Fonetica e Fonologia PDF

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Summary

This document provides an introduction to phonetics and phonology, focusing on the sounds of the Italian language. It details the production of sounds, the role of the vocal apparatus, and the concepts of phonemes and allophones.

Full Transcript

La lingua parlata si fonda sulla produzione di suoni e quindi, per descrivere ogni lingua, bisogna anzitutto conoscere come questi vengono prodotti concretamente dall’apparato fono Torio e articolatorio (si parla di foni ) e come si con gurano, in astratto, nel sistema...

La lingua parlata si fonda sulla produzione di suoni e quindi, per descrivere ogni lingua, bisogna anzitutto conoscere come questi vengono prodotti concretamente dall’apparato fono Torio e articolatorio (si parla di foni ) e come si con gurano, in astratto, nel sistema della lingua (si parla allora di fonemi). Cos’è la fonetica? La fonetica è la branca della linguistica che studia i foni nella loro realizzazione completa, ovvero i suoni di una lingua così come vengono pronunciati e che sono alla base del linguaggio verbale. I foni che vengono prodotti in lingua italiana vengono emessi in fase espiratoria e ne bastano veramente pochissimi per la realizzazione di un numero elevatissimo di parole e suoni. Cos’è la fonologia? La fonologia invece è la scienza che studia i fonemi, ovvero i suoni nella loro realizzazione astratta e l’elemento distintivo ma non signi cativo di una lingua; basti pensare ai molteplici suoni di una ‘r’ prodotta in vari modi che non crea opposizione linguistica e dunque non è un’unità signi cativa bensì distintiva. Restando in tema di realizzazione di erente di un medesimo fonema è importante citare gli allofoni cui realizzazione dipende da vari fattori come il luogo di provenienza (appartenenti al singolo o ad un’intera comunità linguistica). I fonemi di una lingua sono individuabili attraverso la cosiddetta prova di commutazione in parole o forme che di eriscono per un singolo fono, dette coppie minime, come, in italiano, posta/pasta/pesta/pista, mela/tela, pane/cane, ecc… Lo studio delle lettere dell’alfabeto (grafemi) e delle altre nozioni usate esclusivamente nello scritto (l’apostrofo, l’accento gra co, segni di punteggiatura, parentesi, virgolette , ecc… ) detti nel complesso segni paragrafematici, è chiamato grafematica. Allungo la linguistica si è occupata soprattutto di testi scritti e così in passato la fonetica è stata a volte subordinata alla gra a, riducendosi a studiare la pronuncia di un sistema ortogra co relativamente autonomo. Studio dell’apparato fonatorio. I suoni vengono prodotti solo durante l’espirazione: l’aria che proviene dai polmoni risale, attraverso la trachea, nella cavità orale e fuoriesce dalle labbra. Nel percorso verso l’uscita l’aria incontra vari organi come la laringe, il velo fi fi ff fi ff fi fi fi palatino, la lingua, i denti e le labbra, che determinano variazioni nell’apertura della cavità orale. Particolare importanza la assume, per l’articolazione dei suoni, la lingua. La parte posteriore dei denti prende il nome di alveoli. Ai bordi della laringe sono poste le corde vocali, che possono restare immobili in fase di espirazione, oppure vibrare o meno; nel primo caso si realizzano foni sordi, nel secondo sonoro. Normalmente quando pronunciamo le vocali, l’aria passa liberamente facendo vibrare le corde vocali; le consonanti invece nella loro realizzazione incontrano più ostacoli. Salendo ulteriormente, se il velo palatino (la parte posteriore, molle, del palato) è staccato dal fondo della laringe oltre che dalle labbra, l’aria esce dalle narici producendo suoni nasali (N, M). Se il velo palatino è sollevato contro la faringe, l’aria non passa dal naso e i suoni prodotti sono orali. Il sistema fonetico dell’italiano è caratterizzato da 7 vocali, 21 consonanti e 2 semiconsonanti o semivocali. Sistema vocalico. Le vocali, come si è già detto, sono i foni sonori prodotti nella cavità orale senza che si frappongano ostacoli all’aria che esce. In italiano esse sono gli unici foni che costituiscono il nucleo della sillaba e che quindi possono ricevere l’accento. In posizione tonica (cioè accentata) le vocali sono sette e si dispongono secondo quello che è stato descritto come trapezio vocalico: Possiamo classi care le vocali secondo tre criteri: Altezza. Mediobasse: la lingua è in posizione anteriore, in avanti o tocca il velo e dunque viene chiamata velare (E APERTA); Medioalte: parliamo di vocali anteriori chiuse senza arrotondamento delle labbra o con arrotondamento (E, O); Alte: caso in cui lingua e bocca sono chiuse, la vocale dunque è anteriore perché la lingua si chiude o nel caso della u, si arrotondano le labbra (I, U). Anteriorità o posteriorità della lingua (anche centrali); fi La vocale centrale è la (a) , ed è centrale perché prodotta con l’apertura massima della cavità orale e la lingua in posizione abbassata. Anteriori o palatali, cosi dette perché la parte più alta della lingua le articola spostandosi sempre più avanti, verso il palato duro (sono la E aperta, la E chiusa e la I) Posteriori o velari, così dette perché la parte più alta della lingua le articola andando sempre più indietro, verso il velo palatino (sono la O aperta, la O chiusa e la U) Arrotondamento delle labbra; Quando, nella realizzazione delle vocali, le labbra si arrotondano, il fenomeno è chiamato procheliche (U-O). Le vocali che non arrotondano sono la E e la I. Esistono le cosiddette vocali turpate, che sono foni ma non fonemi. Esse sono tipici dei dialetti settentrionali o del francese e corrispondono ad una inusuale posizionedella bocca per la realizzazione di determinate vocali. Due vocali contigue in sillabe diverse formano uno iato (Pa-e-se, in-vi-o, le-o-ne,ecc…). Per evitare lo iato, la vocale nale di parola spesso cade davanti a parola iniziante in vocale (la epoca/l’epoca ; di accordo/ d’accordo; lo uomo/l’uomo), questo fenomeno di fonetica sintattica è chiamato elisione. Sistema vocalico latino. Il latino era caratterizzato da 10 vocali ed il suo sistema era di tipo quantitativo, al contrario di quello italiano che è di tipo qualitativo, in cui non cambia la durata, la lunghezza ma il timbro, chiamato anche sistema eptavocalico. Il processo è speculare: -dalla i breve latina si genera la i italiana; -dalla i aperta e dalla e chiusa si genera la e palatale medio alta; -dalla e breva si crea la e palatale medio bassa; -dalla a breve e lunga si genera la a; -dalla o breve si genera la vocale velare posteriore medio bassa o aperta; -dalla o lunga e dalla u breve si genera la o chiusa, ovvero posteriore medio alta; -dalla u lunga si genera la o velare posteriore alta; fi Vocalismo siculo Il vocalismo siciliano costa di cinque vocali, in opposizione alle dieci latine, inoltre è privo di vocali medio alte e medio basse. -dalla i lunga, i breve ed e lunga si genera la i; -dalla e breve si genera la e; -dalla a aperta e chiusa si genera la a; -dalla o breve si genera la o aperta; -dalla o lunga, u lunga e breve si genera la u. esempio pratico: Bocca in origine era buccam-> u breve-> bocca in siciliano-> vucca. Infatti u breve genera u. Le semi consonanti. L’italiano ha due semiconsonanti , la /j/ (Come jod , la cui pronuncia è iòd, non giòd), palatale o anteriore, e la /w/ (waw) velare o posteriore, che si articolano rispettivamente quasi come la /i/ e come la /U/, ma hanno generalmente una durata più breve e non possono mai essere accentate; le semi consonanti sono anche dette consonanti approssimanti o legamenti. Questi due foni possono comparire solo prima o dopo una vocale appartenente alla stessa sillaba, con la quale costituiscono un dittongo; Il dittongo è detto ascendente: quando /j/ e /w/ precedono la vocale (piano, ieri, arietta, più, sguardo, uomo,ecc…) Il dittongo è detto discendente: quando /j/ e /w/ seguono la vocale (baita, sei, dei, voi, lui,ecc…) Nei dittonghi discendenti le due semi consonanti, vengono indicate piuttosto come semi vocali, perché in e etti in questa posizione la loro natura è più propriamente vocalica , tanto che sul piano fonetico si considerano veri dittonghi solo quelli discendenti. Oltre ai dittonghi, in italiano sono possibili, seppure rari, anche i Trittonghi , costituiti da due semi consonanti e una vocale (aiuole) o da una semi consonante, una vocale e una semi vocale (miei) Le consonanti Possiamo classi care le 21 foni sonori o sordi che si realizzano quando l’aria incontra degli ostacoli, secondo tre parametri: fi ff Modo di articolazione, ovvero il tipo di ostacolo che incontra l’aria che esce dalla cavità orale: Il modo di articolazione può essere classi cato in vari modi: -Occlusive, chiamate anche esplosive o momentanee, ovvero che determinano una chiusura totale ma sempre momentanea dell'apparato. Le consonanti occlusive sorde sono: C, P, T. Le consonanti occlusive sonore sono: G,D,B. -Costrittive, che determinano un restringimento del canale con un passaggio d'aria garantito. Esse si suddividono in: Fricative: F sorda, V sonora, S sorda o sonora, Z. Vibranti: La lingua tocca gli alveoli. R. Laterali: La punta della lingua tocca gli alveoli e l’aria esce dai lati. GL. -A ricate, che determinano prima un’occlusione e dopo un restringimento. Le consonanti a ricate sorde sono: Z sorda come in Marzo. Le consonanti a ricate sonore sono: Z sonora come in Manzo. C palatale come in Marcio. G palatale come in Mangio. CE-CI. GI-GE. Le occlusive+a ricate sono dette PLOSIVE. -Nasali, che determinano l’aria che esce dal naso nella loro realizzazione. N, M, GN. Punto o luogo di articolazione,ovvero il settore della cavità orale dove si localizza l’ostacolo e Sonorità,ovvero la vibrazione o meno delle vocali: Bilabiale, in cui le labbra si chiudono. P sorda. B sonora. M sonora Labiodentale, in cui gli incisivi toccano il labbro inferiore. F sorda. V sonora. Dentali, Dove l’ostruzione è ottenuta con la punta della lingua che poggia sui denti superiori. T sorda. D sonora. Alveolare, quando la lingua poggia su sugli alveoli dei denti superiori. ts sorda. dz sonora. s sorda. z sonora. r sonora. L sonora. N sonora. Palatali, quando la lingua poggia oltre gli alveoli sul palato duro. t sorda. d sonora. Sorda. Sonora. Sonora. Velare, quando la lingua tocca il velo palatino. K sorda. G sonora. La lunghezza consonantica e il raddoppiamento fonosintattico ff ff ff ff fi La lunghezza consonantica è un tratto fonologico tipico dell’italiano. La durata dei foni è intermedia tra il grado tenue ed il grado forte ed infatti si parla di consonanti medio-forti. In particolari sequenze di due parole la pronuncia dell’italiano standard prevede un ra orzamento della consonante iniziale della seconda parola, quando però la consonante è di grado tenue e non medio-forte. Le parole che provocano il raddoppiamento fonosintattico sono solo le parole che, essendo due, si sono univerbate per formare un composto che si è lessicalizzato, come a resco o ebbene. Ad oggi le parole che provocano il raddoppiamento fonosintattico sono: Tutti i monosillabi forti, come avverbi (qui, qua, lì, là), pronomi (me, tu, ciò, te), verbi (è, ho, ha, do), nomi (te, re, se, ciò), il numerale tre e l'aggettivo blu. Alcuni monosillabi deboli non accentati (che, a, da, fra); Alcune parole bisillabe come quando, dove, sopra; Parole ossitone come verrò, dirà, ca è. Alcuni raddoppiamenti sono resi gra camente come soprattutto, davvero o ovvero. La sillaba In italiano i foni non vengono pronunciati isolati ma in gruppi tra loro legati da proprietà dette sillabe. L’elemento fondamentale della sillaba è il nucleo, che può essere preceduto da un attacco e seguito da una coda; questa insieme al nucleo forma la rima. L’attacco è quasi sempre una consonante; il nucleo è sempre una vocale; la coda è una consonante o una semivocale. Se la sillaba è priva di coda, cioè se la vocale è in posizione nale di sillaba, si dice che è aperta o libera; altrimenti si de nisce chiusa o implicata. L’accento L’accento è l’elemento soprasegmentale che indica l’intensità di una sillaba, cioè la forza con cui si articola. Consiste nel far emergere dalla catena fonica una sillaba per durata o altezza melodica. L’italiano ha un accento nobile la cui posizione può variare e non è in genere predicibile, se non in presenza di determinati su ssi e morfemi desinenziali. L’accento italiano può essere; Ossitone o tronche, quando l’accento cade sull’ultima sillaba; Parossitone o piane, quando l’accento cade sulla penultima; ff ff ffi fi fi ff fi Proparossitone o sdrucciole, quando l’accento cade sulla terzultima. Alfabeto IPA L’alfabeto fonetico internazionale è un sistema di scrittura alfabetico utilizzato per rappresentare i suoni delle lingue nelle trascrizioni fonetiche. Una vocale è "procheila/arrotondata" se, nel pronunciarla, le labbra si arrotondano no a formare un cerchio, senza che necessariamente si sporgano verso l'esterno. Si paragoni, per esempio, la /i/ italiana con il corrispettivo suono arrotondato /y/ in francese e tedesco. 13 Una vocale è "anteriore" se la lingua si sporge molto in avanti nel cavo orale (ex. le italiane /i/, /e/); altrimenti è "centrale" o "posteriore" (ex. /u/, /o/) se il fulcro è vicino alla gola. Si paragonino /i/ con /u/. Una vocale può essere "alta" se la lingua è molto sollevata nel pronunciarla (ex. /u/, / i/), altrimenti è "bassa" (ex. /o/, /a/, /e/). Si paragonino /i/ con /e/. Una vocale è lunga se dura il doppio rispetto al suo corrispettivo breve e in IPA si indica con due punti dopo la vocale. Gli allungamenti vocalici sono fondamentali in lingue come l'arabo, il wolof, l'hindi, il nlandese, il tedesco e il thailandese. Una vocale è dotata di nasalizzazione se l'aria esce prevalentemente dal naso. Si ottiene rilassando il velo palatino (la parte morbida del palato, cioè tutta la parte superiore della bocca) durante la pronuncia. In IPA si segna con una tilde sopra la vocale. Una consonante è sorda se, nel pronunciarla, il palmo della mano intorno alla gola non sente la vibrazione delle due corde vocali; altrimenti è sonora. Si paragoni "vvvvvv" con il corrispettivo sordo " ". Una consonante (di solito sonora) è implosiva se si pronuncia contemporaneamente a una deglutizione, serrando la valvola in fondo alla gola (glottide) e abbassandola intanto che si pronuncia la consonante. Una consonante è faringalizzata se, prima di pronunciarla, la radice della lingua (cioè la sua zona più bassa e profonda) è già tenuta vicina alla parete della faringe, ostacolando l'aria e rendendo la consonante con la vocale che la segue più gutturale e strozzata. Le faringalizzazioni sono molto importanti in arabo. Una consonante (sorda o sonora) è aspirata se ad essa si accompagna uno sbu o d'aria. L'aspirazione è importante in lingue come il cinese moderno, il thailandese, il vietnamita, il coreano e l'hindi. Una consonante è "retro essa" se si pronuncia con la punta della lingua girata indietro verso il palato, come se fosse una colonna che lo sostiene. fi ff ff ff fi fl ff

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