L'esercito romano e la conquista

Study Notes

Gli artefici della conquista: l'esercito romano

L'espansione di Roma fu possibile grazie a un esercito formidabile, capace di combattere su terreni diversi e contro nemici vari.
La maggior parte dei soldati era impiegata nella fanteria; i cavalieri, rappresentando un corpo scelto, erano maggiormente presenti ai lati dell'esercito.
L'armamento militare era a carico del cittadino, rendendo i cavalieri una classe privilegiata a causa dei costi associati al mantenimento di un cavallo.

La legione e la tecnica della falange

La legione, unità base dell'esercito romano, comprendeva circa 5.000 uomini.
Lo schieramento iniziale della legione era basato sulla falange, con i fanti compatti e armati di lance, capace di generare un forte impatto visivo.
La falange, utile in campo aperto, aveva però limiti nelle manovre e nelle battaglie su terreni accidentati.

Nascita dell'ordinamento manipolare e introduzione dello stipendium

Nel IV secolo a.C., le esigenze di combattimento nelle regioni montuose portarono alla creazione dei manipoli, gruppi di poche decine di soldati.
Il sistema manipolare consentiva maggiore agilità e tolleranza per eventuali sconfitte locali senza compromettere l'intero esercito.
A partire dall’inizio del IV secolo a.C., i soldati cominciarono a ricevere una paga regolare, lo stipendium, a differenza delle prestazioni militari precedenti pagate a proprie spese.

Lo schieramento sul campo

La linea di battaglia era composta dagli hastati (soldati giovani), seguiti dai principes (combattenti più esperti) e dai triarii (veterani pronti a intervenire).
I manipoli erano disposti a distanza l'uno dall'altro per consentire manovre flessibili e l'entrata in azione delle forze di riserva.
Il comandante era responsabile della gestione dinamica delle diverse schiere, regolando avanzamenti e ritiri per ottimizzare la resa in battaglia.

Strade, colonie, municipi: le forme del dominio romano

Le strade romane, come quella che collegava Roma a Capua, erano vitali per il movimento degli eserciti e per l'espansione dell'influenza romana nelle regioni conquistate.

Pirro e l'intervento contro Roma

Nel 281 a.C., Pirro, re dell'Epiro, intervenne a favore di Taranto contro Roma.
Roma stava espandendo il suo dominio verso sud dopo la vittoria nella terza guerra sannitica.
Taranto, una delle città più ricche della Magna Grecia, chiese aiuto a Pirro contro la minaccia romana.

Battaglie significative

A Heraclea (280 a.C.), Pirro sconfisse i romani grazie all'utilizzo degli elefanti, inizialmente scambiati per buoi lucani dai soldati romani.
Nonostante la vittoria, Pirro subì ingenti perdite.
L'anno successivo, ad Ascoli Satriano (279 a.C.), ancora una volta Pirro ottenne una vittoria, ma subì pesanti perdite che lo portarono a esclamare: «Un'altra vittoria così e sarò perduto».

Strategia e innovazione militare

Pirro introdusse l'idea di accampamento strutturato per raccolta delle truppe, influenzando le tattiche romane.
I romani, inizialmente intimiditi dagli elefanti, iniziarono a sviluppare nuove strategie di combattimento.

Impatti delle battaglie

A Eraclea, i romani, comandati da Publio Valerio Levino, si ritirarono solo dopo un lungo combattimento e furono impressionati dalla lunghezza dell'operazione.
Ad Ascoli Satriano, dopo un aspro confronto, gli elefanti di Pirro furono bersagliati, mostrando che i romani avevano appreso a combattere contro di essi.

Conseguenze e significato storico

La frase di Pirro dopo la battaglia di Ascoli Satriano diede origine all'espressione "vittoria di Pirro", rappresentando una vittoria ottenuta a un costo insostenibile.
Attraverso le perdite, molti dei migliori comandanti di Pirro furono uccisi, esaurendo le sue risorse e riducendo la sua capacità di continuare a combattere.
Al contrario, il campo romano si rinvigorì con nuove reclute, preparandosi a continuare la guerra contro l'Epiro.

Ruolo dei Claudii

Appio Cieco dissuase il Senato romano dall'allearsi con Pirro, indicando che l’alleanza non era vantaggiosa.
I Claudii sono noti per le loro benemerenze, ma anche per le colpe contro la repubblica romana.

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