Funzione Amministrativa e Legalità

Le pubbliche amministrazioni (PA) sono vincolate ad agire esclusivamente per perseguire gli scopi definiti dalla legge. Questo principio è sancito dall'articolo 97 della Costituzione, che stabilisce che la PA non può scegliere autonomamente i suoi obiettivi.

Secondo l'articolo 97 della Costituzione, l'esistenza stessa della PA è giustificata dall'interesse pubblico che essa deve perseguire. Se non ci fosse un fine pubblico da raggiungere, la PA non avrebbe ragione di esistere.

L'azione della PA è sempre finalizzata al raggiungimento di un obiettivo preciso, definito dalla legge. Questo significa che la PA non può agire arbitrariamente, ma deve sempre dimostrare che la sua azione è legata al perseguimento del fine pubblico stabilito.

L'articolo 1 della legge 241/1990 afferma che l'attività amministrativa deve essere retta dal principio di buon andamento, che comprende l'economicità, l'efficienza e l'efficacia. Questo significa che la PA deve usare le risorse pubbliche in modo oculato e raggiungere i suoi obiettivi in modo efficiente e efficace.

L'attività amministrativa deve essere svolta con imparzialità, garantendo l'uguaglianza di trattamento tra i cittadini. Questo principio si manifesta attraverso la pubblicità e la trasparenza dell'azione della PA.

Le norme di rango primario conferiscono alle PA dei poteri specifici per raggiungere gli scopi per cui sono state istituite. Questi poteri sono definiti come poteri amministrativi.

L'articolo 95, comma 3, della Costituzione italiana stabilisce che la legge regola l'organizzazione e le funzioni della Presidenza del Consiglio e dei ministeri.

L'articolo 97 della Costituzione italiana detta il principio di legalità per la PA, stabilendo che l'agire amministrativo deve essere sempre conforme alla legge.

La legge 241/90 regola il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri.

Le PA seguono un processo definito per prendere decisioni amministrative. Questo processo prevede una serie di atti ordinati.

La legge 241/90 disciplina il procedimento amministrativo delle PA, indipendentemente dal settore in cui operano.

La legge 241/90 è una legge generale perché vale per tutti i procedimenti amministrativi delle PA.

La prima legge generale sul procedimento amministrativo in Austria è stata introdotta nel 1925. In Italia, la legge 241/90 è stata introdotta più tardi.

Il Rapporto Giannini del 1979 ha evidenziato le criticità della PA italiana e ha portato a proposte di riforma.

Il Rapporto Giannini ha portato alla creazione di una commissione di studio per l'attuazione delle riforme della PA. Massimo Severo Giannini, in precedenza Ministro della Funzione Pubblica, è stato incaricato della presidenza della commissione.

Il Rapporto Giannini è stato un punto di svolta per la riforma della PA italiana. Ha portato a diverse proposte di cambiamento e all'istituzione di una commissione di studio dedicata alla realizzazione di queste riforme.

I termini per la conclusione dei procedimenti amministrativi sono generalmente limitati a 180 giorni, con alcune eccezioni.

Il termine per la conclusione dei procedimenti di acquisto della cittadinanza italiana e di quelli riguardanti l'immigrazione può superare i 180 giorni.

Per procedimenti complessi o che tutelano interessi pubblici forti, il termine può essere esteso a 180 giorni, anche se il termine iniziale è di 90.

La legge 241/90 stabilisce che i procedimenti amministrativi devono concludersi entro 30 giorni, se non diversamente previsto da leggi specifiche o provvedimenti.

Se non c'è un termine specifico per un procedimento, l'amministrazione deve concluderlo entro 30 giorni.

Il termine di 30 giorni serve a stimolare le PA a completare i procedimenti in modo rapido ed efficiente.

Se la PA non rispetta il termine di conclusione del procedimento, si verifica un silenzio amministrativo.

I silenzi amministrativi possono avere effetti giuridici diversi, a seconda della tipologia di procedimento.

Il diritto di accesso endoprocedimentale consente ai privati di visionare gli atti del procedimento amministrativo a cui partecipano, per una migliore comprensione del processo e una partecipazione consapevole.

L'articolo 10 della legge 241/1990 consente ai privati di presentare memorie scritte all'amministrazione durante un procedimento, per sostenere il proprio punto di vista.

La partecipazione dei privati nei procedimenti amministrativi italiani è prevalentemente scritta, in quanto la comunicazione avviene tramite documenti, non oralmente.

L'articolo 10-bis della legge 241/1990 obbliga l'amministrazione a comunicare agli istanti i motivi per cui la loro richiesta non può essere accolta, prima di un diniego formale.

L'articolo 10-bis offre un'ulteriore opportunità di partecipazione procedimentale, consentendo agli istanti di presentare osservazioni scritte in risposta alla comunicazione dei motivi ostativi.

L'articolo 10-bis è stato introdotto dalla legge n. 15 del 2005 per migliorare la trasparenza e la partecipazione dei privati nei procedimenti amministrativi.

L'articolo 10-bis introduce un nuovo strumento di partecipazione procedimentale che garantisce un processo più equo e trasparente, consentendo un confronto diretto tra privati e amministrazione.

La comunicazione dei motivi ostativi è fondamentale per garantire una partecipazione procedimentale realmente efficace, offrendo agli istanti la possibilità di presentare le proprie osservazioni e di ottenere una risposta adeguata.

Il principio di forza di legge del contratto significa che il contenuto del contratto vincola le parti come se fosse una legge. Le parti non possono liberamente non osservare le clausole del contratto, altrimenti cesserebbe di essere un contratto.

Anche gli accordi amministrativi, stipulati tra la pubblica amministrazione e un privato, hanno forza di legge. Ciò significa che sia la PA sia il privato sono vincolati alle clausole dell'accordo.

Il principio di irrilevanza dei motivi del contratto significa che i motivi per cui le parti hanno stipulato il contratto non hanno rilevanza giuridica. Ciò che conta è il contenuto del contratto, non le motivazioni sottostanti.

La pubblica amministrazione, a differenza del privato, deve sempre motivare le sue azioni. I motivi che giustificano l'agire della PA sono importanti perché dimostrano la sua coerenza con l'interesse pubblico.

L'obbligo di motivazione della PA deriva dal fatto che essa è sempre vincolata al perseguimento dell'interesse pubblico. Le sue azioni devono essere giustificate da motivi che dimostrano la loro coerenza con l'interesse pubblico.

Il privato, quando stipula un contratto, agisce in autonomia e non ha l'obbligo di giustificare le sue decisioni. I suoi motivi interni sono irrilevanti, finché le sue azioni sono lecite.

La legge 241/90 prevede un termine di 60 giorni per l'amministrazione per rispondere a una richiesta di SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Se il termine viene superato, l'amministrazione decade dal potere di agire.

Il D.P.R. 380/2001, detto Testo Unico dell'Edilizia, prevede un'eccezione al termine decadenziale generale di 60 giorni per le SCIA in ambito edilizio. In questo caso, l'amministrazione ha 30 giorni per verificare i requisiti necessari.

L'articolo 22 del Testo Unico dell'Edilizia riconosce la facoltà al privato di richiedere un permesso di costruire anche per interventi che potrebbero essere realizzati con la SCIA. In questo caso, il privato non è obbligato a pagare il contributo di costruzione.

L'articolo 19, comma 6-bis, introduce un'eccezione al termine decadenziale generale per le SCIA in materia edilizia, riducendolo a 30 giorni.

La legge 241/90 era originariamente pensata per le SCIA in ambito edilizio.

La SCIA rappresenta un istituto importante in ambito edilizio, con un'applicazione molto diffusa.

L'articolo 19 della legge 241/90 stabilisce il termine decadenziale generale di 60 giorni per le SCIA.

Se un privato decide di richiedere un permesso di costruire invece di utilizzare la SCIA, non è soggetto alle sanzioni previste dall'articolo 44, ma alle sanzioni dell'articolo 37.