Psicometria e psicodiagnostica PDF

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Summary

Questo documento presenta una panoramica sulla psicometria e la psicodiagnostica, concentrandosi sulle funzioni della memoria e dell'attenzione. Descrive i principi e i metodi della valutazione dei disturbi cognitivi.

Full Transcript

Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.194...

Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Indice 1. INTRODUZIONE......................................................................................................................................... 3 2. TEST GLOBALI PER LA MEMORIA............................................................................................................. 4 3. TEST SPECIFICI PER LA MEMORIA............................................................................................................ 9 4. TEST SULLE FUNZIONI ESECUTIVE........................................................................................................... 13 5. TEST PER L’ATTENZIONE.......................................................................................................................... 19 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 26 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica 1. Introduzione La lezione ha l’obiettivo di far conoscere quali sono i più diffusi test psicodiagnostici per la memoria e l’attenzione. L’obiettivo della lezione non è quello di insegnare come utilizzare questi test, piuttosto, le spiegazioni dei vari test sono utili nella comprensione di come questi vengono poi standardizzati e come si utilizzano le norme di riferimento. Le informazioni neuropsicologiche inserite nella lezione saranno utili alla comprensione della struttura e delle finalità dei test. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica 2. Test globali per la memoria La memoria è definita come la capacità di riattivare in modo parziale o totale, veridico o erroneo, gli avvenimenti del passato; ha anche il compito di generare nuove conoscenze, schemi e quadri interpretativi fondamentali per una continua e aggiornata valutazione del mondo esterno. Attualmente la memoria viene studiata secondo un approccio multicomponenziale, ovvero viene vista come un sistema a più componenti. Infatti, si distinguono tre magazzini: Magazzino dei registri sensoriali (che include la Memoria Iconica ed Ecoica) Memoria a breve termine (MBT) Memoria a lungo termine (MLT) Con Memoria a Breve Termine ci si riferisce al ricordo di informazioni che, appena presentate, devono essere rievocate immediatamente ed in modo corretto. Grazie alle ricerche in Neuropsicologia, si è potuto stabilire che la MBT ha una capacità limitata, poiché i soggetti giovani normali non riescono a ricordare in media più di sette o otto elementi nell’ordine corretto. Inoltre, la MBT è limitata non solo relativamente alla quantità di informazione che può contenere, ma anche relativamente alla durata della traccia mnestica, quando non venga in qualche modo ripetuta o ripassata. Si verifica quindi, dopo un breve periodo di tempo, un oblio del materiale presentato, ovvero una perdita. Baddeley (Baddeley e Hitch, 1974) la definisce come Memoria di Lavoro (Working Memory), ovvero quella componente del sistema di memoria a breve termine che consente non solo di trattenere temporaneamente l’informazione (MBT), ma anche di operare su di essa, manipolandola, aggiornandola di continuo e mettendola al servizio di altre operazioni mentali, resistendo alle interferenze. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica In tale modello, la memoria di lavoro sarebbe costituita da un sistema attenzionale, (detto Esecutivo Centrale), che supervisiona e coordina due sistemi sussidiari: il ciclo articolatorio/fonologico, responsabile dell’elaborazione dell’informazione linguistica e scomponibile in altrettanti due sottocomponenti (magazzino fonologico e processo di reiterazione articolatoria); il taccuino visuo-spaziale, da cui dipenderebbe l’elaborazione della materia non verbale. Invece, con Memoria a Lungo Termine si indica il processo di recupero di informazioni immagazzinate da molto tempo e che non conservano i caratteri di precisione ed accuratezza del materiale rievocato dalla MBT. Al contrario della MBT, la MLT è in grado di contenere molte informazioni e per intervalli lunghi di tempo, a volte anche per sempre. Generalmente, si suddivide la MLT nelle seguenti sotto componenti: memoria episodica: tale magazzino può interessare avvenimenti esperiti direttamente dal soggetto, contestualizzati nello spazio e nel tempo; inoltre, l’informazione episodica può essere relativa ad aspetti personali della vita del soggetto (memoria autobiografica), che possono anche non riguardare il passato, ma ciò che ci siamo proposti di fare nel futuro (memoria prospettica); memoria semantica: riguarda più specificamente le conoscenze sulle cose del mondo che abbiamo conseguito nel corso della vita, svincolate da aspetti situazionali; memoria procedurale: riguarda informazioni sugli aspetti procedurali delle nostre conoscenze e delle nostre azioni, ad esempio, come si guida la macchina. Un’altra fondamentale dicotomia che si osserva nelle prestazioni della MLT è tra: memoria anterograda, che si riferisce agli eventi che il paziente è in grado di apprendere dopo che si è verificato l’evento scatenante la patologia (es., trauma cranico); memoria retrograda, che si riferisce alle informazioni che il paziente aveva memorizzato prima della malattia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Per la particolare vastità dell’argomento si presenteranno solo alcuni dei vari test utilizzati per la valutazione dei disturbi di memoria. Una batteria minima per esaminare le funzioni mnestiche di un paziente dovrebbe comprendere almeno queste tipologie di test: Una prova globale Valuta in modo complessivo la memoria Prove di span di memoria immediata Valuta la MBT verbale (span di cifre) Valuta la MBT visuo-spaziale (test dei cubetti di Corsi) Prove di apprendimento Valuta la MLT verbale (test del racconto e apprendimento di coppie o liste di parole) Valuta la MLT visuo-spaziale (es. test dei cubetti di Corsi, test di apprendimento di un percorso in un labirinto) Questionari Valutano la MLT per eventi del passato (sia di cronaca che autobiografici) Tra le Batterie globali più importanti e meglio costruite, ricordiamo: Wechsler Memory Scale (Wechsler, 1945), che comprende una serie di test psicometrici specifici per la valutazione della memoria (sia a breve che a lungo termine, verbale e visuospaziale). Test di Memoria Comportamentale di Rivermead (TMCR) (Wilson, Cockburn e Baddeley, 1990), test per la valutazione “ecologica” della memoria. Wechsler Memory Scale (Wechsler, 1945) Scopo del test è fornire una valutazione globale della memoria, nei suoi aspetti verbali e visuospaziali. Caratteristica del test è la possibilità di ottenere un quoziente di memoria (Q.M.). Esistono due forme parallele, forma I e forma II, al fine di poter valutare le variazioni che hanno luogo tra la somministrazione della prima forma e la seconda. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Questa batteria di valutazione della memoria è costituita da sette subtest: 1. Informazione: vengono poste al soggetto domande circa la propria età, data di nascita, il nome del Presidente della Repubblica, il nome del Presidente della Repubblica precedente, il nome del Papa e quello del sindaco della propria città. 2. Orientamento: vengono poste cinque domande circa l'anno, il mese, il giorno, il posto e la città in cui si trova il soggetto. 3. Controllo Mentale: il soggetto è sottoposto a tre compiti a tempo: contare dal numero 20 al numero 1, ripetere le lettere dell'alfabeto, contare di tre in tre. 4. Memoria Logica: ripetizione immediata di due brevi storie. 5. Ripetizione di cifre: digit span avanti e a rovescio. 6. Riproduzione visiva: riproduzione immediata, a memoria, di disegni geometrici. 7. Associazioni: vengono presentate 10 associazioni di parole accoppiate; subito dopo l'esaminatore legge le prime parole di ogni coppia ed il soggetto deve ricordare la seconda parola di ciascuna coppia. Il punteggio totale (somma dei punteggi ottenuti in ogni subtest), permette, attraverso un coefficiente di correzione secondo l'età, di ottenere un punteggio corretto tramite il quale è possibile individuare un quoziente di memoria (Q.M.), che può essere confrontato anche con il Q.I. Test di Memoria Comportamentale di Rivermead – TMCR (Wilson et al., 1990) Il test valuta le abilità necessarie per un funzionamento congruo dei processi di memoria nella vita di tutti i giorni, piuttosto che prestazioni in situazioni di laboratorio. Comprende 11 subtest elaborati sulla base delle difficoltà di memoria più frequentemente dichiarate dai pazienti affetti da deficit mnestici e dell’osservazione clinica dei pazienti. Diversi subtest richiedono di ricordare di eseguire compiti ecologici (es. trovare un oggetto nascosto all’inizio della prova), oppure di memorizzare diversi tipi di informazione richiesti per un comportamento quotidiano adeguato (es. un particolare percorso). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Esistono 4 forme parallele del TMRC, al fine di ridurre al minimo l’effetto di apprendimento dovuto alla ripetizione del test. Per quanto riguarda il punteggio, sono previsti due sistemi di assegnazione: punteggio di screening (0-12) e punteggio standardizzato (0-24). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica 3. Test specifici per la memoria Test per la valutazione della Memoria a breve termine (MBT) Lo Span di cifre (Orsini et al., 1987). Misura la MBT uditivo-verbale. L’esaminatore legge sequenze di cifre di lunghezza crescente da 3 a 9. Il soggetto è invitato a ripetere la sequenza immediatamente dopo la presentazione. La risposta è considerata corretta se tutti gli elementi della sequenza sono stati ripetuti nell’ordine di presentazione. Per ogni lunghezza si presenta una sequenza e nel caso la sua ripetizione da parte del soggetto risulti errata, se ne presenta una seconda. Si interrompe la prova quando il soggetto fallisce entrambe le sequenze di una data lunghezza. La lunghezza della sequenza più lunga ripetuta correttamente è il punteggio grezzo dello span, che viene poi corretto per età e scolarità. I punteggi corretti possono poi essere trasformati in punteggi equivalenti. I dati normativi che tengono conto dell'età, del sesso e del livello di istruzione sono stati valutati con la seguente procedura. 1. Per ogni test, si è identificato il modello lineare attraverso un'analisi di covarianza che si è dimostrata la più efficace nel ridurre la varianza residua. 2. Correzione dei punteggi originali per ciascun soggetto, aggiungendo o sottraendo il contributo della variabile concomitante. 3. Identificazione dei punteggi corretti, classificati in ordine crescente di grandezza, del valore corrispondente al 5 ° percentile della popolazione (limiti di tolleranza) tramite procedure non parametriche. Il Test di Corsi (Spinnler e Tognoni, 1987) misura la MBT visuo-spaziale. Il materiale è costituito da una tavoletta di legno su cui sono incollati 9 cubetti, numerati dal lato rivolto verso l’esaminatore. Il compito del soggetto è quello di toccare (nel medesimo ordine) i cubetti toccati dall’esaminatore, immediatamente dopo la presentazione. La risposta è considerata corretta se tutti gli elementi della sequenza sono stati ripetuti nell’ordine di presentazione. Per ogni lunghezza si presentano 3 sequenze e se il paziente rievoca correttamente almeno 2 sequenze si passa alla Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica serie di lunghezza successiva, altrimenti ci fermiamo. Il punteggio sarà la lunghezza della serie più lunga per la quale sono state ripetute correttamente almeno 2 sequenze. Il punteggio grezzo può essere corretto per sesso, età e scolarità, e successivamente trasformato in punteggio equivalente. Test per la valutazione della Memoria a lungo termine (MLT) Breve racconto 1 (De Renzi et al., 1977) misura la memoria episodica verbale anterograda. Viene letto 2 volte un brano costituito da 28 elementi. Vengono registrati gli elementi rievocati immediatamente dopo la prima presentazione, e quelli rievocati 10 minuti dopo la seconda presentazione del racconto. Il punteggio grezzo è costituito dalla media degli elementi rievocati dopo le 2 presentazione. È stata calcolata la soglia discriminante che determina il valore che separa i soggetti normali da quelli patologici Apprendimento di coppie di parole 1 (De Renzi et al., 1977) misura la memoria episodica verbale anterograda. Si leggono al soggetto 10 coppie di parole. Al termine della lettura si ripropone al soggetto il primo membro di ciascuna coppia in un ordine diverso da quello di presentazione, chiedendogli di rievocare il secondo. Per 5 coppie si tratta di associazioni “facili” (es. alto-basso) e per 5 di associazioni “difficili” (es. bicicletta-forbici). Si assegna un punto per le associazioni “difficili” e mezzo punto per quelle “facili”. È stata calcolata una soglia discriminante fra soggetti normali e patologici. Esiste anche una seconda versione, quella di Novelli (Novelli et al., 1986), che è analoga alla precedente, solo con coppie di parole diverse. Inoltre, si tratta di parole bisillabiche controllate per frequenza d’uso. Apprendimento supra-span verbale - tecnica di Buschke-Fuld (Spinnler e Tognoni,1987) misura la MBT e la MLT verbale anterograda. Si legge al paziente una lista di 15 parole e, dopo il primo tentativo di rievocazione, l’esaminatore ripete solo le parole della lista che non sono state rievocate, mentre il soggetto ha il compito di rievocare sempre tutte le parole. La procedura viene ripetuta fino al raggiungimento del criterio di 2 ripetizioni consecutive esatte, oppure per 18 prove. Le parole rievocate dal soggetto subito dopo la presentazione vengono considerate provenienti dalla MBT, mentre quelle rievocate anche se non sono state appena presentate Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica dall’esaminatore vengono considerate provenienti dalla MLT. Cinque minuti dopo l’ultima prova viene richiesta un’ulteriore rievocazione (prova differita). Vengono utilizzati 3 punteggi: il totale delle prove rievocate dalla MLT nelle prime 18 prove (esclusa la differita) il totale delle rievocazioni “stabili” dalla MLT nelle prime 18 prove (una prova è “stabile” quando l’item, una volta entrato nella MLT, è stato rievocato con successo in tutte le prove seguenti); Il totale delle prove rievocate nella prova differita. Il punteggio grezzo può essere corretto per età e scolarità e poi trasformato in punteggio equivalente. Curva di posizione seriale (Spinnler e Tognoni, 1987; Capitani et al., 1992) misura la MBT e la MLT verbale anterograda. Il soggetto deve rievocare una lista di 12 parole lette dall’esaminatore, senza rispettare l’ordine di presentazione. La procedura viene ripetuta per 10 liste. Si ritiene che le parole che occupano le ultime posizioni nella lista di presentazione vengano rievocate mediante la MBT, quelle che occupano le prime posizioni mediante la MLT. Le parole rievocate per ogni posizione nelle 10 liste vengono sommate, ottenendo una curva di posizione seriale. Nel soggetto normale questa curva è “bi-modale”, ad “U”: le ultime parole della lista sono rievocate meglio (effetto recency), seguite dalle prime (effetto primacy). Nelle posizioni centrali la posizione è relativamente scadente. Per quanto riguarda l’assegnazione del punteggio, vi sono delle differenze fra gli autori che hanno standardizzato il test: infatti, Spinnler e Tognoni (1987) tengono conto solo della prima e delle ultime due posizioni (punteggio grezzo = somma delle parole rievocate nelle 10 liste in ognuna delle 3 posizioni), mentre Capitani et al. (1992) tengono conto della prima posizione e delle somme delle prime 7 e delle ultime 3 posizioni e standardizzano i punteggi sulla base di un campione non patologico. Il punteggio grezzo può essere corretto per età e scolarità e poi trasformato in punteggio equivalente. Apprendimento Spaziale Supra-Span (Spinnler e Tognoni, 1987) misura la MLT visuo-spaziale. Il materiale è quello utilizzato per valutare lo span spaziale (vedi test di Corsi). L’esaminatore presenta una serie fissa di 8 cubetti, che il paziente cerca di riprodurre subito dopo ogni presentazione, fino al raggiungimento del criterio di apprendimento (l’esatta riproduzione della sequenza per 3 volte consecutive), fino ad un massimo di 18 prove. La prova non può essere Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica somministrata a soggetti con uno span uguale o superiore alla lunghezza della sequenza stessa (8 cubetti). Cinque minuti dopo l’ultimo tentativo, nei quali il paziente viene impegnato in attività distraenti, viene richiesta un’ulteriore riproduzione della sequenza. Il punteggio “informazionale”: tiene conto dei frammenti di sequenza correttamente riprodotti. Il punteggio grezzo totale si ottiene attraverso la somma dei punteggi “informazionali” parziali ottenuti dal soggetto ad ogni tentativo. Il punteggio grezzo può essere corretto per età e scolarità e poi trasformato in punteggio equivalente. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica 4. Test sulle funzioni esecutive In questa sezione descriviamo innanzitutto le funzioni esecutive, le quali fanno riferimento all’insieme dei processi mentali necessari per l'elaborazione di schemi cognitivo-comportamentali adattivi in risposta a condizioni ambientali nuove e impegnative (Owen, 1997). Sono meccanismi cognitivi che consentono di ottimizzare la prestazione in situazioni che richiedono la simultanea attivazione di processi cognitivi differenti (Baddeley, 1986). Tali funzioni appaiono particolarmente critiche quando devono essere generate e organizzate sequenze di risposte e quando nuovi programmi d’azione devono essere formulati ed eseguiti: in pratica, le funzioni esecutive si riferiscono alla capacità di pianificare, programmare, modificare e verificare un’azione volta al raggiungimento di un determinato scopo. Nella prospettiva della neuropsicologica cognitiva, l’insieme dei processi che costituiscono il dominio delle funzioni esecutive può essere scomposto in “unità” cognitive parzialmente differenziabili (Grossi e Trojano, 2005). Trail making Test – TMT (Reitan, 1958; Mondini et al., 2003) valuta la capacità di pianificazione spaziale in un compito di tipo visuo-motorio; infatti, si ottengono informazioni sulle seguenti funzioni: il modo di procedere in compiti di ricerca visiva e spaziale; capacità attentive e visuo-motorie; abilità nel passare velocemente da uno stimolo di tipo numerico ad uno alfabetico (shifting). Il test comprende due prove, A e B: nella prima gli stimoli sono costituiti da una serie di numeri, mentre nella seconda ci sono sia numeri che lettere. Il corretto svolgimento della parte A richiede adeguate capacità di elaborazione visiva, riconoscimento di numeri, conoscenza e riproduzione di sequenze numeriche, velocità motoria. Il corretto svolgimento della parte B, oltre alle predette abilità, necessita di una flessibilità cognitiva e di una capacità di shifting nella norma. La differenza di tempo tra le due prove (B – A) è anch’essa indice di flessibilità cognitiva e abilità di shifting. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Parte A: il soggetto deve unire in sequenza con una matita i numeri dall’1 al 25. Deve svolgere il compito nel più breve tempo possibile. In caso di errore deve essere immediatamente corretto dall’esaminatore (questo contribuisce ad aumentare il tempo impiegato e quindi a determinare un decremento del punteggio). Prima del test vero e proprio è necessario accertarsi che il soggetto abbia compreso le consegne somministrando la prova preliminare (unire i numeri dall’1 all’8). La parte A richiede al soggetto di attivare una serie di operazioni cognitive quali la ricerca spaziale e visiva dei numeri nella loro giusta sequenza impiegando il minor tempo possibile. È una prova che rileva il livello attentivo del paziente e dall’analisi dei risultati si può notare che i soggetti mano a mano più anziani hanno prestazioni peggiori. Parte B: Questa seconda parte del TMT è certamente più complessa e impegnativa rispetto alla prima. Qui, infatti, oltre a un compito di attenzione divisa visuo-spaziale, viene richiesto al soggetto un compito di switch, cioè di alternanza continua da uno stimolo di tipo numerico a uno di tipo alfabetico. Viene presentato al soggetto un foglio dove sono rappresentati numeri e lettere disposti in modo casuale. Il soggetto, per eseguire il test, deve compiere simultaneamente due compiti: collegare sia in ordine progressivo, che alternato, numeri e lettere (cioè: 1-A-2-B-3-C- ecc…), unendo, quindi, in maniera alternata i numeri (dall’1 al 13) e le lettere (dalla A alla N). [la corretta sequenza è 1-A, 2-B, ecc.]. Anche in questo caso è opportuno accertarsi che il soggetto abbia compreso le consegne somministrando la prova preliminare (numeri dall’1 al 4 e lettere dalla A alla D). I tempi di prestazione di questa prova sono molto più elevati, soprattutto nei soggetti anziani che spesso hanno difficoltà a capire la natura del compito e a mantenere costante lo switch tra le due diverse categorie di stimoli. In punteggio finale è basato sul numero di secondi impiegati per completare il test. Vengono ottenuti tre punteggi (parte A; parte B; differenza B – A). Per ogni parte il punteggio grezzo ottenuto deve essere corretto in base all’età e alla scolarità del soggetto. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica In recente studio italiano (Amodio et al., 2005), gli autori hanno utilizzato il coefficiente Kappa (K) di Cohen per la validazione in cui si tiene conto del numero delle volte in cui le misure sono in accordo, in disaccordo e del disaccordo/accordo dovuto al caso. Wisconsin Card Sorting Test – WCST (Berg, 1948). Il WCST è una prova per esaminare le funzioni frontali del paziente; usato per valutare la flessibilità nella scelta delle strategie nel problem solving e utilizzato per la valutazione dell’incapacità di astrazione oltre che della perseverazione. Sono utilizzate 128 carte definite “carte risposta” costruite in modo tale che ciascuna carta contenga da una a quattro figure identiche di un singolo colore. Le quattro figure usate sono così costruite: per forma: stelle, croci, triangoli e cerchi; per colore: rosso, giallo, blu, verde; per numero: 1, 2, 3 e 4. Una singola carta può avere, per esempio, quattro triangoli verdi oppure due cerchi gialli. Quattro di queste 128 carte vengono definite “carte stimolo” o “carte guida”: la prima raffigurante un triangolo rosso, la seconda raffigurante due stelle verdi, la terza con tre croci gialle e l'ultima con quattro cerchi blu. Le quattro “carte stimolo” o “carte guida” vengono disposte dinanzi al soggetto da sinistra verso destra in questo medesimo ordine. Il soggetto riceve un primo pacco di carte risposta e viene così istruito: “Queste che ha davanti sono quattro carte guida; vorrei che lei mettesse ciascuna di queste carte che le ho dato in mano sotto una delle carte guida dove lei pensa che sia opportuno metterle. Io le dirò se ciò che fa è giusto o sbagliato”. Se il soggetto facesse domande su come classificare le carte che ha in mano (es. secondo la forma, il numero delle figure, ecc.) gli verrebbe risposto così: “Le dirò io se è giusto o sbagliato dopo che ha collocato la carta”. La categoria corretta deve essere anticipatamente decisa dall'esaminatore e non deve essere mai svelata al paziente durante la prova; il soggetto inizia a disporre le carte una alla volta e viene informato se quello che ha fatto è giusto o no. La prima categoria da seguire è il colore; dopo che ha dato 10 risposte esatte e consecutive l’una all’altra (nella versione originaria di Berg ne sono sufficienti 5) si passa alla categoria successiva che è la Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica forma. Dopo 10 risposte esatte e consecutive si passa al numero e quindi si ricomincia un altro ciclo di tre categorie (colore, forma, numero). Il test si conclude quando vengono completate tutte le sei categorie (colore, forma e numero per due volte) o vengono distribuite tutte le 128 carte. Durante il corso della prova al soggetto non è permesso di cambiare una sua risposta definita dall’esaminatore come non corretta una volta che è stata data. L’esaminatore non deve mai avvertire il soggetto che il criterio cambia. L'utilizzo di questo test è indicato per lo studio e l'approfondimento di pazienti con lesioni frontali; essi presentano tipici disturbi del ragionamento astratto, disturbi attentivi, difficoltà nella formulazione di strategie per la risoluzione di un compito, incapacità di fare inferenze di ordine superiore (come ad esempio definire proverbi, classificare, definire il significato delle parole, ecc.), flessibilità mentale e perseverazione. Il test sembra particolarmente appropriato per lo studio della perseverazione: fu Milner (1963) a riportare ricerche da lui svolte in merito, verificando che soggetti con lesione frontale dorsolaterale dell'emisfero sinistro commettevano un maggior numero di errori perseveratori e raggiungevano un numero inferiore di categorie. Milner osservò che nell'ambito dei lobi frontali, i disturbi cognitivi più accentuati conseguivano ad un danno delle aree dorsolaterali. Test della Torre di Londra – TOL (Shallice, 1982). Il test è stato ideato per misurare le capacità di mettere in atto processi di decisione strategica e di pianificare soluzioni efficaci tese alla risoluzione di un compito. Per risolvere molti problemi è necessario anticipare e tenere a mente le conseguenze di un’azione sulle altre; tale interdipendenza di elementi di un problema complesso è di fatto una caratteristica di molte situazioni della vita quotidiana. Il test della Torre di Londra prevede una serie di problemi a difficoltà graduale che richiedono al soggetto di muovere delle palline forate, poste in una certa configurazione su una particolare struttura, fino a raggiungere una nuova configurazione. Per la risoluzione del compito è necessario adottare opportune strategie. In particolare, sono richieste tre operazioni: formulare un piano generale; identificare sotto-mete ed organizzarle entro una sequenza di movimenti; Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 16 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica conservare le sotto-mete e il piano generale nella memoria di lavoro (Morris et al., 1988; Owen et al., 1990; Shallice, 1982). Shallice chiama in causa il Sistema Attentivo Supervisore (SAS), quale centro presieduto dalla corteccia prefrontale e deputato a dirigere l’attenzione verso le necessarie sotto-mete e a trasferire l’attenzione stessa dalle sotto-mete allo schema generale (Shallice, 1982). Ci sono numerose varianti nel modo in cui il test può venire somministrato e sul tipo di misure che si possono ottenere. Nella versione classica di Shallice, il materiale è costituito da tre pioli di diversa lunghezza montati su una struttura di legno e da tre palline di colore diverso, rosso, verde e blu, che vanno infilate nei pioli. Il test si compone di una serie di dodici prove di difficoltà graduale, a seconda del numero di mosse che il soggetto deve attuare per arrivare alla configurazione mostrata dall’esaminatore. Per quanto riguarda la somministrazione, al soggetto la consegna viene spiegata come segue: “Qui ci sono tre bastoncini di diversa lunghezza e tre palline di colore diverso. Lei dovrà mettere le palline secondo le disposizioni che le mostrerò. La figura nel foglio ne mostra una. Ora lei dovrà copiare questa figura per essere sicuri che non ha problemi nel riconoscere i colori. Adesso le mostrerò un’altra figura e le chiederò di cambiare le palline di questa composizione qui, in un’altra diversa, ma nel fare questo ci sono delle regole da seguire: 1) può muovere solo una pallina per volta; 2) può muovere da un solo bastoncino ad un altro. Così non le è consentito mettere sul tavolo una pallina o averne in mano più di una alla volta”; 3) può collocare una sola pallina sul bastoncino piccolo, due sul bastoncino medio, tre sul bastoncino grande. Se segue questa regola le palline non usciranno dal bastoncino; 4) le dirò ogni volta quanti spostamenti sono necessari per risolvere il problema”. Il tempo si calcola da quando al soggetto viene mostrata la configurazione fino all’avvenuta prestazione. Quando il paziente si accorge di aver sbagliato, si blocca il cronometro, si riposizionano le palline in base alla configurazione iniziale e si fa ripartire il tempo dal punto in cui lo si era bloccato. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 17 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Il tempo massimo per ogni configurazione è di 60 secondi, e varia a seconda del tempo impiegato: 0 - 15” sec. = 3 punti 16” - 30” sec. = 2 punti 31” - 60” sec. = 1 punti > 60” sec. = 0 punti Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 18 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica 5. Test per l’attenzione L’attenzione può essere considerata come una funzione che regola l’attività dei processi mentali, filtrando e organizzando le informazioni provenienti dall’ambiente allo scopo di emettere una risposta adeguata (Làdavas e Berti, 1995). Il processo di elaborazione delle informazioni, infatti, è estremamente flessibile, cioè sceglie di volta in volta quale informazione elaborare e come elaborarla e questa possibilità di selezionare il materiale informativo avviene proprio in base a meccanismi di tipo attentivo. Alcune nostre azioni quotidiane sono ormai automatizzate, ossia, una volta attivate, queste vengono agite in maniera automatica, senza che vi sia un controllo attivo su di essa (pensiamo ad azioni quali alzarsi dal letto, lavarsi, fare colazione etc.). Da un lato questo ci consente di eseguire comportamenti anche complessi in maniera tale da non utilizzare importanti risorse attentive, che possono, quindi, essere impiegate per altre cose; dall’altro ci espone a maggiori rischi di “intrusioni”, ossia altri comportamenti automatici possono subentrare e catturare le azioni di una persona, specie se le capacità attentive hanno subito un’alterazione delle sue funzioni. Vi sono condizioni che possono influenzare il sistema di elaborazione; fra queste ricordiamo il meccanismo di arousal, ovvero il livello di preparazione fisiologica il cui scopo è di ricevere le stimolazioni esterne ed interne, permettendo di conseguenza una risposta più o meno adeguata e veloce rispetto una specificata stimolazione. Possiamo considerare il livello di attivazione come uno stato globale dell’organismo che si svolge su di un continuum che passa dallo stato più basso (ad esempio il sonno), allo stato più alto (lo stato di iperattività). Non risulta difficile pensare come il livello di attivazione riesca a modulare le prestazioni di un organismo: se il livello di attivazione dell’organismo (prestazione fisiologica) è troppo basso, entrano indiscriminatamente tutte le stimolazioni che si accumulano nel sistema, determinando un decadimento della prestazione dell’individuo; se invece, il livello è troppo elevato, il sistema filtrante può ridurre eccessivamente le informazioni in entrata, ed anche in questo caso la prestazione risulterà scadente. L’altra condizione che può influenzare il sistema di risposta è il livello di vigilanza con cui ci impegniamo a Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 19 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica svolgere un compito, cioè la capacità di mantenere un buon livello attenzionale per un periodo protratto nel tempo. Molto schematicamente, oggi vengono riconosciute tre componenti attentive: Attenzione selettiva Attenzione divisa Attenzione sostenuta Con attenzione selettiva si intende sia l’abilità a contrastare la distrazione che la capacità a concentrare l’attenzione su una fonte o su un canale contenenti informazioni relativamente deboli in presenza di distrattori forti. A sua volta, si distinguono due componenti: l’attenzione selettiva volontaria è un meccanismo che entra in gioco quando bisogna affrontare situazioni nuove e richiede l’impiego volontario di risorse di processamento; l’attenzione automatica, invece, è guidata dall’ambiente e non dalle intenzioni e dagli scopi dell’individuo. Tanto per capire come teoria e ricerca sul campo formano un connubio indivisibile, tale distinzione si basa su pazienti frontali nei quali è stata evidenziata una dissociazione tra attenzione selettiva volontaria ed automatica, tale per cui si avrebbe un’attenzione volontaria deficitaria ed un’attenzione automatica patologicamente intensificata. Inoltre, esiste una modalità di attenzione selettiva per lo spazio che è stata trattata indipendentemente dall’attenzione selettiva in genere, dal momento che alcuni meccanismi con cui dirigiamo l’attenzione visiva nello spazio risulterebbero indipendenti. Recenti studi PET hanno dimostrato l’esistenza di almeno due sistemi attenzionali diversi (Làdavas e Berti, 1995): 1. Il sistema attenzionale posteriore (PAS), è responsabile dell’orientamento spaziale dell’attenzione verso sorgenti di stimolazione nelle varie modalità sensoriali. Permette di dirigere l’attenzione su porzioni dello spazio circostante sia per la ricerca guidata dalla visione di oggetti in diverse posizioni spaziali, che per quanto riguarda la scansione di un oggetto di interesse. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 20 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica 2. Il sistema attenzionale anteriore (AAS), comprende aree della corteccia prefrontale mediale, inclusa la corteccia cingolata anteriore e l’area supplementare motoria, ed è preposto alla selezione degli attributi dello stimolo (forma, colore e dimensione). Un disturbo dell’attenzione selettiva spaziale dà origine alla cosiddetta sindrome da neglect. Con il nome di Negligenza Spaziale Unilaterale (Unilateral Spatial Neglect) si indica una alterazione patologica della capacità di percepire una delimitata porzione di spazio e, dunque, di orientarvisi, di localizzare in esso la posizione di uno stimolo, in una parola di esplorare “interamente” lo spazio circostante. L’alterazione è generalmente conseguenza di una lesione cerebrale di natura traumatica o degenerativa che colpisce l’emisfero controlaterale alla porzione dello spazio che soggiace al fenomeno del neglect, venendo, per così dire, reso indisponibile tanto alla consapevolezza quanto alla operatività del soggetto. Le molteplici manifestazioni del disturbo possono essere ricondotte, descrittivamente, ad una incapacità di percezione e rappresentazione dello spazio egocentrico, corporeo ed extracorporeo: esso può arrivare, in fase acuta, addirittura ad indirizzare gli occhi e il capo del paziente verso il lato della lesione, rendendone poco orientati o pericolosi i movimenti e l’andatura. Ad esempio, a stimolazioni uditive provenienti dalla sinistra (in caso di lesione destra) il soggetto può rispondere girandosi verso destra, anche se nulla può apparirgli visibile come fonte dello stimolo da quel lato. Inoltre, è frequente la condotta che trascura l’utilizzazione degli arti controlaterali, pur in assenza di emiplegia o paresi: in questi casi è stato notato che, talvolta, nell’attuazione di schemi motori consolidati e semiautomatici, gli arti “ignorati” partecipano normalmente all’esecuzione del movimento. Ma, nonostante possa sembrare il contrario, tale disordine non si presenta così omogeneo sotto il profilo fenomenologico e clinico: nei pazienti che presentano Negligenza Spaziale Unilaterale sono stati infatti riscontrati disturbi le cui conseguenze presentavano evidenti variazioni soggettive a seconda delle caratteristiche delle prove cui erano sottoposti dagli esaminatori: il neglect poteva in alcuni colpire le prime lettere di parole presentate su un foglio (anche se questo era posto all’interno dell’emicampo “integro”), mentre nessuna difficoltà emergeva in una prova di indicazione di bersagli (su un foglio disposto in modo del tutto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 21 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica “sovrapponibile” a quello del primo test), in altri soggetti gli esiti delle due prove erano completamente opposti. Con Attenzione divisa ci si riferisce alla capacità di prestare attenzione a più compiti contemporaneamente. Attenzione sostenuta e livelli di attivazione (arousal): con il termine attenzione sostenuta ci si riferisce ad una modalità di attenzione protratta nel tempo, mentre per livelli di attivazione si intende la prontezza fisiologica a rispondere a stimoli interni ed esterni. Un risultato scontato è che la prestazione dell’osservatore peggiora con il passare del tempo per l’aumentare sia dei falsi allarmi (rilevamento di un segnale inesistente), che delle omissioni (mancati rilevamenti in presenza del segnale). Il peggioramento può dipendere sia da una diminuita sensibilità del sistema sensoriale e sentivo, che da un innalzamento del criterio adottato dal soggetto per stabilire che una soglia critica di intensità, oltre la quale il segnale viene dato per presente, sia stata superata. Per quanto riguarda l’attenzione sostenuta, l’emisfero destro è più abile del sinistro a mantenere l’attenzione per un periodo prolungato. In uno studio su pazienti con cervello diviso, è stato dimostrato che all’inizio delle prove l’emisfero sinistro è superiore al destro, ma dopo i primi minuti le sue prestazioni mostrano un netto peggioramento. L’emisfero destro, invece, mantiene gli stessi livelli di prestazione per tutta la prova con solo un leggero decremento. L’emisfero destro, oltre che ad essere specializzato per l’attenzione sostenuta, sembra esercitare un ruolo importante nel mediare il livello di attivazione. Infine, le ricerche disponibili, sembrano concordi nel dimostrare un interessamento dei lobi frontali nella prontezza fisiologica a rispondere a stimoli interni ed esterni. Nella pratica neuropsicologica, i test di attenzione sono applicati di routine, in quanto i disturbi legati alla funzione attentiva sono molto frequenti nelle molteplici forme di danno cerebrale. Possono talora costituire l’unica variazione documentabile in trauma cranico, o in una malattia cerebrovascolare. Possono, inoltre, essere associati a malattie psichiatriche e a disturbi affettivi (ansia e depressione). Qui di seguito forniremo la descrizione dei test di valutazione dell’attenzione più importanti e utilizzati, suddividendoli in base alla componente attentiva per cui il test è impiegato (Carlomagno, 1996). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 22 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Test attenzione selettiva Tra i test più utilizzati in ambito clinico per la valutazione dell’attenzione selettiva, ricordiamo i test di “barrage” o cancellazione. In tali test di ricerca visiva, il compito è individuare e marcare (depennare) gli stimoli target rispetto a stimoli distrattori. Usualmente, gli stimoli sono ordinati in righe orizzontali sulle quali avviene lo scanning visivo entro limiti temporali prestabiliti. Tra i più utilizzati, ricordiamo il Test di Cancellazione di Cifre (Spinnler e Tognoni, 1987) e il Test di Stroop (Stroop, 1935) nella versione di Venturini et al. (1983) Test di Cancellazione di Cifre (Spinnler e Tognoni, 1987). Questo è un test di “barrage” o cancellazione di stimoli target inseriti fra altri definiti distrattori, il cui scopo è di valutare la capacità di selezione in una situazione visiva. Il test è costituito da tre matrici (per questo viene anche denominato Test delle Matrici Attentive), a difficoltà crescente: ciascuna matrice riporta 13 righe contenenti 10 cifre (dallo 0 al 9 in sequenza casuale) e il soggetto deve selezionare (sbarrando o cerchiando) tutti i numeri stimolo indicati come stimolo bersaglio. Nella prima matrice, lo stimolo target è il numero 5, nella seconda sono il numero 2 e il numero 6, mentre nella terza matrice i numeri bersaglio diventano tre, ossia 1, 4 e 9. Mentre la prima e la seconda riga di ciascuna matrice hanno funzione rispettivamente di pretest o esempio e di “avvio” (run-in), le successive 11 righe servono per il calcolo delle risposte corrette e degli errori. Si insiste più volte sulla necessità che il compito venga svolto il più in fretta possibile. Il tempo reale impiegato per completare ogni matrice viene annotato dall’esaminatore sul protocollo, ma il tempo massimo entro il quale va completa la matrice è di 45 secondi. Il tempo non cambia passando dalla matrice più facile a quella più difficile. Il punteggio è costituito dal numero totale di risposte esatte entro 45 secondi in ciascuna delle tre matrici. Viene anche segnato il numero di falsi allarmi, cioè il numero di risposte errate. Test di Stroop (Stroop, 1935; Venturini e al., 1983). Il test si basa su un effetto descritto da Stroop (1935). In pratica, egli ha osservato che se un soggetto deve dire il nome di uno stimolo colorato (ad es., “blu”), la sua risposta è sensibilmente rallentata se lo stimolo è costituito da una parola che indica un diverso colore (la parola “giallo” scritta in colore rosso). I meccanismi che Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 23 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica producono l’effetto Stroop sono ancora oggi oggetto di ampia discussione. In chiave generale, si può ragionevolmente ritenere che il test si basi su un effetto d’interferenza: inibire una risposta automatica (nell’esempio precedente, la parola “giallo”) e selezionare quella rilevante (definire il colore con il quale è scritta, cioè il colore rosso). In un primo momento, al soggetto viene chiesto di leggere il più velocemente possibile i nomi dei colori blu, marrone, rosso, verde, viola, stampati su una tavola bianca con inchiostro nero in dieci righe e dieci colonne per un totale di 100 parole. In seguito, il soggetto deve nominare il colore di 10 quadrati colorati con gli stessi colori (ancora disposti in 10 righe e 10 colonne) nel minor tempo possibile. Nell’ultima tavola, quella dell’effetto Stroop, compaiono 100 parole costituite dai nomi dei cinque colori della prima tavola ma stampati sempre con inchiostro di colore diverso da quello indicato dalla parola (per esempio, la parola “rosso” scritta con inchiostro verde). Il soggetto deve dire il colore dell’inchiostro (nell’esempio precedente, deve dire verde) e anche in questo caso deve cercare di completare la prova nel minore tempo possibile. I punteggi, nella versione di Stroop (1935), sono rappresentati dal tempo impiegato in ognuna delle tavole; nella versione di Venturini et al. (1983), si riportano altri 16 diversi modi di scoring proposti da diversi autori allo scopo di ottenere una misura di interferenza al netto delle capacità di riconoscimento. Test di barrage di linee (Albert, 1973). Vi sono diversi disturbi nella capacità di elaborare informazioni spaziali. Uno di questi si manifesta con notevole frequenza ed è l’incapacità del paziente ad orientare la propria attenzione verso il lato controlaterale alla lesione (eminattenzione o eminegligenza). I test per valutare questa patologia sono quelle di cancellazione. Tra questi, uno dei più interessanti e più usati è il Test di barrage di linee (Albert, 1973). È una delle prove più semplici e più usate per diagnosticare l’eminattenzione nello spazio extrapersonale. Si tratta di un test di cancellazione di stimoli in assenza di distrattori. 40 linee oblique sono disposte in sette colonne su un foglio. Questo viene posizionato cercando di far coincidere il punto centrale con il piano sagittale del paziente e l’esaminatore chiede a quest’ultimo di cancellare tutti gli stimoli che vede. Il paziente può liberamente muover il capo o gli occhi, ma non può chiedere all’esaminatore di posizionare diversamente il materiale stimolo, ad esempio spostandolo verso Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 24 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica destra. Per quanto riguarda il punteggio, viene registrato il numero di linee omesse nelle due metà del foglio. Test attenzione divisa Fra i test di attenzione divisa, ricordiamo il Trial Making Test (TMT), di cui abbiamo già ampiamente parlato nella lezione sui disturbi frontali, e il Continuos Performance Test o CPT. Continuos Performance Test o CPT. Questo test, realizzato originariamente da Rosvold et al., (1956), è stato poi rielaborato da vari autori. Essendovi varie versioni, ciò che qui si vuole spiegare è la modalità con cui generalmente questo test viene utilizzato. Costruito per valutare la capacità di mantenere l’attenzione, il CPT, nelle sue varie versioni, consiste in una presentazione di una sequenza di stimoli per un certo periodo di tempo, dando istruzione al soggetto di segnalare, attraverso una modalità prestabilita, ogni volta che un certo bersaglio è percepito e di non rispondere invece in presenza di uno stimolo distrattore. In una versione di facile somministrazione, si chiede al soggetto di alzare la mano tutte le volte che sente la lettera A (bersaglio semplice), oppure tutte le volte che sente la lettera X solo se preceduta dalla lettera A (bersaglio complesso), in una sequenza di lettere pronunciate dall’esaminatore. Si registrano la percentuale di risposte corrette e gli errori di risposta a un distrattore (falsi allarmi). Nelle numerose forme del CPT, la presentazione dello stimolo può avvenire sia nella modalità visiva sia uditiva, e con la somministrazione attraverso un computer è anche possibile registrare i tempi di reazione della risposta e avere così un’indicazione della velocità di elaborazione attentiva. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 25 di 31 Gianfranco Cicotto - Psicometria e psicodiagnostica Bibliografia Amodio, P., De Toni, E. N., Cavalletto, L., Mapelli, D., Bernardinello, E., Del Piccolo, F.,... & Chemello, L. (2005). Mood, cognition and EEG changes during interferon α (alpha-IFN) treatment for chronic hepatitis C. Journal of affective disorders, 84(1), 93-98. Baddeley A. Working memory. Oxford, Clarendon Press, 1986. Baddeley AD, Human memory. 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Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 31 di 31

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