio settore industriale 76 77 Esempio settore industriale 78 Esempio settore industriale 79 80 Esempio settore dei servizi all’industria 81 Esempio settore dei servizi all’industria 82 Esempio settore pubblico 83 Esempio settore pubblico 84 Esempio settore pubblico 85 Esempio settore pubblico 86 87 3. INDICI DI RISCHIO 88 INDICI DI RISCHIO Il rischio può essere espresso tramite specifiche indici (o misure) di rischio. Nell’ambito della (CP)QRA il rischio di incidente rilevante è espresso: ▪ come rischio individuale / locale ▪ come rischio sociale ▪ tramite matrici di rischio Tali misure di rischio sono adottate anche per esprimere tipologie di rischi diversi dal RIR. 89 Local / individual Societal risk Risk matrixes risk Type of risk semi-quantitative or quantitative quantitative measure qualitative Target humans humans humans + other targets n° of fatalities Magnitudo M death probability N (or n° of people depending on the target expressed as PrM present Npres) 90 DEFINIZIONE DI PROBABILITA’ La probabilità p di un evento di interesse indica il numero di eventi di interesse rapportata al numero totale di eventi. neventi di interesse p= ntotale di eventi campione Esempio Qual è la probabilità di estrarre un asso da un mazzo di carte? 4 n° eventi di interesse = 4 p= = 0,077 52 n° totale di eventi= 52 91 DEFINIZIONE DI FREQUENZA La frequenza f di un evento rappresenta il n° di eventi di interesse che si verificano nell’unità di tempo. La si può calcolare con la seguente formula: n°eventi di interesse 𝑓= periodo di osservazione Esempio Evento: alluvione catastrofica 2 Periodo di osservazione: 50 anni 𝑓 = = 0,04 𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖/𝑎𝑛𝑛𝑜 = 50 n° di alluvioni catastrofiche: 2 = 0,04 1/𝑎𝑛𝑛𝑜 T=1/f rappresenta il tempo di ritorno dell’evento: 50 T = = 25 anni 92 2 DEFINIZIONE DI FREQUENZA UNITARIA La frequenza unitaria fu di un evento di interesse indica la probabilità che si verifichi l’evento di interesse nell’unità di tempo. p neventi di interesse fu = = periodo di osservazione n totale di eventi periodo di osservazione Vale che: f = f u n totale di eventi Esempio Nello scalo di San Donato nel biennio 2005-2006 sono sottoposte a manovra 400 ferrocisterne in totale. Si sono verificati 5 deragliamenti. n° eventi di interesse = 5; n° totale di eventi= 400; periodo di osservazione=2 anni 5 probabilità di deragliamento 𝑝= = 0.0125 (adimensionale) 400 5 frequenza unitaria di deragliamento 𝑓𝑢 = 400∙2 = 0.00625 eventi / anno / ferrocisterna 5 frequenza di deragliamento 𝑓 = 2 = 2.5 eventi / anno (oppure 1/anno) 93 RISCHIO INDIVIDUALE / LOCALE Il rischio individuale è la frequenza annua con cui si ha la morte di un individuo a causa di un dato evento o attività Se ci sono dati storici, il nmorti rischio individuale si RI = calcola con la seguente nelementi del campione n anni formula: Esempio Attività: fumo. N° elementi del campione: 1.000.000 persone. Periodo di osservazione: 18 mesi (=1,5 anni) N° morti per fumo: 30 RI = 30/1.000.000/1,5= 2·10-5 eventi/anno/individuo (o semplicemente eventi/anno oppure 1/anno) 94 Esempio di valori di rischio individuale (1) 95 Esempio di valori di rischio individuale (2) 96 Esempio di valori di rischio individuale (3) 97 Il rischio individuale generato da un’industria di processo dipende dalla posizione geografica (allontanandosi dalla sorgente del rischio, il rischio diminuisce). Per questo motivo esso è anche chiamato rischio locale ed è rappresentato su una mappa tramite curve iso-rischio (curve che uniscono punti aventi lo stesso valore del rischio locale). 98 Esempio distribuzione spaziale del rischio locale generato da stabilimenti industriali 99 Esempio distribuzione spaziale del rischio locale da inondazione nel Sud del Paesi Bassi prima e dopo l’applicazione di misure di sicurezza 10^-6 – 10^-5 100 Nel caso di un rischio dipendente dalla posizione geografica (come nel caso degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante) i termini «rischio locale» e «rischio individuale» non sono sempre da intendersi come sinonimi; talvolta infatti si distingue tra: Rischio locale propriamente detto (LSIR – Location Specific Individual Risk): è la frequenza annua di morte di un individuo permanentemente collocato senza mezzi di protezione personale in un punto dell’area di impatto. Rischio individuale propriamente detto (IRPA- Individual Risk Per Annum): è la frequenza annua di morte di un individuo collocato in un punto dell’area di impatto, tenendo conto della sua probabilità di presenza in quel punto e di eventuali mezzi di protezione personale. IRPA=LSIR·Ppres · Φprot Vale che: Ppres = probabilità di presenza (0≤Ppres≤1) Φprot = coefficiente riduttivo (0≤ Φprot ≤1) 101 Nel D.Lgs.105/2015 (allegato E) si legge: Il «rischio locale» è il rischio (frequenza attesa di decesso) a cui sarebbe soggetto un individuo permanentemente presente in un determinato luogo (24 ore su 24), in assenza di protezioni o di comportamenti auto-protettivi; il rischio locale è una stima del «rischio individuale» Attenzione! I termini «rischio locale» e «rischio individuale» sono spesso utilizzati come sinonimi o confusi l’uno con l’altro. Spesso occorre capire dal contesto a che cosa essi si riferiscano (se a LSIR o IRPA). All’interno delle dispense di AfSIP M, il termine «rischio locale» si riferisce sempre allo LSIR e l’obiettivo del corso è imparare a quantificare, tra l’altro, il LSIR. 102 RISCHIO SOCIALE Il rischio sociale indica l’impatto di un singolo evento / attività su una comunità. Esempio Anno 2004 Comunità di XY (100.000 persone) 15 incidenti stradali; 1 morto per incidente Totale morti: 15·1=15 1 incidente ferroviario; 15 morti Totale morti: 1·15=15 Il numero totale di morti annui è lo stesso, ma il trasporto ferroviario è un’attività che ha un rischio sociale maggiore del trasporto stradale Il rischio sociale può essere espresso tramite: A. curva f/N (f frequenza «semplice») B. curva F/N (F frequenza «cumulata») C. numero atteso di morti E D. istogramma «rischio locale - n° di persone presenti» 103 A. CURVA f/N B. CURVA F/N Esempio di calcolo della frequenza semplice e della frequenza cumulata da dati storici per una generica attività o evento XYZ. Periodo di osservazione: 16 mesi (=1,33 anni) Eventi verificatisi: 9; dati in tabella: N° N° morti evento N 1 1 i Ni fi (ev/anno) Fi (ev/anno) 9/1,33=0,75+1,5+0,75+1,5 2 2 1 1 1/1,33=0,75 +0,75+0,75+0,75 =6,75 3 2 2 2 2/1,33 =1,50 8/1,33=1,5+0,75+1,5+0,75 +0,75+0,75=6,0 4 5 3 5 1/1,33 =0,75 6/1,33=0,75+1,5+0,75+0,75+ 5 100 0,75=4,50 4 100 2/1,33 =1,50 5/1,33=1,5+0,75+0,75+0,75= 6 100 3,75 7 120 5 120 1/1,33 =0,75 3/1,33=0,75+0,75+0,75=2,25 8 130 6 130 1/1,33 =0,75 2/1,33=0,75+0,75=1,5 9 140 7 140 1/1,33 =0,75 1/1,33=0,75 104 TOT 600 Rischio sociale - curva f/N 10.0 f (eventi/anno) 1.5 1.0 0.75 0.1 1 10 100 1000 N (numero morti) 105 Rischio sociale - curva F/N 6.75 6.00 10.00 4.50 3.75 2.250 1.5 0.75 F (eventi/anno) 1.00 0.10 0.01 0.00 0.00 1 10 100 1000 N (numero morti) 106 Data una funzione f(N) con f frequenza semplice costituita da punti (N,f) dove f rappresenta la frequenza che si verifichino eventi dannosi con esattamente N morti, da essa è possibile ricavare la funzione F(N) con F frequenza cumulata, costituita da punti (N, F) dove F rappresenta la frequenza che si verifichino eventi dannosi con un numero di morti uguale o maggiore a N. i 1 2 3........ j....... n Ni N0 = 0 N1 N2 N3....... N j....... Nn fi f1 f2 f3........ fj....... fn Fi F1 F2 F 3........ F j....... Fn F n +1 = 0 F 1 = f 1 + f 2 + f 3 +..... + f j +..... +... + f n F2 = f 2 + f 3 +..... + f j +..... +... + f n F3 = f 3 +..... + f j +..... +... + f n n..................................................... Fi = f j Fj = f j +..... +... + f n j =i..................................................... Fn = fn 107 Come si leggono i punti della curva? Ad esempio: la frequenza cumulata con cui, nello stabilimento a cui la curva si riferisce, si verificano incidenti rilevanti che causano almeno 110 morti (≥ 110 morti) è pari a 2∙10-8 eventi/anno ovvero ogni 100 milioni di anni si verificano nello stabilimento 2 incidenti che causano almeno 110 morti 108 curva F/N: esempio a) In uno stabilimento a rischio di incidente f N rilevante possono verificarsi 17 scenari N9=200 f9= 1.6⋅10-6+ 1.2⋅10-6 incidentali finali distinti +7.8⋅10-7= 3.6⋅10-6 l’uno dall’altro, N8=150 f8= 1.2⋅10-6 ciascuno N7=130 f7= 2.8⋅10-7+1.8⋅10-7= caratterizzato da un 4.6⋅10-7= numero di morti N e N6=100 f6= 1.6⋅10-6+7.8⋅10-7= da una frequenza f. 2.4⋅10-6 N5=90 f5= 1.8⋅10-7 +1.8⋅10-7= 3.6⋅10-7 N4=70 f4= 1.8⋅10-7 N3=50 f3= 5.7⋅10-6 N2=40 f2= 3.8⋅10-5+ 2.3⋅10-7 +1.8⋅10-7= 3.8⋅10-5 N1=5 f1= 5.0⋅10-5+2.5⋅10-5= = 7.5⋅10-5 109 Dalle frequenze semplici si calcolano le frequenze cumulate: N f F F9(N9=200)=1.6⋅10-6+ 1.2⋅10-6 +7.8⋅10-7= 3.6⋅10-6 F8(N8=150)= 3.6⋅10-6 + 1.2⋅10-6 = 4.8⋅10-6 F7(N7=130)=4.8⋅10-6+ 2.8⋅10-7 + 1.8⋅10-7 = 5.2⋅10-6 F6(N6=100)=5.2⋅10-6+ 1.6⋅10-6+ 7.8⋅10-7 = 7.6⋅10-6 F5(N5=90)= 7.6⋅10-6 +1.8⋅10-7+ 1.8⋅10-7 = 8.0⋅10-6 F4(N4=70)= 8.0⋅10-6 +1.8⋅10-7= 8.2⋅10-6 F3(N3=50)= 8.2⋅10-6 +5.7⋅10-6 = 1.4⋅10-5 F2(N2=40)=1.4⋅10-5+ 3.8⋅10-5+ 2.3⋅10-7+ 1.8⋅10-7 = =5.2⋅10-5 F1(N1=5)=5.2⋅10-5+ 5.0⋅10-5+2.5⋅10-5= 1.3⋅10110 -4 Sulla base dei dati delle tabelle precedenti, è possibile disegnare la curva f/N e la curva F/N (ciascuna con 9 punti, corrispondenti ai 9 valori distinti di N) nonché calcolare il numero atteso di morti E. E=0,0033 morti / anno 111 Nel D.Lgs.105/2015 (allegato E) si legge: Le curve F-N (Frequenza – Numero di vittime) costituiscono una comune forma di rappresentazione del «rischio collettivo» ossia la frequenza complessiva degli incidenti considerati nell’area oggetto di studio per la quale sia prevedibile il decesso di un numero di persone maggiore o uguale a N («rischio sociale»). 112 curva F/N: esempio b) 113 curva F/N: esempio c) curve F/N per le aree a rischio di inondazione dei Paesi Bassi 114 Esercizio 1.1 From a pool of flammable liquid, 3 final accidental scenarios might develop, each having its occurrence frequency and number of fatalities. Draw the F-N risk curve. Firstly, the scenarios are ordered by the ffin scen decreasing values of N scenario N ev/year Secondly, the cumulated frequency values are pool-fire 10 1·10-5 calculated. VCE 50 6·10-6 scenario N ffin scen F VCF 20 6·10-6 ev/year ev/year VCE 50 6.0·10-6 6.0·10-6 VCF 20 6.0·10-6 6.0·10-6+6.0·10-6=1.2·10-5 pool-fire 10 1.0·10-5 1.2·10-5+1.0·10-5=2.2·10-5 115 Then, the 3 points are reported on the F-N Cartesian plane. 116 C. NUMERO ATTESO DI MORTI E Facendo riferimento ai dati delle tabelle n E = f i Ni dell’attività XYZ, si calcola: i =1 7 600 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑖 𝐸 = 𝑓𝑖 ⋅ 𝑁𝑖 = 450,15 morti/anno = 1.33 𝑎𝑛𝑛𝑖 1 n n N max Vale che: E = f i N i = Fi (N i − N i −1 ) = F dN i =1 i =1 1 Rischio sociale - curva F/N 10.00 6.75 6.00 4.50 3.75 Il numero atteso di morti E è anche detto PLL – 2.250 1.5 0.75 F (eventi/anno) 1.00 Potential Life Loss 0.10 0.01 0.00 0.00 1 10 100 1000 N (numero morti) 117 n Infatti, poiché: Fi = f j , si ha che per ogni i =1, ….,n-1 j =i 𝐹𝑖 − 𝐹𝑖+1 = 𝑓𝑖 e per i =n 𝐹𝑛 = 𝑓𝑛. Dunque vale che: n E = f i N i = f 1 N1 + f 2 N 2 +.... + f j N j +.... + f n N n = i =1 = (F 1 − F 2) N1 + (F 2 − F 3) N 2 +..... + (F j − F j +1) N j +...... + (F n − F n +1) N n = = F 1 N1 − F 2 N1 + F 2 N 2 − F 3 N 2 +..... + F j N j − F j −1 N j +...... + F n N n − F n +1 N n = = F 1 (N 1 − N 0 ) + + F 2 (N 2 − N1) + + F 3 (N 3 − N 2) +..... + + F j (N j − N j −1) +..... + + F n (N n − N n −1) + − F n +1 N n = n N max = Fi (N i − N i −1) = F (N ) dN i =1 1 118 Il numero atteso di morti è utilizzato per valutare la convenienza economica degli investimenti in sicurezza (cost - benefit analysis CBA o benefit – cost analysis BCA) ▪ E1 n° atteso di morti dell’impianto senza misure di sicurezza ▪ E2 n° atteso di morti dell’impianto con misure di sicurezza ▪ E= E1 – E2 n° di vite salvate ▪ VSL value of a statistical life (VSL ~1·106 1·107 €/persona) ▪ CMS costo (annualizzato) delle misure di sicurezza E VSL è o di CMS? 119 E CMS 120 D. ISTOGRAMMA «RISCHIO LOCALE - N° DI PERSONE PRESENTI» Istogramma Esempio: curve iso-rischio Rischio Individuale - N° presenti Rischio locale – N° persone presenti nell’area di impatto di uno stabilimento RIR 150 125 N° presenti 100 50 15 10 0 1∙10-6÷1∙10-5 1E-5÷1E-6 1∙101E-6÷1E-7 -7÷1∙10-6 1∙10 -8÷1∙10-7 1E-7÷1E-8 rischio locale (eventi/anno) rischio individuale 15 persone 10-5 en rso L’istogramma riporta il n° di pe 10-6 10 10-8 persone Npres (in ordinata) 10-7 125 persone esposte a diversi intervalli di rischio locale RL (in ascissa) 121 Esempio: istogramma relativo all’area di Ferrara Istogramma rischio locale – N° presenti 122 LE MATRICI DEL RISCHIO Nell’ambito della valutazione del rischio di incidente rilevante le matrici del rischio sono una modalità qualitativa / semi- quantitativa utilizzata per esprimere il rischio. ▪ Le matrici richiedono una stima per ordine di grandezza della frequenza (semplice) ed una stima grossolana delle conseguenze degli eventi incidentali; ▪ le conseguenze possono essere espresse per tutti i bersagli (uomo, ambiente, beni materiali, reputazione); ▪ frequenze e conseguenze vengono fatte rientrare in un numero limitato di categorie; ▪ ci sono matrici proposte da enti pubblici, da gruppi di ricerca, da aziende 123 Esempio: matrice proposta nell’ambito del progetto ARAMIS 124 Esempio: ENI E&P (Exploration & Production) risk matrix 125 4.LA PROCEDURA PER IL CALCOLO DEL RISCHIO 126 PROCEDURA PER CALCOLARE IL R.I.R. In una specifica industria di processo non è possibile fare calcoli del rischio locale e di rischio sociale o costruire matrici di rischio basandosi su dati storici, poiché gli eventi dannosi che si verificano (=gli incidenti rilevanti) sono eventi rari. E’ tuttavia possibile quantificare il rischio tramite modelli teorici previsionali. 127 Fare una QRA implica rispondere preliminarmente alle seguenti domande: 1. che cosa può andare storto e perché? (occorre identificare gli eventi dannosi che possono verificarsi -i pericoli- tramite le TECNICHE di IDENTIFICAZIONE dei PERICOLI); gli eventi dannosi sono gli scenari incidentali iniziali, ovvero - i rilasci di sostanze pericolose (che generano gli scenari incidentali finali ovvero incendi, nubi tossiche, esplosioni post-rilascio); - le esplosioni pre-rilascio; 2. con quale frequenza? (occorre stimare la frequenza di accadimento degli scenari incidentali iniziali e finali tramite la TEORIA dell’AFFIDABILITÀ); 128 distribuzione spazio-temporale 3. con quali conseguenze per l’uomo? Scenario inc. finale Effetto fisico dannoso Simbolo Incendio Irraggiamento (+ fiamme) I(x,y,z,t) Esplosione Sovrapressione o impulso ΔPmax(x,y,z) oppure (+ missili) J(x,y,z) Nubi tossiche Concentrazioni pericolose c(x,y,z,t) I MODELLI per la VALUTAZIONE delle CONSEGUENZE descrivono gli scenari di rilascio e forniscono la distribuzione spazio-temporale degli effetti fisici degli scenari incidentali finali (ovvero di incendi, esplosioni post-rilascio, nubi tossiche) nonché delle esplosioni pre-rilascio. 129 Successivamente i MODELLI per la VALUTAZIONE dei DANNI forniscono la distribuzione spaziale della probabilità di morte PrM(x,y,z). Nota questa e la densità di popolazione ρ(A) (espressa in persone/m2) nell’area di impatto A (cioè nell’area dove sono presenti gli effetti fisici dello scenario incidentale finale in esame), è possibile calcolare il numero dei morti N causato dallo scenario: 𝑁 = 𝐴−𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑑𝑖 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑃𝑟𝑀 𝑥, 𝑦, 𝑧 = 0 ∙ 𝜌 𝐴 ∙ 𝑑𝐴 = 𝑁𝑎𝑟𝑒𝑒 𝑁𝑎𝑟𝑒𝑒 = 𝑃𝑟𝑀(𝐴𝑖 ) ∙ 𝜌 𝐴𝑖 ∙ ∆𝐴𝑖 = 𝑃𝑟𝑀(𝐴𝑖 ) ∙ 𝑁𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖 𝐴𝑖 𝑖=1 𝑖=1 130 PrM=0,9 Ai fini del calcolo del numero di morti N: i=1 PrM=0,8 ▪ si suddivide l’area di impatto A in celle; ▪ si assegna ad ogni cella i: i=2 - il valore di PrM (i) i=3 - il numero di persone presenti nella cella Npresenti i Nmorti = Nmorti i = Npresenti i·PrM (i) estesa a tutte le celle PrM (Ai) Npresenti i Nmorti i / persone presenti persone morte 0,9 10 9 0,8 30 24 ….. ….. ….. Numero di morti N 9+24+….. 131 FORMULA (SEMPLIFICATA) PER IL CALCOLO DEL RISCHIO LOCALE La mappatura della probabilità di morte è necessaria anche per il calcolo del rischio locale. Dato uno scenario incidentale finale che avvenga con frequenza fscen fin, il rischio locale da esso causato nel generico punto Pj dell’area di impatto è: 𝑅𝐿𝑃𝑗 = 𝑓𝑠𝑐𝑒𝑛 𝑓𝑖𝑛 ∙ 𝑃𝑟𝑀(𝑃𝑗 ) Se possono avvenire Nscen fin scenari incidentali finali (pedice i) che coinvolgono il punto Pj: 𝑁𝑠𝑐𝑒𝑛 𝑓𝑖𝑛 𝑅𝐿𝑃𝑗 = σ𝑖=1 𝑓𝑠𝑐𝑒𝑛 𝑓𝑖𝑛,𝑖 ∙ 𝑃𝑟𝑀𝑖 (𝑃𝑗 ) 132 RIASSUMENDO….. Riassumendo: R = g (f, M) Nell’ambito della (CP)QRA si utilizzano 2 misure di rischio quantitative: ▪ il rischio locale RL = g1 (f, PrM) ▪ il rischio sociale RS = g2 (f, N) La magnitudo nei due indici di rischio si esprime in modo diverso: come probabilità di morte PrM nel rischio locale, come numero di morti N nel rischio sociale. 133 Esercizio 1.2 From a pool of flammable liquid, 3 final accidental scenarios might develop, each having its occurrence frequency and causing in point P a given death probability. Calculate the overall Local Risk in point P. death Local Risk due to ffin scen i scenario probability in scenario i ev/year point P Pr(P) ev/year 1 pool-fire 1·10-5 0.1 1.0·10-6 + 2 VCE 6·10-6 0.8 4.8·10-6 + 3 VCF 6·10-6 0.5 3.0·10-6 = Local Risk in point P due to Nfin scen =3 scenarios 8.8·10-6 134 PROCESS FLOW DIAGRAM OF THE COURSE Tecniche di identificazione dei pericoli Eventi: rilasci (da cui possono scaturire nubi Modelli per la tossiche/incendi/esplosioni post-rilascio) ed valutazione delle esplosioni pre-rilascio conseguenze degli scenari inc. finali PrM(x, y,z) Modelli per la valutazione dei I(x,y,z,t) danni Population ΔPmax(x,y,z) o J(x,y,z) density c(x,y,z,t) f Teoria dell’affidabilità N Rischio Locale =g(f,PrM) R=g(f,M) Rischio Sociale =g(f,N) Matrici del rischio 135 Introduzione (+sostanze pericolose) Tecniche per l’identificazione dei pericoli Modelli per la valutazione delle conseguenze Modelli per la valutazione dei danni Teoria dell’affidabilità Calcolo del rischio locale e sociale Seminari 136 Il corso si propone di fornire agli allievi le nozioni fondamentali e gli strumenti tecnici per identificare i pericoli nell'industria di processo e per valutare le conseguenze degli incidenti rilevanti (tramite i modelli della consequence analysis ed i modelli di danno) e stimarne la frequenza di accadimento (tramite la teoria dell'affidabilità), onde poter quantificare il rischio. La conoscenza di tali argomenti è infatti necessaria per affrontare i problemi relativi alla sicurezza nello sviluppo dei progetti e nella conduzione degli impianti, anche in riferimento agli adempimenti normativi richiesti alle industrie di processo. 137 Introduzione al corso Il concetto di rischio. La classificazione dei rischi. Il rischio industriale. La sicurezza e il suo contesto. Il rischio di incidente rilevante. Il rischio individuale / locale. Il rischio sociale. Le fasi dell'analisi quantificata del rischio. I criteri di accettabilità del rischio. La riduzione del rischio ed il rischio residuo. Le norme sul rischio di incidente rilevante in ambito europeo e italiano. Le sostanze pericolose Introduzione. Le proprietà di pericolosità delle sostanze chimiche. L'infiammabilità. La tossicità. Classificazione delle sostanze chimiche (generalità sul sistema GHS / regolamento CLP). La scheda di sicurezza. L'etichettatura delle sostanze. Il regolamento REACH. Identificazione dei pericoli Introduzione. Analisi storiche. Liste di controllo. Safety reviews. Metodi ad indice. HazId analysis. HAZOP analysis. What-if analysis. FMEA e FMECA. Criteri di scelta della tecnica di identificazione dei pericoli. 138 Modelli per la valutazione dei danni Introduzione. Danni da incendi, esplosioni, nubi tossiche. Il modello delle equazioni di probit. Modelli basati su valori soglia. I valori soglia proposti dalla normativa italiana. Analisi delle conseguenze Modelli sorgente. Condizioni di stoccaggio delle sostanze nell'industria di processo. Efflusso di liquido: da foro; da serbatoio; da tubazione connessa a serbatoio. Cenni all'efflusso di gas da serbatoio. Flash. Efflusso di gas liquefatti in pressione. Pozze. Incendi. Introduzione. Poolfire. Jet-fire. Fireball. Flash-fire. Dispersione di nubi di gas. Classificazione dei modelli. Cenni ai parametri meteorologici. Modello per la dispersione dei gas neutri (per rilasci stazionari; per rilasci istantanei; da sorgente puntiforme; da sorgente di dimensioni finite; calcolo dei coefficienti di dispersione; profili di concentrazione; isoplete; massa in zona di esplosività; cenni all'innalzamento del pennacchio; tempo di passaggio della nube). Cenni alla dispersione dei gas pesanti. 139 Cenni ai fenomeni di trasformazione/deposizione. Esplosioni. Introduzione e classificazione. Esplosioni di nubi di vapori non confinate (UVCE). Le esplosioni fisiche e il BLEVE. Albero degli eventi post-rilascio: per liquidi infiammabili; per gas infiammabili liquefatti in pressione. I software per l'analisi delle conseguenze. Teoria dell'affidabilità Introduzione. Elementi di calcolo delle probabilità. Affidabilità del componente: il componente non riparabile; il componente riparabile; il componente soggetto a manutenzione preventiva. Affidabilità dei sistemi: introduzione; trattazione dei sistemi complessi con l'albero dei guasti. Il calcolo del rischio Esempio di calcolo del rischio locale e sociale per una colonna di distillazione. 140 Al termine del corso sarà diffuso il programma «consuntivo», anche in funzione di quanto effettivamente svolto a lezione. Il programma «consuntivo» costituisce il programma d’esame. Condizione necessaria per superare l’esame con un buon voto è studiare l’intero programma d’esame, senza tralasciare alcun argomento. 141 Buona padronanza dei fondamenti: ▪ della termodinamica (con specifico riferimento ai bilanci di materia ed energia, anche in presenza di passaggi di fase e di reazione chimica, nonché agli equilibri liquido-vapore) ▪ della fluidodinamica (con specifico riferimento all’equazione di Bernoulli ed all’efflusso di gas in condizioni critiche) ▪ dei fenomeni di trasporto (con specifico riferimento ai bilanci locali di materia, energia, quantità di moto) 142 ▪ degli impianti di processo (con specifico riferimento ai reattori chimici) ▪ dell’algebra booleana e del calcolo delle probabilità. Chi ritenesse di avere delle lacune relativamente ai fondamenti sopra elencati o chi le riscontrasse durante il corso o lo studio, è invitato a contattare il docente, che è volentieri disponibile per spiegazioni aggiuntive e per fornire materiale didattico supplementare La collocazione dell’insegnamento - al termine degli studi magistrali – indica di per sé che il corso ha carattere «riassuntivo» rispetto al percorso degli studi, in quanto l’analisi della sicurezza degli impianti di processo e la valutazione del rischio da essi generato richiedono una «visione d‘insieme» delle problematiche di tali installazioni qual è quella che si acquisisce, per l’appunto, al termine del percorso degli studi magistrali. 143 Lees' Loss Prevention in the Process Industries, S. Mannan editor, IV ed., Butterworth-Heineman, Oxford, UK, 2011 R.Rota, G. Nano, Introduzione alla Affidabilità e Sicurezza nell’Industria di Processo, Bonomo Ed., Bologna, I, 2024 D.A.Crowl, J.F.Louvar, Chemical process safety: fundamentals with applications, IV ed., Pearson Education, USA, 2020 Centre for Chemical Process Safety of AIChE, Guidelines for chemical process quantitative risk analysis (II ed.), New York, USA, 1999 Center for Chemical Process Safety of AIChE, Guidelines for hazard evaluation procedures (III ed.), AIChE, New York, USA, 2008 144 TNO, Methods for the evaluation of physical effects, (Yellow Book, CPR 14E), TNO Department of Industrial Safety Sdu Uitgevers, The Hague, NL, 2005 TNO, Methods for the determination of possible damage (Green Book, CPR16E), TNO Department of Industrial Safety, Sdu Uitgevers, The Hague, NL, 1992 TNO, Guidelines for quantitative risk assessment (“Purple Book”, CPR18E), TNO Department of Industrial Safety, Sdu Uitgevers, The Hague, NL, 2005 H. Kumamoto, E. Henley, Probabilistic Risk Assessment and Management for Engineers and Scientists, 2nd edition, IEEE Press, New York, 2000 I testi sono in parte forniti nel materiale didattico e tutti reperibili presso la biblioteca F.P.Foraboschi, [email protected]); 145 CRITERI DI ACCETTABILITÀ DEL RISCHIO Una volta quantificato il rischio, lo si confronta con valori limite, ovvero con criteri di accettabilità del rischio: ▪ esterni, cioè fissati per legge; ▪ interni, cioè fissati dall’azienda. Norma ISO 31073:2022 – Risk management – Vocabulary 146 Secondo la visione britannica, vi sono 3 zone di rischio; secondo la visione olandese vi sono 2 zone di rischio. 147 Nei diversi paesi del mondo, le zone di rischio considerate sono 2 o 3. 148 In Gran Bretagna ed in Olanda sono considerati i seguenti criteri di accettabilità del rischio locale: Criteri della Gran Bretagna rischio accettabile ALARP rischio intollerabile 10-10 10-8 10-6 10-4 10-2 RL (eventi/anno) Criteri dei Paesi Bassi rischio tollerabile rischio accettabile impianti esistenti rischio intollerabile 10-7 10-6 10-5 10-4 10-3 149 RL (eventi/anno) Esempio: valutazione dell’accettabilità del rischio locale acceptable risk ALARP intolerable risk 10-10 10-8 10-6 10-4 10-2 LR (ev/yr) 10-4 10-5 10-6 10-7 10-8 10-9 150 Esercizio 1.3 Establish if the overall Local Risk in point P obtained in exercise 1.2 is acceptable or not after the British criteria. Local Risk in point P 8.8·10-6 acceptable risk ALARP intolerable risk 10-10 10-8 10-6 10-4 10-2 LR (ev/yr) 151 In Gran Bretagna ed nei Paesi Bassi sono considerati i seguenti criteri di accettabilità del rischio sociale: intolerable risk Criteri della Gran Bretagna ALARP region acceptable risk intolerable risk Intolerable risk Criteri dei acceptable Acceptable risk risk Paesi Bassi 152 E’ possibile mettere a confronto i criteri di accettabilità del rischio sociale adottati in diversi paesi: 153 Esempio: valutazione dell’accettabilità di una curva F-N Since several points of the F-N curve are in the intolerable risk zone, risk has to be reduced, bringing the points at least into the ALARP region or, better, in the acceptable risk region. F-N curve 154 Esercizio 1.4 Establish if the F-N curve obtained in exercise 1.1 is acceptable or not after the British criteria. The F-N curve lies mostly in the ALARP zone 155 I criteri di accettabilità del rischio si Esempio: applicano anche alle matrici di rischio: ARAMIS risk matrix rischio intollerabile zona ALARP rischio accettabile 156 Esempio: ENI E&P (Exploration & Production) risk matrix 157 LA RIDUZIONE DEL RISCHIO La riduzione del rischio si ottiene tramite: ▪ la prevenzione, che riduce f ▪ la protezione (o mitigazione), che riduce M Le misure per la riduzione del rischio sono dette «misure di sicurezza», classificabili in: ▪ misure preventive ▪ misure protettive (o mitigative) 158 MISURE DI SICUREZZA: IL MODELLO SWISS CHEESE L’implementazione delle misure di sicurezza può essere rappresentata in senso figurato come l’installazione di barriere o strati di protezione (layers of protection) tra il pericolo e il manifestarsi dell’evento incidentale. 159 MISURE DI SICUREZZA: IL MODELLO A CONCHIGLIA 160 Esempio di barriere secondo il modello “a conchiglia”: RD reattore discontinuo che deve HT operare a temperatura costante, con reazione TC esotermica in fase fluida. Acqua di raffreddamento ∞ HHT Fluido di TC: temperature controller (basic control) spegnimento HT: high temperature alarm, followed by manual intervention HHT: very high temperature alarm, followed by the intervention of an automatic SIS Safety Instrumented System RD: relief device 161 MISURE DI SICUREZZA: IL MODELLO DI KLETZ ▪ Misure intrinseche riducono o eliminano i pericoli attraverso l’uso di sostanze e di condizioni di processo meno pericolose ▪ Misure passive riducono o eliminano i pericoli attraverso caratteristiche di progetto del processo e delle apparecchiature che decrescono sia la frequenza di accadimento degli incidenti che le loro conseguenze, senza necessitare del funzionamento attivo di qualsivoglia dispositivo 162 ▪ Misure attiva utilizzano dispositivi come controllori, allarmi, interblocchi di sicurezza, sistemi di shut-down di emergenza, al fine di rilevare le deviazioni di processo potenzialmente dannose e di intraprendere opportune azioni correttive ▪ Misure procedurali utilizzano procedure operative, controlli amministrativi, piani di emergenza ed altri approcci di gestione al fine di prevenire gli incidenti e di minimizzarne gli effetti 163 Esempio di barriere secondo Kletz: reattore con reazione esotermica in fase liquida condotta a 2 atm, con pericolo di run-away reaction (che si stima possa causare sovrapressione di 10 atm) reattore non sicuro Reattore con pressione di progetto di 4 atm reattore intrinsecamente sicuro Reattore in cui il processo pericoloso è stato sostituito con un processo alternativo condotto a P=1 atm, che non può causare aumento di pressione reattore con misure passive Reattore con una pressione di progetto di 15 atm 164 reattore con misure attive reattore con una pressione di progetto di 4 atm, con un sistema di interblocco dell’alimentazione attivato da un controllore tarato a 2.2 atm e un dispositivo di scarico, accuratamente dimensionato, attivato da un sensore per scaricare a 2.5 atm in una opportuna linea di blowdown reattore con misure procedurali Come per le misure attive, ma integrando l’interblocco automatico con un operatore debitamente istruito a controllare la P pressione del reattore e bloccare l’alimentazione o a prendere opportuni provvedimenti qualora la pressione superi 2.2 atm 165 Tra le diverse categorie di misure di sicurezza secondo Kletz non ci sono confini netti misure intrinseche intrinsecamente misure passive più sicure affidabilità e robustezza crescenti misure attive intrinsecamente misure procedurali meno sicure Le diverse categorie di misure hanno momenti diversi di applicazione durante l’evoluzione del progetto si un impianto: misure intrinseche passive attive procedurali evoluzione del progetto 166 LA SICUREZZA INTRINSECA What you don’t have, can’t leak! 1978 Sicurezza intrinseca: eliminazione (o riduzione) del pericolo …piuttosto che… approccio “tradizionale”: riduzione del rischio R = g (f , M) Trevor Kletz 167 Kletz ha proposto 5 parole chiave che consentono di realizzare processi intrinsencamente più sicuri: ▪ Intensificazione (o minimizzazione) (intensification) impiegare minori quantità di sostanze pericolose ▪ Sostituzione (substitution) sostituire le sostanze pericolose con altre meno pericolose ▪ Attenuazione (o moderazione) (attenuation) trattare le sostanze in condizioni di processo meno pericolose ▪ Semplificazione (simplification) ridurre la possibilità di errore ▪ Limitazione degli effetti (limitation of effects) diminuire l’entità delle conseguenze di un evento dannoso 168 IL RISCHIO RESIDUALE Occorre tenere presente che: ▪ il rischio zero non esiste ▪ una volta che il rischio è stato ricondotto a valori accettabili e trascurabili, ovvero che è stato ridotto ad un rischio residuale, misure di sicurezza occorre applicare gli strumenti per la gestione del rischio residuale. 169 Norma ISO 31073:2022 – Risk management – Vocabulary 170 LA GESTIONE DEL RISCHIO RESIDUALE La gestione del rischio residuale è effettuata con diversi strumenti: A. pianificazione delle emergenze B. pianificazione territoriale C. analisi degli incidenti D. visite ispettive E. ………………… 171 A. PIANIFICAZIONE DELLE EMERGENZE (1) Ci sono 2 tipologie di piani di emergenza: 1. il Piano di Emergenza Interno (PEI) D.Lgs. 105/2015 - Art.20 Piano di emergenza interna Allegato 4 – Dati e informazioni che devono figurare nei piani di emergenza DM 06/06/16 n° 138 - Disciplina sulle forme di consultazione del personale che lavora nello stabilimento sui piani di emergenza interna, attuativo dell’articolo 20 del D. Lgs. 105/15 172 A. PIANIFICAZIONE DELLE EMERGENZE (2) 2. il Piano di Emergenza Esterno (PEE) D.Lgs. 105/2015 - Art.21 Piano di emergenza esterna Allegato 4 – Dati e informazioni che devono figurare nei piani di emergenza Allegato G – Regolamento sulla consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterna DM 29/09/16 n° 200 - Regolamento sulla consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterna, attuativo dell’articolo 21 del D. Lgs. 105/15 Direttiva del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare del 7 dicembre 2022, con i suoi 3 allegati -Parte 1 - Linee guida per la pianificazione dell'emergenza esterna degli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante -Parte 2 - Linee guida per l'informazione alla popolazione (ai sensi dell'art. 21 del D.Lgs. 105/2015) -Parte 3 - Indirizzi per la sperimentazione dei piani di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (ai sensi dell'art. 21 del D.Lgs. 105/2015) 173 B. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE La pianificazione territoriale (LUP = Land-Use Planning) nell’intorno degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante ha lo scopo: ▪ di controllare l’insediamento di nuovi «bersagli» nell’intorno dello stabilimento esistente ▪ di controllare le modifiche (in particolar modo le «espansioni») dello stabilimento che potrebbero accrescere il rischio per i bersagli già presenti D.Lgs. 105/2015 - Art.22 Assetto del territorio e controllo dell’urbanizzazione D.M. 09/05/2001 sulla pianificazione territoriale 174 C. ANALISI DEGLI INCIDENTI D. VISITE ISPETTIVE L’analisi degli incidenti e le visite ispettive (che rappresentano anche strumenti per l’identificazione dei pericoli) possono evidenziare: ▪ pericoli non identificati inizialmente ▪ lacune nelle misure di sicurezza esistenti D.Lgs. 105/2015 - Art.25 Accadimento di incidente rilevante, Art.26 Informazioni sull’incidente rilevante Allegato 6 - Criteri per la notifica di un incidente rilevante alla Commissione D. Lgs. 105/2015 - Art. 27 Ispezioni Allegato H – Criteri per la pianificazione, la programmazione e lo svolgimento delle ispezioni 175 IL PROCESSO FLOW DIAGRAM DELLA QRA face residual risk with emergency residual risk or response, LUP, negligible risk analysis of accidents, inspections,… yes estimate frequency identify calculate acceptability damage risk criteria satisfied? events estimate consequences no implement safety measures 176 5. L’ASSOGGETTABILITÀ DEGLI STABILIMENTI AL D.LGS. 105/2015 177 CRITERI PER L’ASSOGGETTABILITÀ AL D.LGS.105/2015 Secondo l’art. 3 – definizioni ci sono: ▪ stabilimenti di soglia inferiore: uno stabilimento nel quale le sostanze pericolose sono presenti in quantità pari o superiore alle quantità elencate nella colonna 2 della parte 1 o nella colonna 2 della parte 2 dell’allegato 1, ma in quantità inferiore alle quantità elencate nella colonna 3 della parte 1 o nella colonna 3 della parte 2 dell’allegato 1 ▪ stabilimenti di soglia superiore: uno stabilimento nel quale le sostanze pericolose sono presenti in quantità pari o superiore alle quantità elencate nella colonna 3 della parte 1 o nella colonna 3 della parte 2 dell’allegato 1, 178 ▪ Part 1 of Annex I contains a list of categories of dangerous substances, subdivided into 4 sections (section H - Health hazards,