Summary

This document is an introduction to social psychology, focusing on research methods and data collection techniques. It covers theoretical frameworks, hypothesis testing, and various research approaches. Different types of research, including descriptive, correlational, and experimental studies are discussed, along with data collection methods like self-reports, observations, and implicit measures.

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Psicologia sociale Capitolo 2-fare ricerca in psicologia sociale 1\. teorie, ipotesi e variabili: cosa sono? 1.1 le teorie scientifiche Per definizione, una teoria è un insieme di proposizioni organizzate sulla base di regole logiche. In particolare le teorie scientifiche si propongono di spieg...

Psicologia sociale Capitolo 2-fare ricerca in psicologia sociale 1\. teorie, ipotesi e variabili: cosa sono? 1.1 le teorie scientifiche Per definizione, una teoria è un insieme di proposizioni organizzate sulla base di regole logiche. In particolare le teorie scientifiche si propongono di spiegare e prevedere dei fenomeni in modo sistematico, trovando relazioni in termini causali tra concetti e delle variabili relative al fenomeno d\'interesse attraverso una serie di osservazioni empiriche. Tramite ulteriori osservazioni otterremmo dei risultati che falsificheranno o confermeranno la teoria. Essendo collocata ad un elevato livello di astrazione e generalità si possono fare previsioni e spiegazioni in base al contesto in cui stiamo operando. 1.2 ipotesi, variabili dipendenti ed indipendenti La proposizione principale all\'interno di una teoria è l\'ipotesi secondo cui due o più concetti sono messi in relazione (ipotesi concettuale). È necessario però verificare empiricamente un\'ipotesi, perciò deve essere operazionalizzata, cioè i concetti in relazione devono essere associati a eventi osservabili e quantificabili tramite definizioni operative (ipotesi operativa). Un concetto empiricamente rilevabile si trasforma in variabile e quando viene trovato un nesso di causa-effetto tra le due variabili esse vengono distinte in variabile indipendente (causa) e variabile dipendente (effetto). In ogni caso il processo di operazionalizzazione è critico per cui un concetto può essere oggetto di molteplici definizioni operative e il ricercatore deve trovare quella più vicina e sovrapponibile con il concetto iniziale anche in base al contesto preso in esame. Quadro 2.2: i passaggi fondamentali del metodo scientifico Il primo passo comprende la formulazione di ipotesi chiare e testabili dopo aver scelto un certo tema di ricerca. Il secondo passo prevede la scelta fra diversi approcci di ricerca. Nel terzo passo vengono raccolti i dati e nel passo successivo vengono analizzati e formulate delle conclusioni (richiesta di competenze statistiche per giungere a delle conclusioni che aumentano o diminuiscono la fiducia nell\'ipotesi). Infine l\'ultimo passo coincide con la condivisione dei risultati con la comunità scientifica. 2\. i livelli dell\'indagine empirica 2.1 indagine descrittiva Le indagini descrittive permettono di acquisire una conoscenza abbastanza approfondita del fenomeno attraverso l\'osservazione, i questionari e delle ricerche d\'archivio, perciò costituiscono in genere il primo approccio alla ricerca e arrivano a definizioni operative precise dei concetti. Si possono distinguere due metodi d\'indagine descrittiva parimenti efficaci: analizzare profondamente pochi casi permette una descrizione molto ricca e approfondita; oppure rivolgere poche domande a un campione più ampio possibile consente una descrizione non particolarmente ricca ma molto generalizzabile. 2.2 indagine correlazionale L\'indagine correlazionale ha lo scopo di studiare la correlazione tra ciò che accade a livello comportamentale con altri fattori e condizioni. Consente di coinvolgere nella ricerca un numero ampio di partecipanti (soprattutto tramite questionario) e possono essere indagate contemporaneamente legami fra molte variabili. Per queste ragioni sono semplici da condurre e forniscono risultati affidabili. Bisogna considerare però due problemi: uno riguardo il fatto che l\'esistenza di una correlazione non implica per forza un nesso causa-effetto tra le variabili; sempre associato alla direzione della causalità è il problema della cosiddetta variabile interveniente, per cui la relazione tra due variabili (x,y) può essere dovuta a una terza variabile (k) che le determini entrambe. La qualità delle indagini correlazionali è strettamente legata alla qualità delle misure utilizzate e a un buon campionamento. 2.3 indagine sperimentale L\'indagine sperimentale è il miglior modo per testare una relazione causa-effetto. Fiske indica 3 caratteristiche fondamentali: 1.la manipolazione sperimentale, dunque la creazione di due o più condizioni sperimentali che riflettono i diversi livelli della variabile indipendente. Si avrà così una condizione sperimentale dove i partecipanti sono sottoposti a un certo tipo di trattamento e il gruppo di controllo dove quest\'ultimo è assente (ad esempio manipolare la temperatura ambientale) 2.il controllo, perciò il ricercatore deve esercitare un elevato livello di controllo sul contesto sperimentale creando una condizione totalmente isolata, in cui l\'unica differenza che può condizionare i risultati sia la presenza o meno del trattamento. 3.la randomizzazione (o assegnazione casuale dei partecipanti alle condizioni) permette che l\'influenza dell\'ambiente esterno sia ugualmente importante sia nel gruppo sperimentale che nel gruppo di controllo. Infatti consente di isolare i gruppi studiati rendendoli simili per tutte le influenze esterne indesiderate, perciò ogni partecipante ha le stesse probabilità degli altri di essere assegnato alle diverse condizioni sperimentali. In questo modo si ottengono gruppi equivalenti dato che le caratteristiche personali, fisiche, psicologiche e sociali sono ugualmente distribuite fra i gruppi. 2.3.1 esperimenti sul campo e in laboratorio Il dilemma tra un contesto naturalistico poco controllato e uno artificiale più controllato è molto presente in psicologia sociale. Il laboratorio facilita il controllo e rende più semplice realizzare la randomizzazione a discapito però di elevati costi legati all\'artificialità del contesto. Gli esperimenti sul campo, svolti in ambienti naturalistici, portano a dei quasi-esperimenti dato che si rinuncia alla randomizzazione però si riesce a manipolare la variabile indipendente fornendo informazioni preziose. Quadro 2.3: è importante che gli esperimenti siano realistici? La psicologia sociale è famosa per esperimenti particolarmente coinvolgenti per i partecipanti nei quali la caratteristica principale è il realismo della procedura, del quale si possono distinguere 2 tipi: il realismo mondano tende a rendere l\'esperimento il più possibilmente simile a ciò che accade nella realtà (zimbardo e milgram); il realismo psicologico consente di attivare gli stessi processi psicologici che agiscono al di fuori del laboratorio, perciò si possono affrontare molti più temi di ricerca in laboratorio (ad esempio per iltradimento è impossibile fari vivere in prima persona l\'esperienza ad un individuo, ma si può richiamare alla memoria certi sentimenti). 3\. i metodi di raccolta dei dati Esistono alcune dimensioni generali su cui possono variare le misure adottate dai ricercatori. Una prima dimensione è la fonte della registrazione o dell\'osservazione mentre un\'altra dimensione riguarda il grado di intrusività: esistono misure poco intrusive che limitano la consapevolezza del partecipante di essere oggetto d\'indagine (contribuisce la neutralità del partecipante in modo che non alteri le proprie risposte per dare un\'immagine posivita di se). Infine a seconda del metodo di raccolta adottato si può analizzare della distanza della misura dal comportamento concreto (si può osservare direttamente il comportamento oggetto di studio oppure si rileva l\'intenzione di comportarsi in un certo modo e ancora il resoconto del comportamento passato). 3.1 i self-report I self-report indicano tutte le misure che si,basano sulla testimonianza diretta del partecipante alla ricerca (solitamente tramite questionario) che consentono di indagare una grande varietà di costrutti psicologici come valori, personalità, motivazioni, emozioni, atteggiamenti e stati mentali. Nonostante siano semplici ed economici da somministrare i self-report presentano alcuni limiti tra cui il fatto che sono particolarmente intrusivi e distanti dall\'effettivo comportamento delle persone, perciò è difficile analizzare temi delicati come aborto o uso di droghe leggere. 3.2 archivio e tracce Le ricerche d\'archivio si basano su dati raccolti precedentemente per scopi diversi da quelli dell\'attuale ricerca e le fonti da cui attingere sono numerosissime come riviste e quotidiani (in particolar modo queste misure consentono di confrontare i cambiamenti nel comportamento sociale su un arco temporale molto lungo). Osservando invece le tracce fisiche dei comportamenti attuati è possibile quantificare tali comportamenti nel tempo e nello spazio perciò sono misure particolarmente poco intrusive. In entrambi i casi i partecipanti non sanno di essere stati oggetto di una ricerca, dunque rilevano variabili più vicine al comportamento effettivo rispetto ai self-report. 3.3 l\'osservazione Osservare e annotare il comportamento umano è un ottimo modo di conoscere un fenomeno quando si hanno poche informazioni a disposizione. Spesso l\'osservatore si maschera o si nasconde dato che la sua presenza potrebbe alterare il comportamento umano rendendolo poco rappresentativo di quello che avviene in realtà. 3.4 le misure psicofisiologiche Possono essere distinte tra misure periferiche (centrate sull\'attività del sistema nervoso autonomo e periferico come la dilatazione pupillare) oppure dirette dell\'attività cerebrale (risonanza magnetica funzionale). Queste misure permettono di studiare in modo raffinato e puntuale processi automatici e fenomeni difficilmente accessibili che accompagnano i processi psicologici e il comportamento. Purtroppo prevedono una elevata complessità di implementazione ed elevati costi di realizzazione e inoltre il ricercatore deve prestare attenzione al processi di operazionalizzazione col fine di evitare inferenze errate. 3.5 le misure implicite Anche queste misure consentono di accedere a contenuti solitamente nascosti, infatti basandosi sui tenmpi di risposta delle persone a determinati stimoli si possono valutare pensierie sentimenti delle persone senza chiederglielo in modo diretto. Un esempio di procedura diffusa è l\'implicit association test usato per rilevare la forza dell\'associazione tra valutazioni e concetti basato sul fatto che se gli individui hanno un atteggiamento positivo nei confronti di una certa categoria sociale allora saranno più veloci nel rispondere quando gli elementi di questa categoria sono presentati insieme a stimoli positivi piuttosto che negativi. 4\. la questione della replicabilità nella ricerca La psicologia sociale ha sempre adottato una metodologia prevalentemente sperimentale sviluppando ambiziose teorie sui meccanismi legati ai comportamenti sociali e al nesso fra processi psicologici e comportamenti. Nel 2005 però, a seguito della pubblicazione di un lavoro da parte di loannidis dal titolo \"perché la maggior parte dei risultati di ricerca pubblicati sono falsi\", si dimostrò come la prevalenza di studi basati su piccoli campioni e in cui vi è un\'alta flessibilità nelle scelte metodologiche e statistiche determinasse la presenza elevata di falsi positivi. La situazione peggiorò con la pubblicazione in una prestigiosa rivista scientifica di un articolo con ben nove esperimenti in cui si dimostravano le capacità di premonizione. L\'autore dell\'articolo Feeling the future Bemn ammise di aver riportato solo una selezione dei risultati ottenuti e di essere incorso ingenuamente in una serie di abitudini statistiche e metodologiche (questionable research practices prelec 2012) che aumentano la capacità dei ricercatori di rintracciare effetti che in realtà si riveleranno falsi positivi. Nel 2015 vennero pubblicati i risultati di un programma di replica di 100 studi psicologici tratti da riviste di prestigio e solo il 36% ottenne risultati significativi. Dunque alcuni psicologi hanno vissuto la crisi della replicabilità e hanno cercato di difendersi negando la presenza di problemi legati alle ricerche, mentre altri hanno considerato questa crisi come un\'opportunità per comprendere quali fossero i possibili miglioramenti da apportare alla ricerca ed elaborarono 3 questioni: la prima riguarda la logica della scoperta e dell\'esplorazione che consideri la plausibilità dei meccanismi indagati e non necessariamente il ruolo di legge naturale; il secondo punto spinge ad abbracciare I\'incertezza, infatti pare utile accettare l\'intrinseca variabilità dei fenomeni di natura psicologica per cui la grandezza della relazione fra due variabili non è fissa nella popolazione; il terzo punto distingue evidenza (i fatti sono prove) e retorica (i fatti servono da complemento discorsivo di un ragionamento concettuale) dei risultati empiricie afferma che accettare una parte di retorica nell\'uso dei risultati empirici può aiutare la ricerca a comprendere in modo più maturo e realistico la sua situazione storica ed epistemologica, e da questa continuare a progredire scientificamente. 1.1 verso una definizione Capitolo 3- la cognizione sociale La cognizione sociale studia le strutture e i processi che permettono alle persone di pensare e dare un senso a sé stesse, agli altri e alle situazioni sociali, infatti si concentra su alcuni processi cognitivi come I\'attenzione, la memoria, il ragionamento e l\'inferenza, l\'elaborazione di informazioni e la categorizzazione. Alcuni di questi sono deliberati, cognitivamente dispendiosi e soggetti al nostro controllo, altri sono automatici, rapidi e inconsapevoli. Questi processi indagano la percezione e l\'elaborazione del giudizio in merito ad altre persone, sono profondamente influenzati dal contesto sociale in cui avvengono e forgiano il nostro comportamento nei confronti di altri esseri umani. La cognizione sociale non si occupa di un tema spcecifico ma rappresenta una prospettiva teorica che può arricchire la nostra comprensione di differenti processi come fattori motivazionali, di risposta emotive e comportamentali, la percezione di se stessi e le altre categorie sociali. Quadro 3.1 una breve storia della cognizione sociale Alla fine degli anni 50\' le principali teorie socio cognitive hanno proposto il modello del ricercatore di coerenza (festinger; heider) dove il pensatore è visto come un individuo alle prese con delle discrepanze percepite tra le proprie cognizioni, le proprie emozioni e i propri comportamenti. A partire dagli anni 70\' si impone il modello dello scienziato ingenuo per cui gli individui sono concepiti come esseri razionali alla ricerca di spiegazioni dei comportamenti delle persone e delle cause dei fenomeni sociali sulla base delle proprie capacità cognitive (focus sulle spiegazioni causali). Negli anni 80\' nasce il modello dell\'econonmizzatore di risorse cognitive secondo cui gli umani siano propensi all\'utilizzo di processi rapidi e poco controllati a causa della poca disponibilità di risorse e sotto pressione temporale. Negli anni 90 la motivazione gioca un ruolo centrale nel modello dello stratega motivato: gli obiettivi sono di diversa natura e gli individui utilizzano in modo strategico i processi a loro disposizione. Infine negli anni 00\', attraverso l\'elaborazione del modello dell\'attore attivato, l\'attenzione si sposta su processi non consapevoli e deliberati e sul ruolo della percezione sociale nell\'orientare i processi cognitivi, affettivi e le risposte comportamentali 1.2 per capire la cognizione sociale: i principi e i costrutti Gli esseri umani sono soggetti ad alcuni principi di elaborazione cognitiva riassumibili con due affermazioni: siamo pigri e siamo conservatori. Un primo principio che regola i nostri processi cognitivi è laccessibilità, ovvero più le informazioni sono accessibili e più influenzano la nostra vita mentale, la percezione e I\'interpretazione della realtà sociale. l\'accessibilità di un\' informazione dipende dalla sua salienza o rarità nella nostra memoria e dipende dal contesto, dal nostro modo di vedere il mondo, dai nostri atteggiamenti e dai nostri valori. Il secondo principio riguarda la profondità di elaborazione delle informazioni per cui gli individui tendono sempre ad un\'elaborazione superficiale e rapida delle informazioni ed a utilizzare processi automatici e non controllati (le persone intraprendono percorsi più profondi quando le aspettative vengono contraddette o se hanno particolari motivazioni a farlo). Infine gli individui tendono al conservatorismo per cui conservano le proprie idee, ipotesi, impresioni e schemi pregressi sugli altri dato che falsificare tutto ciò porterebbe incertezza e delusione per aver rinunciato a credenze vantaggiose per se o il proprio gruppo. Oltre ai principi di elaborazione la cognizione sociale si è occupata anche di principi motivazionali distinti in direzionali e non: i primi interagiscono con i processi cognitivi direzionando l\'esito del percorso verso una conclusione desiderata (valorizzazione di se stessi, mantenere un\'affiliazione solida con il proprio gruppo e favorito); quelli non direzionali invece sono determinati dall\'inarrestabile propensione degli esseri umani verso un senso di padronanza del mondo, dunque comprendere gli eventi, fornire delle spiegazioni e fare delle previsioni attendibili. Capita spesso che ci sia dialogo tra diverse tipologie di processi, infatti ad esempio possiamo trovarci di fronte a processi automatici o controllati che hanno una sola delle proprie caratteristiche: le attività routinarie sono controllate ma comportano uno scarso dispendio di energie oppure possiamo iniziare volontariamente un processo e poi non controllarne più lo svolgimenti durante il percorso. In cognizíone sociale vengono distinti due ulteriori processi: bottom-up e top-down. Il bottom-up guida la percezione e l\'elaborazione del giudizio tramite le informazioni sui comportamenti direttamente osservabili, dalle informazioni a sua disposizione in quel momento e non da ipotesi pregresse (questo processo è molto utile nel momento in cui ci troviamo in una situazione nuova e ci permette di non riservare agli altri solamente risposte stereotipate). Tuttavia la realtà sociale è estremamente vasta perciò le persone hanno bisogno di schemi formati sulla base di evidenze, conoscenze ed esperienze passate che permettono di filtrare le informazioni in entrata. Il processo top-down dungue opera per schemi i quali solitamente operano in modo rapido e al di fuori della consapevolezza influenzando la direzione dell\'attenzione,la memoria, l\'interpretazione di eventi ambiguie le inferenze su nessi causali. Quadro 3.2: le scorciatoie del pensiero: le euristiche Le euristiche indicano delle scorciatoie di pensiero, delle strategie nella risoluzione di problemi che si affidano all\'intuito per cui sono estremamente efficienti ed adattivi rispetto alle richieste ambientali, ma possono portare a degli errori nel giudizio sociale. Abbiamo l\'euristica della rappresentatività che vengono utilizzate nel momento in cui bisogna fare inferenze sulla probabilità che un certo evento o esemplare appartenga a una categoria data. Nell\'esperimento del giudizio sociale bisognava stabilire se la descrizione di un uomo fra 100 profili corrispondesse ad un ingegnere o un avvocato. A metà campione venne detto che 70 erano ingegneri e 30 avvocati, mentre all\'altra metà l\'opposto. Venne estratto un profilo che descriveva il target come un uomo moderato ed ambizioso, dedito a hobby come il bricolage e la maggior parte delle persone scelse l\'opzione ingegnere. Perciò le risposte sono state date in base alla presunta rappresentatività del profilo e non sono state influenzate dalla probabilità di base. Secondo l\'euristica della disponibilità anche la memoria può interferire con il ragionamento: eventi che si sono verificati più spesso nella vita o che lo hanno impressionato maggiormente saranno giudicati come più probabili di quanto siano in realtà). Inoltre ragionare secondo una legge dei piccoli numeri ci può indurre in gravi fallacie nei processi di inferenza sociale, ad esempio ci porta a generalizzare caratteristiche di un piccolo gruppo a tutta la loro categoria sociale (l\'insensibilità alla grandezza del campione). 2\. conosci te stesso: pensare se stessi, pensare gli altri Capire come vediamo e pensiamo a noi stessi ci aiuta a comprendere come ci comportiamo nel nostro contesto sociale, viceversa la percezione degli altri forgia inevitabilmente anche la percezione di noi stessi. 2.1 gli schemi di sé e la percezione sociale Gli schemi del sé sono strutture di conoscenza che organizzano in memoria e ordinano tutte le rappresentazioni che la persona ha dei propri attributi, ruoli ed episodi sociali (Markus 1977). Possono anche essere concepiti come una serie di invarianze che le persone hanno percepito nel loro stesso comportamento. Inoltre abbiamo più schemi relativi a dimensioni diverse perciò lo schema di se che guiderà la nostra auto percezione in un contesto lavorativo è differente da quello attivato in famiglia o con amici. Queste strutture svolgono diverse funzioni: 1.facilitano l\'elaborazione delle informazioni riguardo al sé in domini specifici e regolano le funzioni esecutive 2.favorisconoil ricordo di informazioni e di episodi che ci hanno coinvolto 3.guidano il nostro comportamento futuro; ci permettono di mantenere una visione di noi stessi coerente e di resistere al processo di falsificazione. Lo schema di sé funge anche da priming cronico influenzando cosi la percezione sociale, sarà la lente con cui osserverete il vostro mondo sociale. In particolare quando pensiamo a persone a noi care tendiamo a sovrapporre la loro rappresentazione alla rappresentazione del nostro sé in un processo di integrazione (including others in the self, 1991), Aron e colleghi chiesero a un gruppo di partecipanti sposati dì valutare Se stessi e il proprio coniuge su una lista di tratti; in una seconda fase dello studio è stata presentata una sequenza di tratti e i partecipanti dovevano indicare il più veloce possibile se un aggettivo appartenesse a loro o meno. I risultati mostrano che i partecipanti erano più veloci e hanno commesso meno errori nel classificare tratti comuni a entrambi rispetto a quelli distintivi. 2.2 la relazione tra la percezione del sé e la percezione degli altri Secondo l\'effetto del falso (ross, greene e house 1977) le persone tendono in modo inappropriato a pensare che gli altri la pensino come noi, si comportino come noi, decidano come noi, abbiano i nostri valorie aspirazioni. Perciò in un esperimento i partecipanti dovevano prendere decisioni ed esprimere pareri, di descrivere attività quotidiane e delle aspettative per il futuro e inoltre veniva chiesto di stimare la percentuale di persone aventi la loro stessa opinione. I risultati confermano l\'effetto del falso consenso. Dato che tendiamo a questo bias (errori sistematici, distorsioni) egocentrico, lo schema di se ci dà informazioni in merito a come percepiamo gli atri. Inoltre secondo il bias intergruppo le persone tendono a proiettare le caratteristiche del sé al proprio gruppo di appartenenza piuttosto che su un outgroup (processi di social projection o self-anchoring che hanno conseguenze rilevanti nella percezione e nella risposta comportamentale). La teoria dell\'identità sociale (tajfel e turner 1979) afferma che una parte dell\'identità individuale venga definita sulla base dell\'appartenenza a un gruppo sociale, perciò ci definiamo in base alla propria nazionalità, genere, orientamento sessuale e politico. Quando le persone si identificano con un gruppo attuano il processo di autostereotipizzazione, attribuendo a loro stessi le caratteristíche proprie di quel gruppo guidando anche la nostra cognizione sociale. 3\. la formazione delle impressioni Lo studio del processo di formazione di impressioni si occupa di comprendere come le persone, partendo dai primissimi millisecondi della percezione e attraverso meccanismi più controllati ed elaborati, riescano a formulare un giudizio sociale. Questo processo organizza in una struttura coerente di conoscenze le informazioni relative ad un individuo che possono derivare sia da un\'esperienza diretta sia tramite inferenze legate al top-down. Inoltre ha grande influenza sulla nostra risposta comportamentale per cui evitiamo chi non ci piace e ci avviciniamo a coloro che ci interessano. Quadro 3.3: la formazione di impressioni e l\'aspetto fisico L\'effetto alone afferma che si attribuiscono caratteristiche positive a partire da alcune caratteristiche del volto delle persone in assenza di altre informazioni. Perciò in uno studio (oosterhof e odoro 2008) è stato chiesto ai partecipanti di giudicare degli avatar variando sistematicamente dei tratti delle loro facce. Dopo solo 100ms dall\'esposizione gli individui riescono a formulare un giudizio sociale. 3.1 l\'organizzazione e l\'integrazione delle informazioni sugli altri A seguito della pubblicazione di un suo articolo (forming impressions of personality) salomon asch nel 1946 ha proposto il modello configurazionale secondo cui la formazione dell\'impressione è guidata da un processo interpretativo. In uno dei suoi studi ha mostrato una serie di tratti riferiti a un target ma in un ordine diverso tra una metà e l\'altra del campione (modello Ae modello B). I risultati hanno evidenziato un effetto primacy: sebbene le informazioni fossero le stesse I\'impressione dei partecipanti esposti alla prima configurazione era più positiva rispetto all\'altro ordine. L\'autore afferma che l\'impressione sarebbe frutto di un processo costruttivo guidato dal\'interpretazione, infatti in un primo luogo possono pensare che i tratti presentati per primi siano più significativi degli ultimi. Dunque se nel modello A il primo tratto è intelligente allora attueremo una reinterpretazione positiva del valore degli attributi successvi (ad esempio testardo diventa determinato), viceversa se nel modello Bil target è inizialmente invidioso allora gli altri assumeranno una connotazione negativa (operoso può essere visto come il tentativo di fregare le persone). Secondo il modello algebrico (Anderson 1981) l\'integrazione di nuove informazioni avverrebbe combinando algebricamente suoi tratti: se un target è intelligente (++) ma disordinato () allora formuleremo un giudizio moderatamente positivo. 3.2 colmare le lacune: le inferenze sociall Spesso colmiamo le lacune relative alla rappresentazione di un target con delle inferenze, cioè ci basiamo sulle caratteristiche che abbiamo e le arricchiamo sulla base dei nostri schemi e delle nostre conoscenze pregresse. Le teorie implicite di personalità (Schneider 1973) sono un esempio di questi schemi in cui alcuni tratti sono associati ad altri con minore o maggiore forza. Rosenberg in uno studio del 1968 ha presentato a un gruppo di partecipanti una lista di 64 caratteristiche positive o negative appartenenti a diverse dimensioni. I partecipanti dovevano pensare a diverse categorie di persone e associare loro dei tratti; in un secondo momento dovevano valutare i tratti presenti nella lista su 3 scale (buono-cattivo; duro-morbido; attivo passivo). I risultati rilevano due dimensioni principali, la desiderabilità sociale e quella intellettuale (calore e competenza) e anche il fatto che caratteristiche vicine tra loro saranno quelle più comunemente associate dagli individui. Queste sono teorie ingenue che non hanno validità scientifica (essendo anche culturalmente determinate), dunque possono farci commettere errori ma sono anche estremamente utili per arricchire le prime impressioni. Quadro 3.4: l\'antropomorfizzazione di agenti non umani L\'antropomorfizzazione implica l\'attribuzione di caratteristiche tipicamente umane ad agenti non umani e numerose ricerche sostengono che gli individui tendono molto a questo processo. Perciò quando ci troviamo di fronte a questi target si attivano gli schemi relativi all\'esperienza di esseri umani e quindi cerchiamo di spiegare eventi e azioni di non umani su cui abbiamo schemi meno definiti o accessibili. Un\'altra teoria più sociale afferma che a causa della tendenza a mantenere relazioni sociali, tendiamo ad antropomorfizzare agenti non umani soprattutto in condizioni di solitudine. 3.3 dimmi cosa faie ti dirò chi sei: le inferenze comportamento-tratto Mettere in atto un\'inferenza corrispondente vuol dire attuare un processo di attribuzione causale, cercare di capire le caratteristiche di chi ci sta attorno partendo dall\'osservazione delle azioni compiute. Si può fari riferimento a due fattori (heider 1958): 1.il fattore esterno, per cui una persona ha messo in atto un certo comportamento perché richiesto dalla situazione (spesso questo fattore viene sottostimato per essere troppo mutevoli per un\'elaborazione solida e durevole, maggiormente utilizzati in contesto orientale); 2.il fattore interno, la presenza di un tratto di personalità spinge e giustifica un certo comportamento (maggiormente attribuito in occidente). Osservare un azione implica un errore fondamentale di attribuzione (ross 1977) o errore di corrispondenza (jones e davis 1965) per cui vengono considerate solo le caratteristiche interiori a discapito di cause in grado di fornire una spiegazione a un dato comportamento. Sl genera un\'inferenza corrispondente quando l\'azione ha queste caratteristiche: 1.è percepita come libera e intenzionale Z.è inaspettata o scarsamente desiderabile a livello socialeo individuale 3.ha effetti distintivi che non possono essere spiegati da altri fattori Si osserva che l\'attribuzione causale può essere utilizzata strategicamente, (ad esempio in caso di successo si compie attribuzione interna, viceversa in caso di esiti negativi si compie quella esterna) per mantenere un\'immagine positiva si sé (comportamento altrui dettato da fattori interni mentre il nostro da fattori situazionali), In questi casi si parla di self-serving bias (miller e ross 1975). 3.4 il conservatorismo e il processo di aggiornamento delle impressioni Il bias di conferma relativo al fatto che siamo pigri e conservatori opera attraverso: 1.la quantità e il tipo di informazioni che la persona ricerca per giudicare il target (cercare prove che confermino la nostra ipotesi) 2.l\'interpretazione, il ricordo e il giudizio su nuove informazioni ricevute (sopravalutare le conferme e smentire le falsificazioni) 3.la risposta comportamentale (il nostro comportamento rafforza la nostra opinione) Questo conservatorismo rivela due problemi: le prime impressioni si basano anche su processi estremamente superficiali; nel momento in cui facciamo riferimento a impressioni formatesi in passato non sempre ricordiamo come sono state generate. Un secondo problema riguarda il fatto che la formazione di impressioni è fortemente influenzata dalle prime evidenze empiriche (asch e Anderson). Snyder e swann \(1978) mostrano attraverso uno studio il fatto che quando cerchiamo informazioni sugli altri ci focalizziamo sull\'ipotesi di lavoro e non su quella alternativa (positive-testing): ad esenmpio se vogliamo verificare se Giulia è estroversa le chiederemo «Vai spesso alle feste organizzate dai tuoi amici?», «Attacchi spesso bottone con gli sconosciuti?», «Quanti follower hai su Instagram?» anziché «Ti piace leggere?» o «Anche tu sei appassionata di modellismo?». Perciò il modo coerente con cui ci poniamo nei confronti del nostro partner d\'interazione genera in lui delle risposte e delle azioni congruenti con le nostre aspettative e le confermeranno: questo fenomeno è noto come profezia che si auto avvera (effetto pimaglione, rosenthal e jackobson 1968). Le correlazioni illusorie emergono quando ci illudiamo che esista un\'associazione tra due eventi in realtà inesistente (chapman 1967) e possono essere indotte da aspettative pregresse di un individuo (questo bias può portare ad una erronea interpretazione degli esiti di test diagnostici) oppure da meccanismi di focalizzazione che concentrano I\'individuo solo su alcune informazioni influenzando il giudizio. Hamilton e gillford (1976) hanno analizzato la correlazione illusoria tra essere membro di un gruppo minoritarioe mettere in atto un comportamento negativo, affermando che può essere generata da un fenomeno di focalizzazione che ci porta a scartare gli esempi di italiano che commettono crimini. Dunque le persone tendono ad associare tra loro eventi che sono rari o distintivi. In un altro studio (lord, ross e lepper 1979) i ricercatori divisero i loro partecipanti in favorevoli o contrari alla pena di morte e fecero in modo che metà dei partecipanti leggesse un articolo fittizio a favore della pena di morte, mentre l\'altra metà un contrario. Davanti ad un articolo che falsificava le proprie credenze i partecipanti non cambiarono la loro opinione e giudicarono il testo mal fatto, perciò giudicarono in base ale proprie credenze e non in base ai dati (anche quando veniva confessato loro la falsità dei dati). L\'aggiornamento delle proprie impressioni è necessario e puð avvenire quando I dati falsificanti le nostre teorie sono tanti e troppo coerenti per essere ignorati: in particolare è plù facile falsificare una prima impressione positiva che negativa oppure quando siamo spinti da fattori motivazional. 4\. la categorizzazione sociale e gli stereotipi Quadro 3.5: il paradigma del priming per studiare gli stereotipl Nel weapons identification task (payne 2001) vennero presentati a dei partecipanti bianchi per un tempo brevissimo delle immagini di uomini bianchi o neri; dopo vennero mostrati, sempre per un tempo brevissimo, delle immagini di armi e il partecipante doveva classificare nel più breve tempo possibile. Grazie al paradigma del priming si attivano in modo inconsapevole degli stereotipi per cui i partecipanti erano piú veloci nel classificare le armi dopo aver visto l\'immagine di un afroamericano. 4.1 la categorizzazione sociale La categorizzazione sociale si basa su un processo di riduzione del molteplice al\'unità attraverso l\'assimilazione in una stessa categoria di individui distinti tra loro, ignorando le differenze tra di loro e considerandoli non come singoli ma come membri di un gruppo. Perciò la categorizzazione: 1.si basa su un processo di generalizzazione e astrazione 2.risponde al principio di economia cognitiva 3.funge da base per i processi inferenziali (stereotipizzazione) 4.ci permette una risposta comportamentale rapida ed efficace Porta anche a delle distorsioni percettive che ci inducono ad accentuar le differenze tra i membri di categorie diverse (principio di accentuazione intercategoriale) e a ridurre le differenze tra coloro che appartengono alla stessa (principio di assimilazione intracategoriale), per cui tajfel e wilkes propongono una chiara dimostrazione (1963): presentarono agli individui in modo casuale e ripetitivo una serie di 8 linee rette differenti per lunghezza e a coloro messi nella condizione sperimentale venivano etichettate le corte con la A e le lunghe con la B. Questa categorizzazione accentuò la percezione delle diverse lunghezze tanto che, nella valutazione, tra le due linee di confine la differenza percepita era quasi il doppio rispetto alla differenza reale. Nel caso di etichette per gli esseri umani gli individui sono soggetti ad un effetto di omogeneità dell\'outgroup (judd e park 1988) per cui tendono a percepire i membri dell\'outgroup come più omogenei sia per caratteristiche fisiche che per tratti di personalità rispetto ai membri di un ingroup (questo processo erge le basi per la formazione di stereotipi e di pregiudizio e discriminazione ad essi connessi). Secondo la teoria dell\'autocategorizzazione (turner 1987) invece gli individui tendono ad accentuare le somiglianze entro il proprio gruppo ei contrasti tra gruppi distinti, per cui quando viene attivata un individuo inizierà a vedere nell\'altro non più una singola persona ma un membro del proprio gruppo o di uno diverso. Esistono vari livelli di astrazione (interpersonale, integruppale, interspecie) e l\'autocategorizzazione non è sempre costante ma può mutare nel tempo: secondo turner e colleghi (1987) l\'accesso a una categoria dipende dall\'accesso comparativoe dall\'accesso normativo. L\'accesso comparativo prevede che la categorizzazione sia guidata dalla salienza degli stimoli presenti in un determinato contesto, mentre l\'accesso normativo prevede che sia influenzato da preferenze specifiche e stabili del soggetto percipiente. Dunque quando vi è un accordo tra il sistema di credenze dell\'individuo e la categoria stessa. Solitamente la categorizzazione è un processo automatico che si attiva in modo rapido e al di fuori del nostro controllo (top down), ma in altri casi siamo chiamati ad analizzare in modo più elaborato chi ci sta di fronte perciò scomodiamo più energie (bottom-up). Dato che un individuo non appartiene ad una categoria singola esistono i modelli di categorizzazione multipla per cui nasce una competizione la cui vincitrice dipenderà dalla salienza in un certo contesto e dalla rilevanza per gli scopi (un ulteriore strumento per modificare la risposta stereotipata e pregiudizievole). 4.2 gli stereotipi sociali Lo stereotipo è uno schema cognitivo che associa a un determinato gruppo o categoria una serie di caratteristiche e comportamenti tipici. Cl aiutano molto perché riducono la complessità e le lacune della nostra conoscenza, fornendo dati utili per pianificare la risposta comportamentale attraverso la rappresentazione dei diversi gruppi sociali. Svolgono diverse funzioni tra cui: 1.la funzione descrittiva (descrivono un gruppo sociale) 2.una funzione prescrittiva (ci indicano come comportarci) 3.una funzione di protezione dello status quo (considerazione positiva di gruppi con status elevatoe negativa dei gruppi a basso status) Inoltre sono definiti in base a 3 caratteristiche: la prima è a valenza, perciò ii tratti possono essere positivi o negativi; la polarizzazione, per cui alcuni tratti possono essere più estremi o polarizzati di altri; infine gli stereotipi sono definiti da un indice di dispersione, infatti i gruppi possono essere più o meno eterogenei in merito a un determinato tratto. Gli stereotipi non vengono formulati da singoli individui ma sono diffusi tramite un processo di socializzazione e di apprendimento sociale e rafforzati attrave rsoi media, il linguaggio quotidiano e dalle barzellette; dato che gli stereotipi agiscono come le profezie che si auto avverano sarebbe utile modificare le forme di comunicazione pubblica circa i gruppi sociali. Gli stereotipi si possono formare anche con l\'osservazione del comportamento di specifiche categorie sociali o attraverso l\'esperienza diretta con quei determinati membri (questo comporta ad errori fondamentali di attribuzione). Per distinguere il pregiudizio dallo stereotipo devine (1989) somministrò una scala di razzismo a un gruppo di americani bianchỉ e lo divise in due sottogruppi composti da individui ad alto e basso pregiudizio. Successivamente tramite il priming subliminale presentò una lista di parole stereo tipicamente associate nell\'80% (vs il 20%) dei casi al gruppo degli afroamericani. Successivamente venne presentato loro uno scenario fittizio su un personaggioei partecipanti esposti nella prima fase a caratteristiche associate ai neri nell\'80% dei casi tendevano a giudicare donald come ostile rispetto a coloro esposti al restante 20%. Dunque l\'autrice afferma che gli stereotipi si attivano e agiscono automaticamente sia nelle persone ad alto pregiudizio sia nelle persone con basso. 1.che cos\'è I\'influenza sociale Capitolo 4- l\'influenza sociale L\'influenza sociale è il processo tramite il quale pensieri, atteggiamenti, e comportamenti delle persone sono influenzati dalla presenza, reale, immaginata, implicita o virtuale di altre persone. L\'influenza sociale non è di per sé né un bene né un male: è un normale processo psicosociale che può trasformarsi, a seconda dei casi, in uno strumento di soprusoe di violenza o in veicolo di coesistenza, trasformazione e innovazione sociale. vengono distinte due tipi di influenza: l\'influenza informativa e l\'influenza normativa. Il primo tipo di influenza entra in gioco quando ci troviamo in una condizione nuova e di incertezza e siamo propensi ad osservare il comportamento altrui per trarre informazioni su come comportarci e non cadere in errore. Nell\'influenza normativa invece le persone conformano le proprie idee e il comportamento in base alle aspettative altrui, perciò siamo motivati tramite la pressione sociale e il desiderio di evitare l\'esclusione sociale. Si può distinguere anche il grado di intenzionalità delle fonti nell\'esercitare un\'influenza, infatti possiamo parlare di fonte attiva e fonte passiva: una fonte attiva esercita una dorma diretta o indiretta di pressione per influenzare il bersaglio; una fonte passiva invece è una fonte di influenza non intenzionale, per esempio la scelta di parcheggiare in prossimità di un ristorante può rappresentare un\'indicazione per gli altri clienti. 2\. il fenomeno del conformismo Quadro 4.1: triplett e il fenomeno della facilitazione ll primo esperimento di psicologia sociale è da attribuirsi a triplett (1987): l\'autore coinvolse un campione di bambini ai quali venne chiesto di avvolgere più veloce possibile delle lenze da pesca attorno a dei rocchetti sia in gruppo che in situazioni individuali. I bambini erano più veloci nel momento in cui erano messi ad operare nel gruppo perciò triplett etichettò come facilitazione sociale il fenomeno per il quale la semplice presenza di altri può migliorare la performance individuale. 2.1conformismo e inerzia sociale Con il termine inerzia sociale invece ci riferiamo al calo di motivazione e impegno che si verifica quando le persone sono coinvolte in un\'attività collettiva rispetto a quando agiscono individualmente e uno dei fattori determinanti è l\'apatia degli astanti (latanè e darley 1970). Esso fa riferimento al mancato intervento di aiuto nei confronti di una persona in una situazione di emergenza o di incertezza dovuto alla presenza di molti altri. Darley e latane (1968) furono i primi a testare questo fenomeno realizzando degli esperimenti in cui ciascun partecipante è messo da solo o insieme ad altri in una situazione di emergenza. I due ricercatori rilevano un processo in 5 fasi in cui intervengono gli spettatori durante i quali possono trovare degli intoppi: notare l\'evento, interpretare la pericolosità della situazione, assumersi la responsabilità personale della possibile reazione, decidere la strategia di intervento e infine attuare il comportamento vero e proprio. L\'ignoranza pluralistica invece fa riferimento al fatto che in una situazione incerta il comportamento altrui condiziona la nostra interpretazione della situazione e il nostro comportamento, perciò il senso di responsabilità individuale viene diffuso tra gli spettatori. Infatti, secondo il fenomeno delo spostamento del rischio, le persone prendono decisioni più rischiose quando sono in gruppo rispetto a quando sono da soli. 2.2 conformismo, norme sociali e bisogno di accuratezza: gli studi di Sherif Secondo I\'effetto auto cinetico se osserviamo un punto luminoso al buio (come una stella) per un tempo abbastanza lungo allora ci sembrerà che il copro si stia muovendo quando in realtà è immobile. Sherif sull\'onda di questa prospettiva simula la situazione in una stanza e i partecipanti dovevano stimare di quanto si muovesse il punto, nonostante fosse immobile. Nella prima condizione sperimentale venti partecipanti dovevano esprimere la propria valutazione per cento volte, mentre nella seconda 40 partecipanti esprimevano sempre 100 valutazioni per 4 giorni ma una sia individualmente che in gruppo (capire se prevale la norma collettiva o individuale). I risultati mostrano come le persone cambiano la propria prospettiva individuale e assumono successivamente quella di gruppo (conformità pubblica), mentre chi inizialmente era in gruppo manteneva la norma collettiva anche quando si trovava da solo (accettazione privata). secondo uno studio di Rohrer, Baron, Hoffman e Swander (1954) le persone si conformavano ancora alla stima del gruppo quando partecipavano individualmente un anno dopo. Quadro 4.3: malattia psicogena di massa ed effetto nocebo L\'effetto nocebo afferma che le persone manifestino effetti indesiderati dopo l\'assunzione di una sostanza che, sebbene inerte, ritengono possa causare effetti negativi. Nel 1962 in una fabbrica di abbigliamento degli stati uniti 62 persone lamentarono la puntura di un insetto accusando forti dolori e nausea, dunque vennero controllati. Dopo alcuni esami accurati del sistema di areazione e degli elementi chimici presenti nelle tinture dei tessuti i medici arrivarono alla conclusione che si trattava di un fenomeno di malattia psicogena di massa. Questo fenomeno sembra essere causato da 2 fattori: la risposta attesa, per cui il dolore dipende anche dalle aspettative del soggetto, e il modellamento, ossia la tendenza ad imitare il comportamento osservato in una persona. 2.3 conformismo, pressione della maggioranza e bisogno di appartenenza: gli studi di Asch In un esperimento Asch (1951) si pone l\'obiettivo di studiare le condizioni che inducono l\'individuo a resistere oa conformarsi alle pressioni del gruppo anche quando tale gruppo esprime un parere senza dubbio sbagliato. Pone un individuo inconsapevole all\'interno di un gruppo di collaboratori del ricercatore e deve individuare per 12 volte fra 3 linee rette di differente lunghezza quale fosse uguale a un\'altra presa come campione. Un alto numero di individui aveva ceduto almeno una volta di fronte a una maggioranza che esprimeva un giudizio completamente sbagliato. Alcuni anni dopo Richard crutchfield (1955) volle testare la replicabilità dello studio di asch anche quando il gruppo non era fisicamente presente confermando la robustezza del fenomeno. Il conformismo apparve chiaro anche senza l\'interazione faccia a faccia, ma anche tramite atteggiamenti e opinioni. Vi sono alcuni fattori che facilitano o ostacolano I\'influenza della maggioranza: se la discrepanza tra il giudizio della maggioranza e la realtà raggiungeva una certa soglia allora la tendenza ad arrendersi diminuiva o si azzerava (influenza normativa), ma se aumentava lievemente allora aumenta l\'influenza esercitata sul singolo (influenza informativa). Il secondo fattore è I\'unanimità e il sostegno sociale e può essere spiegato attraverso I\'introduzione nel gruppo della maggioranza da parte di Asch di un deviante, un collaboratore che rispondeva in modo esatto prima del soggetto inconsapevole. Avere un minimo di sostegno determinò un drastico calo del\'influenza maggioritaria. In un\'ulteriore variante dello studio Asch (1955) fa scrivere le risposte su un pezzo di carta piuttosto che ad alta voce e ciò determinò un calo drastico della conformità, dato che le persone non dovevano preoccuparsi del proprio parere e di cosa pensavano gli altri di lui (differenza tra accettazione privata e conformità pubblica). 2.4 i motivi del conformismo Possiamo individuare 3 principali motivazioni: 1.l\'euristica del consenso, non siamo sicuri della nostra spiegazione perciò preferiamo aderire al punto di vista del gruppo per stare nel giusto (chaiken 1987) oppure non siamo convinti della posizione della maggioranza ma per non sembrare stupidi scegliamo comunque di adottare la loro posizione; 2.la stima di sé, per cui per rafforzare l\'immagine di sé gli individui si conformanoo meno alle credenze e ai comportamenti altrui 3.il bisogno di appartenenza, il timore di una disapprovazione sociale e di un\'esclusione aumenta la tendenza a conformarci alla maggioranza 3\. dal conformismo al cambiamento sociale: la fonte minoritaria Con il lavoro di moscovici per la prima volta lo sguardo della psicologia sociale si rivolge alla possibilità che anche un gruppo minoritario (sia in base al numero sia allo status marginale) può generare cambiamento sociale, grazie alla pubblicazione del testo Social influence and social change (1976). 3.1 gli studi di moscovici e l\'ipotesi della conversione In una prima sintesi teorica moscovici sostiene che quando le persone prive di potere riconosciuto assumevano una posizione dissidente potevano influenzare fortemente le persone verso l\'innovazione e non al conformismo. Perciò riescono ad aprire un conflitto con la maggioranza e successivamente devono saper gestirlo in modo coerente e compatto. In particolare mugny e perez (1987) alizzano come \'influenza minoritaria non operasse in modo diretto ma in modo indiretto perciò chiesero a un gruppo di ragazze in spagna di leggere un messaggio a favore della legalizazione dellaborto attribuito, a seconda della condizione, a un portavoce della maggioranza o della minoranza. Le ragazze dovevano esprimere un parere anche in merito alla contraccezione e i risultati mostrano che la maggioranza ha ottenuto più consens0 rispetto all\'aborto (influenza diretta) mentre la fonte minoritaria è riuscita a provocare un cambiamento nei confronti della contraccezione (influenza indiretta). Perciò la maggioranza produce conformità pubblica mentre la minoranza la conversione che può avvenire in tempi differenti, in situazione privata o in modo trasposto. L\'effetto modellante (nemeth 1988) è un altro modo per avvicinarsi indirettamente alla minoranza, infatti consiste nell\'adottarne il comportamento in altri contesti; in uno studio è stato analizzato I\'impatto del movimento femminista riguardo la depenalizzazione dell\'aborto che ha fatto nascere il desiderio di essre più autonome anche in donne che non hanno aderito al movimento. Secondo moscovici gli effetti provocati dalla maggioranza e dalla minoranza hanno sono diversi qualitativamente: la maggioranza promuove il confronto tra la posizione individuale e quella degli altri (influenza normativa); la minoranza invece induce le persone ad adottare un processo di convalida per cui presteranno attenzione al problema (influenza informativa). Esistono diversi fattori che possono facilitare o ostacolare l\'influenza della minoranza tra cui il contesto normativo, ciò che in un determinato momento storico è considerato giusto in termini di idee e comportamenti. Una serie di studi ha indagato la relazione tra l\'influenza delle minoranze e lo Zeitgeist (lo spirito del tempo) rivelando che le minoranze ottengono effetti persuasivi maggiori quando sostengono posizioni che sono in linea con il cambiamento dello spirito del tempo. Un ulteriore fattore che rafforza l\'influenza minoritaria è la presenza in essa di un leader. 3.2 minoranze, cambiamento e stabilità sociale Le minoranze sociali possono anche ostacolare il cambiamento sociale, ad esempio i gruppi sociali che detengonoil potere fanno uso dei miti di legittimazione: uno di questi è l\'ideologia meritocratica secondo cui le risorse e le ricchezze sono distribuite in modo equo sulla base di meriti e dell\'impegno dei singoli. La teoria della giustificazione del potere di john jost afferma che le gerarchie presentano un vantaggio di legittimità per il semplice fatto che producono differenziali di potere, dunque le persone sono motivate a giustificare il modo in cui le cose accadono nella loro realtà cosi che il sistema sociale, economico e politico tende a essere percepito come giusto e legitimo. Ad esempio le motivazioni epistemiche, che hanno a che fare con il bisogno umano di certezza, motivano le personea difendere lo status quo perché soddisfano il bisogno di ordine e prevedibilità (status quo bias, errore cognitivo a preferire il noto all\'ignoto). Le motivazioni esistenziali invece hanno a che fare con il bisogno di sicurezza, per cui mettere in discussione il Sistema può generare paura e senso di vulnerabilità. 4\. l\'obbedienza all\'autorità La sottomissione all\'autorità può ricordarci il conformismo alla maggioranza di Asch, notiamo però alcune differenze: il primo aspetto è che nel conformismo la pressione è implicita, mentre l\'obbedienza costituisce una risposta a comandi espliciti; nell\'obbedienza abbiamo una persona di status inferiore che presta ascolto a una di status superiore, mentre nel conformismo fonte e bersaglio possono essere dei pari; mentre nel conformismo fonte e bersaglio assumono lo stesso comportamento, atteggiamento, opinione nell\'obbedienza la fonte non compie la stessa azione che richiede al bersaglio; infine nell\'obbedienza il bersaglio riconosce di aver obbedito all\'autorità, nel conformismo invece ciò non avviene. L\'obbedienza ad un\'autorità come una perosna con più esperienza oigenitori consente il rispetto delle norme sociali eil buon funzionamento del sistema sociale. in altri casi l\'obbedienza ha portato l\'uomo a compiere delle atrocità come ad esempio il processo dei gerarchi nazisti durante il quale essi affermarono che stavano solo rispondendo a un dovere. Hanna arendt invita dungue a concentrarci molto sulle pressioni e sul contesto che influenzano un individuo, piuttosto che sui suoi tratti di personalità. 4.1 gli studi di Milgram In un suo esperimento miglram reclutò 40 uomini di diverse età e livelli socio professionali ai quali venne spiegato che l\'intento dello sperimentatore era quello di studiare gli effetti delle punizioni sull\'apprendimento. Assieme al partecipante, vi era un collaboratore al quale era attribuito il compito dell\'allievo, al quale venivano lette dall\'insegnante (il partecipante) delle parole appaiate e successivamente la prima parola di ogni paio accompagnata da 4 associazioni alternative. l\'allievo doveva ricordarsi quale delle quattro parole fosse stata inizialmente appaiata con la prima e ogni volta che sbagliava l\'insegnante doveva infliggergli una scarica elettrica sempre maggiore. Il voltaggio delle scosse andava da 15 a 450 volt e nonostante non venisse inflitta nessuna scossa all\'insegnante venne fatta sentire una scossa leggera (45 volt) per rendersi conto di cosa avrebbe provato l\'allievo, il quale simulava il tutto. Se \'insegnante esitava allora il collaboratore, diventava sempre più autoritario (dopo 4 esortazioni l\'esperimento terminava), simulando l\'operazionalizzazione dell\'autorità. In guesto primo studio dove l\'allievo era posto in una stanza adiacente all\'insegnante e allo sperimentatore il 65% degli insegnanti abbassò la leva da 450 volt. 4.1.1 fattori che facilitano oppure ostacolano l\'obbedienza Milgram afferma che una serie di fattori situazionali possono incoraggiare o impedire l\'obbedienza allautorità: 1.vicinanza dell\'autorità e grado di sorveglianza; in una variante lo sperimentatore lasciava il laboratorio e impartiva i compiti via telefono generando un calo del 25% di casi di obbedienza 2.legittimità dell\'autorità; in assenza dello sperimentatore, un altro partecipante aveva assunto il ruolo dell\'autorità, generando una significativa riduzione dell\'obbedienza dato che l\'ordine proveniva da una persona di status equivalente 3.incongruenze nella struttura sociale; segnali incongruenti riducono l\'obbedienza e nessuno infliggeva la scossa finale quando: lo sperimentatore chiedeva di fermarsi e l\'allievo incitava a continuare, lo sperimentatore assumeva il ruolo di allievo oppure il partecipante riceveva ordini contrastanti da due ricercatori diversi. 4.presenza di dissidenti; i partecipanti imitavano altri finti partecipanti nel ruolo di insegnanti che si rifiutavano di continuare (sostegno sociale) e solo il 10% arriva a 450v 5.vicinanza della vittima del crimine; se l\'allievo era nella stessa stanza dell\'insegnante, I\'obbedienza calava al 40%. il contatto fisico con la vittima faceva calare l\'obbedienza al 30% mentre vedere la vittima porta a deumanizzarla 6.responsabilità personale; più è chiara una responsabilità personale e più si evitano azioni criminose, mentre il sentirsi sollevato dalla responsabilità dei propri atti facilita l\'obbedienza inducendo le persone alla violenza fisica ma anche psicologica. PSICOLOGIA capitolo 8 LA PROsOCIALITÀ La ricerca mostra come ognuno di noi, in grado diverso in base a caratteristiche personali e in certe circostanze, può mettere in atto comportamenti di aiuto. BATSON ha definito il comportamento prosociale come una gamma di attività che hanno l\'obiettivo di portare un beneficio a un\'altra personao gruppo. Questo tipo di comportamento viene considerato spesso sinonimo di altruismo anche se può prevedere dei vantaggi per chi lo mette in atto, mentre chi mette in atto comportamenti altruistici non si aspetta una ricompensa o l\'evitamento di una punizione. L\'approccio evoluzionistico ha spiegato i comportamenti di aiuto dal punto di vista evolutivoe può essere distinto in due filoni: \- evoluzionismo genetico: conservazione della specie e trasmissione del proprio patrimonio genetico \- evoluzionismo culturale: mantenimento di una rete di relazioni sociali Quando ci troviamo di fronte a una situazione in cui qualcuno ha bisogno di aiuto a volte effettuiamo un calcolo per valutare se può essere conveniente o meno intervenire, questa visione merge da Emerson grazie alla TEORIA DELLO SCAMBIO SOCIALE: quando una persona si trova nella situazione di dover aiutare qualcuno effettua un calcolo costi-benefici, l\'obiettivo è minimizzare i costi e massimizzare i benefici. Molte volte però attuiamo un comportamento prosociale semplicemente perché DOBBIAMO/DOVREMMO FARLO. Esistono delle NORME PROSOCIALI che prescrivono se e come dovremmo aiutare il prossimo. \- NORMA DELL\' EQUITÀ: il calcolo costi-benefici può essere definito a livello collettivo, l\'intero gruppo stabilisce come bilanciarlo, premiando chi tratta i membri in modo equo e punendo chi tratta gli altri in modo iniquo. \- NORMA DELLA RECIPROCITÀ: può essere declinata in chiave utilitaristica ( aiutiamo gli altri perchè ci aspetiamo che in futuro questo aiuto possa essere contraccambiato). Oppure esiste una visione gratuita della reciprocità (aiutiamo gli altri per ribadire il valore del legame sociale e rafforzarlo) \- NORMA DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE: crea un\'aspettativa rispetto al fatto che le persone debbano aiutare chi dipende da loro senza aspettarsi qualcosa in cambio. Non adeguiamo però i nostri comportamenti solo alle norme sociali, ma anche alle norme personali: le persone si costruiscono degli standard rispetto ai quali possono scegliere se aiutareomenO. LERNER afferma che le persone necessitano di credere di vivere in un mondo giusto: ricevi ciò che ti meriti. Questa credenza può frenare i comportamenti orosociali nel momento in cui l\'errore fondamentale di attribuzione potrebbe portarci a non aiutare una persona alla quale attribuiamo erroneamente la causa del suo stato LE MOTIVAZIONI DEL COMPORTAMENTO PROsOCIALE Cosa ci induce a compiere atti prosociali? Per rispondere è necessario considerare il binomio egoismo-altruismo e analizzare le motivazioni che spingono le persone a offrire SOCCOrso. Le motivazioni egoistiche sono riconducibili a tre grandi famiglie: 1\. La ricerca di vantaggi. Aiutare gli altri è un comportamento premiato e premiante 2\. L\'evitamento di sanzioni: non rischiare di essere denunciati o disapprovati dagli altri per non aver prestato aiuto. 3\. Il bisogno di non sentirsİ a disagio, in colpa o non adeguati quando si è esposti alla sofferenza altrui. Il terzo tipo di motivazione è al centro del modello attivazione: costi-benefici, il quale spiega l\'offerta d\'aiuto proprio attraverso questo meccanismo. Il modello identifica due fottiri che influenzano il comportamento prOsociale. Il primo fattore è I\'AROUSAL (attivazione del sistema nervoso centrale) è fondamentalmente una risposta emotiva. Il secondo fattore è un processo cognitivo di valutazíone dei costi-benefici. Il grado di attivazione è correlato alla gravità dell\'emergenza e alla vicinanza e coinvolgimento emotivo. Poiché l\'arousal diventa più sgradevole al crescere dell\'intensità l\'osservatore è motivato a ridurlo e risponderà alla situazione nella maniera più efficiente, quello che implica minori costi. I soggetti tristi prestano aiuto per motivi egoistici, vale a dire piů per mitigare la propria tristezza che per lenire la sofferenza altrui. Questo paradigma è conosciuto come il modello del sollievo degli stati d\'animo negativi. L\'azione prosociale per essere altruistica deve essere focalizzata sul beneficio procurato all\'altro. La principale fonte della motivazione altruistica risiede nell\'empatia. É stata definita in due modi: cognitiva e affettiva. L\'idea che la risposta empatica sia associata al comportamento d\'aiuto è alla base dell\'ipotesi empatia-altruismo. Questa ipotesi sostiene che l\'empatia sollecita una motivazione diretta ad alleviare la sofferenza di chi si trova in difficoltà. I benefici non sono l\'obiettivo finale dell\'aiuto indotto dall\'empatia, ma sono conseguenze collaterali. Nel paradigma sperimentale utilizzato per verificare I\'ipotesi metà dei partecipanti è indotta a provare sentimento empatico nei confronti di una ragazza destinata a compiere 10 prove e a subire una scossa per ogni errore. L\'altra metà non è indotta ad attivare risposta empatica.I partecipanti sono assegnati a due condizioni: in una, di fuga difficle, sono costretti ad assistere a tutte le prove, nell\'altra sono liberi di andarsene dopo due scosse. La ragazza dopo le prime due scosse si mostra già visibilmente provata. A questo punto lo sperimentatore chiede al partecipante se è disposto a prendere il posto della ragazza. I partecipanti a cui non è Stat indotta riposta empatica tendono a prestare aiuto solo nella conduzione di fuga difficile, mentre nei partecipanti nei quali è stata attivata una risposta empatica tendono ad aiutare al ragazza indipendentemente dalla possibilità di fuga facile o difficile. I risultati hanno fornito sostegno all\'ipotesi. Alcuni autori evidenziano un lato oscuro dall\'empatia, il sentimento empatico può indurci ad avere una visione individualistica e di breve termine di un problema o a mettere in atto comportamenti che alimentano sentimenti aggressivi nei confronti di altri. L\'INFLUENZA DELLA SITUAZIONE SUL COMPORTAMENTO PROSOCIALE Il caso di cronaca di Kitty Genovese sembra smentire il detto \"più si è, meglio si sta\'\" Kitty fu assassinata mnentre tornava a casa dal lavoro alle tre e venti del mattino il 13 marzo 1964\. L\'assassinio si è compiuto in due momenti. I\| New York Times scrisse che la donna gridava aiuto e che nessuno dei vicini avesse chiamato la polizia, un numero di circa 38 persone, il caso fu definito \"\'apatia sociale\'\". Che cosa di questa situazione aveva portato a tale tragico epilogo? Kassin sostiene che l\'episodio non sia stato riportato fedelmente: in realtà iu vicini hanno cercato di chiamare la polizia, il caso di Kitty è quindi un esempio i falsa testimonianza. IN un esperimento denominato la SMOKE sITUATION (Latanè e Darley) I soggetti seduti in una sala d\'attesa venivano posti in una situazione pericolosa. Mentre rispondeva ad alcuni questionari del fumo veniva fatto filtrare nella stanza da una presa d\'aria a parete. I partecipanti erano assegnati a 3 condizioni diverse: 1\. Soli nella stanza 2\. Con altri due soggetti complici dello sperimentatore che dovevano mostrarsi indifferenti al fumo 3\. Con altri due soggetti ingenui sconosciuti Nella condizione 1 il 75% delle persone usci dalla stanza. Nella condizione 2 solo 1 su 10 si mosse per segnalare la presenza di fumo. Nella condizione 3 solo nel 38% degli otto gruppi assegnati a questa condizione si verificò che almeno un soggetto si attivasse per segnalare il fumo. Le persone credono erroneamente di essere al sicuro quando sono iin presenza di altri perchè se si trovassero in pericolo non sarebbero sole in guella situazione e riterrebbero che probabilmente qualcuno interverrebbe in loro aiuto. Ma l\'essere insieme ad altre persone in una situazione ambigua ha l\'effetto paradossale di ridurre la nostra capacità di monitorare ciò che accade intorno a noi. In una situazione di emergenza quanti più testimoni sono presenti tanto meno è probabile che qualcuno dia l\'allarme e metta in moto la macchina dei soccorsi, possibili effetti dell\'inibizione sociale e dela diffusione di responsabilità. Nelle situazione di emergenza può generarsi un EFFETTO SPETTATORE, Ossia un effetto in virtù del quale una persona non fornisce aiuto perchè la situazione in cui si trova presenta delle caratteristiche che inibiscono la risposta d\'aiuto. Latanè e Darley descrivono un modello di processo dellintervento in situazioni di emergenza che ha la struttura di un albero decisionale. L\'idea di base è che in una situazione di emergenza le persone devono prendere una serie di decisioni e solo una particolare combinazione di scelte porterà a prestare soccorso. Il primo processo da compiere per innescare il processo che porterà alaiuto è NOTARE CHE QUALCOSA STA ACCADENDO. Più un ambiente è rumoroso più le persone si adatteranno ad esso bloccando alcuni stimoli presenti. In ambienti meno rumorosi è più probabile che ogni rumore entri nel campo delle nostre attenzioni. Una volta che un evento viene notato lo spettatore deve INTERPRETARLO cOME UN\'EMERGENZA, ossia decidere se ciò che ha visto o sentito è un pericolo. Due elementi guidano le persone a interpretare l\'evento come pericolo: la motivazione a evitare di credere che quella sia un emergenza e le reazioni degli altri spettatori. Il pubblico che assiste può influire suula risposta d\'aiuto. Stato di IGNORANZA PLURALISTICA: in presenza di altri spettatori che rimangono inerti e bloccati davanti un\'emergenza il comportamento di non azione viene interpretato come indicazione del fatto che non sta accadendo nulla. Non è automatico interpretare I\'emergenza e assumersi la responsabilità di agire, Una serie di variabili influenza la decisione: la percezione di quanto la vittima meriti l\'aiuto e la relazione tra sè e la vittima: si tende ad aiutare più facilmente chi si conosce. Anche la percezione di quanto la responsabilità di prestare soccorso sia sentita come condivisa da altri spettatori gioca un ruolo, questo processo viene chiamato DIFFUSIONE DI RESPONSABILITÀ. Se una persona assiste da sola a un\'emergenza avrà il 100% della responsabilità di ciò che accade. In presenza di altri il calcolo costi-benefici cambia. In generale esistono due tipi di intervento: direttoe indiretto. L\'azione potrà essere res difficile da una forma di influenza sociale detta inibizione da pubblico. COME FAVORIRE IL COMPORTAMENTO PROSOCIALE \- promuovere nelle persone l\'osservazione di ciò che sta accadendo attorno a loro, sensibilizzandole a riconoscere le situazioni nelle quali la presenza di altri spettatori possa generare uno stato di ignoranza pluralistica. \- sentirsi personalmente responsabili per l\'altro può salvare la vita di qualcuno \- sapere chi contattare o sapere come denunciare eventuali reati osservati Quando le persone comprendono meglio gli altri, la loro sofferenza e le loro esperienze, è più probabile che si sforzino di aiutare. Psicologia capitolo 9 APPARTENENZA EDESCLUSIONE SOCIALE II lavoro di Baumeister e Leary ruota intorno all\'ipotesi di appartenenza, secondo cui gli esseri umani possiedono una spinta fondamentale a formare e mantenere almeno una quantità minima di relazione interpersonali che siano durature, positive e significative. L\'ipotesi è basata su due criteri fondamentali che devono essere raggiunti perchè il bisogno di appartenenza possa essere soddisfatto. Ill primo criterio riguarda la frequenza delle interazioni sociali e il fatto che le fonti di affiliazione devono eseere più di una. Il secondo criterio è di tipo qualitativo: le interazioni devono coinvolgere più persone, devono essere frequenti, durevoli e positive. Il bisogno di apparenza è fondamentale, non è secondario a nessun altro bisogno umano. Un bisogno è diverso da un desiderio: la sua mancata soddisfazione ha conseguenze che coinvolgono tutte le dimensioni di una persona. Due elementi distintivi caratterizzano i bisogni umani: la sostituzione e la sazietà. \- sostituzione: in assenza di un determinato stimolo uno stimolo diverso con proprietà simili può fungere da sostituto (se vengono a mancare determinate relazioni sociali l\'individuo ne cercherà altre) \- sazietà: l\'appartamento diu un bisogno a un certo punto raggiunge un livello di soddisfazione tale per cui l\'individuo ne ha a sufficienza. Il bisogno di appartenenza è universale e ci accompagna lungo tutto il ciclo di vita, dai primissimi istanti fino ai nostri ultimi giorni. Da dove si origina questa potenza del bisogno di appartenenza? Secondo diversi autori è un lascito che arriva dai nostri antenati. Per la prospettiva evoluzionistica esisteva uno svantaggio chiave nelle possibilità di sopravvivenza e riproduzione dell\'essere umano isolato nei confronti di coloro che vivevano all\'interno di gruppi sociali. QUATTRO MODI PER SODDISFARE IL BISOGNO DI APPARTENENZA \- relazioni reciproche: relazioni di vicinanza, caratterizzate da un Attaccamento sicuro l\'uno con l\'altro. Sono le relazioni più gratificantie impegnative, richiedono tempo ed energiee si sviluppano in tempi lunghi, sono pienamente appaganti. \- approvazione generale: è una strada che implica la ricerca dell\'approvazione degli altri attraverso l\'acquisizione di uno status in un determinato ambito, senza mostrare vulnerabilità e senza stabilire relazioni reciproche. \- sentirsi parte di un gruppo: ci si può sentire parte di un gruppo in base a caratteristiche sociografiche o vi si può unire intenzionalmente perchè si condividono interessi. Tanto più percepisco quel gruppo in grado di appagare il mio bisogno tanto più tendo a favorire e preferire i suoi comportamenti. \- socialità minore: anche detto small talk, è uno scambio di battute con una persona che ci serve un caffè al bar, un saluto con un vicino di casa, una rapida conversazione con qualcuno che aspetta il nostro stesso bus. Queste breve interazioni, soprattutto se frequenti, Concorrono a far sentire una persona parte di un contesto. LE MINACCE AL BISOGNO DI APPARTENENZA Le minacce alla soddisfazione di questo bisogno producono effetti negativi. L\'esclusione sociale è Stat definita conme l\'esperienza di essere tenuti separati dagli altri dal punto di vista fisico, comprende varietà di fenomeni che sono stati classificati in due famiglie: -RIFIUTO SOCIALE: atti comunicativi volti a esplicitare in modo diretto a una persona che non è desiderata. \- OSTRACISMO: comprende l\'esperienza di essere ignorati. CYBERBALL: Kipling D. Williams ricerca un paradigma per studiare l\'ostracismo: cyberball. E in prima fase un semplice gioco fisico in cui due complici dello sperimentatore giocando Con una palla implementano condizioni di ostracismo o di inclusione verso un terzo partecipante ignaro, includendo nel gioco per poi escluderlo dal nulla, ignorandolo. Il terzo partecipante, una volta escluso, avverte sensazioni di tristezza. Nel 2000 diventa un gioco Virtuale. Sullo schermo sono presenti 3 avatar, uno rappresenta il partecipante. Gli altri due avatar secondo una copertura, vengono spacciati per altre due persone collegate online. l principio è lo stesso del cyberball fisico. Il gioco ha un impatto incredibile: quando viene rivelato ai partecipanti che non stavano giocando online ma che ere il computer che era programmato per escluderlo dal gioco, si sentivano ugualmente tristi e ignorati. MODELLI TEORICI SULL,ESCLUSIONE SOCIALE Esistono modelli teorici che cercano di spiegare gli antecedenti e le conseguenze dell\'esclusione sociale. \- SOCIAL MONITORING SYSTEM: Si focalizza sull\'attenzione sociale. L\'idea di fondo è che gli esseri umani possiedono un sistema di monitoraggio sociale che può attivarsi in automatico in u dato momento e contesto. Una volta attivato il sistema motiva l\'individuo a monitorare e seguire i segnali sociali che le altre persone emettono per migliorare le possibilità di re-inclusione. Quando la nostra inclusione sociale è a rischio abbiamo bisogno di dedicare ancora più risorse cognitive del solito per leggere l\'ambiente sociale che ci circonda e decidere chi puo essere una buona fonte di affiliazione e chi no. Uno sguardo evitante è un segnale di esclusione, è adattivo che chi si sinte escluso massimizzi le proprie opportunità di re-inclusione non dedicando attenzione a sguardi evitati ma cercando quelli diretti. Saper distinguere un sorriSO genuino da uno falso aiuterebbe chi si trova in questa posizione. La memoria delle persone escluse è selettiva per le informazioni sociali sugli altri. In sintesi iul modello teorico suggerisce che quando gli individui sentono il proprio bisogno di appartenenza minacciato tendono a prestare particolare attenzione alle informazioni sociali presenti nel mondo circostante e a ricordarsi in modo più accurato le informazioni dì tipo sociale. \- TEMPORAL NEED-THREAT MODEL Él modello temporale sulla minaccia dell\'ostracismo ai bisogni psicologici fondamentali. l percorso inizia con la DETECTION, povero l\'individuazione del\'ostracismo. Una persona incapace di percepire l\'esclusione sociale rischia di trovarsi socialmente isolato senza aver avuto l\'opportunità di rendersene conto. È importante evidenziare che la DETECTION è un processo automatico, non consapevole. ll primo stadio che segue è il REFLEXIVE STAGE: l\'individuo fa esperienza degli impatti psicologici immediati dellesclusione. Primo fra questi il dolore sociale, ovvero l\'esperienza emotiva di spiacevolezza derivante dalla percezione della distanza psicologica effettiva o potenziale da altri vicini o un gruppo sociale. Questo stadio è caratterizzato dalla percezione di minaccia alla soddisfazione dei 4 bisogni fondamentali: appartenenza, autostima, controllo e percepire la propria esistenza come significativa. ll secondo stadio è il REFLECTIVE STAGE: l\'individuo valuta l\'episodio di ostracismo attraverso attribuzioni causali. Entrano in gioco processi mentali consapevoli. L\'individuo riflette sull\'accaduto: essere ignorati da un commesso non ha lo stesso peso di essere ignorati dal nostro migliore amico. Individui con più elevati livelli di ansia sociale tendono a impiegare più tempo per recuperare anche da episodi minimali di ostracismo. L\'esclusione induce il rimuginio, una forma ciclica di pennseioro fissata sull\'episodio avvenuto. La distrazione è un buon antidoto e una buona strategia di coping. Le reazioni all\'esclusione stimolano anche comportamenti specifici. Se l\'ostracismo permanee si prolunga nel tempo entriamo nel terzo stadio, il RESIGNATION STAGE. Sopraggiunge una condizione cronica di rassegnazione psicologica. Un bisogno di appartenenza per troppo tempo insoddisfatto porta all\'alienazione. Bisogni di autostima minacciati portano a sintomi depressivi. La mancanza di controllo porta a un senso di impotenza e il non sentirsi esistenti agli occhi degli altri porta a una mancanza di speranza verso il futuro. \- MULTIMOTIVE MODEL: Tenta di concettualizzare come diverse interpretazioni dell\'esclusione sociale possono predire diverse risposte comportamentali, queste risposte sono la prosocialità, l\'antisocialità e l\'evitamento. La persone ci arrivano in base a 6 fattori: i costi associati alla PERDITA DELLE RELAZIONI, LA POSSIBILITÄ DI RELAZIONI ALTERNATIVE, LE ASPETTATIVE DI POTER RIPARARE LA RELAZIONE, IL VALORE DATO ALLA RELAZIONE CHE SIÊ PERSA, LA CRONICITÀ E PERVASIVITÄ DELL\'ESCLUSIONE E IL GRADO DELL\'INGIUSTIZIA PERCEPITO CIRCA L\'ESCLUSIONE. Quando il rifiuto arriva da un a fonte sulla quale non avevamo investito tempo e impegno è più probabile che i tentativi di riparazione non avvengano. Quando le persone sono in grado di immaginare o perseguire fonti alternative di relazione ciò che il modello predice è una diminuzione dei comportamenti proattivi e un aumento dei comportamenti di evitamento. Quando la possibilità di riparazione è percepita come improbabile predominano le risposte antisociali. Nella maggior parte dei casi le persone non ritengono di meritare l\'esclusione sociale. Maggiore la percezione di ingiustizia maggiori saranno le probabilità di mettere ij atto comportamenti antisociali. LE CONSEGUENZE DELL\'ESCLUSIONE SOCIALE L\'esclusione sociale attiva in primo luogo una vasta gamma di emozioni negative: rabbia, ansia, senso di colpa, vergogna. Quando l\'esperienza di esclusione è prolungata aumenta il rischio di depressionee pensieri suicidari. Le persone con adeguate relazioni sociali hanno una probabilità di sopravvivenza maggiore del 50% rispetto a quelli con relazioni povere o insufficienti. AFFRONTARE L\'ESCLUSIONE SOCIALE La strategia migliore di cui disponiamo per ridurre le conseguenze negative dell\' esclusione sociale è limitare l\'incidenza del problema, quindi non mettere in atto comportamenti quali ostracismo e rifiuto sociale. Esistono due strategie per affrontare l\'esclusione sociale: \- accettazione: essere capaci di lasciar perdere la fonte dell\'esclusione \- creare nuove connessioni sociali: è una riposta tipica e potrebbe avere importantí effetti collaterali per le vittime di esclusione. PSICOLOGIA capitolo 10 IL PREGIUDIZIO E uno dei temi più studiati nella psicologia sociale. E un fenomeno che accompagna da sempre la storia dell\'essere umano, ha carattere mutevole e capace di adattarsi a cambiamenti storici e culturali. DEFINIZIONE E DIVERSI TIPI DI PREGIUDIZIO Il pregiudizio esiste indipendentemente dalla conoscenza o meno del target verso cui èė indirizzato ed è definito come un atteggiamento negativo verso un individuo che si fonda esclusivamente sulla sua appartenenza a un particolare gruppo sociale. ll pregiudizio è un atteggiamento, di conseguenza assolbe ad importanti funzioni come la protezione del\'autostima individuale e la difesa degli interessi materiali e simbolici del proprio gruppo. I pregiudizi negativi influenzano le relazioni tra gli individui. Ė sia un fenonomeno individuale sia di gruppo. Può essere di diversi tipi: \- pregiudizio etnico: atteggiamenti sfavorevoli verso individui appartenuti a gruppi con background socio culturale diverso dal nostro, va distinto dal razzismo dove si pensa che l\'altro gruppo sia inferiore rispetto al nostro. \- sessimo: atteggiamento negativo che si assume verso l\'altro in base al genere sessuale. \- pregiudizio sessuale: insieme di preconcetti e atteggiamenti negativi che le persone eterosessuali provano verso persone con un orientamento sessuale diverSO. Il pregiudizio può assumere anche direzione opposta: essere provato dalla minoranza verso la corrspettiva maggioranza. STREOTIPO VS PREGIUDIZIO VS DISCRIMINAZIONE Lo stereotipo ha un\'origine e un contenuto strettamente cognitivo che si attiva in modo automatico nelle persone. Il pregiudizio, in quanto attegiamento, ha un contenuto più articolato. Lo stereotipo rappresenta la componente cognitiva del pregiudizio, a cui si aggiungono la componente affettiva e la componente di intenzione al comportamento. La discriminazione è la traduzione in comportamento del pregiudizio. IL PREGIUDIZIO È UN NORMALE PROCESSO PSICOLOGICO CHE RIGUARDA TUTTI. NOI VS LORO: COMPETIZIONE TRA GRUPPI Una delle prime spiegazioni del pregiudizio come fenomeno è data dalla teoria del conflitto realistico di Sherif. ldentifica la nascita del pregiudizio insinuazioni di interdipendenza negativa, cioè quando i membri di un gruppo percepiscono che l\'outgroup compete con I\'ingroup per l\'acquisizione di risorse limitate, Assumere atteggiamenti negativi e comportamenti discriminatori verso i membri dell\'altro gruppo appare un mezZo particolarmente funzionale per leggitimare e attuare l\'emarginazione dei membri dell\'outgroup, facilitando l\'accesso al controllo di tali risorse i membri dell\'ingroup. LE BASI COGNITIVE E MOTIVAZIONALI DEL PREGIUDIZIO: LA TEORIA DELL\'IDENTITÀ SOCIALE l pregiudizio si fonda su un meccanismo cognitivo: la categorizzazione sociale. TAJIFEL e colleghi intendevano identificare quali fossero le condizioni minime per la costruzione di un gruppo sociale, idearono un metodo sperimentale noto come paradigma dei gruppi minimi. Esso consente di creare dei gruppi in cui l\'unico aspetto saliente nei partecipantiè essere assegnati a un gruppo mentre altre persone sono assegnate a un altro gruppo. L\'assegnazione a un ingroup aviene sulla base di criteri insignificanti. In breve: dobbiamo assegnare dei soldi a persone che non conosciamo, i soldi non sono nostri e la modalità di assegnazione non è legata al guadagno personale. L\'unico aspetto saliente è che le persone a cui dovremmo destinare i soldi sono membri del nostro gruppo o di un altro. Normalmente ci si sarebbero aspettate scelte orientate all\'equità. Invece il 72% dei partecipanti decise di assegnare più soldi allo sconosciuto membro dellingroup e meno soldi al membro sconosciuto dell\'outgroup. Perchè avviene ciò? TAJIFEL e TURNER danno una risposta attraverso la teoria dell\'identità sociale. L\'immagine del nostro sè deriva dall\'interazione di ciò che noi pensiamo di noi stessi come individui e come membri di gruppi sociali. Valorizzare la distintività positiva dei membri del nostro gruppo permette di mettere in luce positiva il nostro gruppo e quindi, per estensione, anche noi stessi. La valorizzazione della nostra identità sociale difende la nostra autostima. COME SI ESPRIME IL PREGIUDIZI0? Una discriminazione palese è un pregiudizio manifesto o vecchio stile. La pericolosità di esso è molto alta, può facilmente sfociare in azioni violente, gli individui che lo esprimono si pongono in contrasto con le norme sociali. Il pregiudizio sottile è invece espresso in maniera socialmente accettabile. Il pregiudizio moderno consiste nella negazione del pregiudizio verso le minoranze e nella percezione di una disparità nelle condizioni sociali dei gruppi, addirittura si sostiene che il gruppo favorito sia quello di minoranza. La teoria degli stereotipi ambivalenti prevede che ai gruppi sia attribuiti stereotipi che vertono sulla competenza (affidabili) e il calore (estroversione/socialità). Gruppi percepiti come competenti e calorosi saranno percepiti positivamente e, al contrario, gruppi poco competenti e poco calorosi saranno percepiti negativamente. IL LATO (IN)CONSAPEVOLE DEL PREGIUDIZI0 Una tipologia di pregiudizio molto studiata è quella del pregiuzio riluttante. Questa forma di pregiudizio porta le persone a vedersi come aperte e senza tendenze pregiudizievoli. Nonostante ciò, a livello inconsapevole, queste stesse persone sembrano possedere sentimenti e credenze negative nei confronti degli altri gruppi. La persona con alti livelli di pregiudizio riluttante è una persona con ideali equalitari che non desidera discriminare, almeno non consapevolmente. Tuttavia lo farà nel caso in cui non sia saliente una norma sociale di non discriminazione. Legata a questo concetto è le distinzione tra pregiudizio esplicito e pregiudizio implicito. Mentre quello esplicito si riferisce alla valutazione consapevole di un outgroup, il pregiudizio implicito è in buona parte al di fuori della consapevolezza, si attiva automaticamente. Una forma di pregiudizio inconsapevole è l\'infraumanizzazione, in cui si considera l\'outgroup meno umano del proprio gruppo. L\'IMPATTO DEL PREGIUDIZIO E DEGLI STEREOTIPI NEGATIVI I gruppi stigmatizzato sono i gruppi denigrati e discriminati agli occhi degli altri. Appartenere a gruppi stigmatizzato può influire negativamente sul benessere fisico. Da un punto di vista psicologico la prima conseguenza è un abbassamento dell\'autostima. Un\'altra conseguenza è linteriorizzazione dell\'inferiorità. Persone target di stigma sociale attuano strategie di coping ed attribuiscono la loro posizione svantaggiate a cause legate al pregiudizio e non a disposizioni interne. LE CONSEGUENZE SOCIALI Pregiudizi e stereotipi influenzano l\'assegnazione di ruoli all\'interno delle organizzazioni. Le donne vedono bloccarsi le proprie ascese alle occupazioni più alte (effetto soffitto di vetro). Ciò è riconducibile al sessismo e agli stereotipi sessuali. Un\'altra conseguenza sono le disparità nelle cure sanitarie tra i membri di gruppi etnici di maggioranza e minoranza. RIDURRE IL PREGIUDIZIO Fra le strategie volte alla iduzione del pregiudizio il contatto intergruppi è la più efficace e popolare. Allport propone una sistematizzazione che chiama ipotesi del contatto. \|l contatto tra gruppi ridurrà il pregiudizio solo se si verificano 4 condizioni: il contatto deve avvenire tra gruppi con lo stesso status nella situazione di contatto, il contatto deve essere cooperativo, i gruppi devono lavorare al fine di raggiungere obiettivi comuni, deve essere presente sostegno istituzionale. PERCHÈ E QUANDO IL CONTATTO RIDUCE IL PREGIUDIZIO L\'emozione che si è rilevata la più rilevante è l\'ansia intergruppi, che consiste nel senso di disagio e incertezza al pensiero di in contrarre membri dell\'outgroup. Il contatto porta a provare meno ansia nei confronti degli altri gruppi. Una seconda emozione è l\'empatia intergruppi. Consiste nella risposta emotiva alle emozioni e alla situazione in cui si trovano i membri delloutgroup. Il contatto può ridurre la percezione di minaccia, che si traduce in un miglioramento delle relazioni intergrupp. FORME ALTERNATIVE D CONTATTO Il contatto non deve avvenire per forza faccia a faccia, è emerso come anche il contatto indiretto abbia effetti notevoli sul miglioramento degli atteggiamenti. Il contatto esteso consente nel sapere che un membro dell\'ingroup è anico o comunque ha relazioni positive con persone dell\'outgroup. Una forma di contatto simile è rappresentata dal contatto vicario, secondo cuí osservare una relazione positiva tra ingroup e outgruop riduce il pregiudizio. Una terza forma di contatto indiretto è il contatto immaginato, consiste nella simulazione mentale di un incontro positivo con un membro dell\'outgroup. LA PSICOLOGIA SOCIALE NELL\'ERA DIGITALE - capitolo 11 Secondo le indagini le persone passano mediamente 7 ORE al giorno con i dispostivi elettronici, 2 delle quali sui social media. A cosaè dovuto questo Successo? Quali sono le conseguenze 1991-2016: viene condotta un indagine sul benessere psicologico di più i un milione di adolescenti degli USA. Nel 2012 il benessere degli individui ha un forte picco. Questo cambiamento è dovuto a un fenomeno: SCREEN TIME tempo che gli adolescenti passano sui dispositivi elettronici. studi riquardo il sovrautlizzo della tecnologia: mostrar molteplici effetti negativi in relazione al benessere psicofisico deali individui Disturbi del sonno esse. Disturbi depressivi Peggioramenti rendimento scolastico Distrazione alla guida Isolamento sociale 1\. IPERCONESSIONE(per quali fattori siamo iperconnessi?) Le tecnologie fanno leva su meccanismi psicologici per aumentare il tempo di connessione che noi utilizziamo con Una di queste strategie è la RANDOMIZZAZIONE DELLE RICOMPENSE. di cosa si tratta: apprendere che a una azione corrisponda una ricompensa, fa in modo che ripeto la mia azione per avere ulteriori ricompense. Esempio Ricompense = notifiche, like, messaggi.. Un \'altra strategia sono gli Algoritmi social = ci mostrano le notizie di nostro interesse Newsfeed infinita = capacità di un social di mostrare sempre contenuti nuovi che possiamo scorrere all\'infinito. Inoltre la tecnologia risponde a una serie di domande/necessità in tempo veloce. La socialità umana si è sviluppata di generazione in generazione in base a un bisogno di appartenenza-\> necessità di sviluppare e mantenere connessioni sociali con altri membri della nostra specie. Apparentemente i social rispondono a questo bisogno. internet supera le barriere spazio temporali. \*la paura di non essere connessi: buona parte delle interazioni sociali avvengono sui social media, dove comunichiamo con gli altri e rimaniamo aggiornati sulle vicende quotidiane di chi seguiamo. Quindi sembrano aumentare da un lato l\'opportunità I\'interazione sociale, quando dall\'altro possono avere un impatto negativo, sul benessere psicologico dell\'individuo. Es. assenza di rete non posSO usare i social Fear of missing out (FoMO) = preoccupazione costante di non poter assistere a esperienze gratificanti che gli altri potrebbero star vivendo. FoMo è concretamente l\'intermediario nella relazione tra: nancata soddisfazione di bisogni psicologici uso dei social network Lw indagini mostrano che gli individui con un livello alto di FoMO, sono più propensi all\'utilizzo costante dei social. Viene fatta un\'ulteriore indagine su individui di tutto il mondo. Risulta che coloro che si sentivano meno autonomi, meno Competenti, meno connessi con gli altri, meno soddisfatti della loro vitae che avevano un\'umore più negativo, mostravano maggiori livelli di FoMO. Nomophobia = paura di non poter usare lo smartphone e di essere disconnessi dal mondo. (Smartphone =strumento elettivo dell\'iperconnessione) Si tratta di una fobia situazionale = avviene quando non avviene il funzionamento dello smartphone. Sono state individuate 4 componenti di questa fobia: 1\. not being able to comunicate (sentimenti di ansia e nervosismo generati dall\'impossibilità di usare lo smartphone). 2\. losing connectedness (impossibilità di comunicare con altri individui in modo istantaneo per assenza di connessione). 3\. not being able to access information 4\. giving up convenience (questi 2 componenti fanno riferimento alla impossibilità di avere informazioni in caso di necessità se lo smartphone non funziona). 2\. TEORIE PSICOSOCIALI SULL\'UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA. tecnologia e dipendenza: techological addiction = dipendenza comportamentale che ha come oggetto l\'interazione tra individuo / macchina tecnologica. (dipendenze comportamentali = caratterizzate da comportamenti abituali e ripetivi, fuori dal controllo dell\'individuo, che sono associati a problemi sociali e comportamentali). Griffiths individua dei componenti caratterizzanti della technological addiction 1\. salienza 2\. euforia 3\. tolleranza 4\. sintomi di astinenza 5\. conflitto (conflitti intrapsichici e relazionali per l\'uso della tencologia) 6\. ricaduta. In sequito è stata approfondita la dipendenza secondo caratteristiche più specifiche: internet addiction gaming addiction smartphone addiction oltre la dieondenza: compensatory internet use theory : CIUT (D. Kardefelt- Winther) \"gli individui sono utenti attivi che ricercano e selezionano media e contenuti specifici per ottenere altrettanto specifiche gratificazioni\" presupposto teoria = l\'utilizzo di internet è motivato dal bisogno degli individui alla quale essi rispondono utilizzando la ret Tramite internet le persone rispondono al bisogno di connessioni sociali in maniera semplice e rapida. La CIUT vede l\'utilizzo di internet/tecnologie in modo positivo, perché contiene strategie di coping = strategie cognitive e comportamentali volte a fronteggiare situazioni problematiche e stressanti. Es. internet a avvicinato le persone durante la pandemia covid. Perciò l\'utilizzo di internet è visto come una risorsa, diventa patologico a seconda delle MOTIVAZIONI per cui una persona lo utilizza. Internet diventa negativo quando l\'utilizzo va in direzione opposta al fine del miglioramento del proprio benessere. Interazioni online: cognitivamente meno faticose non generano lo stesso livello di ansia sociale non necessitano dello stesso livello di auto controlo (che uno deve avere quando si relaziona con una persona faccia a faccia) Perciò una persona può arrivare al punto di sostituire le interazioni sociali con interazioni esclusivamente online. In situazioni gravi fino ad arrivare al punto di ritiro sociale. Teoria sull\'influenza delle tecnologie sulle relazioni sociali di Waytz e Gray Studiano il rapporto tra tecnologia e socialità La tecnologia può avere un impatto positivo sulla socialità in 2 modi: Quando l\'utilizzo del digitale completa relazioni già profonde e persistenti online (Es. mi scrivo con il mio fidanzato per poterlo sentire sempre) Quando l\'interazione con queste persone è difficilmente ottenibile in altro modo. La tecnologia può avere un impatto negativo sulla socialità: quando le relazioni superficiali online sostituiscono relazioni autentiche. 3\. SOCIAL MEDIA E DINAMICHE RELAZIONALI Social media = tecnologie web che offrono la possibilità di produrre-condividere-collaborare a contenuti online. Gli individui che usano ci social media sono chiamanti utenti Social media implica il concetto di socialitá. Offrono opportunità di interazioni diverse e per questo si distinguono in: 7\. collaborative projects = gli utenti possono lavorare simulteneamente alla creazione/modifica di contenuti condivisi. (Es. Wiikipedia) 2\. blogas = diari online per condividere pensieri, esperienze, interessi\... 3\. content communities = siti in cui vengono condivisi contenuti di un determinato tipo come fotoo video (es. VIDEO/youtube o FOTO/pinterest) 4\. SOcial networking sites = comunità virtuali in cui gli utenti creano profili e interagiscono secondo diverse modalità. Sono di2 tipi: Instant messaging = piattaforme per scambio di messaggi privati e in gruppi. (es. whatxapp) Dating apps = spazi virtuali per conoscere patner romantici o sessuali (es. tinder) 5\. virtual words = mondi virtuali dove individui interagiscono tra di loro tramite AVATAR sono di due tipi: Virtual game worlds = videogiochi online/ multigiocatori (es. minecraft). Virtual social worlds = simulazione di vita reale Liu, Campbell e Baumeister svolgono 2 analisi riguardo I\' associazione dei social network alle seguenti caratteristiche disposizionali degli individui: individui molto nevrotici = tendono a postare di più per sfogare le emozioni negative individui estroversi = tendono a usare di più i social network individui con una grande apertura mentale = attratti da videogiochi e novità individui coscienziosi = usano di meno i social e i videogiochi, impiegano il tempo per altro individui narcisisti = utilizzo maggiore dei social = qualsiasi attività è svolta su di se per avere attenzione (come like commenti\...) Individui che soffrono di solitudine = sostituiscono i mancati rapporti offline con attività online. Self-diclosure Che cosa è: presentazione/rilevazione di se sui social. Rivelo informazioni scelte da me a cui le altre persone hanno accesso e che senza la mia rivelazione non saprebbero. Kim e Dindia (2011) = social media aumentano e velocizzando il processo di conoscenza degli altri. Un profilo utente mi rivela più informazioni di quante me ne possa rilevare l\'incontro di quello stesso individuo faccia a faccia, ma allo stesso tempo bisogna essere consci che queste informazioni (almeno in parte) possono essere manipolate da chi le ha prodotte. Fox e Vendemia(2016) risaltano la potenzialità della comunicazione online, sopratutto con le immagini. Compiono uno studio riguardo la pubblicazione di foto e il confronto sociale online. Foto = maggior elemento di confronto online Differenze tra uomini e donne: donne tendono di più a ritoccare le loro foto e sono più sensibili a questa modalità di confronto sociale. Danno molta più importanza allaspetto fisico. Sono molto più vulnerabili ed emotivi ad un confronto con foto di altre donne che sembrano più belle di loro\>influiscono negativamente il proprio stato d\'animo. Aggressività e comportamenti antisociali L\'aggressività trova sfogo anche in rete. Cyberterrorism\_= utilizzo rete per condurre atti violenti per motivi politici/ideologici mettendo in pericolo la vita delle persone Cyberstalking = perseguitare una persona attraverso i social media Online harassment= molestare una persona attraverso commenti offensivi a causa di genere, orientamento sessuale, etnia, disabilità\... Pratiche antisociali 1\. trolling = utilizzo di internet per creare conflitti-disagio ad altre persone. Si tratta di persone mosse dalla volontà di disturbare. Hanno fatto degli studi riguardo i tratti di personalità dei troll e si tratta di persone molto impulsive, poco empatiche, provano poco rimorso e traggono piacere dalla sofferenza altrui. Es. Haters 2\. Cyberbullismo = bullismo in rete differenza maggiore tra bullismo e cyberbullismo? Nel cyberbullismo la vittima non ha un luogo sicuro dove nascondersi perché gli ambienti virtuali restano costantemente attivi Effetti estremi: isolamento sociale/depressione/suicidio 4\. ESCLUSIONE SOCIALE E TECNOLOGIA PHUBBING = phone + snubbing E l\'atto di ignorare qualcuno in un contesto sociale a causa del telefono E una pratica molto comune Si diffonde tramite il processo di reciprocità (se tu guardi il telefono lo guardo anche io) E diventata una sorta di norma sociale che caratterizza le interazioni tra persone. Si manifesta nelle relazioni importanti (amicizia, partner..) Ha degli effetti negativi come I\'OSTRACISMO (= influenza negativa sulla psicologia e il benessere della persona) GHOSTING = Chiusura unilaterale di un rapporto romanticoo di amicizia, secondo cui una persona interrompe qualsiasi comunicazione con l\'altra senza dare una spiegazione. Persona che ghosta: disengager ORBITING = forma di ghosting in cui il disengager sparisce, ma mantiene qualche forma di interazione online con la vittima. Interagisce in maniera minima e unilate (Es. Magari mette like a qualche post, o visualizza dei messaggi\...)

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