Riassunto "Libertà e Autorità" Volpi PDF
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M. Volpi
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This document is a summary of "Libertà e Autorità" by M. Volpi. It discusses the classification of forms of state and government, including the relationship between authority and liberty. The author critiques the concept of "Forma di Stato" and its connection to economic and social formations.
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riassunto “libertà e autorità” M. Volpi lOMoARcPSD|47268064 LIBERTA’ E AUTORITA’ LA CLASSIFICAZIONE DELLE FORME DI STATO E DELLE FORME DI GOVERNO 1-INTRODUZIONE - Definizioni Form...
riassunto “libertà e autorità” M. Volpi lOMoARcPSD|47268064 LIBERTA’ E AUTORITA’ LA CLASSIFICAZIONE DELLE FORME DI STATO E DELLE FORME DI GOVERNO 1-INTRODUZIONE - Definizioni Forma di Stato → insieme dei principi e delle regole fondamentali che caratterizzano un ordinamento statale e che disciplinano i rapporti tra lo Stato (apparato titolare del potere di usare la coercizione) e la comunità dei cittadini (singoli o associati). ≠ Tipo di Stato, regole che disciplinano i rapporti tra Stato centrale e enti autonomi territoriali, è una nozione trasversale rispetto alla prima. Forma di Governo → Complesso delle regole giuridiche, scritte consuetudinarie, che caratterizzano la distribuzione del potere politico tra gli organi costituzionali,Opposti al vertice dell' apparato statale in condizioni di pari sovranità e reciproca indipendenza (Parlamento, governo, Capo dello Stato). Non vi rientrano magistratura, Corti Costituzionali e tutti gli organi che compiono atti di natura non politica, ma giurisdizionale. Mortati: “La forma di Stato caratterizza il rapporto tra chi detiene il potere e coloro che ne rimangono assoggettati e quindi il vario modo di realizzarsi della correlazione fra autorità e libertà”. La forma di governo riguarda invece solo il primo aspetto dell'organizzazione e dell'esercizio della suprema autorità dello Stato. - Forme di Stato e formazioni economico- sociali Il concetto di Forma di Stato e correlato ad altri due concetti: -Regime politico: individuazione delle finalità di carattere generale che ciascuno stato intende perseguire; - Costituzione materiale: Insieme dei principi e dei valori dominanti di un ordinamento costituzionale. Critica al concetto di Forma di Stato: andrebbe sostituito con il concetto di “formazione economico-sociale” per 3 ragioni: - natura prevalentemente extra giuridica del concetto; - ambiguità del termine Stato; - assolutizzazione astorica dello Stato, “modo di essere necessario indefettibile di ogni società organizzata politicamente” Si continua però a utilizzare il concetto di Forma di Stato per 3 motivi: 1) Il proprium del concetto sta nella ricerca dei principi supremi, normativizzati nella Costituzione e non in elementi extragiuridici; 2) Il termine Stato non si limita a disciplinare l'organizzazione dello Stato- apparato, ma regola anche i rapporti tra questo e le autonomie sociali e individuali; 3) Lo stato nel senso moderno è un concetto relativo, un prodotto della storia, ma è anche vero che esso caratterizza una lunga fase storica. Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 - Forme di Governo, sistemi politici e sistemi elettorali Anche le forme di governo sono influenzate da fattori extragiuridici, l'attività degli organi costituzionali si svolge sulla base di regole non scritte di tipo normativo -consuetudini- o politico -convenzioni-. assumono rilievo: 1- Il sistema politico → insieme dei soggetti che rappresentano interessi sociali e si propongono di conquistare/influenzare il potere politico negli Stati democratici. I soggetti politici più importanti sono i partiti che hanno come fine la conquista e la direzione del Governo. Di fronte all' importanza dell' influenza nel sistema politico si assumono due diverse vie nella classificazione delle forme di governo: I Classificazione: Consiste nel tentativo di integrare il sistema politico nella configurazione delle forme di governo, riformulando la tipologia tradizionale e superando un approccio giuridico- formale statico, per cogliere invece l'aspetto dinamico delle forme di governo. Rischio: smarrire la natura eminentemente giuridica del concetto di forma di governo. Tale classificazione ha carattere prevalentemente descrittivo ed è meno utile e significativa. II Classificazione: Viene mantenuta la definizione giuridico-formale delle forme di governo e si considera nel contempo l'influenza dei fattori extragiuridici sul loro funzionamento, senza confondere categorie e concetti che appartengono a diverse scienze. Tale approccio sottolinea l'autonomia e l'interazione tra i due concetti. 2- Il sistema elettorale → Altro fattore di natura giuridica che fa da trait d'union tra Forma di Governo e sistema politico, influenzandoli entrambi. Viene inteso come formula elettorale, quale meccanismo di trasformazione dei voti in seggi parlamentari. Non incide sulla classificazione delle forme di governo, ma serve a comprendere la dinamica del loro funzionamento. Infatti, l'adozione di una formula maggioritaria o proporzionale e il suo carattere più o meno selettivo incide sia sulla funzionalità del parlamento, sia sulla struttura del governo e sui loro rapporti reciproci. ( Es. Legge Acerbo n. 2444 del 1923, sistema elettorale eccessivamente distorsivo che attribuiva i ⅔ dei seggi al primo partito che avesse superato il 25% dei voti, era in grado di determinare il cambiamento della forma di governo e incidere sull'equilibrio tra poteri e sulla stessa forma di Stato). - Le correlazioni tra Forma di Stato e Forma di Governo Entrambi i concetti, anche se teoricamente distinti, sono correlati: -La nozione Forma di Governo è più limitata di quella di Forma di Stato, perché ha ad oggetto una parte di un tutto e si inserisce nella seconda nozione più ampia. -La nozione di Forma di Governo è strumentale a quella di Forma di Stato, in quanto lo Stato-apparato è il mezzo rispetto al perseguimento dei fini generali e dei valori che caratterizzano l'ordinamento statale. -La distinzione tra le due nozioni è storicamente recente, in quanto presuppone una separazione tra Stato e società, che si è realizzata solo con l'affermarsi dello Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 Stato liberale e del principio della separazione dei poteri. -Nello Stato democratico- pluralistico esiste una “relativa indifferenza” della Forma di Stato rispetto alla Forma di Governo, nel senso che lo Stato democratico può convivere con diverse forme di Governo. Vi è però un punto limite oltre il quale le scelte sulla forma di governo intaccano la natura democratica dello Stato (Es regime fascista) e si pone irrimediabilmente in contrasto con i principi della separazione dei poteri e della elettività dell'organo parlamentare. Inoltre, anche quando formalmente rispetta i principi fondamentali di uno Stato democratico, la scelta della Forma di Governo può incidere sul modello di democrazia se favorisce il cattivo funzionamento e la deresponsabilizzazione degli organi costituzionali (danno alle finanze e all’ effettività dei diritti dei cittadini) o se garantisce la stabilità ed efficienza dell'azione di Governo con una personalizzazione-concentrazione del potere e un ridimensionamento del ruolo della rappresentanza politica e dell’ opposizione (lesione del principio pluralistico e introduzione di un fattore plebiscitario). - Metodologia La classificazione delle Forme di Stato e delle Forme di Governo costituisce uno dei temi classici del Diritto Costituzionale Comparato. Essa consiste nella enucleazione di caratteristiche generali comuni a una serie di esperienze concrete e storicamente determinate, al fine di costruire delle categorie teoriche distinte. Si tratta di un processo di astrazione teorica che rende impossibile la perfetta corrispondenza tra categoria ideale e singole esperienze storiche che ad essa sono ascritte. La corrispondenza sarà più forte quando una certa categoria viene costruita prendendo a modello un’ esperienza unica o dominante (direttoriale -Confederazione Svizzera- e presidenziale -Stati Uniti-). Quando una categoria comprende una pluralità di esperienze,bisogna saper distinguere gli elementi essenziali da quelli accidentali, senza pretendere una perfetta corrispondenza nella categoria generale, altrimenti si nega l'utilità di qualsiasi classificazione o si semplifica la singola categoria schiacciandola in un'unica realtà (come avviene quando si identificano forma di governo semipresidenziale e Quinta Repubblica francese). Infine, è difficile incasellare tutte le esperienze concrete in un preciso modello, soprattutto nella fase di transizione attuale caratterizzata da un processo di democratizzazione complesso e contraddittorio. 2- LA CLASSIFICAZIONE DELLE FORME DI GOVERNO - I criteri tradizionali Ci sono vari criteri proposti per operare una classificazione delle Forme di Governo. Criteri tradizionali dall'interesse storico-teorico, ma non in grado di operare una distinzione tra forme di Governo vigenti nello Stato contemporaneo sono: Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 LA CLASSIFICAZIONE DELLE FORME DI STATO 1. I criteri antichi di classificazione fin dall'antichità si è proposto di classificare le forme di dominio politico, senza distinguere tra forme di Stato e forme di governo. La classificazione più nota è quella di Aristotele, il quale, distingue le forme di governo a seconda del numero dei soggetti titolari della sovranità, proponendo la nota tripartizione tra monarchia, aristocrazia, politeia. A queste forme buone di governo corrispondono quelle degenerate e cioè tirannia, oligarchia, democrazie. Storicamente più recenti ed innovative sono la classificazione operata da Machiavelli, tra principati e repubbliche e quella di Montesquieu tra governi monarchici, dispotici e repubblicani. In effetti la distinzione tra monarchia e repubbliche è stata a lungo proposta come criterio fondamentale di classificazione delle forme di Stato o delle forme di governo, in quanto poggiava su due contrapposti principi: quello monarchico, che faceva del re l'organo che impersonavano Stato ed aveva una legittimazione di tipo trascendente e non rappresentativo, e quello repubblicano, che concepiva il capo dello Stato come uno degli organi dello Stato, legittimato dalla volontà popolare e quindi rappresentativo. 2. Il criterio della derivazione del potere: Stato democratico e Stato autocratico passando ai criteri di classificazione più recenti, quello più comunemente adottato porta ad una bipartizione delle forme di Stato in due grandi categorie: la Stato democratico e lo Stato autocratico. Per alcuni il Stato democratico è caratterizzato da una struttura pluralistica, pluripartitica e a potere ripartito, mentre lo Stato autocratico è monolitico, Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 monopartitico e a potere concentrato. Altri individuano i criteri di classificazione relativi: 1 alla titolarità ed esercizio del potere;2 alle modalità di uso di questo;3 alla finalizzazione di tale uso. Quindi in base ai tre criteri la Stato democratico: - si fonda sulla titolarità collettiva e sull'esercizio ripartito del potere; - le decisioni sono basate sul consenso popolare; - finalità proprie dello Stato liberal- democratico. Lo Stato autocratico: - titolarità ristretta ed esercizio accentrato del potere; - decisioni basate sull'imposizione; - finalità anche antitetiche all'ideologie liberal- democratiche. 3. I significati del termine democrazia al di là del significato etimologico della democrazia, nella concreta vicenda storica emergono due modelli molto differenti: la democrazia degli antichi e quella dei moderni. Il primo modello ha caratterizzato le città- Stato della Grecia classica, laddove le decisioni fondamentali venivano prese dai cittadini riuniti in assemblea ed erano rese esecutive dal consiglio di cinquecento, i cui membri erano eletti o sorteggiati a rotazione tra tutti cittadini. Si trattava, quindi, di una democrazia diretta basata sulla partecipazione immediata dei cittadini al processo decisionale senza alcun intermediario, politico o burocratico. Era anche una democrazia monistica, nella quale il bene comune era il frutto dell'armonia, che non ammetteva la contrapposizione degli interessi e la divisione in partiti e richiedeva la dedizione completa alla cosa pubblica di ogni cittadino, la cui sfera privata non era distinta da quella pubblica. Questo tipo di democrazia era realizzabile solo entro territori di ridotte dimensioni. Infine la democrazia degli antichi si fondava su una nazione ristretta di cittadinanza, che escludeva anche categorie di Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 soggetti, come le donne gli schiavi e i meteci, cioè gli stranieri da tempo residenti. La democrazia dei moderni è una democrazia rappresentativa, pluralistica e fondata sulla massima estensione possibile del concetto di cittadinanza. Le decisioni politiche sono, adottate da organi rappresentativi e solo in casi circoscritti sono prese direttamente dal corpo elettorale. Le ragioni della natura rappresentativa della moderna democrazia sono di diverso tipo: storiche, dato il ruolo fondamentale svolto dalla rappresentanza parlamentare nel garantire il superamento dello stato assunto; pratiche, dovuta alla grande estensione territoriale e demografica degli stati- nazione ed al carattere sempre più complesso delle decisioni; teoriche, derivanti dalla natura pluralistica ed eterogenea delle democrazie. Il riconoscimento del pluralismo implica che i cittadini siano normalmente portatori di interessi conflittuali e si organizzino per farli valere e che, nel fare ciò, distinguano la loro sfera privata da quella pubblica e in particolare da quella politica. Infine la restrizione dell'intervento popolare nel processo decisionale è compensata dall'estensione del diritto di voto e dei diritti di partecipazione politica. In definitiva dello Stato democratico il governo del popolo l'intesa nel senso che le decisioni politiche sono di regole assunte da rappresentanti soggetti all'investitura ed al controllo da parte dei cittadini titolari dei poteri politici. Anche la democrazia dei moderni assume vari significati. La concezione oggi prevalente è di tipo essenzialmente procedurale, in quanto configura la democrazia come un processo finalizzato ad adottare le decisioni politiche. Quello democratico viene, infatti, definito come un sistema pluripartitica nel quale una maggioranza governa nel rispetto dei diritti delle minoranze. Nell'ambito delle concezioni procedurali ha acquistato spazio la teoria elitista della democrazia, qualificato come lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche in base ai quali singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare. Anche molti giuristi hanno adottato una concezione della democrazia in senso formali, vale a dire come insieme di regole procedurali per assumere decisioni Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 indipendentemente dal contenuto di queste, fondata sulla filosofia relativistica dei valori, che sarebbero sempre reversibili data la intercambiabilità al potere tra diversi soggetti. Inaccettabile e superata è la concezione della democrazia in senso sostanziale come sistema che garantisce i diritti economico- sociali e intende realizzare un'uguaglianza effettiva, in contrapposizione alla democrazia formale, fondata sulle libertà personali e sull'uguaglianza di fronte alla legge. In definitiva la democrazia è sicuramente un sistema di regole procedurali, ma anche un insieme di principi e di valori in esse incorporati o presupposti, che è sancito di solito a livello costituzionale ed è condiviso dalla società e quindi non è liberamente reversibile da una maggioranza elettorale o parlamentare. 4. I significati del termine autocrazia la categoria Stato autocratico comprende tutte le esperienze che non possono essere qualificati come democratiche. Nell'epoca contemporanea vengono a farne parte ordinamenti statali tra loro assai lontani e talvolta basati su ideologie contrapposte, come la Stato socialista e quello fascista. Il termine autocrazia, che significa etimologicamente governo di tutti, ricopre concetti, come quelli di dittatura, di regime autoritario, di regime totalitario. La dittatura è una forma di concentrazione del potere nelle mani di un organo, di solito monocratico, che si divide in due categorie fondamentali, a seconda che si configura come commissariale o come sovrana. La dittatura commissariale fa riferimento all'esperienza verificatasi a Roma dove il dittatore è un magistrato straordinario nominato da uno dei consoli in circostanze eccezionali, come la guerra, il quale esercita sia il comando interno, sia quello esterno. Sue caratteristiche essenziali sono la temporaneità della carica e l'eccezionalità dei poteri, che possono comportare anche la sospensione delle garanzie costituzionali. La dittatura sovrana determina, invece, la vigenza di una nuova costituzione attraverso l'esercizio di un potere costituente che Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 agisce in totale rottura con l'ordinamento costituzionale preesistente e quindi si configura come un potere illegittimo e di fatto. Essa deriva quindi da una vera e propria crisi di regime. Di regime autoritario si parla talvolta in senso generico per tutte quelle forme di dominio politico che si fondano su una forte concentrazione del potere, un basso livello di consenso e l’uso della forza e la repressione dell'opposizione. Tuttavia i giuristi definiscono come autoritario la forma di Stato che si è armata in Europa tra le due guerre mondiali. Il regime totalitario assume caratteristiche proprie che lo distinguono da un regime genericamente autoritario. Le caratteristiche essenziali di regime totalitario possono essere sinteticamente indicate nelle seguenti: - la proclamazione di un'ideologia ufficiale dello Stato che viene in cui scatta, mediante l'uso manipolato della cultura e dell'informazione, nelle coscienze dei singoli; - partito unico con a capo un capo carismatico; - mobilitazione permanente delle masse; - struttura di tipo poliziesco, che prevale su quella militare, ed utilizza le armi contro i nemici reali o presunti. 5. I criteri basati sull'evoluzione storica e sulla complessità delle forme di Stato. I criteri sono: 1) la natura del rapporto che si determina tra Stato e società civile e quindi tra sfera pubblica e sfera privata; 2) individuazione del titolare del potere politico e del modo di esercizio; Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 3) la derivazione del potere; 4) il riconoscimento o meno dei diritti di libertà; 5) l'esistenza o meno di una costituzione e il ruolo da questa svolto nella regolazione dei rapporti tra Stato società. 6. L'ordinamento feudale l'ordinamento feudale si afferma in Europa a partire dalla IX secolo con l'impero Carolingio e si protrae fino al XII secolo. Esso si fonda su comunità di ridotte dimensioni e isolate l'una dall'altra e su un'economia agricola autosufficiente e basato sullo scambio in natura. In questo contesto non si può parlare di Stato in senso proprio. Di particolare importanza e rapporto che si instaura tra il re ed i suoi feudatari, in base ai quali questi ultimi acquisiscono il dominio politico del feudo e si obbligano a procurare al primo la forza armata e le entrate necessarie alla difesa o all'eventuale espansione del regno. Natura contrattuale, anche se di tipo diseguale, assume il rapporto che viene a costituirsi tra il feudatario, che si impegna a garantire la protezione armata nell'ambito del feudo, e la comunità contadina, la quale è obbligata a fornirgli una rendita in natura pari all'intera produzione, detratto quel che è assolutamente necessario per la propria sopravvivenza. Nella società feudale non si può parlare di veri e propri diritti di libertà. Solo gli uomini liberi ed in particolare gli appartenenti alla nobiltà ed al clero possono rivendicare alcuni privilegi, come quello di essere giudicati solo dai propri pari. Nel passaggio dall'ordinamento feudale allo Stato assoluto assume autonoma rilevanza una fase intermedia, che è stata definita come Stato dei ceti. Sue caratteristiche essenziali sono: le città curano direttamente i propri interessi sul territorio, l'ascesa di nuove categorie sociali, artigiani, mercanti, usurai, le quali si dotano di ordinamenti autonomi e di proprie assemblee rappresentative. Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 7. Lo stato assoluto Lo stato assoluto si sviluppa in Europa nella seconda metà del XIV secolo e costituisce la prima forma di Stato, in quanto si identifica con la nascita dello Stato- nazione. La Stato assoluto si basa su un sistema economico che aggiunge al tradizionale assetto agricolo lo sviluppo del capitalismo mercantile e manifatturiero e sostituisce allo scambio in natura quello tra merci e denaro. Tale forma di Stato, garantendo l'unificazione del mercato nazionale, la maggiore sicurezza dei traffici commerciali, la conquista di un nuovo territorio e di nuovi mercati tramite la guerra, determina anche condizioni favorevoli al rafforzamento della borghesia. Altre ragioni alla base della nascita dello Stato assoluto sono l'espansione demografica, lo sviluppo di un surplus nella produzione agricola che incoraggia gli scambi con le comunità più vicine, il desiderio del re di riaffermare il dominio politico sui suoi territori. Nello sviluppo dello Stato assoluto è possibile distinguere due fasi: l'assolutismo empirico e l'assolutismo illuminato. Nella prima ancora si parla di Stato patrimoniale, in quanto rimane forte l'intreccio tra fine pubblicistico e fine privatistico. Nella seconda si parla di Stato di polizia, anche ad indicare che lo stato persegue la finalità pubblicistica di realizzare il benessere dei sudditi. Con l'assolutismo nasce uno stato- apparato, separato e distinto dalla società, che persegue in nome e per conto del re fini di tipo pubblicistico. Gli elementi che costituiscono tra l'apparato sono: un capo amministrativo- burocratico di funzionari stipendiati, formato da ecclesiastici, giuristi e nobili; un esercito permanente, che comprende soldati di professione; un sistema coordinato ed esteso di esazione dei tributi, che serve a finanziari costi sempre più elevati richiesti dal mantenimento dell'apparato statale. Infine viene stabilita la distinzione tra patrimonio privato del re e patrimonio plico. Il potere è accentrato nelle mani del monarca, ma non in modo rigido come avviene nei regimi autocratici contemporanei. Infatti continuano ad operare gran parte degli ordinamenti autonomi presenti nella società feudale. Per quel che riguarda i poteri centrali dello Stato, il re Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 concentra nelle proprie mani non solo quello esecutivo, ma anche il potere legislativo. Il potere giudiziario viene amministrato da corti e tribunali composti da giudici nominati dal re. Il potere del re è di origine divina e si trasmette per via ereditaria. Nello stato assoluto non si possono far valere diritti, ma solo pretese di natura privatistico- patrimoniale, di cui sono titolari coloro che possono vantare un titolo di proprietà. Questi, se subiscono di danni ingiusti, possono rivalersi nei confronti del fisco. Altre distinzione importante è quella tra le leggi, che sono atti generali ed astratti resi pubblici e vincolanti anche per i funzionari, e ordinanze, che sono provvedimenti concreti della singola autorità e non possono costituire il fondamento di situazioni giuridiche soggettive. 8. Lo Stato liberale la crisi dello Stato assoluto è determinato da molteplici ragioni: finanziarie, derivanti in particolare dal costo crescente dell'apparato burocratico e militare; economico- sociali, conseguenti alla rivoluzione industriale e alla crescente egemonia borghese; politiche, consistenti nella necessità per la borghesia di conquistare il potere politico e di volgerlo alla tutela dei propri interessi. La base economica dello Stato liberale è costituita dal modo di produzione capitalistico, basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, sulla libera concorrenza. Nei vari paesi si dire che si sono vari liberalismi. La Stato liberale nasce assai presto in Inghilterra in seguito alle due rivoluzioni condotte vittoriosamente dal parlamento contro la dinastia degli Stuart. Né gli Stati Uniti la costruzione dello Stato liberale avviene in modo del tutto naturale, all'indomani della vittoriosa guerra d'indipendenza dalla Gran Bretagna e soprattutto con la costituzione di Philadelphia. Al contrario in Francia il passaggio dallo Stato liberale avviene in forme traumatiche violente, in quanto la borghesia costretta ad affermare i suoi principi ed interessi in contrasto si alcuni privilegi della nobiltà ed del clero sia con il potere Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 dispotico che caratterizza l'ancien regime. Ancora diversa la situazione che si determina in Germania e in Italia. La debolezza della borghesia, derivanti da uno sviluppo industriale ritardato, e l'esistenza di una forte aristocrazia terriera e militare fanno sì che la Stato liberale nasca come frutto di un compromesso e di una rivoluzione dall'alto, realizzata grazie all'espansione progressiva rispettivamente dello Stato prussiano e del regno di Sardegna. Per questi motivi assume un carattere statalista e centralista. I caratteri istituzionali essenziali della forma di Stato liberale sono: in primo luogo esso distingue nettamente la sfera pubblica che ha per oggetto il mantenimento dell'ordine e sfera privata, nella quale si esprimono liberamente i rapporti economici e gli interessi privati fondati sulla proprietà e sul contratto. Sul terreno politico- sociale tale impostazione determina la soppressione degli ordinamenti corporativi ed egli organismi intermedi ancora presenti nello stato assoluto. Sul terreno economico si parla di Stato non interventista. Titolare della sovranità non è più la corona, ma la nazione. Il concetto di nazione non comprende l'intero popolo, ma solo coloro che esprimono una comune visione ideale e sociale. La separazione dei poteri è uno dei principi cardine dello Stato liberale. La ripartizione tra potere legislativo, e esecutivo e giurisdizionale risale soprattutto a Montesquieu. Con lo Stato liberale si afferma anche il principio della rappresentanza politica, infatti la nazione, titolare della sovranità, può operare solo tramite i rappresentanti provenienti dal suo seno, che sono chiamati a curare finalità generali e quindi di natura politica. Le elezioni diventa uno strumento fondamentale per la scelta dei migliori vale a dire di rappresentanti. Gli eletti rappresentano non coloro che li hanno votati, ma l'intera nazione, tuttavia il Stato liberale è sì rappresentativo, ma monoclasse, in quanto attraverso il suffragio ristretto esclude dal voto la grande maggioranza del popolo. Quindi la Stato liberale non è democratico, ma oligarchico. Grande conquista dello Stato liberale è infine la costituzione quale atto fondamentale che assicura la garanzia dei diritti e stabilisce la separazione dei poteri. Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 9. Lo Stato democratico- pluralistico Stato democratico nasce dalla crisi dello Stato liberale come risposta alla crescente insicurezza sociale determinata dallo sviluppo del capitalismo e alle ricorrenti crisi economiche. Alla base dello sviluppo delle Stato democratico vi sono due novità fondamentali. A livello economico lo sviluppo del capitalismo in senso monopolistico e l'emergere delle contraddizioni sociali determinano l'esigenza di un intervento regolatore dello Stato. A livello politico- sociale l'integrazione di nuove classi sociali passa attraverso lo sviluppo del movimento operaio quale forza organizzata ed il conseguente a fermarsi, soprattutto in Europa, dei moderni partiti di massa. La prima caratteristica essenziale che differenzia le Stato democratico da quelle liberale e che in esso si attenua la separazione tra stato e società e tra politica ed economia. Nello Stato democratico si afferma la pari dignità di tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione sociale. L'economia non costituisce più una sfera separata ma diventa oggetto di decisioni politiche e si configura come un'economia mista, basato sull'intervento congiunto del privato e del pubblico, e come un'economia di mercato sociale, nella quale al riconoscimento della perdita privata dei mezzi di produzione e del ruolo del mercato si accompagna un intervento regolatore dello Stato volto a garantire da un lato la libera concorrenza, dall'altro il soddisfacimento di primari interessi sociali ed il rispetto della dignità della persona umana. La Stato democratico interviene sul territorio economico sociale: -gestisce le imponenti risorse finanziarie che derivano dal prelievo fiscale; - compie diretti investimenti pubblici, che talvolta danno vita ad imprese statali; -. Lo Stato interviene sul terreno sociale, assicurando l'erogazione di servizi svolti a soddisfare i bisogni primari e l'assistenza nei confronti delle persone più deboli e prive di adeguati mezzi di sostentamento. Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 Sul terreno politico- sociale si sviluppò una fitta rete di organismi intermedi tra cittadini allo stato. Tra questi i partiti politici, i quali costituiscono il principale canale di collegamento tra comunità sociale e soggetti pubblici, volti ad assicurare la partecipazione politica dei cittadini, l'organizzazione del corpo elettorale, la selezione del personale politico. Un nello Stato democratico la sovranità appartiene al popolo, inteso come insieme dei cittadini titolari dei diritti politici. Per quanto riguarda la separazione dei poteri cominciano a nascere altre funzioni statali non riconducibili alle tre tradizionali, quali la funzione di indirizzo politico o di governo che la funzione di revisione costituzionale. Inoltre si afferma nuovi poteri costituzionali, che non rientrano in nessuno dei tre tradizionali, ma svolgono funzioni di garanzia, controllo ad esempio le corte costituzionale. Infine assumono un ruolo determinante soggetti esterni allo stato- apparato, quali i partiti politici. Lo Stato democratico è uno stato rappresentativo, ma a differenza di quello liberale è pluriclasse. Il suffragio universale di allargato tutti. Nello Stato liberale si afferma il principe di maggioranza, in base al quale le decisioni dell'organo parlamentare sono adottate a maggioranza, ma in una democrazia pluralistica la salvaguardia delle minoranze politiche richiede che quel principio sia limitato da vari istituti di garanzia. Nello Stato democratico si arricchisce il catalogo dei diritti previsti nei testi costituzionali. Accanto ai tradizionali diritti civili si afferma la nuove categorie di diritti che si configura come libertà positive, in quanto per la loro realizzazione richiedono un intervento attivo dello Stato. Lo Stato democratico infine è a pieno titolo uno stato costituzionale. Le costituzioni democratiche si configuralo come costituzioni aperte, in quanto affermano una serie di principi basati su valori condivisi dal corpo sociale; come costituzioni lunghe poiché vi si trovano le dichiarazioni dei diritti; come costituzioni rigide, essendo superiore alle altre fonti del diritto di un particolare procedimento aggravato per la loro revisione. Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 10. I fattori di crisi dello Stato democratico e la sua diffusione nel mondo contemporaneo i fattori di crisi dello Stato democratico- sociale si sono manifestati su tre territori distinti: A) economico- sociale;B) politico;C) giuridico- costituzionale. A) sotto il profilo economico- sociale le ragioni della crisi sono: - la globalizzazione, e per globalizzazione si intende il fenomeno derivante dall'applicazione della rivoluzione cibernetica al processo di mondializzazione del sistema economico- finanziario. Essa presenta aspetti positivi, in quanto potrebbe fornire nuove occasioni di sviluppo economico- sociale ad aree arretrate. Ma pone enormi problemi al Stato democratico. In primo luogo capovolge il rapporto politica- economia, nel senso che la seconda tende a prevalere, in quanto si sottrae sempre più alle scelte politiche del singolo Stato. In secondo luogo il mercato tende ad assumere natura costituente e a divenire il valore dominante, per cui si nega la necessità che venga sottoposto a regole, sostenendone la capacità naturale di autoregolarsi. - il secondo fattore di crisi deriva dalle importanti trasformazioni sociali che sono avvenuti all'interno dei paesi democratici. L’affermarsi di nuovi lavori e di nuove modalità produttive, fortemente indotti dallo sviluppo tecnologico. Di conseguenza le domande sociali sono diventate sempre più numerose e lo Stato incontra difficoltà crescenti. Tale stato di cose è stato analizzato da parte conservatrice uno con la formula del sovraccarico delle domande per sottolineare la necessità di una loro rigida selezione. Da parte progressista si è parlato soprattutto di crisi fiscale dello Stato. Rispose il problema sono state diverse. Dalla globalizzazione e dallo sviluppo di organizzazioni sovranazionali è derivato un ridimensionamento del ruolo degli stati nazione. - infine tutti fenomeni appena indicati determinano una crisi dello Stato sociale, il quale con sempre maggiore difficoltà riesce a far fronte alle domande che il suo sviluppo ha Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 contribuito a suscitare. B) la crisi politica dello Stato deriva in gran parte dalla crisi dei partiti: - soprattutto i partiti europei risentono delle entrate in crisi delle ideologie; - in secondo luogo i partiti trovano difficoltà crescenti a svolgere la tradizionale funzione di collegamento tra comunità sociale e Stato per il carattere complesso di una società che si organizza intorno ad una molteplicità di interessi ed utilizza nuovi canali di espressione e di comunicazione con uno stato; - infine di una crisi strutturale, derivante dal declinare del carattere di massa dei partiti, che è dovuta da un lato dalla concentrazione del numero degli iscritti, dall'altro dal ruolo determinante di un leader, il quale adotta le decisioni fondamentali al di fuori di procedure e di controlli pienamente democratici. Di conseguenza i partiti hanno la tendenza a trasformarsi in partiti personali. La crisi dei partiti di massa determina effetti negativi sul sistema politico- istituzionale: in primo luogo la lievitazione dei costi della politica, al fine di mantenere apparati sempre più distaccati dalla società; in secondo luogo la crisi dei partiti permette in alcuni casi l'ascesa al potere di personalità direttamente provenienti dal sistema economico- finanziario. Occorre ribadire che la Stato democratico non può fare a meno dei partiti come strumento di organizzazione e di espressione della volontà politica dei cittadini. C) la crisi giuridico- costituzionale dello Stato democratico assume varie forme: - in primo luogo il voto popolare sempre più condizionato dall’uso dei Mass media e dalla promessa di vantaggi e di contropartite. Inoltre l'uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa tende a trasformare la politica in video- politica e l'elettore in un video- bambino, che vota sulla base di suggestioni mediatiche superficiali. - in secondo luogo vi è una crisi del parlamento. Questa deriva da varie ragioni per il passaggio del secolo scorso dallo Stato legislativo nel quale le decisioni statali erano adottate tramite legge, allo Stato amministrativo nel quale le decisioni vengono prese Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 mediante atti di tipo regolamentare. Infine il rafforzamento dell'esecutivo trasforma il parlamento come esecutore della volontà politica del governo e del primo ministro. - in oltre è in atto un ridimensionamento delle garanzie dei diritti costituzionali. - in alcuni paesi infine, si verifica una crisi del concetto di costituzione, derivante dal affermarsi della superiorità della costituzione vivente, identificata nel sistema politico e in quello elettorale, su quella vigente o concepiscono la costituzione come pagina bianca o insieme di generalissime norme- quadro, che possono essere riempite dai più diversi contenuti. Individuazione di numerosi problemi che lo Stato democratico si trova a dover affrontare nel mondo contemporaneo non toglie che esso ha dimostrato la sua superiorità storica su ogni altro tipo di regime contemporaneo. Il nemico principale del processo di democratizzazione è rappresentato da un nuovo tipo di terrorismo internazionale. La risposta tale fenomeno deve essere anche di tipo militare, sviluppando operazioni mirate di intelligence, mentre la guerra contro singoli stati si rivela sempre più inutile. Vari paesi qualificati come democratici sono in realtà democrazie di facciata o democrazie illiberali, le cui caratteristiche sono: - la non effettività dei diritti sanciti nel testo delle costituzioni; - esistenza di un pluralismo debole; - l'adozione di una forma di governo presidenzialista, dove il capo dello Stato è eletto dal popolo. 11. Lo stato autoritario il termine Stato autoritario è stato utilizzato con riferimento ai regimi che si sono imposti in Europa tra le due guerre mondiali, ispirati ad un'ideologia di tipo fascista o ultranazionalista di destra. L'esempio più significativi sono stati quelli dell'Italia fascista e della Germania nazionalsocialista. Al pari di quello democratico, la Stato autoritario Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 nasce come risposta alla crisi dello Stato liberale. Tra il regime fascista italiano e quello nazionalsocialista tedesco che esistono le diversità. Dal punto di vista ideologico entrambi esaltano il concetto di nazione, ma mentre il fascismo italiano la considero come una unità morale, politica ed economica, il nazionalsocialismo ne individua il fondamento nella comunità popolare, basata sull'unità di sangue e di razza del popolo tedesco. L'esperienza nazista assume connotati apparentemente razzisti soprattutto nei confronti degli ebrei, ma in generale nei confronti di tutti i diversi che pregiudicherebbero la purezza della razza ariana. Una seconda diversità riguarda la natura di rapporti tra stato e partito al potere. In Italia si afferma il principio dell'integrazione del partito nello stato. In Germania si afferma invece la concezione tripartita che sostiene la superiorità del partito e del suo leader, sullo Stato e sul popolo. Una terza diversità consiste nel rilevare che solo il regime nazionalsocialista assume i caratteri del totalitarismo, mentre quello fascista può essere qualificato solo come autoritario. Nello stato autoritario si attenua la separazione Stato- società, in quanto viene attuata una statalizzazione forzosa della società civile che penetra nella sfera privata dei cittadini, imponendo il giuramento di fedeltà al regime di tutti i dipendenti pubblici ed utilizzando la cultura come veicolo di propaganda dell'ideologia ufficiale. La concentrazione del potere è fortissima a livello sia verticale sia orizzontale. Le autonomie territoriali o vengono soppresse o sono presiedute da organi monocratici non elettivi i cui titolari sono funzionari statali. Nell'organizzazione dello Stato centrale il potere legislativo è nettamente subordinata a quel esecutivo. Una posizione di assoluto predominio è riconosciuta al capo del governo nella scelta dei ministri, che sono ad esso gerarchicamente subordinati. In Germania il principio del comando attribuisce al Fuhrer il compito di unire partito, Stato e popolo. In Italia ha sottolineato il ruolo del gran consiglio del fascismo composto da membri provenienti dal partito fascista e presieduto Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 dal capo del governo. Tale organo esprime pareri obbligatori sulle leggi relative a materie fondamentali; stabilisce la lista dei candidati alla carica di capo del governo; sceglie la lista bloccata di 400 deputati da sottoporre all'approvazione del corpo elettorale. Infine la legge n. 129 del 1939 sostituisce la camera dei deputati con la camera dei fasci e delle corporazioni, che non è elettiva, ma composta dai consiglieri nazionali delle corporazioni e del partito e dai membri del gran consiglio. La natura antidemocratica e antipluralistica dei regimi autoritari si esprime nell'esistenza del partito unico. In Italia lo sciopero viene punito come reato e gli eventuali conflitti sono risolti dalla magistratura del lavoro. Inoltre si prevede la creazione delle corporazioni, quali organismi di diritto pubblico le quali comprendono per ogni categoria i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori. Vengono istituite 22 corporazioni presieduta da un ministro o dal segretario del partito fascista. La Stato autoritario è illiberale e repressivo, in quanto non solo nega i diritti politici, ma limita pesantemente gli stessi diritti civili. 12. Lo stato socialista la Stato socialista, affermatosi in Russia in seguito alla rivoluzione del 1917 e a partire dal 1922 nell'unione delle repubbliche socialiste sovietiche, si è esteso dopo la seconda guerra mondiale a vari paesi dell'Europa centro orientale, dell'Asia e a Cuba. Anche la Stato socialista nasce in contrapposizione allo Stato liberale, assumendo alcune caratteristiche istituzionali e politiche simili a quelle dello Stato autoritario. Le differenze invece sono che mentre la Stato autoritario convive con il mercato capitalistico, nello stato socialista si impone un modo di produzione collettivistico, basato sulla statalizzazione dei mezzi di produzione, che sostituisce al mercato un piano economico quinquennale centralizzato, nel quale sono stabili gli obiettivi dei vari settori e delle singole unità produttive. L'ideologia dello Stato socialista è collettivistica, classista Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 e internazionalista. Esso si fonda sul marxismo- leninismo, che concepisce la Stato come strumento della dittatura di classe e quindi della dittatura del proletariato. La statalizzazione determina una netta preponderanza della politica sull'economia e della sfera pubblica su quella privata. Lo Stato apparato viene ad essere gestito da un ceto burocratico. La società è organizzata in strutture associative collaterali al partito comunista e vincolo della sua ideologia e della sua linea politica. Le costituzioni socialiste sanciscono il principio della sovranità popolare, ma precisano che questo si esercita tramite gli organi del potere statale e che per popolo deve intendersi l'alleanza degli ucraini e dei contadini sotto la guida della classe operaia. Il principio della separazione dei poteri viene apertamente rifiutato in nome dell'opposto principio dell'unità del potere statale che si esprime nella qualificazione dell'organo parlamentare di origine elettiva come organo superiore o supremo del potere statale. Questo è titolare di tutti poteri ed esercita in particolare quello legislativo e quello di nomina e di revoca dei titolari delle massime cariche dello Stato. Il funzionamento dello Stato si basa sul principio della doppia dipendenza, secondo il quale ogni organo del potere statale dipende orizzontalmente dal rispettivo corpo elettorale e verticalmente dall'organo di livello superiore e ogni organo dell'amministrazione statale dipende orizzontalmente dall'organo parlamentare che lo ha eletto e verticalmente dall'organo superiore. L'organo preminente è la presidenza collegiale del parlamento, il quale, oltre ad essere titolari di poteri di controllo sull'attività degli organi amministrativi, esercita tramite decreti il potere legislativo e quello di nomina e di revoca spettanti all'assemblea quando questa non è in sessione. Il ruolo guida del partito comunista nei confronti dello Stato e della società viene espressamente riconosciuto dalla costituzione. Tutte le decisioni fondamentali sono prima presa dall'organo di vertice del partito per essere poi approvate dai competenti organi statali. Il principio che regola il funzionamento interno del partito è quello del Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 centralismo democratico, che si articola in tre corollari: ogni organo è eletto ed è responsabile verso i propri elettori; le decisioni degli organi di livello superiore sono vincolanti per quelli inferiori; la linea approvata dalla maggioranza deve essere disciplinatamente attuata. Le costituzioni socialiste contengono una parte relativa ai diritti e doveri dei cittadini. Ampio spazio riconosciuto ai diritti economico- sociali, ma vengono riconosciuti anche i diritti civili e quelli politici. I diritti civili e quelli politici sono funzionalizzati alla tutela dei gli interessi dello Stato, della società e della collettività. Infine non è riconosciuta l'indipendenza della magistratura. I giudici sono eletti dai cittadini o più frequentemente dagli organi parlamentari e sono revocabili in qualsiasi momento dalla carica. Gli stati socialisti, al fine di sottolineare il passaggio ad un nuovo sistema economico- sociali, adottano costituzioni le cui caratteristiche si modificano. All'inizio si configurano come costituzioni- bilancio brevi e flessibili, in seguito vengono adottate costituzioni programmatiche, lunghe e rigide, che contengono i principi e le finalità da perseguire per il futuro. 13. La crisi dello Stato socialista e la transizione verso la democrazia la crisi dell'unione sovietica e degli stati socialisti europei ha origine dal tentativo di riforma del sistema avviato in seguito alla nomina nel 1985 di Gorbaciov a segretario generale del partito comunista dell'Urss. La riforma consiste nel riconoscimento del principio della separazione dei poteri, nel rafforzamento del parlamento grazie un'ampia durata delle sessioni parlamentari, nella modificazione del sistema elettorale in modo da incoraggiare una pluralità di candidature, nella previsione di un presidente come organo monocratico, nel ridimensionamento dei poteri del presidium, nell’affermazione del Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 pluralismo politico, dei diritti fondamentali della persona, dell'indipendenza della magistratura e infine nella creazione di un organo di giustizia costituzionale. L'Urss si disgrega in seguito al fallito tentativo di colpo di Stato nel '91 da parte dei gli elementi più conservatori del partito e dello Stato: tra agosto settembre gli organi parlamentari mettono fuori legge partito comunista, sospendono la costituzione e danno vita ad un regime transitorio; tutte le repubbliche dell'Urss dichiarano la propria indipendenza, si constata che l'Urss ha cessato di esistere e si dà vita ad una comunità di stati indipendenti. Nel 1989 e il 1998 tutti gli stati ex-socialisti danno vita a nuove costituzioni. I principi proclamati nei testi costituzionali sono quelli tipici di uno Stato democratico: la separazione dei poteri, il pluralismo, la rappresentanza politica, il riconoscimento e la garanzia dei diritti civili, politici e sociali, l'indipendenza della magistratura, lo stato di diritto costituzionale. 14. Lo stato in via di sviluppo con il termine stati in via di sviluppo si indicava circa i due terzi degli stati oggi aderenti all'Onu, i quali cercano di superare una condizione di arretratezza economica, sociale, politica ed istituzionale. Fanno parte di tale categoria la maggioranza dei paesi dell'America centrale meridionale, dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania. Spesso si parla di società del terzo mondo. Quasi tutti i paesi in via di sviluppo hanno conosciuto il dominio coloniale o comunque hanno subito l'influenza economico- finanziaria e spesso politica degli stati più avanzati. Gran parte dei paesi africani e asiatici ottengono l'indipendenza nel XX secolo e molti solo dopo la seconda guerra mondiale. Tuttavia una volta ottenuta l'indipendenza si verificano le guerre interne al continente. Altro dato comune è quello del grave sottosviluppo. Secondo dati Onu più di due miliardi di esseri umani sono privi di un lavoro stabile, di un reddito garantito, di un alloggio decente e di accesso alle cure mediche, all'istruzione, ad un'alimentazione sufficienti, all'acqua Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 potabile. Anche nei paesi che possiedono materie prime come petrolio hanno condizioni di vita inferiori a quelli dei paesi sviluppati. Infine molti stati in via di sviluppo conoscono un grande pluralismo etico o di tipo tribale o la divisione in caste. Nell'evoluzione costituzionale dei paesi in via di sviluppo sono stati individuati quattro cicli. Il 1° ciclo è caratterizzato dall'adozione di costituzioni ispirata al modello liberale- democratico; Il 2° ciclo costituzionale si produce in seguito di regimi autoritari, i quali, in nome dell'unità nazionale realizzano una forte concentrazione dei poteri, l'annullamento delle garanzie costituzionali, la persecuzione degli esponenti dell'opposizione. Il 3° ciclo costituzionale riguarda i paesi che si definiscono socialisti. Tuttavia occorre distinguere due diverse situazioni: alcuni stati asiatici e Cuba adottano l'ideologia marxista- leninista ed il modello sovietico; altri stati proclamano sistemi di socialismo nazionale peculiari e non inquadrabili nello Stato socialista. Il 4° ciclo costituzionale, apertosi alla fine degli anni '80, vede l'adozione di nuove costituzioni, le quali prendono come modello quelle democratiche. Le cause sono: la caduta degli ultimi regimi autoritari, la crisi del campo socialista, la nuova politica filo democratica seguita da gli Stati Uniti. LA CLASSIFICAZIONE DELLE FORME DI GOVERNO 1. I criteri tradizionali Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 1- criterio del modo con cui viene scelto il titolare del potere sovrano, in base al quale le forme di governo sono dirette o rappresentative, a seconda che il titolare del potere non derivi/derivi la propria investitura dalla volontà di altri soggetti. 2- Criterio del numero dei soggetti sovrani, opera una classificazione delle forme di governo in pure (unico organo al vertice del potere) o miste (potere ripartito tra più organi). 3- Criterio del grado di separazione tra i poteri, in base al quale si hanno: Forma di Governo presidenziale “a separazione rigida” (esecutivo e legislativo non hanno un rapporto di fiducia), parlamentare “a separazione flessibile” (il Governo deriva dal Parlamento e c'è il rapporto di fiducia) e convenzionale o assembleare “a confusione dei poteri” (Governo organo meramente esecutivo della volontà parlamentare). A cavallo tra le prime due ipotesi c'è poi il governo direttoriale “a collaborazione iniziale tra i due poteri” (Governo eletto dal Parlamento, ma poi svincolato da qualsiasi rapporto di soggezione nel corso del mandato) L'ultimo criterio adotta una visione statica dei rapporti tra poteri, che sottovaluta i meccanismi di condizionamento reciproco e di controllo che incidono sulla dinamica del funzionamento delle Forme di Governo. Inoltre, la classica concezione di separazione di poteri è diversa da quella affermatasi nello Stato democratico moderno. - Il criterio della titolarità dell’indirizzo politico Criterio ampiamente utilizzato dalla dottrina, classifica le Forme di Governo in base all’individuazione dell'organo titolare dell'indirizzo politico. Si hanno quindi le seguenti forme: - costituzionale PURA (monarchica o presidenziale), titolarità dell'indirizzo politico al Capo dello Stato - costituzionale PARLAMENTARE (monarchica o repubblicana), titolarità al raccordo Governo-Parlamento - costituzionale DIRETTORIALE (repubblicana), titolarità all'organo collegiale che svolge congiuntamente le funzioni di Governo e di Capo dello Stato Questa classificazione sottolinea l'aspetto dinamico e funzionale dei rapporti tra gli organi e nel fare ciò utilizza il concetto, a confine tra diritto costituzionale e scienza politica, di INDIRIZZO POLITICO → Attività volta all'individuazione e al perseguimento dei fini politici (che condizionano preventivamente l'azione di tutti gli organi costituzionali) + l'insieme degli atti e degli strumenti che ne garantiscono l’attuazione. 2 critiche al criterio: 1) Questa classificazione inserisce nella stessa categoria esperienze qualitativamente diverse (monarchia costituzionale e forma di governo presidenziale); 2) Criterio di incerta applicazione, in quanto l'attività di indirizzo politico è un'attività complessa il cui artefice principale è l'organo di vertice del potere esecutivo, ma alla quale partecipano anche altri organi, come quello legislativo. Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 - Il criterio della legittimazione unica o separata del Parlamento e del Governo: monismo e dualismo La distinzione tra forme di governo monistiche e dualistiche è fonte di incertezza, perché ci sono vari criteri di distinzione tra le due che ne vengono posti a fondamento: I CRITERIO DI DISTINZIONE: criterio della composizione del potere esecutivo - Governo ad ESECUTIVO MONISTA (presidenziale, parlamentare e direttoriale), al suo vertice un unico organo (Governo o Capo dello Stato); - Governo ad ESECUTIVO DUALISTA (parlamentare, semiparlamentare, semipresidenziale), al suo vertice entrambi gli organi. Criterio discutibile per la sua staticità, non tiene conto della dinamica dei rapporti tra i poteri ed esclude dalle forme di governo dualistica quella presidenziale degli Stati Uniti -con una natura monocratica dell'esecutivo-, mentre include le forme di governo parlamentari sia monarchiche che repubblicane. II CRITERIO DI DISTINZIONE: Criterio della legittimazione degli organi al vertice del potere esecutivo e legislativo - Monistiche le forme di governo in cui solo il Parlamento è direttamente legittimato dal corpo elettorale e da esso deriva il Governo: forme direttoriale e parlamentare, sia repubblicana (presidente eletto da un organo parlamentare), sia monarchica (il re escluso dalla direzione effettiva del potere esecutivo) - Dualistiche i due organi al vertice dell'esecutivo e del legislativo hanno distinta legittimazione (es. del passato preminenza del Re nel potere esecutivo -monarchia costituzionale- + es.delle forme di vigenti presidenziale, semipresidenziale e semiparlamentare - elezione popolare separata del Presidente nelle prime due e del Primo Ministro nel terzo caso) Le dualistiche hanno la capacità di garantire l'equilibrio tra legislativo e esecutivo, tuttavia nei fatti tale equilibrio non è garantito ⇢ squilibrio a vantaggio del Presidente nella forma di governo presidenziale con eccezione USA / equilibrio teorico in quella presidenziale con prevalenza del governo sostenuto dalla maggioranza parlamentare o del Presidente eletto dal popolo/ in quella semiparlamentare (Israele 1992-2001) gli instabili governi di coalizione sono stati frutto di maggioranze parlamentari eterogenee. La distinzione tra monismo e dualismo non può essere assolutizzata, perché verrebbe sottovalutato lo stato dei rapporti tra organi costituzionali. - Il criterio della legittimazione popolare diretta o indiretta del Governo Esaminando la derivazione popolare o meno del Governo, si può operare la distinzione delle forme di governo in due categorie: 1- Legittimazione diretta: Governo proviene direttamente dal voto del corpo elettorale,con il quale si instaura un rapporto di fiducia che si sovrappone a quello con il Parlamento e si configura come “potere governante”, con un capo che emana dal suffragio universale. Tale forma di governo dà piena attuazione al principio della sovranità popolare: al popolo viene attribuita la scelta politica Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 fondamentale, non delegata ai partiti. 2- Legittimazione indiretta: Governo deriva dal Parlamento (quindi dagli accordi tra i partiti) perciò risulta debole e privo di adeguata guida. Il potere del popolo viene delegato ai partiti. Si parla di “Veteroparlamentarismo”, estraneo allo spirito democratico (es. IV Repubblica francese e Italia fino al ‘93) Questa distinzione dà dignità giuridica a quella elaborata in passato da Duverger tra democrazie immediate - investitura popolare dell'Esecutivo - e democrazie mediate -formazione del Governo frutto di accordi post-elettorali tra partiti- Critiche al criterio: – Esso opera una commistione indebita tra regole (giuridiche) e regolarità (della politica) quando parifica esperienze in cui l'Esecutivo deriva giuridicamente dal corpo elettorale a quelle caratterizzate da derivazione popolare solo politica del Governo. La forma di governo resta una categoria giuridica la cui configurazione teorica non può essere determinata da accadimenti politici anche costanti, ma pur sempre soggetti a non verificarsi. Le regolarità della politica non possono determinare la classificazione delle forme di governo, ma semmai consentire l'individuazione di alcuni sottotipi nel loro concreto funzionamento (es. l'elezione diretta di un primo ministro in un contesto formalmente parlamentare avvicina tale ipotesi a quella presidenziale, ma non la identifica con questa); – Riferimento al principio della sovranità popolare è improprio, discutibile e pericoloso; – L’eletto dal popolo è un rappresentante chiamato ad esercitare il potere esecutivo in sintonia con la rappresentanza politico parlamentare o in modo libero e personale, in nome di un mandato popolare la attuazione potrà essere verificata solo al momento delle successive elezioni: non si tratta quindi di democrazia diretta e immediata, ma rappresenta una democrazia delegata; – Il popolo sovrano può esercitare un controllo solo al momento delle successive elezioni: non esiste un rapporto di fiducia nel corso del mandato tra Governo- corpo elettorale. La derivazione popolare del Capo dell'Esecutivo depotenzia il rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento + deprime gli istituti di democrazia partecipativa - Un duplice criterio: la natura del rapporto Parlamento-Governo e la derivazione del Governo 1) CRITERIO RAPPORTO PARLAMENTO-GOVERNO → Fa riferimento all'esistenza o meno di un rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo in base al quale viene operata la bipartizione: - Gov. Parlamentare: prevede il rapporto di fiducia + potere del Capo dello Stato di sciogliere il Parlamento prima della fine della legislatura, il quale rappresenta la contropartita del potere del Parlamento di votare la sfiducia al Governo. - Gov. Presidenziale: esclude il rapporto di fiducia + assenza del potere del Capo dello Stato di sciogliere il Parlamento prima della fine della legislatura. - Gov. Direttoriale: ipotesi intermedia, all'investitura iniziale del Governo da parte del Parlamento non corrisponde a quest'ultimo il potere di revocare la fiducia né l'Esecutivo può ricorrere allo scioglimento delle Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 Camere. RAPPORTO DI FIDUCIA: Nella maggioranza degli ordinamenti parlamentari non occorre sempre un voto di investitura iniziale del Governo da parte del Parlamento, il Governo entra in funzione anche senza tale voto. La fiducia è soltanto presunta e in tale ipotesi possono costituirsi governi di minoranza ai quali è sufficiente non avere contro la maggioranza dell'assemblea per entrare in funzione (come avviene, in Italia, per il voto di fiducia iniziale a maggioranza semplice, non assoluta). Il rapporto di fiducia comporta sempre la responsabilità politica del Governo nei confronti del Parlamento, che questo può far valere attraverso mozione di sfiducia che costringe il primo a dimettersi. Si tratta di un accadimento raro negli Stati contemporanei, ma è un elemento caratterizzante del parlamentarismo e ha efficacia dissuasiva (il Governo è spinto a mantenere la maggioranza parlamentare). A sua volta l'Esecutivo può decidere di porre la questione di fiducia sulla politica generale o su una proposta specifica, con la quale annuncia che in caso di voto negativo del Parlamento assegnerà le dimissioni. Si tratta di una visione del rapporto di fiducia come rapporto tra Governo e Parlamento paritario, non squilibrato, rapporto che solo nel secondo dopoguerra è stato disciplinato in via positiva. 2) CRITERIO DELLA DERIVAZIONE DEL GOVERNO → Si possono avere due ipotesi: – Governo emanazione del Parlamento: Popolo elegge solo il Parlamento ⇢ Parlamento elegge il presidente (negli ordinamenti repubblicani) ⇢ Primo Ministro e Governo sono espressione della maggioranza parlamentare indirettamente o direttamente. Tipico della forma parlamentare e direttoriale – Doppia elezione del Parlamento e del Presidente o del Primo Ministro. Tipico della forma di Governo presidenziale ⇢ Presidente eletto dal popolo è il Governo e sceglie liberamente i suoi collaboratori. Tipico anche delle forme semipresidenziale (a elezione popolare del Presidente) e semiparlamentare (a elezione popolare del Primo Ministro). Nelle ultime due il Governo può essere un'emanazione del Parlamento o dell’ organo monocratico del potere esecutivo eletto dal popolo Se si tiene conto dei due criteri proposti, è possibile classificare le forme di governo in 6 categorie: 1- Monarchia costituzionale non c'è rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo / ministri politicamente responsabili verso il capo dello Stato monarchico / quest'ultimo titolare del potere esecutivo e dell'indirizzo politico. 2- Governo parlamentare c'è rapporto di fiducia perchè il Governo deriva dal Parlamento ed è politicamente responsabile nei suoi confronti/ Capo dello Stato monarca o presidente eletto da organo di tipo parlamentare / non partecipa alla determinazione dell'indirizzo politico 3- Governo presidenziale non è previsto il rapporto di fiducia nè il potere di scioglimento del Parlamento / il Presidente investito nella carica dal popolo/ egli è titolare dell'indirizzo politico Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 4- Governo direttoriale Governo eletto dal Parlamento ma non politicamente responsabile nei suoi confronti / Non può essere sfiduciato nel corso del mandato/ svolge collegialmente anche le funzioni del Capo dello Stato 5- Governo semipresidenziale Governo nominato dal Presidente e politicamente responsabile nei confronti del Parlamento/ Presidente eletto a suffragio universale e titolare di poteri importanti che gli consentono di determinare l'indirizzo politico/ il Governo può derivare sia dal Parlamento che dal Presidente 6- Governo semiparlamentare c'è il rapporto di fiducia, ma il Primo Ministro viene eletto dal popolo, separatamente e contestualmente rispetto al Parlamento/ il ricorso al voto di sfiducia o allo scioglimento anticipato del Parlamento comportano la rielezione simultanea dei due organi / l'organo collegiale di Governo può derivare dal Parlamento o da una libera scelta del Primo Ministro. Di queste sei forme, la prima ha valore storico e ha dato origine a quelle parlamentare e presidenziale, le altre cinque si sono invece manifestate nello Stato democratico contemporaneo, ma di queste ultime le prime tre sono nate nello Stato liberale. - La monarchia costituzionale Forma di governo che caratterizza il passaggio dallo stato assoluto allo stato liberale. Storia ⇢ Inghilterra: determinanti sono il Bill of Rights (1689, si afferma in seguito alle due rivoluzioni del 1649 e del 1688/89 causate dalla reazione del Parlamento contro le pretese assolutistiche degli Stuart) che estende i poteri del Parlamento e affida al trono Guglielmo d'Orange + Act of Settlement (1701, conferisce ampi poteri al Parlamento in materia di successione al trono, riafferma la responsabilità giuridica dei ministri firmatari degli atti del sovrano, stabilisce inamovibilità dei Giudici) Europa continentale: primo riconoscimento della monarchia costituzionale con la rivoluzione francese e la Costituzione del 1791 (corpo legislativo e Re diventano rappresentanti della nazione), ma è soprattutto nelle carte costituzionali “ottriane” - cioè concesse dal monarca - dell'epoca della restaurazione e in quelle derivate dai moti del 1848 - come lo Statuto Albertino - che si afferma la monarchia costituzionale come governo costituzionale puro in quanto basata sul principio che il potere del monarca non è più assoluto ma si esercita entro le regole stabilite dalla costituzione. DUALISMO ⇢ La monarchia costituzionale è una forma di governo dualistica perché si fonda sulla separazione tra potere esecutivo del re e potere legislativo del Parlamento.Non c'è però equilibrio tra i poteri: il RE è titolare di prerogative, che sono poteri propri che gli derivano dalla sua collocazione al vertice dello Stato, attraverso i quali partecipa all'esercizio della funzione legislativa (sanzione delle leggi) e giurisdizionale (nomina dei giudici, concessione della grazia e commutazione delle pene). In Inghilterra il potere legislativo spetta al King in Parliament, quello esecutivo al King in Council e quello giudiziario al King in his Courts.Inoltre il Monarca ha potere discrezionale di: - sciogliere la camera elettiva quando la maggioranza parlamentare contrasti suoi mezzi di governo/ - nominare ministri persone di sua fiducia politicamente responsabili verso di lui. Il Governo non esiste in quanto organo collegiale: quando i ministri del re si riuniscono danno vita solo a un organo consultivo che Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 assiste il Monarca nelle sue decisioni politiche. Re vero titolare dell'indirizzo politico, ma ciò non significa ruolo marginale del Parlamento. Il PARLAMENTO ha il tradizionale potere di decidere sulle entrate + pronunciarsi sulla destinazione delle stesse, condizionando in questo modo la politica del Monarca. Lo stesso scioglimento reale comporta l'obbligo per il re di convocare una nuova Camera elettiva entro un termine prefissato. La Camera elettiva che ha verso i ministri un potere di accusa (l'impeachment) e la Camera Alta ha potere di giudicarli,con una responsabilità giuridica fortemente politica. Infine al principio di irresponsabilità regia - “il Re non può far male” - corrisponde anche una forma di irresponsabilità del Parlamento, che si concretizza nel riconoscimento delle immunità dei singoli parlamentari e del principio dell'insindacabilità degli “interna corporis acta”, atti adottati dall’Assemblea per disciplinare la propria organizzazione e il proprio funzionamento. Dunque in Europa continentale preminenza del Re, in Inghilterra preminenza del Parlamento organo legislativo. Questo anche grazie al passaggio dall'ordinamento feudale allo stato liberale - La forma di governo parlamentare dal dualismo al monismo Nascita ⇢Trasformazione della monarchia costituzionale in monarchia parlamentare Inghilterra: sec. XVIII, il Cabinet, dopo il 1714 con l'ascesa di Giorgio I, si riunisce autonomamente sotto la presidenza di un ministro (il primo Lord del Tesoro) che si trasforma progressivamente in Primo Ministro ( con la nomina di Walpole nel 1729). Nel 1782 Giorgio III accetta le dimissioni del primo ministro Lord North e da quel momento il Re nomina un Primo Ministro che possa godere del sostegno della maggioranza parlamentare. Europa continentale: Francia, Costituzione del 1830: si afferma la procedura/prassi per cui un’ interpellanza parlamentare può sfociare in un dibattito e nel voto di un ordine del giorno motivato contro il Governo. Anche in Belgio, in Italia e in altri ordinamenti si afferma la responsabilità politica del Governo nei confronti del Parlamento. DUALISMO ⇢ Poiché per una lunga fase la forma di governo parlamentare si caratterizza in senso dualistico/orleanista (Costituzione francese del 1830 e avvento al trono di Luigi Filippo d'Orléans), alcuni studiosi ritengono quella dualistica la forma di governo parlamentare classica, in quanto garantisce perfetta uguaglianza esecutivo- legislativo, attraverso la formula “due poteri,tre organi”. GOVERNO: nell'ambito dell' Esecutivo oltre a Re c’è il Governo in quanto organo collegiale presieduto dal Primo Ministro, che deve godere di doppia fiducia - Capo dello Stato e Parlamento -. La responsabilità politica del governo verso il Parlamento si afferma grazie all'istituto dell'impeachment, attraverso il quale la Camera Elettiva si libera dei ministri politicamente sgraditi ed essi rispondono politicamente degli atti da loro controfirmati. Responsabilità politica da individuale diventa collegiale RE: il Re continua a partecipare insieme al governo alla determinazione dell'indirizzo politico, ma in una posizione di equilibrio con un Parlamento titolare del potere legislativo + di un potere di controllo politico sull'Esecutivo. Il Capo dello Stato, su richiesta del Governo, può far ricorso al potere di scioglimento in contrapposizione alla volontà politica della maggioranza del Parlamento ostile al Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 governo, rimettendo la soluzione al corpo elettorale. 3 LIVELLI DI DUALISMO - istituzionale, nel rapporto di equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo; - entro il potere esecutivo, che assume natura diarchica; - sociale, derivante dal confronto tra aristocrazia -Re- e borghesia -Camera elettiva- Quella dualistica si configura come una fase transitoria, perché la classe vittoriosa aspira alla titolarità dell'indirizzo politico e alla supremazia sulle altre classi. MONISMO ⇢ Inghilterra XIX secolo, nel 1832 riforma elettorale che aumenta il corpo elettorale favorendo il rafforzamento della borghesia nella Camera dei Comuni + 1834, ultima revoca del Primo Ministro da parte del Re Guglielmo IV, il quale scioglie la Camera che viene però riconfermata dalle elezioni, il Re è costretto a inchinarsi alla volontà popolare. Francia responsabilità politica collegiale dei ministri di fronte alle Camere proclamata nel 1875 con le Leggi costituzionali della Terza Repubblica + crisi del 1877 con il Presidente Mac Mahon, che costringe alle dimissioni il Primo Ministro moderato Simon e lo sostituisce con persona di sua fiducia, sciogliendo la Camera dei Deputati. Ma alle elezioni successive la Camera viene riconfermata, Presidente costretta a sottomettersi alla volontà popolare. Negli altri Paesi europei l'affermazione del modello monista si accompagna all'estensione del suffragio e all'emarginazione graduale del Capo dello Stato rispetto alla formazione del Governo. GOVERNO: deriva dalla volontà del Parlamento, entrambi gli organi titolari dell'indirizzo politico. Governo responsabile non più verso Capo dello Stato, ma solo verso Parlamento. L'istituto della controfirma, nato originariamente come attestazione della volontà manifestata dal Re, assume il carattere di attribuzione della responsabilità politica ai ministri per atti non propri e ,infine. di assunzione da parte di questi della titolarità sostanziale,come portato del principio per cui “la responsabilità segue il potere” e viceversa. RE: il Capo dello Stato diventa sostanzialmente estraneo all'indirizzo politico. titolare di poteri solo formali, alcuni dei quali si configurano come atti dovuti, altri invece risultano fortemente condizionati dalla volontà della maggioranza parlamentare nomina dei ministri o passano direttamente nelle mani del Governo e del Primo Ministro ( atti normativi dell’Esecutivo e di scioglimento del Parlamento) 3 LIVELLI MONISMO - istituzionale supremazia del Parlamento su Re - entro il potere esecutivo, al vertice si colloca il Governo con il Primo Ministro - sociale dominio della borghesia CRITICHE E CAPACITA’ DI ADATTAMENTO DEL GOVERNO PARLAMENTARE → Si pone il problema della validità della forma di governo parlamentare nel quadro dello Stato democratico pluralistico. Parte della dottrina sostiene l'inconciliabilità tra Governo parlamentare e ordinamenti democratici, in quanto nello Stato democratico l'organo rappresentativo entra in crisi poiché ha incontrato crescenti Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 difficoltà a combinare la sua nuova composizione pluralistica con la capacità di governare in modo adeguato. Ma proprio il modello della forma di governo parlamentare, una volta abbandonata l'ideologia assembleare e riconosciuta la funzione governante dell'Esecutivo, si è dimostrato il più duttile ad essere recepito dalla maggioranza degli ordinamenti democratici. Questa capacità di adattamento ne comporta il costante aggiornamento alla luce della concreta evoluzione storica e si possono distinguere 3 fasi nell'evoluzione della forma di governo parlamentare: 1- Parlamentare a prevalenza del Governo (seconda metà XIX sec, in cui si distinguono due modelli: A) a prevalenza del Governo B) a prevalenza del Parlamento 2- parlamentare razionalizzata, compresa tra le due guerre mondiali 3- parlamentare razionalizzata del secondo dopoguerra - La forma del governo parlamentare a prevalenza del Governo: Regno Unito COSTITUZIONE ⇢ Il Regno Unito può essere considerato come modello vivente di una forma di governo parlamentare monista classica, non razionalizzata mediante norme scritte, ma basata su norme consuetudinarie o convenzionali. La Costituzione inglese è sostanziale, non scritta, ed è costituita anche da un insieme di leggi (statutes). Ciò ha consentito una grande adattabilità della forma di governo al mutamento delle condizioni sociali-politiche e una sostanziale continuità del suo funzionamento dal secolo XIX fino a oggi. Il monismo deriva dalla centralità del rapporto tra corpo elettorale- Camera dei Comuni- Governo, con la progressiva emarginazione della Corona e della Camera dei Lords. Il sistema politico bipartitico (basato dapprima sulla contrapposizione tra Tories e Whigs e poi soppiantato dal sistema elettorale maggioritario a turno unico) ha favorito il mantenimento del bipartitismo: il corpo elettorale, quando vota per la camera dei Comuni, dà un'indicazione di governo a favore del partito che risulterà vincente, il quale di solito ottiene la maggioranza assoluta dei seggi e del suo leader. Quindi il principio della “sovranità del Parlamento” non comporta la supremazia del Parlamento sul Governo ma un'integrazione tra i due organi e il partito maggioritario funge da tramite fondamentale. Va sottolineato che il bipartitismo è entrato in crisi a causa della perdita di consensi da parte dei due maggiori partiti, dovuto all’emergere dei partiti regionali in Scozia,Galles e Irlanda del Nord e alla presenza del terzo partito nazionale liberaldemocratico. Pertanto se nessuno dei due seggi ottiene la maggioranza assoluta, si dà vita all'ipotesi del Parlamento appeso (1924 1974 e 2010). Nei primi due casi si è costituito un governo laburista monocolore di minoranza, nel 2010 si è formato un governo di coalizione tra conservatori e liberali democratici,ma un referendum del maggio 2011 ha bocciato la proposta liberaldemocratica di abbandonare il sistema elettorale maggioritario a turno unico a favore del sistema del voto alternativo, che avrebbe consentito agli elettori di indicare una graduatoria dei candidati nel collegio, attenuando gli effetti distorsivi della Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 ripartizione dei seggi. Infine nel 2017 le elezioni hanno rafforzato il bipartitismo e non hanno assegnato al partito conservatore la maggioranza dei seggi alla Camera dei Comuni, determinando nuovamente il fenomeno del Parlamento appeso. CAMERE E POTERE LEGISLATIVO: con i Parliament Act del 1911/1949 la Camera dei Comuni prevale su quella dei Lord a livello legislativo. Il consenso della Camera Alta non è più necessario per l'entrata in vigore dei Money Bills, i Comuni possono superare l'eventuale veto dei Lords approvando il progetto in due sezioni diverse. Solo la Camera dei Comuni è legittimata a votare la sfiducia al Governo. Infine la House of Lords Act del 1929 modifica la composizione della Camera Alta e stabilisce l'abolizione del principio di ereditarietà. GOVERNO: nell'ambito del Governo si ha il Gabinetto (20 ministri), che funge da “comitato direttivo” del Parlamento, in quanto conta su una maggioranza coesa all'interno della Camera dei Comuni. Il Primo Ministro,leader del partito che detiene la maggioranza dei seggi alla camera, ha un ruolo fondamentale nella fase di formazione (nomina e revoca dei ministri) e direzione del Governo, è collocato al di sopra dei ministri e si può avvalere di organismi ristretti (come il Gabinetto e i comitati interministeriali) e di importanti strutture organizzative (Cabinet Office e Private Office). Egli esercita inoltre il patronage - potere di proporre al Re la nomina dei titolari di svariate cariche -. Inoltre per lungo tempo è stato il Primo Ministro a decidere lo scioglimento della Camera dei Comuni prima dei 5 anni (durata massima della legislatura). Successivamente il Fixed- term Parliaments Act 2011 ha disciplinato la durata del Parlamento -5 anni- e le ipotesi di scioglimento anticipato (iniziativa della Camera dei comuni con la maggioranza di 2/3 o se la Camera approva una mozione di sfiducia). RAPPORTI PARLAMENTO-GOVERNO: l'Esecutivo non ha bisogno di un vero e proprio voto di fiducia iniziale, è il Re che con il discorso della corona scritto dal Primo Ministro espone il programma del Governo, che il Parlamento si limita ad approvare all'unanimità. Tuttavia l'opposizione può presentare emendamenti per sindacare i singoli aspetti del programma o tentare di far cadere il Governo, anche se ciò è improbabile. Per quanto riguarda infine la responsabilità politica del Governo, è rara l'eventualità di una mozione di sfiducia da parte della Camera dei Comuni ( avvenuto in sole due occasioni nel 1924/1979). Di regola la mozione di sfiducia comporta lo scioglimento della Camera. La forma di governo britannica si configura come un Governo di Gabinetto. Tuttavia negli anni ‘60, dopo i governi conservatori Tatcher 1980-1990 e governi laburisti Blair 1997-2007, vari autori hanno parlato di “governo del Primo Ministro” o di “monarca elettivo” o “dittatore elettivo”, per porre infine l'accento sulla “presidenzializzazione della premiership”, anche se un'accezione monarchico dittatoriale del Primo Ministro appare poco opportuna perché comunque esistono dei contrappesi al suo potere: la Corona, il partito di maggioranza in Parlamento, l'opposizione. RE: Il ruolo della Corona è stato ridimensionato. I suoi poteri sono prevalentemente formali e vengono esercitati sostanzialmente dal Primo Ministro e dal Gabinetto. Gli atti normativi e regolamentari -orders in council- sono adottati dalla Corona, ma di fatto decisi dal Gabinetto. Il Re nomina come Primo Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 Ministro il leader del partito che ha ottenuto la maggioranza. Infine per lo scioglimento della Camera diventa decisiva dopo la riforma nel 2011 l'iniziativa del Primo Ministro. si hanno per Bagehot tre diritti del monarca: essere consultato, incoraggiare, mettere in guardia LIMITI ALLO STRAPOTERE DEL PREMIER 1) Nelle ipotesi di crisi del partito maggioritario, di mancata indicazione di un leader da parte di questo e di Parlamento appeso, la Corona ha una relativa discrezionalità nella nomina del Primo Ministro, può revocarlo quando questi attenti alla democraticità dell'ordinamento e può negare lo scioglimento chiesto dal Primo Ministro se le elezioni sono ritenute inutili o contrarie all'interesse nazionale. 2) Rapporto tra il premier e il partito maggioritario: il Primo Ministro non è eletto direttamente dal corpo elettorale ma è scelto dal leader del partito maggioritario, quindi egli deve tener conto sia nella formazione che nella gestione del Governo degli orientamenti manifestati dal proprio partito,al fine di conservarne la fiducia. In generale può essere costretto alle dimissioni nel corso del mandato per motivi personali o politici o per l'approvazione di una mozione di sfiducia, come è successo nel secondo dopoguerra in 7 casi totali. 3) Ruolo dell'opposizione, che controlla l'azione del Governo e può avanzare le proprie proposte politico- programmatiche. Il leader del partito di opposizione è stipendiato dallo Stato ai sensi del Ministers of the Crown Act 1937.svolge la funzione di Primo Ministro dello Shadow Cabinet (governo ombra). Una parte dell’attività parlamentare si svoglie in base agli accordi tra maggioranza e opposizione, alla quale sono garantiti strumenti di controllo e importanti cariche parlamentari. Inoltre il leader dell'opposizione viene consultato dal Primo Ministro per le decisioni di importanza fondamentale per il Paese. Si può quindi affermare che nel Regno Unito sia soprattutto la dialettica maggioranza -opposizione a garantire il funzionamento equilibrato di una forma di governo parlamentare teoricamente pura, che ha assunto una natura maggioritaria e le cui caratteristiche di fondo sono rimaste immutate fino a oggi, nonostante ci siano state importanti riforme come lo Scotland Act e il Government of Wales Act del 1998, aggiornati nello Human Rights Act del 1998 e nel Constitutional Reform Act del 2005 che rafforzano i contrappesi istituzionali. - la forma di governo parlamentare a prevalenza del Parlamento: la Terza Repubblica francese Sostanzialmente diversa da quella britannica è l'evoluzione della forma di governo parlamentare monistica in Francia, dove nel corso della Terza Repubblica (1875-1940) si afferma la prevalenza del Parlamento sul Governo. Questo processo è frutto di più convenzioni di origine politica: infatti la linea teorica delle tre leggi costituzionali del 1875 (compromesso tra repubblicani e monarchici orleanisti) dà vita a un governo parlamentare dualistico. Da un lato viene sancita la responsabilità politica del governo verso il Parlamento e viene proclamata la Repubblica con un presidente eletto per 7 anni dall'Assemblea Nazionale e i cui poteri sono soggetti alla controfirma ministeriale. Dall'altro l'Esecutivo è bicefalo, con ministri nominati dal Presidente e responsabili anche nei suoi confronti. Accanto alla Camera dei deputati elettiva c’è un Senato indirettamente rappresentativo soprattutto dei piccoli comuni rurali. Infine il Capo dello Stato Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 può sciogliere la Camera su parere conforme del Senato. La situazione cambia con la Costituzione Grévy che deriva dalla dichiarazione del presidente Grévy succeduto a McMahon nel 1879, in base al quale il potere di scioglimento cade in disuso e il Presidente svolge un ruolo estraneo all'indirizzo politico - e quando tenta di affermare una posizione più attiva è costretto a dimettersi dallo “sciopero dei ministeri”, cioè il rifiuto della Camera di collaborare con un qualsiasi governo dal Presidente nominato-. INDIRIZZO POLITICO: nella determinazione dell'indirizzo politico il Parlamento svolge un ruolo preponderante grazie anche alle commissioni permanenti, che gli consentono di controllare il Governo e di intervenire attivamente nell'amministrazione degli affari dei singoli dicasteri. Inoltre si inaugura la prassi per cui per la responsabilità politica del Governo è sufficiente un voto negativo del Parlamento o di una sua commissione su una proposta dell'esecutivo per provocarne le dimissioni. La figura del Presidente del Consiglio non è espressamente prevista e si afferma in via di prassi fino a essere riconosciuta dalla legge finanziaria del 1934. Dopo la prima guerra mondiale si verifica la tendenza al rafforzamento dell'Esecutivo grazie al ricorso su autorizzazione del Parlamento ai dècrets-lois che possono modificare le leggi vigenti. Tuttavia questi governi sono fortemente instabili in quanto derivano da accordi di coalizione tra partiti scarsamente disciplinati. In definitiva l'esperienza francese si basa su una molteplicità di partiti flessibili e sulla supremazia del Parlamento.Perciò è stata definita “a regime di assemblea” o “a parlamentarismo assoluto”, nella quale il Parlamento diventa padrone su tutta la linea- - La forma di governo parlamentare razionalizzata dopo la prima guerra mondiale: la Repubblica di Weimar Le costituzioni repubblicane all'indomani della Prima Guerra Mondiale adottano la forma di governo parlamentare, ma si propongono allo stesso tempo di razionalizzare il suo funzionamento per rafforzare la stabilità dell'Esecutivo, mettendo per iscritto alcune norme sul rapporto di fiducia e stabilendo che il Governo ha l'obbligo di dimettersi solo nell'ipotesi di approvazione di una mozione di sfiducia da parte del Parlamento. Si afferma una prevalenza del Parlamento sul Governo e un ridimensionamento del ruolo del Capo dello Stato, secondo un'impostazione monistica. In Austria la costituzione del 1920 si ispira a un monismo forte. Al centro della forma di governo vi è il Parlamento, in particolare il Consiglio Nazionale eletto con sistema proporzionale, mentre il Consiglio federale, rappresentativo dei Lander, può esercitare solo un veto sospensivo sulle deliberazioni del Consiglio Nazionale. Il Governo viene eletto dal Consiglio Nazionale, e il Presidente della Repubblica viene eletto da entrambe le due Camere riunite nell’Assemblea federale, i cui atti sono sottoposti alla controfirma ministeriale. Il Consiglio Nazionale si può solo auto-sciogliere ed elegge una Commissione centrale per i regolamenti governativi e i provvedimenti di urgenza. Viene creata per la prima volta una Corte Costituzionale che controlla la legittimità costituzionale delle leggi e vengono previste diverse ipotesi di referendum di iniziativa popolare in materia legislativa e costituzionale (istituti entrambi che si mal conciliano con la Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 concezione della sovranità del Parlamento), per questo motivo questa forma di governo non è più “assembleare” di quella della Terza Repubblica francese La Costituzione cecoslovacca del 1920 riconosce maggiori poteri al Senato e al Presidente della Repubblica + prevede una forte razionalizzazione della mozione di sfiducia, che va presentata da almeno 100 deputati, che non può essere discussa prima di 8 giorni dalla presentazione e che va approvata a maggioranza assoluta della Camera dei Deputati. In Germania la situazione diversa, perché viene adottata un'impostazione dualistica.Si prevede accanto al Parlamento un Presidente dotato di una più forte legittimazione poiché investito dal popolo e titolare di maggiori poteri (Costituzione di Weimar del 1919) così come in Finlandia (Costituzione del 1919). Questo si verifica perché c'era stato in precedenza un sostanziale fallimento della razionalizzazione di tipo assembleare con importanti revisioni costituzionali (polacca 1926/austriaca 1929/ lithuania 1928). Tra le costituzioni razionalizzate del primo dopoguerra merita una menzione particolare quella di Weimar, prima Costituzione democratica della Germania e punto di riferimento negativo/ positivo per le Assemblee costituenti del secondo dopoguerra. Essa entra in vigore nel 1919 sulla base di un compromesso socio-politico, ideale e istituzionale. Alla base vi è una mediazione tra forze popolari-forze conservatrici. Essa si fonda su un dualismo di principi quello della sovranità popolare e quello della autorità-unità dello Stato, che trovano il riferimento rispettivamente nella Camera elettiva (Reichstag) e nel Presidente del Reich. Differenza con il parlamentarismo dualista ottocentesco: previsione di un Presidente eletto dal popolo e definizione della forma di governo come regime pluralistico conciliante vari sottosistemi di governo, come regime parlamentare a prevalenza dell'esecutivo e come forma di governo semipresidenziale. Tale forma di governo si basa su un equilibrio fragile tra forze contrapposte e su un multipartitismo estremo, con partiti antisistema e un sistema fortemente proporzionale, causa del frazionamento della Camera e dell’instabilità dei governi. Il principio base è la previsione del rapporto di fiducia e dell'obbligo dei ministri di dimettersi per espresso voto di sfiducia (art.54 Cost), inoltre il Presidente ha il potere di sciogliere il Reichstag solo una volta e per lo stesso motivo (art. 25), previsione che può essere facilmente aggirata. Si afferma l'interpretazione per cui la fiducia debba essere non espressa, ma presunta, il che consente la formazione di governi di minoranza. PARLAMENTO: costituito da Camera elettiva + un Senato (Reichstrat), rappresentativo dei governi dei Lander e che ha un potere di veto sulle leggi ordinarie/ di revisione costituzionale. Nell'ambito del GOVERNO il principio monocratico, rappresentato dal Cancelliere che ha potere di direttiva politica, si contrappone al principio collegiale e pare che nessuno dei due abbia una chiara prevalenza. PRESIDENTE del Reich viene eletto a suffragio universale: se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti, non c'è un turno di ballottaggio ma un secondo turno nel quale viene eletto che ottiene la maggioranza relativa. Durata mandato 7 anni, rieleggibile. Egli titolare di notevoli poteri, i suoi atti devono essere controfirmati. Inoltre, accanto all'indirizzo politico ordinario del governo- parlamento, è previsto un indirizzo politico “straordinario o di riserva” ex art. 48 Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 Cost al Presidente che in caso di minaccia o turbamento dell’ordine/sicurezza pubblica, può adottare ogni misura necessaria, compreso l'intervento militare e sospendere l'efficacia dei diritti sanciti nella Costituzione. E’ prevista anche una destituzione popolare del Presidente su iniziativa del Reichstag (art. 43 Cost), anche se di improbabile applicazione sia in quanto richiede il voto di una maggioranza qualificata di 2/3 dell'Assemblea. sia in quanto il rigetto della proposta da parte del corpo elettorale ha come effetto rielezione del Presidente e scioglimento della Camera. Duplice componente in questa forma di governo: una parlamentare- rappresentativa basata sul rapporto di fiducia Camera elettiva-Governo, l'altra presidenziale-plebiscitaria, fondata sul rapporto diretto tra corpo elettorale-Capo dello Stato. Nella prassi, fino al 1930 prevale la componente parlamentare, con governi eterogenei e instabili. Successivamente emerge la componente presidenziale con il ricorso del Presidente Von Hindenburg alle ordinanze di necessità ex art 48 in materia economica-finanziaria e sociale e alla nomina di governi presidenziali minoritari. Agli inizi del 1933 Hitler cancelliere, fine dell'esperienza di Weimar e avvento del regime nazionalsocialista. - La razionalizzazione nel secondo dopoguerra: la Quarta Repubblica francese RAZIONALIZZAZIONE ⇢ Costituzioni entrate in vigore nel secondo dopoguerra miravano a garantire la democraticità e l'efficienza della forma di governo parlamentare. La nuova razionalizzazione consiste nel disciplinare il rapporto di fiducia nei suoi vari aspetti al fine di stabilire di garantire la stabilità dell'Esecutivo e di prevedere vari organi di garanzia (Capo dello Stato e Corte Costituzionale) chiamati a mediare e risolvere i potenziali conflitti tra i poteri dello Stato. La razionalizzazione non assume dovunque la stessa ampiezza né produce gli stessi effetti, essendo condizionata dal sistema elettorale e dal contesto socio-politico. In Francia dopo la parentesi del governo dittatoriale di Vichy 1940-44 viene inaugurata la Quarta Repubblica con l'approvazione mediante referendum popolare nel 1946 di una nuova Costituzione, che prevede una forma di governo parlamentare monistica razionalizzata. PARLAMENTO: due Camere, Assemblea nazionale eletta con sistema proporzionale, Consiglio della Repubblica che rappresenta le collettività locali. Si tratta di un bicameralismo imperfetto perché la seconda Camera non esercita il controllo politico verso il Governo, funge da Camera di riflessione a livello legislativo.ESECUTIVO: due organi, Presidente della Repubblica, eletto dal parlamento per 7 anni e titolare di poteri ridotti + Governo che comprende Consiglio dei Ministri e Presidente del Consiglio. Da qui derivano gli elementi di razionalizzazione della forma di Governo: 1- Procedimento di formazione del Governo art. 45 Costituzione: Presidente del Consiglio designato dal Presidente della Repubblica ⇢ ottiene fiducia dall' Assemblea nazionale a maggioranza assoluta ⇢ nominato dal Capo dello Stato insieme ai ministri da lui scelti. Questo sistema deve garantire un Primo Ministro forte grazie alla fiducia ottenuta sulla sua persona, però in realtà le maggioranze di coalizione risultano fragili e instabili. Infatti nella prassi si verifica che il Scaricato da matilde bianchi ([email protected]) lOMoARcPSD|47268064 Presidente del Consiglio non riesca a formare una maggioranza o dia vita a compagini deboli che vengono entro breve tempo sconfitte dall'Assemblea, con le sue conseguenti dimissioni. Per far fronte a questa situazione varate due riforme: 1951 modificata la legge elettorale proporzionale con la previsione che in ogni dipartimento le liste apparentate che ottengono la maggioranza assoluta dei voti conquistino tutti i seggi / 1954 revisione dell'art 45 Cost, Presidente del Consiglio e i ministri sono sottoposti congiuntamente al voto di fiducia e per l'ottenimento della fiducia è sufficiente la maggioranza semplice. Tali riforme non producono effetti significativi, tant’è vero che nell'arco di 12 anni si hanno 21 governi diversi. 2- Art 49 Cost la questione di fiducia può essere posta su una misura specifica dal Presidente del Consiglio dei Ministri su delibera dell'organo collegiale e negata solo dalla maggioranza assoluta dell'Assemblea nazionale. 3- Art 50 Cost analoga maggioranza di cui sopra richiesta per l'approvazione di una mozione di censura che obbliga il Governo a dimettersi 4- Art 51 Cost per evitare un uso arbitrario da parte del Governo dei sistemi di cui sopra, stabilisce rigide condizioni per il ricorso allo scioglimento dell'Assemblea Nazionale, che può essere deliberato in Consiglio dei ministri solo quando nell'arco di 18 mesi siano avvenute due crisi di governo parlamentare (ed è difficile che ciò si verifichi). In definitiva la razionalizzazione della Quarta Repubblica fallisce sia per le forti divisioni politiche-sociali sia perché non si riesce a costruire un soddisfacente equilibrio tra esigenze di autonomia e di stabilità del Governo e il principio della sovranità del Parlamento - La forma di governo parlamentare in Italia In Italia la forma di governo parlamentare viene adottata all'interno dell'Assemblea Costituente del ‘46, con l'approvazione da parte della Seconda So