Legge e Professione Infermieristica

Legge italiana del 1971 che permise agli uomini di diventare infermieri professionisti, abolì l'obbligo di internato e cambiò il nome delle scuole per infermieri.

L'Accordo di Strasburgo del 1967 ha portato a un'evoluzione significativa degli studi per infermieri in Italia.

Il D.M. 509/1999 stabilisce i livelli di formazione in Infermieristica in Italia, con diversi percorsi accademici che vanno dalla laurea triennale al dottorato di ricerca.

Il percorso di laurea triennale in Infermieristica fornisce una base solida per l'esercizio della professione.

La laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, con una durata di 2 anni, offre un'ulteriore formazione specialistica e approfondisce la preparazione.

Il Master di I livello, della durata di 1 anno, permette di acquisire competenze specifiche in un determinato campo dell'Infermieristica.

Il Master di II livello, con una durata di 1 anno, fornisce una formazione avanzata e specialistica in un campo specifico dell'Infermieristica.

Il Dottorato di ricerca, della durata di 3 anni, è un percorso altamente specialistico per chi desidera dedicarsi alla ricerca e all'insegnamento in Infermieristica.

Il sistema di abilitazione all'esercizio professionale sanitario che avviene in Italia si basa su un solo esame di Stato, a differenza di altri paesi che richiedono una rivalutazione periodica delle competenze.

La formazione permanente o Lifelong learning inizia alla fine della formazione di base, assicurando che i professionisti rimangano aggiornati nel tempo.

La formazione post-base mira a specializzare o perfezionare le competenze di un professionista in un campo specifico attraverso percorsi di studio o alta formazione.

L'educazione continua in medicina (ECM) è un programma importante per l'aggiornamento professionale, assicurando che i professionisti sanitari rimangano competenti nel corso della loro carriera.

L'ECM si concentra su tre aree chiave per la formazione dei professionisti sanitari: la conoscenza, la capacità e le competenze relazionali.

L'ECM prevede la formazione sulle conoscenze teoriche attuali, necessarie per una pratica medica efficace.

L'ECM comprende l'addestramento e l'acquisizione delle competenze tecniche e pratiche necessarie per svolgere una professione medica con successo.

La formazione ECM punta a sviluppare capacità comunicative, relazionali e decisionali, essenziali per l'interazione efficace con i pazienti.

Il D.L. 152/2021 prevede che le polizze di responsabilità civile professionale dei sanitari che non hanno completato almeno il 70% dei crediti ECM previsti per il triennio formativo siano nulle.

I crediti ECM sono un'unità di misura che quantifica l'impegno dei professionisti nella formazione continua.

Per acquisire i crediti ECM è necessario frequentare almeno il 90% del percorso formativo e superare la prova finale.

La Commissione Nazionale per la Formazione Continua definisce i crediti ECM necessari per ogni triennio, gli indirizzi per la formazione regionale e i criteri per la valutazione dei corsi.

Un Piano Aziendale Formativo può essere organizzato all'interno di strutture sanitarie per facilitare l'aggiornamento dei propri professionisti.

I vantaggi di un PAF includono la corrispondenza tra formazione e lavoro, facilità di accesso, finalità specifiche alle esigenze della struttura, e la possibilità di monitorare l'impatto della formazione.

I crediti ECM si ottengono solo se si partecipa attivamente ai corsi e si superano le prove finali.

La Commissione Nazionale ECM tiene conto di diversi fattori per assegnare i crediti ECM, tra cui gli obiettivi del corso, il numero di partecipanti, la durata e le metodologie didattiche.

Le professioni possono essere classificate su un continuum, dove un estremo contiene professioni altamente qualificate (come medici e professori) e l'altro contiene lavori meno qualificati (come guardiani e trasportatori).

I professionisti hanno un corpo di conoscenze teoriche sistematiche che definisce il loro campo d'azione, le loro responsabilità e le capacità necessarie per esercitarlo.

I professionisti sono riconosciuti dalla società come esperti in un determinato campo, godendo di autonomia decisionale e di un'autorevole leadership.

Le professioni si distinguono per la loro utilità sociale, riconosciuta dalla società, dai pazienti e dagli altri professionisti.

Ogni professione ha una propria cultura definita dai valori, dalle norme e dai comportamenti condivisi dai suoi membri. Questa cultura è integrata con il loro sapere tecnico e scientifico.

Il codice deontologico è un documento che stabilisce le linee guida morali e etiche per i professionisti, garantendo la tutela dei pazienti e la buona pratica.

L'infermieristica italiana ha un codice deontologico specifico che ha subito diverse revisioni nel tempo, riflettendo l'evoluzione del ruolo dell'infermiere nella società.

L'infermieristica è stata riconosciuta come una professione che si basa su principi scientifici e riflessioni etiche, evidenziando l'importanza dell'evidenza scientifica e del ragionamento etico nelle decisioni cliniche.

Il diploma universitario in Infermieristica, conseguito dopo la riforma, abilita all'esercizio professionale.

L'iscrizione all'Albo professionale degli infermieri è obbligatoria per esercitare la professione.

Il D.M. 739/1994 stabilisce l'equivalenza tra diplomi conseguiti prima della riforma e il diploma universitario in Infermieristica.

La Legge 1/2002 rende validi i diplomi conseguiti prima della riforma anche per l'accesso a corsi di studi universitari di livello superiore.

La Legge 42/1999 introduce nuove disposizioni in materia di professioni sanitarie.

Il D.P.R. 225/1974, in vigore prima della Legge 42/1999, definisce le mansioni degli infermieri.

Il D.P.R. 225/1974 conteneva un elenco di mansioni fisse e limitative per gli infermieri.

Le fonti extramansionariali, oltre al mansionario, regolavano le mansioni degli infermieri.

Il comma 5 del decreto afferma che la formazione specialistica post-base è progettata per fornire agli infermieri di assistenza generale conoscenze cliniche avanzate e competenze per fornire prestazioni specifiche in diversi campi.

Il decreto elenca diverse aree di pratica specialistica, tra cui la sanità pubblica, la pediatria, la salute mentale, la geriatria e l'assistenza critica.

Secondo il comma 6, potrebbero essere introdotte ulteriori aree di specializzazione se necessario, per rispondere alle esigenze del servizio sanitario nazionale.

Il percorso formativo per la specializzazione si conclude con il rilascio di un attestato di formazione specialistica, che è un titolo preferenziale per l'esercizio di funzioni specifiche nelle varie aree di competenza.

Il decreto sottolinea l'importanza di una formazione omogenea su tutto il territorio nazionale per garantire la qualità dell'assistenza infermieristica.

Il diploma universitario di infermiere abilita all'esercizio della professione dopo l'iscrizione all'Albo professionale.

Il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, fornisce la base legale per l'abilitazione professionale degli infermieri.

L'Albo professionale è un registro che include tutti gli infermieri abilitati all'esercizio della professione.