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PoignantAzurite1179

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Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano (UCSC MI)

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philosophy hegel german philosophy

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This document discusses the ideas of Vanni Rovighi and Fornero Tassinari. It also delves into the philosophies of Hegel, the Left Hegelians and Feuerbach, and the transition from Hegelian systems. It details the contrast between the Right and Left Hegelians on both religious and political issues.

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Vanni Rovighi e Fornero Tassinari in un unica soluzione. LA GUIDA DEFINITIVA PER SUPERARE L’ESAME DI FOSSATI ( SPERO) Capitolo II- La sinistra hegeliana e Feuerbach Il primo terzo del 19esimo secolo è stato l’epoca dei grandi sistemi: Fichte, Schelling, Hegel. Dopo la morte di Hegel i sistemi si s...

Vanni Rovighi e Fornero Tassinari in un unica soluzione. LA GUIDA DEFINITIVA PER SUPERARE L’ESAME DI FOSSATI ( SPERO) Capitolo II- La sinistra hegeliana e Feuerbach Il primo terzo del 19esimo secolo è stato l’epoca dei grandi sistemi: Fichte, Schelling, Hegel. Dopo la morte di Hegel i sistemi si sfaldano, è vero che schelling è succeduto a Hegel nella cattedra di Berlino ma non aveva avuto gran successo. Il venir meno del sistema si avvera specialmente per la filosofia di Hegel superata non tanto dagli avversari quanto dai suoi seguaci, in particolare dalla SINISTRA HEGELIANA. Due problemi furono specialmente discussi e diedero luogo a due diverse correnti: quello religioso e quello politico. La religione è per Hegel uno dei momenti dello spirito assoluto, è però un momento inferiore alla filosofia perchè è rappresentazione e nonno concetto di sè. In che modo la filosofia supera la religione? Salvandone il contenuto e la verità o trasformandola in sè? Per ciò che riguarda la politica cosa significa l’affermazione hegeliana che la filosofia del diritto deve comprendere il diritto vigente, comprendere ciò che è, che si avvera nella storia ( quel reale che è razionale?) significa che si devono accettare , giustificare le istituzioni vigenti o che si devono trasformare per razionalizzarle? Su questi due problemi si distinsero e opposero la destra e la sinistra hegeliana. Heinrich Heine Conseguenze rivoluzionarie traeva Heine da Hegel, che insisteva sul parallelismo, già accennato da Hegel nella fenomenologia dello spirito, tra filosofia kantiana e rivoluzione francese. Parlando della critica della ragion pura Heine scrive: “ con quesot libro ha inizio Nella Germania una rivoluzione intellettuale che presenta la più curiosa analogia con la rivoluzione politica in Francia. Intorno alla critica della ragion pura si raccolsero i giacobini filosofici, Kant fu il nostro Robespierre. “ Ma per Heine la rivoluzione intellettuale non bastava, a questa sarebbe dovuta seguire una rivoluzione politica. Non si erano ancora staccati da Hegel e negavano di essere rivoluzionari, Heine invece si professava già tale. Per quel he riguarda il problema religioso la rottura fra la destra e la sinistra hegeliana si manifesta nel 1835 quando STRAUSS pubblica “ vita di Gesù”. David Friedrich Strauss Studia teologia nel seminario di Tubinga dove studiarono anche Hegel e Schelling ma Hegel lì era ancora pressochè ignorato quindi Strauss lo lesse per conto suo. Nel 1828 sentì cadere la sua fede religiosa ama fece cmq il vicariato in parrocchia:opportunismo o convinzione di porre conciliare le se opinioni con la predicazione popolo di una verità rivestita si forme mitologiche? Difficile stabilirlo. La teoria hegeliana della religione come rappresentazione fu probabilmente interpretata da Strauss in modo tale da ridurre le dottrine religiose a espressioni puramente immaginative di verità che solo la filosofia esprime in modo adeguato. Ma quando nel 1835 uscì “ vita di Gesù”le opinioni religiose di Strauss furono manifeste e la sua posizione nella chiesa luterana divenne insostenibile. Strauss sottolinea la sua novità n vita di Gesù: fino ad allora infatti l’esegesi biblica in genere e dei vangeli in ispecie aveva seguito due direzioni: quella soprannaturalistica che accetta per vero tutto ciò che vi era riportato compresi i miracoli e la resurrezione di Gesù e quella razionalistica che eliminava da vangeli tutto ciò che non poteva essere spiegato razionalmente per ritenere coiò che s potesse presentare come storico. Le due orienti avevano in comune la considerazione dei vangeli come fonti storiche anche se per i razionalisti la parte storica doveva essere di molto ridimensionata. Strauss rifiuta ogni elemento soprannaturale ( miracoli, risurrezione): il miracolo è impossibile perchè va contro il principio di causalità. Ma se si elimina dai vangeli ogni elemento soprannaturale non resta più nulla e allora dice Strauss “ è più facile escogitare come sia sorta in modo non storico la narrazione che spiegar come sia potuto veramente accadere qualcosa di così innaturale” E qui sta la novità dell’ esegesi di Strauss: i vangeli non riferiscono, seppur deformandoli, fatti storici ma esprimono il coro in cui la prima comunità cristiana vide o meglio costruì la figura di Gesù. Il cristo dei vangeli è il mito creato dalla comunità Cristiana intorno alla figura di un uomo che ha predicato non sappiamo esattamente cosa ed è stato condannato a morte. L’incidenza che sullo Sviluppo della scuola hegeliana ebbe al vita di Gesù può difficilmente stare sopravvalutata: ebbe una grandissima risonanza culturale. Destra e sinistra: le due correnti nelle quali si era divisa la scuola hegeliana: la prima che interpretava la filosofia di Hegel in modo da conciliarla con la religione tradizionale, la seconda nella quale si poneva egli stesso che la interpretava in senso razionalistico. Per Strauss la verità della religione era espressa dalla filosofia. L’incarnazione del verbo non era intesa come l’incarnazione della divinità in un singolo uomo ma in tutta l’umanità, erano negate la personalità di dio e l’immortalità dell’anima individuale. Per Strauss ci sono 3 risposte possibili alla domanda sulla validità dei vangeli: che tuta la storia evangelica sia vera, che sia parzialmente vera, che non si possa dedurre la verità storica ne parziale ne totale. Per sostenere la sua interpretazione di vangelo o piuttosto per sostenere la parte negativa, Strauss si valeva della critica storica ( contraddizioni nei racconti evangelici, contraddizioni fra i vangeli e le fonti storiche) e in questo si allontana a dall’ermeneutica speculativa di Hegel , che si disinteressava della critica storica e cercava solo la verità filosofica espressa nella forma di rappresentazione da quei testi. L’atteggiamento di Strauss e della sinistra hegeliana per ciò che riguarda la religione è legato con l’atteggiamento politico: essere critici Verso la religione tradizionale voleva dire anche essere critici, anzi rivoluzionari di fronte al sistema politico. Inoltre c’è un interpretazione della dialettica che segna chiaramente il distacco da Hegel. Mentre la dialettica hegeliana è il riconoscimento che il reale è già razionale, per Strauss, che si sente qui più vicino a Fichte, la razionalità deve essere instaurata dall’azione rivoluzionaria. Bruno Bauer Fra i critici di “vita di Gesù” di Strauss ci fu Bruno Bauer che però dopo pochi anni passo anche lui alla sinistra hegeliana e di questo suo atteggiamento è testimonianza uno scritto curioso: la tromba del giudizio universale. L’autore dello scritto si finge inorridirò delle conseguenze empie e rivoluzionarie della filosofia hegeliana: “ con Hegel l’anticristo è venuto e si è rivelato in realtà propone un’interpretazione atea e liberale della filosofia di Hegel. La filosofia hegeliana è atea perchè è la più perfetta delle filosofie. Filosofia è infatti distruzione della religione. Lo “ spirito del mondo “ non è dio o almeno non è un dio trascendente ma è il soggetto della storia e ha realtà solo nello spirito dell’uomo. Bauer afferma che l’interpretazione hegeliana del dogma dell’incarnazione è questa: dio doveva diventare uomo, onde l’umanità acquistasse la certezza che l’uomo è dio e che i dio della rappresentazione è soltanto l’uomo della rappresentazione. L’uomo staccato da se e posto in cielo. Queste parole preludono la concezione di feuerbach. L’interpretazione che da Bauer della filosofia hegeliana della religione sarà discutibile, ma ha qualche fondamento mentre l’interpretazione della filosofia politica di Hegel sembra molto più tendenziosa. Qui Bauer occupa spesso frasi staccate dal contesto e da loro un significato diverso da quello che hanno in Hegel per esempio la filosofia comincia con il tramonto del mondo reale ( la cosa della nottola di minerva) È interpretata da Bauer come se volesse dire che i filosofi devono comprendere la razionalità che c’è già nel mondo e nella storia. LUDWIG FEUERBACH - 1804-1872 Colui che in teoria denuncia il carattere teologico della filosofia hegeliana, cominciò proprio come teologo e hegeliano. Nei primi scritti FEUERBACH afferma che la realtà fondamentale non è l’io, che soprattutto dall’inizio dell’età cristiana ha dominato il modno e si è affermato come lo spirito assoluto ma l’idea, la ragione che è conscia di essere tutta la realtà. Rimprovera al cristianesimo di non aver compreso la natura. Feuerbach rifiuta il cristianesimo come quello che mette al centro della realtà la persona e sulla negazione della persona insiste nei pensieri sulla morte e sull’immortalità,del 1830. Qui egli distingue 3 epoche nella storia dello spirito dell’umanità europea per ciò che riguarda l’immortalità: epoca greco romana, medievale e moderna. La civiltà greco romana è considerata come un unità, (diversamente da come pensava Hegel che invece divideva il modno romano da quello greco). Solo nell’età moderna la fede nell’immortalità dell’individuo si presenta pura per se stessa. Nell’epoca moderna tutto è concepito in funzione dell’individuo, anche dio. L’essenza del cristianesimo: la differenza tra l’uomo e di è vista dal cristianesimo moderno come una differenza di grado, di quantità: in dio ci sono le stesse determinazioni che sono nell’uomo solo che esse sono infinite in dio e finite nell’uomo. Nel saggio per la critica della filosofia hegeliana Feuerbach rimprovera a Hegel di presupporre nell’inizio della filosofia tutto quello che egli viene svolgendo nel sistema e di commettere così un Duplice errore: cominciare da un concetto astrarrò e non seguire un metodo critico. Quanto al primo errore Feuerbach si domanda perchè non bisogna potersi richiamare immediatamente al reale? Hegel infatti comunichi con l’essere, cioè con il concetto di essere, l’essere astratto. Perchè io non devo poter cominciare con l’essere stesso cioè con l’essere reale? Quanto al secondo errore Feuerbach osserva che in quell’inizio, l’essere, è già implicito tutto ciò che verrà dopo, non perchè davvero esso esprima da se ciò che verrà dopo ma perchè Hegel già pensava a tutto il seguito, già pensava all’idea assoluta. La deduzione delle categorie intermedie è una finta, manca alla filosofia hegeliana un’autentica dimostrazione: dimostrare vuol dire esprimere il proprio pensiero ad altri e il modo di comunicare con gli altri è il linguaggio, il quale non è altro che la realizzazione del gattung (genere), la mediazione dell’io con il tu. La mancanza di dimostrazioni , la sistematicità chiusa che Feuerbach rimprovera a Hegel ha anche questo difetto: non solo non è dialogo con gli altri ma non è neppure confronto col mondo empirico. La dialettica hegeliana , proprio perchè è deduzione a partire de una idea è un “monologo della speculazione con se stessa” mentre l’autentica dimostrazione deve essere “dialogo della speculazione con l’empirica”. Nel 1841 esce l’opera più famosa di Feuerbach: l’essenza del cristianesimo, qui egli intende riferirsi alla Religione in generale. Anche per ciò che riguarda i rapporti tra filosofia e religione Feuerbach i oppone a Hegel: la religione non è fatti per Feuerbach una forma imperfetta di filosofia, una rappresentazione imperfetta delle verità che la filosofia esprime con il concetto ma è opposta alla filosofia. Tesi fondamentale del libro: alla base dei misteri soprannaturali della religione ci sono verità del tutto semplici e naturali ma ci sono solo in forma di immagini quindi sono il frutto di una patologia psichica perché sono il frutto di un alienazione dell’uomo da se, di una proiezione dell’essenza dell’uomo n un altro, in un trascendente. L’uomo è il solo animale religioso , la religione deve essere radicata nell’essenza dell’uomo, ora il carattere essenziale dell’uomo, la sua differenza specifica, è la coscienza, non però una coscienza di se come in divido perché quella ce l’hanno anche gli animali, ma proprio la coscienza di se come specie ( gattung). Gattung di Feuerbach corrisponde al naturalistico spirito hegeliano. Feuerbach spiega in che senso l’uomo abbia una duplice vita rispetto alla bestia: vive in mezzo alle cose , ma riflette anche su di se e si coglie come distinto da esse. Il modo in cui Feuerbach passa da quest affermazioni, da questa fenomenologia, alla tesi che oggetto della religione è l’essenza stessa dell’uomo non mi sembra logico ma il salto logico si capisce perché la tesi non è per Feuerbach una proposizione da dimostrare ma una convinzione da esprimere. Il passaggio sembra dunque quesot: il genere o essenza universale ( l’umanità) che è oggetto della coscienza dell’uomo è infinito, ora l’oggetto della religione è lo stesso oggetto dell’uomo che ha coscienza di se come gattung, ossia è la stessa essenza dell’uomo. Ma cos’è l’essenza dell’uomo? È ragione , volontà e cuore: l’uomo esiste per conoscere amare e volere e qui Feuerbach fa la sua “ professione di fede” nel primato della contemplazione, della teoria Sulla prassi… cosa che gli sarà rimproverata da Marx. Conoscenza volontà e amore hanno il loro fine in se stessi: io conosciamo per conoscere, amiamo per amare, vogliamo per volere. Soltanto l’uomo ha affetti puri, intellettuali e disinteressati. L’oggetto di queste attività tipicamente umane è l’essere assoluto che poi è il senso stesso dell’essere uomo. La coscienza che l’uomo ha di di è la coscienza che l’uomo ha di se. L’uomo religioso non è consapevole di se anzi la non consapevolezza è proprio la caratteristica dell’atteggiamento religioso. È la filosofia quella che ci fa conoscere che dio si identifica con l’essenza dell’uomo. Feuerbach dice che la religione è la prima forma di autocoscienza, un autocoscienza infantile. Per dimostrare che il concetto di dio non è che il concetto dell’umanità oggettivato, feuerbach esamina gli attributi divini che sono tutti attributi umani. Un primo ente, un assoluto lo ammettono tutti, anche gli atei, monche coloro che ritengono che l’assoluto sia la materia, ciò che distingue il credente in dio dall’ateo sono gli attributi che il religioso da a dio. L’uomo religioso pone il soggetto di questi attributi fuori dall’uomo stesso, con questa conseguenza:” che quanto è più umano dio nel suo essere, tanto più si vuol far apparire grande la distanza che lo separa dall’uomo” per arricchire dio l’uomo deve impoverirsi, affinché dio sia tutto l’uomo on deve essere niente. L conclusione implicita di questa proposizione è che affinché l’uomo sia tutto bisogna che dio non sia. Il dio della religione è anche essere morale o legge, ossia è l’ideale della perfetta moralità. Poiché l’uomo talvolta viola la legge morale e sente il bisogno di ristabilire l’accordo fra se E l’essere perfetto allora egli pensa a dio come misericordioso, come amore. Non è vero, come dice invece agostino, che dio si è fatto uomo perchè l’uomo diventasse dio. Ma è vero il contrario: poichè l0uomo era dio allora dio ha potuto farsi uno. La seconda parte, mette in luce gli errori, le distorsioni che la religione fa subire a quella verità. L’errore fondamentale è la concezione egoistica, utilitaristica della realtà. La religione è infatti una dottrina di salvezza individuale. Inoltre la convinzione che ci sia fuori dell’uomo un essere onnipotente e onnisciente induce l’imo a considerare già realizzata in dio ogni perfezione e quindi lo distoglie dal cercare di realizzarla nel modo umano con la cultura, le arti e le scienze. Dopo questa distruzione della concezione religiosa il filosofo delinea nei principi di una filosofia dell’avvenire, la sua filosofia. Nel 1842 pubblica due scritti, nel primo di questi egli osserva le nuove filosofie ossia i grandi sistemi idealistici, che sono nati per un bisogno filosofico Cioè superare il sistema precedente non per rispondere alla domanda: che cos’è il reale? Che cos’è l’uomo? Ora, se si vuol rispondere a questa domanda bisogna guardare all’uomo per quello che è oggi cioè un uomo che non ha più religione. La filosofia deve adeguarsi a questo atteggiamento ed essere atea: la ragione deve sostituire la bibbia e la politica deve sostituire la chiesa, il lavoro deve sostituire la preghiera. La teologia comune rappresenta dio come un essere personale che esiste in generale al di furi della ragione e al di fuori dell’uomo. Il teologo o filosofo speculativo invece pensa a dio dal punto di vista del pensiero, egli perciò non interpone fra se e dio la rappresentazione perturbatrice di un essere. Ma attenzion, il torto della filosofia speculativa non sta nell’ aver identificato dio col soggetto, quesot è anzi il suo merito, ma nell’ aver identificato dio col solo pensiero dell’uomo e non come Uomo tale. Dopo la critica della filosofia speculativa, la tesi fondamentale di feuerbach è enunciata nel paragrafo 32: il reale nella sua realtà, il reale in quanto tale, il reale in quanto oggetto dei sensi è sensibile, soltanto un oggetto sensibile è un essere vero, un essere reale. La giustificazione di questa tesi è la seguente: un reale mi è dato solo come qualche cosa che mi limita e dal quale io patisco; ora ciò per cui patisco, per cui sono passivo, è il senso dunque solo il sensibile reale. Feuerbach prosegue: ciò da cui io patisco è qualcosa che agisce su di me, ma ciò che agisce è l’io ( elemento preso da Fichte) dunque il modo primordiale di essere dell’altro è quello di essere un altro, ossia un tu. L’amore p dunque l’organo che mi mette in comunione con l’essere. “ la nuova filosofia si appoggia sulla verità dell’amore, sulla verità della sensazione” il cuore non vuol oggetti ed enti astratti, metafisici o teologici, vuole oggetti ed enti reali e sensibili. La vecchia filosofia aveva come proprio punto di partenza la massima seguente: io sono un essere astratto, un essere esclusivamente pensante e il corpo non appartiene al mio essere. La nuova filosofia invece comincia con quest’altra massima: io sono un essere reale sensibile, e il capro appartiene al mio essere. Feuerbach intende però il senso in un modo particolare: secondo lui, infatti, qui i sensi non si colgono soltanto le cose esterne, ma anche l’animo. L’etica di Feuerbach ha come precetto fondamentale l’amore fra gli uomini.l’imperativo categorico è “non voler essere filosofo differenziandoti dall’uomo: non devi essere altro che un uomo pensante.“ed è veramente uomo solo chi non esclude da sé niente di essenzialmente umano. Ora l’uomo singolo non racchiude in sé l’essenza dell’uomo. L’essenza dell’uomo è contenuta soltanto nella comunione, nell’unità dell’uomo con l’uomo. L’uomo va inteso come umanità, il fine dell’uomo e la comunione con gli altri Feuerbach fu giudicato ancora a un vecchio perché non considera gli impulsi più egoistici dell’uomo. KARL MARX ( 1818-1883) Karl nacque nel regno di Prussia dove non si potevano esercitare professioni liberali se non si era cristiani. Il padre di Marx era ebreo ed avvocato, accetto di ricevere il battesimo luterano per continuare ad esercitare la sua professione. Questa imposizione dal di fuori non contribuì certo ad orientare religiosamente l’animo di Marx. Egli si iscrisse all’università di Bonn per studiare diritto ma si appassionò alla letteratura, optò poi per la filosofia e frequentò i giovani della sinistra Hegeliana. A Parigi comincia lo studio dell’economia classica e strinse con Engels un’amicizia che doveva durare tutta la vita. 1845 espulso dalla Francia va in Belgio e scrive con Engels l’ideologia tedesca. Nel 1847 sempre con il suo Bestie Engels redige il manifesto dei comunisti del 1848. Dopo un breve soggiorno in Germania consentitogli dalla rivoluzione fu di nuovo espulso dal suo paese e si stabilì a Londra dove nel mezzo delle difficoltà economiche scrisse le sue opere più importante tra cui il capitale. A Londra scrisse anche per riviste americane e diresse l’organizzazione del movimento operaio. Muore nel 1883. Il pensiero di Marx f sempre rivolto a problemi politici e sociali che lui credette di poter risolvere con un analisi puramente scientifica ( economica). I periodi di crisi nella storia della filosofia vengono dopo i grandi sistemi, così come nell’antichità dopo aristotele in questo periodo siamo tutti dopo Hegel ( come dice fossati è stato un big bang che segna un prima e un dopo) ma è proprio da questa crisi che deve rinascere la filosofia che non si limita a comprendere il modno ma si rovesci in un rapporto pratico con la realtà. “ i filosofi si sono limitati a interpretare il modno in modi diversi, si tratta ora di trasformarlo” Marx critica la filosofia del diritto di Hegel e questo segna il deciso distacco da Hegel. Le soluzioni di Hegel gli sembrano antinomie irrisolte. Lo stato è detto da Hegel necessità esterna e d’altra parte fine immanente della famiglia e della società civile. Se è necessità esterna, commenta Marx, è contro la famiglia e la società civile, se è fine immanente invece è la loro perfezione. Per un verso la famiglia e la società civile sembrano i presupposti dello stato.invece Famiglia e società civile appaiono come l’oscuro fondo naturale da cui si accende la luce dello stato. Per l’altro verso lo stato è presentato come la totalità che si divide nelle sfere della famiglia e della società civile. È qui si affaccia subito la critica fondamentale di Marx a Hegel: hegel mette l’ideale al posto del reale e cerca di dedurre dall’idea quel reale che dell’idea è invece il presupposto. Da notare quello che Marx osserva a proposito della costituzione. La costituzione, aveva detto Hegel, è presupposta al potere legislativo e tuttavia consegue il suo ulteriore sviluppo nel progresso delle leggi. Le due affermazioni sono in contrasto dice Marx e tuttavia riconosciamo in Hegel della profondità, nel suo cominciare ovunque con l’opposizione delle determinazioni. L’opposizione si risolve solo se si tiene presente che anche le costituzioni sono nate e state fatte da un potere legislativo che non è quello della costituzione stessa, ma per vedere questa soluzione bisogna considerare non l’idea di stato come fa Hegel ma bisogna vedere come si trasformano i vari Stati. Allora ci si rende conto che la trasformazione non è progressiva, come sostiene Hegel ma rivoluzionaria. Sono le rivoluzioni quelle che fanno le costituzioni. Il potere governativo al massimo fa piccole rivoluzioni perchè rappresenta la volontà particolare e soggettiva. Le osservazioni sulle classi sociali mettono in luce un’altra persuasione di Marx che poi sarà svolta nelle opere successive: non è lo stato che determina la società civile ma è essa a determinare lo stato. La società civile così come la interpreta Marx è espressione degli interessi economici. La conclusione di questa critica fu che le istituzioni giuridiche e politiche e le diverse forme di stato non possono spiegarsi da se in virtù di un sedicente sviluppo dello spirito umano ma risultano dalle condizioni materiali di vita che Hegel designa con il nome di società civile, società di cui l’anatomia è fornita dall’economia politica. In altre parole il risultato della critica alla filosofia del diritto di Hegel fu il materialismo storico. Nella società medievale c’era identità tra le classi della società civile e le classi in senso politico: si faceva parte dello stato in quanto si apparteneva ad una corporazione. Hegel si trova in una situazione storica in cui c’è separazione fra società civile e società politica e sente questa separazione sia un “momento necessario all’idea”. Un secondo errore di Hegel è il tipo di rimedio che egli propone, il tipo di superamento di questa separazione (antitesi), poichè di fato nella monarchia prussiana la rappresentanza politica era ancora regolata secondo il sistema corporativo per gli stati: essi rispetto ai singoli rappresentano l’interesse generale e rispetto allo stato Gli interessi particolari. Marx osserva che questa concezione è un ritorno al medioevo. Soltanto la rivoluzione francese condusse a termine la trasformazione delle classi politiche in sociali. Ma uno dei punti nei quali la concezione hegeliana dello stato sembra a Marx veramente ripugnante è quello della prominenza data alla classe dei proprietari fondiari. Il potere della propria Proprietà privata è quello che determina il potere dello stato. La proprietà fondiaria deve essere inalienabile,secondo Hegel, e deve passare in eredità al figlio maggiore. Questo vuol dire, commenta Marx che proprietari si nasce che per il farro di essere nati proprietari si partecipa al potere legislativo. Dipende tutto da un’accidentalità della nascita. Hegel preferisce la designazione per nascita del legislatore alla designazione secondo accidentalità di un elezione. Marx conclude dicendo: ovunque Hegel cade dal suo spiritualismo politico nel più crasso materialismo. ( e ha pure ragione) La soluzione dei problemi politici è condizionata da quella dei problemi economici. I manoscritti economico-filosofici del 1844 espongono i primi risultati che Marx ha trattato dallo studio degli economi sti classici. Egli intende studiare la connessione dell’economia politica con l stato, il diritto, la morale, la vita civile.ne risulta che il salario corrisponde sempre al minimo necessario per mantenere in vita l’operaio e la sua famiglia. Se per l’introduzione di macchine e di perfezionamenti tecnici, il lavoro di un operaio produce più di quello che produceva prima non si ha una diminuzione delle ore di lavoro o un aumento di salario ma solo n aumento del profitto. Che la società del progresso sia in declino, l’operaio è sempre in condizione di miseria. La massima produzione di ricchezza coincide con il massimo impoverimento dell’operato. Marx spiega l sorgere della proprietà privata dall’ alienazione del lavoro umano. Marx applica al lavoro quello che Fever Bach aveva detto sulla religione: “ più l’uomo mette in dio e meno serba in se stesso. L’operaio mette nell’oggetto la sua vita e Questa non appartiene più a lui, bensì all’oggetto… ciò che è prodotto del suo lavoro esso non lo è”. Il lavoro diventa estraneo al lavoratore, la vita che egli da all’oggetto gli è estranea e nemica. La ricchezza che egli produce non è per se ma è per altri. Ora il prodotto non è che il risultato dell’attività dell’operaio, se il prodotto gli è estraneo, gli diventa estranea anche la propria attività. L’operaio non si afferma nel suo lavoro, bensì si nega, non si sente appagato, ma infelice, mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito. Il risultato è che l’uomo, il lavoratore, si sente libero ormai solo nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere e nel generare, tutt’al più nell’ avere una casa. Anche il generare, il Bere e il mangiare sono schiette funzioni umane ma diventano bestiali quando sono separate dal resto delle attività umane e diventano scopi ultimi ed unici. Una terza conseguenza del lavoro alienato è che l’uomo è un gattunggewesen ciò significa che l’uomo è consapevole di s nella sua essenza universale, nella sua natura specifica. Ora l’ alienazione del lavoro fa si che quella che dovrebbe essere l’attività caratteristica dell’uomo diventa solo un mezzo per sopravvivere. La quarta conseguenza del lavoro alienato è l’estraneità dell’uomo all’altro uomo,perchè quando l’uomo è estraniato dalla sua essenza specifica è estraniato anche dall’altro uomo. La proprietà privata è dunque il prodotto, il risultato, la necessaria conseguenza del lavoro espropriato del rapporto estrinseco dell’operaio alla natura e a se stesso. Quelle che si chiamano leggi dell’economia sono le leggi della forma assunta dall’economia in un dato momento storico, non sono leggi della natura umana in quanto tale. Mutando le strutture economiche muteranno anche le leggi economiche. Ma il mutamento per Marx dev essere radicale: soppressione della proprietà privata e quindi del salario. Il vero comunismo è effettiva soppressione della proprietà privata quale auto alienazione dell’uomo e quindi una riappropriazione dell’umanità, una riconquista dell’umanità da parte dell’uomo. Dopo una critica aspra degli hegeliani di sinistra, Strauss e Bauer, Marx riconosce i meriti di Fever Bach: egl è il solo che sia in un rapporto serio e critico com la dialettica hegeliana. Il contributo grande di FeuerBach è 1. Aver provato che la vecchia filosofia non è altro che religion trasposta in pensieri quindi è alienazione 2. L’aver fondato il vero materialismo e la scienza reale, facendo parimente del rapporto sociale dell’uomo con l’uomo il principio fondamentale della teoria. 3. L’aver contrapposto alla negazione della negazione che afferma, in Hegel di esserel’assoluto positivo il positivo riposante e su se stesso positivamente fondato. Con feuerbach Marx è d’accordo nel ritenere che Hegel cominci da enti ideali anziché dal reale o e è offerto dalla storia. La fenomenologia è la critica del mondo alienato ma una critica nascosta “ancora non chiara a se stessa e mistificatrice”l’importante nella fenomenologia e nel suo risultato finale ( la dialettica della negatività come principio motore e generatore) è dunque che Hegel intende l’auto prodursi dell’uomo come processo, l’oggetto arsi come un opporsi, come alienazione e come Soppressione di questa alienazione, che egli dunque coglie nell’essenza del lavoro e concepisce l’uomo oggettivo, l’uomo verace perché uomo reale, come risultato del suo proprio lavoro E questo è possibile, aggiunge Marx, solo per l’agire in comune degli uomini. Il limite di Hegel è: 1. Di vedere solo l’aspetto positivo del lavoro e non quello negativo. 2. Di ritenere che il superamento dell’ alienazione si compia nell’ autocoscienza , nel sapere assoluto. Il torto di Hegel è di aver pensato che il soggetto, l’auto coscienza alienata nelle cose possa riconquistarti nel pensiero. La critica a Hegel si prolunga con l’ideologia tedesca nella critica agli hegeliani di sinistra, anche a Feuerbach, giudicato qui molto più severamente che nei manoscritti. Scrive nel 46 un testo i collaborazione con Engels doe critica la filosofia tedesca nei suoi rappresentanti. Ideologi sono detti in seno negativo tutti i filosofi che chiedono di modificare il mondo con le idee. Essi credono che basti librare gli uomini dai falsi dogmi per liberarli dalla schiavitù, e invece le teorie non sono che l’espressione delle condizioni reali nelle quali gli uomini si ritrovano, bisogna dunque trasformare queste per modificare quelle. Marx e engles insistono nel dire : noi partiamo da presupposti, ma da presupposti reali. Primo presupposto: l’esistenza di individui umani viventi. Umani sono gli individui che non trovano già pronti i loro mezzi di sussistenza, ma li producono. Ciò che essi sono coincide dunque immediatamente con la loro produzione. Avendo così identificato l’essenza umana con l’attività produttiva dei mezzi di sussistenza. La prima azione storica è la creazione dei mezzi per soddisfare i bisogni vitali.la soddisfazione di un bisogno ne genera altri. Ma la famiglia non basta, quando gli è aumentati i bisogni creano nuovi rapporti sociali, la famiglia è subordinata a questi nuovi rapporti. Il che vuol dire che un modo di produzione determinato è sempre unito con uno stato sociale determinato. Solo a questo punto troviamo che l’uomo ha anche una coscienza.la coscienza è dunque fin dall’inizio un prodotto sociale. L’essere destinati ad un lavoro determinato è già una costrizione sociale che Marx vede connessa con la proprietà privata, nella società comunista invece ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in un ramo a piacere. L’aspetto deteriore della divisione del lavoro è per mar quello fra lavoro manuale e lavoro mentale. Dalla separazione del lavoro mentale nasce la convinzione che l coscienza, lo spirito, sia qualcosa di distinto dalla materia, nasce pure una cosiddetta che fruisce del lavoro altrui senza lavorare. La divisione del lavoro è quella che da origine alla divisione delle classi. Le lotte politiche sono nel loro fondamento Lotte di classe: quando pero il proletariato avrà conquistato il potere politico allora la lotta di classe cesserà. L’ esasperazione della divisone del lavoro ha luogo nella società capitalistica. Le forze produttive diventano forze distruttive E viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società, una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza di una necessità della rivoluzione che vada a fondo. A feuerbach Marx rimprovera di considerare la natura come qualcosa id già dato , mentr el’ambiente in cui l’uomo vive è già trasformato dall’uomo è il prodotto dell’industria e delle condizioni Sociali. Il manifesto dei comunisti insiste sulla lotta di classe come momento fondamentale della storia. Oggi, ai tempi di Marx, la lotta si radicalizzata perché tutta la società si va a dividendo in due classi: i capitalisti, cioè coloro che hanno la proprietà dei mezzi di produzione, e i proletari, che hanno solo la forza di lavoro. La borghesia è stata una classe rivoluzionaria, che ha distrutto tutti i rapporti fra uomo e uomo all’infuori di quelli del nudo interesse e dello spietato pagamento in contanti. Si verificano così le crisi economiche che fanno scomparire le classi medie e aumentando il numero dei proletari aumentano anche la loro forza. la dottrina del valore secondo Marx dipende solo dalla quantità di lavoro impiegato per la produzione di un oggetto.la forza lavoro viene comprata, da chi ha i mezzi di produzione, e viene pagata secondo le leggi del valore, con un salario equivalente al suo valore di scambio: equivalente al tempo necessario a produrre i mezzi necessari a rigenerarla, cioè i mezzi di sussistenza del lavoratore della sua famiglia. la differenza fra il lavoro fornito il lavoro pagato crea un plusvalore: di esso il capitalista si appropria. Il capitale risulta dall’espropriazione del plusvalore e l’aumento di esso sarà investito in nuovi mezzi di produzione, che produrranno plusvalore e quindi non sempre maggiore sfruttamento del lavoratore. Impossibile quindi secondo Marx ottenere una giusta retribuzione del lavoro nell’ambito del sistema capitalistico, le condizioni dei lavoratori diventeranno umane solo con la rivoluzione del sistema economico e del sistema politico che ne è l’espressione. SOREN KIERKEGAARD ( 1813-1855) Nato a Copenaghen d a un padre vecchio e malinconico, angosciato dal pensiero della colpa, sentita come qualcosa di incombente, ebbe un infanzia priva di spensieratezza. Non ebbe quella religione puerile nella quale il bambino si famigliarizza prima di tutto con Gesù bambino. Il cristianesimo è cristo e cristo morente in croce. Il sangue, il dolore, il peccato la formazione morale e religiosa di Kierkegaard si attua nel segno dell’angoscia. Si iscrive a teologia ma si interessa vivamente di filosofia e letteratura. Nel 1838 il padre muore e nel 40 sostiene gli esami Per diventare pastore, nello stesso anno si fidanza con regina Olsen, ma dopo un anno non si sa bene perchè rompe il fidanzamento. Le pagine del suo diario attestano che egli du inverso, lotto con se stesso ma poi ritenne impossibile di sposarsi perchè gli era ostacolo la sua malinconia. Pubblica nel 1843 aut aut, nel 45 timore e tremore, tutte opere uscite sotto pseudonimi alle quali si alternarono i discorsi edificanti. Nel 1846 uscì con lo pseudonimo di Joannes climacus ( usato già per briciole) la postilla conclusiva non scientifica alle briciole di filosofia che è la più filosofica delle sue opere. Il cristianesimo è da lui presentato sempre più come paradosso. Una serie di articoli accolti con il titolo complessivo di “ il momento” dove attacca vivacemente la chiesa e rompe con essa. La passione di questa polemica logora siren che mure improvvisamente l’11 novembre del 1855. La sinistra hegeliana e Marx rappresentano una reazione alla filosofia di Hegel in nome delle esigenze dell’uomo reale, dell’uomo che ha concreti e quotidiani problemi da risolvere: in primo luogo il problema economico. In Soren c’è anche una reazione allo speculativo Hegel ma in nome dell’uomo singolo che prende coscienza del suo essere precario e contingente difronte a dio e i riscatta con la fede in lui. La religione così duramente criticata dalla sinistra hegeliana, torna qui in primo piano come una dimensione Essenziale dell’uomo. Il pensiero di Kierkegaard non è facilmente afferrabile perchè egli non lo ha mai esposto sistematicamente, anzi ha sempre irriso al sistema come tentativo di chiudere la verità in un esposizione oggettiva. ( questo è contro Hegel). Verità come conformità del pensiero con l’essere, ma si domanda poi con quale essere e di quale pensiero? Non con l’essere empirico, da parte di un pensiero che è già da sempre pensiero in divenire ma nè con l’essere astratto. È la conformità di uno spirito esistente con quel l’essere che sia capace di colmare la sua passione. “ il culmine dell’interiorità in un oggetto esistente è la passione, alla passione corrisponde la verità come paradosso.” La verità soggettiva, o verità come soggettività, è il modo in cui l’ esistente si riferisce all’assoluto. Prendere una decisione è un atto di fede, senza rischio non c’è fede. Ho parlato di assoluto ( die la vanni) ma siren parla sempre di dio, del dio della bibbia. Non aspettiamoci quindi che Kierkegaard ci dica o cerchi di dirci come stanno le cose: ci descriverà sempre il modo in cui l’ esistente singolo vive il suo rapporto con dio. Non è necessario che questo rapporto sia Dede positiva affinché ci sia la verità soggettiva, basta che sia vissuto appassionatamente. Il giudizio sancirà la separazione degli uomini secondo il rapporto d’interiorità che hanno al cristianesimo. Credere contro la ragione è una cosa impossibile. AUT AUT: è il titolo della prima opera pubblicata da Kierkegaard, titolo che già denuncia l’opposizione a Hegel. La filosofia per Hegel è mediazione tra opposti: il suo motto potrebbe Essere et et mentre per siren il motto è aut aut: scelta di uno degli opposti. Con una finzione letteraria Kierkegaard presenta l’opera come l’edizione da parte di victor l’eredità di due manoscritti: A e B. Che dice Kierkegaard sono forse id un medesimo autore e rappresentano due tipi di esistenza: l’estetica e l’etico. L’estetica corrisponde ad un momento che lo stesso Kierkegaard Ha vissuto. Il manoscritto A comprende un commento al don Giovanni di Mozart. Il don Giovanni è u opera classica perchè in esso vi è la piena compenetrazione di forma e contenuto. La forma è la unica che è la perfetta espressione dell’eretico e don Giovanni è la figura che incarna l’eretico e don Giovanni è la figura che incarna l’eretico. Ora un espressione della sensualità non poteva esserci che nel mondo cristiano afferma Kierkegaard. Sembrerà strano, egli riconosce, ma è così. Nel modno pagano la sensualità era inconsapevole. Il cristianesimo oppone la sensualità allo spirito e con ciò ne fa una categoria, un modo di esistenza. Nel cristianesimo la carne è il demoniaco e la musica è l’adeguata espressione di esso. Kierkegaard distingue tre stadi dell’eretico nella musica di Mozart. Il primo è rappresentato dalla figura del paggio nelle nozze di figaro. Il desiderio in questo primo stadio è soltanto un presentimento di se stesso. Il secondo stadio è rappresentato da Papa geno nel flauto magico. Il desiderio si è svegliato ma non si è ancora fissato come desiderio: cerca, svolazza , sfiora senza fermarsi su un oggetto. Il terzo stadio è rappresentato da il don Giovanni: il desiderio è in questo stadio assolutamente vero, trionfante, irresistibile e demoniaco” AlLa figura del seduttore Soren ha dedicato un altro saggio di aut aut: il diario di un seduttore, in forma di lettere fra il seduttore JOannes e la sua vittima, Cordelia. A differenza di don Giovanni il seduttore del diario non rappresenta una forza naturale ma una forza intellettuale: mira a sedurre coi doni dello spirito e gode di provar eil suo dominio sull’anima della fanciulla, di sentirsele il padrone. La prima fase: è una malinconia essenziale cosi profonda che benchè in modo autoptico, si occupa a titolo d’inganno delle sofferenze degli altri… e inoltre inganna con la maschera della gioia, della comprensività, della perversità, ma l’ inganno e la maschera sono ad un tempo la sua forza e la sua impotenza. Al suo vertice è la disperazione. La seconda parte di aut aut contiene gli scritti che il pseudo editore attribuisce a b: l’assessore Guglielmo il quale rivolgendosi ad un giovane amico estetizzante che poi è a, il personaggio della prima parte, esalta il valore del matrimonio. Il matrimonio, dice l’assessore Guglielmo, rappresenta la serietà della vita ma non bisogna credere che questa serietà renda la vita fredda, la privi di bellezza, della poesia, dell’eros: le impone solo quel tanto di disciplina che è necessario per dare valore agli aspetti immediati della vita. Pretendere invece di rimanere nell’ estetico, di cogliere il piacere dell’ira te senza impegnarsi, di lasciare aperte tutte le possibilità, senza attuarne seriamente nessuna, perchè l’ attuarne una vorrebbe dire chiudersi la possibilità di attuarne alte. Significa doversi a un bel momento di fronte al vuoto. L’atteggiamento edonistico non è manifestazione di vitalità ma mancanza di coraggio, del coraggio di impegnarsi, vivere nel tempo e non nell’attimo. L’atteggiamento etico è decisione è scelta. Lo sbocco dell’estetico, ossia dell’edonismo, è la tristezza e la disperazione. La disperazione ala quale porta l’atteggiamento estetico è disperazione di ogni possibilità della vita. Nella seconda parte di aut aut, non si esce nuora dalla disperazione con la fede: si esce con la SCELTA, che non è originariamente scelta fra bene e male ( questa verrà dopo) ma è scelta di scegliere è l’usciere dall’indifferenza. Ora questo scegliere esige un salto, un atto di libertà che la filosofi non sa spiegare. La scelta etica invece ha davanti a se un futuro da decidere. Nelle briciole di filosofia ( nell’’intermezzo) soren dira poi che neppure l passato, per il fatto d essere stato, diventa necessario, perchè quando è accaduto è accaduto liberamente. Il pentimento è l’espressione più alta della concezione etica della vita. ‘Etica pura mi dice ch debbo sempre essere insoddisfatto di me, che non c’è niente nella mia vita che sia interamente buono, ma questa coscienza della mia insufficienza morale, il pentimento mi paralizzerebbe, mi lascerebbe scoraggiato se non credessi nella redenzione, nel potere che dio ha di cancellare il peccato e di ricostruirmi moralmente. La fede è un salto oltre l’etico, il modello è abramo, che acceca di sacrificare il figlio. Alla fede di Abramo è dedicata l’opera timore e tremore. La grandezza di un uomo si misura dalla grandezza di ciò che ama: chi ama dio è più grande di tutti. La fede di cui Abramo ci offre il modello, nel sacrificio di insacco è contro ogni ragione: Abramo crede in forza dell’assurdo. La fede è in certo modo opposta anche all’etica perchè l’etico e universale è ciò che è valido per tutti. La fede invece è la risposta del SINGOLO alla chiamata di dio. Il sacrificio che dio chiede ad Abramo è chiesto a lui come singolo , mentre il sacrificio etico è un sacrificio per l’universale, per il popolo. Uno dei fondamentali scoglio è il peccato. Il peccato non è oggetto di scienza, non appartiene al mondo delle idee, nel quale si muove la filosofia. Cioè: l’etica propone un ideale ma non si cura poi di mettere l’uomo nelle condizione di attuarlo. La realtà è il peccato, il peccato originale. Ma neppure la dogmatica spiega il peccato, essa lo presuppone. Se il peccato non si può spiegare però si può descrivere lo stato d’animo che precede il peccato: l’innocenza. L’innocenza può essere negata soltanto mediante la colpa. L’innocenza è ignoranza. Allora che cos’è il peccato? Il nulla ma quale effetto ha il nulla? Esso genera l’angoscia. Questo è il profondo mistero dell’innocenza: essa nello stesso tempo è angoscia. L’angoscia è un antipatia simpatica e una simpatia antipatica. Un oscillare tra l’attrazione e la repulsione ma forse il passo il più chiaro è il seguente: l’angoscia si può paragonare alla vertigine così l’angoscia è la vertigine della libertà. In questa vertigine la libertà cade.l’angoscia è dunque il senso di potere, la possibilità che da la vertigine. Afferrarsi al finito vuol dire cadere, peccare. Ma non si può spiegare perchè si pecca: si pecca perchè si pecca. Peccare è dare credito al niente: che è l’oggetto dell’angoscia. Il MOMENTO in fondo non è l’atomo del tempo ma l’atomo dell’eternità, è il primo riflesso dell’eternità nel tempo. Il demonico è l non libertà che vuol dire chiudersi in se stessa. Kierkegaard distingue due tipi fondamentali di demoniaco: quello psichici somatico che culmina nell’abbrutimento e il demoniaco pneumatico che è l’indifferenza di fronte ai valori, di fronte alla verità che è l’oggetto. Le dimostrazioni dell’esistenza di dio e dell'immortalità dell’anima non ci danno quella certezza che nasce dall’interiorità. Come l’angoscia può sfociale nel peccato può addirittura sociale nel demoniaco, coì può anche portare alla salvezza, può sfociare nella fede. L’angoscia è la possibilità della libertà- BRICIOLE DI FILOSOFIA è un testo che propone una visione teologica dell’uomo. Come si può insegnare la verità? E cita la soluzione socratica: il maestro non da che sollecitare il discepolo a ricordare una verità già saputa e dimenticata. il maestro umano non è che un maieutica, un ostetrico, solo a dio appartiene il generare. Il discepolo, colui che cerca, deve dunque esser nella non-verità e non solo deve essere nella non verità ma deve anche dare al discepolo le condizioni per comprendere la verità. Nel secondo capitolo soren espone la sua conoscenza da parte del sesto. L’Unità era il maestro divino e il discepolo si realizza mediante un elevazione? La realtà non può realizzarsi Con l’ elevazione, allora si realizzerà con l’abbassamento del maestro. Per poter realizzare l’unità con l’uomo bisogna che dio diventi uguale all’uomo. L’intelligenza la ragione, non può dimostrare l’esistenza di dio. Di fronte al paradosso si possono assumere due atteggiamenti: o accettarlo con un atto di fede o prenderne scandalo e rifiutarlo. Supponiamo ora che si imbocchi la via della fede, è un aiuto per la fede essere contemporanei di Gesù? Cioè averlo visto e conosciuto? Soren dice di no. La contemporaneità immediata può essere solo l’occasione della fede. Di qui prende lo spunto la postilla: si può mai dare un punto di partenza storico per una coscienza eterna? Si può costruire una felicità eterna sopra una conoscenza storica? Questo è il problema di Lessing per sore. Per socrate il problema non c’è perchè l’uomo ha sempre partecipato alla verità eterna. Per Lessing il problema ha una soluzione negativa perchè dal temporale non si può passare all’eterno. Sia socrate che Lessing rifiutano il salto: l’uno perchè crede che l’uomo sia già la dove dovrebbe stare, l’altro perchè ritiene che l’uomo non possa saltare. Ora se si trattasse di dimostrare la verità del cristianesimo come dottrina, Lessing avrebbe ragione. Ma non si tratta di quesot per Sanremo: non si tratta dello zelo sistematico dell’individuo indifferente per arrangiare le verità del cristianesimo ma della preoccupazione dell’individuo che è interessato con passione infinita al suo rapporto Eros una tale dottrina ( il cristianesimo). La polemica contro la speculazione ( contro Hegel) torna ogni momento: è la polemica contro il tentativo di ridurre il cristianesimo a manifestazione storica. Kierkegaard invece afferma che il cristianesimo è quello vissuto nell’interiorità dell’individuo, non è la sua manifestazione storica. C’è nella postilla una rivalutazione dell’etica rispetto ad aut aut l’etica era impegno nel monco, serio impegno, ma sempre nel mondo: nella famiglia, nella società, qui l’etica è l’impegno del singolo di fronte a dio, è un lento che si svolge tutto nell’interiorità che ha valore indipendentemente dai risultati che ottiene. Questo è un punto che soren sottolinea fortemente, contro Hegel. Innanzitutto l’etica è IMPEGNO : non basta immaginare il bene, bisogna volerlo, soren chiarisce la sua tesi con la parabola del buon samaritano. Pensare al risultato e compiacermene è un po’ come ammettere che dio abbia bisogno di noi per realizzare il bene. L’uomo deve sempre riconoscersi un servo inutile ( vangelo di luca) Per la storia l’intenzione non conta nulla: quello che conta è il risultato, pe l’etica quello che conta è l’intenzione. La storia è storia del genere umana o, l’etica è posizione che l’individuo deve assumere in rapporto con dio.esistere religiosamente vuol dire trasformare radicalmente la propria esistenza, rinunciare a conciliare il rapporto con dio e gli interessi temporali, non accettare la mediazione. L’uomo religoso vive nella finitezza ma non ha la sua vita in essa. Il problema di Lessing si risolve dunque solo con un atto di fede: LA FEDE CHE UN UOMO NATO NEL TEMPO è L’INCARNAZIONE DI DIO. IL POSITIVISMO Teoreticamente il positivismo può essere considerato come una reazione ai grandi sistemi idealistici della prima metà del XIX, ma considerato storicamente ha un origine e svolgimento indipendenti. Primato dell’idea nell’idealismo primato dell’osservazione nel positivismo, affermazione che l’uomo è spirito, partecipazione allo spirito assoluto nell’ idealismo, riduzione dell’uomo come un prodotto della natura del positivismo. Affermazione della divinità a illusione puerile nel positivismo. Sarebbe errato tuttavia ritenere che i positivisti avessero affermato quelle tesi nel combattere L’idealismo: hanno ignorato l’idealismo ma si sono ispirati agli enciclopedisti. “Positivo” significa relativo, organico preciso, certo, utile, regale. Solo una conoscenza che resi nell’ambito dell’ esperienza è utile, cioè può migliorare le condizioni degli uomini può vincere la miseria, l’ignoranza, le malattie. Non ha valore il sapere in se, ma solo il sapere che giova al benessere dell’umanità. Non ci sono problemi che sono risolubili con i risultati della scienza. Per gli ideologi francesi il termine ideologia indica lo studio della genesi delle idee da condursi secondo la metodologia analitica perfezionata da condillac. “Gli ideologi mantengono vivo e propagano in modi diversi, lo spirito dell’età illuministica.” Nell’interesse per le scienza e nell’affermazione di uno stretto legame tra ricerca scientifica e filosofica specie per ciò che riguardala scienza dell’uomo. Tutti gli ideologi professano grande ammirazione per Locke e Condillac( come migliore interperte del pensiero lockiano) ma ritengono che si debba andare anche oltre Condillac. P.J.G CABANIS era un medico e va oltre Condillac perchè ritiene che non si possa partire dalla sensazione come primum ma che si debba cercar l’origine delle sensazioni e nella struttura e nel funzionamento dell’organismo umano. L’ antropologia di cabanis è in contrapposizione con quella cartesiana perchè contro il dualismo di anima e corpo propone una concezione unitaria dell’uomo ma (come del resto fanno altri materialisti del 700) trae profitto dalla concezione meccanicistica che Cartesio dava della vita animale per estendere un’analoga spiegazione anche della coscienza umana. CABANIS sopprime la res cogitano come realtà indipendente dal corpo,non ritiene che la fisiologia si spieghi solo con processi meccanici. La fisiologia di cabanis è vitalissima e federativa ma il principio vitale non è una forza estranea alla materia: è lo stesso risultato dell’organizzarsi della materia: la vita si esprime nel sentire. Per Destutt de Tracy andare oltre Condillac significa specialmente approfondire la gnoseologia se insisti a. È de Tracy che crea il termine ideologia. Il problema dell’uomo, la scienza dell’uomo è al centro della filosofia degli ideologi. Destrutturato de Tracy accetta senza riserve la spiegazione materialistica di cabanis: “la sensibilità umana non è, come diceva condillac, una proprietà immateriale dell’anima ma è invece una facoltà”. La spiegazione ultima della conoscenza è data dalla fisiologia che è la scienza prima e l’introduzione a tutte le altre. A differenza del medico cabanis, de Tracy studia il prodotto dell’attività fisiologica e gli elementi primi di questo prodotto sono le idee. Nell’ordine dell’essere la scienza prima è la fisiologia, poiché le funzioni dell’organismo sono la causa del pensiero. La logica è una parte dell’ideologia. Un’altra obiezione a condillac è quella di aver considerato come scienza tipo solo la matematica e di non aver considerato i procedimenti delle scienze sperimentali. Un altro problema lasciato n eredità dal presupposto ( comune a quasi tutti da cartesio a Kant) che l’oggetto immediato della conoscenza siano le idee, da condillac ridotte a sensazioni E non le cose, era quello di come si arrivi a conoscere l’esistenza di corpi esterni al nostro. Tracy fa appello alla capacità di muoversi. Ora, nel compiere il movimento percepiremo una ens azione composta dalla sensazione di movimento e da quella di resistenza al movimento. Una sensazione duplice. AUGUST COMTE (1798-1857) formazione matematica, nel 1817 perde la speranza d poter avere una cattedra di geometria negli USA, fu presentato a Saint Simon che fece collaborare nei suoi periodici senza parò che potesse firmare con il suo nome. Quando ruppe i rapporto con saint simon decise id dare inizio ad un corso di filosofi positiva in casa sua. Evidentemente godeva già di una fama notevole poichè ebbe degli uditori eccezionali tipo con Humboldt. La fatica nella preparazione del corso gli procurò una grave crisi nervosa, addirittura un accesso di pazzia dal quale tuttavia guarì e riprese il suo corso di filosofia positiva. Clotilde de faux della quale si innamorò,Clotilde morì e Comte si fisso ancora di più sul suo compito da filosofo e deificò Clotilde. O piuttosto: Clotilde è l’immagine della divinità e la divinità è l’umanità. Comte è il pontefice massimo di questa nuova divinità. Che dio fosse l’essenza dell’uomo alienata dall’uomo stesso lo aveva detto anche Feuerbach, ma questi non aveva cercato di ricostruire, scimmiottando il cattolicesimo, una nuova religione ed un nuovo culto, come fece Comte, con un calendario di feste dei santi( che sono i poeti gli scienziati). Eppure quest’uomo pieno di squilibri ha avuto un influsso notevole sulle pensiero ottocentesco. Comte incisiva il courts de philosophies positive enunciando la famosa legge dei tra stadi. Per spiegare il carattere della filosofia positiva dice Comte è indispensabile dare uno sguardo al cammino progressivo dello spirito umano. Ora, nel cammino dello spirito umano ogni ramo delle conoscenze passa pr stadi: teleologico o fantastico, metafisico astratto o positivo. Nello stadio teologico lo spirito umano umano, rivolgendo essenzialmente la ricerca verso l’intima natura degli enti, le cause prime e finali degli effetti che lo colpiscono… si rappresenta i fenomeni come prodotti dell’azione rigetta e continua di agenti soprannaturale i più o meno numerosi. Nello stadio metafisico che è una modificazione generale del primo, solo che gli agenti soprannaturali sono sostituiti da forze astratte. Nello stadio positivo, lo spririto umano riconoscendo l’impossibilità di ottenere conoscenze assolute rinuncia a domandarsi quale sia l’origine e il destino dell’universo e quali sia non le cause intime dei fenomeni per cercare di scoprire con l’uso Bon combinato del ragionamento e dell’osservazione , le loro leggi ed derive cioè le loro relazioni invariabili di successione e somiglianza. L’ultimo paso del ristampa teologico è il passaggio dal politeismo al monoteismo, Comte ne attribuisce il merito a socrate. Il progresso della conoscenza individuale segue le medesime tappe del progresso dell’umanità: l’infanzia è lo stadio teologico, la giovinezza è quello metafisico e la maturità è lo stadio positivo. Non c’è conoscenza umana senza una teoria che connetta i fatti osservati. Non è concepibile un salto dalla spiegazione teologica alla spiegazione positiva: il Progresso è sempre graduale. E non è stato ugualmente rapido per tutte le scienze: quelle che avevano un oggetto più empia e hanno progredito più rapidamente. Oltre allo scopo speciale i costruire una nuova scienza, il corso ha lo scopo generale di costruire una filosofia positiva. Ci si può domandare se resti ancora un posto per la filosofia nella concezione comtiana. Lui risponde di si: la filosofia non è l’insieme di tutte le scienze le quali più progrediscono più esigono specializzazione ma è lo studio delle generalità scientifiche. È una metodologia della scienza, una logica delle scienze che oggi si direbbe epistemologia. La filosofia positiva Di Comte è in fondo quello he intendeva essere l’ideologia degli ideologi francesi con la differenza che per loro ideologia si riconduceva a psicologia e in ultim analisi alla fisiologia mentre per Comte La riduzione non è cosi immediata. Il loro studio( cioè la filosofia positiva) non può consistere se non nella determinazione delle condizioni organiche dalle quali esse dipendono e così tale studio è parte essenziale dell’anatomia e della fisiolofia. Vi sarebbe dunque un duplice punto di vist per studiare la filosofia positiva: quello dinamico che studia i procedimenti dello spirito umano cosi come si riflettono nelle scienze e quello statico che studia la Radice di questi procedimenti nella struttura anatomia e fisiologica dell’uomo. Comte nega risolutamente eh e is possa fare una psicologia con l’ introspezione. Lo spirito umano può osservare tutti i fenomeni fuorché i suoi. Da chi infatti sarebbe compiuta l’osservazione??l’organo che osserva e l’organo osservato dovrebbero essere identici, come sarebbe possibile l’osservazione?non si possono osservare gli organi necessari per osservare. La psicologia introspettiva è un residuo della vecchia teologia e non è affatto scienza. I risultati della filosofia positiva Dalla metodologia delle scienze si potranno ricavare le leggi seguite dalle nostre funzioni intellettuali e una volta conosciute queste leggi si potrà poi applicarle alla ricerca della verità. E questo è il primo risultato della Filo positiva. Il secondo è quello di mostrare l’unità del sapere. Il terzo è quello di contribuire ai progressi delle singole scienze. Quarto di offrire un’unica base solida alla riorganizzazione sociale. Nella seconda lezione Comte stabilisce l’ordine logico delle scienze: astronomia, fisica, chimica, fisiologia e fisica sociale. Prima però di stabilire questo ordine afferma energicamente il valore della scienza per se stessa, si badi: non esclude la finalità pratica di tutte le scienze, se si badasse solo all’utilità immediata di una conoscenza si correrebbe il rischio di perdere moltissimi vantaggi pratici che possono venire dopo secoli. Prima logicamente le scienze che hanno un oggetto piu semplice, poi via via le scienze con oggetti piu complessi. Gli oggetti piu semplici sono anche i piu generali, quindi si capisce che le scienze che hanno un ogggetto più semplice forniscano i principi generali delle altre scienze. Seguendo questo criterio non si capisce perché l’astronomia venga prima della fisica ma comete pur ammettendo che almeno certe parti della fisica ( tipo l’ottica) sono necessarie all’astronomia dice che i fenomeni astronomici sono i piu generali perchè le loro leggi influiscono su quelle di tutti gli altri fenomeni e indica la gravitazione universale. Nella sua classificazione com te ha enumerato 5 scienze: astronomia, fisica, chimica,fisiologia, sociologia, ma il primo volume del suo corso è tutto dedicato alla matematica. La matematica è da Cartesio a newton in qua la vera base fondamentale di tutta la filosofia naturale ossia di tutte le scienze. Quella che Comte considera la parte piu originale della sua filosofia è la fisica sociale o sociologia. Le teorie sociali non sono ancora uscite dallo stadio teologico metafisico. La situazione sociale è caratterizzata d a uno stato di anarchia, dovuto al fatto che si è abbattuto l’ordinamento sociale fondato sulla filosofia teologica e non si è ancora costituito un ordinamento fondato sulla filosofia positiva. Un ordinamento sociale moderno deve garantire due condizioni: ordine e progresso. La filosofia teologica garantisce l’ordine ma impediscE il progresso, da luogo a una politica reazionaria, a regimi autoritari feudali. La demolizione dell’antico sistema politico cattolico e feudale è cominciato con la riforma protestante e si compie con la rivoluzione francese. Dal sistema teologico si doveva passar al sistema metafisico, he Comte identifica come quello ispirato alla rivoluzione francese. Questa metafisica rivoluzionaria presenta il governo come nemico per sua natura della società. Fra i dogmi che Comte ritiene incompatibile con l’esistenza di una società civile c’è quello dell’illimitato lbertò di coscienza che porta con se la libertà di stampa, di insegnamento etc. quando i principi della filosofia positiva saranno stabiliti r reggeranno la società, la libertà sarà limitata. Non c’è infatti libertà in fisica, chimica , nelle scienze insomma. Quando la società sarà riorganizzata su basi scientifiche non ci sraà più bisogno di discutere se non su modi particolari di applicazione di quei principi. Come infatti di potrebbe organizzare una società solo discutendo senza mai decidersi? La tolleranza sistematica anon può esistere s non per le opinioni ritenute indifferenti. Altro dogma col quale non si può governare è quello dell’ uguaglianza. Anche questa era necessaria per abolire òe cassi dell’antico regime ma alla nuova società si richiede una nuova classificazione sociale. Non tutti saranno adatti ad esserci tare una funzione specifica. L’euguaglianza è veramente un principio universale se significa riconoscimento della dignitò dell’uomo indipendentemente dalle funzioni che esso esercita nella societ, se vuol dire diritto fondamentale necessariamente comune a tutti, del libero sviluppo dell’attività personale. Ma diventa dogma inconciliabile con una buona organizzazione sociale se vuol dire attribuzione di qualsiasi funzione a qualsiasi individuo. Analoghe considerazioni fa Comte A proposito della sovranità popolare. Comnte riconosce che la filosofia rivoluzionaria ha una indispensabile influenza nell’obbligare oggi le concezioni sociali a prendere un carattere veramente progressivo. Potremmo riassumere credo, il pensiero di monte dicendo che i rivoluzionari stanano bene all’opposizione ma non al governo prk li diventano reazionari. Accano alla concezione reazionaria e rivoluzionaria opposte fra loro, Comte dice che c’è un opzione stazionaria: quella dei fautori della monarchia parlamentare. La politica reazionaria tende direttamente malgrado le sue vane pretese morali a sviluppare le Disposizioni al servilismo e all’ipocrisia. La politica rivoluzionaria tende a sviluppare i sentimenti di primo e di invidia contro ogni superiorità sociale ( al tempo di Comte ma un po’ sempre). Per com te il guaio è che la politica è n mano agli avvocati e ai letterati mente dovrebbe essere retta da precise teorie scientifiche. Ciò che distingue uno studio dei fenomeni sociali dalle considerazioni teologiche sulla politic aè la considerazione dei fenomeni sociali come naturali, quindi modificabili si ma limitatamente non indefinitamente e arbitrariamente. Nello studio dei fenomeni sociali bisogna distinguere l’aspetto statico da quello dinamico: il primo è lo studio delle condizioni di esistenza della società e corrisponde all’ordine, il secondo è lo studio delle leggi dello sviluppo della società e corrisponde all’ordine, il secondo è lo studio delle leggi dello sviluppo della società e corrisponde al progresso. Non c’è un bene e un male politico assoluto, perchè una costituzione adatta a determinate costruzioni sociali non lo è per diverse condizioni. Lo studio va condotto con i tre modi di: OSSERVAZIONE, ESPERIMENTO, METODO COMPARATIVO. Quanto all’osservazione Comte ribadisce che essa va inquadrata in una teoria ma per teoria intende quella dei tre stadi. L’esperimento non si può fare direttamente nei fenomeni sociali perché non si possono modificare artificiali mente le società. Il metodo comparativo nello studio dei fenomeni sociali consiste sia nel rilevare le analogie e le differenze tra la società umana e società degli animali. Le condizioni di esistenza comuni a tutte le società sono in tutti i tempi la socievolezza naturale dell’uomo. Società originaria e. Primordiale è la famiglia. Essa si fonda sulla subordinazione dei sessi e sulla subordinazione dei figli ai genitori. Il sesso femminile è una specie di continuo stato d’infanzia. BO OK… SE LO DICI TU. Il motivo che ha condotto primitivamente le famiglie ad associarsi è stata la guerra, sia di aggressione che di difesa. Il regime militare porta con se la schiavitù. Nell’antichità la schiavitù è stata necessaria per organizzare stabilmente la società e per consistere al lavoro la maggior parte dell’umanità. Quella che ispira un giusto orrore è la schiavitù moderna, quella delle colonie che è per sua natura una mostruosità politica e la schiavitù organizzata dell’operaio al capitalista. Nello stadio ecologico ( in cui Comte distinguerò tre momenti: feticismo, politeismo e monoteismo) dominano due poteri quello dei sacerdoti e ugello dei militari. Poteri rivali tre loro ma complementari e necessari per la società in quello stadio. Allo stadio metafisico corrisponde la politica rivoluzionaria che Comte considera nel suo duplice aspetto: negazione delle istituzioni precedenti e preparazione di nuove istituzioni. La negazione comincia come abbiamo già sentito con la riforma protestante. Del cattolicesimo Comte apprezza certe applicazioni sociali e ritiene aberrazioni la loro soppressione. Una di queste aberrazioni è l negazione della distinzione dei due poteri, spirituale e politico, Con l’attribuzione nei paesi protestanti del supremo potere religioso al re. Altre aberrazioni sono l’ammissione del divorzio, l’ammissione che le donne possono regnare. Elementi positivi sono l’ascesa Della borghesia, lo sviluppo della tecnica e il sorgere della nuova scienza cinghè la rivoluzione francese enon abbatte radicalmente l’organizzazione cattolico feudale della società. Questa sociologia è in fondo una filosofia della storia: vuole anche indicare i caratteri della nuova società organizzata dalla filosofia positiva. Il potere spirituale che è poi il potere di educare non dev essere affidato ai politici ma ai filosofi. L’educazione morale fondata sulla nuova filosofia fdovrà insegnare agli uomini quali sono i loro doveri a non quali sono i loro diritti. Proclama il CULTO DELL’UMANITà che non è fatto solo di solidarietà tra gli uni ma di una specie di liturgia che imita curiosamente quella cattolica sostituendole però un significato completamente diverso e svuotandola di ogni senso religioso. JOHN STUART MILL ( 1803- 1873) Seguace della filosofia di Bentham, MILL ebbe un educazione intellettuale precocissima sotto la guida del padre. Si dedicò all’attività politica e progettò di fondare un terzo partito liberale radicale più a sinistra dei whigs ma revisionista. Come spesso succede non riuscì ad avere l’appoggio ne dei radicali ne dei progressisti. Ritenne necessario per fondare una dottrina etica e politica partire dalla logica e nel 1843 dopo un elaborazione decennale pubblicò il sistema di logica. Il padre di mill, James, era un seguace entusiasta di Bentham il quale era fortemente impegnato a promuovere riforme sociali per migliorare le condizioni delle classi povere. Bentham ritiene che l’unico scopo della vita umana sia il piacere, dunque unico movente dell’attività umana la ricerca del piacere. Come già per epicuro, questa tesi non porta affatto a promuovere una ricerca del piacere immediato anzi raccomanda una condotta piuttosto austera, la differenza fondamentale rispetto all’ epicureismo, che vedeva il fine vita nella felicità dell’individuo è la preoccupazione sociale. Il fatto di tendere alla felicitò del maggior numero possibile di persone impone notevoli limiti alla ricerca del piacere individuale. Bentham sottolineava esplicitamente la funzione negativa di qualsiasi religione e le dannose conseguenze di questa per l’acquisizione della felicità terrena. Ma il difetto più grave della religione è ammettere una fonte di conoscenza diversa dall’esperienza. Per mill la logica è la scienza del corretto inferire, la distingue dalla psicologia: la logica non deve occuparsi delle operazioni dell’inteletto in quanto fenomeni della mene ma deve analizzar il processo di inferenza. La tesi fondamentale di JS mill è “ ogni inferenza è da particolari a particolari” e il cerca di dimostrare quando parla del sillogismo sia quando parla dell’ induzione. L sillogismo la premessa maggiore è una proposizione universale. L’altra premessa pone un individuo o un’altra classe più ristretta nella classe che è soggetto della maggiore. Ne consegue che l’ attributo dell’intera classe si può affermare nell’oggetto incluso nella classe. Questa massima, obietta mill, appare conveniente ad un sistema di metafisica, una colpa generalmente accettato ma che negli ultimi due secoli si è considerato definitivamente abbandonato. Qual è allora il principio fondamentale del sillogismo? È un principio simile agli assiomi della matematica che si sdoppia cosi: per il sillogismo afferma TiVo “ le cose coesistenti con la stessa cosa coesistono fra loro”. E per sillogismo negativo “ una cosa coesistente con l’altra, con la quale non coesiste una testa, non è coesistente con la terza. Hanno ragione gli avversari del sillogismo quando dicono che la conclusione di un sillogismo è già presupposta nella maggiore. La proposizione “ tutti gli uomini sono mortali” non è che il riassunto, la formula abbreviata delle nostre osservazioni. L’inferenza è dunque sempre inferenza dal particolare al particolare. JS Mill non è rigorosamente nominalista ma quando critica il sillogismo, esso accentua la componente nominalistica del suo pensiero. Mill conosce molte teorie che distinguono specificamente le proposizioni matematiche dalle generalizzazioni di esperienza: l prime sono verità necessarie, le seconde sono generalizzazioni di fatti, ma muove a questa teoria la seguente obiezione: per affermare la necessità delle proposizioni matematiche è necessario supporre che esse si riferiscano ad enti puramente immaginari. Ossia le proposizioni della geometria sarebbero verità necessarie se gli enti geometrici fossero costituiti da noi , dal nostro pensiero, ora. Obbietta mill, gli enti geometrici non sono Eni immaginari poiché hanno relazioni con i fatti si riferiscono a qualcosa che ha un esistenza reale. Tuttavia non esistono enti geometrici: non esistono punti senza grandezza. E non solo non esistono ma non possono neppure essere concepiti. È allora come mai ne parliamo? Come mai ostruiamo proposizioni su oggetti che non esistono e non possiamo “concepire”? Mill risponde: possiamo ragionare su una linea come se non avesse larghezza, perchè abbiamo una facoltà che è il fondamento di tutto il dominio che possano esercitare sulle operazioni della nostra mente.la facoltà quando una percezione è presente a nostri sensi o un concetto ai nostri intelletti, di porre attento e ad una parte soltanto di quella percezione o di quel concetto invece che al tutto. Nè nella natura nella mente umana esistono oggetti esattamente corrispondenti alle definizioni della geometria non rimane altro che considerare la geometria come una scienza che si occupa di quelle linee, di quegli angoli e di quelle figure che realmente esistono. Il rigore delle proposizioni matematiche e la loro peculiare esattezza ci dice mill che sono fittizi. La conclusione di mill è che gli assiomi della geometria sono verità sperimentali generalizzazione dell’osservazione. Quindi la forma fondamentale di inferenza è quella che parte da particolari osservati: l’ induzione. L’iduzone è quell’operazione della mente con cui inferiamo che ciò che sappiamo vero in uno o più casi singoli sarà vero in tutti i casi rassomiglianti ai primi per certi determinanti aspetti. È il processo quello con cui concludiamo ce quello che è vero di certi individui è vero dell’intera classe. Causa per mill significa solo antecedente. È una legge che ogni evento dipenda da qualche legge. La legge di causalità è anch’essa conosciuta per induzione. J. Stuart mill nel capitolo ottavo ha determinato i metodi dell’ induzione: metodo di concordanza, di differenza, delle variazioni concomitanti, dei residui. I primi tre non sono che la tabula presentire, tabula absentiae e tabula gradum di Bacone il quarto dice: sottraendo da un dato fenomeno tutte le parti che in virtù di induzioni precedenti si possono attribuire a cause note, il resto sarà effetto degli antecedenti trascurati o il cui effetto sia ancora una quantità ignota. Il metodo dell’ enumerazione semplice diventa tanto piu valido quanto piu si estende la sfera dei fatti osservati. Le proposizioni universali sono il riassunto di constatazioni di fatto. I fenomeni più complessi, però non basta l’induzione diretta: bisogna completarla con quello che che Mill chiama metodo deduttivo. Per esempio, se il fenomeno da studiare è un fenomeno sociale, bisognerà cercare di conoscere le leggi dei fatti mentali che entrano a costituire il fenomeno poi di altri fatti che Mill però non esemplifica. Nel secondo momento si fa un’ipotesi sulla combinazione alla quale devono dare origine le diverse leggi scoperte con l’induzione. Il terzo momento è la verifica: facciamo intervenire quella combinazione di cause e vediamo se il fenomeno si avvera. ora nel campo morale l’applicazione del metodo deduttivo non è facile e ciò spiega come mai le conoscenze morali non siano ancora giunte ad uno stadio scientifico. L’intento di esporre una logica delle scienze morali non si giustifica se non si presuppone che anche per i fatti morali valga quella legge di causalità che è il fondamento dell’induzione. Domanda preliminare: le azioni umane sono sottomesse a leggi inviolabili? Necessità o libertà? Mill risponde: considero vera la prima di queste opinioni. Mi dice dati i motivi, il carattere e la disposizione dell’individuo, il suo modo di agire potrà essere preveduto con certezza. Questa piena sicurezza non contrasta con quello che si dice il nostro sentimento di libertà. Sappiamo di non essere costretti, se desiderassimo provare di avere il potere di resistere al motivo, potremmo farlo. Possiamo modificare il nostro carattere e se ci sentiamo scoraggiati all’idea di non poterlo modificare vuol dire che abbiamo il desiderio di modificarlo. Si può riassumere così la teoria oscillante di Mill sulla libertà dicendo che le nostre volizioni dipendono da quello che noi siamo, quello che noi siamo è il frutto non solo dei motivi e delle cose esterne a noi, ma anche di quello che vogliamo essere. La persuasione generale che comanda la sociologia di Mill è che le leggi sociali sono la risultante della natura umana individuale. La via per scoprire le leggi die fenomeni sociali non può essere ne il metodo chimico sperimentale ne il metodo geometrico o astratto. Poichè non si possono fare esperimenti nella storia dei popoli, resta solo come base quello che la storia ci offre come dato.or il dato storico è troppo complesso perché noi non possiamo rintracciarvi le cause dei fenomeni sociali. Il prosegue poi facendo vedere che non sono applicabili neppure gli altri metodi induttivi alla storia. Il metodo geometrico è quello che parte da un unico principio per dedurre la scienza dei fatti sociali.esempi di questo metodo sono le teorie di Hobbes, di Bentham, di Rousseau. È Dice mill, un metodo errato perché non tiene conto della complessità dell’uomo. Comte suggerisce un cammino inverso: prima generalizzazioni a partire dalla storia, verificate con una deduzione delle leggi sulla natura umana. Mill dice sebbene in quest’opinione si contenga una verità non posso fare a meno di pensare che essa sia enunciata in un modo troppo illimitato. L’idea di affrontare tali difficoltà mediante la discussione della filosofia di Hamilton sorge in Mill dalla sua concezione della filosofia inglese a lui contemporanea come divisa in due grandi correnti che noi diremmo metafisica ed empiristica, ma che Mill chiama assoluta e relativistica in quanto la prima ritiene che l’uomo possa conoscere la realtà assoluta, mentre la seconda ritiene che l’oggetto della conoscenza sia solo relativo all’intelligenza umana, sia fenomenico. nell’ambito però della teoria relativistica si distinguono ulteriormente due correnti: una ritiene che oltre al fenomeno vi sia un noumeno , inconoscibile da noi ma reale, l’altra propriamente empiristica, secondo la quale i poteri e i confini della conoscenza umana sono relativi ai fenomeni, ma al di là dei fenomeni non viene postulata affatto un’altra realtà fatta di noumeni inconoscibile per l’uomo. Ora, secondo Mill, la filosofia di Hamilton parte da una tesi relativistica sulla conoscenza, ma poi si contraddice e sfocia in una teoria assolutistica. Si contraddice perché, accanto alla conoscenza rappresentativa, che attesta solo l’esistenza delle nostre modificazioni ammette anche una conoscenza rappresentativa. Conoscenza rappresentativa è quella delle qualità primarie. come nel problema degli universali Mill era finalista a metà, così anche nella teoria della conoscenza è soggettista a metà, poiché ammette che l’oggetto, cioè la materia, non si risolva semplicemente nelle sensazioni ma sia una possibilità permanente di sensazioni, e che il soggetto che è la mente sia una possibilità permanente di sentimenti. Scritto etico politici: sua preoccupazione fondamentale è quella di conciliare la giustizia sociale con la libertà individuale. La medesima preoccupazione si trova nello scritto sulla libertà.non basta che la libertà sia protetta dal dispotismo del governo, bisogna anche che sia protetta contro la tirannia dell’opinione e del sentimento prevalenti. Dittatura della maggioranza? Mill teorizza un tipo di governo in cui siano salvati i diritti delle minoranze, seppure con strumenti che lasciano perplessi, per esempio un suffragio universale graduato in cui coloro che hanno una superiorità mentale dovrebbero avere un voto doppio. A prima vista la tesi di Mill può sembrare la stessa di Bentham: fondamento della morale e l’utilità o il principio della massima felicità sostiene che le azioni sono giuste nella misura in cui tendono a promuovere la felicità. Ma poi viene subito una tesi che modifica profondamente quella di Bentham: è la tesi della differenza qualitativa oltre che quantitativa fra i piaceri. Per sapere quali sono i piaceri superiori non c’è che affidarsi al giudizio di chi li ha provati e prendere nota di quali sono preferiti da tutti o da quasi tutti l’introduzione del criterio della differenza qualitativa fra i piaceri attesta tuttavia la difficoltà di tener fermo il principio utilitaristico come fondamento della morale. Furono pubblicati postumi tre saggi sulla religione. Il primo critica la tesi secondo la quale l’uomo dovrebbe seguire la natura, se per natura si intende ciò che è inferiore all’intelligenza umana. il secondo sostiene che semmai si può parlare di Dio non lo si può concepire come creatore, dotato di una potenza infinita, ma come un’intelligenza limitata.il terzo parla dell’idea di Dio infinitamente intelligente e potente che è utile agli uomini per la loro elevazione morale. HERBERT SPENCER ( 1820-1903) Studio sotto la guida del padre e lavorò come tecnico delle ferrovie. L’origine della specie di Darwin fu pubblicata nel 1859 quindi la concezione evoluzionistica spencer non la desume da Darwin, ma prima di darwin c’erano state molte altre ipotesi sull’evoluzione, ipotesi che spencer conosceva, in particolare aveva studiato le teorie del fisiologo con Baer: nel suo sistema però la teoria evoluzionistica diventa filosofica, dunque una spiegazione di tutto il reale. Non c’è opposizione fra religione e scienza, purché della religione si ritenga l’elemento comune implicito in tutte le religioni: il mondo è un mistero che esige una spiegazione. D’altra parte la scienza lascia molti problemi insoluti e insolubili. Lo scienziato sa più di ogni altro che nulla può essere conosciuto nella sua intima essenza. La nostra conoscenza è sempre relativa.ora anche la religione dice sia pure in modi diversi, che tutte le cose sono manifestazioni di una realtà Che supera la nostra conoscenza.la scienza ha avuto e dal compito di purificare la religione dalle forme grossolane nelle quali essa ha proclamato questa verità. Se non possiamo conoscere l’essenza profonda della realtà, qual è l’oggetto della nostra conoscenza? In che senso lo conosciamo? Qual è il grado più alto di conoscenza che possiamo averne? L’indicare la differenza tra filosofia e scienza. La filosofia è la conoscenza più generale. La filosofia è la fusione delle conoscenze scientifiche.l’esperienza è sapere non unificato, la scienza è sapere parzialmente unificato, la filosofia è sapere completamente unificato. Le manifestazioni dell’inconoscibile si dividono in due classi: impressioni e idee, le prime forti, le altre deboli. Le manifestazioni vivaci, o impressioni, costituiscono l’oggetto, quelle deboli il soggetto. Adoperando i termini di io e non io indichiamo con il primo la forza che si manifesta nelle forme deboli, col secondo la forza che si manifesta nelle forme vive. Le emozioni? Sono un’eccezione che conferma la regola, dice Spencer: appartengono all’ordine delle manifestazioni deboli, sebbene siano vive Ogni cosa e dunque impressioni idea o piuttosto complesso di impressioni o di idee. Ideale è ciò che persiste nella conoscenza. La realtà non è altro che la persistenza nella coscienza.la materia è uno spazio che oppone resistenza.il movimento risulta dalla combinazione di tempo, spazio e di materia. La materia è indistruttibile: l’ Indistruttibilità della materia è una verità a priori. Badiamo però a cosa vuol dire a priori per Spencer vuol dire che l’esperienza alla quale non si oppone mai un’esperienza contraria. Questi sono elementi costitutivi della filosofia. I fenomeni che conosciamo non cominciano ad esistere nel momento in cui li conosciamo, cosa sono stati prima e cosa saranno dopo? La conoscenza non è soddisfatta finché non ha riunito la storia passata presente futura di ciò che appare. l’universo va verso il meglio, così anche l’uomo, la società umana. Non occorre quindi intervenire per migliorarla, perché essa migliora da sé, e d’altra parte interventi che vogliono anticipare l’evoluzione rischiano di peggiorare anziché migliorare le cose: in questo Spencer è assai lontano non solo da Comte ma anche da mill. L’etica è la dottrina della condotta umana individuale. Ora una condotta è buona quando raggiunge lo scopo morale e lo scopo dell’attività umana è il piacere. Spencer non accetta la tesi utilitaristica, poiché distingue mezzi e fini della condotta. Il fine è l’affermazione della vita, affermazione che porta con se il piacere, i mezzi per conservare la vita integra possono essere anche faticosi ma debbono essere adoperati se si vuol raggiungere il fine. LA CRITICA DELLA SCIENZA IN FRANCIA E HENRI BERGSON Il positivismo era stato anche la eco dei grandi risultati conseguiti dalle scienze, ma aveva talora presentato la conoscenza scientifica come assoluta e incontrovertibile, la critica a questa visione del sapere scientifico venne oltre che da filosofi anche da scienziati che proprio nella elaborazione della loro scienza si rendevano conto dei suoi caratteri e dei suoi limiti. HENRI POINCARÉ ( 1854-1912) Le proposizioni che non sono ipotesi sono convenzioni, decreti, i decreti più comodi per esprimere quello che sappiamo della natura. La grandezza matematica non è un dato ma uno schema che imponiamo ai dari, schema che abbiamo fatto su misura. Gli assiomi della geometria non sono imposti dalla logica, tanto è vero che ci sono diverse geometrie, sono convenzioni, non tuttavia convenzioni arbitrarie ma convenzioni che si prestano ad esprimere i rapporti fra le cose. L’esperienza ha quindi una funzione indispensabile nella genesi della geometria, ma sarebbe un errore concludere che la geometria sia una scienza sperimentale. Poincarè osservo che le proposizioni scientifiche sono si regole di azione ma sono regole che riescono quindi hanno un certo fondamento nella realtà. PIERRE DUHEM ( 1861-1916) Un grande storico della scienza. Non solo storico ma anche fisico ed epistemologo ed espose la sua epistemologia. Le teorie fisiche non si possono far dipendere da una metafisica, non sono spiegazioni di realtà corporea: se cosi fosse ci sarebbero tante teorie fisiche quante metafisiche invece non è così. Una teoria fisicità non è una spiegazione. È un sistema di proposizione i matematiche, dedotte da un passo lo numero di principi che hanno lo scopo di rappresentare quanto piu semplicemente, completamente ed esattamente ed è possibile, un insieme di leggi sperimentali. Un principio di fisica non può ne confermare ne contraddire una tesi metafisica perchè non si pronuncia sulla realtà a su certi segni matematici privi di ogni esistenza oggettiva. Una teoria fisica non è tuttavia solo la creazione di un linguaggio comodo. Le leggi nascono dall’osservazione precisa di un gruppo di fenomeni e ne danno una interpretazione. Il progresso della fisica è determinato dall’esperienza che fa scoppiare disaccordi fra le leggi e i fatti. Sui limiti della conoscenza scientifica richiamarono la loro attenzione per Vie diverse altri pensatori. Emile bourtroux afferma che le leggi naturali sono contingenti ossia che la necessità espressa dale leggi naturali è solo una necessità ipotetica. Jules lachelier rileva che l’induzione, procedimento tipico della scienza, suppone non solo uniformità nella natura ma anche finalità. Emile Meyerson afferma che la scienza mira non solo a descrivere ma A spiegare i fenomeni e nelle sue spiegazioni presuppone che l mondo corporeo esista realmente e applica il principio di causalità. HENRI BERGSON (1859-1941) Nato a Parigi, lì ebbe la sua formazione filosofica. Ebreo di origine si avvicinò sempre di piu al cristianesimo ma quando i nazisti occuparono Parigi ed esonerarono lui, famoso e malato, dal presentarsi alla schedatura degli ebrei, volle recarsi di persona e non chiese il battesimo per poter essere dalla parte dei perseguitati. La filosofia di Bergson si impernia su due tesi fondamentali : la realtà è durata e l’organo per coglierla è l’intuizione. Egli procede per enunciazione di fatti concreti. I capisaldi della sua filosofia si trovano nel saggio sui dati immediati della coscienza. E dalla prefazione deduciamo che il pensiero concettuale nasce da necessità pratiche: per manipolare il reale bisogna dividerlo, spezzarlo, cosi nasce il concetto di cose distinte l’una dall’altra, divise nello spazio. La metafisica tradizionale, quella che Bergson riconosce come metafisica naturale dell’intelligenza umana, concepisce il reale come costituito di cose, di sostanze, ma questa concezione è il frutto di una proiezione di nostri punti di vista sul reale, punti di vita che riflettono esigenze della vita pratica e della vita sociale, ma non ci fanno cogliere la realtà in se stessa. La conoscenza che abbiamo di noi come soggetti fi veri e rappresentazioni, di vari sentimenti è già una conoscenza mediata. La vera immediate coscienze anche l’io ha di se è quella della durata. Durata infatti vuol dire memoria del passato e anticipazione del futuro. Fuori dalla coscienza passato e futuro non esistono. Il tempo misurabile nasce da una contaminazione da la durata vissuta e lo spazio. Alla nozione di durata come caratteristica della coscienza si connette l’affermazione di libertà. Per prevedere come si comporterà un nostro amico in una determinata situazione significa dare un giudicio sul suo carattere presente, quindi in definitiva asul suo passato ( mill?) in matiere et memorie Bergson affronta il tema dei rapporti fr anima e corpo. Spirito e corpo non sono due cose: il corpo è lo strumento per aire sulle cose, per l0attività pratica. Senza la capacitò di ricordare come capacità contemplativa non ci sarebbe neppure la possibilità di azione, senza lo spirito non ci sarebbe neppure il corpo. L’universo così come lo vede Bergson non è spaccato in due, pensiero ed estensione, come l’universo cartesiano, è fondamentalmente unitario, la pura estensione è frutto di un astrazione dello spirito umano, per poter afire, è sempre impegnato in qualche modo nella corporeità. Le teorie sull’evoluzione sono, ed erano allora, di due tipi: meccanicistico e finalistico. Il primo tipo rappresentato esemplarmente da Darwin concepisce l’evoluzione dele specie come dovuta a fatti causali: nella lotta per la vita un mutamento casuale avuto in un individuo piò avvantaggiarlo rispetto ad altri e farlo sopravvivere. La trasformazione delle specie non risponde quindi a nessun ordine prestabilito. Nelle teorie del secondo III l’evoluzione segue invece un ordine, un piano prestabilito dall’esterno. ( non ci sarebbe “”””mobilità evolutiva”””) pur ammettendo che la sua teoria è piu vicina al finalismo che al meccanicismo. Bergson rifiuta anche quello e per motivi suggeriti dall’esperienza, e sopra tutto, perché esso implicherebbe una concezione statica della realtà: il piano sarebbe quello e non altro. Caratteristica dell’uomo èL’intelligenza , ossia la funzione attrattiva e Concettualizzatrice che serve all’azione. Le due fonti della morale e della religione. Secondo il positivismo. L’unica fonte della moralità è la pressione sociale, ossia l’esigenza di ciò che è necessario ala conservazione della società. Ora questa è secondo Bergson una, ma non la sola fonte della moralità. Ognuno di noi appartiene tanto alla società quando a se stesso , quindi l’ obbligazione non è ne è sentita come costruzione se non quando una passione ci spinge ad andar contro l leggi della società. Ma la pressione sociale non è l’unica d’onore della moralitò non spiega tutta la vita morale dell’uomo. L’opera degli eroi morali, socrate, Gesù, non si piega con l’ obbligazione sociale, l’amore dell’umanità, poichè non è mai esistita una società che abbracci l’umanità intra. Tutte le società esistenti di fatto sono società chiuse, mentre l’umanità è una società aperta, cioè comprende non solo tutti gli uomini sistienti ma l’uomo in quanto uomo. La morale sociale ha come fondamento la società chiusa e come dine la sua conservazione; la morale creatrice ha come fondamento la persona e come fine l’umanità. Come ci sono due tipi di morale, cosi ci sono anche due tipi di religione: cosi c’è la religione statica chiusa, creata dalla funzione tabulatori e dello spirito umano, da quella attività, cioè per un si creano favole, entità fantastiche Per spiegare eventi cosmici e umani. La funzione fabulatrice ha il compito di frenare nell’uomo l’impulso all’ egoismo al quale lo porterebbe l’intelligenza, creando appunto entità fantastiche che puniscono il male e ricompensano il bene. La religione statica ha anche una funzione di conforto, contro il pessimismo al quale porterebbe l’intelligenza. LA FILOSOFIA TEDESCO DALL’OTTOCENTO AL NOVECENTO. Il positivismo non è l’unica corrente filosofica della seconda metà del secolo XIX: in Germania esso occupa un posto molto limitato, c’è si una reazione ai grandi sistemi idealistici che avevano dominato il primo trentennio del secolo, in particolare al sistema hegeliano, ma la reazione si compi in nome di un ritorno a Kant. JOHANN FRIEDRICH HERBART Di poco piu giovane di Hegel, herbart che pure aveva ascoltato a Jena le lezioni di Fichte reagì decisamente all’ idealismo e si scostò notevolmente anche da Kant. La filosofia non è intuizione. Ci sono diversi modi di elaborare i concetti: uno e quindi della logica, che mira a rendere i concetti chiari distinti. La distinzione consiste nella scomposizione di un concetto nelle sue note, la chiarezza consiste nella distinzione di un concetto dall’altro.dai concetti si forma i giudizi e le argomentazioni. I concetti, anche chiari e distinti, possono dar luogo a contrasti, per eliminare i contrasti i concetti hanno bisogno di integrazione (erganzung) e quesot è il compito della metafisica. Bisogna dunque cominciare dalla metafisica e inizialmente lasciare d a parte il problema della conoscenza. La metafisica è la ricerca di superare le contraddizioni dell’esperienza. Ci sono poi concetti che nascono da valutazioni immediate, approvazione o disapprovazione e l’elaborazione di tali concetti è l’estetica. È la scienza delle valutazioni quindi comprende l’estetica nel senso usuale ma anche la morale. Herbart fa alcuni esempi di concetti che l’esperienza ci offre e che implicano contraddizione. Uno di questi è il concetto di materia come estensione. Ma l’aspetto sulla cui contraddittorietà herbart insiste di piu è il mutamento, il mutamento infatti è un non essere di ciò che è , è un essere di ciò che non è. Per togliere l contraddizione dal mutamento si sono tentate tre vie che però non riescono a superarla e danno luogo ad un trilemma. La prima via è quella del meccanicismo: il mutamento è dovuto ad una causa esterna. Ma il produrre l’effetto da parte della causa esterna è un mutamento e quesot richiede un’altra causa e così all’infinito. La seconda via èquea che spiega il mutamento con una causa interna, quella che v3de il mutamento come il risultato di un autodeterminazione. La libertà come autodeterminazione è secondo lui contraddittoria, sia sul piano teoretico che su quello morale. Sul piano teoretico perché sarebbe un voler di volere che implicherebbe un processo all0ininito e perchè volere una cosa? Perchè si vuole. Ma perchè si vuole? E cosi all’infinito. Sul piano morale perché la libertà come autodeterminazione implicherebbe un agire senza motivi che è l’opposto di ciò che l’esperienza attesta. La terza via per spiegare il mutamento è quella seguita da Hegel: affermare che la realtà è il divenire. Herbart ritiene che il concetto del divenire assoluto è contraddittorio. Errati sono i tre modi sopra detti per spiegare il mutamento ma il mutamento deve essere spiegato e non può essere spiegato senza ricorso al concetto di causa. L’essere in se è immutabile e uno no senso che non è diviso: c’èmperò una pluralità di reali che sono pure qualità come le idee platoniche. Il loro insieme costituisce uno spazio e intelligibile. Herbart avverte che il concetto di spazio intelligibile come altri concetti analoghi non esprime una cosa, come non sono cose i logaritmi, i seni, i coseni e le tangenti. È poi compito Della psicologia spiegare come l’anima si rappresenti le cose. L’etica di herbart non è fondata come quella di Kant sul concetto di dovere ma su giusti i di valore immediatamente evidenti. Si è già fatto che herbart non ammette la libertà del volere come originario potere di scegliere: per lui la libertà è l’accordo fra volere e valutazione: si è liberi quando si vuole ciò che si è giudicato come bene. ADOLF TRENDELENBURG L’ideale di un sapere unitario e rigorosamente fondato viene cos a sorreggere l’intera ricerca trndelleburghiana ed esso si afferma già nell’interpretazione delle categorie aristoteliche, opera nella quale trendelenburg, ravvisano la perfetta corrispondenza delle singola categorie alle parti elementari del discorso, propone un filo conduttore grammaticale. Alla edificazione di un sapere di una filosofia intesa come organische welt anschaung, sono orientate le ricerche logiche, l’opera piu importante di trendelenburg. La tesi dell’identità di logica e metafisica, fondata sull’identità di pensiero ed essere e sulla non contraddizione come universale criterio di verità, è guadagnata in polemica con la scuola di herbart del quale trendelenburg critica soprattutto la concezione formalistica della logica, espressa dal cosiddetto metodo dei rapporti che comporta la separazione di forma e contenuto del pensiero. Per Hegel, sappiamo, il periodo è dialettico perchè dialettica è la realtà che esso riflette, per trendelenburg invece il movimento non potrà mai essere risolto nella dialettica del puro pensiero, la quale resta pur sempre distinta dal movimento reale ne può assorbire in se quest’ultimo. ( critica a Hegel, alla dialettica) Si chiede inoltre può la negazione logica condizionare un tal progresso del pensiero, che ne nasca un nuovo concetto che raccolga positivamente in se l’affermazione e la negazione che puramente si escludono? Questo non lo si può pensare. Non si da un terzo ne tra ne al di sopra dei due membri del contrasto. Il processo dialettico è possibile. Tuttavia trendelenburg, Donde il pensiero attivngerà questo nuovo contenuto? Evidentemente dall’intuizione. Soltanto il rifermento all’intuizione sensibile potrà risultare decisivo quanto al valore della contraddizione e della successiva riconciliazione, ossia dell’intero movimento Dialettico, che in ogni caso non verrà piu ad esprimere è una dialettica del puro pensiero. Movimento e fine rappresentano dunque le due supreme categorie delle quali è possibile ampliare la nostra conoscenza. ARTHUR SCHOPENHAUER 1788-1860 Figlio di un agiato commerciante, Arthur Schopenhauer, nato a Danzica nel 1788 avrebbe dovuto seguire la medesima a

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