Tabacco, Alcol e Dieta PDF
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Lezione di oncologia sperimentale sul tema delle esposizioni complesse e lo stile di vita, con un focus su tabacco, alcol e dieta. La lezione spiega come diverse esposizioni, in particolare volontarie e involontarie, come tabacco, alcol e alimentazione, nonché le esposizioni a cancerogeni, possano influenzare il rischio di tumori e il processo di cancerogenesi.
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Oncologia Sperimentale Lezione 14 – 21.11.2024 Esposizioni complesse e stile di vita La maggior parte della popolazione umana è esposta a miscele complesse di sostanze, piuttosto che a singoli elementi chimici. Queste miscele sono tipicamente associate a esposiz...
Oncologia Sperimentale Lezione 14 – 21.11.2024 Esposizioni complesse e stile di vita La maggior parte della popolazione umana è esposta a miscele complesse di sostanze, piuttosto che a singoli elementi chimici. Queste miscele sono tipicamente associate a esposizioni ambientali o legate allo stile di vita, diversamente dalle esposizioni più specifiche e limitate delle condizioni occupazionali. Se ogni cancerogeno in una miscela agisce indipendentemente, l’effetto totale è presumibilmente additivo. Tuttavia, le interazioni tra i cancerogeni possono generare effetti sinergici (potenziamento dell’effetto) o, al contrario, effetti antagonisti, per cui due cancerogeni insieme possono provocare una cancerogenesi inferiore rispetto alla loro azione individuale. Studi epidemiologici e ruolo delle esposizioni Le evidenze più significative sulle interazioni tra cancerogeni provengono da studi epidemiologici, più che da modelli preclinici. Nel contesto delle miscele cancerogene, il termine co-cancerogeno indica un agente non cancerogeno che modifica l’attività di un agente cancerogeno, ad esempio alterando l’esposizione o il metabolismo. Un esempio è il virus dell’HIV: pur non essendo un cancerogeno diretto, facilita lo sviluppo di tumori, agendo come co-cancerogeno. Questo termine non deve essere confuso con i concetti di agenti promuoventi o con quelli legati a una cancerogenesi bifasica. Esposizioni volontarie e involontarie Uno degli aspetti centrali nello studio delle esposizioni è il motivo per cui le persone si espongono. È più facile ottenere risultati chiari quando le esposizioni sono volontarie, come il consumo di tabacco o alcol, poiché possiamo confrontare i gruppi esposti con i non esposti (es. fumatori vs non fumatori, bevitori vs astemi). Al contrario, le esposizioni non volontarie, come l’inquinamento ambientale o l’esposizione naturale alle radiazioni, presentano maggiori difficoltà di studio. In questi casi, oltre a vari livelli di cancerogenesi, si aggiunge la complessità di non poter facilmente individuare un gruppo di confronto. La dieta, invece, rappresenta un caso intermedio, poiché include elementi sia volontari che non volontari. Non possiamo confrontare “mangiatori” con “non mangiatori” come avviene per fumatori e non fumatori, e lo stesso vale per l’esposizione alla radiazione solare, che rientra in parte tra le esposizioni non evitabili. Rischi oncologici e altri effetti Anche se il focus di questo corso è sul cancro, è importante considerare che molti fattori di rischio non influenzano esclusivamente la cancerogenesi, ma sono associati anche ad altri tipi di effetti. Alcol L’alcol presenta un rischio incontrovertibile per lo sviluppo di tumori, ma alcuni studi suggeriscono che, in quantità moderate, potrebbe avere effetti positivi a livello cardiovascolare. Questo aspetto rimane dibattuto. Esposizione solare Sebbene sia chiaramente cancerogena, l’esposizione al sole contribuisce anche a effetti positivi, come la prevenzione di carenze di vitamina D, responsabili di patologie come il rachitismo. Tabacco Per il tabacco, il quadro è netto: l’esposizione comporta esclusivamente un aumento dei rischi oncologici, con pochi effetti positivi trascurabili rispetto ai danni complessivi. Ad esempio, alcuni studi evidenziano un lieve miglioramento dell’attenzione associato alla nicotina, ma questi dati non bilanciano gli effetti negativi. Dieta L’esposizione alimentare è estremamente complessa, poiché ogni alimento può avere effetti sia positivi che negativi. Lo studio della dieta richiede quindi un’analisi articolata e multidimensionale. Tabacco e cancro Il fumo di tabacco è una miscela complessa contenente oltre 4000 composti chimici, di cui almeno 60 sono cancerogeni e circa 10 sono cancerogeni forti. Tra le sostanze presenti troviamo arsenico, benzopirene, benzene, sali di metalli pesanti e nitroso-composti. La nicotina, pur non essendo direttamente cancerogena, ha un’azione irritante sulle vie respiratorie, che le conferisce un debole effetto promuovente della cancerogenesi. Tuttavia, i principali agenti cancerogeni del tabacco sono: Gli idrocarburi policiclici aromatici, come il benzo[a]pirene Le ammine, come la β-naftilammina I nitroso-composti, tra cui nitrosonornicotina (NNN) e nitrosaminochetone (NNK) Durante i processi di concia del tabacco, avvengono reazioni chimiche che generano derivati della nicotina, come la N-nitroso nicotina (NNN), un cancerogeno già presente nel tabacco crudo: circa il 50% dell’NNN si trova nella sigaretta prima ancora di essere accesa. Oltre ai composti sopra citati, il fumo di tabacco contiene altre sostanze cancerogene, tra cui: Benzene (presente sia nel tabacco che nel fumo di sigaretta) Formaldeide Metalli pesanti Polonio-210 Il fumo di tabacco include anche co-cancerogeni e promotori, che amplificano i danni provocati dai cancerogeni. Inoltre, provoca infiammazioni croniche e proliferazione cellulare nei tessuti respiratori, facilitando la cancerogenesi. L’effetto cancerogeno del tabacco può essere sinergico o sub-sinergico quando associato ad altre esposizioni, come: Alcol (soprattutto nell’orofaringe) Amianto Radon Impatti multiorgano del fumo Il tabacco, e in particolare il fumo di sigaretta, è un cancerogeno multiorgano, con i seguenti principali bersagli: Polmoni (Il tumore polmonare è uno degli effetti più frequenti) Sangue (Il benzene nel fumo è associato a un aumento di leucemie mieloidi) Vescica (Alcuni metaboliti del tabacco, attivati da enzimi di fase 2 presenti nei reni, si accumulano a livello vescicale) Prime vie aero-digestive (Le aree direttamente esposte al fumo [bocca, faringe, laringe, esofago] mostrano un aumento significativo della cancerogenesi) Cervice uterina (Tracce di metaboliti del tabacco sono state rinvenute nel muco cervicale delle fumatrici) Fumando, alcuni metaboliti si sciolgono nella saliva, vengono deglutiti e raggiungono il sistema digerente. Tuttavia, in questo tratto l’aumento del rischio di cancro è meno marcato rispetto ad altre aree. Il tabacco è responsabile di circa un terzo di tutte le morti per tumore: Circa 1/3 nei maschi Circa 1/4 nelle femmine Rischi relativi e assoluti del fumo Il fumo di tabacco aumenta significativamente il rischio di numerose patologie oncologiche, cardiovascolari e respiratorie: Cancro al polmone -> Il rischio relativo per un uomo fumatore è del 20-25%, uno dei valori più alti registrati. Tumori delle vie aero-digestive superiori -> Rischi elevati per il cancro alla faringe, orofaringe ed esofago. Il rischio diminuisce con l’aumentare della distanza dai punti di contatto diretto con il fumo, pur rimanendo alto. Malattie cardiovascolari -> Aumento significativo del rischio di infarto, ictus e aneurismi. Malattie respiratorie non oncologiche -> Rischi relativi sopra il 10% per enfisema polmonare e broncopatie croniche. Rischi di questa entità sono rari in medicina, evidenziando la pericolosità del fumo. Distribuzione geografica e storica del cancro al polmone Il cancro al polmone è più comune nei paesi del Nord del mondo (Stati Uniti, Europa, Australia), mentre è meno diffuso nei paesi del Sud del mondo, sia tra gli uomini che tra le donne. Questo divario non è solo geografico, ma anche storico: All’inizio del 1900, il numero di fumatori era molto basso, limitato a chi usava pipa e sigaro. Durante la Prima Guerra Mondiale, i fanti in trincea iniziarono a fumare sigarette, e i sopravvissuti portarono l’abitudine nel dopoguerra, aumentando drasticamente il numero di fumatori. A seguito della Seconda Guerra Mondiale, il consumo di sigarette crebbe ulteriormente, portando negli anni '50 al 66% di uomini fumatori. Negli anni '60/'70, con la crescente consapevolezza dei danni alla salute e il declino della moda del fumo, molti uomini iniziarono a smettere. Questo grafico concettuale evidenzia l'andamento parallelo tra la percentuale di fumatori e il tasso di mortalità legato al fumo, con un ritardo di circa 30 anni. La mortalità per tumore al polmone ha seguito l’incidenza del fumo di sigaretta con una latenza di 20-40 anni, tempo necessario per lo sviluppo della malattia. Situazione femminile: Le donne iniziarono a fumare in numero significativo solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il picco di mortalità femminile è più recente rispetto a quello maschile, ed è tuttora in crescita. Le donne tendono a smettere di fumare meno frequentemente rispetto agli uomini, per motivi culturali e legati all’emancipazione. Situazione globale attuale La cinetica del fumo nei paesi occidentali differisce da quella di altre aree: Africa subsahariana: Oggi il numero di fumatori è paragonabile a quello dell’Europa e dell’Italia di 100 anni fa. Questo rappresenta un’opportunità per queste popolazioni di evitare gli errori già vissuti nei paesi occidentali. Europa meridionale: L’incidenza del fumo è leggermente inferiore rispetto all’Europa settentrionale e agli Stati Uniti, ma segue una dinamica simile. I Benefici di Smettere di Fumare Smettere di fumare ha effetti positivi significativi sulla salute. I rischi associati al fumo si riducono progressivamente in funzione del tempo trascorso dall’interruzione. Se un fumatore smette di fumare a 40 anni, il suo rischio di sviluppare patologie legate al fumo si avvicina a quello di un non fumatore. Questo dimostra che i danni del fumo sono in gran parte reversibili. Il fumo di sigaretta agisce come iniziatore, provocando mutazioni nel DNA, e come promuovente, causando infiammazioni croniche e irritazioni. Smettere di fumare riduce immediatamente gli effetti promuoventi, eliminando sintomi come la tosse persistente, l'irritazione della gola e il fiato corto. Tuttavia, le mutazioni del DNA non sono completamente reversibili. Gli studi di sequenziamento del genoma su diverse categorie di persone (bambini, non fumatori, fumatori ed ex fumatori) hanno evidenziato che: 1. Bambini non hanno nessuna mutazione legata al fumo. 2. Non fumatori adulti, hanno livelli moderati di mutazioni dovuti a esposizioni ambientali. 3. Fumatori hanno livelli molto alti di mutazioni. 4. Ex fumatori hanno livelli di mutazioni inferiori rispetto ai fumatori, dimostrando che parte delle mutazioni è reversibile. Perché questi risultati? Le cellule staminali bronchiali, essendo meno proliferative, sono meno soggette a mutazioni. Quando si smette di fumare, le cellule mutate vengono progressivamente sostituite da cellule nuove con un genoma intatto. Questo processo ricorda il rinnovamento della pelle. Non solo gli effetti promuoventi, ma anche parte dell'attività iniziatrice del fumo può quindi essere reversibile. Effetti sull'Aspettativa di Vita Gli italiani hanno un’aspettativa media di vita di circa 80 anni. Consideriamo un gruppo di persone divise in tre categorie: 1. Non fumatori: 6 su 10 raggiungono gli 80 anni. 2. Fumatori: 8 su 10 muoiono prima degli 80 anni. 3. Fumatori che smettono prima dei 30 anni: Hanno un’aspettativa di vita simile a quella dei non fumatori Problemi di Interpretazione Epidemiologica Esempio di causalità inversa: Un fumatore di lunga data sviluppa sintomi come tosse persistente e sangue nell’espettorato, decide di smettere di fumare e poco dopo viene diagnosticato un tumore al polmone. Temporalmente, sembra che smettere di fumare abbia causato il tumore, ma ciò rappresenta un classico caso di causalità inversa. In realtà, i sintomi del tumore hanno portato la persona a smettere di fumare, e la diagnosi è stata fatta successivamente. Quando si analizzano i dati epidemiologici, è fondamentale non basarsi esclusivamente sulla sequenza temporale degli eventi, perché questa può portare a conclusioni errate. La causalità deve essere valutata considerando l’intero contesto clinico e biologico. Fumo Passivo e Altre Forme di Consumo di Tabacco Fumo passivo Il fumo passivo è cancerogeno, ma in misura significativamente minore rispetto al fumo attivo. Per chi vive o lavora con un fumatore, il rischio di sviluppare patologie oncologiche aumenta del 20% (rischio relativo = 1,2), contro il 20-25% dei fumatori attivi. Gli organi colpiti dal fumo passivo sono gli stessi del fumo attivo, ma con un impatto ridotto. Fumatori di sigaro e pipa Poiché generalmente il fumo non viene inalato, il rischio oncologico è maggiore nelle prime vie aero- digestive rispetto alle aree più profonde del sistema respiratorio. Prodotti senza combustione (smokeless) I prodotti smokeless, come il tabacco da masticare, contengono composti nitrosati cancerogeni. Svezia: Diffuso l’uso di bustine di tabacco tra guancia e denti, che aumenta il rischio di tumori orali. USA: Diffuso tra i giocatori di baseball il tabacco da masticare, associato a tumori della bocca. India: Viene usata una miscela di tabacco, betel e calce, che porta a un elevato rischio di tumori orali. Sigarette Elettroniche Le sigarette elettroniche rappresentano una novità nel consumo di nicotina, con differenze fondamentali tra i modelli con e senza tabacco: 1. Sigarette elettroniche senza tabacco Riscaldano una soluzione di nicotina liquida, spesso con aromi e additivi chimici. Studi indicano che durante il riscaldamento possono formarsi derivati cancerogeni della nicotina e altre sostanze potenzialmente tossiche. Il rischio oncologico a lungo termine dovrebbe essere vicino allo zero, con una notevole riduzione delle patologie respiratorie rispetto alle sigarette tradizionali. Tuttavia, persiste un effetto irritante dovuto alla nicotina. 2. Sigarette elettroniche con tabacco Utilizzano una temperatura più bassa rispetto alle sigarette tradizionali, riducendo i livelli di cancerogeni fino al 90%. La "cancerogenesi ingentilita" le rende meno dannose, ma comunque non prive di rischi. Limiti delle sigarette elettroniche: Molti fumatori diventano dual users, ossia utilizzano sigarette elettroniche dove le sigarette convenzionali sono vietate, ma non smettono completamente di fumare. Questo comportamento riduce il numero di sigarette consumate ma non elimina la dipendenza. Il mercato delle sigarette elettroniche è dominato dai produttori cinesi, il che solleva dubbi sulla qualità dei prodotti e sulla presenza di sostanze chimiche potenzialmente dannose. Cannabis Anche il fumo di cannabis presenta rischi significativi, simili a quelli del tabacco: La combustione di materiale organico genera gli stessi cancerogeni. Il fumo di marijuana è genotossico, immunosoppressivo, e può avere effetti negativi su funzioni endocrine. Sebbene gli studi siano meno numerosi, è chiaro che sia il fumo diretto sia quello passivo della marijuana aumentano il rischio di tumori a polmoni, vie digestive e vescica. Bevande alcoliche e cancro Le bevande alcoliche sono classificate come cancerogene di Gruppo 1 dall’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), contribuendo al 4-5% dei tumori. Il rischio oncologico può essere analizzato in due modi: 1. Rischio relativo: Descrive quanto aumenta il rischio di sviluppare un tumore nelle sedi anatomiche esposte all’alcol. 2. Numero di casi assoluti: Si concentra sulle tipologie di tumori più diffuse. L’alcol aumenta il rischio di tumori in diverse sedi anatomiche. 1. Tumori delle vie digestive superiori − Orofaringe: Rischio aumentato di 5 volte. − Laringe: Rischio aumentato di 2,7 volte. − Esofago: Rischio aumentato di 5 volte, rappresentando il principale cancerogeno per questo tipo di tumore. Il cancro all’esofago è particolarmente aggressivo e letale. 2. Tumori del fegato Aumento del rischio legato alla capacità dell’alcol di danneggiare le cellule epatiche e promuovere la rigenerazione cellulare. 3. Tumori dell’intestino Aumento del rischio del 40%. 4. Cancro al seno Il cancro alla mammella rappresenta la forma tumorale più frequentemente associata al consumo di alcol. L’alcol, essendo liposolubile, si accumula nel tessuto adiposo, abbondante nella mammella, esponendo l’epitelio mammario all’azione cancerogena. Rischio assoluto e relativo: Esofago e orofaringe: Hanno il rischio relativo più alto, ma un numero di casi inferiore. Fegato, intestino e mammella: Presentano un rischio relativo minore, ma contribuiscono al maggior numero di casi, soprattutto il cancro al seno. Meccanismi biochimici dell’alcol 1. Attività iniziatrice (mutagena) Etanolo viene convertito in acetaldeide dall’enzima alcol deidrogenasi. L’acetaldeide è una sostanza altamente reattiva che: − Forma addotti legandosi direttamente al DNA. − Causa cross-link tra basi del DNA, aumentando il rischio di mutazioni. 2. Attività promotrice (proliferativa) L’etanolo distrugge le cellule, stimolando la proliferazione epiteliale come meccanismo di riparazione. Questo processo può favorire la formazione di tumori. Le componenti delle bevande alcoliche comprendono: Etanolo è il principale responsabile degli effetti cancerogeni dell’alcol Altri componenti (es. antiossidanti come il resveratrolo nel vino rosso) non compensano gli effetti negativi dell’alcol. Studi su modelli animali hanno dimostrato benefici del resveratrolo solo utilizzando vino rosso de-alcolato. Nel vino normale, la presenza di etanolo annulla questi effetti. Non esiste un dosaggio sicuro di alcol per prevenire il rischio di tumori, in particolare per il cancro al seno. Tutti gli effetti cancerogeni delle bevande alcoliche sono legati all’etanolo, rendendo vano il tentativo di identificare bevande "meno dannose". Dieta e cancro La dieta rappresenta una delle esposizioni più complesse da valutare, rendendo difficile misurare con precisione le sue attività pro e anti-cancerogene. Si stima che tra il 15% e il 35% dei tumori sia attribuibile alla dieta. Tuttavia, questi dati sono in parte calcolati per differenza, attribuendo alla dieta ciò che non è causato da fattori noti come fumo e alcol. Questo metodo introduce una certa imprecisione, ma il valore del 35% è generalmente accettato. Aumento del BMI e correlazione con il cancro Negli ultimi decenni si osserva un trend globale di aumento del BMI (Body Mass Index). Il BMI si calcola dividendo il peso corporeo (in kg) per il quadrato dell’altezza (in metri): 𝐾𝑔𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜𝑟𝑒𝑜 𝐵𝑀𝐼 = 2 𝑚𝑎𝑙𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎 Le categorie di BMI sono: Sottopeso: sotto il 18.5 Normopeso: Tra 18,5 e 25. Sovrappeso: Tra 25 e 30. Obesità: Oltre 30. In molte nazioni, come gli USA, il 70% della popolazione è sovrappeso e il 50% è obeso. Anche in Italia, circa il 30% della popolazione risulta sovrappeso. Questa tendenza è attribuita all’eccessiva disponibilità di cibo. È stata stabilita una relazione fra BMI e rischio oncologico di tipo lineare, ossia fino a un BMI di 25 il rischio è minimo, ma sopra questa soglia il rischio di sviluppare tumori aumenta proporzionalmente. Il rischio relativo cresce con un aumento di 5 kg/m² di BMI e interessa una vasta gamma di organi. I tumori associati a BMI elevato sono: colon, seno, rene, tiroide, linfomi, leucemie e melanoma; mentre i tumori che non sono strettamente correlati alla dieta sono: melanoma. Sebbene l’aumento del BMI sia meno potente come cancerogeno rispetto al fumo, il suo impatto è significativo a causa della diffusione globale del sovrappeso e dell’obesità. Questo porta a un aumento dei casi di tumore associati alla dieta. Come per il fumo, anche per la dieta il rischio oncologico è in parte reversibile. Studi hanno dimostrato che una perdita di peso comporta una riduzione del rischio: Perdita di 2-4,5 kg -> Riduzione del rischio del 18%. Perdita di 10 kg -> Riduzione del rischio del 32%. Alimenti e rischio di cancro La dieta, diversamente dal fumo, presenta sia alimenti che aumentano il rischio sia alimenti che lo ridimensionano: 1. Alimenti a rischio aumentato − Carni lavorate − Zuccheri raffinati − Grassi saturi 2. Alimenti protettivi − Frutta e verdura − Cereali integrali − Pesce ricco di omega-3 Questo dualismo rende complesso definire la dieta come cancerogeno univoco, poiché può influire negativamente o positivamente a seconda della composizione alimentare. Studio EPIC: Epidemiologia Molecolare in Europa In Europa è stato condotto un ampio studio di epidemiologia molecolare, chiamato EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), che ha coinvolto molti cittadini europei. Lo studio combina metodologie di epidemiologia standard con approcci molecolari. La metodologia utilizzata per lo studio si basava: Questionari alimentari -> Ai partecipanti è stato chiesto di indicare le loro abitudini alimentari. Analisi del sangue -> Sono stati effettuati prelievi di sangue per indagini molecolari. Dato che le abitudini alimentari variano tra i Paesi, lo studio è stato suddiviso in tanti sotto-studi quanti sono gli Stati partecipanti. Per garantire la comparabilità, i dati sono stati standardizzati per BMI. Il gruppo di riferimento era composto da persone che consumano carne 5 o più volte a settimana (abitudine tipica nel Regno Unito, dove lo studio è stato originariamente sviluppato). Gli altri gruppi considerati includevano: Persone che consumano carne 1-2 volte a settimana (abitudine più tipica di paesi mediterranei come l’Italia) Vegetariani Pescetariani (che consumano pesce ma non carne) Da questi studi è emerso: 1. Mangiare carne 1-2 volte a settimana non comporta una riduzione significativa del rischio oncologico rispetto al consumo frequente (>5 volte a settimana). 2. Dieta vegetariana e pescetariana: − Chi non mangia carne presenta una significativa riduzione del rischio di cancro rispetto al gruppo di riferimento. − La diminuzione del rischio è particolarmente evidente per leucemie e linfomi. Perciò si può affermare che: La dieta vegetariana e pescetariana sembra offrire una protezione significativa contro alcuni tipi di cancro, in particolare leucemie e linfomi. La correlazione tra consumo di carne e rischio oncologico è osservabile non solo negli esseri umani, ma anche negli animali carnivori negli zoo, indicando un possibile legame intrinseco con la carne stessa. Rischio di Cancro Legato alla Dieta La dieta e le abitudini alimentari influenzano il rischio di sviluppare tumori in modi diretti e indiretti. Ecco una panoramica delle principali associazioni tra dieta, BMI, altezza e rischio oncologico. BMI Il Body Mass Index (BMI) influisce in modo diverso sul rischio di tumori a seconda dell’età e dello stato ormonale della persona: 1. Età pre-menopausale Un alto BMI è associato a una diminuzione del rischio di tumore alla mammella. Questo fenomeno è spiegabile con l’accumulo di estradiolo nel tessuto adiposo. Le donne con elevata massa grassa hanno livelli di estradiolo circolante più bassi, riducendo la stimolazione estrogenica, principale fattore di rischio per il tumore alla mammella. 2. Età post-menopausale Un alto BMI è invece associato a un aumento del rischio di tumore alla mammella. Dopo la menopausa, la produzione di estradiolo avviene principalmente nelle surrenali e nel tessuto adiposo (che agisce anche come tessuto endocrino). Le donne con maggiore massa grassa producono più estradiolo rispetto a quelle magre, aumentando il rischio. Il rapporto tra BMI e rischio di tumore alla mammella segue una curva con un punto di flesso, con effetti opposti in pre- e post-menopausa. Questo apparente paradosso è coerente con il ruolo dell’estradiolo nei diversi contesti ormonali. Altezza Anche l’altezza è un fattore di rischio per i tumori, per via dell’associazione con i fattori di crescita. Le persone alte tendono a produrre maggiori quantità di fattori di crescita, come quelli delle cellule mesenchimali, che stimolano la proliferazione cellulare e aumentano il rischio di tumori. Questo fenomeno è evidente nei tumori come l’osteosarcoma, dove l'incidenza è più alta negli individui di grande statura. I cani rappresentano un esempio di come l’altezza influenzi il rischio oncologico: Razze di piccola taglia, come i chihuahua, hanno un rischio trascurabile di osteosarcoma. Razze di grande taglia, come gli alani, presentano un’incidenza significativamente maggiore, a causa dello stimolo proliferativo delle cellule mesenchimali. Il rischio di tumori legati all’altezza è massimo durante l’età della crescita, ovvero in fase giovanile e pediatrica, quando l’attività dei fattori di crescita è più elevata. Attività Fisica L'attività fisica è strettamente correlata al BMI e al rischio di tumori, ma studi epidemiologici dimostrano che essa riduce il rischio oncologico indipendentemente dal BMI. In uno studio, alle persone fu fatto praticare jogging, dopo di che furono invitate a seguire una dieta libera. Sebbene il BMI non fosse cambiato, i partecipanti che svolgevano attività fisica mostravano un’incidenza minore di tumori rispetto a chi non faceva attività fisica. Tra gli effetti preventivi dell’attività fisica si possono includere una riduzione dell’infiammazione, proprietà antiossidanti e miglioramento del benessere generale. Frutta e Verdura Consumare frutta e verdura è associato a una riduzione del rischio di tumori. La verdura presenta un effetto preventivo leggermente superiore rispetto alla frutta, che contiene più zuccheri. La fibra vegetale è stata inizialmente indicata come fortemente protettiva contro i tumori, specialmente nel colon-retto. Tuttavia, studi più recenti mostrano che gli effetti non sono così netti: Colon: La fibra sembra prevenire i tumori, probabilmente grazie all'assorbimento di cancerogeni e all’accelerazione del transito intestinale. Retto: Qui la fibra potrebbe aumentare il rischio, probabilmente per un effetto irritativo e pro- infiammatorio. Carne Lavorata e Rossa La carne lavorata appartiene al Gruppo 1 IARC in quanto contiene conservanti come nitriti e nitrati, che nel corpo si trasformano in composti cancerogeni (nitrosi). La carne rossa, invece, fa parte del Gruppo 2A IARC perché presenta diversi fattori di rischio: Cottura: Spesso cucinata in modi che producono idrocarburi policiclici aromatici (potenti cancerogeni). Gruppo eme: Il ferro presente nella carne rossa può causare reazioni ossido-riduttive, inducendo stress ossidativo e promuovendo la cancerogenesi. Perciò si può affermare che la carne rossa è cancerogena, anche se con un rischio inferiore rispetto alla carne lavorata. Cibi salati Alcuni dati suggeriscono un leggero aumento del rischio di cancro allo stomaco associato al consumo eccessivo di alimenti salati. Latticini I latticini sono una principale fonte di calcio nella dieta, che svolge ruoli positivi in vari metabolismi corporei. Tuttavia, esistono due aspetti contrastanti riguardo ai latticini: Benefici del calcio -> Il calcio è importante per la salute delle ossa e altri processi metabolici, quindi il consumo di latticini apporta benefici in questo senso. Grassi animali -> I latticini contengono grassi animali, che possono essere problematici per la salute cardiovascolare e per l'aumento del rischio di alcuni tumori. Di conseguenza come soluzione si potrebbe adottare l’assunzione di latticini magri, con meno grassi e maggiore contenuto di calcio in proporzione. Caffè Il caffè è una bevanda ricca di antiossidanti, che ha dimostrato di ridurre il rischio di diversi tumori. Tuttavia, ci sono anche alcuni aspetti da considerare: Benefici: Il caffè ha un effetto positivo in molti casi, riducendo il rischio di vari tumori. Negli anni '70 si pensava che il caffè fosse responsabile di un aumento dei tumori al pancreas e al rene, ma ulteriori studi hanno dimostrato che il caffè non era la causa. Effetti negativi: La torrefazione del caffè genera composti cancerogeni, noti come idrocarburi policiclici aromatici, che vengono attivati da enzimi di fase due. Questo processo potrebbe essere collegato a un leggero aumento del rischio di tumore della vescica. La temperatura elevata delle bevande come caffè, tè e matè può causare danni alla mucosa dell’esofago, aumentando il rischio di tumori. In particolare, il bruciore esofageo stimola una proliferazione cellulare che, a lungo andare, può causare metaplasie (cambiamenti anomali delle cellule) e aumentare il rischio di tumori. Soft Drinks I soft drinks, come la Coca Cola, sono associati ad un aumento del rischio di tumori, in particolare al colon-retto. Tuttavia, questo rischio è più legato all'effetto del BMI piuttosto che a un effetto diretto dei soft drinks. I soft drinks sono ricchi di zuccheri e contribuiscono all’aumento del BMI, che è un noto fattore di rischio per vari tipi di tumori. Negli USA, si stanno adottando politiche per scoraggiare il consumo di soft drinks nelle scuole, in quanto i bambini tendono a berne una quantità eccessiva. L'uso di dolcificanti alternativi come l'aspartame è stato promosso per ridurre l'assunzione di zucchero, ma è stato dimostrato che anche l'aspartame (come il benzene) è cancerogeno. La stevia, un dolcificante naturale estratto da piante sudamericane, è un'alternativa, ma non è priva di effetti cancerogeni. Prevenzione e Approccio alla Salute Un biologo che si occupa di nutrizione e cancro ha suggerito che sarebbe ideale mettere in una pillola tutti gli elementi protettivi contro il cancro presenti nella dieta. In teoria, questo potrebbe prevenire l’insorgenza di tumori legati all’alimentazione. Tuttavia, in pratica non è stato ancora possibile realizzare un prodotto simile. Nonostante gli studi sui multivitaminici e sui supplementi di minerali, nessuno di questi ha dimostrato effetti anticancerogeni. Quando si sperimenta con gli ingredienti della dieta, è fondamentale evitare effetti contrari a quelli desiderati. Un esempio noto è uno studio svedese condotto su ex fumatori, a cui sono stati somministrati selenio e betacarotene per ridurre il rischio di cancro: Il Selenio non ha avuto alcun effetto Il Betacarotene ha aumentato l’incidenza di tumori, in particolare nei polmoni, dove ha agito come fattore di crescita, fungendo da promotore tumorale Inoltre, alcuni dati sugli omega-3 mostrano che, sebbene riducano i tumori intestinali, potrebbero aumentare il rischio di tumore alla prostata. Gli omega-3 provengono principalmente da pesci grandi, che tendono a accumulare mercurio, un altro possibile rischio legato ai contaminanti presenti negli integratori. Linee Guida per una Dieta Sana e Antitumorale Nonostante la complessità dei meccanismi, è fondamentale che gli operatori sanitari trasmettano messaggi chiari al pubblico, promuovendo una dieta sana che riduca i rischi tumorali. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (World Cancer Fund) ha elaborato un decalogo che fornisce indicazioni basate su solide evidenze scientifiche per una dieta protettiva contro i tumori: 1. Mantenere un peso salutare 2. Attività fisica 3. Seguire una dieta principalmente a base di alimenti vegetali 4. Limitare i cibi da fast food e ultra-processed foods 5. Limitare carne rossa e carne lavorata 6. Limitare le bevande zuccherate o dolcificate 7. Limitare il consumo di alcol 8. Evitare l’uso di integratori 9. È raccomandato che le madri allattino i propri figli, se possibile, per i numerosi benefici legati alla salute del bambino e alla prevenzione del cancro Raccomandazioni per i Pazienti Oncologici Spesso, i pazienti oncologici arrivano alla diagnosi con una dieta sbilanciata e un BMI elevato. Tuttavia, diversi studi hanno mostrato che la sopravvivenza dei pazienti oncologici è inversamente proporzionale al BMI. I pazienti oncologici che seguono una dieta sana non solo non presentano comorbilità legate all’obesità, ma rispondono meglio alle terapie farmacologiche e sviluppano effetti collaterali meno gravi. Quindi, è importante che anche i pazienti oncologici inizino a seguire le linee guida per una dieta sana, se non lo avevano già fatto, per ridurre il rischio di effetti tossici da farmaci e migliorare l'efficacia delle terapie. Aria inquinata e cancro L’inquinamento atmosferico è causato da una serie di contaminanti noti, che includono: 1. Particelle inorganiche: Arsenico, asbesto (amianto) e sali di metalli pesanti. 2. Particolato organico: Contiene idrocarburi policiclici aromatici, benzene e sostanze derivanti dai combustibili fossili (diesel, benzina, gasolio, cherosene, ecc.). Anche se in Italia la situazione è meno grave rispetto ad altri paesi, in alcune regioni del mondo l’aria è gravemente contaminata, soprattutto in contesti rurali dove le persone vivono in capanne o utilizzano combustibili per cucinare. In queste zone, l’aria nelle case può essere pesantemente contaminata, soprattutto nelle cucine, dove si utilizzano combustibili che rilasciano agenti cancerogeni. In Italia, la maggior parte delle case utilizza metano (un mix di metano e altri gas) per i fornelli, che può produrre alcuni prodotti di combustione. Tuttavia, si sta cercando di eliminare le cucine a gas, sia per ridurre i costi sia per migliorare la qualità dell’aria nelle abitazioni. Il particolato fine (PM10, PM5, ecc.) è costituito da polveri sottili che, se inalate, non possono essere eliminate facilmente dal corpo, causando infiammazione nei polmoni. Diversi studi hanno confrontato la qualità dell’aria nelle aree urbane e rurali, con l'idea che la vita in campagna fosse più salutare. Tuttavia, i risultati di questi studi sono stati contrastanti: in realtà, in campagna si muore di più a causa della mancanza di ospedali nelle vicinanze e dell’uso intensivo di composti chimici per l’agricoltura. Uno degli approcci più efficaci per monitorare l'inquinamento è stato l’uso di centraline per il monitoraggio continuo della qualità dell’aria nelle città. Questi studi hanno mostrato una chiara correlazione tra particolato sottile (PM) e il rischio di tumori ai polmoni. L’esposizione a polveri sottili può aumentare il rischio di cancro ai polmoni del 10-30%. La frazione attribuibile all'inquinamento per il cancro ai polmoni è di circa 3-4%. Sebbene questo dato sembri esiguo se paragonato al 90% di rischio associato al fumo di tabacco, l'inquinamento atmosferico diventa un rischio rilevante in prospettiva, soprattutto se si considera che l'eliminazione del fumo ridurrebbe questo rischio a 10%. Per un non fumatore, la percentuale di rischio di cancro ai polmoni legata all’inquinamento atmosferico può arrivare al 30-40%. Oggi, la maggiore concentrazione di smog non si trova nei paesi industrializzati, ma nei paesi in via di sviluppo, come Cina e India. Questo è un dato significativo, poiché i livelli di inquinamento in queste aree sono molto più alti rispetto a quelli dei paesi occidentali. Nonostante ciò, è importante che anche nei paesi industrializzati si continui a monitorare e ridurre l'inquinamento atmosferico. Inquinamento dell’acqua e cancro L’inquinamento dell'acqua è un altro fattore di rischio per la salute, anche se, nei paesi sviluppati, l’acqua potabile è generalmente di buona qualità, sia dal punto di vista microbiologico che chimico. Tuttavia, ci sono diverse fonti di contaminazione, che possono provenire sia da industrie che da fonti naturali. Tra i principali contaminanti dell'acqua ci sono: Nitrati e alocarburi Arsenico, che può causare una serie di tumori, come quelli alla vescica, ai reni e alla pelle. L'arsenico può essere un contaminante naturale quando l'acqua passa attraverso rocce ricche di sali arsenicali. In questo caso, l'acqua può dissolverli e trasportarli all’acquedotto. In alcuni casi, le acque urbane sono preferibili rispetto alle acque delle purissime sorgenti di montagna, perché le acque urbane provengono da una miscela di fonti diverse, mentre le acque di sorgente possono essere contaminati da percorsi geologici sconosciuti. Nei paesi in via di sviluppo, la situazione è particolarmente grave, in quanto l’acqua che proviene dai pozzi non è controllata e può contenere contaminanti pericolosi. Anche in Italia, ci sono zone con problemi di contaminazione, ad esempio in alcuni comuni del Lazio, dove l’acqua presenta una contaminazione da sali arsenicali. In inverno, quando piove, la contaminazione è sotto i limiti di legge, ma d'estate, con l’abbassamento delle falde acquifere, i sali si concentrano e la contaminazione può superare la soglia legale. Negli anni '90, in caso di acqua non potabile, i sindaci dichiaravano comunque l'acqua come potabile. Oggi, invece, sono stati installati impianti di dearsenizzazione per purificare l’acqua e rimuovere i sali di arsenico, rendendo l’acqua potabile e sicura per il consumo. Relazione tra Istruzione e Cancro Un altro aspetto interessante riguarda la relazione tra istruzione e mortalità per cancro. Studi dimostrano che più una persona è istruita, meno probabilità ha di morire di cancro. In generale, l'istruzione sembra ridurre il rischio di morte per tumore del 50%. Questo non significa che l’incidenza dei tumori diminuisca, ma che la mortalità si riduce grazie a vari fattori, tra cui: 1. Comportamenti salutari Persone più istruite tendono a seguire stili di vita più sani, evitando comportamenti ad alto rischio come il fumo. 2. Consapevolezza e prevenzione Le persone con un livello di istruzione più alto sono più informate sui rischi legati all'alimentazione e ai cancerogeni, il che consente loro di fare scelte più consapevoli e di evitare comportamenti rischiosi. Un esempio evidente è che i fumatori sono più presenti nelle fasce a basso livello di educazione. Inoltre, l’obesità e il consumo di cibi ultra-processed (spesso più economici) sono più comuni nelle fasce meno istruite. Le persone con una maggiore istruzione hanno quindi una maggiore capacità di evitare questi rischi.