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Riassunto Comunicazione Istituzionale e Pubblica(2).pdf

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“APPUNTI DI COMUNICAZIONE POLITICA E D’IMPRESA”: RIASSUNTO PRIMA PARTE: LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA CAPITOLO 1: LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA 1.1. Il ciclo della comunicazione L’impresa è una rete sociale di scambi reciproci dei saper...

“APPUNTI DI COMUNICAZIONE POLITICA E D’IMPRESA”: RIASSUNTO PRIMA PARTE: LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA CAPITOLO 1: LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA 1.1. Il ciclo della comunicazione L’impresa è una rete sociale di scambi reciproci dei saperi, i quali necessitano di una evoluzione congiunta dei vari settori che la compongono e al cui centro risiede la comunicazione. Tutto il nostro agire si muove nel vasto ambito di quattro grandi assi socio-emotivi: 1. Avere/non avere; 2. Piacere/dispiacere; 3. Conoscere/ignorare; 4. Solidarietà/egoismo. Bisogna sempre considerare che ci troviamo di fronte a due dimensioni: il rapporto con noi stessi e con gli altri. Possono esserci diverse modalità per analizzare stati d’animo e, di conseguenza, capire come agire. A queste diverse modalità relazionali si legano due tipi di comunicazione: 1. Introversa: si risolve all’interno della nostra dimensione soggettiva. 2. Estroversa: destinata ad altri soggetti. Definizione: La comunicazione in senso lato è uno scambio di messaggi e di emozioni, mentre in senso stretto potremmo definirla “capacità seduttiva”. La comunicazione può essere: - Spontanea: senza filtri, non soggetta a valutazione rigorosa e conseguenze. - Reattiva: interviene in seguito a una sollecitazione diretta o indiretta. - Calcolata: frutto di elaborazione o rielaborazione rispetto a qualcosa di programmato, orientata a raggiungere precisi risultati. → Può manifestarsi in maniera: - Unidirezionale: senza richiesta di risposta. - Bidirezionale: si richiede una risposta, instaurando così un’interlocuzione. - Simmetrica: se gli interlocutori si collocano a pari dignità. - Asimmetrica: se gli interlocutori si posizionano su un piano differente Possiamo distinguere quattro fasi principali della comunicazione (Quadrante comunicativo): 1. Attenzione: decisiva per avviare la comunicazione nel modo migliore. 2. Ascolto: di tutte le espressioni dell’interlocutore. 3. Valutazione: dei contenuti del dialogo. 4. Feedback: la risposta che potrebbe essere definita da un sì o un no, chiudendo l’interlocuzione, oppure contenere ulteriori momenti di approfondimento o chiarimento. 1.2. Il comunicatore Il comunicatore è colui che organizza il messaggio sotto il profilo del contenuto, dello strumento che adotta per comunicare (il canale) e del linguaggio (codice) che adopera a seconda del pubblico (target). Le prerogative di un buon comunicatore: - Captare: intuire ciò che altri non riescono a vedere o sentire. - Concettualizzare: essere in grado di formulare proposte, elaborazioni, chiavi di lettura. - Conservare: osservare e archiviare informazioni utili nel suo lavoro. - Comunicare: colpire l’interesse dei destinatari del messaggio attraverso idee persuasive. 1.3. La comunicazione positiva e la comunicazione negativa Comunicazione positiva: Tende a coniugare immaginazione e realtà, sollecitando soprattutto l’immaginazione perché proietta aspirazione e desideri. Riveste anche una funzione di sostegno per la ricerca della felicità. Comunicazione negativa: Non genera momenti di felicità o di appagamento. Esempi: comunicare licenziamenti, soggetti frustrati che trasmettono negatività agli altri, soggetti che lavorano per scalzare qualcuno di livello più alto. Questi aspetti generano spesso il triangolo comunicativo delle “tre C”: “Competizione sfrenata, Complicazioni, Conflitto” che procurano molti danni alle aziende. In molte di queste convivono anche forme di comunicazione “opache” (menzogna, bugie). La buona comunicazione richiede trasparenza, correttezza e coerenza nei comportamenti, nel rispetto della dignità della persona. 1.4. Comunicazione, fattori personali In azienda, i risultati di una comunicazione efficace derivano anche da un’attenta osservazione delle caratteristiche personali che il nostro interlocutore presenta: - Fattori culturali: cultura (provenienza del soggetto), classe sociale di appartenenza. - Fattori sociali: gruppi di riferimento, famiglia, ruolo, status. - Fattori personali: età, profilo professionale, titolo di studio, condizioni economiche, stile di vita. - Fattori psicologici Tenere in considerazione questi fattori consente di sviluppare meglio la comunicazione di contesto. 1.5. La comunicazione nasce da un’idea L’idea è il punto di partenza di ogni cosa in un ambiente di lavoro. Bisogna saperla esprimere e comunicare, con contenuti molto chiari e obiettivi precisi. Poi bisogna selezionare i canali attraverso cui comunicarla. Esprimere e comunicare un’idea significa compiere un’operazione con semplicità di linguaggio, individuando le giuste parole per coinvolgere. Come può nascere un’idea: - Attraverso l’esperienza, il superamento di essa o l’assenza della stessa. - Utilizzando lo spirito critico, creativo e osservativo. - Affinando le capacità analitiche nella lettura dei contesti. - Alimentando le buone letture e la conoscenza. - Interpretando e anticipando i vari fenomeni. - Ricercando la visione dei vari scenari. 1.6. La comunicazione breve e veloce La velocità con cui scorrono le informazioni rappresenta un valore universale che accorcia i tempi delle relazioni, le rende globali, uniforma molto spesso le idee e consente scambi e conoscenze impensabili fino a poco tempo fa. Vantaggi: - Tempestività della risposta. - Universalità della conoscenza. Svantaggi: - Si sminuisce il valore e la complessità del lavoro altrui. - Si condizionano i rapporti personali riducendoli a semplici cenni (“mi piace”, “condivido”). - Si costringe a risposte fulminee, instaurando uno stato d’ansia della risposta. - Si produce una evidente perdita di attenzione. - Si perde di vista spesso il valore della qualità di ciò che si fa o si propone. - Si smarrisce la capacità di attesa. - La brevità dell’azione comunicativa non sempre contribuisce all’efficacia e all’efficienza del risultato che si vuole perseguire. - Brevità e velocità devono sempre essere valutate caso per caso. 1.7. L’impegno, fattore di comunicazione efficace Nei contesti di lavoro qualsiasi risultato di successo è frutto dell’impegno. L’impegno rappresenta un elemento di cura rilevante per coinvolgere nell’informazione il nostro interlocutore, facendolo riflettere sugli aspetti dei contenuti della narrazione. Ciò permette di cogliere, di ogni messaggio, gli aspetti ordinari (i fatti quotidiani), quelli inconsueti (che si verificano poco spesso), quelli straordinari (del tutto imprevisti), e gli aspetti disturbanti (“le spine nel fianco”). L’impegno comporta anche una dose di rischio personale perché predispone alla motivazione e alla responsabilità. Rappresenta il primo stadio del coinvolgimento strategico delle risorse umane e professionali. 1.8. Le 8 raccomandazioni da tenere presente 1. Osservare con attenzione tutti i particolari. 2. Essere aperti all’immaginazione. 3. Cogliere le atmosfere, perché rappresentano l’essenza del contesto. 4. Mescolare emozioni e razionalità, per non perdersi nel sentimentalismo o nel razionalismo. 5. Non cadere nella noia. 6. Evidenziare gli atti positivi, ma ricordare che buona parte della società si dispone fra chi subisce le gerarchie, la violenza, e chi le infligge. 7. Raccontare anche di fatti esistenziali e persone non banali, che valga la pena far conoscere perché esemplari ed emblematici. 8. Come nei romanzi, è l’imprevisto quello che affascina maggiormente le persone. CAPITOLO 2: COMUNICAZIONE INNOVATIVA E UMANESIMO AMBIENTALE Non sono poche le aziende in cui, in una certa fase della loro storia produttiva, professionale e relazionale, i meccanismi della comunicazione e della stimolazione creativa si inceppano. Il buon andamento dei flussi della comunicazione rappresenta l’elemento principale su cui si fonda il successo delle strategie d’impresa. Per questo è bene concentrarsi sia sugli aspetti professionali che sulla sfera esistenziale ed emotiva dei dipendenti, con una cura del soggetto che comincia a farsi più visibile nel mondo occidentale. Inoltre, ciò permette di superare il modello aziendale verticale, proiettandoci verso la “multiposizionalità” e organizzazione orizzontale. 2.1. Multiposizionalità e Organizzazione Orizzontale La “multiposizionalità” si realizza attraverso la possibilità di partecipare a più gruppi di lavoro o settori, pur rimanendo ancorati al proprio ambito di appartenenza. Questo permette di realizzare diversi obiettivi: - Uscire dal ciclo della monotonia della prestazione; - Aumentare il tasso di creatività; - Generare forme sempre più interessanti di socializzazione; - Stimolare l’emersione del talento; - Incrementare le forme di osmosi professionale; - Rendere l’impresa sempre più aderente alle flessibilità dei mercati; - Anticipare bisogni sociali; - Interpretare in maniera efficace i mutamenti degli stili di vita; - Aumentare i margini della produttività soggettiva e collettiva; - Migliorare le forme della retribuzione individuale incentivante. La “multiposizionalità” necessita di: - Una cultura d’impresa e di un management che sappiano cogliere queste nuove esigenze; - Ambienti tecnologici e sistemi organizzativi adeguati. Si tratta di alimentare e sollecitare una cultura d’impresa fondata su quattro fattori importanti: cooperazione, riconoscimento del merito, innovazione e creatività. Anche i lavoratori devono contribuire al rinnovamento dell’impresa, della società e delle istituzioni. In questa prospettiva, la comunicazione d’impresa diventa un fattore decisivo per una metamorfosi della società e del sistema delle imprese. 2.2. Ambiente, Performance Individuale e Comunicazione Le capacità comunicative hanno molto a che fare con i successi personali e aziendali. Il “Time” indica 10 azioni per migliorare la performance lavorativa: 1. Regolare il tuo rapporto con le mail. 2. Socializzare le informazioni utili: permette di conoscere e selezionare ciò che non serve effettivamente al tuo lavoro. 3. Concentrarsi sugli obiettivi, e non superare la soglia delle 8h lavorative quotidiane. 4. Affrontare subito i progetti più importanti, con la freschezza mattutina, e quelli meno importanti in un secondo momento. 5. Nutrire adeguatamente. 6. Dormire almeno 8h, sarai in grado di reggere meglio le responsabilità. 7. Se possibile, evitare il pranzo alla scrivania. 8. Lavorare a perdifiato serve a poco. 9. Rispettare la regola dell’80-20, restando sempre ancorati alla concentrazione sui progetti chiave perché l’80% dei risultati dipende dal 20% delle nostre attività lavorative. 10. Multitasking, focalizza la tua prestazione realizzando un compito alla volta senza passare mai da un compito all’altro contemporaneamente. Il “Time” produce inoltre una serie di raccomandazioni che hanno un valore d’immagine e che si riflettono in maniera non secondaria sulla comunicazione del tuo ambiente di lavoro come espressione della tua personalità, influenzando non poco i termini dell’interlocuzione con gli altri: - Dai importanza all’estetica dell’ingresso della tua postazione di lavoro. - Seleziona opportunamente l’arredo. - Correda l’ambiente di colori e odori. - Evita l’affollamento di oggetti inutili e ordinari. - Presta attenzione ai dettagli. 2.3. Il Modello “Aira”: Ascolta, Impara, Rifletti e Agisci Il modello “Aira” consente di poter valutare i risultati di ciò che abbiamo introdotto e i livelli di successo delle nostre azioni che devono nutrirsi di due aspetti di valore: - La tenuta degli equilibri esistenti. - L’introduzione di caratteri innovativi. Il comunicatore deve affidarsi anche all’intuizione e all’emozione, ma deve basarsi anche sulla realtà delle cose, alla quale attacchiamo le aspettative ed elaboriamo obiettivi che ci porteranno forse verso il successo attraverso adeguate e specifiche strategie di comunicazione. Il livello di successo è rappresentato dallo scarto fra la realtà oggettiva e la realizzazione delle aspettative. 2.4. Ogni Azione Comunicativa Richiede una Strategia Definire una strategia comunicativa significa avere presente quali sono gli obiettivi. Rifacendoci al modello Aira, ci sono tre fasi: 1. ANALISI: analizzare il contesto, ascoltare tutti i soggetti che possono contribuire a meglio configurare il contesto. 2. RIFLESSIONE: definizione delle soluzioni che servono per raggiungere il successo dell’azione comunicativa. A seguito di questa riflessione, ci si concentra sul posizionamento della comunicazione: sul marchio, sul prodotto, sull’organizzazione; il posizionamento determinerà il peso di tutte le azioni strategiche della comunicazione che devono essere il più delle volte: credibili, seduttive, originali. Sarà inoltre importante determinare le risorse finanziarie e umane disponibili. Individuato il posizionamento scatta l’identificazione dei “bersagli” della comunicazione. 3. AZIONE: mettere in atto i processi comunicativi finali: cura dei testi e della grafica, scelta dello strumento comunicativo eccetera. Il motore dell’azione comunicativa è la scelta del messaggio, che deve essere coerente con gli obiettivi che vogliamo raggiungere e le strategie aziendali. Un’impresa ha tre componenti fondamentali: - Strategia: tecnica d’individuazione dei principali obiettivi da raggiungere in un determinato settore. - Struttura: complesso di elementi costitutivi. - Identità: insieme dei caratteri che contraddistinguono. 2.5. Piano della Comunicazione Aziendale È un documento che definisce lo scenario e le priorità degli eventi comunicativi, oltre alla loro successione cronologica (predisposto a fine o inizio anno). Il piano della comunicazione, nel caso di eventi complessi, viene corredato da un sottopiano che specifica tutti i dettagli delle azioni comunicative. Ogni piano della comunicazione prevede momenti di verifica dei risultati e ciò potrà avvenire trimestralmente, semestralmente o a fine gestione annuale. Le verifiche effettuate nel corso dell’anno servono a stabilire il grado di successo o d’insuccesso che l’azione comunicativa ha reso, ad apportare eventuali correttivi in corso d’opera; mentre le verifiche di fine anno sui risultati conseguiti dalla comunicazione permettono di tracciare un bilancio complessivo delle azioni comunicative e, sulla base di questi risultati, si predispone il piano della comunicazione per l’anno successivo. 2.6. Alcuni Tipi di Comunicazione A seconda della tipologia di azienda e delle caratteristiche societarie, può mutare l’assetto che assume la comunicazione: - Comunicazione dall’alto verso il basso: rappresenta la forma classica di comunicazione aziendale; è un modello ritagliato sul datore di lavoro, supervisore dei messaggi più importanti e talvolta anche di quelli che rivestono meno importanza. La comunicazione dall’alto verso il basso rappresenta un modello comunicativo cui corrisponde una visione gerarchica della gestione delle risorse umane e professionali un po’ primitiva. - Comunicazione dal basso verso l’alto: riguarda le attività sindacali e si occupa di gestire la cassa integrazione, sicurezza, orari di lavoro e strategie. - Comunicazione orizzontale: modello orientato alla collaborazione dei dipendenti. Si basa su un rapporto simmetrico di comunicazione dove tutti ricevono le medesime comunicazioni. Se si lavora in trasparenza, si crea una dimensione ottimale, con benefici aziendali notevoli. Quando i flussi della comunicazione non vengono gestiti adeguatamente si registrano le cosiddette “barriere della comunicazione”. E sono tre: 1. Incomprensione: spesso deriva dalla complessità del messaggio. 2. Utilizzo di un linguaggio non lineare da parte di chi scrive i messaggi. Per essere più incisivi, conviene seguire le quattro massime di Grice: quantità, qualità, forma e rilevanza. 3. Incompetenza: rappresenta un grande ostacolo per la comunicazione dall’alto verso il basso. CAPITOLO 3: LA COMUNICAZIONE EFFICACE: EVITARE DI FARE ERRORI 3.1. I Quattro Fronti della Comunicazione La comunicazione si svolge su quattro fronti: 1. Parola 2. Cartaceo 3. Video parlato 4. Web Questi linguaggi vanno sempre adeguati agli obiettivi, target e contesto. Nel mondo dell’impresa, oltre alla comunicazione interna, ad esempio attraverso le videoconferenze, abbiamo le riunioni, che rappresentano un momento di socializzazione, solidarietà e cooperazione. Perché si fa una riunione? Una riunione viene indetta per raggiungere un preciso obiettivo. La presentazione deve essere preparata con la massima accuratezza, per questo in genere viene affidata a un manager o al responsabile del settore interessato. 3.2. Riunioni Operazioni preliminari: - Definire l’obiettivo, i settori interessati e le persone da invitare. - Strutturare la relazione introduttiva. - Chiarire chi saranno i parlanti (turni di parola), la durata dell’intervento e la focalizzazione dei passaggi più importanti della relazione. - Calcolare tutte le fasi temporali dell’incontro per dare concretezza alle decisioni che devono scaturire in tempi rapidi a fine incontro. Caratteristiche della relazione: - La relazione può essere orale oppure scritta. La relazione scritta è meno coinvolgente ed è necessario curare forma e contenuti. - Il titolo (se necessario il sottotitolo) deve essere breve, incisivo, incuriosire e contenere la sintesi essenziale dei contenuti. 3.3. Come Organizzare il Pensiero Una volta definite le finalità e i contenuti delle riunioni, il relatore dovrebbe lasciare fluire le sue idee per poi rielaborarle attraverso il principio della “distillazione”, ordinando, tagliando e “ripulendo” la relazione. Comportamento nelle riunioni: - Presentarsi mostrando personalità, sicurezza di sé, capacità personali e idee chiare. - Porsi in maniera reverenziale nei confronti delle gerarchie aziendali. - Mostrarsi umili, attenti all’ascolto e determinati nel sostenere confronti. - Intervenire strettamente sul tema trattato con brevità. - Usare un ritmo incalzante per evitare il calo di ascolto. - Ascoltare attentamente per conoscere, formarsi un’opinione e intervenire con cognizione di causa. - Accettare critiche e pareri negativi. - Parlare a nome di un gruppo anziché a titolo personale. - Esplicitare i nomi quando si condividono opinioni e proposte altrui per ampliare alleanze e consensi. - Evitare distrazioni. - Far emergere la cooperazione come punto di forza. - Strutturare una scaletta mentale o scritta dell’intervento. - Scomporre problemi complessi affrontandoli con coerenza di contesto. - Facilitare gli altri a esprimere la loro opinione. - Cercare il dialogo e il confronto evitando conflitti. - Rendere chiaro ed esplicito ogni concetto espresso. - Usare un tono discontinuo. - Evitare gerarchie negli interventi; la riunione deve avere un carattere colloquiale e di scambio. - Aggiungere nuove informazioni alle già possedute. - Stimolare la competizione cooperativa. - Evitare luoghi comuni. - Non ergersi a primo della classe. - Adottare il principio della soluzione finale condivisa per sottolineare consenso e volontà comune. - Inviare a tutti i partecipanti una nota sintetica di quanto discusso e deciso per generare senso di coinvolgimento e identità comune. 3.4. Ascolto, Tecniche Verbali e Non Verbali - Se si perde qualche passaggio di ciò che viene esposto, utilizzare la tecnica dell’eco, riprendendo le ultime parole. - Esplicitare il senso e le implicazioni del messaggio per far sentire il proprio interesse. - Prestare attenzione agli stati d'animo degli altri. - Stimolare ulteriori chiarimenti se necessario. - Essere costantemente rassicuranti, evitando atteggiamenti volti a esasperare gli stati d'ansia. Ma serve soprattutto una vigilanza attiva nell’interlocuzione: - Sapere bene ciò che si vuole dire. - Capire ciò che si dice. - Comprendere cosa l'altro ascolta e sente. Inoltre, non sempre nelle riunioni si possono risolvere tutti i problemi introdotti, per questo bisogna: - Avere sempre una risposta per conferire senso di sicurezza. - Guardare alla fase finale per dare senso a tutte le azioni successive. - Evitare che i sentimenti negativi assorbano troppe energie. - Comunicare con cura del destinatario per evitare insuccessi. 3.5. Comunicazione e Ansia Professionale Si conosce molto bene all'interno delle imprese l'ansia professionale dei manager, legata al conseguimento dei risultati. Il modo migliore per combattere l’ansia e realizzare condizioni ottimali di comunicazione è: - Infondere senso di fiducia nella possibilità di migliorare. - Curare costantemente la percezione dell'identità. - Far prevalere sempre il principio della trasparenza. - Rovesciare qualsiasi sentimento di scetticismo, facendo prevalere l'affidabilità altrui. - Sostenere la tendenza ad assumersi le proprie responsabilità. - Lavorare sempre per costruire la sensazione di appartenenza a un gruppo. - Scegliere la semplificazione dei meccanismi rispetto alla complessità delle soluzioni. Gli stati d'ansia spesso sono sintomatici di carenze personali, soprattutto di competenze. È possibile superare questi stati facendo leva su alcune competenze chiave: 1. Conoscere bene la materia e, se necessario, ricorrere a formazione adeguata. 2. Possedere tecniche di comunicazione per gestire al meglio le relazioni. 3. Affinare le capacità di lettura dei contesti attraverso osservazione, analisi e esperienza. 4. Coltivare disponibilità e spirito di collaborazione. 5. Lavorare in gruppo. 6. Essere autonomi, assumersi responsabilità e agire con coraggio. 7. Suscitare coinvolgimento ed entusiasmo. 8. Svolgere un'analisi critica del proprio operato. 9. Essere propositivi, progettuali e innovativi. In ogni situazione, il grado e l'intensità del nostro operato devono essere commisurati all’ambiente di lavoro e alle aspettative. La competenza è un insieme di capacità, esperienze, conoscenze, motivazioni e caratteristiche personali che devono essere ben convogliate per produrre azioni efficaci. CAPITOLO 5: L’INNOVAZIONE È IL CENTRO DI OGNI COSA 5.1 I Consigli di Oscar Farinetti Oscar Farinetti, nel suo libro “Coccodè. Il marketing-pensiero di Oscar Farinetti”, sottolinea l'importanza dell'innovazione continua per il successo d'impresa. Nel 2007, ha elencato 18 valori fondamentali che mettono in evidenza questa ricerca costante: 1. Pensare come se fossimo dei bambini. 2. Chiedersi “Cosa pretenderà il futuro?”. 3. Sperimentare, sbagliare, adattarsi con dinamismo. 4. Diffidare dei perfezionisti che non sbagliano e dai conservatori che non corrono mai rischi. 5. Gestire il limite, significa andare al limite estremo delle possibilità ma non oltre. 6. Arrivare per primi al futuro. 7. Avere “fuoco nella pancia e ghiaccio nella testa”. 8. Essere contrari alla moderazione; essere caldi o freddi. 9. Trovare la via buona sia per il business che per i nostri valori. 10. Meglio prendere 30 decisioni in un giorno, anche se 10 sono sbagliate, che solo 3 giuste. 11. L'unico modo per eliminare i rischi è commettere errori, ma solo una volta. 12. Se le cose sembrano sotto controllo, allora non si sta correndo abbastanza. 13. Porre domande stupide, poiché solo quelle arrivano al nocciolo del discorso. 14. Contare solo sul gruppo. 15. Chi continua a dire “È stata mia l’idea” non può fare parte del gruppo e quindi non è niente. 16. Creare confusione (positiva), senza confusione non c’è crescita. 17. Iniziare ogni giornata chiedendosi cosa c’è di impossibile che possiamo fare oggi. Per comprendere il marketing, è importante analizzare la TEORIA DEI CONTRASTI APPARENTI, secondo la quale il successo di un’iniziativa dipende dalla capacità di tenere insieme una serie di elementi solitamente considerati contraddittori o distanti. Ad esempio, secondo l’azienda Eataly bisogna: - Essere autorevoli nella funzione didattica verso i consumatori, ma allo stesso tempo informali per rivolgersi al pubblico con un tono più accessibile. - Mostrarsi orgogliosi per proporre l’eccellenza delle produzioni, ma anche ironici per rivolgersi a un pubblico più ampio. - Essere onesti per mediare tra la piccola produzione tradizionale e il consumo di massa moderno, ma anche furbi nell’individuare stratagemmi per muoversi in questi mondi sempre più distanti. 5.2 Comunicazione: Emozione, Comportamento, Atteggiamento e Motivazione È fondamentale distinguere la comunicazione dall’informazione: - Informazione: Mostra i dati oggettivi così come sono. - Comunicazione: Manipola i dati oggettivi per migliorare le situazioni e persuadere. La comunicazione può essere: - Pubblica: Destinata prevalentemente a soddisfare i bisogni sociali. - Nel mondo delle imprese: Per soddisfare i bisogni dei singoli e delle comunità. Da questi bisogni si diramano emozioni, comportamenti e atteggiamenti che un buon comunicatore deve conoscere e indirizzare verso percorsi positivi. - EMOZIONE: Stimolo che si presenta quando un soggetto è posto di fronte a fenomeni che determinano reazioni cognitive e fisiche, manifestandosi in maniera non prevedibile o premeditata. - COMPORTAMENTO: Termine introdotto dallo psicologo John Watson nel 1914, definito come “ogni risposta di un organismo vivente a uno stimolo oggettivamente osservabile con un mezzo qualsiasi e uniforme”. - ATTEGGIAMENTO: Indica l’orientamento attivo e selettivo dell’uomo nei confronti di un problema. Esprime la condotta di un soggetto che può manifestarsi attraverso il comportamento o verbalmente, in maniera stabile o transitoria. 5.3 La Motivazione La motivazione rappresenta l’insieme delle cause e dei fattori dinamici che determinano le caratteristiche comportamentali di un individuo. Essa serve per far scattare le ragioni per agire in un’ottica di realizzazione degli obiettivi, e può essere: - Soggettiva: Sostiene la nostra autostima. - Oggettiva: Valore intrinseco dell’impresa, del progetto o della strategia di azione. Pertanto, bisogna mantenerla attiva: - Facilitare l’inserimento nel gruppo. - Accompagnare la crescita professionale di ciascuno. - Inserire le persone nei ruoli operativi dopo un’accurata osservazione dei potenziali soggettivi. - Rigenerare e nutrire continuamente la motivazione. - Favorire il processo continuo d’interazione. Un clima ottimale d’impresa si crea attraverso: 1. Collaborazione: Apertura dei confini al contributo degli altri. 2. Trasparenza: Le informazioni non devono essere segrete. 3. Condivisione: Superamento dell’individualismo. 4. Libertà: Considerandola come fattore di democrazia aziendale. 5.4 La Comunicazione Interna ed Esterna Le aree della comunicazione d’impresa si articolano su tre partizioni: 1. Comunicazione con i Mass Media: Si sviluppa prevalentemente attraverso gli uffici stampa, riviste specializzate nei vari settori produttivi e scientifici, canali web, TV e radio. 2. Comunicazione Interna: Rappresenta la capacità degli attori dell’impresa di comunicare in modo trasparente, conferendo grande valore qualitativo. Permette di: - Fornire conoscenze alla totalità dei dipendenti. - Sviluppare coesione e identità. - Diffondere valori, missione, strategie e stimoli innovativi. Seguendo lo schema francese, la comunicazione interna potrebbe essere raffigurata tramite 6 componenti interattive: 1. Informazione: È il cuore del business. La circolazione delle informazioni deve essere tempestiva, precisa e chiara. 2. Facilità d’uso: Fondamentale per un buon rapporto funzionale tra i dipendenti e tra coloro che operano all’esterno dell’impresa. 3. Partecipazione: Valore d’impresa che permette ai dipendenti di essere responsabili non solo nel loro campo, ma anche nelle decisioni che riguardano l’intera organizzazione. 4. Federazione: Impegno di tutti per obiettivi condivisi e valori comuni. 5. Implicazione: I dipendenti si coinvolgono investendo energia nel settore professionale. 6. Identificazione: Riconoscimento e integrazione nella comunità aziendale, provocando un sentimento di orgoglio e identità. 3. Comunicazione Esterna: Rappresenta l’insieme di azioni comunicative rivolte ai cittadini, al sistema delle imprese, alle istituzioni e alle diverse categorie del mondo associativo. Serve a creare una rete di consensi attorno all’operato delle imprese, rendendo noti i servizi, pubblicizzando prodotti, sensibilizzando i clienti con campagne mirate e facendo conoscere le diverse attività d’impresa. 8 presupposti che contribuiscono al successo comunicativo: 1. Concretezza e fattibilità della proposta. 2. Tempestività realizzativa. 3. Capacità persuasiva del messaggio. 4. Capacità di coinvolgimento dei cittadini. 5. Previsione di una quota propositiva di innovazione anticipando bisogni e tendenze del corpo sociale e produttivo. 6. Rispetto del pluralismo e della dignità delle persone. 7. Adozione del principio della tutela dei beni comuni e della salute dei consumatori. 8. Adozione del principio della trasparenza. 5.5 La Ripetizione può Nuocere Per evitare che la ripetizione svaluti la comunicazione e il ruolo del comunicatore, è fondamentale creare spunti e notizie nuove, individuando il taglio giusto in base al contesto e al target. Utilizzare uno stile personale, con semplicità narrativa e originalità, evitando stereotipi e frasi fatte, è essenziale. La narrazione deve essere oggettiva e raccontare la verità dei fatti senza pregiudizi, permettendo a chi ascolta di formarsi un'opinione propria. 5.6 Comunicazione e “Disruptor” Il disruptor è colui che ha la capacità di introdurre modificazioni radicali in tutta la struttura aziendale o solamente in parti di essa. In genere, si tratta di un soggetto con forte motivazione che spazia in maniera fluida e intelligente nel suo campo di competenza. Il disruptor può essere un imprenditore, un leader del pensiero, oppure un semplice provocatore; egli può agire da solo, ma solitamente si accompagna a un apposito team. Agisce attraverso gli strumenti della comunicazione e delle idee e talvolta si assume il compito di reperire risorse per realizzare un determinato progetto, coinvolgendo anche altri professionisti. Inoltre, può essere: - Soggetto d’azione: agisce immediatamente dopo aver individuato la chiave del cambiamento. - Soggetto concettuale: persona che pensa, spinta da una motivazione meno forte del primo e che agisce in tempi meno rapidi, ma dopo aver effettuato ragionamenti accurati. Può possedere ambedue le caratteristiche; in quel caso, aumenta il suo valore. 4 tipi di disruptor: - Leader della sperimentazione: lavora in team, è un abile ricercatore di risorse adatte ai suoi progetti, agisce con immediatezza superando anche ostacoli burocratici; - Provocatore: è concentrato maggiormente sulle idee piuttosto che sull’azione, assumendo spesso funzioni di critico esperto; spinge la soluzione con coraggio fin oltre i limiti; - Leader del pensiero: è portatore di progetti e idee di alto profilo che devono essere collegate nei livelli della realtà in cui si dovranno realizzare; - Problem solver: è un disruptor capace di individuare e intuire modalità applicative e realizzative di proposte spesso coraggiose e innovative. Ha la caratteristica di essere molto caparbio e motivato. 8 Doti di un Leader: 1. Possedere una buona capacità di comunicazione orale e scritta, per essere compresi, persuadere, coinvolgere e motivare. 2. Usare le risorse umane al massimo del loro potenziale, sviluppandolo e rafforzandolo. 3. Saper costruire lavoro di squadra e un clima di ottimali relazioni. 4. Trovarsi sempre pronto a prendere l’iniziativa arrivando prima degli altri. 5. Prendere decisioni solamente quando sono frutto di un’attenta analisi e valutazione del contesto e delle conseguenze. 6. Saper infondere uno stile etico che possa essere riconosciuto come valore d’impresa. 7. Avere sempre presente che il lavoratore è una persona e in quanto tale è meritevole di un rigoroso rispetto della sua dignità. 8. Usare coraggio senza essere mai avventati (con il fuoco nella pancia ma il ghiaccio nella testa). CAPITOLO 6: IMPRESA E COMUNICAZIONE DI GENERE 6.1. Le Caratteristiche di Genere In molti luoghi di lavoro permangono ancora notevoli differenze e pregiudizi di genere, soprattutto nei confronti delle donne, come se non fossero in grado di affrontare il mondo del lavoro. Caratteristiche di Genere: - Donna: Maggiore sensibilità, coglie dettagli che l’uomo non riesce a percepire. Riesce a interpretare in maniera più immediata fenomeni di qualsiasi natura. Maggior senso di concretezza. - Uomo: Percepisce con maggiore superficialità. Di solito è convinto di essere nel giusto e di comprendere bene ciò che gli sta intorno. Sicuro di sé, ama le sfide, vuole apparire come un comunicatore efficace. Gli uomini nutrono spesso forti pregiudizi nei confronti delle donne. Queste ultime sono penalizzate nella carriera, durante i processi decisionali, e sono poco previste nei piani strategici aziendali. Tuttavia, negli ultimi anni, i due generi si ritrovano spesso a contendersi la supremazia. La componente femminile ha segnato buoni risultati in campo professionale e giuridico. La componente maschile ha due vie d’uscita: - Conservazione: compiere atti e strategie per riguadagnare posizioni. - Riformismo: predisporre il completamento delle pari opportunità e rendere la società più equilibrata. Una società equilibrata è quella che sa valorizzare il genere femminile in una visione d’equilibrio e armonizzazione tra generi e generazioni. Parte del percorso riequilibratore delle differenze di genere è stato compiuto; tuttavia, permangono ancora distacchi consistenti (a discapito delle donne) nella collocazione professionale, nei sistemi di valutazione e remunerazione, e nella disparità di condizioni. CAPITOLO 7: LA GESTIONE DEI PROCESSI COMUNICATIVI 7.1. Le Espressioni della Comunicazione La comunicazione utilizza vari mezzi per far circolare i significati, attraverso la parola (linguaggio verbale), la gestualità (linguaggio non verbale) e forme apparentemente "mute" come la fotografia, la pittura e la scultura. È attraverso l'osservazione e l'esplorazione che riusciamo a percepire e interpretare queste forme comunicative, dando loro significati e messaggi. Secondo Michael Porter, nelle aziende la cosa più importante è la gestione dei processi: - Processi primari (aspetti vitali): obiettivo, target, linguaggio, strumento comunicativo, feedback. - Processi secondari: piano della comunicazione dell’evento comunicativo e dettagli organizzativi. Messaggio Verbale Scritto: Qualsiasi testo scritto può essere utilizzato per avviare il processo comunicativo e la sua struttura dipende dal genere di messaggio. Le tecniche differiscono non solo per la natura dell’obiettivo e del target, ma anche dalle varianti degli ambiti di destinazione. Ha 2 caratteristiche: Una volta redatto e inviato non potrà più essere modificato. Nel messaggio scritto le emozioni che si vogliono provocare nel destinatario vengono immaginate selezionate spesso in virtù di target virtuali; inoltre, nella predisposizione del messaggio la strutturazione del pensiero si manifesta attraverso il linguaggio e la rappresentazione della realtà che si compie attraverso le parole e le immagini. Per organizzare il pensiero viene consigliato ti lasciar fluire le idee così come affiorano nella mente procedendo successivamente al loro riordino, alla ripulitura, alle integrazioni, ai tagli, seguendo sempre il tracciato dei filoni gerarchici. Una volta organizzata la struttura del pensiero attraverso la gerarchia delle idee, è conveniente mettere giù degli appunti. Lo stile deve essere sempre adattato la natura del messaggio e dei suoi destinatari, improntato alla semplicità del linguaggio affinché tutti possano comprenderlo. A questo proposito è opportuno che è un testo destinato ad altre persone venga sottoposto all'indice di leggibilità. Un testo deve essere composto da un titolo (e se necessario da un sottotitolo o sommario) che rappresenta un motivo di grande richiamo per un lettore e può condizionarne il successo nella misura del 60%. 7.2. Il Messaggio Verbale Orale Il messaggio orale è il più efficace per trasmettere contenuti e raggiungere scopi. Dipende dalle doti naturali del trasmettitore e dalle tecniche di comunicazione, tenendo conto di vari fattori influenti. Come il messaggio scritto, si procede a strutturare una scaletta scritta o mentale dove si appunteranno gli argomenti principali e secondari; in alcuni casi si studiano preventivamente anche le possibili domande che potranno pervenire dall’uditorio. Anche il corpo riesce a comunicare: - Postura: portamento eretto esprime fiducia. - Sguardo: sintomo di attenzione. La percezione iniziale di una persona si forma in 600 millesimi di secondo e nel 70% dei casi è accurata. - Tono: non troppo alto né troppo basso, deve essere discontinuo e legato alle fasi espositive (La parola influenza il 7% della comunicazione, il tono il 38%, e il linguaggio non verbale il 55%.) Influenza del Messaggio: - È importante conoscere il pubblico, i loro bisogni reali, provenienze, livelli professionali, culturali e sociali. - L'incontro deve essere motivo di apprendimento reciproco; se gestito male, può diventare un focolaio di diffidenza e ostilità. 7.3. Quando un Incontro Può Ritenersi Utile - Deve essere convocato quando lo si ritiene necessario; - È condotto con la partecipazione attiva dei presenti e alla fine ha prodotto un piano operativo; - Permette un confronto schietto; - Offre la possibilità di sviluppare forme di verifica per misurare gli obiettivi prefissati. 7.4. Stili e Profili Comunicativi Stili comunicativi: - Stile Autoritario: ascolta poco gli altri, non partecipa emotivamente, non predilige il lavoro di gruppo, possiede un elevato senso di autostima. - Stile Partecipativo: attento al contesto, partecipa emotivamente, coinvolge negli obiettivi, orientato al dialogo, valorizza il rapporto altrui. - Stile Flessibile: si orienta in più direzioni, attento ai momenti decisionali, raggiunge risultati efficaci, coinvolge gli altri, parzialmente autoritario e partecipativo. - Stile Eterocentrico: pone gli altri al centro della situazione comunicativa, ha un spiccato senso dell’ascolto, coinvolge nella predisposizione degli obiettivi, sa motivare, fonda il proprio ruolo sulla capacità professionale più che sull’autoritarismo. Oltre agli stili della comunicazione, si possono tracciare profili di dipendenti: - Indeciso: esita e non prende decisioni tempestive. - Chiacchierone: parla molto, poco attento a ciò che viene detto. - Silenzioso: risponde appena, sembra non ascoltare. - Importante: si mostra competente su tutto, contraddice spesso. - Distratto: manifesta poca attenzione, non partecipa ai processi decisionali. - Polemico: quasi sempre in disaccordo, convinto di sapere molto. - Riflessivo: si muove con lentezza. - Perfettista: raccoglie informazioni prima di esprimersi, capace di produrre alternative utili, soppesa le alternative prima di decidere, affidabile. 7.5. Il Feedback Il feedback è la parte finale del processo comunicativo. La risposta al messaggio ricevuto o inviato è molto importante per verificare se il messaggio è arrivato al destinatario. Caratteristiche di un feedback efficace: - Basato su fatti concreti, tempestivo e controllabile da chi lo riceve. - Fatto con finalità positive e diretto. - Inefficace se si riferisce a cose o persone in generale, senza specificazione del target, basato su impressioni non oggettive, lontano dagli eventi o con finalità punitive, e se è indiretto. SECONDA PARTE: LA COMUNICAZIONE POLITICA CAPITOLO 1: CAPIRE PER COMUNICARE 1.1. La crisi e la trappola della paura Molti pensano che le tecniche della comunicazione possano diventare fattore decisivo per il successo di qualsiasi messaggio. Non ci sono traguardi facili senza l'ausilio di contenuti chiari, utili e credibili. Inoltre, la crisi ha eroso e ridotto valori etici e politici; ciò diffonde paura e insicurezza. Questo fenomeno colpisce le persone dotate di scarso senso della conoscenza e della riflessione, ma attraversa anche uomini e donne muniti di una buona capacità di giudizio. In questo contesto, propagano movimenti che perseguono il desiderio di vendetta contro i poteri che hanno contagiato e corroso la nostra società. Ma dentro questo universo che porta con sé la rabbia di un’esistenza amara e infelice, c'è tanta gente che ha bisogno di trovare rapidamente punti di riferimento certi, tali da garantire quanto prima una vera linea di svolta economica, politica, occupazionale, assistenziale e previdenziale. Una svolta che mostri alle nuove generazioni piani precisi di inclusione, un Rinascimento dei valori. Di fronte a questo quadro, non ha fallito solo la buona comunicazione; ha fallito l'insieme della classe dirigente internazionale, che ha prodotto o permesso il nascere e il propagarsi della crisi. L'insicurezza, economica ed esistenziale, assume così il ruolo di un problema fondamentale della società odierna. Non si tratta solamente della sicurezza materiale, ma soprattutto di sicurezza in senso esistenziale: per esempio, sicurezza per quanto riguarda sanità, lavoro, istruzione. Avere la certezza del diritto come fonte di giustizia sociale. A questi problemi che interpellano il potere politico istituzionale si può rispondere con la buona comunicazione, ma in questi ultimi anni prevale la cattiva comunicazione politica, quella che viene utilizzata per alimentare ostilità, conflitto e odio. Le forze di governo dovrebbero: 1. Percepire con più rapidità bisogni sociali e produttivi. 2. Anticipare quanto più possibile le soluzioni dei fenomeni primari, per potersi organizzare più velocemente. 3. Ascoltare e coinvolgere i cittadini, munendosi di strutture complementari di democrazia. 4. Modificare i sistemi di rappresentanza e verifica dei consensi. In sostanza, dobbiamo sempre tener conto dei bisogni sociali, dei singoli e delle comunità, e che questi bisogni necessitano di risposte rapide ed efficaci. 1.2. La comunicazione politica e la conoscenza La comunicazione politica e istituzionale, in questo contesto socioeconomico, è finalizzata alla ricerca del massimo consenso popolare attraverso cui si costruisce la rappresentanza delle forze politiche. Il successo politico si fonda prevalentemente su quattro capisaldi: 1. Conoscenza: - Interpretare i bisogni e le aspettative dell'elettorato, predisponendo le azioni conseguenti. - Tradurre gli stati emotivi in proposte pratiche e realizzabili. - Approfondire con obiettività gli aspetti positivi e negativi delle opposizioni. - Sollecitare il senso dell’identità comunitaria. - Gestire gli stati di stress o di conflitto all'interno del proprio gruppo. - Predisporre assetti organizzativi tali da poter fronteggiare tutte le esigenze dei cittadini. 2. Comunicazione: - Mantenere buoni livelli di persuasione e di coinvolgimento dell’elettorato. - Rendere molto visibile il messaggio circa i contenuti e la coerenza realizzativa dei suoi progetti. - Mantenere costante il rapporto con i cittadini utilizzando gli strumenti delle nuove tecnologie, sollecitando pareri e proposte. La comunicazione consente anche a una forza politica di mantenere alto il suo grado di adesione all’immagine che proietta ai cittadini attraverso il suo operato, che poggia prevalentemente su tre aspetti: - Posizionamento politico: serve a farsi identificare e valutare rispetto alle misure adottate a sostegno delle fasce sociali. - Piano operativo: consente di rendere chiari gli obiettivi, visibili e misurabili. - Verifica dei risultati: come una sorta di SWOT Analysis, analizzando i punti di forza e debolezza dell’azione politica. 3. Collaborazione: - Intensificare il rapporto con i cittadini e con i dipendenti rendendolo assiduo e propositivo. - Registrare il livello di funzionalità e di utilità dei servizi resi alla comunità, anticipando nuovi bisogni dei cittadini. - Comprendere meglio e tenere alto il livello di efficacia ed efficienza delle attività fornite dall’ente, apportando gli eventuali correttivi. 4. Cambiamento: - Rispondere alle velocità dei mutamenti socioeconomici, politici e culturali. - Allontanare le forme di distacco e dissenso. - Rendere più snella la struttura burocratica. 1.3. Comunicazione ed effetti di una proposta politica Man mano che ci si addentra nell’analisi della comunicazione politica emergono con chiarezza le esigenze legate ai mutamenti tecnologici dell'informazione, alla sempre maggiore rilevanza dei media, alle evoluzioni sociali, interne e internazionali. È utile sottoporre a valutazione alcuni ulteriori aspetti della complessa materia politica per poi poter indirizzare la comunicazione su target ben individuati, con i linguaggi adatti, con gli strumenti comunicativi e le opportune verifiche dei risultati. Sotto questo profilo meritano molta cura alcuni aspetti: - L'attenzione di una forza politica deve essere rivolta alla spietata valutazione del proprio operato e comprendere se ha commesso errori di comunicazione e coinvolgimento. - Utilità: le proposte avanzate devono tradursi necessariamente in convenienze per l'elettorato che si rappresenta. - Tempestività della risposta, cercando di arrivare prima degli altri. - Comunicazione: deve essere chiara e comprensibile a tutti. - Test: prima di lanciare pubblicamente una proposta, questa deve essere vagliata da specialisti della materia o da gruppi di cittadini. Il successo o l'insuccesso di una proposta politica dipende da: - La carica di giustizia sociale ed equità che propone, restando vicini al principio costituzionale di eguaglianza di trattamento di tutti i cittadini. - Le conseguenze che sviluppa in termini di coesione/divisione del corpo sociale. - La capacità di comparazione con le altre proposte sul medesimo argomento, traendone motivi di sostegno o di rigetto. - È altresì necessario essere capaci di valutare i motivi di ostilità/consenso, cercando di distinguere quelli provenienti dalle forze amiche da quelli provenienti dalle forze di opposizione. 1.4. La comunicazione politica efficace Dobbiamo avere presente la distinzione tra: - Comunicazione diretta: “comunicazione dal vivo”, è quella che si conduce attraverso la relazione tra persone che si ascoltano in un luogo fisico; per esempio, un discorso in presenza di pubblico, un incontro con amici, una conferenza stampa o la presentazione di un libro. In questo tipo di comunicazione ci potranno essere scambi di opinioni (comunicazione dialogica) o nessuno scambio (comunicazione monologica). - Comunicazione indiretta: si riferisce a tutti gli altri sistemi di relazione parlata o scritta, come un articolo di giornale, un telegiornale. Si tratta di modalità comunicative mediate da uno strumento. Ciò che distingue la comunicazione diretta da quella indiretta è la possibile interlocuzione tra soggetti dello stesso momento subito dopo lo scambio di messaggi. La comunicazione, dunque, potrà presentarsi sotto forma di: - Condizioni spontanee: dialogo tra amici. - Reattiva: quando si è interpellati su qualcosa. - Calcolata: quando si programma una strategia di comunicazione per raggiungere un determinato obiettivo. La comunicazione va vista anche come strumento di protezione perché contribuisce a ridurre qualsiasi forma di insicurezza e ansia che si annida in ciascuno di noi. Questo compito viene affidato sia alle istituzioni pubbliche sia al mondo delle imprese. Ambedue offrono alle comunità e ai singoli: - Motivi di sicurezza: salute, lavoro, benessere e conoscenza. - Motivi di speranza: disponibilità a credere che il futuro possa essere migliore. Insicurezza e pessimismo rappresentano serie minacce al consenso politico e ai mercati. È in questo campo che gli attori istituzionali e imprenditoriali dovrebbero mostrare il valore della loro reputazione attraverso la trasparenza nei comportamenti, la capacità di praticare la coerenza tra il dire e il fare, l'affidabilità nel fornire soluzioni solide e positive. CAPITOLO 2: COMUNICAZIONE, POTERE POLITICO E CONSENSO 2.1 Scenari del potere Affinché l’esercizio del potere personale sia efficace, è necessario: - Conoscere il campo in cui si opera. - Avere presenti le finalità. - Studiare il pubblico. - Esercitare persuasione e argomentazione. - Valorizzare le risorse di tutti. - Ridurre i nemici. - Evitare cinismo, presunzione e arroganza. Il potere ha bisogno di tre scenari: 1. Vero: si basa sulla fondatezza delle fonti e dei fatti oggettivi così come sono. 2. Verosimile: si basa su alcuni dati di fatto su cui si costruiscono le interpretazioni. 3. Inverosimile: viene istruito senza far ricorso ai dati di fatto. 2.2 Politica, potere e dinamiche sociali Il potere politico rappresenta la possibilità e la facoltà di prendere decisioni in nome e per conto del bene comune. Per essere riconosciuto, deve essere: - Autorevole. - Rivestito da soggetti di buona levatura culturale e politica. - Legittimato dalla procedura elettorale. L’azione politica dei potenti risponde sempre di più alle esigenze dei singoli, alimentando la divisione e la contrapposizione e provocando ulteriori disuguaglianze sociali, allontanandosi dal soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Affinché l’azione politica possa assumere caratteri incisivi e positivi, essa dovrebbe essere: chiara e trasparente, comprensibile, oggettiva, precisa, utile e accessibile da chiunque. Se così fosse, si costruirebbero legami di fiducia tra cittadini e istituzioni, accorciando le disuguaglianze. Un governante, per poter governare secondo lo schema del bene comune, dovrebbe: - Assegnare priorità al senso di giustizia e di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. - Agire sempre con trasparenza, rispettando i patti e manifestando coerenza. - Dare spiegazioni riguardanti il suo operato in maniera che chiunque possa giudicare. - Consultare i cittadini e mostrare capacità di risoluzione. Per poter esercitare il potere nel migliore dei modi, è necessario il consenso (popolare). Il consenso è lo strumento primario attraverso cui il singolo e la collettività possono sollecitare atti e comportamenti del potere politico a favore di interessi cittadini. In caso di violazioni, i cittadini, attraverso la loro mobilitazione, possono: - Invocare l’autorità politica a sostenere o modificare il suo atteggiamento. - Richiedere l’intervento di organi di controllo per correggere, punire situazioni create da soggetti che abusano del potere. 2.3 Popolo e populismo Un popolo ha bisogno di capire e conoscere per decidere e partecipare. Se accetta l’estraneazione consapevolmente si condanna all’emarginazione, indebolendo la democrazia. Accontentandosi del silenzio, si fa complice delle ingiustizie. Con il passare degli anni si è dilatata l’astensione al voto a causa dell’incertezza nel selezionare il partito che possa risolvere i problemi della comunità. Il popolo dovrebbe comprendere che stiamo per passare dalla società dei conflitti alla società delle convergenze degli interessi. Il populismo rappresenta l’opposto. Esso: - Promuove battaglie politiche. - Si alimenta di confusione culturale e sofferenze. - Attribuisce ad altri la responsabilità di tutti i mali. - Si presenta come il salvatore della patria. I suoi obiettivi sono precisi ma disconnessi e vengono enfatizzati e veicolati utilizzando la pratica mediatica dell’incoronazione. PRATICA MEDIATICA DELL’INCORONAZIONE: - Individua uno o più soggetti, uno o più slogan e li affida alla comunicazione mediatica. - La comunicazione mediatica li fa ergere sulle proprie spalle, li sbandiera continuamente, facilitando la ripetizione monotona. - Soggetti e slogan vengono ripetuti da radio, tv e web fino a quando non penetrano nella mente delle persone. 2.4 Il popolo e i suoi mondi emozionali Il popolo, essendo sovrano, dovrebbe decidere su ogni cosa che lo riguarda, ma in realtà non è il vero protagonista diretto delle sue scelte. Il popolo poggia la sua esistenza emotiva su 8 capisaldi: 1. Quiete: fonte di serenità; la si raggiunge attraverso la corretta comprensione dei fatti. 2. Incertezza: dipende da fenomeni imprevedibili. 3. Insicurezza: si riferisce a situazioni di stallo. 4. Coraggio: condizione da cui si parte per affrontare qualsiasi situazione di cambiamento. 5. Paura: condizione dell’anima di fronte ad eventi che richiedono scosse emotive forti. 6. Divergenza: si affronta e si appiana attraverso il metodo del rovesciamento delle posizioni altrui. 7. Adattamento: trasformare qualsiasi cosa rendendola adatta a soddisfare esigenze simili rispetto a quelle di partenza. 8. Appagamento: può essere di natura economica, religiosa, professionale, sentimentale e aumenta il grado di felicità. 2.5 Il mito politico e il populismo Sono rare le persone che, avviandosi alla carriera politica, non pensino di diventare un mito. Il mito rappresenta l’apoteosi della megalomania e si nutre di alcune prerogative: - Sa analizzare e leggere i contesti in cui opera; - Conferisce senso emotivo e razionale alle sue azioni, suscitando interesse; - È pieno di sé; - Gradisce essere circondato da persone note; - Sceglie e tratta argomenti in maniera da suscitare consensi basati su forme di allarme o allarmismo; - È teso a costruirsi nemici fissi o virtuali e, quando sconfigge un nemico, cerca un altro soggetto contro il quale scagliarsi. - Non ama essere contraddetto. - Non è portato al dialogo. - Va alla continua ricerca di slogan e spesso scompare per alimentare il mistero intorno a sé. - Usa la disinformazione per sminuire o sdrammatizzare notizie che potrebbero nuocere alla sua immagine. - Sceglie di abbandonare le scene al momento giusto per determinare rimpianto. 2.6 La politica e il dialogo Il dialogo è un conversare, un discutere, un domandare e rispondere tra persone associate, ovvero tra persone mosse dall’interesse comune della ricerca di soluzioni positive. Tuttavia, negli ultimi decenni, il dialogo è sempre meno utilizzato tra posizioni politiche differenti. Il dialogo viene ostacolato da vari elementi: - Assenza di idee: il dialogo si esercita su idee precise e conosciute, non è spontaneo; la mancanza di idee comporta l’improvvisazione, destinata all’insuccesso. - Intolleranza preconcetta: l’idea dell’altro è già declassata per preconcetto. - Atteggiamento sopraffattorio: rappresentando il potere dominante, si pensa di avere il diritto di poter decidere da solo. - Chiusura negoziale: proposta formulata secondo il “prendere o lasciare”. Per rimuovere questi ostacoli, sono necessarie condizioni favorevoli: - Propositi positivi: rendersi disponibili ad avviare il confronto tra le tesi. - Avere idee chiare e comprensibili e cercare di comprendere le posizioni altrui. - Accettare l’esistenza di altri punti di vista e riconoscere le pari legittimità. - Essere onesti e improntati alla ricerca della soluzione migliore. CAPITOLO 3: LA DEMOCRAZIA ORIZZONTALE 3.1 Vari tipi di democrazia La democrazia presenta tre modalità esplicative: 1. Democrazia statica: si tende ad applicare ad ogni situazione. 2. Democrazia di adattamento: tende a prendere atto dei mutamenti economici, sociali, politici, culturali ed esistenziali, rimodellando alcune sue forme in virtù delle situazioni che si vengono a creare. 3. Democrazia dinamica/orizzontale: capace di gestire il presente, anticipare i nuovi fenomeni e predisporre un rapporto con i cittadini in maniera feconda, attenta alle generazioni future. È definita anche “democrazia orizzontale”. La democrazia orizzontale, essendo più partecipativa, coinvolgente ed onesta, potrebbe riuscire a superare la democrazia piramidale che ha permesso scalate di potere, estensione della povertà ed emarginazione dei pensionati. Il Paese ha bisogno di un riequilibrio che aggiorni il sistema legislativo, risollevi le periferie, abolisca le pratiche di lavoro disumano ancora presenti e risollevi la dignità delle persone. 3.2 Comunicare la democrazia La nostra società ha inserito in maniera violenta e introversa molte forme di ingiustizia, causando ribellioni. In questa difficilissima situazione è bene ricordare che la moderazione deve sempre prevalere sui moti di repulsione e d’insofferenza. Il linguaggio deve essere posto con modi consoni e deve tradursi e manifestarsi con estrema calma e determinazione. 3.3 I quattro assi su cui sviluppare la democrazia orizzontale Al giorno d’oggi serve modificare la piramide delle gerarchie sociali e politiche che poco hanno funzionato fino ad ora, riformare partiti e sistemi di rappresentanza e coinvolgere di più i cittadini. Si ipotizza quindi una nuova composizione sociale strutturata a gradoni (quindi non più piramidale) dove: 1. 45% della popolazione: dovrebbe offrire spazi occupazionali e un’adeguata istruzione. 2. 35% della popolazione: dovrebbe racchiudere il mondo del lavoro altamente specializzato, dell’innovazione e della creatività, dell’istruzione, delle università e delle professioni autonome. 3. 15% della popolazione: dovrebbe riguardare gli ambiti della ricerca e della progettazione, dei servizi e dell’agricoltura. 4. 5% della popolazione: dovrebbe comprendere l’alta imprenditoria e managerialità. Questa composizione sociale dovrebbe generare coesione tra le componenti sociali, ripristinare la dignità, creare maggior coinvolgimento nei processi decisionali. Pertanto, l’obiettivo è andare verso le esigenze dei cittadini più esposti alle sofferenze, ricomporre le dignità, creare fiducia e sicurezza. Il passaggio da un gradone all’altro avverrebbe senza barriere, permettendo una libera circolazione. Questo processo prevede anche apposite strategie occupazionali come la “settimana cortissima” concentrata su 4 giorni, ampliando i consumi e i margini di tempo libero da dedicare alla cultura, allo svago, allo sport, alla famiglia, al volontariato, ecc. Ciò comporterebbe anche dei vantaggi per le aziende, con una forza lavoro più motivata. La formazione sarebbe a carico dello Stato, il quale recupererebbe i costi attraverso la non erogazione dell’assegno di disoccupazione o di assistenza. Nel complesso, si assisterebbe ad un ampliamento del PIL e dei consumi con conseguente beneficio pensionistico per le nuove generazioni. Riforma dei partiti: Negli ultimi anni si è assistito a fenomeni di degenerazione, corruzione e verticalizzazione dei poteri. I partiti sono ormai fortemente sconnessi dalle dinamiche sociali, non percependo i bisogni reali del popolo per il quale vantano rappresentanza. Per questo motivo si è rotto il rapporto tra cittadini e partiti, rendendo urgente una revisione profonda della struttura partitica. APPUNTI SCARPATO: RIASSUNTO 1. La legge 241/90, “la trasparenza e la partecipazione” La legge 241/90 segna un punto di svolta nella trasformazione della comunicazione nella Pubblica Amministrazione (P.A.), passando da un sistema embrionale a un vero sistema di interazione con il cittadino-utente. Rivoluzione per la P.A. Questa legge rivoluziona il modo di agire della P.A., trasformandolo da autoritativo a partecipativo. Introduce vari strumenti operativi che riconoscono al cittadino diritti inediti, come: - Diritto di accesso ai documenti amministrativi - Partecipazione - Sviluppo del procedimento - Diritto all'informazione La norma impone una serie di doveri all'amministrazione per garantire la tutela dei diritti riconosciuti agli utenti, in particolare: individuazione del responsabile del procedimento amministrativo La legge elenca diversi adempimenti obbligatori per la P.A.: - Comunicazione di inizio dell'istruttoria della pratica: Rivolta a coloro cui il provvedimento finale è destinato a produrre effetti. - Individuazione dell'Ufficio responsabile del procedimento: L'amministrazione deve adottare gli elementi essenziali per questa individuazione. - Nominativo del responsabile del procedimento: La comunicazione è inviata a tutti i soggetti interessati. Tutela dell'Interesse del Cittadino La legge 241/90 è interamente rivolta alla tutela dell'interesse del cittadino, apparendo quasi come uno statuto dei cittadini nei confronti dell'amministrazione. Essa è considerata la pietra angolare del progetto della comunicazione pubblica, avendo avuto il merito di essere il "primum movens" legislativo per l'attuazione dell'URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico). Il Potere della Comunicazione Tradizionalmente, nella P.A. si è sempre sottovalutato il potere della comunicazione, spesso intesa come uno strumento di potere per decidere a chi dare informazioni e a chi no. Per questo motivo, è stata necessaria un'azione legislativa per tutelare l'accesso ai documenti amministrativi e per definire le strutture e i soggetti attori della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni. 2. Il D. Lgs 29/1993, “l’Ufficio per le relazioni con il pubblico” Il D. Lgs 29/1993 distingue chiaramente la responsabilità politica da quella amministrativa e sancisce l'importanza della circolazione delle informazioni sia all'interno della Pubblica Amministrazione (P.A.) che nei rapporti tra amministrazione e cittadini. Istituzione dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) Questo decreto ha disposto l'istituzione dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP), tramite il quale l'utente può: - Ricevere informazioni di base sulle modalità di accesso ai servizi - Ottenere risposte immediate alle proprie esigenze quotidiane L'URP, come strumento di "Democrazia Partecipata", è diventato essenziale per l'attuazione del principio della trasparenza nell'attività amministrativa. Le P.A., soprattutto attraverso gli URP, possono: - Informare i cittadini - Realizzare campagne di comunicazione - Monitorare la soddisfazione dei clienti interni ed esterni - Verificare il livello di qualità dei servizi Articolo 12 del D. Lgs 29/1993 Prevede che: "Le amministrazioni pubbliche, al fine di garantire la piena attuazione della legge 241/90, individuino nell'ambito della propria struttura uffici per le relazioni con il pubblico cui viene assegnato personale con idonea qualificazione e con elevata capacità di avere contatti con il pubblico, eventualmente assicurato con apposita formazione." L'obiettivo principale del decreto era colmare il forte distacco tra utenti pubblici e cittadinanza, migliorando la comunicazione e la partecipazione dei cittadini nei processi amministrativi. 3. La legge 150/2000, “la comunicazione da discrezionale ad obbligo istituzionale” L'approvazione della legge 150/2000, che disciplina l'attività d'informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni, segna un'importante trasformazione nella Pubblica Amministrazione (PA), rendendo la comunicazione una delle sue funzioni fondamentali. Questa legge ha avviato una fase processuale, politica, culturale e organizzativa nella PA. La legge 150/2000 è il frutto di un'azione politica "trasversale", nata dall'iniziativa parlamentare di deputati appartenenti a gruppi politici sia della maggioranza sia dell'opposizione. Questi gruppi politici hanno unito le loro proposte di legge in un unico testo, su cui il Parlamento ha definito il quadro normativo. La legge mira a perseguire iniziative volte al bene collettivo, con un focus particolare sull'importanza di "informare e fare comunicazione". - La legge 150/2000 introduce tre fattori innovativi: 1. Strutture: Le strutture che fanno comunicazione nella PA. 2. Formazione: La necessità di una formazione adeguata per chi comunica. 3. Definizione di Programmi di Comunicazione: La pianificazione di programmi specifici di comunicazione. - La legge 150/2000 individua due uffici principali per l'attività d'informazione e comunicazione: 1. URP (Ufficio per le Relazioni con il Pubblico) 2. Ufficio Stampa Questi due uffici sono le componenti chiave per l'attuazione dell'informazione e comunicazione all'interno della PA. Compiti dell'URP L'URP è la struttura a cui viene affidato il compito della comunicazione. La legge stabilisce l'obbligo, per le amministrazioni pubbliche, di riorganizzare e ridefinire i compiti di tali uffici: - Area della Prestazione o Area del Servizio: Si occupa di garantire l'esercizio dei diritti d'informazione, d'accesso e di partecipazione, soprattutto quelli offerti dalle pubbliche amministrazioni. - Area dell'Organizzazione: Promuove l'adozione di sistemi di interconnessione telematica per garantire la reciproca informazione tra gli uffici e il pubblico, e la comunicazione all'interno delle istituzioni e tra le istituzioni. - Area dell'Ascolto: Attua i processi di verifica della qualità dei servizi, del gradimento dei servizi da parte degli utenti e l'attivazione della comunicazione interna. Compiti dell'Ufficio Stampa L'Ufficio Stampa si occupa dell'informazione sull'attività delle istituzioni per assicurare trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni nelle materie d'interesse dell'amministrazione. Professionalità della Comunicazione La legge 150/2000 definisce e differenzia in modo netto le figure dei “professionisti” della comunicazione pubblica: - Direttore dell’URP: Responsabile delle attività di comunicazione dell'URP, deve essere laureato in Scienze della Comunicazione, Relazioni Pubbliche, o possedere una laurea con indirizzo assimilabile, oppure una specializzazione post- laurea in comunicazione o un Master in Comunicazione. - Capo Ufficio Stampa: Deve essere un giornalista professionista o pubblicista iscritto all'Albo. - Portavoce: Affianca il vertice dell’amministrazione nel gestire i rapporti politico-istituzionali con gli organi di informazione, solitamente un esperto di comunicazione. Inoltre, la legge 150/2000 pone un forte accento sulla formazione. La formazione del "Comunicatore pubblico" deve essere qualificata e rispondere a criteri precisi, a differenza del decreto 29/93 che lasciava la formazione alla discrezionalità del dirigente. Definizione di Programmi di Comunicazione Un altro aspetto innovativo della legge 150/2000 riguarda la definizione dei programmi di comunicazione per le amministrazioni dello Stato, all'interno di un Piano annuale di comunicazione. Questa legge è stata concepita per realizzare una comunicazione di pubblica utilità e non d’immagine. Criticità della Legge 150/2000 1. Coordinamento delle Strutture: Difficoltà nel coordinare le strutture che fanno comunicazione e le diverse professionalità operanti nel settore, spesso si fa immagine e non servizio. 2. Comunicazione Interna e Valutazione dei Servizi: Sfide nella gestione e attuazione della comunicazione interna e nella valutazione dei servizi. 3. Differenza tra Comunicazione Interna ed Esterna: Rischio di sfasamento tra la comunicazione prodotta dalle amministrazioni (autoprodotta) e quella dei mezzi di comunicazione di massa (eteroprodotta). 4. Utilizzo di Internet: Scarsa trattazione di internet nella comunicazione della PA, con poca considerazione della comunicazione bidirezionale e dello scambio con i cittadini. Carenze di Attuazione La legge presenta carenze nello sviluppo di interconnessione delle reti tra le varie amministrazioni e Enti. Nonostante i programmi software e la tracciabilità dei documenti abbiano raggiunto risultati soddisfacenti, l'enorme quantità di documenti cartacei rende difficoltosi gli accertamenti incrociati. È evidente la necessità di professionisti esperti del linguaggio del web e dei Social Media per attuare il servizio di PA digitale. Corsi di aggiornamento per il personale dell’URP e degli Uffici Stampa potrebbero accelerare l'introduzione di queste figure professionali nel mondo della comunicazione pubblica. “SOSTENIBILITÀ TOTALE”: RIASSUNTO CAPITOLO 1: La società sostenibile riduce i conflitti e genera spazi insoliti di benessere collettivo La competizione tra il mondo asiatico e quello occidentale ha raggiunto una fase pericolosa, minacciando di ridisegnare le alleanze internazionali basate su nuove visioni del mondo. La società bipolare, centrata su conflitto e competizione, mette al centro il mercato e l'uso del territorio, puntando alla supremazia economica, tecnologica e sociale, ma rompendo l'equilibrio dei cicli naturali. Questa complessa situazione è aggravata da inflazione, difesa delle identità nazionali, processi migratori, guerre e instabilità in varie regioni del mondo, tra cui il conflitto israelo-palestinese, le dispute nei Balcani, la tensione tra curdi e turchi, la guerra in Ucraina e la minaccia nucleare di Putin. La crisi climatica si aggrava, mentre la corsa alla supremazia militare è altrettanto disastrosa. È necessaria una nuova idea di mondo fondata sulla sostenibilità universale, l'equilibrio tra i popoli e la pace. Le società, intese come combinazioni di interessi comunitari, desiderano tranquillità, ma le forme esistenziali soffrono, rischiando una frattura interna tra componenti sociali e mondi in competizione. L'Occidente, minacciato economicamente e tecnologicamente da alcune aree asiatiche, è caratterizzato da una sinistra socialista inadeguata e di vecchio stampo, mentre il capitalismo autoritario asiatico è illiberale e ha un forte impatto politico e demografico universale. Non si ha ancora coscienza che entrambi questi mondi siano avviati al declino. Il tentativo di costruire un forte gruppo di Paesi terzi (i BRICS), ora allargato anche a Paesi musulmani, si presenta come un'aggregazione debole, basata sui vecchi schemi piuttosto che su forze innovative in crescita. Il capitalismo odierno, anche introiettato dalle sinistre, mira a consolidarsi legandosi alle nuove forme di sviluppo derivanti dalle nuove tecnologie e dall'intelligenza artificiale. La rielaborazione delle culture del '900 non lascia prevedere molti margini di ottimismo in termini di stabilità politica, sviluppo economico e sociale. Oggi ci troviamo di fronte a spettatori allarmanti di nuove guerre, disastri ambientali, epidemie, crisi economiche e povertà incalzante. Anche la trasformazione dell'etica del lavoro, la funzione dell'impresa, l'uso delle risorse energetiche naturali, l'analfabetismo digitale, il ruolo dell'istruzione e della formazione, e l'accesso ai beni primari richiedono una riflessione profonda su quali valori ed esperienze siano importanti nel presente e come possano legarsi al futuro. La povertà dilaga senza essere contrastata, la precarietà segna le nuove generazioni e la nostra società è ormai spaccata in due: una metà vive nel mito del denaro e del successo, l'altra metà è preoccupata per mutui insostenibili, sanità costosa, bollette incontrollate, spesa inaccessibile, salari tra i più bassi d'Europa, istruzione pubblica in declino e pensioni basse. Viviamo in una società polarizzata e complessa che ignora la necessità della sostenibilità totale (olistica) come base per una nuova idea di mondo. Uno sguardo alla povertà del mondo Dei 8 miliardi di abitanti del pianeta, oltre il 10% vive in povertà assoluta, con meno di 1,25 dollari al giorno. In Italia, il 7,5% delle famiglie è in condizioni di povertà assoluta e più di 3 milioni di lavoratori sono poveri nonostante lavorino. Tendenze nella società della post-modernità Nella società post-moderna c'è stata una propensione a ridurre la cultura dei valori morali e simbolici, sostituendoli con atteggiamenti di comfort personale e collettivo, legati a un vivere leggero e superficiale, accentuato dal distacco emotivo e dalla ricerca di esibizione (abbassamento di tensione culturale e sociale). Questo stato è alimentato dall'ignoranza, che pervade aspetti della conoscenza, emotivi, comportamentali, linguaggi e stili di vita. È una dimensione voluta dagli oligopoli delle nuove tecnologie dell'informazione, della comunicazione e della pubblicità, ma anche dai poteri politici. Ci troviamo di fronte a una strategia di mercato che condiziona i comportamenti in ogni campo. La società del discernimento: valori simbolici e valori morali I valori simbolici sono gesti e azioni che trasmettono convinzioni significative per le comunità, come atti di solidarietà, volontariato e aiuto verso i deboli. I valori morali comprendono molti aspetti del vivere sociale, come la conoscenza, la libertà, l'amore, il rispetto della dignità, l'amicizia, la lealtà e il senso civico. È importante capire se le nostre azioni migliorano o peggiorano le situazioni in un certo contesto sociale, economico e politico. I valori distorti o manipolati dai mercati dei consumi e della disinformazione intenzionale possono portare a degrado sociale e frustrazione, con conseguente astensionismo elettorale e repulsione verso le istituzioni. Per una nuova idea di mondo Un terzo polo è necessario, inteso come forza moderna, libera, autonoma, pacifista e aperta alle differenze. Un'Europa che stia dentro il quadro delle alleanze occidentali, ma senza pregiudizi nei confronti dell'Asia e in un corretto rapporto con gli alleati occidentali. La necessità di ristabilire un nuovo equilibrio mondiale è un passaggio obbligatorio per ridurre la povertà e garantire la sussistenza. La sostenibilità totale (olistica), che abbraccia tutti gli ambiti della nostra vita, può essere la nuova frontiera dello sviluppo e del conflitto tra mondo conservatore e mondo progressista. Una nuova etica sociale, culturale, economica, politica e istituzionale è necessaria per superare il conflitto tra conservatorismo e socialismo. Ripartire dal basso Da 12 anni sosteniamo l'esigenza di cambiare le modalità di rappresentare i bisogni vitali dei cittadini. La rappresentazione prodotta dai poteri politici attraverso il voto quinquennale è spesso inefficace e l'astensione dal voto è dilagante. Bisogna individuare strumenti di partecipazione sociale per avviare nuove domande politiche tese al benessere collettivo, individuare forme corrette di rappresentanza politica e capire come avviare la partecipazione civile. Ripartire dai Comuni (cellule di base della democrazia), dalle regioni non autonome, affiancati da nuove Assemblee di Comunità territoriali con poteri legislativi, potrebbe essere un modo per coinvolgere proposte, competenze e modalità di controllo sociale e politico. Una nuova politica industriale fondata sul modello dell'economia delle risorse naturali e processi di riforma europea sono necessari per le nuove generazioni e per chi rischia la povertà. Si affaccia una nuova comunità universale Ora più che mai sentiamo l'esigenza di una nuova idea di comunità universale. I vecchi paradigmi economici, politici e sociali sono al tramonto. Al declino inarrestabile del capitalismo dell'era della modernità e della post-modernità, si contrappone il principio universale della sostenibilità in tutti i suoi ambiti, intorno al quale ruotano i nuovi conflitti geoeconomici e ambientali. I fenomeni preoccupanti come disastri ambientali, spoliazione delle foreste, varie forme di inquinamento, estensione della povertà e movimenti di profughi sono sintomatici di una degenerazione ambientale che influisce sulla produzione e sui servizi. La sostenibilità richiede nuove forme di partecipazione politica, uso delle nuove tecnologie, senso della pace e adattamento all'invecchiamento delle popolazioni. Il bipolarismo geografico, economico, tecnologico, politico e sociale continua a esistere, alimentando conflitti pericolosi. La necessità di una nuova idea di mondo e di democrazia è più urgente che mai. CAPITOLO 2: L’economia delle risorse naturali L'inquinamento è un problema che può verificarsi in qualsiasi sistema economico, colpendo particolarmente i paesi più poveri. Sebbene l'economia dell'ambiente sia stata riconosciuta e praticata soprattutto dalla metà del secolo scorso, non riesce ancora a superare i vecchi modelli economici a causa della resistenza dei governi mondiali. L'idea prevalente è che lo Stato fornisca i servizi sociali mentre le imprese si concentrano sul mercato. Tuttavia, l'uso delle risorse naturali deve essere affrontato in modo interdisciplinare, integrando fisica, sociologia, psicologia, medicina e partecipazione sociale per creare una società più giusta e sostenibile. La natura, se sfruttata oltre i limiti della sostenibilità, può diventare minacciosa. Il principio di sostenibilità deve essere condiviso e rispettato globalmente, con un approccio responsabile sia a livello individuale che collettivo. In sostanza, il cittadino diventerebbe uno stakeholder (portatore d’interessi) e al tempo stesso shareholder (azionista) dell’uso e della conservazione del patrimonio delle risorse umane. L’Economia lineare e l’Economia circolare L'economia lineare, tradizionale dalla rivoluzione industriale, si basa sull'estrazione di risorse naturali e sulla loro trasformazione in prodotti finiti, adatta a un mondo con risorse abbondanti e popolazione scarsa. Oggi, questo sistema rischia di destabilizzare il pianeta a causa dell'espansione delle attività economiche. L'economia circolare, invece, mira a utilizzare energie rinnovabili, estendere la vita delle risorse e minimizzare gli sprechi, rigenerando la natura danneggiata. Nonostante i vantaggi, le imprese, i consumatori e i governi sono lenti a adottarla per via dei costi e delle abitudini radicate. Principi e caratteristiche dell'economia circolare: L'economia circolare si è affermata negli anni '70 e si basa su un ciclo di vita dei prodotti che massimizza l'efficienza delle risorse e riduce l'impatto ambientale. Essa si oppone al modello "estrarre, produrre, consumare e scartare" dell'economia lineare, proponendo invece "produzione, consumo, gestione dei rifiuti e riciclo". A questi si aggiungono le cinque R: rifiutare, ridurre, riutilizzare, riciclare, restituire alla terra. Questi principi rallentano l'uso delle risorse naturali, riducono il degrado ambientale e limitano le emissioni di gas serra. Tuttavia, esistono limiti, come la riciclabilità finita di alcuni materiali (ad esempio, la carta può essere riciclata solo alcune volte prima di degradarsi). L'economia circolare porta vantaggi significativi, come l'aumento del valore sociale e la differenziazione dei prodotti. Tuttavia, deve essere attentamente programmata, considerando ogni fase della progettazione e dello sviluppo: - Approvvigionamento sostenibile - Produzione eco-progettata - Ecologia industriale e territoriale - Economia funzionale (focus sull'uso piuttosto che sulla proprietà dei beni) - Consumo responsabile - Estensione della durata di utilizzo - Riduzione, riciclaggio e recupero dei rifiuti L’economia di funzionalità è un sistema che favorisce l’uso piuttosto che la vendita di un prodotto; lo scambio economico, quindi, non si basa più sul trasferimento della proprietà dei beni, che restano di proprietà del produttore, ma sul consenso degli utilizzatori a pagare un valore d’uso. La transizione verso l'economia circolare La transizione verso l'economia circolare è iniziata, ma procede lentamente. Fattori come la chiusura delle frontiere cinesi influenzano il tasso di rifiuti conferiti in discarica, e la spesa per le riparazioni cresce meno rispetto all'acquisto di beni nuovi. L'incorporazione di materie prime riciclate nei processi produttivi sta progredendo, ma non uniformemente per tutti i materiali. Principali risorse naturali Le risorse naturali, suddivise in rinnovabili e non rinnovabili, comprendono fonti energetiche, minerarie, idriche ed altre disponibili sulla Terra. - Le risorse rinnovabili, come energia idroelettrica, geotermica, eolica, solare, da biomasse e marina, hanno un basso impatto ambientale e sono vantaggiose per la salute umana e l'ambiente. - Le risorse non rinnovabili, come combustibili fossili, carbone, gas naturale, petrolio e uranio, si esauriscono rapidamente e non possono rigenerarsi alla stessa velocità del loro consumo. CAPITOLO 3: La sostenibilità e l'Agenda 2030 dell'ONU Esistono due approcci principali per praticare la sostenibilità civica: 1. Sostenibilità leggera (light sustainability): - Il capitalismo adotta una sensibilità ambientale superficiale. Infatti, l'opinione pubblica riconosce i problemi climatici e ambientali, ma le risposte sono spesso minimizzate come variazioni climatiche ordinarie. - I modelli di consumo influenzano le modalità esistenziali, supportati dal capitalismo che privilegia il profitto. - C'è una forte resistenza a un cambiamento verso una sostenibilità totale, a causa degli interessi economici e istituzionali. La sostenibilità totale cerca di correggere le disuguaglianze sociali e garantire l'accesso ai beni primari. 2. Transizione culturale, politica e sociale: - Richiede un'educazione basata sulla responsabilità civile e sull'interdipendenza tra beni comuni e interesse generale. La cittadinanza universale può promuovere la difesa del pianeta. - Edgar Morin, filosofo e sociologo, suggerisce la "reliance" (affidabilità) e la "simbiosofia" (saggezza+relazionale) come motori del cambiamento. Inoltre, Morin indica sette saperi necessari per l'educazione al futuro che includono: conoscere la complessità, riconoscere la diversità, comprendere il destino umano, affrontare le incertezze, insegnare a capire, realizzare una cittadinanza terrena. La cittadinanza terrestre deve basarsi sui principi di uguaglianza, diversità e solidarietà. - Un'educazione alla complessità è fondamentale, integrando cultura umanistica e scientifica. L'intero sistema educativo, dall'infanzia all'università, deve essere riformato per crescere individui consapevoli della complessità del mondo. Le istituzioni educative e l'università devono essere protagoniste nella società globale, formando cittadini-professionisti responsabili. CAPITOLO 4: Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile L'Agenda 2030 dell'ONU rappresenta una base formale internazionale per una nuova visione del mondo. Redatta dopo studi approfonditi su vari ambiti (economico, ambientale, sociale, culturale, politico e istituzionale), è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, approvato dai 193 membri dell’ONU il 25 settembre 2015. Comprende 17 obiettivi e 169 traguardi da raggiungere entro il 2030. Sfida globale: I 17 obiettivi coprono tre dimensioni: economica, sociale ed ecologica. Gli obiettivi principali includono eliminare la povertà e la fame, migliorare salute, istruzione, parità di genere, acqua pulita, energia sostenibile, lavoro dignitoso, innovazione, ridurre disuguaglianze, città sostenibili, consumo responsabile, lotta al cambiamento climatico, vita marina e terrestre, pace e giustizia, partnership per obiettivi comuni. Attuazione dell’Agenda 2030: La realizzazione dell'Agenda 2030 richiede un impegno globale, coinvolgendo imprese private e settore pubblico. I Paesi devono definire strategie di sviluppo sostenibile e riferire i progressi all’ONU. Questo avviene grazie all’High-level Political Forum (HLPF) valuta annualmente i progressi dei Paesi, mentre ogni quattro anni si tiene un dibattito sull'attuazione dell'Agenda 2030 all'Assemblea Generale dell’ONU. La Commissione Europea: ha presentato un piano d’azione per il periodo 2019-2024 per raggiungere gli obiettivi. In Italia, è stata istituita la "Cabina di regia Benessere Italia" per coordinare e monitorare le politiche di sviluppo sostenibile. La Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS), approvata dal CIPE, guida la pianificazione e valutazione delle politiche ambientali e territoriali, integrando il Programma Nazionale di Riforma (PNR) e il Documento di Economia e Finanza (DEF). Le azioni e gli strumenti operativi devono conciliarsi anche con gli obiettivi già esistenti. La SNSvS si configura come lo strumento principale per la creazione di un nuovo modello economico circolare. Inoltre, hanno strutturato un approccio diviso in 5 aree di Interventi (5P): 1. Persone: Contrastare povertà ed esclusione sociale, promuovere salute e benessere. 2. Pianeta: Gestione sostenibile delle risorse naturali e protezione della biodiversità. 3. Prosperità: Garantire occupazione e formazione di qualità. 4. Pace: Promuovere società non violente e contrastare l'illegalità. 5. Partnership: Intervenire in modo integrato nelle varie aree. Partecipazione della società civile: L'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) promuove l'Agenda 2030 e redige rapporti annuali sullo stato di avanzamento e strategie per lo sviluppo economico e sociale in Italia. CAPITOLO 5: Capitalismo e Liberal-socialismo Capitalismo e Liberal-socialismo: Stessi Problemi, Soluzioni Diverse Nonostante i fallimenti del sistema capitalistico, molte persone, tra dirigenti, liberi professionisti e lavoratori autonomi, si sentono gratificate da questa forma di organizzazione economica, grazie ai benefici economici e sociali tratti dal libero mercato e dalla politica del laissez-faire. Nei paesi anglosassoni, definiti come capitalismo liberale, persistono tensioni sociali, disuguaglianze e squilibri economici, mentre in Asia si riscontrano forme di capitalismo autoritario basato su consenso obbligato e gestione repressiva del potere, come in Cina e Russia. In Europa, il capitalismo assume diverse forme in paesi come Francia, Germania, Italia e Spagna, con governi che spaziano dal liberalismo conservatore al socialismo progressista. Nel Nord Europa, la socialdemocrazia sta declinando, superata dall'estrema destra, come in Svezia, dove il partito di destra ha prevalso cavalcando preoccupazioni diffuse. Negli ultimi anni, l'Europa ha mostrato un marcato spostamento verso destra, che risulta sempre più moderata. L'Europa vira a destra? Molti studiosi si interrogano se il caso svedese rappresenti una rottura con il passato, prefigurando una nuova era politica europea dominata dalla destra. Il socialismo occidentale ed asiatico non riescono a competere con il conservatorismo di destra. Il messaggio delle sinistre europee è debole e confuso, incapace di cogliere le metamorfosi sociali e culturali. La resistenza alla destra regressiva richiede un programma chiaro, obiettivi condivisi e partecipazione popolare. Il capitalismo sembra aver scelto di legittimare il potere delle destre europee, abbandonando razzismo e nazionalismo. Si percepisce che le forze governative di destra riducono il welfare mantenendo solo il minimo per prevenire ribellioni sociali, mantenendo una parvenza di democrazia parlamentare. Una società moderna non può rinunciare al conflitto, al pluralismo delle convinzioni e alla rappresentanza popolare. La redistribuzione del reddito e la partecipazione popolare richiedono conflitto e progressività fiscale per compensare le disuguaglianze. Lo Stato deve garantire l'accesso equo ai servizi pubblici, ma il socialismo europeo non ha ancora sviluppato un modello economico e sociale sostenibile che coniughi stabilità, sicurezza, libertà e progresso sociale. È difficile rispettare la dignità della persona e promuovere pace, democrazia e transizione ambientale senza un progetto politico chiaro e condiviso. Riparlando di capitalismo Il capitalismo mostra caratteristiche comuni di gestione politica ed economica, come movimenti di destra, ribellioni violente, emarginazione giovanile, disuguaglianze crescenti e migrazioni. Le sue forme più disastrose riguardano la disumanizzazione sociale, il disprezzo verso i deboli, l'ostacolo all'accesso ai beni primari e l'assenza di prospettive per le nuove generazioni. Di fronte alle degenerazioni della politica e alla disattenzione delle istituzioni, prosperano rabbia, disincanto e populismo, riducendo la creatività e la capacità di progettare. Il capitalismo perpetua disuguaglianza e sudditanza, utilizzando anche la socialdemocrazia per stabilizzare il sistema. La sinistra, senza un nuovo progetto politico, cerca un'identità moderna, mentre la destra italiana prospera sulle sue debolezze. La competizione politica tra destra e sinistra si svilupperà nel tempo, focalizzandosi su sostenibilità totale e partecipazione civica. La società in movimento: sfida e non minaccia Il capitalismo fonda la sua forza su sei principi: 1. Profitto; 2. Libertà d'azione; 3. Forme istintive della persona, in riferimento alla soddisfazione personale e di gruppo; 4. Supremazia e sudditanza; 5. Sfruttamento intensivo delle materie prime; 6. Proprietà privata dei mezzi di produzione. Questi principi influenzano le disuguaglianze e la qualità della vita. Diverse nazioni interpretano il capitalismo in modi distinti, con differenze significative tra il capitalismo americano e quello italiano. Negli Stati Uniti, avviare un'impresa è più semplice e meno costoso, con un carico fiscale inizialmente ridotto. La pubblica amministrazione è efficiente, con un tasso di evasione fiscale dell'8,6%, mentre in Italia è del 18,3%. L’assistenza alle famiglie è adeguata, ma la sanità pubblica è carente. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono sostanziali, con numerosi programmi di finanziamento per le piccole e medie imprese. Il capitalismo varia in base a governance, sistemi legislativi, condizioni culturali, economiche, istituzionali e sociali. In Italia, persistono problemi come evasione fiscale, lavoro nero, assistenzialismo mal orientato, organizzazioni mafiose, e servizi pubblici inadeguati. Nonostante il ricco patrimonio artistico e culturale, la classe dirigente non riesce a valorizzarlo adeguatamente. Tuttavia, l'Italia eccelle in alcuni settori come la moda, l'alimentazione e i vini. La società italiana sta ritornando a una divisione in classi sociali, dove il ceto di appartenenza condiziona il posizionamento economico e professionale. L'accesso all'istruzione e alla ricerca, fondamentali per il progresso, è limitato. La concentrazione della ricchezza crea disuguaglianze e instabilità economica e politica. La disuguaglianza è una scelta politica che favorisce i ricchi a discapito dei poveri. Negli Stati Uniti, nonostante l'alto reddito, persistono forti disuguaglianze interne. L'economia è intrecciata con la politica, rendendo difficile separare le responsabilità. I finanziamenti europei attutiscono temporaneamente le tensioni tra governo e opposizione. Tuttavia, una vera forza di opposizione al conservatorismo politico è necessaria per promuovere il cambiamento sociale. Il liberal socialismo potrebbe offrire una via d'uscita, basata sulla sostenibilità totale, la riduzione delle disuguaglianze, e la partecipazione trasparente. L'impresa deve contribuire alla coesione sociale, alla sostenibilità ambientale, e al bene comune, esercitando il profitto senza compromettere i principi di libertà e uguaglianza. Le differenze devono essere valorizzate come un patrimonio sociale e produttivo, promuovendo il confronto e la cooperazione per superare le discriminazioni. Capitalismo e società Il capitalismo, affermatosi due secoli fa, poggiava su libero mercato del lavoro, dei capitali e della moneta. Successivamente si sono aggiunti il lavoro salariato, la proprietà privata dei mezzi di produzione e un modello di regolazione del mercato. L'irruzione della finanza ha ridisegnato i rapporti economici, sociali e politici. Dopo la sconfitta del socialismo reale, il capitalismo si è affermato come il miglior sistema di sfruttamento delle risorse, generando disuguaglianze e ingiustizie. La convergenza tra impresa e sistema pubblico è necessaria per difendere i beni comuni. La fase post-900 ha visto l'avvento del berlusconismo in Italia, con un progetto politico piegato agli interessi personali del premier e il declino dei servizi pubblici. Il socialismo ha perso terreno, favorendo l'ascesa della destra. La classe media si è sfaldata, aumentata l'incultura e la superficialità, e il successo è limitato a pochi. La sinistra politica e sociale appare distante e inefficace, mentre la destra ha trovato terreno fertile nelle debolezze della sinistra. Desocializzazione e risocializzazione: ricomporre la comunità La desocializzazione politica, ossia il distacco della politica dagli interessi sociali, è un fenomeno globale e preoccupante, analizzato da Georg Simmel nei primi decenni del XX secolo. Questo processo è aggravato da fattori come bassi salari, servizi pubblici costosi e il declino dei valori sociali, che hanno ridotto la fiducia nelle istituzioni e nei partiti politici. Questo distacco si manifesta anche con l'aumento dell'astensionismo elettorale, una forma di ribellione sociale silenziosa. Le comunità locali subiscono cambiamenti fisici senza coinvolgimento preventivo, aggravando il senso di esclusione e allontanamento dalla vita sociale. Cause della desocializzazione: La disoccupazione, la precarietà lavorativa e la sottovalutazione di alcuni settori economici contribuiscono alla sensazione di impotenza individuale di fronte ai poteri decisionali. Secondo il sociologo Robert Castel, la desocializzazione può essere vista come disaffiliazione, un processo di decostruzione della socializzazione che ha indebolito i codici identitari e i valori di affiliazione sociale. La risocializzazione deve mirare a ricomporre il tessuto sociale disintegrato, promuovendo nuovi paradigmi di gradualità e radicalità risolutiva. Approcci alla risocializzazione: La risocializzazione dovrebbe avvenire su due livelli: endogeno ed esogeno, agendo sia sull'ambiente che sull'individuo. Questo processo richiede la ricostruzione delle conoscenze individuali per migliorare i saperi collettivi e sviluppare un senso civico inteso come senso politico. Le istituzioni dovrebbero promuovere iniziative formative per migliorare la qualità collettiva e individuale dei partecipanti, coinvolgendo psicologi, sociologi, educatori e accademici. È necessario che gli individui partecipino attivamente alla vita sociale, superando diffidenza e insicurezza personale. Prospettive future: Né il capitalismo né il socialismo democratico hanno raggiunto i loro obiettivi. Tre ipotesi future sono possibili: 1. Predominio del capitalismo conservatore occidentale in Europa, con resistenza ai cambiamenti socioeconomici. 2. Rinascita del socialismo liberale, recuperando le radici del socialismo ottocentesco aggiornato alla sostenibilità. 3. Emergere di un nuovo partito o movimento politico, con un progetto concreto di partecipazione libera e sociale, superando le inefficienze attuali. Idee per costruire un pensiero utile Serve una reazione sensibile e ragionata per ripartire dai bisogni concreti, riconoscere e valorizzare la disillusione e la rabbia, e costruire un nuovo modello basato su coraggio, giustizia sociale e libertà. È fondamentale coinvolgere le nuove generazioni, pensionati, arte, cultura e scienza, aprendo una nuova fase di cooperazione sociale e definendo progetti condivisi. Le istituzioni devono promuovere la sostenibilità, trasferire risorse nei settori della salute, istruzione e ricerca, e monitorare l'accesso ai beni. Europa: idee e proposte per il futuro Si propone la costituzione di una Federazione degli Stati Uniti d'Europa, con riduzione delle disuguaglianze, nuovi diritti e tutele attraverso uno statuto europeo dei lavoratori, superamento della disoccupazione e nuove forme di partecipazione civica. È necessaria un'agenda riformista europea per ricostruire la democrazia, basata sul liberal-socialismo sostenibile. L'Europa deve diventare più forte e democratica, limitando i benefici alle imprese non sostenibili e promuovendo la formazione dei manager pubblici e privati, regolamentando i principi della responsabilità dell'informazione e i conflitti di interesse. CAPITOLO 6: Sostenibilità totale, civismo, fenomeni del nostro tempo Il modo in cui l'umanità gestisce le proprie relazio

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