Anatomia Umana - II Semestre, I Anno (CTF) PDF

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Andrea Loreen Pasion

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human anatomy tissues epithelial tissue biology

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These notes cover human anatomy, specifically the tissues, intercellular junctions and epithelial tissues. They describe various types of tissues, their functions, and how they are structured. The notes are likely for an undergraduate human anatomy class.

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lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) I TESSUTI I tessuti sono unioni di cellule specializzate e prodotti cellulari capaci di svolgere un numero limitato di funzioni. Quelli principali sono quattro: epiteliale, conn...

lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) I TESSUTI I tessuti sono unioni di cellule specializzate e prodotti cellulari capaci di svolgere un numero limitato di funzioni. Quelli principali sono quattro: epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso. LE GIUNZIONI INTERCELLULARI Per comporre i tessuti, alcune cellule formano delle adesioni che possono essere sia permanenti sia temporanee con le altre cellule oppure con delle molecole proteiche extracellulari. Le giunzioni intercellulari possono coinvolgere o delle estese aree di membrana di cellule adiacenti o possono concentrarsi a livello di siti di attacco specializzati. Queste larghe aree di membrana plasmatica adiacenti possono essere interconnesse tramite delle proteine transmembrana, dette molecole di adesione cellulare, che possono legarsi tra di loro oppure ad altri materiali extracellulari. Le giunzioni intercellulari possono essere di tre tipi: 1. Giunzioni serrate (o occludenti): le membrane plasmatiche di due cellule adiacenti sono in stretto contatto tra loro, annullando qualsiasi spazio intercellulare e impedendo il passaggio di materiale. Per questo per trasportare materiale le cellule sono costrette ad utilizzare processi attivi. Si trovano nello stomaco, intestino, vescica urinaria, perché rallentando il passaggio di sostanze, impediscono che il contenuto di questi organi si riversi nel sangue e nei tessuti circostanti; 2. Giunzioni comunicanti: le cellule sono tenute insieme da alcune proteine di membrana integrali, dette connessine, delle proteine canale attraverso le quali le cellule possono scambiarsi piccole molecole o ioni. Quindi le cellule sono separate da un piccolo spazio intercellulare, al contrario delle giunzioni occludenti, dove le membrane plasmatiche sono parzialmente fuse tra di loro. Si trovano nel tessuto nervoso, dove costituiscono la sinapsi elettrica, e anche nel cuore. 3. Desmosomi: sono delle giunzioni molto forti che resistono anche a torsioni e stiramenti. Ci sono due tipi di desmosomi: Desmosomi a bottone: sono costituiti da una placca citoplasmatica di tipo proteico presente sulla superficie interna della membrana plasmatica, che serve come sito di ancoraggio per i filamenti intermedi. Le membrane plasmatiche sono parallele tra di loro e separate da uno spazio occupato dalle molecole di adesione cellulare, le quali partono dalla placca, attraversano la membrana e si estendono nello spazio intercellulare; Emidesmosomi: non uniscono tra loro cellule adiacenti ma stabiliscono delle giunzioni con la membrana basale (una lamina extracellulare tra il tessuto epiteliale e il tessuto connettivo). Si trovano nei tessuti epiteliali soggetti a forze di abrasione e desquamazione, che necessitano di un solido attacco alla membrana basale sottostante. IL TESSUTO EPITELIALE Il tessuto epiteliale ricopre la superficie corporea in contatto con l’ambiente esterno, gli organi cavi, i dotti delle ghiandole, il canale alimentare, le vie respiratorie, le vie urinarie, le vie genitali e tutti quei condotti interni che sono in comunicazione con l’esterno, e anche la superficie interna dei vasi sanguigni e del cuore. È un tessuto che permette all’organismo di interagire con l’ambiente interno ed esterno. Questo tessuto può essere suddiviso in un epitelio di rivestimento, uno strato di cellule che ricopre una superficie esposta, una cavità o un condotto, e in un epitelio ghiandolare, perché alcuni epiteli formano le ghiandole esocrine. CARATTERISTICHE Cellularità: gli epiteli sono costituiti da cellule strettamente adese tra di loro per mezzo di giunzioni cellulari (scarso spazio intercellulare, anche del tutto assente); Polarità: ogni epitelio presenta una superficie apicale rivolta verso l’esterno del corpo o le cavità interne, e una superficie ancorata alla membrana basale dove l’epitelio prende contatto con il tessuto Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) connettivo. In ogni caso, gli organuli e gli altri componenti citoplasmatici non sono regolarmente distribuiti tra superficie basale e apicale. Perciò ogni epitelio è costituito da due superfici diverse per struttura e per funzione. (Polarità indica una distribuzione non uniforme della cellula epiteliale); Ancoraggio: la superficie basale di un epitelio aderisce alla membrana basale grazie agli emidesmosomi (struttura complessa composta da una lamina basale, più vicina alle cellule epiteliali, e da una lamina reticolare, più vicina al tessuto connettivo); Avascolarità: non contenendo gli epiteli dei vasi sanguigni, le cellule epiteliali devono rifornirsi di sostanze nutritizie tramite diffusione o assorbimento attraverso superfici apicale o basale; Organizzazione in strati; Rigenerazione: le cellule epiteliali danneggiate o perse in superficie vengono continuamente rimpiazzate dalle divisioni cellulari delle cellule staminali che si trovano nell’epitelio. FUNZIONI Protezione fisica: gli epiteli fungono da barriera fisica e funzionale tra l’ambiente che rivestono e l’ambiente esterno, proteggendo le superfici esterne ed interne da abrasione, disidratazione e distruzione da parte di agenti chimici o biologici; Assorbimento: lasciano passare selettivamente sostanze dall’ambiente esterno all’interno del tessuto che l’epitelio ricopre, ogni sostanza deve quindi assolutamente passare attraverso un epitelio, che può essere più o meno permeabile; Secrezione: alcuni epiteli si specializzano, organizzandosi in ghiandole, le cui cellule producono delle secrezioni che riversano all’esterno del corpo, in spazi che comunicano con l’esterno o all’interno del corpo; Sensoriale: molti epiteli sono estesamente innervati da terminazioni nervose, che conferiscono la capacità di percepire stimoli provenienti dalla superficie apicale (neuroepitelio = epitelio sensoriale specializzato, che si trova in speciali organi di senso, come olfatto, gusto, vista, equilibrio, udito). CLASSIFICAZIONE DEL TESSUTO EPITELIALE DI RIVESTIMENTO In base alla stratificazione un epitelio può essere: Semplice: possiede un singolo strato di cellule; tipico anche delle regioni in cui avvengono secrezione, assorbimento o filtrazione, come il rivestimento intestinale e la superficie di scambio dei gas nel polmone; Pseudo-stratificato: i nuclei delle cellule si trovano ad altezze differenti, sembra siano presenti più strati ma in realtà tutte le cellule sono in contatto con la membrana basale ed alcune, essendo più alte, riescono a sporgere nel lume della cavità. Le cellule epiteliali superficiali possono secernere muco (caliciformi) o possono presentare ciglia (epitelio pseudo-stratificato ciliato). Si trova soprattutto nelle vie respiratorie poiché le cellule sono in grado di secernere muco che intrappola sostanze estranee, poi le ciglia, muovendosi, spostano il muco ed eliminano queste sostanze; Stratificato: possiede diversi strati di cellule al di sopra della membrana basale; si trovano generalmente nelle aree sottoposte a stress meccanici o chimici (superficie della cute ed il rivestimento interno della bocca). La sovrapposizione degli strati rende l’epitelio più spesso e resistente. In base alle forme cellulari, l’epitelio può essere invece: Pavimentoso: le cellule sono sottili, piatte, di forma irregolare e sono poste fianco a fianco con il nucleo in posizione centrale; esso può essere: o Semplice: è il tipo di tessuto epiteliale più delicato del corpo e può trovarsi solo in regioni protette (mesotelio se forma lo strato epiteliale delle membrane sierose, pleura, peritoneo e pericardio; endotelio nel caso di cuore, vasi sanguigni e linfatici; inoltre riveste gli alveoli polmonari); o Stratificato: è costituito da due o più strati di cellule, nello strato più superficiale le cellule sono appiattite, mentre in quelli più profondi hanno una forma più cubica o cilindrica; la sua Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) funzione principale è quella protettiva, da abrasione, disidratazione, radiazioni ultraviolette e invasione di agenti patogeni; esso può essere cheratinizzato, in cui uno stato più o meno spesso di cellule è composto da cellule morte piene di cheratina, al di sotto del quale si trovano cellule vitali (la nostra epidermide) o non cheratinizzato (cavità orale, lingua, faringe, esofago). Cubico: le cellule sembrano delle piccole scatole esagonali con il nucleo in posizione centrale; la distanza tra due nuclei adiacenti è circa uguale all’altezza dell’epitelio. Esso può essere: o Semplice: svolge limitate funzioni protettive e si trova in regioni deputate all’assorbimento e alla secrezione, come all’interno di alcuni tratti del tubulo renare e in dotti escretori di piccolo calibro di alcune ghiandole esocrine; o Stratificato: relativamente raro, può riscontrarsi nei dotti escretori di calibro maggiore delle ghiandole esocrine. Cilindrico: le cellule assomigliano a delle scatole esagonali, ma in sezione sono molto più alte che larghe con il nucleo disposto verso la membrana basale: o Semplice: contiene due tipi cellulari, o cellule cilindriche con microvilli sulla superficie apicale o cellule caliciformi (cellule modificate perché in grado di secernere il muco, di accumularlo, determinandone una sporgenza, e di rilasciarlo sulla loro superficie apicale); può svolgere funzioni protettive, oltre che trovarsi in zone in cui è richiesta funzione di assorbimento o di secrezione (tratto gastro-intestinale dallo stomaco all’ano, dotti escretori di grosse dimensioni e cistifellea); o Stratificato: piuttosto raro (faringe, uretra, ano e alcuni dotti escretori), generalmente è costituito da due o più strati e solo le cellule superficiali hanno la forma cilindrica, svolge funzioni protettive. Di transizione: epitelio altamente plastico, cioè soggetto a modificazioni sia nel numero sia negli strati, per questo riveste le cavità in cui avvengono cambiamenti di volume come la pelvi renale, gli ureteri e la vescica urinaria (quando è vuota le cellule sono di forma cilindrica, se è piena le cellule assumono una forma più appiattita). GLI EPITELI GHIANDOLARI Vari epiteli contengono cellule ghiandolari specializzate nella secrezione, ossia nella sintesi e nel rilascio di sostanze utili all’organismo (secreti). Possono essere: Le ghiandole esocrine: scaricano il loro secreto (sebo, sudore, enzimi digestivi, muco, cerume, saliva) nei dotti escretori che si aprono sulla superficie epiteliale; e possono essere classificate in base a: 1. modalità di secrezione: - merocrina: il secreto, contenuto in vescicole secretorie, è rilasciato sulla superficie cellulare attraverso un meccanismo di esocitosi (ghiandola salivare); - apocrina: perdita di una parte di citoplasma assieme al prodotto di secrezione, la parte apicale del citoplasma viene inglobata nelle vescicole secretorie prima che queste si stacchino per esocitosi, lasciando intatto il nucleo e l’apparato di Golgi della cellula, che quindi è in grado di ripararsi (ghiandola mammaria); - olocrina: l’intera cellula si trasforma in un pacchetto di vescicole secretorie e si riempie di secreto fino a scoppiare; il rilascio della secrezione comporta la morte cellulare (ghiandola sebacea associata ai follicoli piliferi). 2. struttura della ghiandola: Numero di cellule: - unicellulari: formate da una sola cellula, come le ghiandole caliciformi; - pluricellulari: formate da più cellule, come le ghiandole sebacee, sudoripare, salivari. Forma della porzione secernente: - alveolari: la porzione secernente ha la forma di un sacco con un lume molto ampio; Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) - tubulari: ha la forma di un tubo; - tubulo-alveolari: ha forma tubulare con delle dilatazioni sacciformi. Numero di ramificazione dei dotti escretori e della porzione secernente: - semplici: ha una sola porzione secernente e un solo dotto escretore; - ramificate: ha due o più porzioni secernenti che confluiscono nello stesso dotto escretore; - composte: ha diverse porzioni secernenti, il cui secreto viene rilasciato in diversi dotti escretori che poi lo riversano in un unico dotto di dimensioni maggiori. 3. tipo di secrezione: - ghiandole sierose: producono secrezione acquosa, generalmente ricca di enzimi; - ghiandole mucose: secernono glicoproteine (mucine), che assorbono acqua per formare un muco viscoso (come quello della saliva); - ghiandole esocrine miste: possono produrre secrezione sierosa o mucosa. Le ghiandole endocrine: prive di dotti escretori, riversano le loro secrezioni (ormoni) direttamente nel fluido interstiziale, che poi si diffonde nel sangue tramite esocitosi; ad esempio, la tiroide, le ghiandole surrenali, l’ipofisi. DIFFERENZE TRA TESSUTO EPITELIALE E TESSUTO CONNETTIVO Numero di cellule in proporzione alla quantità di matrice extracellulare (la sostanza interposta tra due cellule adiacenti che ha funzioni di collegamento e di ancoraggio ed è composta da glicoproteine e proteoglicani, ma diversa dal liquido interstiziale, una soluzione acquosa che si trova tra le cellule ma strettamente legata alla presenza di vasi sanguigni e linfatici). Nel tessuto epiteliale, tra le cellule, che sono strettamente impaccate, c’è poca matrice, mentre nel tessuto connettivo ci sono poche cellule molto distanziate fra di loro e un’elevata presenza di matrice; Nel tessuto epiteliale non c’è presenza di vasi sanguigni, diversamente dal tessuto connettivo che presenta una rete di vasi; L’epitelio costituisce sempre uno strato superficiale e non è mai ricoperto da altri tessuti. IL TESSUTO CONNETTIVO Protegge e supporta il corpo e i suoi organi. È uno dei tessuti più abbondanti e variamente distribuiti del corpo. Non si trova mai sulla superficie e a differenza del tessuto epiteliale è molto vascolarizzato, eccetto la cartilagine, e come il tessuto epiteliale è innervato, sempre tranne la cartilagine. FUNZIONI Crea una rete di sostegno del corpo; Trasporta liquidi e sostanze varie da una zona all’altra del corpo; Provvede alla protezione di organi delicati; Sostiene, avvolge e connette tessuti differenti; Conserva riserve energetiche sotto forma di lipidi; Difende il corpo dall’invasione di microorganismi. Il tessuto connettivo è composto da una grande quantità di matrice extracellulare e da poche cellule specializzate. LA MATRICE EXTRACELLULARE La matrice extracellulare, la cui struttura va a determinare molte delle qualità del tessuto connettivo, è una sostanza interposta tra le cellule e secreta direttamente da esse. È composta da: La sostanza fondamentale è una componente amorfa tendenzialmente gelificata, facilmente idratabile, che resiste bene a diverse forze, soprattutto a quelle di tipo pressorio. Costituisce la parte Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) più fluida della matrice e può essere fluida (sangue), semifluida/gelatinosa (cartilagine), calcificata (tessuto osseo). È una riserva d’acqua e fornisce supporto alle cellule, rappresentando un mezzo attraverso cui può avvenire lo scambio di sostanze tra sangue e cellule. Contiene combinazioni complesse di polisaccaridi e proteine. Le fibre proteiche si oppongono molto bene alla trazione. Sono formate tutte da fibroblasti e il loro mantenimento è affidato ai fibrociti, ed esse sono: 1. Fibre collagene: sono costituite dalla proteina collagene, sono molto lunghe, lineari e resistenti alle forze di trazione, a fronte però di un allungamento trascurabile (5%). Si conoscono circa 18 forme di collagene, ma il tipo 1 è quella più comune, presente nei legamenti (collegano due ossa, ossa e cartilagine o due cartilagini) e nei tendini (collegano muscolo a osso), mentre la cartilagine contiene collagene di tipo 2. Sia nei tendini che nei legamenti le fibre collagene si dispongono in maniera parallela, permettendo ai legamenti e ai tendini di resistere anche a forze molto intense; 2. Fibre elastiche: sono molto estensibili e resistenti, si possono allungare senza romperle fino al 150% della loro lunghezza; sono costituite dalla proteina elastina; possono sia formare dei foglietti appiattiti come nelle pareti dei vasi sanguigni sia disporsi in fasci ramificati come nel derma, inoltre si trovano in organi dove l’elasticità è fondamentale come nei polmoni o nella cartilagine del padiglione auricolare; 3. Fibre reticolari: sono costituite da collagene di tipo 3, sono molto più sottili delle fibre collagene, e formano una struttura intrecciata e ramificata molto flessibile ma anche molto resistente, resistono a forze applicate anche da diverse direzioni (sono rivestite da glicoproteine, che formano delle reti all’interno del tessuto); sono abbondanti in alcuni organi, come il fegato, dove creano lo stroma. LE CELLULE Cellule mesenchimali: cellule staminali che danno origine a tutte le cellule di tutti i tessuti connettivi; Fibroblasti / condroblasti / osteoblasti: cellule immature capaci di dividersi e produrre matrice extracellulare (quando la matrice è prodotta, queste cellule si differenziano e maturano); si trovano rispettivamente nel tessuto connettivo lasso e denso, nella cartilagine e nell’osso; Fibrociti / condrociti / osteociti: cellule mature che hanno una capacità inferiore di dividersi e producono poca matrice, hanno la funzione di preservare la matrice extracellulare; Macrofagi: derivano dai monociti e sono in grado di ingerire batteri e residui cellulari per fagocitosi (possono essere fissi, quindi si trovano in un tessuto specifico come i macrofagi alveolari che si trovano solamente nei polmoni, oppure liberi, quindi hanno la capacità di muoversi attraverso il tessuto e di accumularsi nei siti di infezione o di infiammazione per effettuare la fagocitosi); Plasmacellule: derivano dai linfociti b (un tipo di globulo bianco) e producono anticorpi (componente importante nella risposta immunitaria dell’organismo); si trovano nelle ghiandole salivari, nei linfonodi, nella milza e nel midollo osseo; Mastociti: cellule che si trovano lungo i vasi sanguigni e vascolarizzano il tessuto connettivo; producono istamina, una sostanza chimica che provoca vasodilatazione durante la risposta infiammatoria; Adipociti: accumulano trigliceridi (grassi), si trovano soprattutto in profondità e intorno ad alcuni organi come il cuore e i reni, attorno ai quali formano come un’imbottitura; Globuli bianchi: in risposta ad alcuni stimoli migrano dal sangue ai tessuti connettivi (neutrofili, che si accumulano nei siti di infezione, o eosinofili, che si trovano in corrispondenza delle invasioni parassitarie o delle reazioni allergiche). CLASSIFICAZIONE Propriamente detto: contiene la sostanza fondamentale con immerse le varie fibre e si suddivide in lasso (diviso in areolare, adiposo e reticolare) e denso (diviso in regolare, irregolare ed elastico); Liquido: le cellule sono sospese in una matrice acquosa e si suddivide in sangue e linfa; Di sostegno: qui si trova la cartilagine (ialina, elastica e fibrosa) con la matrice extracellulare liquida, oppure l’osso, con matrice extracellulare calcificata. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) I TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI Le funzioni sono: Riempimento di spazio tra gli organi Proprietà ammortizzanti Fornitura di sostegno agli epiteli Circondano e sostengono vasi sanguigni e nervi Conservazione lipidi Consentono la diffusione di materiale IL TESSUTO CONNETTIVO LASSO Così chiamato perché le fibre proteiche sono organizzate lassamente, formando una rete, diversamente dal denso che ha fibre strettamente impaccate. Si suddivide in: Areolare: il tessuto meno specializzato nell’adulto, ma il più diffuso. Contiene tutte le cellule e tutte le fibre tipiche dei tessuti connettivi. Ha una struttura a maglia aperte ed è riempito in gran parte da matrice extracellulare, la cui funzione è quella di ammortizzare gli urti, e poiché le fibre sono distribuite in modo lasso, il tessuto può anche essere deformato senza subire traumi. Inoltre, siccome contiene anche le fibre elastiche, è resiliente, ed è quindi in grado di ripristinare la sua forma al termine di uno stimolo flessorio. È molto vascolarizzato. Adiposo: gli adipociti sono cellule specializzate nell’accumulo di trigliceridi (accumulo di energia). In alcuni tessuti gli adipociti sono così abbondanti che si perde completamente l’aspetto di tessuto connettivo alveolare, facendolo diventare adiposo. Esistono due tipi di tessuto adiposo: - grasso bianco (adulti), in cui gli adipociti sono inerti e contengono un’unica goccia lipidica che occupa la maggior parte del citoplasma spingendo il nucleo e gli organuli su un solo lato. Funzioni: fornisce imbottitura, coibenta il corpo riducendo la dispersione termica, ammortizza gli urti, compatta e riempie strutture vicine, come le cavità ossee dietro agli occhi, i reni e la cavità pericardica e lombare. È molto abbondante sotto la cute dei fianchi, delle natiche, dell’inguine e delle mammelle. - grasso bruno (neonati e bambini), il grasso viene immagazzinato sotto forma di vacuoli citoplasmatici all’interno delle cellule adipose. Regola la temperatura corporea, perché alla nascita i meccanismi di regolazione della temperatura non sono ancora completamente funzionanti, e quindi esso assicura un meccanismo rapido di innalzamento della temperatura corporea in caso di bisogno. Sotto stimoli nervosi, le cellule adipose (non inerti) possono accelerare la lipolisi riscaldando il sangue che poi passa attraverso il grasso bruno. Andando avanti con l’età la temperatura corporea diventa più stabile per questo il grasso bruno negli adulti è molto scarso se non assente. Reticolare: costituito principalmente da fibre reticolari, che costituiscono lo stroma di organi molli. IL TESSUTO CONNETTIVO DENSO Diversamente dal lasso, le fibre (principalmente di collagene, tranne in quello elastico) sono più numerose, spesse e dense, ed essendo strettamente impaccate occupano la maggior parte del volume di questo tessuto. Quindi le cellule sono più poche. Si suddivide in base all’orientamento delle fibre in: Regolare: la matrice extracellulare è bianco brillante, in quanto costituita principalmente da fibre collagene organizzate in fasci paralleli e tra i fasci si trovano le cellule, che si dispongono in maniera regolare. Si trova nei tendini (cordoni di tessuto connettivo denso regolare, che permettono l’inserzione dei muscoli scheletrici alle ossa e alle cartilagini; le fibre collagene corrono lungo l’asse longitudinale del tendine e sono in grado di trasferire la trazione del muscolo che si contrae sull’osso o sulla cartilagine), nelle Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) aponeurosi (lamine di fibre collagene che coprono la superficie di un muscolo; perciò hanno la funzione di unire un muscolo superficiale e un’altra struttura), nei legamenti (permette la connessione tra due ossa, un osso e una cartilagine o due cartilagini; possono contenere anche una certa quota di fibre elastiche, riuscendo a tollerare, al contrario dei tendini, anche un modesto stiramento). Questo tipo di tessuto connettivo contiene pochi vasi sanguigni (lenta guarigione in caso di lesione). Irregolare: contiene fibre collagene strettamente impaccate che vanno a formare una maglia intrecciata senza un chiaro orientamento. Le funzioni sono offrire rigidità e sostegno nelle aree sottoposte a sollecitazioni (si trova nelle fasce e intorno ai muscoli, nel derma), forma una capsula fibrosa intorno a vari organi (reni, fegato e milza), forma un rivestimento intorno alla cartilagine (pericondrio) e all’osso (periostio), mentre a livello delle articolazioni non troviamo questo rivestimento. Elastico: contiene principalmente fibre elastiche, si trova nei polmoni, nelle pareti delle vene elastiche, nella trachea e nei bronchi. È resistente e può tornare alla sua forma originaria dopo lo stiramento. LE MEMBRANE DEL CORPO Epiteliali: contengono un epitelio unito a strato sottostante di tessuto connettivo, sono tre: - Cutanea: o è la cute, ricopre l’intera superficie corporea; o costituita da epidermide (epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato) e derma (tessuto connettivo denso irregolare). - Sierosa: o Riveste le cavità corporee che non si aprono direttamente con l’esterno, le cavità pleurica, pericardica, peritoneale (pleura, pericardio e peritoneo), e ricopre organi presenti in esse; o costituita da tessuto connettivo lasso areolare e da epitelio pavimentoso semplice (mesotelio). - Mucosa: o rivestono cavità corporee che si aprono direttamente verso l’ambiente esterno (rivestono gli organi cavi nel sistema digerente, genitale, urinario, respiratorio); o il suo strato epiteliale è una barriera che i microorganismi patogeni non riescono a superare, poiché le sue cellule presentano giunzioni occludenti che non fanno passare sostanze dannose; può contenere anche cellule caliciformi che producono muco, che impedisce la disidratazione della cavità, intrappola le particelle che potrebbero entrare nell’organismo, lubrifica il cibo lungo il tratto gastro-intestinale; o il suo strato di tessuto connettivo è di tipo areolare; esso sostiene l’epitelio, lo lega a strutture circostanti, ospita i vasi sanguigni, costituendo una fonte di apporto di nutrienti e ossigeno. Connettivali: non contengono tessuto epiteliale ma solo connettivo: - Sinoviale: o riveste le cavità delle articolazioni mobili quindi strutture che non comunicano con l’ambiente esterno; o costituita da strato di cellule (sinoviociti) e da uno strato areolare e adiposo. I TESSUTI CONNETTIVI LIQUIDI L’acqua nel nostro corpo è contenuta nel liquido intracellulare e nel liquido extracellulare. Quest’ultimo è costituito da: liquido interstiziale: circonda le cellule di un tessuto plasma: parte liquida del sangue liquido cerebrospinale: nelle cavità del Sistema Nervoso Centrale linfa: vasi linfatici perilinfa ed endolinfa: nell’orecchio interno liquido sinoviale: nella cavità articolare Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) IL SANGUE È un tessuto connettivo fluido altamente specializzato. Funzioni: trasporto: ossigeno dai polmoni e alle cellule, anidride carbonica dalle cellule ai polmoni, nutrienti dal tratto gastro-intestinale alle cellule, ormoni secreti dalle ghiandole endocrine fino alle cellule bersaglio, rifiuti metabolici verso i polmoni, i reni o la cute; regolazione: mantiene l’omeostasi in tutti i liquidi del corpo, regola la temperatura corporea e il pH; protezione: è in grado di coagulare (previene eccessiva fuoriuscita dal sistema cardiovascolare in caso di ferita), si trovano globuli bianchi e proteine (protezione contro malattie). Composizione: plasma (55% del sangue) è la matrice extracellulare del sangue, che è liquida. È costituito da: - 92% di acqua; - 8% di soluti, di cui il 7% sono proteine (alcune si trovano anche in altre parti del corpo, quelle che si trovano solo nel plasma si chiamano proteine plasmatiche). Per alcuni aspetti, come la concentrazione degli ioni, la composizione del plasma rispecchia quella del liquido interstiziale, ma sono presenti alcune differenze, tra cui la concentrazione del gas (conc. dell’ossigeno maggiore nel plasma che quindi si diffonde dal sangue ai tessuti vicini, conc. di anidride carbonica maggiore nel liquido interstiziale quindi essa si diffonde dai tessuti al sangue) e la concentrazione delle proteine disciolte (il plasma contiene una precisa quantità di proteine, le quali sono grandi e non riescono ad attraversare le pareti dei vasi sanguigni rimanendo al loro interno; nel liquido interstiziale quindi sono poche). Le proteine plasmatiche sono le albumine, le globuline e il fibrinogeno, coinvolta nella coagulazione. Vengono tutte sintetizzate dagli epatociti, le cellule del fegato, tranne alcune globuline (le immunoglobuline, ovvero gli anticorpi) che vengono sintetizzate dalle plasmacellule. parte corpuscolata / elementi figurati (45% del sangue): o globuli bianchi o leucociti: si possono dividere in due grandi gruppi: - leucociti granulari o granulociti, che possiedono delle grosse inclusioni nel loro citoplasma visibili al microscopio ottico dopo particolari colorazioni; sono in grado di entrare nel liquido interstiziale; sono i neutrofili (50-70% di tutta la popolazione leucocitaria, i granuli citoplasmatici non si colorano, il nucleo presenta più lobi, hanno la funzione di digerire i batteri per fagocitosi), gli eosinofili (2-4%, i granuli si colorano con eosina di rosso, il nucleo è bilobato, sono coinvolti nelle invasioni parassitarie) e i basofili (1%, i granuli si colorano di blu o di porpora, sono coinvolti nelle reazioni allergiche); - leucociti agranulari o agranulociti, che non possiedono granuli citoplasmatici, sono i monociti (2-8%, cellule molto grosse rotondeggianti che hanno nucleo a forma di ferro di cavallo; essi migrano dal sangue ai tessuti, dove poi si differenziano in macrofagi fissi o mobili, i quali si spostano da un tessuto all’altro e si concentrano nei punti di infiammazione) e i linfociti (nucleo molto grande e sferico circondato da poco citoplasma; sono responsabili dell’immunità specifica ovvero la capacità di ogni organismo di rispondere su base individuale a un determinato stimolo patogeno). o globuli rossi o retrociti (99% delle cellule del sangue): - sono prive di nucleo e di organuli, l’emoglobina è la loro componente principale (90% del suo peso secco) che conferisce il colore rosso; - hanno una forma a disco biconcavo che implica tre conseguenze: 1. determina un grande rapporto superficie/volume che favorisce gli scambi respiratori; 2. consente la formazione di pile di globuli rossi (rouleaux) così è più facile scorrere nei capillari; 3. sono deformabili ed elastici e adattano la forma, riuscendo a passare anche nei vasi più stretti; Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) - avendo perso il nucleo e gli organuli, i globuli rossi non possono dividersi e neppure riparare i danni; - hanno 120 giorni di vita, dopo i quali vengono rimossi dal sangue per azione dei macrofagi del fegato, del midollo osseo e della milza, vengono fagocitati e si recuperano poi in materiali utili. o piastrine: sono dei frammenti cellulari circondati da membrana senza nucleo ma con molti organuli, si formano da cellule (megacariociti, ciascuno può formare anche 4000 piastrine) del midollo osseo rosso; vengono continuamente rimpiazzate dopo 10/12 giorni; sono impegnate nel processo di coagulazione del sangue con le proteine plasmatiche. I TESSUTI CONNETTIVI DI SOSTEGNO LA CARTILAGINE È un tessuto connettivo ma non contiene vasi sanguigni né linfatici né fibre nervose, per questo motivo non ha capacità rigenerativa. Presenta un’abbondante matrice extracellulare al cui interno sono sparse le cellule, i condroblasti e i condrociti. Esistono 3 tipi di tessuto cartilagineo: 1. Ialino: è il tipo più abbondante di cartilagine nell’adulto e ha un colorito bianco. Composizione: 65% acqua (molto idratata, importante perché non essendo vascolarizzata, le sue cellule possono nutrirsi solo attraverso dei processi di fusione che coinvolgono l’acqua), 15% fibre collagene di tipo 2, 15% proteoglicani e 5% cellule, i condroblasti (immature) e i condrociti (mature), dispersi in mezzo alla matrice extracellulare in delle lacune, le quali possono contenere due o più cellule. È avvolta da tessuto connettivo denso irregolare (pericondrio) ricco di vasi e nervi, tranne che la cartilagine articolare. Dove: costituisce lo scheletro fetale; nell’adulto riveste le superficie articolari, forma le cartilagini costali e costituisce la cartilagine metafisaria, una cartilagine di accrescimento che si trova nelle ossa lunghe e partecipa in modo attivo al loro accrescimento in lunghezza durante lo sviluppo. 2. Elastico: Struttura: ha un colore più giallastro; è molto flessibile perché presenta molte fibre elastiche; è circondata dal pericondrio. Dove: nel padiglione auricolare, nell’epiglottide (che chiude la laringe durante la deglutizione) e nel canale uditivo. 3. Fibroso: Struttura: contiene condrociti sparsi tra le fibre collagene; non presenta il pericondrio. Dove: si trova in continuità con la cartilagine ialina; nella sinfisi pubica (il punto dove le ossa delle anche si uniscono anteriormente), nei dischi intervertebrali e nei menischi. L’OSSO Costituisce lo scheletro, ha una funzione di sostegno e di protezione e funge anche da deposito di sali minerali, soprattutto di calcio e fosforo. La matrice extracellulare (90% del peso totale) è mineralizzata e composta da una parte inorganica (fosfato di calcio e carbonato di calcio, con tracce di sodio, magnesio, fluoro, potassio) e da una parte organica (fibre collagene di tipo 1). Il restante 10% del peso dell’osso è rappresentato da acqua. La sua superficie, dove non vi è copertura di cartilagine articolare, è rivestita dal periostio (tessuto connettivo denso irregolare, quindi ricco di vasi e di nervi), il quale è costituito da uno strato cellulare interno contenente cellule osteoprogenitrici (che maturano e si differenziano in osteoblasti). Esso isola e protegge l’osso dai tessuti circostanti, essendo vascolarizzato e innervato rappresenta una via per vasi e nervi, partecipa in modo attivo alla crescita e alla riparazione dell’osso, ed è presente nei punti di attacco di tendini e legamenti. L’endostio (contiene anch’esso cellule osteoprogenitrici) è invece una sottile membrana che riveste la superficie interna dell’osso delimitando il canale midollare, presente soltanto all’interno delle ossa lunghe. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) Tipi di cellule: Osteoprogenitrici: cellule staminali indifferenziate che derivano dal mesenchima (tessuto dal quale derivano quasi tutti i tessuti connettivi), sono le uniche cellule dell’osso che vanno incontro a divisione (molto importante dopo una frattura ossea), producendo osteoblasti; si dispongono lungo la porzione più interna del periostio e dell’endostio; Osteoblasti: sintetizzano e secernono le fibre collagene e le altre componenti necessarie per formare la matrice extracellulare; quando si trovano circondati da matrice si ritrovano intrappolati dalle loro stesse secrezioni e si trasformano in osteociti, cellule mature; Osteociti: cellule mature dell’osso, preservano la matrice extracellulare; Osteoclasti: secernono acidi ed enzimi mediante esocitosi e sciolgono la matrice extracellulare in un processo chiamato osteolisi, rilasciando calcio e fosfato che si riversano nel sangue, aumentandone la concentrazione, la loro funzione è quindi quella di demolire la matrice e di rilasciare i minerali; la loro attività e quella degli osteoblasti devono essere in equilibrio, per mantenere forte l’osso. Esistono due tipi di tessuto osseo: 1. Compatto: - Dove: presente sulla superficie delle ossa; - Struttura: costituito da unità morfo-funzionali che si ripetono, gli osteoni, i quali sono costituiti da un sistema di lamelle concentriche di matrice extracellulare intorno a un canale centrale (canale di Havers); gli osteoni sono a forma di tubo e formano quindi delle strutture concentriche disposte in serie che decorrono parallelamente all’asse longitudinale dell’osso (il corpo di un osso lungo, soprattutto, è in grado di resistere a incurvature e rotture anche quando viene applicata una forza considerevole alle estremità); tra le lamelle concentriche si trovano dei piccoli spazi, le lacune, all’interno delle quali si trovano gli osteociti; da queste lacune si irradiano dei piccoli canalicoli, i quali contengono i processi digitiformi degli osteociti e connettono le lacune tra di loro e con il canale centrale, formando canali interconnessi che attraversano l’osso e sono responsabili di fornire sostanze nutrienti e di portare via le sostanze di rifiuto. Gli spazi tra gli osteoni presentano delle altre lamelle di matrice extracellulare, le lamelle interstiziali, che contengono a loro volta lacune, osteociti e canalicoli. I vasi sanguigni e linfatici, che provengono dal periostio, penetrano l’osso compatto attraverso dei canali perforanti, i quali si connettono con il canale centrale di Havers. Un ultimo sistema di lamelle, le lamelle circonferenziali, si trova al di sotto del periostio e limita l’osso sul versante esterno. 2. Spugnoso: è molto diverso da quello compatto: - non contiene gli osteoni; - si trova sempre all’interno dell’osso dove non subisce intense sollecitazioni perché è sempre rivestito da tessuto osseo compatto (come nell’osso del cranio); - consiste di lamelle organizzate in una trama irregolare, che prendono il nome di trabecole, tra le quali sono presenti degli spazi che conferiscono leggerezza all’osso (riduce il suo peso, riuscendo a muoversi più facilmente); all’interno delle trabecole troviamo le lacune che accolgono osteociti e canalicoli. - IL TESSUTO MUSCOLARE PROPRIETÀ Eccitabilità: comune sia delle cellule muscolari che nervose, capacità di rispondere a determinati stimoli producendo dei segnali elettrici, chiamati potenziali d’azione; Contrattilità: capacità di accorciarsi attivamente, di generare forza ed esercitare una tensione, quando stimolato da un potenziale d’azione; Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) Estensibilità: capacità di essere stirato senza subire danni (il muscolo liscio è soggetto a stiramenti di maggiori entità, come nello stomaco); Elasticità: capacità di ritornare alla grandezza di riposo al termine di una contrazione o di uno stiramento. Nel corpo umano si identificano tre tipi di tessuto muscolare: scheletrico, liscio e cardiaco. IL TESSUTO MUSCOLARE SCHELETRICO Costituisce i muscoli del sistema locomotore e alcuni muscoli dell’apparato digerente e respiratorio, come lingua, faringe, esofago. FUNZIONI produce i movimenti del corpo; mantiene la postura; sostiene il peso dei visceri e li protegge da traumi esterni (come nel caso della parete addominale); controlla la defecazione e la minzione (muscoli dell’ano e dell’uretra); svolge un ruolo fondamentale nella respirazione (diaframma); mantiene la temperatura corporea (muovendosi, genera calore). STRUTTURA MACROSCOPICA Un tipico muscolo scheletrico consiste in un corpo muscolare connesso allo scheletro mediante i tendini (fibre collagene parallele). I muscoli sono composti da tantissime cellule, le fibre muscolari, ciascuna circondata da un involucro di fibre reticolari (tessuto connettivo) detto endomisio, il quale mantiene le fibre muscolari insieme durante la contrazione, ma essendo lasso le fibre riescono comunque a muoversi una sull’altra. Gruppi di fibre muscolari formano dei fasci, i fascicoli, circondati da tessuto connettivo, il perimisio. All’esterno un altro strato di tessuto connettivo denso irregolare, l’epimisio, mantiene uniti tutti i fascicoli a formare il corpo del muscolo. STRUTTURA MICROSCOPICA Le fibre muscolari sono delle cellule molto grandi e lunghe (possono arrivare fino a 0,30cm), cilindriche e striate (alternanza di bande chiare e bande scure), presentano più nuclei che si trovano appena sotto la membrana (sarcolemma) della cellula. Non possono dividersi ma possono rigenerarsi grazie alla presenza delle cellule mesenchimali, dette cellule satelliti; per questo il tessuto muscolare scheletrico può ripararsi parzialmente dopo un danneggiamento. Le cellule non si contraggono senza un impulso nervoso quindi il sistema nervoso presiede il controllo volontario della loro attività (muscolo striato volontario). Il reticolo endoplasmatico delle cellule, detto sarcoplasmatico, avvolge completamente ogni fibra muscolare e presenta dei reticoli. Essi sono formati da canalicoli longitudinali che si intrecciano tra di loro e confluiscono in strutture tubulari più ampie, dette cisterne terminali, le quali concentrano e sequestrano lo ione calcio, che viene liberato per avviare la contrazione muscolare in seguito a uno stimolo nervoso. I tubuli trasversi sono invaginazioni del sarcolemma associate ai lati delle cisterne terminali. Questa struttura particolare costituita da un tubulo trasverso con a fianco le due cisterne terminali dei reticoli sarcoplasmatici prende il nome di triade. Il citoplasma della fibra muscolare scheletrica, chiamato sarcoplasma, contiene da centinaia a migliaia di miofibrille, delle formazioni cilindriche molto sottili (diametro di 1-2 micron) ma lunghe quanto la fibra muscolare, costituite dall’aggregazione di miofilamenti. Essi sono di 2 tipi: sottili (5-6 nm, lunghi 1-2 micro, composti da actina) e spessi (10-12 micron, lunghi 1-2 micron, composti da miosina) alternati. I miofilamenti non si estendono per tutta la lunghezza della fibra muscolare, ma sono organizzati in strutture chiamate sarcomeri, l’unità funzionale della fibra muscolare, che presenta un aspetto striato dovuto all’alternanza tra filamenti sottili e filamenti spessi. Ogni miofibrilla è costituita da una successione lineare di circa 10000 sarcomeri. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) Le linee Z sono delle regioni molto sottili che separano un sarcomero dal successivo. I filamenti spessi si trovano nella zona centrale del sarcomero e sono uniti da proteine che formano la linea M, la quale si trova nel mezzo del sarcomero. La parte centrale del sarcomero, che si estende per tutta la lunghezza dei filamenti spessi, prende il nome di banda A, verso le cui estremità si trova una zona dove è presente una sovrapposizione tra filamenti sottili e filamenti spessi, mentre al centro si trova la banda H (al centro anche del sarcomero), dove sono presenti soltanto i filamenti spessi. Alle estremità del sarcomero, si trova invece la banda I, dove sono presenti solamente filamenti sottili. TIPI DI FIBRE Le fibre possono presentare differenze biochimiche e metaboliche. I muscoli scheletrici contengono tutte e tre i tipi di fibre, la loro percentuale però può variare in base al tipo di attività del muscolo, ai regimi di allenamento e a fattori genetici. Ne esistono tre tipi: fibre lente: hanno un diametro piccolo e quindi sono le meno potenti; avendo una ridotta capacità di contrazione, sono molto resistenti all’affaticamento e sono capaci di contrarsi in maniera prolungata e sostenuta per molte ore; sono di colore rosso poiché contengono una grande quantità di vasi sanguigni e di mioglobina, una proteina che lega l’ossigeno (diversa dall’emoglobina, che si trova solo nel sangue); fibre intermedie: sono più grandi delle fibre lente ma più piccole delle fibre rapide; contengono molta mioglobina e sono quindi di colore rosso; sono caratterizzate da una moderata resistenza all’affaticamento, contrendosi con una velocità maggiore rispetto alle fibre lente; fibre rapide: sono quelle che presentano il diametro maggiore e un maggior numero di miofibrille, sono quindi potenti e si contraggono rapidamente con molta forza, affaticandosi subito (adatte allo svolgimento di esercizi intensi ma di breve durata, come uno scatto di velocità o il sollevamento pesi); appaiono di colore bianco avendo un basso contenuto di mioglobina. IL TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO O MIOCARDIO STRUTTURA MICROSCOPICA Forma la parete del cuore ed è costituito da cellule, dette fibre cardiache o cardiomiociti o cardiociti, collegate le une alle altre da giunzioni, chiamate dischi intercalari, i quali contengono desmosomi (rinforzano il tessuto e tengono unite le fibre durante le contrazioni) e giunzioni comunicanti (costituiscono la via di conduzione rapida dello stimolo contrattile, che deve progredire in maniera coordinata in tutto il tessuto). La fibra cardiaca è molto più piccola di una fibra muscolare scheletrica e possiede un solo nucleo in posizione centrale. Contiene actina e miosina, organizzate in filamenti spessi e sottili e in sarcomeri, i quali presentano le caratteristiche bande chiare e scure alternate. Anche le fibre cardiache, come le scheletriche, non possono dividersi, ma non possono neanche rigenerarsi a causa dell’assenza di cellule mesenchimali. L’impulso contrattile del cuore non dipende dall’attività del sistema nervoso centrale (muscolo striato involontario). IL TESSUTO MUSCOLARE LISCIO STRUTTURA MICROSCOPICA Una fibra muscolare liscia è una cellula piccola, affusolata e allungata con un solo nucleo posto al centro. Può dividersi e anche rigenerare il tessuto dopo un danno. Può aumentare di dimensioni (ipertrofia) o di numero (iperplasia), come avviene alla muscolatura liscia dell’utero durante la gravidanza. Il tessuto muscolare liscio non presenta striature quindi neanche l’organizzazione in sarcomeri. Si trova nella parete dei vasi sanguigni e nella parete degli organi cavi, i quali sono costituiti da quattro tonache, una delle quali si chiama tonaca muscolare che è costituita da tessuto muscolare liscio. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) La contrazione delle cellule è molto lenta, quindi le cellule muscolari lisce tendenzialmente non si affaticano. Essa avviene autonomamente, senza il controllo volontario del sistema nervoso, ma può essere originata anche da ormoni o da farmaci (muscolo non striato involontario). IL TESSUTO NERVOSO Caratterizza il sistema nervoso centrale, SNC (encefalo e midollo spinale) e il sistema nervoso periferico, SNP (tutti i nervi periferici e tutto quel tessuto nervoso al di fuori del SNC). Presenta due tipi diversi di cellule: - le cellule nervose o neuroni: responsabili del trasferimento e dell’elaborazione delle informazioni sottoforma di potenziali d’azione; - le cellule di sostegno, nevroglia, glia o cellule gliali: cellule di sostegno per i neuroni, contribuiscono a mantenere in equilibrio l’ambiente extracellulare e alcune hanno anche una funzione fagocitaria; sono 5 volte il numero di neuroni, sono più piccole e mantengono la capacità di dividersi, persa invece dai neuroni. I NEURONI Caratteristiche funzionali: Eccitabilità: capacità di rispondere a determinati stimoli; Trasduzione: capacità di generare segnali sotto forma di potenziali d’azione (informazioni), i quali si propagano lungo tutta la membrana, dal punto di insorgenza, ad altre parti della cellula; Sinapsi: tali segnali sono trasmessi ad altre cellule mediante connessioni specifiche, dette sinapsi; Plasticità: capacità di variare l’efficienza sinaptica (con cui la sinapsi trasmette i potenziali d’azione) su base funzionale. Caratteristiche morfologiche: Corpo cellulare (soma), può avere diverse forme a seconda del tipo di neurone (rotondeggiante, conico, piramidale…) e diverse dimensioni (dai 4 ai 100 micron). Il soma può presentare dei prolungamenti, i dendriti e gli assoni, e contiene il citoplasma (neuroplasma), che rappresenta una frazione minore del citoplasma totale, la maggior parte si trova nei prolungamenti; quest’ultimo contiene il nucleo con i nucleoli, diversi organuli come apparato di Golgi, microtubuli, lisosomi, perossisomi, ribosomi liberi e un elevato numero di mitocondri, e i corpi di Nissl, delle piccole masse di reticolo endoplasmatico ruvido visibili al microscopio ottico. I dendriti sono delle ramificazioni molto corte contenenti gli organuli che diminuiscono gradualmente di diametro allontanandosi dal soma, formando l’arborizzazione dendritica. Alcuni neuroni presentano sui dendriti delle spine dendritiche, dei brevi prolungamenti a forma di bottone. I dendriti costituiscono il sistema di ricezione dei potenziali d’azione che il neurone può raccogliere da altri neuroni. Anche l’assone si origina dal soma attraverso una struttura anatomica detta cono d’emergenza, che ha una forma a tronco di cono con la base rivolta verso il soma e l’apice del tronco che si continua con il segmento iniziale dell’assone, il quale costituisce la regione dove origina il potenziale d’azione generato in seguito a uno stimolo. Un assone, alla sua estremità distale, si ramifica in più rami, ciascuno dei quali a sua volta termina con una dilatazione a forma di bottone, detta terminale o bottone sinaptico, che è separato dalla membrana di un secondo neurone attraverso la sinapsi. Classificazione morfologica: 1. Neurone anassonico: non ha l’assone, è molto piccolo e raro, si trova principalmente in alcuni organi di senso; 2. Neurone bipolare: possiede dei dendriti molto sottili che si fondono per dare origine ad un solo dendrite, e il soma si trova interposto tra il dendrite e l’assone; Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) 3. Neurone pseudo-unipolare: il dendrite e l’assone sono continui, il soma si trova lateralmente e non interrompe questa continuità; 4. Neurone multipolare: in maggior quantità, un soma con numerosi dendriti e un assone. Organizzazione dei circuiti neuronali (o pool neuronali, un insieme di neuroni connessi tra di loro per svolgere delle specifiche funzioni): 1. Circuito divergente: la propagazione dell’informazione va da un neurone verso diversi neuroni; permette la più ampia distribuzione di impulsi e si ha quando i neuroni sensoriali devono portare l’informazione verso il SNC; 2. Circuito convergente: diversi neuroni fanno sinapsi sullo stesso neurone postsinaptico; un singolo motoneurone riceve input da diverse vie che originano da diversi punti dell’encefalo; 3. Circuito di elaborazione seriale: i neuroni sono posti in serie; quando un’elaborazione sensoriale deve viaggiare da un centro di elaborazione all’altro all’interno dell’encefalo; 4. Circuito di elaborazione in parallelo: diversi neuroni stanno elaborando la stessa informazione nello stesso momento; grazie a questo circuito molte risposte differenti possono essere date contemporaneamente; 5. Circuito riverberante: l’informazione viene trasmessa al primo neurone, che la trasmette al secondo, che la trasmette al terzo…, ma il secondo neurone ha una ramificazione che forma una sinapsi con il primo neurone (l’informazione continua a girare su sé stessa e viene rimandata indietro attraverso lo stesso circuito). LE SINAPSI I potenziali d’azione sono prodotti a livello del segmento iniziale dell’assone, vengono poi propagati lungo l’assone fino a raggiungere il terminale sinaptico, e, attraverso delle giunzioni molto specifiche, vengono trasmessi ad un altro neurone (sinapsi) oppure da un neurone a una cellula muscolare (giunzione neuromuscolare) oppure da un neurone a una cellula ghiandolare (giunzione neuroghiandolare). Le sinapsi possono formarsi tra neuroni, ma tra diversi elementi neuronali: - tra il terminale assonale e il dendrite di un secondo neurone (sinapsi asso-dendritiche); - tra il terminale assonale e il soma di un secondo neurone (sinapsi asso-somatiche); - tra il terminale assonale e l’assone di un secondo neurone (sinapsi asso-assoniche). Le sinapsi possono essere di due tipi: chimica, basata sul passaggio di neurotrasmettitori tra le cellule; predomina nel sistema nervoso. Struttura: sono siti di contatto funzionale tra due aree di membrana altamente specializzata, la membrana che trasmette è la membrana presinaptica, la quale permette la trasmissione di un neurotrasmettitore chimico, mentre la membrana del neurone ricevente è la membrana postsinaptica, la quale è provvista di recettori specifici (proteine integrali di membrana) che riescono a legare quel particolare neurotrasmettitore; le due membrane sono separate da uno spazio chiamato fessura sinaptica; il terminale dell’assone contiene numerose vescicole, le vescicole sinaptiche, che possono contenere fino a 10000 molecole di neurotrasmettitore. Funzionamento: l’arrivo al terminale assonale di un potenziale d’azione, che si è propagato per tutto l’assone dal suo segmento iniziale, determina l’apertura di determinati canali, attraverso i quali c’è il passaggio degli ioni calcio verso l’interno del terminale, il cui aumento di concentrazione provoca la fusione delle vescicole con la membrana presinaptica, e attraverso l’esocitosi, il neurotrasmettitore viene rilasciato nella fessura sinaptica; quindi le molecole del neurotrasmettitore diffondono e si legano a recettori precisi presenti sulla membrana postsinaptica, i quali possono determinare direttamente o indirettamente l’apertura di altri canali e determinare ancora un flusso di ioni attraverso la membrana postsinaptica, che va a modificare il voltaggio della membrana postsinaptica del secondo neurone e, se si raggiunge una certa soglia, parte di nuovo un potenziale d’azione. Caratteristiche: - permettono una trasmissione unidimensionale, dalla membrana presinaptica a quella postsinaptica; Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) - la trasmissione del potenziale d’azione sottogiace a un ritardo sinaptico, ci vuole tempo per poter liberare il neurotrasmettitore; - il messaggio che può trasmettersi tra le membrane può essere eccitatorio o inibitorio, a seconda del neurotrasmettitore rilasciato. elettrica, basata sul flusso di ioni; sono piuttosto rare, ma si possono trovare nel sistema nervoso centrale, nel miocardio e nella muscolatura liscia intestinale. Funzionamento: non utilizzano i neurotrasmettitori; sono formate da giunzioni comunicanti che permettono il passaggio diretto degli ioni senza nessuna interruzione da un neurone all’altro, le cellule sono unite e funzionano come se possedessero un’unica membrana plasmatica. Differenze con le sinapsi chimiche: - possono condurre potenziale d’azione in entrambe le direzioni; - sono più veloci nella liberazione del neurotrasmettitore (non c’è ritardo); - sono solo eccitatorie. LA GIUNZIONE NEUROMUSCOLARE I neuroni che stimolano il muscolo scheletrico a contrarsi si chiamano motoneuroni somatici. Ogni motoneurone ha un assone che si può estendere dall’encefalo o dal midollo spinale e raggiunge un singolo gruppo di fibre muscolari scheletriche, le quali si contraggono in risposta a uno o più potenziali d’azione che si propagano lungo il sarcolemma. La giunzione neuromuscolare è una sinapsi chimica che rilascia un particolare neurotrasmettitore detto acetilcolina, che va a contrarre la fibra muscolare scheletrica (dove si trovano i recettori per l’acetilcolina) dopo essere stata rilasciata dal motoneurone, una volta eccitato. LA NEVROGLIA Costituisce la metà del volume del Sistema Centrale. Sono più piccole dei neuroni ma molte di più e, a differenza dei neuroni, non generano e non propagano potenziali d’azione e possono moltiplicarsi e dividersi anche nel tessuto nervoso maturo. Possono essere di sei tipi, quattro si trovano nel SNC: Astrociti: sono le cellule gliali più grandi e numerose, hanno una forma irregolarmente stellata e hanno delle sottili espansioni citoplasmatiche, le quali si dispongono a rivestire i capillari sanguigni. Funzioni: - concorrono alla costituzione della barriera ematoencefalica; - mantengono le concentrazioni adeguate di potassio extracellulare, essendo in grado di recuperarlo e trasportarlo al loro interno, e mantengono l’omeostasi dell’ambiente extracellulare; - recuperano anche le molecole di neurotrasmettitori una volta liberati nella fessura sinaptica; Oligodendrociti: possiedono dei corpi cellulari più piccoli, hanno scarso citoplasma e si espandono in lamine, che si avvolgono a spirale intorno ad un assone; sono responsabili della formazione della guaina mielinica degli assoni del SNC; Microglia: sono le cellule gliali più piccole, possiedono numerosi processi citoplasmatici e ramificazioni; costituiscono un sistema di difesa migrante, che ingloba, essendo cellule fagocitarie, detriti cellulari, prodotti di rifiuto, agenti patogeni; Cellule ependimali: sono delle cellule a forma di cubo o cilindriche, si dispongono su un singolo strato e rivestono le cavità interne del SNC dove è presente il liquido cerebrospinale; possono essere munite di microvilli o di ciglia e sono unite tra di loro tramite giunzioni. La loro funzione è quella di produrre il liquido cerebrospinale, di monitorarne la composizione e facilitarne la circolazione. Due si trovano nel SNP: Cellule satelliti: circondano i somi dei neuroni periferici, fornendo un supporto strutturale e regolando gli scambi nutritizi e di scorie tra i corpi cellulari dei neuroni e il liquido interstiziale; Cellule di Schwann: hanno la stessa funzione degli oligodendrociti, sono responsabili della formazione della guaina mielinica degli assoni del SNP. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) LA BARRIERA EMATOENCEFALICA Si indica un complesso di formazioni che va a separare i neuroni dal circolo sanguigno, in modo che il sangue e ciò che esso trasporta non vengano a contatto con i neuroni. Seleziona le sostanze che dal sangue giungono ai neuroni e viceversa. È composta dalle cellule endoteliali (tessuto pavimentoso semplice, quindi cellule epiteliali pavimentose) dei capillari del SNC e da dei prolungamenti degli astrociti, i pedicelli, i quali contraggono un rapporto molto stretto con l’endotelio capillare. Quindi gli astrociti mediano sia fisicamente che metabolicamente quali sostanze possono o meno passare dal sangue ai neuroni. Per funzionare i neuroni hanno bisogno di ATP, che sintetizzano dal glucosio attraverso reazioni che hanno bisogno di ossigeno, quindi glicolisi aerobia, ma l’encefalo non possiede riserve di glucosio, che quindi passa dal sangue e attraversa la barriera ematoencefalica mediante trasporto attivo, essendo idrosolubile. Altre sostanze idrosolubili possono attraversare la barriera, ma molto lentamente, come la creatinina, l’urea e gran parte degli ioni. Possono attraversarla anche alcune sostanze liposolubili, come l’ossigeno e l’anidride carbonica, e anche altre sostanze come l’alcol e gli anestetici. Le proteine plasmatiche e gli antibiotici non riescono invece a passarla. LA MIELINIZZAZIONE La maggior parte degli assoni, chiamati assoni mielinici, sono circondati da un rivestimento di lipidi e proteine di colore biancastro, detto guaina mielinica, al contrario di altri assoni detti assoni amielinici. La guaina mielinica isola elettricamente l’assone, e aumenta la velocità di conduzione del potenziale d’azione. È costituita dagli oligodendrociti nel SNC, e dalle cellule di Schwann nel SNP. Ma è presente una differenza: un oligodendrocita produce delle estese lamine citoplasmatiche che circondano diversi assoni e li avvolgono con un numero crescente di spire, mentre una cellula di Schwann costituisce la guaina mielinica di un singolo assone. Può succedere che lungo l’assone si trovino delle interruzioni della guaina mielinica, chiamate nodi di Ranvier. SOSTANZA BIANCA E SOSTANZA GRIGIA Alcune regioni dell’encefalo e del midollo spinale appaiono biancastre mentre altre grigie. La sostanza bianca è composta da assoni mielinici (la guaina mielinica è biancastra), la sostanza grigia (è contenuta pochissima mielina) è invece costituita dai corpi cellulari (soma), dai dendriti, dagli assoni amielinici e dalle cellule gliali. Nel SNC la sostanza grigia è rappresentata dalla corteccia cerebrale, che riveste la superficie dell’encefalo, e anche da dei nuclei formati da un insieme di corpi cellulari addensati in piccole e distinte regioni. Nel SNP non si parla di nucleo ma di ganglio. La sostanza bianca nel SNC forma le colonne o tratti, fasci di assoni mielinici che si estendono tra segmenti vicini, possono connettere parti di encefalo tra di loro o parti di encefalo con il midollo spinale. La controparte nel SNP sono i nervi. APPARATO TEGUMENTARIO È costituito dalla cute (lo specchio del nostro stato di salute) e dai derivati della cute, ovvero i peli, le unghie, le ghiandole sebacee e le ghiandole sudoripare (tutte ghiandole esocrine). Questo apparato è l’apparato più osservato perché rappresenta la parte del nostro corpo direttamente visibile a noi. A livello delle narici, delle labbra, dell’ano, dell’uretra e della vagina la cute si continua con membrane mucose che vanno a ricoprire i tratti respiratorio, digerente, urinario e genitale. In queste sedi, quindi, l’epitelio si continua senza interruzioni con la membrana mucosa e rimane integra la funzione di barriera protettiva. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) riassorbimento facoltativo di sodio e quindi per attività osmotica permette anche il riassorbimento di acqua, dunque essa non viene persa con le urine; il rilascio di aldosterone avviene in risposta ad una riduzione di liquidi corporei. La zona fascicolata occupa il 78% della zona corticale; questa zona produce glucocorticoidi di cui il maggior rappresentante è il cortisolo, la cui funzione principale è quella di regolare la sintesi e il metabolismo dei carboidrati. Infatti il cortisolo induce la gluconeogenesi, inoltre i glucocorticoidi sono sotto il controllo dell’ormone ipofisario adrenocorticotropo, che va ad adire alla zona fascicolata della ghiandola rilasciando glucocorticoidi, principalmente cortisolo. La zona reticolare è la zona più interna, occupa il 7% della zona corticale; questa zona produce ormoni androgeni. Questi ormoni sono secreti in piccole quantità normalmente, la loro secrezione aumenta durante la gravidanza e in una patologia, ovvero l’ipersurrenalismo, dove vengono secreti in maggior quantità questi ormoni androgeni, se troppi ormoni androgeni vengono prodotti nelle donne si avrà un quadro di rigilizzazione, che causa una presenza maggiore di peli e di massa muscolare, anche nei maschi può esserci questa patologia e se l’uomo produce questi ormoni ha uno sviluppo precoce dei genitali, si ha una pubertà precoce. Nell’uomo gli ormoni androgeni vengono poi secreti dai testicoli, mentre nella donna sono pochi ed eventualmente aumentano durante la gravidanza. Zona midollare La zona midollare è la parte più interna della ghiandola ed è formata da cellule, che prendono il nome di cellule cromaffini, e si distinguono in: - cellule che secernano adrenalina: sono l’80% e l’adrenalina è considerata l’ormone dello stress e aumenta le prestazioni dell’organismo per le risposte di lotta e fuga. - cellule che secernono noradrenalina: si trovano in periferia della zona midollare e sono circa il 20%, la noradrenalina è anche un neurotrasmettitore secreto dalle fibre simpatiche dei neuroni postgangliari. Adrenalina e noradrenalina sono due ormoni catecolaminergici; in generale le catecolamine vanno a stimolare il metabolismo basale. Le cellule cromaffini vengono anche considerate dei neuroni postgangliari particolari perché non hanno né dendriti né assoni. APPARATO CARDIOVASCOLARE L’apparato cardiovascolare è formato da un organo centrale, il cuore, che ha la funzione di spingere il sangue all’interno di vasi che hanno un decorso centrifugo; il sangue una volta spinto dal cuore entra subito nelle arterie, le quali hanno la funzione di distribuire il sangue arterioso ricco di ossigeno a tutti gli organi. Le arterie all’interno degli organi si dividono in arterie di medie dimensioni, che poi a loro volta si dividono in arterie ancora più piccole diventando arteriole, che entrano nei tessuti dove si ramificano ulteriormente in capillari, che permettono lo scambio di sostanze tra sangue e tessuti. Gruppi di capillari all’interno del tessuto si uniscono a formare delle piccole vene, le venule, che a loro volta si fondono a costituire vasi sanguigni progressivamente più grandi, ovvero le vene, le quali hanno un decorso centripeto poiché riportano il sangue al cuore. Il cuore è un organo cavo, diviso internamente in due metà, una destra e una sinistra che non sono comunicanti poiché sono divise da un setto; ciascuna metà è formata da una cavità superiore, l’atrio, e una inferiore, il ventricolo; atrio e ventricolo comunicano tra di loro attraverso l’orifizio atrioventricolare. La metà destra contiene sangue venoso, che è povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica, mentre la cavità sinistra contiene il sangue arterioso, che è povero di anidride carbonica e ricco d’ossigeno. La funzione primaria del sistema cardiovascolare è quella di garantire continuamente a tutti gli organi un continuo apporto di ossigeno e di materiale nutritivo, assicurando contemporaneamente il prelievo di cataboliti e materiale di scarto (anidride carbonica, ammoniaca, urea, acido urico…); ha anche altre funzioni: - contribuisce al mantenimento della temperatura corporea; Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) - contribuisce alla regolazione delle omeostasi dei fluidi; - impegnato nei processi immunitari, perché attraverso il sangue vengono trasportate le cellule dotate di attività fagocitaria, le cellule immunocompetenti e gli anticorpi. CIRCOLO POLMONARE E CIRCOLO SISTEMICO Il circolo sistemico ha inizio dal ventricolo sinistro e ha inizio con l’aorta, l’arteria più grande, che con i suoi rami collaterali distribuisce sangue ricco di ossigeno all’intero organismo, i rami dell’aorta poi all’interno dei singoli organi si dividono in arteriole e successivamente in capillari, attraverso i quali il sangue arterioso fornisce ai tessuti e alla cellule ossigeno e metaboliti e contemporaneamente si carica di anidride carbonica e cataboliti, trasformandosi in sangue venoso. Dai capillare prendono origine le venule, che confluiscono nelle vene fino ad arrivare a tre grandi vene, la vena cava superiore, la vena cava inferiore e il seno coronario; queste tre vene sboccano nell’atrio destro dove termina il circolo sistemico. Parte poi il circolo polmonare (il piccolo circolo), che ha inizio dal ventricolo destro con il tronco polmonare, che è un’arteria dove circola sangue venoso; il tronco polmonare si biforca in due arterie polmonari, una di destra e una di sinistra, e trasporta sangue venoso ai polmoni. Anche all’interno dei polmoni le arterie polmonari si risolvono in arteriole, che si suddividono poi ulteriormente formando una rete di capillari, nella quale il sangue venoso rilascia anidride carbonica e si satura di ossigeno, diventano sangue arterioso. Il sangue arterioso ritorna al cuore attraverso quattro vene polmonari che sboccano nell’atrio sinistro. Poi quando il sangue venoso arriva all’atrio destro passa nel ventricolo destro, in quanto sono due cavità comunicanti, e stessa cosa succede anche con il sangue arterioso, che arriva all’atrio sinistro e fluisce al ventricolo sinistro, attraverso l’orifizio atrioventricolare. Anche dove origina l’aorta e il tronco polmonare ci sono due orifizi, che sono tutti controllati da valvole, dunque non sono sempre aperti. CUORE Il cuore è l’organo centrale dell’apparato cardiovascolare e con le sue contrazioni ritmiche permette la circolazione del sangue all’interno dei vasi sanguigni. Il cuore è un organo cavo e impari, situato nella cavità toracica tra le due cavità pleuriche nel mediastino. Il cuore non è perfettamente mediano, infatti è spostato per ⅔ a sinistra; ha la forma di un cono leggermente appiattivo in senso anteroposteriore, ha la base rivolta verso l’alto, a destra e all’indietro, mentre l’apice è rivolta in basso, a sinistre e in avanti. Dunque l’asse maggiore è obliquo da dietro in avanti, da destra a sinistra e dall’alto verso il basso. In relazione alla sua forma presenta diverse facce: - la faccia anteriore, detta anche faccia sterno costale; - la faccia posteriore, detta faccia diaframmatica; - una base; - un'apice; - due margini, uno destro e uno sinistro; - diversi solchi, come il solco interatriale, il solco interventricolare… Il cuore presenta internamente quattro cavità, due superiori, i due atri, e due inferiori, i due ventricoli; gli atri hanno forma cubica, mentre i ventricoli forma conica. L’atrio destro comunica con il ventricolo destro attraverso l’orifizio atrioventricolare destro, che è provvisto di una valvola, che è formata da tre lembi (detti anche cuspidi), questa valvola è anche chiamata valvola tricuspide, poiché formata da 3 lembi. In modo analogo l’atrio sinistro comunica con il ventricolo sinistra tramite l’orifizio atriventricolare sinistro, che presenta una valvola con due cuspidi, per cui prende il nome di valvola bicuspide (o valvola mitrale). Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) (!!!) La metà destra del cuore non comunica con la metà sinistra, infatti sono separate da un setto, che superiormente prende il nome di setto interatriale, perché divide i due atrii, mentre inferiormente viene chiamato setto interventricolare, perché separa i due ventricoli. Atrio destro L’atrio destro riceve sangue venoso dalla circolazione sistemica attraverso tre grandi vene, la vena cava superiore, la vena cava inferiore e il seno coronario. La vena cava superiore si apre nella porzione postero- superiore dell’atrio e porta il sangue proveniente da testa, collo, dagli arti superiori e dal torace. La vena cava inferiore, che si apre nella porzione postero-inferiore, porta sangue proveniente da organi e tessuti dalla cavità addominale, della cavità pelvica e degli arti inferiori. L’atrio destro riceve anche un’altra vena importante, ovvero il seno coronario; anche il tessuto muscolare cardiaco ha bisogno di ossigeno e materiale nutritizio, dunque anche il miocardio produrrà sangue venoso, infatti ci sono le vene cardiache, che raccolgono il sangue dalla parete cardiaca e lo riversano nel seno coronario che si apre nella parte posteriore dell’atrio destro, si trova poco sotto alla vena cava inferiore. La superficie interna dell’atrio si presenta liscia, ad eccezione della zona in corrispondenza della parete laterale dove sono presenti dei rilievi muscolari, questi sono disposti regolarmente e vengono detti muscoli papillari, poi troviamo il setto interatriale che separa i due atri. Dalla quinta settimana di sviluppo embrionale fino alla nascita il setto è pervio grazie ad un’apertura ovale, ovvero il foro ovale, dunque fino alla nascita i due atri comunicano; questo foro consente il passaggio diretto di sangue tra i due atri, questo foro è molto importante perché i polmoni sono ancora in via di sviluppo. Alla nascita in seguito all’espansione dei polmoni, il foro ovale si chiude e entro i tre mesi questa comunicazione scompare in maniera quasi definitiva, infatti nel cuore di un adulto si può vedere soltanto una piccola depressione, la fossa ovale. Ventricolo destro Nel ventricolo destro si osserva l’orifizio atrioventricolare e l’orifizio del tronco polmonare; l’orifizio atrioventricolare è provvisto della valvola atriventricolare, che permette il passaggio di sangue venoso dall’atrio destro al ventricolo destro, però impedisce anche il reflusso di sangue nell’atrio durante la contrazione ventricolare (dal ventricolo ritorni all’atrio). Questa valvola è formata da tre lembi (cuspidi), che hanno forma triangolare, per questo motivo viene anche chiamata valvola tricuspide; questi lembi con la loro base si dividono al contorno dell’orifizio, mentre i margini liberi danno inserzione alle corde tendinee. Anche l’orifizio del tronco polmonare è provvisto di una valvola, che però non è una valvola vera e propria, infatti è formata da un apparato valvolare costituito da tre valvole a forma di nido di rondine, che prendono il nome di valvole semilunari, che nel loro insieme a queste valvole vanno a formare la valvola semilunare polmonare. La sua parete interna è particolarmente accidentata, non è liscia come quella dell’atrio destro, questo per via della presenza numerose sporgenze muscolari, che prendono il nome trabecole carnee e possono essere: 1. trabecole carnee di primo ordine o muscoli papillari: aderiscono alla parete del ventricolo soltanto con la loro base, mentre l’apice da inserzione alle corde tendinee, che poi si portano ai lembi della valvola tricuspide. 2. trabecole carnee di secondo ordine: aderenti alla parete interna del ventricolo con entrambe le estremità e sono libere solamente nella parte centrale, dunque formano un ponte. 3. trabecole carnee di terzo ordine: aderiscono per tutta la loro estensione alla parete interna del ventricolo e dunque formano dei semplici rilievi muscolari. Atrio sinistro L’atrio sinistro riceve sangue ossigenato di ritorno dai polmoni per mezzo di quattro vene polmonari (due per ciascun polmone); differisce dall’atrio destro per via della sua forma, infatti l’atrio sinistro presenta una forma più cubica. È separato dal ventricolo sinistro dall’orifizio atriventricolare, che è provvisto di una valvola formata da due cuspidi, per questo motivo viene chiamata valvola bicuspide; per il resto è simile all’atrio destro. Ventricolo sinistro Il ventricolo sinistro presenta come il ventricolo destro due orifizio, uno è l’orifizio atriventricolare di sinistra e uno aortico, attraverso il quale comunica con l’aorta, mentre con l’orifizio atriventricolare comunica con l’atrio sinistro. Anche qui l’orifizio atriventricolare di sinistra presenta una valvola, la valvola bicuspide Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) (formata da due cuspidi), i cui lembi hanno un margine aderente, che si fissa sul contorno dell’orifizio, e uno libero, al quale aderiscono le corde tendinee tramite i muscoli papillari. L’orifizio aortico è formato da un apparato valvolare, costituito da tre valvole semilunari aortiche, che sono molto simili alle valvole dell’orifizio del tronco polmonare, nel loro insieme vanno a formare la valvola semilunare aortica. Anche qui la superficie interna del ventricolo è percorsa da trabecole carnee di primo, secondo e terzo ordine. Parete cardiaca La parete cardiaca è formata da tre strati distinti sovrapposti, che andando dall’intento verso l’esterno troviamo in ordine: endocardio: riveste la superficie interna di tutte le cavità cardiache, infatti risale anche sulle corde tendinee, sulle valvole semilunari e sulle valvole atriventricolari; è epitelio pavimentoso semplice che si continua con l’endotelio dei vasi. miocardio: è tessuto muscolare cardiaco, costituisce il 95% del cuore, è responsabile della sua azione di pompaggio; le fibre muscolari cardiache, come le fibre muscolari scheletriche, sono avvolte da guaine di tessuto connettivo (molto simile all’endomisio), ci sono delle differenze tra le cellule muscolari cardiache e quelle scheletriche: - le fibre muscolari cardiache sono più corte e sono mononucleate, a differenza di quelle scheletriche che sono polinucleate; - le estremità delle fibre muscolari cardiache sono connesse alle fibre adiacenti da ispessimenti irregolari trasversi del sarcolemma, che prendono il nome di dischi intercalari, che contengono desmosomi, che hanno la funzione di tenere unita una fibra all’altra, e giunzioni comunicanti, che permettono che il potenziale d’azione passi da una fibra a quella vicina; - il tessuto muscolare cardiaco è dotato di endomisio, ma non è dotato di perimisio e epimisio; - i mitocondri sono più grandi e numerosi, questo perché il tessuto muscolare cardiaco ha un elevato fabbisogno energetico; - i tubuli trasversi (o tubuli a T) sono più ampi, ma meno abbondanti; - il reticolo sarcoplasmatico nel muscolo cardiaco è più piccolo, infatti le cellule muscolari carica che hanno una piccola riserva intracellulare di calcio. epicardio: è lo stato più esterno della parete cardiaca, è anche il “foglietto” viscerale del pericardio; è formato da un singolo strato di cellule pavimentose semplici, ovvero uno strato di mesotelio. L’epicardio aderisce al miocardio esternamente. Vasi sanguigni La parete dei vasi sanguigni è formata da tre strati, se andiamo dall’interno verso l’esterno troviamo: - tonaca intima: forma il rivestimento interno del vaso, è a diretto contatto con il sangue; a sua volta è composta da più componenti tissutali: endotelio: è lo strato più interno dei vasi sanguigni, che continua con l’endomisio che riveste il cuore; l’endotelio è uno strato sottile di cellule pavimentose, che riveste tutta la superficie interna dell’intero sistema cardiovascolare; membrana/lamina basale, costituisce una base di supporto fisico per l’endotelio; è formata da fibre collagene, ha la funzione di ancorare l’endotelio al tessuto connettivo sottostante; membrana elastica interna: è la parte più esterna della tonaca intima, infatti segna il confine con la tonaca media; è formata principalmente da un sottile strato di fibre elastiche. - tonaca media: è formata principalmente da tessuto muscolare liscio e da tessuto connettivo ricco di fibre elastiche; questa tonaca mostra la maggior variabilità tra i diversi tipi di vaso. Le fibre elastiche rendono deformabili i vasi, infatti permettono ai vasi di costringersi o dilatarsi, invece il ruolo primario delle cellule muscolari lisce, che sono disposte circolarmente intorno ad un lume, è quella di regolare il diametro della parete del lume, quindi quando il tessuto muscolare liscio si contrae il vaso si costringe (il diametro diminuisce), invece quando la muscolatura liscia si rilassa il vaso si dilata (il diametro aumenta). La quantità Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) di sangue che fluisce nel corpo è regolata dalla contrazione della muscolatura liscia delle pareti di particolari vasi, in particolare delle arteriole, questo perché il grado di contrazione della muscolatura liscia nelle arteriole è cruciale per la regolazione della pressione sanguigna. Dunque alla fine la muscolatura liscia regola il flusso di sangue e la pressione sanguigna, però la muscolatura liscia è importante anche quando un vaso viene danneggiato, perché per evitare la perdita di sangue e l’emorragia la muscolatura liscia si contrae. Nella tonaca media troviamo anche una sottile lamina elastica, detta membrana elastica esterna, la quale costituisce la parte esterna della conca media e forma il confine con la tonaca avventizia. - tonaca avventizia: è il rivestimento esterno dei vasi, è formata da fibre elastiche e fibre collagene; inoltre contiene vasi sanguigni molto sottili, che riforniscono ossigeno e nutrimenti alle cellule che costituiscono la parete del vaso, questi vasi portano sangue al vaso stesso, per questo vengono detti vasa vasorum (i vasi dei vasi), sono visibili nei vasi molto grandi come nell’aorta. La tonaca avventizia ha la funzione di ancorare i vasi ai tessuti circostanti. Arterie e Arteriole Generalmente la tonaca che caratterizza strutturalmente e funzionalmente il vaso è la tonaca media, che è formata da tessuto connettivo elastico e da cellule muscolari lisce, però la proporzione è diversa nelle arterie e nelle vene. Per esempio le arterie a parità di calibro con le vene hanno la parete molto più spessa, questo perché le arterie devono sostenere una pressione sanguigna più elevata. Le arterie di grosso calibro, quelle che hanno un diametro superiore ai 7mm, vengono chiamate arterie di grosso calibro o arterie elastiche, in quanto la tonaca media è formata da 30-50 strati di fibre elastiche e fra questi strati sono presenti le cellule muscolari lisce, poi sono presenti anche le membrane elastiche. La tonaca intima di queste arterie di grosso calibro è formata da un sottile strato di cellule endoteliali che si appoggiano sulla lamina basale e poi troviamo la tonaca avventizia. Principalmente le tonache di grosso calibro vengono chiamate arterie elastiche perché la tonaca media è formata principalmente da fibre elastiche. Le arterie con un calibro compreso tra 0.2 e 7 mm, vengono chiamate arterie di piccolo e medio calibro vengono anche dette arterie muscolari, questo perché la tonaca media è formata fino a 40 strati di cellule muscolari lisce e da una piccola quantità di fibre elastiche. Le arteriole hanno un diametro al di sotto dei 0.2mm, nella tonaca media delle arteriole troviamo solo 1-2 starti di cellule muscolari lisce. Capillari I capillari sono dei vasi molto sottili, il loro diametro varia dai 5-20 micron; i capillari sono formati da un singolo strato di cellule endoteliali che poggiano sulla lamina basale. Ci sono tre tipi di capillari: capillari continui: sono i più comuni, qui la membrana plasmatica delle cellule endoteliali forma una parete continua; questi capillari li troviamo per esempio nell’encefalo, nei polmoni, nella muscolatura liscia e nel tessuto connettivo; capillari finestrati: le membrane plasmatiche delle cellule endoteliali presentano delle fenestrazioni, ovvero dei piccoli pori che hanno un piccolo diametro che varia 70-100nm; questi capillari li troviamo nei reni, nelle ghiandole endocrine o nei villi dell’intestino tenue; sinusoidi: sono molti più ampi degli altri; le loro cellule endoteliali possono presentare delle fenestrazioni molto grandi e atipiche, che permettono il passaggio di proteine e in alcuni casi anche delle cellule del sangue, per esempio le cellule del sangue neoformate entrano nella corrente sanguigna attraverso i sinusoidi del midollo osseo rosso; i sinusoidi si trovano nel midollo osseo rosso, nel fegato, nella milza, nell’ipofisi, nell’adenoipofisi, nelle ghiandole surrenali e in quelle paratiroidi. Vene e Venule I vasi più piccoli sul versante venoso sono le venule post capillari, che hanno un diametro di circa 10- 30micron; queste venule post capillare non hanno una vera e propria tonaca intima, inoltre quelle con un diametro superiore ai 50micron cominciano ad avere una parete con cellule muscolari lisce. Come regola generale si può dire che le vene hanno un calibro maggiore delle arterie, ma hanno una parete molto più sottile e meno resistente. Dopo le vene post capillari abbiamo le vene di piccolo e medio calibro, le quali hanno una tonaca avventizia molto sviluppata e la tonaca media è formata solamente da due strati di cellule muscolari lisce; mentre le vene Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) di grosso calibro hanno una tonaca avventizia più spessa e una tonaca media sempre poco sviluppata, infatti le vene rispetto alle arterie hanno una tonaca media poco sviluppata. La differenza principale tra vene e arterie è il fatto che nelle vene di medio calibro che si trovano nella cavità addominoplevica e negli arti inferiori presentano delle valvole, formate da estensioni verso l’interno della tonaca intima; queste valvole, dette semilunari, permettono il passaggio del sangue in una sola direzione (verso il cuore) e ne impediscono il reflusso, contrapponendosi alla forza di gravità. LE ARTERIE Le arterie sono i vasi deputati al trasporto e alla distribuzione del sangue agli organi, che originano dai ventricoli del cuore come grandi vasi arteriosi e si ramificano formando l’albero arterioso del circolo polmonare e l’albero arterioso del circolo sistemico. Queste arterie terminano negli organi con rami di diametro più piccolo, le arteriole, le quali immettono sangue nelle reti vascolari di scambio, i capillari. Le arterie decorrono in sede profonda affiancate ai rami venosi corrispondenti. Talvolta sono comprese in una guaina connettivale comune alle vene, ai nervi, ai vasi linfatici, formando i fasci vascolo-nervosi. Le arterie si riducono di calibro dall’origine alla terminazione in proporzione al numero di rami che emettono. In rapporto al diametro, le possiamo distinguere in arterie di grosso calibro (da 3 a 0,7 cm), arterie di medio e piccolo calibro (da 7 a 0,2 mm) e arteriole (da 200 µm a valori inferiori). Ogni arteria può emettere dei rami collaterali che si distaccano dal tronco principale; alle loro estremità le arterie possono continuare direttamente con un’altra arteria destinata a territori più distali, oppure l’arteria può risolversi in uno o più rami terminali. Ciascuna arteria, quindi, vascolarizza una regione del nostro corpo definita territorio di distribuzione di quell’arteria. Nel circolo polmonare, il tronco polmonare è una grossa arteria con un diametro di circa 3 cm, porta sangue venoso dal ventricolo destro ai polmoni, è lungo 5cm, e all’altezza tra la quinta e la sesta vertebra toracica, si divide nelle due arterie polmonari, destra e sinistra, le quali si dirigono verso il polmone corrispondente e all’interno di ciascun polmone si dividono seguendo le ramificazioni dei bronchi fino a continuare nelle reti capillari degli alveoli. L’aorta è l’arteria principale del circolo sistemico, dalla quale nascono tutte le altre arterie. LE ARTERIE DEL CIRCOLO SISTEMICO L’AORTA L’aorta è un’arteria elastica (la tonaca media presenta diversi strati di fibre elastiche), che si origina dal ventricolo sinistro, poi si dirige in alto e va a destra, incurvandosi a formare un arco. Attraversa il mediastino e, superato l’orifizio aortico del diaframma, entra nella cavità addominale e termina con l’arteria sacrale a livello della quarta vertebra lombare. Sulla base della sua disposizione regionale, l’aorta può essere suddivisa in aorta ascendente (che va verso l’alto), arco aortico (che va verso destra e si incurva), aorta toracica (che attraversa il mediastino) e, dopo che ha attraversato il diaframma, aorta addominale. Aorta ascendente e arco aortico L’aorta ascendente è contenuta nel pericardio, origina dall’orifizio aortico del ventricolo sinistro in corrispondenza della terza cartilagine costale. Si dirige in alto verso destra e, giunta a livello della seconda cartilagine costale, prosegue nell’arco aortico. Dall’aorta ascendente originano le arterie coronarie, quella di destra e di sinistra, le quali sono destinate alla vascolarizzazione del muscolo cardiaco. L’arco aortico fa seguito all’aorta ascendente a livello della seconda cartilagine costale e si porta a sinistra per raggiungere la quarta vertebra toracica, dove termina, e prosegue nell’aorta toracica. Dall’arco aortico originano il tronco brachiocefalico, l’arteria carotide comune di sinistra e l’arteria succlavia di sinistra. Queste tre arterie vascolarizzano la testa, il collo, l’arto superiore e la porzione superiore del torace. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) Aorta toracica e aorta addominale L’aorta toracica è il tratto di aorta discendente che attraversa la cavità toracica e decorre nel mediastino. Origina a sinistra della quarta vertebra toracica e termina a livello della dodicesima vertebra toracica. In corrispondenza dell’orifizio aortico del diaframma, continua con nell’aorta addominale. L’aorta addominale è l’ultimo tratto discendente dell’aorta e ha inizio a livello dell’orifizio aortico del diaframma, a partire dalla dodicesima vertebra toracica, discende davanti alle vertebre lombari e termina a livello della quarta vertebra lombare. Fornisce sangue a due voluminose arterie collaterali, le arterie iliache comuni di destra e di sinistra, che provvedono alla vascolarizzazione delle pareti degli organi pelvici, degli organi genitali esterni e degli arti inferiori. L’aorta, oltre a questi due rami collaterali, presenta anche un ramo terminale, l’arteria sacrale mediana, un piccolo vaso impari che, seguendo la linea mediana, decorre dalla quarta vertebra lombare fino al coccige. LE ARTERIE CORONARIE I nutrienti e l’ossigeno non sono in grado di diffondere abbastanza rapidamente dal sangue alle cavità cardiache per rifornire tutti gli strati cellulari che vanno a rivestire la cavità cardiaca. Per questo motivo la parete del cuore ha una propria rete di vasi sanguigni. Il flusso di sangue attraverso i vasi che irrorano il miocardio è detto circolazione coronarica, perché le arterie coronarie circondano il cuore come una corona. Le arterie coronarie sono due, l’arteria coronaria di destra e l’arteria coronaria di sinistra, ed entrambe originano dall’aorta ascendente. LE ARTERIE DELLA TESTA E DEL COLLO I rami collaterali dell’arco aortico sono il tronco brachiocefalico, le arterie carotidi comuni e le arterie succlavie. Le arterie carotidi comuni e le arterie succlavie sono i principali vasi che irrorano la testa e il collo. L’arteria carotide comune di sinistra origina dall’arco aortico, mentre quella di destra origina dal tronco brachiocefalico. Entrambe queste arterie risalgono il collo ai lati della trachea e, all’altezza della laringe, si dividono in un’arteria carotide esterna, che si distribuisce alla superficie esterna del cranio e della faccia, e in un’arteria carotide interna, che vascolarizza l’encefalo e gli occhi. L’arteria succlavia di sinistra origina dall’arco aortico, mentre quella di destra origina dal tronco brachiocefalico. Entrambe continuano nell’arteria ascellare, che vascolarizza l’arto superiore, ma, prima che questo si realizzi, le arterie succlavie alla base del collo forniscono le arterie vertebrali, le quali risalgono il collo, attraversano i processi trasversi delle vertebre cervicali, per poi entrare nella base cranica attraverso il forame magno dell’osso occipitale. In corrispondenza dell’osso occipitale, le due arterie vertebrali confluiscono per costituire l’arteria basilare, che fornisce il sangue alle arterie cerebrali, le quali portano sangue arterioso all’intero encefalo. Il circolo arterioso sistemico cerebrale, detto anche circolo di Willis, garantisce una distribuzione uniforma di sangue in modo costante a tutto l’encefalo. LE ARTERIE DELL’ARTO SUPERIORE Le arterie succlavie, oltre a formare e a fornire sangue a tutto il circolo arterioso cerebrale, forniscono anche l’arteria toracica interna, un’arteria che percorre il margine laterale dello sterno e vascolarizza la parete anteriore del torace. Inoltre, l’arteria succlavia si continua con l’arteria ascellare, che con in suoi rami collaterali va a vascolarizzare tutto l’arto superiore. L’arteria ascellare ha inizio a livello della clavicola, termina in corrispondenza del muscolo del grande pettorale e poi diventa arteria brachiale, il vaso principale del braccio, che decorre fino al gomito e si divide in arteria radiale e arteria ulnare, le quali vascolarizzano l’avambraccio. Queste ultime due si ramificano ulteriormente, diventando vasi di calibro sempre minore fino al palmo della mano, dove si costituiscono l’arco palmare profondo, che deriva dall’arteria radiale, e l’arco palmare superficiale, che deriva dall’arteria ulnare. Scaricato da Andrea Loreen Pasion ([email protected]) lOMoARcPSD|34345001 Anatomia Umana – II semestre, I anno (CTF) LE ARTERIE DEL TORACE L’aorta toracica fa seguito all’arco aortico, si estende dalla quarta alla dodicesima vertebra toracica per poi attraversare il diaframma. Lungo il suo decorso, all’interno del mediastino, dà origine a numerose arterie, i rami viscerali, che sono diretti ai visceri, e i rami parietali, diretti alle strutture della parete del corpo. I rami parietali originano dalla faccia posteriore dell’aorta toracica e sono le arterie intercostali (10 per ogni lato), che decorrono tra una costa e l’altra e vascolarizzano i muscoli del torace, dell’addome e della cute che li riveste, e le arterie freniche superiori, che irrorano il muscolo diaframma. I rami

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