Metodo Aba - Lezione 13-14 PDF
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Valentina Pennazcio
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Summary
Questi appunti riguardano il metodo ABA, un approccio comportamentale per l'analisi del comportamento rivolto alla didattica inclusiva. Parla di strategie di intervento, definizioni di comportamento operante, e di come usare efficacemente rinforzi e punizioni. Il documento fornisce informazioni utili per studiare il metodo ABA.
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CORSO DI DIDATTICA INCLUSIVA METODO ABA LEZIONE 13-14 PRO F.SSA VALEN TIN A PEN N AZIO q Promuovere la comunicazione in tutte le modalità possibili STRATEGIE DI qFacilitare apprendimenti significativi INTERVENTO qFavorire la generalizzazione d...
CORSO DI DIDATTICA INCLUSIVA METODO ABA LEZIONE 13-14 PRO F.SSA VALEN TIN A PEN N AZIO q Promuovere la comunicazione in tutte le modalità possibili STRATEGIE DI qFacilitare apprendimenti significativi INTERVENTO qFavorire la generalizzazione delle competenze acquisite q Contenere comportamenti problema FACILITARE APPRENDIMENTI SIGNIFICATIVI - IL METODO ABA q Il metodo comportamentale si basa sull’osservazione diretta del comportamento. q Attraverso osservazioni rigorose si può arrivare a una DEFNIZIONE descrizione esaustiva dei vari comportamenti in cui: ü si specifica qual è l’azione che interessa Applied Behavior ü quando, dove e quante volte essa viene compiuta. Analysis ABA – q Secondo questo metodo è necessario scomporre il comportamento in tante piccole unità osservabili così che METODO chiunque possa misurarlo in termini oggettivi (evitando COMPORTAMENTALE quindi di trovarsi in disaccordo con altri su quali comportamenti si manifestino e quali no). q Si possono insegnare nuovi comportamenti, migliorare comportamenti socialmente rilevanti ed estinguerne altri DA DOVE INIZIARE? COMPORTAMENTO OPERANTE q Il comportamento viene considerato operante perché opera nell’ambiente per produrre determinate conseguenze. q Il comportamento viene modellato o plasmato dalle conseguenze che lo stesso riceve. q Tali conseguenze ne influenzeranno ed altereranno la forma e la frequenza con cui il comportamento si ripresenterà in futuro. q Il comportamento sarà analizzato in base agli stimoli ambientali che lo precedono, gli antecedenti, e ai movimenti dell’individuo in risposta allo stimolo ambientale, le conseguenze. INSEGNARE UN COMPORTAMENTO q Bisogna definire in termini osservabili e misurabili il comportamento che deve essere messo ü L’obiettivo comportamentale non dovrà soltanto fornire una descrizione del comportamento in termini misurabili ma anche specificare il criterio in base al quale considerare accettabile l’emissione del comportamento in questione q Va fornita una descrizione dei criteri adottati per la misurazione PARTENZA dell’obiettivo (la durata o la qualità dell’emissione di tale comportamento) ü Decidere come misurare il comportamento così da essere certi che l’obiettivo sia stato raggiunto DEFINIRE GLI OBIETTIVI COMPORTAMENTALI ü (criterio di esecuzione del comportamento) descrizione del livello quantitativo e qualitativo del comportamento da eseguire. q Vanno specificate le circostanze esatte in cui esso si manifesta. ü Specificazione delle esatte condizioni o circostanze in cui va eseguito il comportamento. ü Le condizioni che definiscono un obiettivo comportamentale sono costituite da quegli elementi che risultano di solito associati all’esecuzione del comportamento: come, quando, dove e con cosa o con chi. ESEMPIO OBIETTIVI COMPORTAMENTALI q Obiettivi sensati e realistici dovranno ü avere come oggetto un comportamento che il bambino non sia già in grado di emettere; ü essere pertinenti e di conseguenza utili nell’ambiente in cui il bambino vive e che si ha ragione di credere di sicura efficacia; ü costituire un gradino successivo in senso logico nell’evoluzione comportamentale del bambino; ü essere realizzabili. q Perché l’obiettivo comportamentale proposto soddisfi questi quattro criteri sarebbe necessario: ü effettuare un’adeguata valutazione del livello iniziale del bambino in relazione all’obiettivo; ü decidere se il bambino ha davvero bisogno di acquisire il comportamento o l’abilità in questione; ü assicurarsi che l’obiettivo abbia un senso rispetto allo stadio evolutivo a cui è arrivato il bambino; ü decidere se il bambino sarà mai capace di conquistare questo traguardo. IL CICLO DI ISTRUZIONE qInsegnare comportamenti nuovi qMigliorare comportamenti di valore sociale qEstinguere comportamenti non voluti qAgire sui comportamenti problema q Il ciclo istruzionale si compone di tre elementi fondamentali: ü Antecedente (stimolo) ü Risposta (comportamento) ü Conseguenza IL CICLO DI ISTRUZIONE ANTECENDETE RISPOSTA CONSEGUENZA 1. Antecedenti q Il primo elemento è lo stimolo che precede la risposta e fa si che questa venga emessa. ü Questo stimolo può essere costituito da qualsiasi oggetto o evento specifico all’interno dell’ambiente. ü L’importanza di un qualsiasi stimolo sta nella sua capacità di provocare, di facilitare di costruire l’occasione per una risposta specifica. ü Una volta a conoscenza del rapporto esistente tra stimolo e risposta si può prevedere con una certa sicurezza quale sarà la reazione del bambino. q Possono essere di due tipi: ü ANTECEDENTI MO (operazione motivativa): agisce sul valore di uno stimolo come rinforzo e sulla frequenza dei comportamenti che hanno portato all’ottenimento di quel rinforzo ü ANTECEDENTI SD (stimolo discriminativo): segnala la disponibilità di uno stimolo come rinforzo Esempio CASO 1 CASO 2 Ogni volta che il vassoio del cibo viene messo davanti a Oppure potrebbe anche verificarsi che ogni Stefano questi lo solleva e lo scaraventa lontano. qualvolta il vassoio del cibo viene messo L’atto di mettere il vassoio di fronte a Stefano davanti a Stefano questi prende il costituisce l’evento specifico lo stimolo fornito cucchiaio. In questo caso lo stimolo cioè il dall’ambiente, che precede e origina la risposta di vassoio posto di fronte a Stefano precede e Stefano, cioè il suo atto di scaraventare il vassoio fornisce l’occasione per una risposta diversa lontano cosa che il soggetto non potrebbe fare se il cioè quella di prendere il cucchiaio. vassoio non fosse di fronte a lui a fungere da stimolo. Possiamo quindi affermare che il vassoio Si potrà dunque prevedere con una certa sicurezza che costituisce uno stimolo che spinge Stefano mettere il vassoio di fronte a Stefano lo spingerà a a prendere il cucchiaio. scaraventarlo lontano. Dopo aver effettuato questa semplice analisi avremo qualche elemento in più per meglio comprendere e modificare il comportamento di Stefano. 2. La risposta (comportamento) q Il secondo elemento del ciclo istruzionale è costituito dalla risposta, cioè il comportamento che fa seguito allo stimolo. Esempio Durante l’ora di pranzo l’insegnante offre a Martina un pezzo di pane e lei se lo mangia. Questa azione costituisce la risposta di Martina all’offerta del pezzo di pane che è servita da stimolo. Se non le fosse stato offerto il pezzo di pane Martina avrebbe avuto modo di emettere altre risposte ma non quella di prendere il pane (ad es. chiedere). 3. CONSEGUENTI q Il terzo elemento è costituito dalla conseguenza un avvenimento che fa seguito alla risposta. Si tratta di quello che succede una volta che viene messa la risposta q A volte la conseguenza è un evento naturale q Esiste un altro tipo di conseguenza che contribuisce in misura maggiore a determinare il nostro comportamento: in questo caso sono le altre persone all’interno del nostro ambiente a far sì che determinate conseguenze facciano seguito al nostro comportamento poiché vogliono influenzare il nostro comportamento futuro. CONSEGUENZE NATURALI CONSEGUENZE PRODOTTE Esempio Esempio 1 Martina vedendo una lampadina accesa che l'insegnante mette una pallina da Pin pong sul banco di emette una luce forte ne è attratta. Si avvicina Giulia che si abbassa, incurva le labbra e poi soffia lentamente alla lampadina e la tocca. La spingendo la pallina verso l'insegnante che è seduta di lampadina le brucia le dita e lei comincia a fronte a lei. l'insegnante dice brava Giulia sei stata brava a piangere. In questo caso la lampadina accesa soffiare sulla pallina e le dà un pezzo del suo dolce ha fatto da stimolo; la risposta è stata l’azione preferito. di toccarla e la conseguenza una bruciatura al ELOGIO RINFORZO (muscoli della bocca e del collo) dito. Tale conseguenza è un evento naturale in quanto prodotto dall’ambiente. Esempio 2 l'insegnante mette una pallina da Pin pong sul banco di Le conseguenze naturali negative o positive Bruno che si abbassa, incurva le labbra e poi soffia che siano sono parte integrante della vita di spingendo la pallina verso l'insegnante seduta di fronte a tutti giorni in quanto tali influenzano i nostri lui; l'insegnante dice no Bruno non soffiare sulla pallina e comportamenti. poi si allontana da Bruno per un minuto. RIMPROVERO PUNIZIONE (estinzione) (cattiva abitudine) 2 Tipologie di conseguenti q RINFORZANTI ü Se una risposta o comportamento conduce a una conseguenza rinforzante aumenterà la frequenza di emissione, questa cioè si ripeterà più spesso in futuro q PUNITIVE ü Se una risposta conduce a una conseguenza punitiva si ridurrà la frequenza, questa cioè si verificherà sempre meno in futuro. Mediante l’uso di rinforzatori o di punizioni è possibile gestire le risposte future e quindi prevederne l’andamento nel tempo; una volta compresa l’importanza delle conseguenze all’interno del ciclo istruzionale l'insegnante sarà in grado di prevedere e gestire meglio il comportamento del suo educando. q RINFORZI ü Qualsiasi evento che conservi aumenti le probabilità che la risposta cui esso fa seguito si ripeta in futuro. ü Dovrà essere un qualcosa di gradito al bambino che lo spinga e mettere più frequentemente la risposta. RINFORZI/ ü Le conseguenze rinforzanti sono perciò deducibili in base al PUNIZIONI comportamento del bambino anche se agli occhi dell'insegnante possono apparire altrettanto positive o piacevoli POSITIVO NEGATIVO q LE PUNIZIONI ü Qualsiasi evento che riduca la probabilità che la risposta cui esso fa seguito si ripeta in futuro ü Dovrà trattarsi di un qualcosa di spiacevole per il bambino che lo porta a ridurre la frequenza delle sue risposte. ü La scelta delle punizioni dovrà basarsi sul comportamento delil bambino anche se agli occhi dell’insegnante e tali punizioni possono non apparire spiacevoli. TIPOLOGIE DI RINFORZATORI q RINFORZATORI MATERIALI: cibi, bevande, oggetti graditi q RINFORZATORI SOCIALI: attenzione, approvazione, lode q RINFORZATORI SENSORIALI: carezze, musiche q RINFORZATORI SIMBOLICI: gettoni o punti che una volta accumulati possono essere utilizzati per ottenere qualcosa q RINFORZATORI INFORMAZIONALI: consapevolezza di essere riusciti in un determinato compito che porta all’apprezzamento sociale MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE Programmi differenti: q CONTINUO: stimolo rinforzante a ogni emissione del comportamento q INTERMITTENTE: stimolo rinforzante solo in alcune situazioni (più vantaggioso perché più resistente nonostante tempi lunghi di apprendimento) Usare bene rinforzo e punizioni 3 PRINCIPI GUIDA: q valutare la sua effettiva valenza psicologica q fornire il rinforzo con immediatezza e coerenza all’interno di un patto formativo q essere sistematici e costanti q Sostituire i rinforzatori estrinseci con quelli sociali e intrinseci alle competenze CORSO DI DIDATTICA INCLUSIVA METODO ABA LEZIONE 14 PRO F.SSA VALEN TIN A PEN N AZIO q LA TASK ANALYSIS L’ANALISI DEL COMPITO È un insieme di metodi che consente di scomporre in sotto-obiettivi più semplici e accessibili un compito-obiettivo inizialmente troppo complesso per essere proposto nella sua totalità anche con le opportune facilitazioni PROCEDURA 1. DESCRIZIONE DEL COMPITO ü Identificazione e descrizione sistematica di tutti i movimenti e le risposte che compongono le sequenze ottimali dell’esecuzione STEP 1 efficace ed efficiente di un compito ü Elencazione dei singoli comportamenti motori, verbali o cognitivi (si LA TASK ANALYSIS deve rispettare la sequenza temporale in cui devono essere emessi e può essere raffigurata graficamente con il metodo del diagramma di flusso). 2. DEFINIZIONE DELLE SITUAZIONI STIMOLO (ANTECEDENTI) ü Prima di ogni unità di risposta viene inserita una situazione stimolo che controlla l’emissione della risposta stessa (stimolo discriminativo) ü Un compito può essere scomposto in unità di risposta abbastanza ampie oppure in micro unità non ulteriormente riducibili in modo semplice ü Viene utilizzata con obiettivi difficili che hanno un grande rischio di errore e quindi devono essere analizzati in modo molto accurato al fine di trarne indicazioni utili per la valutazione iniziale delle performance del bambino e per la successiva programmazione dell’insegnamento. 3. INDIVIDUAZIONE DEI PROCESSI DECISIONALI ü La descrizione del compito comprenderà anche le risposte del soggetto, gli indizi percettivi discriminativi e i processi cognitivi decisionali ü Questa sequenza può servire come base per una valutazione specifica dei livelli di abilità, come contenuto per una serie di auto-istruzioni o strategie autoregolative metacognitive o per l’impegno di altre tecniche di aiuto verbale 4. INDIVIDUAZIONE DELLE ABILITÀ COMPONENTI E PREREQUISITE ü Si cerca di identificare le varie abilità il cui possesso sia requisito indispensabile per l’esecuzione del compito (abilità componenti) ü E per il suo apprendimento iniziale (abilità prerequisite: possibile deficit; piano gerarchico di insegnamento dalle abilità più semplici alle più complesse) ESEMPIO: APPLICARE L’ANALISI DEL COMPITO Un esempio sull’autonomia personale: lavarsi i denti Prendere il tubetto del dentifricio Svitare il tappo del dentifricio Prendere lo spazzolino Spremere il tubetto e mettere un po’ di pasta sulle setole dello spazzolino … Un esempio dal curricolo di matematica: addizionare numeri interi di 2 cifre Scrivere il primo numero Scrivere il segno + a destra del primo addendo Scrivere il secondo numero in colonna Addizionare le unità Effettuare il cambio se necessario q I PROMPTS: aiuti che facilitano il soggetto che apprende nell’iniziare l’emissione della risposta desiderata o di una sua approssimazione positiva, in modo da sperimentare un risultato gratificante: ü istruzioni verbali sull’azione attesa; üIndicazione dell’elemento che dovrebbe essere scelto; PROCEDURA ü mostrare l’esecuzione corretta delle risposte; ü aggiungere immagini q Devono essere efficaci: devono cioè produrre un effetto di reale STEP 2 LE semplificazione sulla risposta corretta; TECNICHE DI q FADING: la riduzione graduale dei prompts che progressivamente devono PROMPTING E sparire dalla situazione stimolo che deve tornare al suo stato naturale FADING ü Riduzione graduale dell’aiuto inizialmente fornito attraverso guida fisica diretta che diventa fornito solo da istruzioni verbali; ü Attenuazione di intensità del modello o del prompt verbale; ü Attenuazione di varie forme di enfatizzazione di alcuni elementi importanti delle istruzioni; ü Attenuazione della ripetizione di alcune parole chiave contenute nelle istruzioni verbali; ü Attenuazione e sparizione progressiva delle figure, dei colori o di altre forma di aiuto visivo q Apprendimento osservativo : il soggetto osserva un’altra persona (il modello) che esegue il comportamento in questione q Il soggetto non emette direttamente nessuna risposta né riceve nessuna conseguenza diretta q Il comportamento desiderato è appreso solo attraverso l’osservazione passiva del modello q È usato per l’apprendimento di LE TECNICHE DI ü di abilità e comportamenti sociali e interpersonali (verbali e non MODELING verbali: mimica, postura, contatto oculare); ü abilità emozionali e cognitive (per attivare e mantenere relazioni interpersonali gratificanti in modo socialmente accettabile e produttivo Apprendimento vs Performance Modifica stabile e duratura dei È acquisita nel repertorio di possibiltà e repertori comportamentali potenzialità comportamentali manifestati. È in funzione delle dell’alunno attraverso una codificazione conseguenze rinforzanti che egli cognitiva di ciò che osserva avrà sperimentato nei suoi tentativi di imitazione MARIA E L’INSEGNANTE SONO SEDUTE A UN TAVOLO, L’UNA DI FRONTE ALL’ALTRA, IN UN ANGOLO E FUORI DALLA PORTATA DI MARIA C’E’ UNA CIOTOLA CON LE NOCCIOLINE. DI FRONTE A SE L’INSEGNANTE HA UNA ESEMPIO SCHEDA DI REGISTRAZIONE E UNA MATITA TRAINING IMITATIVO LA SEDUTA EMETTERE IL SUONO MMM APPLICAZIONE PRINCIPI SHAPING LA RIDUZIONE DELLO STIMOLO q È una tecnica comportamentale per lo sviluppo di comportamenti complessi, non presenti nel repertorio di abilità del bambino q Si attua tramite l’aiuto e il rinforzo sistematico di approssimazioni sempre più vicine al comportamento finale LE TECNICHE DI SHAPING q Sensibilità e attenzione da parte dell’insegnante che dovrà cogliere anche progressi molto lievi per rinforzarli positivamente LAVORIAMO q FASI: SULL’OBIETTIVO 1. SCELTA DEL COMPORTAMENTO META (definizione dell’obiettivo comportamentale) COMPORTAMENTALE 2. SCELTA DI UN COMPORTAMENTO INIZIALE CHE il bambino SIA IN GRADO DI ESEGUIRE E CHE SI AVVICINI A QUELLO META 3. SCELTA DEI RINFORZATORI EFFICACI CON CUI RIFNFORZARE IL COMPORTAMENTO INIZIALE, LE SUCCESSIVE APPROSSIMAZIONI AL COMPORTAMENTO META E AL COMPORTAMENTO STESSO 4. RINFORZO DEL COMPORTAMENTO INIZIALE FINO A CHE NON VIENE EMESSO CON UN’ALTA FREQUENZA 5. RINFORZO DELLE APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE AL COMPORTAMENTO META A OGNI LORO VERIFICARSI 6. RINFORZO DEL COMPORTAMENTO META A OGNI SUA ESECUZIONE 7. RINFORZO DEL COMPORTAMENTO META SECONDO UNO SCHEMA INTERMITTENTE Esempio DOVE VOGLIO ARRIVARE DA DOVE INIZIO ESEMPIO DI COME RINFORZARE SHAPING AVVIO SUL CONTATTO COMPORTAMENTO INIZIALE OCULARE APPROSSIMAZIONI COMPORTAMENTO META CONTATTO OCULARE – GENERALIZZAZIONE SEDUTA DI MODELLAGGIO q È una tecnica comportamentale e mira a costruire un comportamento complesso, non presente nel repertorio di abilità q Il comportamento finale viene descritto nei suoi micro-comportamenti con la task analysis e diventa simile ad una catena di unità di risposta singole e LE TECNICHE DI facilmente accessibili CHAINING q L’insegnante può iniziare con l’insegnare il primo anello di questa catena (la prima risposta), e prosegue con rinforzi successivi (concatenamento anterogrado) Applicazione Task q L’insegnante può iniziare con l’insegnare l’ultimo anello di questa catena, Analysis perché si ritiene che l’ultimo componente del comportamento complesso sia il più rinforzante essendo quello contiguo al rinforzamento naturale finale (concatenamento retrogrado) ESEMPIO: chiedo di scrivere una A chiedo di scrivere una B Discrete trial training (DTT) q Il DTT è stato introdotto da Lovaas negli anni ’70 e, tra le componenti metodologiche procedurali, è quello più conosciuto. q Il DTT permette di insegnare al bambino diverse abilità (cognitive, sociali, comunicative, di gioco, di autonomia) ma al tempo stesso lavora sull’incrementare aspetti che risultano essere deficitari attenzione, TIPOLOGIE motivazione, discriminazione tra stimoli rilevanti (stimulus control), generalizzazione, rapporto causa-effetto, comunicazione. q L’insegnamento per prove discrete (DTT) avviene in ambiente strutturato e massimizza le opportunità di apprendimento, ripresentando più volte al DISCRETE TRIAL bambino attività che gli si vogliono insegnare e rinforzandone le risposte TRAINING (DTT) corrette. q Il DTT è costituito dall’apprendimento senza errori, ovvero, l’operatore dà un aiuto (Prompt) al bambino per impedirgli di sbagliare e questo gli consente di apprendere nuove abilità. Questo aiuto viene via via ridotto (Fading) fino ad arrivare a portare il bambino a svolgere l’abilità autonomamente. Natural environment training (NET) q Il NET è un tipo di insegnamento che avviene in ambiente naturale per fornire opportunità di apprendimento, partendo dagli interessi e dalle motivazioni del bambino stesso. q Il setting naturale viene arricchito con materiale intrinsecamente TIPOLOGIE motivante per il bambino, precedentemente selezionato e disposto dall’operatore. q Avviene sostanzialmente durante attività di gioco e/o di vita NATURAL quotidiana durante le quali l’operatore, avendo chiari gli obiettivi su ENVIRONMENT cui sta lavorando, insegna le abilità target partendo dalla TRAINING (NET) motivazione del bambino. q Un’altra caratteristica distintiva del NET consiste nel suggerire sempre richieste di difficoltà leggermente superiore rispetto alle capacità attuali del bambino in modo da promuovere gradualmente l’acquisizione di abilità sempre più complesse rispettando i tempi di apprendimento del bambino e supportando il percorso di apprendimento del bambino con il giusto apporto di aiuto. Verbal Behavior Teaching (VBT) q Il VBT Verbal Behavior Teaching è una procedura di insegnamento del comportamento verbale che basa le proprie procedure sui principi proposti da Skinner nel libro “Verbal Behavior” (1957). q Ciò che interessa non è quindi tanto ciò che il bambino pronuncia e come lo pronuncia quanto la funzione che quello specifico comportamento verbale ha: (ottenere qualcosa di gradito, ricevere un rinforzatore sociale ecc..) e in TIPOLOGIE risposta a quale antecedente viene emesso. q Diversi operanti verbali, tra cui: VERBAL BEHAVIOR ü Il mand (il bambino ha fame chiede il biscotto e ottiene come conseguenza la consegna del rinforzatore); TEACHING (VBT) ü l’ecoico (il bambino ripete ciò che l’adulto dice e riceve come conseguenza il rinforzatore sociale l’adulto dice “biscotto” il bambino ripete “biscotto”); ü il tact (il bambino vede un oggetto, lo denomina e riceve come conseguenza il rinforzatore sociale per esempio vede un biscotto e dice “biscotto” ma non lo vuole); ü l’intraverbale (il bambino risponde a una domanda posta da un’altra persona per esempio che cosa mangi a colazione? E dice “biscotto). q Il VBT consiste nell’implementazione di diversi training che promuovono lo sviluppo di tutte queste diverse componenti del linguaggio sia mediante l’insegnamento in ambiente naturale che in ambiente strutturato.