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This document provides an overview of urban planning, covering its theoretical and practical aspects. The discussion encompasses various aspects of urban planning and design, drawing from historical contexts and legislative frameworks.

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URBANISTICA A.S. 2024/25 Introduzione COS'È L'URBANISTICA L'urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti avendo come proprio fine la pianificazione del loro sviluppo storico, sia attraverso l'interpretazione, il rior...

URBANISTICA A.S. 2024/25 Introduzione COS'È L'URBANISTICA L'urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti avendo come proprio fine la pianificazione del loro sviluppo storico, sia attraverso l'interpretazione, il riordinamento, l'adattamento di aggregati urbani già esistenti e la disciplina della loro crescita, sia attraverso la riforma e l'organizzazione ex novo dei sistemi di raccordo degli aggregati con l'ambiente naturale. trattamento: ha l'obiettivo di garantire le condizioni di vita ottimali alle popolazioni, preservando al contempo valori sociali, economici e ambientali dei luoghi fenomeno urbano: eventi, tendenze o dinamiche che emergono all'interno dele città che influenzano la vita quotidiana e l'organizzazione degli spazi abitazioni, mobilità, agricoltura, aree verdi, parcheggi, aree logistiche, crescita e forma urbana Come attività specificamente intenzionata alla progettazione degli sviluppi urbani, l'urbanistica è interessata alle componenti geografiche, storiche, ideologiche, culturali ed economiche del fatto urbano, nonché a tutte le esigenze tecnologiche, igieniche, educative, assistenziali ad esso connesse. PROCESSO 1. Conoscenza: analisi urbanistiche che descrivono la città e il territorio nei suoi caratteri principali 2. Interpretazione: ci possono essere tante descrizioni diverse, anche a seconda dei temi, che vanno interpretate 3. Piano: scenario e assetto futuro della città, esito delle due precedenti fasi che diviene strumento cogente perché comporta una procedura di approvazione da parte dell'Amministrazione competente che è definita per legge PROGETTAZIONE URBANA Progettazione e organizzazione di un sistema di interventi che incidono sulla qualità dell'ambiente costruito. Ha obiettivi sociali ed economici che attengono anche alla qualità formale dell'ambiente urbano. Prassi che si concretizza nella pianificazione attuativa, che si occupa soprattutto dello spazio pubblico, aperto a tutti, e dei servizi pubblici o di uso pubblico (per l'accessibilità, il tempo libero, ecc.) - determina la forma fisica degli interventi e dello spazio urbano a cui è rivolto. Competenze e strumenti urbanistici previsti STATO Tendenzialmente non pianifica ma formula le linee di indirizzo per la pianificazione urbana e territoriale. Provò a pianificare negli anni ‘70 con il Progetto ’80. - È coinvolto nel processo decisionale e nel finanziamento di grandi opere Formula le linee guida per alcuni piani di interesse nazionale. In particolare, redige il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica. Propone e definisce le zone di protezione ambientale di particolare interesse nazionale Definisce le aree da dedicare a piani di risanamento ambientale La tutela del paesaggio è competenza riservata alla legislazione statale a cui la disciplina regionale si deve adeguare. REGIONI Hanno ampie competenze, soprattutto in materia territoriale (es. Trasporti interni, Edilizia e sistema stradale, Sistema di distribuzione delle acque, Lavori pubblici di interesse regionale, paesaggio) Recepisce le leggi nazionali e le integra con riferimento ai settori di competenza anche con proprie leggi (leggi urbanistiche) Promuove e controlla le attività di pianificazione del livello inferiore (Provincia-Città Metropolitana) PROVINCIE Esistono dal periodo ottocentesco Assumono poteri di pianificazione nel 1990 con funzioni di coordinamento delle scelte effettuate dai Comuni Mette in pratica gli indirizzi strategici della Regione. Pianifica in particolare il sistema della viabilità provinciale, localizza polifunzionali e aree produttive di rilievo provinciale Promuove la salvaguardia delle risorse naturali e ambientali Coordina e controlla l’attività di pianificazione a livello comunale. Abolite come enti elettivi e svuotate di personale (riforma non conclusa) e affiancate da Città metropolitane COMUNI Enti privilegiati per il governo del territorio secondo il principio di sussidiarietà Sede della pianificazione più “concreta”, esercitata in particolare attraverso i seguenti strumenti, introdotti da norme nazionali: Piani urbanistici generali, piani urbanistici attuativi, regolamenti Disegno urbanistico e rappresentazione del piano CARTOGRAFIA IN URBANISTICA L’urbanistica per comunicare usa in modo combinato tre linguaggi: visivo, verbale, numerico che si ritrovano tipicamente nel piano urbanistico. La dimensione fisico-spaziale assume un ruolo rilevante per dire come lo spazio fisico si presenta e come diventerà. Pertanto, il linguaggio visivo è fondamentale: la cartografia in urbanistica ha lo scopo di rappresentare il territorio, le sue caratteristiche e prefigurare scelte di pianificazione. RAPPORTO DI SCALA Le informazioni sono visualizzate in forma ridotta, cioè, viene applicata una riduzione di scala. Rapporto di scala = rapporto di riduzione con il quale vengono rappresentate le grandezze La scala di una carta è tanto più piccola quanto più piccole sono, rispetto alla realtà, le dimensioni di ciò che essa rappresenta. carte a grandissima scala 1:500, 1:200 carte a grande scala 1:2.000, 1:1.000 carte a media scala 1:10.000, 1:5.000 carte a piccola scala 1:100.000, 1:50.000, 1:25.000 La scala viene rappresentata sulla mappa in due modi: Indicando la scala numerica (rapporto di scala): 1: 10.000 Indicando la scala grafica A ciascuna scala si riferisce una risoluzione differente delle informazioni e pertanto può essere usata per rappresentare fenomeni e contenuti di pianificazione di dettaglio differente: 1:25.000 | pianificazione regionale 1:10.000 | pianificazione provinciale-intercomunale 1:5.000 | pianificazione comunale 1:1000 – 1:500 | pianificazione di comparto PRODOTTI CARTOGRAFICI La cartografia moderna italiana ha avuto inizio sistematico con l’Unità d’Italia. L’ente preposto era l’Istituto Geografico Militare, oggi Istituto Geografico Militare Italiano (IGMI), che, nel 1875, ha dato inizio alla costruzione della carta topografica fondamentale d’Italia, completata nel 1900. I suoi elementi sono il foglio, il quadrante, la tavoletta e la sezione. L’Italia è suddivisa in 277 fogli, rappresentati in scala 1:100.000 Quadrante, nasce dalla divisione in quattro parti del foglio e rappresentato in scala 1:50.000 Le tavolette sono ricavate dalla divisione in quattro parti del quadrante e rappresentate in scala 1:25.000 La Sezione copre un quarto della tavoletta ed è contrassegnata dalle lettere A-B-C-D. La scala è 1:10.000, ma non tutto il territorio italiano è ricoperto da sezioni Questo grado di dettaglio (sezione) è fornito dalle carte regionali, note come Carta Tecnica Regionale (CTR). L’evoluzione dell’idea di città e delle teorie urbanistiche L’idea di città ha attraversato profonde trasformazioni nel corso della storia, adattandosi alle esigenze sociali, economiche e tecnologiche delle varie epoche. A partire dalle civiltà antiche fino all’Ottocento, la città si è evoluta non solo come struttura fisica, ma anche come espressione di un modello sociale e di un ordine collettivo. Questa evoluzione, spinta in parte dalle crescenti necessità di regolamentazione, ha portato alla nascita dell'urbanistica come disciplina autonoma a fine Ottocento. LA CITTÀ NEL MONDO ANTICO Nel mondo antico, la città non era semplicemente un insieme di abitazioni, ma piuttosto il fulcro della vita sociale e culturale di una comunità. Nelle civiltà greche e romane, le città erano concepite come unità statiche, spazialmente delimitate e dotate di una propria identità e organizzazione interna. La polis greca, ad esempio, era una città-stato che puntava alla stabilità dimensionale e sociale. Questa visione statica si rifletteva nei principali insediamenti urbani dell'epoca, che includevano sia centri abitati che cittadelle e città sacre o commerciali, oltre ad aree agricole circostanti. La struttura della città antica nasceva in opposizione al territorio, con un chiaro controllo spaziale, che rifletteva e sosteneva anche il controllo economico e sociale. LA CITTÀ MEDIEVALE Con l’avvento del Medioevo, l’idea di città si modifica sostanzialmente. Le città medievali erano caratterizzate da una stratificazione continua, risultato di una lunga serie di sovrapposizioni storiche. Questo processo portava al riutilizzo di edifici e spazi preesistenti, mantenendo gli elementi strutturali fondamentali ma adattandoli ai nuovi bisogni della società. Così, spazi simbolici e strutture importanti come i chiostri, le cattedrali e i palazzi principali venivano conservati, mentre altre strutture si trasformavano. Un esempio significativo è Lucca, dove l’antico anfiteatro romano venne riadattato come borgo, con botteghe e residenze. In questo periodo, le città crescevano spesso senza un piano prestabilito, stratificandosi intorno ai centri di potere ecclesiastici e feudali. LA CITTÀ RINASCIMENTALE: DAL 1500 AL 1700 Durante il Rinascimento, si sviluppa una nuova idea di “città ideale,” in cui l’armonia e la proporzione diventano principi guida della progettazione urbana. Questo periodo vede l’elaborazione di piani che aspirano a una disposizione razionale ed estetica degli spazi urbani. Esempi di città ideali rinascimentali includono Palmanova, con il suo schema a stella perfettamente geometrico, e Roma, dove, sotto il pontificato di papa Sisto V, Domenico Fontana attuò importanti interventi di rettificazione e ampliamento delle strade, introducendo elementi che valorizzavano la monumentalità della città. LA CITTÀ OTTOCENTESCA: DALL’INDUSTRIALIZZAZIONE ALLA "NON-CITTÀ" Con l’avvento della prima rivoluzione industriale, le città europee entrarono in una nuova fase di sviluppo e inurbamento accelerato, spesso caratterizzato da un degrado delle condizioni di vita. Il rapido afflusso di lavoratori portò infatti al sovraffollamento e alla speculazione edilizia, creando quartieri malsani e condizioni di vita insalubri, come documentato negli slums di Londra e Manchester. La città ottocentesca, con i suoi quartieri operai sovraffollati, rappresenta un fenomeno di “non-città”, dove l’assenza di regolamentazione e di servizi rendeva i centri abitati luoghi disumani e antigienici. PRIME SOLUZIONI DI REGOLAMENTAZIONE URBANA Per contrastare le problematiche della città industriale, nel corso dell’Ottocento iniziarono a essere adottate regolamentazioni igieniche ed edilizie, che miravano a migliorare le condizioni abitative e di vita. In Francia, ad esempio, già nel 1842 venne approvata una legge specifica per regolamentare le caratteristiche delle abitazioni e permettere l’esproprio delle abitazioni malsane. In questo contesto emergono anche grandi progetti di rinnovamento urbano, di cui il piano napoleonico-haussmanniano di Parigi rappresenta un esempio emblematico. GLI INTERVENTI DI HAUSSMANN A PARIGI A partire dal 1853, il barone Georges-Eugène Haussmann, su mandato di Napoleone III, avviò un ambizioso programma di riqualificazione urbana, noto come *Les Grands Travaux*. Questo progetto prevedeva interventi suddivisi in cinque categorie: la creazione di nuove strade, edifici, parchi pubblici, impianti a rete e una riorganizzazione amministrativa. Il metodo haussmanniano si basava su due operazioni congiunte: la demolizione dei quartieri malsani e la costruzione di una nuova trama urbana, con spazi di circolazione più ampi e edifici uniformi. Questo progetto ha avuto un impatto profondo sull'assetto della città, creando i tipici boulevard e isolati triangolari che caratterizzano Parigi ancora oggi. Dal punto di vista infrastrutturale, la rete fognaria e idrica venne completamente rinnovata, migliorando notevolmente l’igiene pubblica. Haussmann creò anche nuovi spazi verdi, come il Bois de Boulogne, il Bois de Vincennes e il Parc Montsouris, piantando oltre 100.000 alberi. Grazie alla sua opera, Parigi divenne la prima città moderna, con una rete di trasporti pubblici e di infrastrutture che condizionavano e guidavano il suo sviluppo urbano. LA NASCITA DELL’URBANISTICA COME DISCIPLINA AUTONOMA Verso la fine dell’Ottocento, il bisogno di regolamentare e organizzare in modo sistematico le città portò alla nascita dell’urbanistica come disciplina autonoma. Diversi studiosi e professionisti contribuirono alla teorizzazione di questa disciplina, che univa igiene, sociologia, geografia e demografia. Tra le opere fondamentali che diedero origine alle prime teorie urbanistiche si ricordano "L’arte di costruire la città" di Camillo Sitte (1889), "Tomorrow" di Ebenezer Howard (1898), che introduce il concetto di città-giardino, e "Une Cité industrielle" di Tony Garnier (1901-1904). I PRIMI PIANI REGOLATORI: VIENNA E BARCELLONA In questo periodo si elaborano i primi piani urbanistici di ampio respiro. Un esempio significativo è il Ring di Vienna, progettato a metà Ottocento per consentire l'espansione della città lungo un anello di edifici pubblici e culturali, dove trovano spazio musei, teatri, università, il Parlamento e altri monumenti. Un altro esempio è il piano di Ildefonso Cerdà per Barcellona, elaborato nel 1859. Il piano di Cerdà si basava su una griglia regolare a scacchiera, con isolati quadrati di 113 metri di lato, e mirava a garantire una distribuzione equilibrata tra spazi abitativi e servizi pubblici. La griglia permetteva una crescita della città senza soluzione di continuità e una facile integrazione con la struttura urbana preesistente. Il piano prevedeva inoltre una serie di elementi ordinatori principali, come grandi assi stradali e una rete ferroviaria, assicurando un uso efficiente del suolo e un’adeguata distribuzione della densità abitativa. Prime teorie urbanistiche: modelli, principi, dimensionamenti LA FASE UTOPISTICA E LE TEORIE URBANISTICHE Durante l’Ottocento e i primi decenni del Novecento, si sviluppa una "fase utopistica" dell'urbanistica, un periodo in cui vengono immaginati modelli di città che avrebbero dovuto rappresentare un'alternativa ideale alla città tradizionale, pensata come sede di disuguaglianze sociali e problemi igienico-sanitari. LA CITTÀ LINEARE DI ARTURO SORIA Y MATA Nata intorno al 1880, la città lineare proposta dall’urbanista spagnolo Soria Y Mata si basa su un’espansione urbana in linea retta, con una bassa densità abitativa e un contatto diretto con la natura per ogni zona abitativa. Questo modello è caratterizzato da: - Infrastrutture centralizzate per il trasporto pubblico, con l'obiettivo di migliorare l'accessibilità e le condizioni igieniche. - Gerarchia stradale su tre livelli: una strada principale per i trasporti, vie trasversali per la distribuzione residenziale, e una strada posteriore come limite dell'insediamento. - Organizzazione sociale e spaziale per classi sociali, con lotti più grandi riservati alle fasce benestanti lungo la strada principale. LA GARDEN CITY DI EBENEZER HOWARD Nel 1898, Ebenezer Howard propone il modello della "città-giardino", che unisce i vantaggi della città (opportunità lavorative e sociali) a quelli della campagna (aria pulita e verde). Caratteristiche distintive: - Unità urbane autonome: piccole città autosufficienti circondate da una cintura agricola, che formano un sistema policentrico di città satellite collegate tra loro. - Struttura radiocentrica: al centro un giardino pubblico circondato da edifici pubblici e, nelle zone periferiche, le aree residenziali immerse nel verde. - Divisione funzionale: industrie e abitazioni sono posizionate in modo strategico per evitare sovrapposizioni dannose, favorendo l’autosufficienza e l’autogoverno delle comunità. LA CITTÀ INDUSTRIALE DI TONY GARNIER Garnier, nel periodo 1901-1904, sviluppa il progetto di una "città industriale", un modello funzionalista pensato per accogliere una società industrializzata. Elementi chiave: - Zonizzazione funzionale: suddivisione in zone separate per industrie, residenze e servizi pubblici, supportate da un’infrastruttura di trasporti efficiente. - Uso del cemento armato: questa innovazione tecnologica caratterizza gli edifici e riflette uno stile architettonico sobrio e moderno. - Sistemi viari ortogonali: la città è attraversata da un’arteria principale per il traffico e il trasporto merci, con strade secondarie per le residenze, creando isolati lunghi e stretti che facilitano la circolazione. LA CITTÀ FUNZIONALISTA DI LE CORBUSIER Tra il 1922 e il 1933, Le Corbusier elabora il concetto di "città funzionale" attraverso vari progetti, tra cui Une ville contemporaine e Ville Radieuse. Aspetti salienti: - Grande densità abitativa: edifici disposti su una griglia regolare con spazi verdi liberamente accessibili. - Separazione dei percorsi: suddivisione rigorosa dei percorsi per veicoli e pedoni e delle funzioni urbane. LA BROADACRE CITY DI FRANK LLOYD WRIGHT Frank Lloyd Wright propone la città di Broadacre (1934), un modello decentralizzato e basato sulla fusione tra natura e insediamenti abitativi. La città ideale secondo Wright è una vasta area di campagna in cui gli individui vivono in abitazioni separate, con un basso impatto urbano e densità abitativa ridotta (5-7 abitanti per ettaro). Il concetto si oppone alla città funzionalista di Le Corbusier, promuovendo una visione della città integrata nel territorio naturale. Sviluppi dell’Urbanistica Moderna: Corrente Organica vs. Razionalista Negli anni ’30, la scienza urbanistica evolve e si biforca in due principali correnti: - Organica: ispirata alle teorie di Howard e sviluppata con il piano per la Greater London, rappresenta un approccio alla città come organismo vivente, integrato nel suo contesto naturale. - Razionalista: influenzata da Garnier e Le Corbusier, e implementata nei piani di città come Rotterdam e Francoforte, enfatizza l'efficienza funzionale e la separazione delle zone. Fondamenti del quadro legislativo urbanistico Struttura del PRG: Il Piano Regolatore Generale (PRG) è composto da: Elementi grafici (tavole di diverse scale): includono rappresentazioni grafiche delle analisi territoriali e indicazioni progettuali come destinazioni d'uso e reti di connessione. Elementi testuali: o La Relazione spiega obiettivi specifici e motivazioni delle scelte effettuate. o Le Norme di Attuazione stabiliscono le procedure per le trasformazioni del territorio e le modalità di utilizzo del suolo. Funzione del PRG: Tramite questo strumento, l’amministrazione pubblica indirizza i cambiamenti territoriali e determina le condizioni per modificare i comportamenti degli individui e delle imprese coinvolti. Il PRG rappresenta quindi un documento sia normativo sia programmatico. IL PRG COME ATTO POLITICO Il PRG è un’espressione della volontà collettiva: la pianificazione territoriale non è solo una questione tecnica, ma un atto politico che richiede la collaborazione tra tecnici e amministratori. Ruolo dei Tecnici (architetti, ingegneri, urbanisti): Questi professionisti traducono le volontà politiche in rappresentazioni tecniche (grafici, carte, testi), rendendo concrete le decisioni dell’amministrazione comunale. Cogenza normativa: Il piano deve avere valore vincolante per poter incidere sui comportamenti dei soggetti coinvolti. Il PRG comunica prescrizioni che non solo indirizzano, ma anche limitano alcuni diritti individuali per tutelare l’interesse collettivo. INTERESSI PUBBLICI E PRIVATI NELL'URBANISTICA SFERA PUBBLICA VS. PRIVATA: Per l’amministrazione pubblica, il PRG rappresenta un programma di interventi territoriali con finalità di interesse collettivo. Per i privati, il PRG definisce sia opportunità di valorizzazione del suolo sia vincoli e limitazioni. Interessi contrastanti: Il PRG media tra interessi pubblici e privati, definendo aree e modalità di uso del suolo in modo che si preservi l’interesse pubblico anche a discapito di diritti privati. FONDAMENTI DELLA NORMATIVA URBANISTICA Proprietà pubblica e privata del suolo: o Nei paesi europei esiste una distinzione rigida tra proprietà pubblica e privata. o In Italia, le normative consentono ai privati di trasformare l’uso del suolo, ma con restrizioni, soprattutto per proteggere l’interesse pubblico. o La gestione di aree pubbliche (strade, piazze, parchi) è considerata un dovere delle autorità. Passaggi di proprietà: o Espropriazioni: Il suolo privato può essere espropriato per cause di pubblica utilità, a condizioni ben definite dalla legge. o Concessioni d’uso: In alcuni casi, il patrimonio pubblico può essere dato in concessione ai privati. STORIA E PERIODIZZAZIONE DEI PIANI URBANISTICI OTTOCENTO: I primi piani urbanistici italiani sono caratterizzati da un approccio ingegneristico e si concentrano su operazioni di espansione e allineamento, finalizzate a garantire spazi pubblici e migliorare l’igiene e la viabilità urbana. Esempi storici includono il Piano Poggi per Firenze (1865) e piani simili a Genova, Roma e Milano. PRIMO NOVECENTO: - Con la crescita delle città, i piani includono interventi per la costruzione di nuove città e l’espansione urbana. Nel 1930 viene fondato l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), che gioca un ruolo chiave nello sviluppo della disciplina. - I piani regolatori di questo periodo introducono un maggiore livello di dettaglio e includono norme tecniche, tavole di azzonamento, e manifesti comunicativi. LEGGE URBANISTICA DEL 1942: - La Legge 1150/1942 rappresenta il primo tentativo organico di regolamentare l’urbanistica a livello nazionale in Italia. Istituisce una gerarchia di piani, dal Piano Territoriale di Coordinamento (PTC), sovracomunale, al Piano Regolatore Generale (PRG) comunale, fino ai Piani Particolareggiati (PP) per l’attuazione del PRG. ANNI CINQUANTA-OTTANTA: - Durante il boom economico e demografico, l’urbanistica si concentra sull’espansione delle aree urbane. Si rafforza il concetto di “zonizzazione funzionale,” con zone specifiche per usi diversi. - Negli anni Ottanta si inizia a introdurre un approccio strategico alla pianificazione, con piani meno fisici e più flessibili. ELEMENTI ESSENZIALI DEL PIANO REGOLATORE GENERALE Contenuti chiave del PRG: o Rete di comunicazione: strade, ferrovie, e infrastrutture di trasporto per facilitare la mobilità e il decoro pubblico. o Suddivisione in zone: distinzioni tra aree di espansione urbana, spazi pubblici, edifici di interesse collettivo (come scuole e chiese). o Vincoli paesistici e storici: regolamenti che tutelano le aree di rilevanza storica, ambientale, o paesistica. Attuazione tramite i Piani Particolareggiati (PP): definiscono in modo dettagliato gli interventi su singole aree e includono lotti fabbricabili, altezza degli edifici, demolizioni e ristrutturazioni. Hanno una validità di 10 anni e vengono redatti dal Comune per dare esecuzione al PRG. DISCIPLINA DELL’EDILIZIA PRIVATA La Legge del 1942 regola anche le iniziative private con: Piani di Lottizzazione e Comparti Edificatori: strumenti per l’attuazione del PRG su iniziativa privata. Licenza Edilizia: necessaria per costruzioni dirette nei centri abitati o nelle aree di espansione. Sanzioni: chi viola le norme urbanistiche è soggetto a multe e altre conseguenze legali. Espropri per pubblica utilità: basati sui principi della L. 2359/1865, prevedono l’indennizzo dei proprietari in base al valore di mercato, con riduzioni se le opere pubbliche portano benefici economici diretti ai terreni non espropriati. ITER DI FORMAZIONE DEL PRG FASI DI APPROVAZIONE DEL PRG: Decisione di redigere il piano. Redazione: da parte dei tecnici con la collaborazione politica. Adozione: il piano viene adottato dal Comune e pubblicato per raccogliere osservazioni dai cittadini. Approvazione finale: con eventuali modifiche, da parte di un ente sovraordinato (es. Regione). Osservazioni e contro-deduzioni: i cittadini possono presentare osservazioni entro 60 giorni dalla pubblicazione del piano; le contro-deduzioni permettono all’amministrazione di rispondere e modificare il piano prima dell’approvazione definitiva. Ecco un riassunto dettagliato per lo studio del contenuto del documento sul periodo post-bellico e la ricostruzione in Italia. Dopoguerra Contesto storico: Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia è devastata. Le città principali, come Bologna, hanno subito pesanti bombardamenti. Esigenza di ricostruzione: Nel 1945, viene introdotto uno strumento straordinario chiamato Piano di Ricostruzione, pensato per rispondere velocemente ai danni del conflitto. Viene ripetutamente prorogato fino al 1957 per consentire la gestione dell’emergenza post-bellica. CARATTERISTICHE DEI PIANI DI RICOSTRUZIONE Semplicità e velocità: I Piani di Ricostruzione sono strumenti semplificati e privi di basi analitiche approfondite; si concentrano esclusivamente sulle aree urbane danneggiate, privilegiando la rapidità rispetto alla visione d’insieme. Funzione e contenuto: o Questi piani includono relazioni sintetiche e censimenti dei danni (come nel caso esemplare di Fidenza nel 1947). o Le tavole si limitano a una sola planimetria generale per indicare le nuove aree costruite e, in alcuni casi, si approfondiscono le aree pubbliche e gli spazi ricostruiti. Procedura: Per facilitare l’attuazione, i Piani di Ricostruzione prevedono espropri abbreviati e facilitazioni fiscali. Nei comuni minori, questi piani sostituiscono per lungo tempo i PRG, soddisfacendo così l’esigenza di espansione urbana. TIPOLOGIE DI INTERVENTI NEI PIANI DI RICOSTRUZIONE QUATTRO APPROCCI PRINCIPALI: Ricostruzione interna: Ristrutturazione delle aree urbane danneggiate senza ampliamenti (es. Bologna). Ampliamento: Aggiunta di nuove aree a quelle già esistenti (es. Fidenza). Fondazione di nuovi sobborghi: Creazione di città satellite separate dal centro (es. Cassino). Riassetto completo: Opportunità per ridisegnare l’intero insediamento urbano (es. Pescara). LO ZONING NEGLI ANNI CINQUANTA I PRG (Piani Regolatori Generali) si basano su un approccio razionalista e includono lo zoning (divisione in zone funzionali). L’urbanistica si concentra su espansione urbana e sviluppo funzionale, con tre principali modalità: 1. Espansione esterna: Si costruiscono nuovi quartieri periferici autosufficienti, dotati dei servizi di base. 2. Adeguamento del centro: Si sviluppano infrastrutture che connettono città nuove e centri storici. 3. Espansione con tutele: Tentativi di bilanciare l’espansione con la preservazione di aree storiche e paesaggistiche. DOCUMENTAZIONE DEL PRG DEGLI ANNI CINQUANTA Analisi strutturata dello stato attuale: censimenti della popolazione e delle strutture edilizie; previsioni di crescita demografica e urbana. Approfondimenti sui servizi: Localizzazione di scuole e infrastrutture pubbliche. Tavole di azzonamento e inquadramento: La tavola di progetto mostra l’assegnazione di aree per uso specifico sull’intero territorio comunale, e l’inquadramento ne mostra l’integrazione in un contesto più ampio. Norme urbanistiche: Si iniziano a creare norme per definire limiti e requisiti per l’edificazione. ESPANSIONE URBANA E SPECULAZIONE FONDIARIA Domanda abitativa: L’edilizia diventa un settore trainante dell’economia, richiedendo poche risorse di partenza e rispondendo alla necessità urgente di case. Dati rilevanti: Tra il 1945 e il 1966 vengono costruiti circa 31 milioni di vani residenziali, mentre la popolazione aumenta di 7 milioni di persone. Speculazione fondiaria: La crescita edilizia porta con sé fenomeni speculativi: o L’espansione rapida avviene spesso senza PRG; nel 1967, circa il 90% dei comuni italiani non ha un PRG. o Nei comuni in cui sono presenti, i piani risultano sovradimensionati e caratterizzati da densità edilizia elevata, con poche attrezzature e spazi pubblici. o Nascono quartieri abusivi, creati senza alcuna autorizzazione o titolarità urbanistica. ESEMPIO DI PRG SOVRADIMENSIONATO: BOLOGNA (1958) Prevedeva un’espansione massiccia per una città di un milione di abitanti, pur avendone solo 350.000 nel 1951. Pianificava la costruzione di nuovi insediamenti residenziali sulle colline e allargamenti stradali vicino alle mura medievali. Includendo insediamenti di edilizia popolare in aree periferiche, questo piano è un esempio della pianificazione espansiva e a tratti sproporzionata di questo periodo. La mancata riforma urbanistica fino alla legge «Ponte» CONTESTO DEGLI ANNI SESSANTA E LA NECESSITÀ DI RIFORMA Crescita urbana disordinata: Negli anni Sessanta, l’Italia assiste a un forte sviluppo urbano dovuto alla crescita demografica e all’inurbamento dalle aree rurali. Questo comporta sovraffollamento e degrado, soprattutto nelle periferie, con carenze di servizi, trasporti e alloggi economici. Esigenza di riforma: L’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) promuove una riforma urbanistica per rendere più efficace l’attuazione dei piani regolatori e contrastare la speculazione edilizia. TENTATIVI DI RIFORMA: LA PROPOSTA SULLO (1962) Contenuti della proposta: Il ministro Sullo propone di rendere i Comuni proprietari di tutte le aree edificabili e di quelle in contrasto con il PRG, cedendole in diritto di superficie ai privati tramite aste pubbliche. L’obiettivo è un controllo più efficace delle trasformazioni urbane. Rigetto della proposta: Accusata di minacciare la proprietà privata e contrastata dagli speculatori e dal suo stesso partito, la proposta viene abbandonata. Al suo posto, vengono introdotte leggi settoriali mirate, come la Legge 167/1962. LA LEGGE 167/1962 E I PIANI PER L’EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE (PEEP) Funzione dei PEEP: I Piani per l’Edilizia Economica e Popolare (PEEP) mirano a fornire alloggi economici espropriando aree da urbanizzare, successivamente vendute in proprietà o diritto di superficie per la costruzione di edilizia residenziale pubblica. Meccanismo di esproprio: L’indennizzo per le aree espropriate è fissato al valore agricolo, inferiore al valore di mercato, per contenere i costi. Questo viene dichiarato incostituzionale e successivamente si torna al valore di mercato per l’indennizzo. LA LEGGE PONTE (1967): OBIETTIVI E NOVITÀ Motivazione: A seguito di disastri come la frana di Agrigento (1966), causata da sovraccarico edilizio, nasce la Legge n. 765 del 1967, detta "Legge Ponte". È intesa come una misura provvisoria, in attesa di una riforma organica, per migliorare l’efficacia della pianificazione. OBIETTIVI PRINCIPALI: 1. Applicazione e rispetto dei piani: Rendere obbligatoria la pianificazione, affidando la redazione dei PRG allo Stato se i Comuni non se ne dotano, vietando le lottizzazioni in mancanza di PRG, e introducendo il “regime di salvaguardia” per evitare che le previsioni di piano siano disattese. 2. Limitare lo sviluppo speculativo: La legge vieta nuove edificazioni in assenza di strumenti di pianificazione e richiede la licenza edilizia anche nelle aree rurali, limitando così lo sviluppo senza controllo. 3. Coinvolgimento dei privati nelle spese di urbanizzazione: Stabilisce che i privati contribuiscano alla realizzazione delle opere di urbanizzazione (strade, reti idriche, ecc.) e cedano gratuitamente le aree di infrastruttura al Comune. MISURE PRINCIPALI DELLA LEGGE PONTE Pianificazione obbligatoria e regime di salvaguardia: Se i comuni non hanno un PRG, lo Stato può intervenire direttamente. Il regime di salvaguardia permette di applicare le norme urbanistiche più restrittive tra i vecchi piani e quelli adottati ma non ancora approvati. Licenza edilizia estesa: L’edificazione è regolata su tutto il territorio comunale, e la licenza è rilasciata solo per aree già dotate o predisposte per infrastrutture. Zone territoriali omogenee: La legge introduce una classificazione delle zone territoriali in base alla densità edilizia, altezza e distanza tra fabbricati, garantendo dotazioni minime di servizi pubblici (standard urbanistici). Parità tra piani privati e pubblici: Equipara i piani di lottizzazione privata ai piani particolareggiati pubblici, prevedendo una convenzione tra Comune e privati per la cessione delle infrastrutture realizzate. LIMITI E CRITICHE ALLA LEGGE PONTE Speculazione e moratoria: Una moratoria di un anno posticipa l’applicazione delle nuove norme, durante la quale vengono approvate molte concessioni edilizie che favoriscono la speculazione. Si calcola che in questo periodo siano state realizzate circa 8-9 milioni di stanze. PROCESSO DI FORMAZIONE DEL PRG FASI DI FORMAZIONE: 1. Decisione e redazione: Il Comune decide di redigere il piano, affidandosi a uffici interni o professionisti esterni. 2. Adozione e salvaguardia: Dopo l’adozione, il piano entra nel regime di salvaguardia, in cui vengono applicate le norme più restrittive tra vecchi e nuovi piani. 3. Pubblicazione e osservazioni: Il piano viene pubblicato e aperto a osservazioni dei cittadini, cui il Comune risponde con le contro-deduzioni. 4. Approvazione finale: L’ente sovraordinato (Regione, Provincia o Stato) approva il piano, rendendolo definitivo. Piano Regolatore Generale (PRG) ai sensi della Legge Ponte CARATTERISTICHE DEL PRG DOPO LA LEGGE PONTE MODELLO QUANTITATIVO: Si basa su indici di edificabilità e standard urbanistici per ciascuna zona omogenea. Calcola in modo analitico quanta superficie destinare alle varie funzioni urbane. MODELLO RAZIONALISTA: Introduzione delle Zone Territoriali Omogenee (ZTO), che regolano usi specifici del territorio. Le ZTO includono standard urbanistici per garantire una dotazione minima di servizi pubblici. MODELLO AUTORITATIVO: Le scelte di pianificazione sono vincolanti, con regole quantitative che disciplinano le trasformazioni del territorio. INDICI E PARAMETRI URBANISTICI PARAMETRI FONDAMENTALI: Superficie territoriale (St): Totale delle aree, inclusi spazi pubblici e infrastrutture. Superficie fondiaria (Sf): Solo le aree edificabili, incluse quelle verdi e di parcheggio interne ai lotti. Superficie utile lorda (Sul): Somma delle superfici di tutti i piani di un edificio. Volume edilizio (V): Volume complessivo di un edificio fuori terra. Altezza (H) e numero dei piani: Regolano le dimensioni verticali delle costruzioni. INDICI URBANISTICI: Indice di utilizzazione territoriale (Ut): Regola la costruzione di nuovi insediamenti (Sul/St). Indice di fabbricabilità territoriale (It): Rapporto tra volume edilizio e superficie territoriale (V/St). Indice di edificabilità fondiaria (If): Regola le costruzioni sui lotti edificabili (V/Sf). ZONE TERRITORIALI OMOGENEE (ZTO) DEFINIZIONE E FUNZIONE: Introdotte con il DM 1444/68, dividono il territorio in zone con regole specifiche per l’uso del suolo, densità edilizia e standard urbanistici. Permettono di pianificare in modo razionale e garantire dotazioni di servizi. TIPOLOGIE DI ZTO: Zona A: Centri storici e aree di pregio. Consentiti solo interventi conservativi. Zona B: Aree parzialmente edificate. Limiti di densità edilizia e interventi regolati da indici di fabbricabilità fondiaria. Zona C: Nuovi insediamenti residenziali. Assegnati indici di fabbricabilità territoriale per includere servizi e infrastrutture. Zona D: Aree produttive per industria, commercio e artigianato. Zona E: Aree agricole, con limiti edilizi molto bassi per tutelare il territorio extraurbano. Zona F: Aree per servizi generali come parchi, ospedali, scuole superiori. STANDARD URBANISTICI DEFINIZIONE: Dotazioni minime di spazi e servizi pubblici per soddisfare le esigenze della popolazione (Garantiti per legge dal DM 1444/68) - Dal 1970, le Regioni iniziano a stabilire standard propri (es. Emilia-Romagna: 30 mq/abitante). CATEGORIE PRINCIPALI: Standard locali: Per servizi di quartiere, come scuole, parchi e parcheggi. Standard generali: Per grandi infrastrutture come parchi urbani, ospedali e scuole superiori. OPERE DI URBANIZZAZIONE URBANIZZAZIONE PRIMARIA (U1): Infrastrutture di base per rendere utilizzabile un’area (strade, fognature, reti idriche ed elettriche, verde attrezzato). URBANIZZAZIONE SECONDARIA (U2): Strutture per servizi locali, come scuole, impianti sportivi, centri culturali e aree verdi di quartiere. DIMENSIONAMENTO DEL PIANO OBIETTIVO: Stima del fabbisogno urbano (abitazioni, servizi, infrastrutture) per determinare la crescita della città. METODO: - Analisi della domanda (andamento demografico e fabbisogno abitativo). - Stima dell’offerta (capacità edilizia esistente e futura). - Applicazione degli indici urbanistici per dislocare capacità edificatoria sul territorio. EFFETTI DELLA LEGGE PONTE 1. Pianificazione più razionale: Introduzione di standard urbanistici e limitazioni più stringenti sulle trasformazioni territoriali. 2. Critiche alla zonizzazione: La suddivisione monofunzionale del territorio genera traffico pendolare e insicurezza urbana, che negli anni Ottanta si evolve verso modelli più flessibili, con zone multifunzionali. Attuazione del piano sull’esproprio e la gestione della rendita ESPROPRIO E ATTUAZIONE DEL PIANO DEFINIZIONE: L’esproprio è il diritto del Comune di acquisire terreni privati per finalità di pubblica utilità, come attuare piani particolareggiati o costruire opere pubbliche. È subordinato al pagamento di un indennizzo. PROBLEMI: L’alto valore dei terreni, incrementato dalla rendita urbana, rende l’esproprio più oneroso e limita l’attuazione dei piani. RENDITA E VALORE DEL SUOLO: Il prezzo di un bene si compone di valore intrinseco e rendita, che alimenta la speculazione edilizia, influenzando negativamente l’equità e l’efficacia dei piani. IL CONCETTO DI RENDITA DEFINIZIONE: Reddito percepito dal proprietario di un bene scarso (ad esempio un terreno) per il solo fatto che è proprietario. TIPOLOGIE: Rendita assoluta: Dipende dalla scarsità generale del bene (ad esempio, terre coltivabili limitate). Rendita differenziale: Dipende dalla qualità o utilizzabilità superiore del bene rispetto ad altri (es. terreni più fertili o meglio collegati). Rendita totale: Somma delle componenti assoluta e differenziale, che varia in base alla distanza dai centri urbani o di mercato. RENDITA FONDIARIA URBANA DEFINIZIONE: Reddito derivante dalla proprietà di terreni utilizzabili per edificazione urbana. È influenzata non solo dalla scarsità naturale, ma anche dalla discrezionalità del piano urbanistico, che determina l’edificabilità dei terreni. TIPOLOGIE: Rendita assoluta urbana: Si origina dalla semplice edificabilità del terreno. Rendita differenziale urbana: Dipende da fattori come migliori indici di edificabilità, qualità urbana e accessibilità. INTERVENTO PUBBLICO SULLA RENDITA STRUMENTI: Piani urbanistici: Determinano quali terreni sono edificabili e in che misura. Opere di urbanizzazione: Aggiungono infrastrutture e servizi, aumentando l’appetibilità dei terreni. Piani particolareggiati e licenze edilizie: Rendono concretamente edificabili le aree. EFFETTI INDESIDERATI: La discrezionalità può incentivare speculazioni e aumenti di valore artificiosi, aggravati dall’immissione di nuove aree edificabili. RENDITA EDILIZIA E RENDITA IMMOBILIARE RENDITA EDILIZIA: Generata dalla costruzione di edifici sui terreni edificabili, con componenti: - Assoluta: Dipende dalla scarsità generale di edifici rispetto al fabbisogno. - Differenziale: Dipende dalla qualità degli edifici e della loro localizzazione. RENDITA IMMOBILIARE: Somma delle rendite fondiarie (agrarie e urbane) e della rendita edilizia 𝑅𝑖 = 𝑅𝑓𝑎 + 𝑅𝑓𝑢 + 𝑅𝑒 SPECULAZIONE EDILIZIA: Senza politiche adeguate, i prezzi dei terreni e degli edifici possono aumentare fino a 100 volte il valore iniziale. LIMITI DELL’ESPROPRIO Costi elevati: Gli indennizzi riflettono la rendita, rendendo onerosa l’attuazione dei piani. Disparità di trattamento: Proprietari di terreni simili ricevono compensi diversi. Perdita del valore aggiunto: Chi subisce l’esproprio non beneficia del surplus di valore derivante dalla rendita immobiliare. GESTIONE DELLE AREE: Le decisioni del piano possono trasformare un terreno agricolo in edificabile (Zona C) o destinarlo a usi pubblici (es. parco pubblico). Questa discrezionalità influenza direttamente il valore dei terreni e la generazione di rendita. Le riforme urbanistiche e ambientali degli anni '70 TEMI FONDAMENTALI ORDINAMENTO REGIONALE: Nascono le Regioni a statuto ordinario (1970), che assumono competenze fondamentali nella gestione territoriale. REGIME DEI SUOLI ED ESPROPRIO: Si cerca una riforma del regime dei suoli, ma la Corte costituzionale limita alcune misure. POLITICA DELLA CASA: Diventa centrale il tema abitativo, con interventi pubblici per affrontare la carenza di alloggi. CRISI ENERGETICA: Il 1973 segna l'inizio di una nuova consapevolezza ambientale, che influenzerà la pianificazione territoriale negli anni successivi. L’ISTITUZIONE DELLE REGIONI A STATUTO ORDINARIO COMPETENZE TRASFERITE ALLE REGIONI (D.P.R. 8/1972): Urbanistica, edilizia, viabilità, acquedotti, turismo, agricoltura, e lavori pubblici di interesse regionale. Le Regioni assumono la gestione di piani urbanistici generali e attuativi, oltre al controllo edilizio. COMPETENZE RIMASTE ALLO STATO: Coordinamento delle linee fondamentali dell’assetto territoriale, rete autostradale e ferroviaria, opere idrauliche di rilevanza nazionale, e tutela ambientale. URBANISTICA COME COMPETENZA REGIONALE (D.P.R. 616/1977): Le Regioni diventano protagoniste della pianificazione territoriale, con lo Stato che mantiene solo funzioni di indirizzo. LA RIFORMA DELLA CASA: LEGGE 865/1971 OBIETTIVI PRINCIPALI: Organizzare meglio l’edilizia residenziale pubblica (ERP) e ridurre la speculazione fondiaria tramite esproprio e diritto di superficie. ESTENSIONE DELL’ESPROPRIO PER PUBBLICA UTILITÀ: Aree ed edifici per piani di zona (PEEP), opere di urbanizzazione, risanamento urbano, parchi, impianti produttivi (PIP). PIANI PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (PIP): Strumenti attuativi per garantire aree a basso costo per attività produttive, regolandone l’edificazione e promuovendo una pianificazione coordinata. NUOVO CALCOLO DELLE INDENNITÀ DI ESPROPRIO: Basate sul valore agricolo delle aree, spesso inferiore al valore di mercato, limitando i costi per i Comuni. LA LEGGE BUCALOSSI (L. 10/1977): NORME PER L’EDIFICABILITÀ DEI SUOLI SEPARAZIONE TRA PROPRIETÀ E DIRITTO DI EDIFICAZIONE: La licenza edilizia viene sostituita dalla concessione edilizia, di norma onerosa. Il diritto di edificazione non è implicito nella proprietà del suolo, ma concesso dall’autorità comunale. CONTRIBUTI PER OPERE DI URBANIZZAZIONE: Ogni intervento edilizio deve contribuire sia alle nuove urbanizzazioni primarie e secondarie, sia alla manutenzione di quelle esistenti. Il contributo include: o Una tassa parametrata sul costo di costruzione. o Un contributo per le urbanizzazioni. Concessioni gratuite previste solo per edifici agricoli, opere pubbliche, manutenzioni straordinarie e piccoli ampliamenti residenziali. PROGRAMMI PLURIENNALI DI ATTUAZIONE (PPA): Strumenti comunali per organizzare l’attuazione del PRG, disciplinando le fasi di sviluppo e impedendo edificazioni speculative. CRISI ENERGETICA E QUESTIONE AMBIENTALE CRISI DEL 1973: L’aumento del prezzo del petrolio mette in evidenza i limiti delle risorse naturali e la necessità di un uso sostenibile. La pianificazione territoriale comincia a integrare le preoccupazioni ambientali. SVILUPPO SOSTENIBILE: Concetti chiave introdotti negli anni ’80 e ’90, a partire dal Rapporto Brundtland (1987) e l’Earth Summit di Rio (1992). L’urbanistica inizia a considerare la capacità ecologica dei sistemi come limite allo sviluppo economico. IMPATTI E CRITICHE ALLE RIFORME EFFETTI POSITIVI: Maggiore controllo pubblico sul regime dei suoli e riduzione della speculazione. Strumenti più chiari per pianificare e attuare lo sviluppo urbano. CRITICHE: Complessità e rigidità delle normative rallentano spesso l’attuazione dei piani. La separazione tra proprietà e diritto di edificazione ha sollevato contestazioni da parte dei proprietari terrieri. Centri storici APPROCCI ALLA CONSERVAZIONE DEI CENTRI STORICI IN ITALIA TRE POSIZIONI PRINCIPALI: 1. Totale conservazione e museificazione, a volte fino al ripristino di elementi storici o “falsi storici”. 2. Demolizione o sostituzione parziale/totale del tessuto storico per dare spazio al futuro. 3. Integrazione tra memoria e dinamiche moderne, bilanciando passato e presente. EVOLUZIONE STORICA DELLA TUTELA URBANA INIZIO NOVECENTO: Conservazione limitata a monumenti eccezionali, con restauri spesso arbitrari. ANNI ‘30 E '40: - Gustavo Giovannoni propone la teoria del diradamento, con interventi chirurgici sul tessuto urbano, creando piazze e spazi aperti per migliorare funzionalità, igiene e movimento. - Legge del 1939 (n. 1089): Concentra la tutela su singoli monumenti, considerando il contesto ambientale solo come cornice. DOPOGUERRA: Ricostruzioni e interventi moderni spesso eliminano parti significative del tessuto storico. CONTRIBUTI INNOVATIVI CARTA DI ATENE (1933): Privilegia gli interessi della città moderna, favorendo demolizioni per far spazio alla ricostruzione. PIANO DI ASSISI (1955): Giovanni Astengo introduce un approccio integrato con analisi architettoniche, sociali e urbanistiche, classificando edifici in: - Negativi (in contrasto con l’ambiente), - Neutri (di scarso valore architettonico ma non contrastanti), - Positivi (di alto valore storico e architettonico). CARTA DI GUBBIO (1960) Stabilisce il concetto di centro storico. Contrasta diradamenti, isolamenti e nuovi manufatti nell’ambiente storico. Promuove il risanamento conservativo, il consolidamento strutturale e la tutela degli abitanti e delle attività locali. ANALISI TIPOLOGICA Proposta da Saverio Muratori: Identifica categorie tipologiche edilizie per disciplinare interventi conservativi. Applica il metodo in città come Bologna, Firenze, Roma e Venezia. PIANO DI BOLOGNA (1969): Prima applicazione pratica basata su questa analisi. PIANO PEEP DI BOLOGNA (ANNI ‘70) Prevede l’utilizzo di leggi urbanistiche per il recupero del centro storico, con iniziative pubbliche che favoriscono: Recupero abitativo e controllo dell’espansione periferica. Limitazione della terziarizzazione e della gentrificazione. Risanamento degli edifici degradati e promozione di affitti sociali. EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI CITTÀ STORICA Dal centro storico alla città storica (anni 2000): Si amplia la tutela a parti della città contemporanea con valore storico e simbolico. Focus su elementi morfologici (tracciati stradali, portici, piazze) piuttosto che solo tipologici. SFIDE CONTEMPORANEE TURISTIFICAZIONE: Impatto negativo sul tessuto sociale ed economico dei centri storici. - Perdita di residenti e attività locali. - Conversione degli immobili in strutture turistiche (affitti brevi). POLITICHE DI VALORIZZAZIONE Programma pedonalità Bologna (2011): Promuove l’accesso pedonale al centro storico, integrando riqualificazione fisica, mobilità sostenibile e valorizzazione delle attività culturali e commerciali. Anni ’80 e ’90 e il rinnovamento delle città CONTESTO E PRINCIPALI QUESTIONI NEGLI ANNI ’80 CONTRADDIZIONI EMERGENTI: Richiesta di semplificazione normativa per velocizzare i processi urbanistici. Crescente attenzione alla tutela ambientale e al rigore nei controlli. Interesse a passare dall’espansione urbana alla *trasformazione* del territorio esistente, includendo periferie e centri storici. SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA LEGGE NICOLAZZI (1982): Introduzione del silenzio assenso per le concessioni edilizie. Riduzione dei controlli diretti, con responsabilizzazione dei progettisti. Criticità: difficoltà applicative e ridotto controllo sull’attività edilizia. LEGGE 47/1985 (CONDONO EDILIZIO): Prima regolamentazione organica dell’abusivismo edilizio, permettendo la regolarizzazione delle opere abusive costruite prima del 1983. Critiche: favorì un “reato contro la collettività” delegittimando l’urbanistica. LA QUESTIONE AMBIENTALE Gli eventi significativi (come il terremoto Irpinia 1980, Chernobyl 1983) hanno aumentato la consapevolezza dell’importanza della tutela ambientale. Introduzione di STRUMENTI PIANIFICATORI per la tutela e valorizzazione del paesaggio: Piani paesaggistici regionali (es. Emilia-Romagna 1986). Valutazione di Impatto Ambientale (VIA): Procedura tecnico-amministrativa per valutare l’impatto di grandi opere. Valutazione Ambientale Strategica (VAS): Integrata nei processi di pianificazione per promuovere lo sviluppo sostenibile. CAMBIAMENTI URBANI E TRASFORMAZIONI Fine dell’espansione caotica delle città e maggiore attenzione alla riqualificazione urbana: Periferie degradate: Interventi su quartieri monofunzionali con edilizia di scarsa qualità. Dismissioni industriali: Aree abbandonate, come ex stabilimenti e infrastrutture, viste come risorsa strategica. GLOBALIZZAZIONE E MARKETING URBANO La globalizzazione ha intensificato la competizione tra città, richiedendo: Branding urbano: Creazione di identità forti tramite progetti di rinnovamento e archistar. Marketing territoriale: Attrazione di investimenti esterni e valorizzazione delle risorse locali. Grandi eventi (es. Expo, Olimpiadi) come occasione per riqualificare città e aree degradate. ESIGENZA DI QUALITÀ URBANA Dalla quantità alla qualità: Necessità di manutenzione e ottimizzazione del patrimonio edilizio esistente. Superamento dell’espansione a favore di una pianificazione strategica per affrontare sfide ambientali, sociali ed economiche. Anni ’90 e la riqualificazione urbana in Italia CONTESTO E DEBOLEZZE DEL PRG TRADIZIONALE PROBLEMI EMERSI NEI PIANI REGOLATORI GENERALI (PRG): Inattuabilità: previsioni sovradimensionate e non più aderenti alla realtà. Rigida zonizzazione: insufficiente per garantire qualità urbana complessiva. Mancanza di strumenti adatti per interventi rapidi e complessi. Ridotte risorse economiche pubbliche. NECESSITÀ DI EVOLUZIONE: Si passa dalla pianificazione tradizionale alla pianificazione per progetti, con un focus su interventi specifici di trasformazione. VERSO UNA NUOVA FORMA DI PIANO: IL PROGETTO URBANISTICO INTEGRAZIONE TRA PIANO E PROGETTO: Si supera la separazione tra pianificazione urbana e progettazione architettonica. Esempi di Torino (Gregotti e Cagnardi) e Siena (Secchi): o Torino (1995): focus sulla Spina Centrale, con riorganizzazione delle aree dismesse e nuovi assi urbani. o Siena (1990): introduce i progetti-norma, che combinano regole e progetti specifici per attuazioni concrete. CONCETTO DI PROGETTO DI SUOLO: Progettazione di spazi pubblici e aperti come elemento unificante per ricomporre frammentazioni urbane. Focus su qualità e fruibilità degli spazi aperti, incluse infrastrutture e reti. RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI E SNELLIMENTO DELLE PROCEDURE LEGGE 142/1990: Ridefinisce competenze di comuni e province, introducendo strumenti come il Piano Territoriale di Coordinamento. Introduce accordi di programma pubblico-privato per interventi rapidi e coordinati. Permette la costituzione di società miste per la realizzazione di opere pubbliche. Legge 241/1990: Semplificazione amministrativa con la conferenza di servizi e la responsabilità del procedimento assegnata a dirigenti pubblici. PROGRAMMI COMPLESSI PER LA RIQUALIFICAZIONE URBANA Strumenti innovativi basati sulla collaborazione pubblico-privato, con obiettivi di qualità urbanistica, ambientale e sociale: Programmi Integrati di Intervento (PII): interventi su aree significative con integrazione di funzioni e risorse. Programmi di Riqualificazione Urbana (PRU): recupero di centri storici, periferie degradate e aree dismesse. Contratti di Quartiere (CdQ): riqualificazione di quartieri degradati con un focus su coesione sociale. PRUSST: sviluppo territoriale sostenibile, superando il solo ambito urbano. CARATTERISTICHE: Procedure snelle e basate su concorsi. Integrazione di finanziamenti pubblici e privati. Tempi di attuazione definiti e fattibilità economica. ESITI E CRITICITÀ DEI PROGRAMMI COMPLESSI ESITI POSITIVI: Riduzione del consumo di suolo. Introduzione di nuove modalità di pianificazione integrata. CRITICITÀ: Speculazione e gentrificazione. Mancanza di una visione complessiva, con interventi frammentati. Rinascita urbana e Città compatta QUALITÀ E FORMA URBANA: MODELLO DELLA CITTÀ COMPATTA Definizione di Sprawl Urbano: Forma di urbanizzazione frammentata, a bassa densità, con usi separati, dominio dell’automobile e ridotta presenza di spazi pubblici. Cause: o USA: Terreni economici nei sobborghi, casa nel verde vista come sicura, motorizzazione di massa. o Europa: Tradizioni anti-urbane (Nord), disaffezione per le città (Sud), regolamentazione statale (Est). Effetti: o Riduzione delle relazioni sociali e forte dipendenza dall’auto. LA CITTÀ COMPATTA: BENEFICI E NUOVA CONSAPEVOLEZZA BENEFICI: o Uso efficiente dei terreni esistenti, riduzione del consumo di suolo. o Promozione di mobilità sostenibile (piedi, bici, trasporti pubblici). o Vantaggi ambientali, economici e sociali rispetto ai sobborghi. SOSTENIBILITÀ: o Minore consumo energetico e inquinamento. o Densità elevata per garantire servizi e mix di usi. JANE JACOBS E IL VALORE DELLA CITTÀ TRADIZIONALE Principi fondamentali (1961): o Strada come luogo di socialità: marciapiedi, vivacità, negozi. o Diversità di funzioni e edifici per garantire mix sociale ed economico. o Alta densità per favorire interazioni e vitalità urbana. MOVIMENTI URBANISTICI PER LA CITTÀ COMPATTA Smart Growth Movement (USA, anni ’90): con l’obiettivo di preservare spazi aperti, promuovere trasporti sostenibili, riqualificare aree dismesse, ridurre impermeabilizzazione del suolo. New Urbanism (USA, anni ’80): Quartieri pedonali e misti, adattamento dei principi tradizionali al contesto moderno. Transit-Oriented Development (TOD): pianificazione integrata di trasporti e urbanizzazione, che favorisce quartieri compatti vicino ai nodi del trasporto pubblico, riducendo l’uso dell’auto. IL NEW URBANISM: PRINCIPI E APPLICAZIONI Dieci principi chiave: 1. Pedonalità: abitazioni vicine a servizi e lavoro. 2. Connettività: reti stradali interconnesse. 3. Uso misto e diversità: negozi, uffici e residenze vicini. 4. Mix di tipologie edilizie e prezzi. 5. Architettura di qualità e design urbano. 6. Struttura tradizionale: centri urbani densi e margini ben definiti. 7. Trasporto intelligente: collegamenti con treni di alta qualità. 8. Sostenibilità: minimo impatto ambientale e tecnologie eco-compatibili. 9. Pianificazione del transetto: densità decrescente verso i margini. 10. Qualità della vita: spazi pubblici di alto valore. RINASCITA URBANA DI RICHARD ROGERS Modello della Città Compatta e Policentrica: Scopo di invertire la frammentazione attraverso la riqualificazione delle aree dismesse, e rafforzare la sfera pubblica con spazi aperti integrati nel paesaggio urbano. Principi chiave: o Mix di usi e abitazioni per favorire comunità stabili. o Densità urbana progettata per supportare servizi pubblici e trasporti. o Progettazione sostenibile: edifici a basso consumo energetico e duraturi. Strumenti innovativi: o Masterplan tridimensionale per integrare edifici e spazi pubblici. o Concorsi di progettazione e partecipazione pubblica per garantire qualità. SFIDA EUROPEA: LIMITARE LO SPRAWL E CONSUMO DI SUOLO Dagli anni 2000, le strategie urbanistiche europee si concentrano su: o Limitare l’espansione urbana incontrollata. o Preservare ecosistemi e garantire uno sviluppo sostenibile. Verso una nuova forma del piano comunale LIMITI DEL PIANO REGOLATORE GENERALE (PRG) Rigidità: Il PRG si adatta poco ai cambiamenti rapidi, definendo regole uguali per tutto il territorio. Problemi attuativi: Basato su espropri e vincoli sperequativi che non ripartiscono equamente diritti e doveri. Necessità di riforma: Emerse iniziative locali e regionali per superare i limiti, avviando una nuova generazione di piani urbanistici. NUOVO MECCANISMO DI PIANIFICAZIONE STRUTTURA DEL PIANO: o Parte strutturale: Valida a tempo indeterminato, definisce strategie di lungo periodo, vincoli, e usi compatibili. o Parte operativa: Valida per 4-5 anni, si concentra su interventi concreti, come destinazioni d’uso e opere pubbliche. SCOMPOSIZIONE DEL PIANO: o Piano Strutturale Comunale (PSC): Strategico, non conformativo dei diritti di proprietà. o Piano Operativo Comunale (POC): Prescrittivo, relativo a trasformazioni specifiche. o Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE): Normativo, regola trasformazioni minori e stabilisce parametri edilizi. RIFORMA URBANISTICA REGIONALE Esempio dell’Emilia-Romagna (LR 20/2000): o Promuove sviluppo ordinato e tutela ambientale. o Introduce meccanismi di perequazione e strumenti come PSC, POC, e RUE. PRINCIPI CHIAVE: o Sussidiarietà: Cooperazione tra enti locali e sovracomunali. o Sostenibilità: Riduzione del consumo di suolo e valorizzazione dei tessuti esistenti. o Semplificazione: Procedure più snelle per piani comunali. PIANO STRUTTURALE COMUNALE (PSC) Ruolo: Stabilisce strategie generali e vincoli strutturali. Classificazione del territorio: o Territorio urbanizzato: Zone consolidate o da riqualificare. o Territorio urbanizzabile: Nuovi insediamenti pianificati. o Territorio rurale: Aree agricole e di valore paesaggistico. Invarianti strutturali: o Vincoli di lunga durata legati alla sicurezza, tutela ambientale e beni culturali. Esempio di Bologna (2008): o Strategia basata su “sette città” con obiettivi specifici per ogni area. PIANO OPERATIVO COMUNALE (POC) Finalità: Interventi di trasformazione urbanistica per un periodo limitato (5 anni). Contenuti principali: o Localizzazione di opere pubbliche e dotazioni territoriali. o Pianificazione di edilizia sociale. o Coinvolgimento di risorse pubbliche e private. Esempio di Bologna - POC ZERO: o Interventi su aree dismesse e riqualificazione del patrimonio pubblico, con focus su sostenibilità e mobilità. REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO (RUE) Funzione: Normativo e valido a tempo indeterminato. Contenuti principali: o Aspetti edilizi (norme igienico-sanitarie, parametri urbanistici). o Fiscalità locale (oneri di urbanizzazione). o Interventi diretti nelle aree non soggette a trasformazioni sostanziali. MECCANISMI DI PEREQUAZIONE E TAVOLA DEI VINCOLI PEREQUAZIONE: Redistribuzione equa di diritti edificatori tra proprietari, compensando chi cede aree per opere pubbliche. TAVOLA DEI VINCOLI: Strumento per rappresentare vincoli e prescrizioni sul territorio, semplificando le procedure edilizie. CONCLUSIONI E INNOVAZIONI Evoluzione della pianificazione: Dai rigidi PRG ai piani tripartiti (PSC, POC, RUE). Benefici: Maggiore flessibilità, sostenibilità, e trasparenza. Sfide future: Bilanciare esigenze locali con obiettivi strategici, garantendo partecipazione e qualità progettuale. Rigenerazione Urbana CONTESTO E OPPORTUNITÀ DALLA CRISI DEL 2008 Crisi finanziaria del 2008: Determina il crollo della domanda edilizia e mette in crisi le tradizionali strategie di espansione urbana. Ristrutturazione edilizia: Dal 2008, cresce l’importanza della manutenzione straordinaria, unica voce in aumento negli investimenti residenziali. Opportunità dalla crisi: o Emergere della necessità di rigenerare la città consolidata, migliorando la sostenibilità energetica e adeguando il patrimonio edilizio degli anni '60-'80. o Fine dell’espansione urbana incontrollata, con politiche orientate alla densificazione. RIGENERAZIONE URBANA: CONCETTI CHIAVE Crescita a saldo zero: o Riduzione del consumo di suolo e rinaturalizzazione di aree degradate. o Promozione della città compatta, riducendo inefficienze e migliorando l’ambiente urbano. Interventi diffusi: o Piccole trasformazioni mirate, come l’agopuntura urbana e il rammendo del tessuto esistente, per migliorare qualità e sicurezza. Sostenibilità energetica: o Il 65% del patrimonio edilizio italiano è in classe G, contribuendo a inefficienze energetiche significative. Rischio sismico: o La vulnerabilità degli edifici esistenti rappresenta un rischio, con necessità di interventi di adeguamento. STRUMENTI PER LA RIGENERAZIONE URBANA PSC in diminuzione: Ridimensionamento delle previsioni insediative nei Piani Strutturali Comunali, come a Calderara di Reno e Reggio Emilia. POC per la rigenerazione: Programmi Operativi Comunali specifici per interventi di riqualificazione urbana, come a Bologna. Piano Casa Nazionale: Promozione di interventi privati di ampliamento e ricostruzione per migliorare efficienza energetica e qualità architettonica. NUOVI MODELLI DI CRESCITA: LA DENSIFICAZIONE URBANA Densificazione e addizioni volumetriche: o Aumento controllato della densità per garantire servizi, spazi verdi e mix funzionale. o Esempio di Faenza: incentivi volumetrici legati alla rete ecologica urbana. DIFFERENZA TRA RIGENERAZIONE E RIQUALIFICAZIONE: RIQUALIFICAZIONE: Focus su grandi operatori immobiliari, valorizzazione economica e trasformazione funzionale. RIGENERAZIONE: Interventi diffusi su edifici esistenti, permanenza di abitanti e contrasto al consumo di suolo. ESEMPI PRATICI DI RIGENERAZIONE URBANA NYC Plaza Programme (2008): Creazione di piazze di quartiere da spazi sottoutilizzati con coinvolgimento comunitario. Renew Newcastle (2008): Riuso temporaneo di spazi abbandonati per attività creative, con impatto culturale e sociale. Re:START a Christchurch (2011-2018): Utilizzo di container per creare spazi commerciali temporanei in un’area terremotata. Bologna - Patti di collaborazione (2014): Coinvolgimento di cittadini e associazioni per la cura e rigenerazione di beni comuni. Urbanismo tattico: Interventi a basso costo per riappropriarsi dello spazio pubblico, come le piazze scolastiche di Milano. SFIDE E OBIETTIVI DELLA RIGENERAZIONE URBANA Sfide: o Coinvolgere piccoli investitori e comunità locali in un contesto di risorse limitate. o Garantire interventi mirati ed efficaci su larga scala. Obiettivi: o Migliorare la qualità urbana, sociale e ambientale senza espandere la città. o Integrare interventi temporanei e partecipativi per un futuro più sostenibile. L.R. n. 24/2017 – Tutela e uso del territorio CONTESTO E NECESSITÀ DI RIFORMA Criticità della LR 20/2000: o Pensata per un’espansione urbana non più attuale dopo la crisi economica. o Processi di pianificazione troppo complessi e lunghi, con scarsa efficacia attuativa. o Risultati in dispersione insediativa e piani sovradimensionati. Obiettivi della nuova legge (LR 24/2017): o Contenere il consumo di suolo tramite il principio di saldo zero. o Promuovere la rigenerazione urbana migliorando vivibilità, sicurezza sismica ed efficienza energetica. o Semplificare e rendere flessibili i processi di pianificazione, adattandoli ai bisogni delle imprese e della pubblica amministrazione. PRINCIPIO DEL CONSUMO DI SUOLO A SALDO ZERO Definizione e applicazione (art. 6): o Consumo netto di suolo pari al massimo al 3% del territorio urbanizzato esistente (base 2018), da raggiungere entro il 2050. o Deroghe possibili solo per opere pubbliche, insediamenti strategici o interessi sovracomunali, previa valutazione di sostenibilità e motivazione specifica. Esclusioni dal conteggio del 3%: o Aree per dotazioni ecologiche e parchi urbani. o Ampliamenti produttivi e fabbricati agricoli. o Previsioni già approvate dai piani urbanistici vigenti. Vincoli: o Divieto di consumo di suolo per nuove edificazioni residenziali, eccetto per edilizia sociale o interventi di rigenerazione. PROMOZIONE DELLA RIGENERAZIONE URBANA Strumenti di incentivazione: o Riduzione dei contributi di costruzione per interventi rigenerativi. o Incentivi volumetrici proporzionali ai livelli di qualità energetica e ambientale. Tipologie di interventi rigenerativi: - Qualificazione edilizia: Demolizione e ricostruzione per migliorare sicurezza, efficienza energetica, abbattimento barriere architettoniche. - Ristrutturazione urbanistica: Ridefinizione di tessuti urbani con modifiche alla rete viaria, lotti e isolati. - Addensamento o sostituzione urbana: Interventi su aree degradate o marginali con trasformazioni significative, inserimento di nuove funzioni, edilizia sociale e delocalizzazione da aree a rischio. Regime differenziato: o Dotazioni territoriali inferiori agli standard minimi per progetti rigenerativi. o Semplificazioni procedurali per chi interviene sul territorio urbanizzato. SEMPLIFICAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA Nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG): o Unifica PSC e RUE, con focus su riuso e rigenerazione del territorio urbanizzato. o Stabilisce strategie per la qualificazione della città pubblica e il contenimento del consumo di suolo. Strumenti attuativi: o Accordo Operativo (AO): Sostituisce POC e PUA, negoziato tra pubblico e privato per progetti conformi alla strategia del PUG. o Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (PPIP): Strumento per attuare interventi su scala locale. o Regolamento Edilizio ripristinato come documento autonomo. Contenuti del PUG: o Perimetro del territorio urbanizzato e del centro storico. o Schema di assetto del territorio e areali omogenei per la rigenerazione. o Strategia per la qualità urbana ed ecologico-ambientale (SQUEA), che orienta interventi e spese pubbliche. STRUMENTI DI DIAGNOSI E PIANIFICAZIONE Quadro conoscitivo: o Analisi delle vulnerabilità territoriali (sismiche, energetiche, climatiche). o Mappatura degli edifici degradati e delle aree dismesse. Diagnosi energetica e sismica: o Identificazione di areali omogenei per priorità di intervento. Sostenibilità climatica: o Misurazione della vulnerabilità delle aree urbane a fenomeni come isole di calore. INNOVAZIONI PROCEDURALI E REGOLE PER IL PRIVATO Accordo Operativo: o Strumento principale per la pianificazione attuativa. o Definisce impegni del privato su dotazioni territoriali, sostenibilità ambientale ed economica. o Legato alla strategia del PUG, con valutazione del beneficio pubblico. Trasparenza e controllo: o Relazioni economico-finanziarie per monitorare l’attuazione. o Coinvolgimento delle comunità nella definizione degli interventi. OBIETTIVI E VISIONE DELLA LR 24/2017 RIDUZIONE DEL CONSUMO DI SUOLO: Focalizzazione su rigenerazione urbana e qualità della città costruita. QUALITÀ URBANA ED ECOLOGICA: Misure integrate per migliorare la resilienza territoriale e la sostenibilità ambientale. RILANCIO DELLA COMPETITIVITÀ: Processi di pianificazione più rapidi e flessibili per attrarre investimenti.

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