Lezione 3 (Le fonti del diritto tributario) - Slide

Le leggi dello stato, i decreti legge e i decreti legislativi sono fonti del diritto tributario.

Sono raccolte in un unico documento norme che si trovano in leggi diverse.

Il Parlamento delega al Governo il potere di emanare decreti legislativi sotto forma di testi unici.

Il Parlamento, con una legge delega, ha autorizzato il Governo a emanare decreti legislativi sotto forma di testi unici nel 1971.

Le leggi ed altri atti con valore di legge, come i decreti legge e i decreti legislativi, sono utilizzati prevalentemente per l'esercizio della potestà normativa in ambito tributario.

La potestà normativa tributaria è l'autorità di emanare leggi e altri atti giuridici che regolano il sistema fiscale.

I decreti legge e i decreti legislativi sono fonti del diritto tributario.

La normativa comunitaria e la Costituzione si trovano al vertice della gerarchia delle fonti del diritto tributario.

Le norme comunitarie hanno lo stesso rango della legge ordinaria.

Il diritto comunitario prevale sul diritto interno italiano. Questa sentenza è una pietra miliare nel riconoscimento della supremazia del diritto europeo.

I regolamenti comunitari sono direttamente applicabili in Italia senza bisogno di leggi italiane di recepimento.

Il giudice nazionale deve disapplicare le leggi italiane se sono in contrasto con le norme comunitarie.

I regolamenti comunitari sono rivolti a tutti, non a soggetti specifici, come una legge che regolamenta una categoria generale.

Il legislatore costituente italiano, quando redasse l'art. 11 della Costituzione, pensava all'Organizzazione delle Nazioni Unite e le limitazioni di sovranità si riferivano alla rinuncia formale alla guerra e all'inserimento italiano nei meccanismi di risoluzione delle controversie ONU.

L'interpretazione dell'art. 11 per giustificare le limitazioni di competenza del legislatore nazionale a vantaggio di quello comunitario è una interpretazione evolutiva della norma perché spinge oltre il suo significato originale.

Il termine "limitazioni di sovranità" nell'art. 11 si riferisce alle limitazioni che uno stato accetta volontariamente per aderire a un'organizzazione internazionale, come l'ONU o l'Unione Europea.

Il legislatore comunitario ha il potere di emanare norme che vincolano gli Stati membri dell'Unione Europea, anche se questo potrebbe limitare la sovranità nazionale.

L'art. 11 della Costituzione Italiana è stato interpretato per giustificare l'adesione dell'Italia all'Unione Europea e le conseguenti limitazioni di sovranità nazionale in favore dell'Unione.

Anche se l'art. 11 della Costituzione Italiana si riferiva originariamente all'ONU, la sua interpretazione evolutiva permette di estendere il suo significato anche alle organizzazioni internazionali come l'Unione Europea.

Il legislatore costituente italiano intendeva limitare la sovranità nazionale attraverso l'art. 11 principalmente nel campo dell'uso della forza militare.

Secondo l'interpretazione evolutiva dell'art. 11, la sovranità nazionale può essere limitata in settori come il commercio, le politiche economiche e la giustizia, in favore dell'organizzazione internazionale a cui l'Italia aderisce.

Un regolamento comunitario è direttamente applicabile negli Stati membri senza bisogno di un atto di recepimento da parte degli stessi.

Le direttive comunitarie vincolano gli Stati membri per quanto riguarda il risultato da raggiungere, ma non specificano i mezzi o le modalità per raggiungerlo.

L'Unione Europea ha il potere di stabilire leggi che vincolano gli Stati membri.

L'articolo 249 del Trattato istitutivo dell'UE definisce le caratteristiche delle direttive.

Le norme comunitarie sono un elemento fondamentale del diritto dell'Unione Europea.

Il principio di legalità tributaria sancito dall'art. 23 della Costituzione italiana, afferma che nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere richiesta se non in base alla legge.

I decreti legge sono atti normativi emanati dal Governo in casi di straordinaria necessità e urgenza. Hanno efficacia immediata, ma devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni, pena la decadenza ex tunc.

La conversione di un decreto legge in legge ordinaria avviene tramite un procedimento legislativo ordinario, che prevede il parere delle Commissioni parlamentari e la votazione in Aula.

Il Governo può emanare decreti legislativi quando il Parlamento gli delega il potere di legiferare su determinate materie. I decreti legislativi devono attenersi ai principi e ai limiti stabiliti nella legge delega.

L'uso dei decreti legge in materia tributaria è giustificato da esigenze finanziarie dello Stato, come la necessità di reperire risorse per fronteggiare situazioni di emergenza o calamità naturali.

La legge delega è un atto normativo che autorizza il Governo ad emanare decreti legislativi su determinate materie. La legge delega deve contenere i principi e i limiti entro i quali il Governo deve operare.

I testi unici sono raccolte di norme su una determinata materia, provenienti da leggi diverse, emanate da diversi organi e in momenti diversi. La loro finalità è quella di semplificare la consultazione e l'applicazione delle norme.

La potestà normativa tributaria è il potere dello Stato di emanare leggi e altri atti giuridici che regolano il sistema fiscale. Questo potere viene esercitato principalmente dal Parlamento, ma può essere esercitato anche dal Governo mediante decreti legge e decreti legislativi.

Le direttive comunitarie sono atti giuridici vincolanti emanati dall'Unione Europea che impongono agli stati membri l'obbligo di raggiungere un determinato risultato, lasciando loro una certa autonomia nella scelta dei mezzi per farlo.

In ambito tributario, le direttive comunitarie possono essere utilizzate per armonizzare le legislazioni nazionali in materia di imposte dirette, fornendo indicazioni precise sulle norme da adottare.

Le direttive comunitarie stabiliscono in modo dettagliato il contenuto delle norme interne che gli stati membri devono adottare, lasciando loro solo la scelta della forma giuridica (legge, regolamento).

Le decisioni comunitarie sono atti giuridici vincolanti che si rivolgono a destinatari specifici (persone o enti) e che impongono l'obbligo di rispettarle in tutti i loro elementi.

Le decisioni comunitarie, essendo dirette a singoli individui, si distinguono dagli atti normativi e rientrano nell'ambito del potere amministrativo.

Le decisioni comunitarie possono essere utilizzate in vari settori, tra cui il diritto tributario, per risolvere controversie specifiche tra l'Unione Europea e uno o più stati membri.

Le decisioni comunitarie sono strumenti importanti per garantire il rispetto delle norme comunitarie da parte degli stati membri ed evitare comportamenti non conformi alle direttive.

La discrezionalità dello stato nella scelta del contenuto della norma è molto limitata, in quanto la direttiva indica chiaramente cosa deve essere regolato.