Storia delle teorie dell’infanzia PDF

Summary

This document is an exam of History of Childhood Theories. It explores the concept of childhood across history, from ancient times to the 18th century. The text analyzes different societal perspectives on children, including their treatment, education, and roles within the family and broader society. It describes institutions like orphanages and asylums, and highlights historical viewpoints of child development and education.

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ESAME DI STORIA DELLE TEORIE DELL’INFANZIA Libro 1: LA SCOPERTA DELLA PRIMA INFANZIA VOL. 2 Prima del 700, la categoria dell’infanzia non era considerata a sé stante. Inizialmente, gli asili venivano concepiti come un luogo nel quale il bambino doveva autogestirsi, senza cioè un percorso educativo....

ESAME DI STORIA DELLE TEORIE DELL’INFANZIA Libro 1: LA SCOPERTA DELLA PRIMA INFANZIA VOL. 2 Prima del 700, la categoria dell’infanzia non era considerata a sé stante. Inizialmente, gli asili venivano concepiti come un luogo nel quale il bambino doveva autogestirsi, senza cioè un percorso educativo. EDUCAZIONE La parola “educazione” ha due diverse radici, in cui è inscritto un doppio movimento: - Éduco (edere): nutrire, allevare e, quindi, far crescere. Presuppone un movimento verso l’interno. - Edúco (ex-ducere): tirar fuori, far uscire. Presuppone un movimento verso l'esterno, quindi lo scopo dell'educazione è portare qualcosa dall'interno del soggetto all'esterno L’educazione non può essere considerata in maniera statica: essa è ampiamente cambiata nel corso delle fasi storiche, ma fa sempre riferimento ad un preciso contesto nel quale prende forma. Cosa si intende per bambino nel corso della storia? Il bambino come soggetto di studi è un concetto molto moderno, infatti in ogni epoca storica esso è stato concepito in maniera diversa: - Nella mitologia greca l’abbandono dei bambini era un’abitudine accolta dagli dei: era visto come un gesto positivo in quanto le debolezze umane erano giustificate dal comportamento degli dei. - I fenici e cartaginesi compivano dei sacrifici umani, soprattutto dei bambini, come segno di sottomissione alla divinità e dunque con significato religioso. Si tratta quindi di società che praticavano l’infanticidio come atto carico di significato religioso e di sottomissione alla divinità. Venivano praticate queste azioni sui bambini perché essi non erano considerati importanti nel mondo antico, in quanto solo pochi riuscivano a superare i primi anni di vita. Solo dopo il 900 si cominciò a parlare di “figure significative di riferimento”, in quanto prima il bambino era visto come un soggetto che doveva crescere velocemente e cercare di sopravvivere. Nell’antichità i bambini erano visti positivamente solo nella prospettiva di futuri soldati: la forza dell’impero era basata sul numero di abitanti , dunque essi erano visti utili come futuri membri dell’esercito, non come soggetti a sé. Non vi era quindi una giusta considerazione dell’educazione infantile. Solo a partire dai 5 anni veniva data maggiore attenzione all’educazione del bambino (che era comunque poca), in quanto prima di quell’età la maggior parte dei bambini moriva (non sarebbe quindi stato nemmeno utile educarli in quanto sarebbero morti a breve). Prendendo i testi riguardanti la Grecia antica e classica non si descrivono mai bambini prima della fanciullezza, questo perché c’era un’esigenza da parte del mondo adulto di bruciare quanto prima la tappa dell’infanzia, considerata inutile e senza valore. In passato, anche la disabilità non era ben vista: nella maggior parte dei casi, i bambini disabili venivano abbandonati. L’abbandono poteva presentarsi però anche in caso di relazioni illecite, ossia fuori dal matrimonio. Le conseguenze di queste relazioni ricadevano sempre sulle donne, le quali erano quindi spinte ad abbandonare i figli illegittimi per scampare alla vergogna che ne sarebbe ricavata. Durante il medioevo, si infliggono pene alle donne colpevoli di aborto e di infanticidio, per questo motivo nascono i brefotrofi. ISTITUZIONI - Brefotrofio: istituzione deputata all'accoglienza dei bambini illegittimi, nata per fare fronte al numero elevato di neonati abbandonati. Essi disponevano di una ruota girevole, all’esterno della quale la madre poneva il bambino per poterlo portare all’interno. Pare che il paese di origine dei brefotrofi sia l’Italia, infatti nel 1198 papa Innocenzo III si era dichiarato sconvolto dal numero altissimo di neonati trovati morti nelle reti dei pescatori del Tevere. Era turbato dal fatto che l’immagine di Roma, capitale della cristianità, fosse macchiata da una scena così macabra, per questo motivo ordinò l’apertura dei brefotrofi a difesa dell’immagine della città (non a difesa del bambino). In questo modo, anche se i bambini non sopravvivevano, erano comunque battezzati e coperti dalla protezione divina. Fino al 1865, ai bambini che venivano accolti nei brefotrofi veniva associato il cognome “Esposto” a Bologna e Napoli, “Colombo” a Milano, ecc. In seguito i cognomi venivano dati casualmente in riferimento anche, ad esempio, a oggetti o animali. - Asilo: nasce per far fronte al problema della mortalità infantile, ma soprattutto per aiutare le madri nelle ore diurne. I bambini venivano lasciati qui per essere accuditi temporaneamente in aiuto alle madri lavoratrici. BAMBINI NELL’ANTICA ROMA La cultura dell’antica Roma era un’elaborazione delle precedenti culture, ma è poi diventata un punto di riferimento per l’Occidente. Qui il padre non aveva alcun obbligo di assistenza verso i figli illegittimi, che restava totalmente a carico della madre. Essi potevano inoltre decidere per la vita del figlio appena nato (si praticava infanticidio). La ragione di tale discriminazione va ricercata nel diritto romano. → Diritto romano: è sacrilegio danneggiare la patria e perciò anche il cittadino poiché questi è parte della patria. Dal diritto di cittadinanza erano esclusi gli schiavi, i bambini e le donne, sottomessi all’autorità del pater familias (autorità totale nei confronti dei figli, delle nuore e degli schiavi). Nel diritto romano, il potere del pater familias non aveva limiti: il resto della famiglia dipendeva da lui. Era padre, sacerdote, giudice, educatore di tutta la famiglia nel senso più ampio del termine. → Patria potestà: potere del padre sui figli e sulla donna che entrava a far parte della famiglia. Anche presso i romani i bambini venivano immobilizzati dalle fasciature fino ai due anni: si credeva che il parto alterasse le deboli membra del neonato e che bisognasse proteggerle fino a quando avessero raggiunto una sufficiente consistenza (pratiche che vennero condannate anche da Rousseau). I figli non venivano allattati dalle madri ma assegnati appena nati alle balie con cui vivevano i primi anni. → balie: erano dette anticamente "mamme di latte" e, avendo avuto da poco un figlio, si prestavano ad allattare i bambini di altre donne. L’alto indice di natalità e le fragili speranze di vita diminuivano il valore assegnato dal mondo antico ai bambini: l’infanzia non godeva di una propria identità, infatti si pensava che nei primi sette anni di vita il bambino fosse incapace di apprendere le discipline, per questo veniva affidato ai servi. All'interno di un contesto in cui i bambini non sono sono visti, si alzano voci di autori che non verranno ascoltate per molti secoli, come ad esempio Quintiliano (35-95 d. c.), che anticipa la psicologia moderna, valorizzando l’importanza educativa dei primi anni di vita. Le loro idee e teorie avranno una grande rilevanza per la storia dell'infanzia, diventando determinanti dal 900 in avanti. Da questo momento in avanti si inizia a pensare che ciò che vive il bambino nei primi anni di vita influenza in maniera massiccia l'individuo che diventerà in futuro (da Freud). LA NASCITA E LO SVILUPPO DEI SERVIZI PER L’INFANZIA (dalla concezione assistenziale alla concezione pedagogica) A partire dal 700 altri autori iniziano ad interessarsi all'educazione e alla formazione dell'uomo. Per questo motivo, parallelamente alla crescita di interesse per il bambino, nascono nuove istituzioni educative: i servizi per l'infanzia. All'inizio erano di stampo custodialistico, ossia servizi all'interno dei quali non è previsto un processo pedagogico, ma in seguito si iniziano a connotare in maniera educativa. L’educazione si rapporta con la dinamica temporale, ma anche con i luoghi: - Educazione formale: attività che promuovono un cambiamento in termini intenzionali e progettuali, che si svolge all’interno di confini istituzionali riconosciuti → scuole - Educazione non formale: attività, intenzionali e progettuali, che appartengono al terzo settore e promuovono un cambiamento connesso a obiettivi specifici → associazioni sportive e culturali - Educazione informale: esperienze a cui i soggetti possono andare incontro e che possono costituire occasione di cambiamento e trasformazione → centri ricreativi, centri estivi J. LOCKE Vive in Inghilterra nel 600 ed è considerato il padre dell'empirismo, che influenzerà e porrà le radici per la corrente filosofica dell'illuminismo (si svilupperà nel 700). → Empirismo: dalla propria esperienza si arriva a conoscenze e idee sempre più complesse, si intende qualsiasi dottrina che ritenga l'esperienza unico fondamento del conoscere e che, a differenza dell'innatismo, non crede nella conoscenza innata. → Innatismo: secondo Locke è un errore pericoloso, in quanto sta alla base dell'intolleranza: ogni setta religiosa o politica è convinta che la propria idea sia quella giusta e che i propri principi siano veri. Questa è una prospettiva dogmatica e intollerante, in quanto ogni setta ha delle idee che al momento della sua nascita crede vere, generando guerre di conflitto. Nella sua opera “Saggio sull’intelletto umano” si scaglia contro l'innatismo cartesiano, dicendo che le idee derivano dall'esperienza e che l'intelletto è come una tabula rasa su cui l'esperienza incide ciò da cui la mente partirà per la conoscenza. Locke era convinto dell’importanza dell'educazione, e la sua opera si colloca in un momento di cambiamento dell'Inghilterra (dall'assolutismo degli Stuart alla monarchia costituzionale degli Orange). La necessità dell’educazione (rivolta solo ad alcuni membri della società) nasce dal fatto che la mente umana deve essere considerata solo come un insieme di potenzialità conoscitive che si attivano nel momento in cui le idee semplici (sensazioni e riflessioni), derivate dall’esperienza esterna ed interna, vengono elaborate, confrontate e giudicate per produrre ulteriore conoscenza (idee complesse). LOCKE E L’ILLUMINISMO Egli sarà iniziatore dell’Illuminismo e rappresentante di un pensiero critico che vuole sottoporre ogni affermazione alla prova dell’esperienza. L’Illuminismo si fa promotore dei principi di uguaglianza, di libertà, di felicità individuale, incrinando il principio di autorità. Uno dei motti principali sarà “Sapere Aude!” (da Kant: abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza). Esso, non solo esorta all'uso della ragione, ma invia un eco della forza polemica che caratterizzerà i philosoph dell'illuminismo (amore per tutte le forme di sapere). → tutti hanno diritto alla vita e alla libertà. Di fronte alla ragione, gli uomini sono tutti uguali, senza diseguaglianze di genere, giacché la diversità materiale non implica diversità nel diritto perché fondato sulla capacità che tutti hanno in comune. LOCKE E L’EDUCAZIONE IL GENTLEMAN In “Pensieri sull’educazione”, Locke si concentra sulla formazione del buon cittadino (non per nascita ma per istruzione). Gli uomini, solo grazie alla loro educazione, possono godere a pieno dei propri diritti, in senso individuale e politico. L'istruzione deve formare un uomo completo e un individuo socialmente adatto a governare cambiamenti sociali e vivere con gli altri, esprime un ideale di uomo che ha riferimento civile, culturale ed educativo nella figura del gentleman. Solo le classi agiate hanno diritto all'educazione, per i poveri bastano le working schools, delle scuole in cui i bambini poveri possono apprendere un'alfabetizzazione di base e un mestiere. L'educazione non avviene in una scuola pubblica, ma all'interno della famiglia sotto la guida del padre e di un precettore privato (la figura della madre non è importante). Essi dedicheranno tutti i loro sforzi in primis all'educazione del carattere (formazione integrale della persona) in seguito alla formazione accademica. Un educatore secondo Locke deve saper adattare il programma alle caratteristiche psicologiche individuali e al ritmo evolutivo dell'allievo, creando una centralità del rapporto tra precettore e allievo. La formazione del carattere si deve attuare in "buone abitudini razionali", espresse in tre dimensioni: - civiltà: come corretto comportamento esteriore - saggezza: come abilità e accortezza di regolare i propri affari nel mondo - cultura: mediante cui vengono offerti i contenuti necessari a migliorare noi stessi e il nostro rapporto con il mondo. I PILASTRI DELL’EDUCAZIONE 1) ESPERIENZA E INTERIORIZZAZIONE: il giovane gentleman deve governare, per questo deve avere la stima e il rispetto degli altri, che costituiscono la sua buona reputazione: il metodo attraverso cui il precettore provvede alla formazione del carattere dell'allievo non è organizzato in base alla distribuzione di premi e castighi, ma al centro dello stimolo abbiamo l'amore e la stima di cui il gentleman si dovrà dotare in società. 2) GIOCO: Locke rifiuta il gioco infantile come attività insignificante, ma lo apprezza come libera espressione dell'attività pratica (attività con valenza dal punto di vista del bambino). Locke ritiene che i materiali di gioco debbano essere costituiti da piccole cose della vita quotidiana (anticipa teoria delle sorelle Agazzi di due secoli dopo = insegnamento che parte da oggetti contenuti nelle tasche dei bambini stessi). 3) LAVORO: viene esaltato nel suo valore educativo, in quanto il giovane non deve vivere di rendita, ma deve essere un uomo d'affari formato integralmente dal precettore, in questo modo impara il valore del lavoro. 4) SALUTE E FISICITA’: gioco e lavoro non devono essere considerati come unici ambiti dell'educazione, infatti nell'opera troviamo una vera e propria educazione alla salute e alla fisicità (mens sana in corpore sano). 5) CULTURA E RAPPORTI SOCIALI: il programma viene irrobustito da studi specifici su lettura, lingue, geografia, matematica, diritto e dall’esperienza dei rapporti sociali (conversazione). J. J. ROUSSEAU (700) Si distacca dall'illuminismo in quanto nel 1750 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i philosoph (in particolare Diderot). È l'iniziatore della pedagogia contemporanea e anticipa la psicologia evolutiva con la sua opera "Emilio", dove propone la teoria dell'educazione. Il bambino ha delle caratteristiche che descrivono una determinata fascia di età, sottolineando un processo di apprendimento calibrato sul suo ritmo evolutivo. Diderot nel 1750 spinge Rousseau a partecipare a un concorso indetto dall'Accademia di Digione che consiste nel rispondere a un quesito: → il progresso delle scienze e delle arti ha contribuito al miglioramento del costume? Secondo Rousseau no, e vince il concorso con la tesi che “la diffusione delle scienze non ha reso migliori gli uomini; anzi, l’hanno corrotto allontanandolo dalla vita semplice e genuina di una vita secondo natura e moltiplicandone i bisogni”. Rousseau si muove a partire da una critica nei confronti della costruzione storica della società, colpevole di essersi allontanata dallo stato di natura. Inoltre scienze, arti e lettere hanno solamente consolidato lacorruzione morale. → l'uomo naturale è sostituito da un uomo sociale, la cui condizione è all'origine delle disuguaglianze e dei suoi mali (ipocrisia, sopraffazione, prevalere dell'apparire sull'essere...). L'unica risposta alla corruzione è una rifondazione della società stessa. Nel 1754 partecipa a un nuovo concorso a Digione dal titolo “Discorso sull’origine dell’ineguaglianza tra gli uomini”. Qui afferma che scienze e arte hanno moltiplicato i bisogni umani aumentando le disuguaglianze e allontanando l’uomo dallo stato di natura. Questi discorsi segnano la rottura con l'illuminismo: la cultura provoca moltiplicazione dei bisogni. Secondo Rousseau l’uomo può essere indirizzato al bene o al male, per questo l’educazione è fondamentale. Si può dire che egli anticipi la psicologia evolutiva perché è uno dei primi autori ad occuparsene ed è l’iniziatore della psicologia contemporanea. EMILIO Quest’opera propone la sua teoria dell’educazione ed è suddivisa in 5 libri, in base alle fasi di sviluppo del bambino. Egli ha infatti delle caratteristiche che appartengono a una determinata fascia d’età, sottolineando un processo di apprendimento calibrato sul suo ritmo evolutivo. → E’ un romanzo pedagogico dedicato alla formazione dell’uomo e del cittadino, che consente a Rousseau di andare alla base della sua natura pedagogica. - personaggio principale: Emilio (allievo orfano che viene isolato in campagna per proteggerlo dai guasti della società e per essere educato "secondo natura") - precettore e narratore: Rousseau Teorie alla base della sua pedagogia: 1. EDUCAZIONE NATURALE: è legata allo stato di natura del bambino che, stando in società, porta dei guasti alla sua educazione. Bisogna fare in modo che l'educazione sia improntata secondo natura e rispettare le fasi dello sviluppo dell'allievo: il precettore deve calibrare l'insegnamento sulla base delle abilità che il bambino possiede in quel momento (fare in modo che l’allievo diventi il protagonista dell’educazione stessa). 2. PUEROCENTRISMO: il precettore deve rendere l'allievo il protagonista dell'educazione. 3. EDUCAZIONE NEGATIVA: bisogna lasciare maturare l'infanzia: il bambino nei primi anni di vita apprende attraverso i sensi e l'esperienza, per questo deve sperimentare il contesto circostante (Maria Montessori → mente assorbente). - 5 libri 1. 0-3 anni: la madre si prende cura del bambino nei primi momenti dopo la nascita (come nutrice), mentre il padre funge da precettore. Il bambino viene educato in campagna, in modo che l'educazione corrisponda con il suo stato di natura. L'educatore non è passivo, ma osserva il bambino mentre coglie i vari stimoli → educazione negativa. 2. 3-12 anni: l'educazione non deve partire dai contenuti, ma dai bisogni del soggetto: Emilio imparerà a leggere dopo che non riuscirà a leggere un biglietto a lui indirizzato (mandato dal precettore). Non è consapevole che le sue esperienze sono condotte dal precettore, che "fa tutto senza fare nulla". Il rapporto tra bambino e precettore passa attraverso l'ambiente, mediatore dell'educazione predisposto dall'educatore, in modo tale che l'allievo possa apprendere in autonomia → educazione indiretta. 3. 12-15 anni: il tempo è fondamentale, è la fase più preziosa dell'intelligenza e deve essere condotta, da parte del precettore, nel miglior modo possibile. Il valore fondamentale è la curiosità dell'alunno, per questo il precettore deve incanalare nel migliore dei modi la curiosità, portando all'istruzione dell'allievo: Emilio impara ad amare l'astronomia dopo essersi dovuto orientare in un bosco con il sole (viene indotto a perdersi) → educazione dell'intelligenza. 4. 15-20 anni: Emilio apprende la pietas nei confronti degli altri. Non viene educato ad una religione specifica, ma viene posto nelle condizioni di poter conoscere le religioni e poter scegliere quella che sente più affine → educazione morale e religiosa 5. 20-25 anni: incontro tra Emilio e Sofia (vediamo il pensiero di Rousseau nei confronti della donna = procreazione). L'allievo può ora dedicarsi alla politica (coronamento percorso formativo) e ai viaggi (mezzo per conoscere altri popoli, fonte di istruzione) →educazione sessuale e culturale H. PESTALOZZI Rappresenta una figura di rottura, infatti introdurrà nuovi e rivoluzionari elementi e può essere considerato il padre della pedagogia popolare: porta l'attenzione sulle classi più povere. Questa educazione aveva una triplice funzione: - favorire l'emancipazione dei poveri - perfezionamento morale dell'individuo - essere fondamento della giustizia sociale (stessi diritti per tutti) Può essere collocato tra illuminismo e romanticismo (700-800), grazie alla sua opera "Leonardo e Geltrude” → romanticismo: corrente ottocentesca erede della rivoluzione industriale e di quella francese che promuove il sentimento, la ricerca dell'infinito e un nuovo senso della storia, della poesia e della religione. Nasce in Germania, dove il movimento dello sturm und drang si fa promotore della richiesta di libertà, di uno stato democratico e della realizzazione della libertà individuale. Fra i pilastri della pedagogia del romanticismo abbiamo la cultura, intesa come realizzazione piena delle potenzialità dello spirito umano. La formazione deve avere un carattere spirituale e deve essere capace di avvalersi delle arti e dei saperi umanistici ritenuti indispensabili per la crescita dell'allievo "al bene" e "al bello". Opera al Cantone di Zurigo in Svizzera, dove si ha una situazione pre industriale, con produzione tessile a conduzione familiare che affianca l’attività agricola (lavoro a domicilio). A livello politico vigono ancora regole feudali, come il divieto ai contadini di intraprendere mestieri diversi da quelli agricoli. Frequenta circoli illuministici e si appassiona ai problemi delle tecniche agricole, aderisce ai principi della fisiocrazia: l'agricoltura ritenuta la fonte di ogni ricchezza. Biografia Condivide gli stessi ideali della moglie Anna Schless, e questo mostra la centralità della figura materna. Rimase orfano di padre e viene cresciuto dalla madre e dalla domestica, ecco perché rispetto alla figura materna parlerà di "amore pensoso": la madre deve accogliere il compito di amore per il proprio bambino come prima condizione, ma deve guidare questa naturale inclinazione affettiva per mezzo della ragione. Si tratta di un amore che emancipa, che non crea dipendenze, non possiede, ma promuove e asseconda i bisogni di autonomia individuale (l'amore si fa strumento di libertà). La sua vita viene scandita da esperienze educative: organizza comunità educative. Insieme alla moglie acquista una tenuta agricola a Neuhof nel 1768, per rendere produttive quelle campagne con le nuove tecniche agricole e con annessa una filanda. Vengono ospitati 50 bambini senza famiglia, di età diverse, per educarli a un mestiere (connessione tra lavoro agricolo e tessitura): i maschi al lavoro agricolo e le femmine all’economia domestica. Il progetto fallì e chiuse nel 1779. Dopo questa esperienza trascorrerà 11 anni caratterizzati dalla produzione di opere come: - "veglie di un solitario", dove promuove valori egualitari e giustizia sociale - "sulla legislazione e l'infanticidio", infatti si scontra con le leggi che non tutelano le donne (che ricorrono all'infanticidio come unica soluzione) - "Leonardo e Geltrude", considerato il romanzo pedagogico che porta Pestalozzi all'interno del romanticismo. Alla fine del 700 dirige l'orfanotrofio di Stans, dove avvia il mutuo insegnamento, ossia affidare la didattica ai bambini più preparati in modo che coinvolgano quelli rimasti "indietro" con l'insegnamento: l’idea di lavoro assume una connotazione precisa e pedagogica. Questo diventa un modello di casa-comunità, infatti capisce che le istituzioni educative devono essere regolate seguendo il modello familiare (unico che promuove una crescita sana e positiva). L’orfanotrofio verrà chiuso dagli austriaci nel 1799. Dopo la chiusura dell'orfanotrofio inizia a dirigere una scuola elementare (5-13) a Burgdorf, dove elabora il metodo intuitivo (scuola-casa): non esistono classi, ma gruppi che si modificano a seconda delle esigenze di ciascuna area didattica e delle esigenze che presentano gli allievi in quel determinato momento. Per questo motivo la scrittura viene appresa partendo dal disegno, l’aritmetica attraverso il concetto di risparmio, e si inserisce l’educazione professionale all’interno della formazione generale. Frutto di questa esperienza è l’opera “Come Gertrude istruisce i suoi figli”. A causa delle circostanze politiche anche questa iniziativa è costretta a chiudere. La quarta iniziativa è l'istituto di Yverdon (visitato dai maggiori pedagogisti del tempo, come Froebel e Herbart), dove il lavoro manuale è visto come una "ginnastica intellettuale", infatti secondo lui a partire dall'esperienza possiamo andare ad apprendere dei concetti relativi alle discipline → questo metodo è da lui chiamato "metodo elementare", una didattica fondata sugli elementi costitutivi del sapere, che andrà a formare le basi su cui poggiare l'intera formazione centrale successiva. Attraverso esercizi tattili l'educatore innesterà le conoscenze e le idee più complesse nell’allievo. LEONARDO E GELTRUDE E’ un romanzo storico in cui viene evidenziato come la vera rigenerazione spirituale è frutto dell’educazione e dove la figura della donna è cruciale. L'educazione sarà alla base del processo formativo che verrà avviato all'interno della comunità del villaggio tedesco di nome Bonnel (immaginario). Questo villaggio è dipendente dal feudatario Arner e dal podestà-oste Hummel, che domina la popolazione con la corruzione. Fra le vittime del podestà c'è Leonardo che si perde in ozio e ubriachezza, mentre la moglie Geltrude espone al feudatario i problemi del villaggio, denunciando la situazione. La denuncia di Geltrude diventa motore di tutta l'opera, in quanto grazie a lei il feudatario assegna un lavoro a Leonardo e il podestà viene cacciato dal villaggio (nel secondo volume verrà sostituito da un altro podestà) → termina un regime di paura Nel terzo volume il maestro Gluphi deve avviare un progetto di riforma dell'educazione, che verte su istruzione e lavoro. = ES: I bambini imparano a contare al telaio, lettura e scrittura vengono appresi in maniera attiva. In questo modo il villaggio passa da una condizione di paura a rapporti sociali più giusti (grazie a Geltrude). Metodo educativo → progetto educativo integrale: per Pestalozzi l'impegno educativo della famiglia deve mobilitare anche quello della proprietà terriera, della scuola e della chiesa per la crescita civile morale della società. La società è un sistema formativo complesso in cui ogni istituzione ha un ruolo fondamentale per la crescita dell'individuo. Il suo metodo educativo passa attraverso tre dimensioni, che devono essere armonizzate tra loro per l’educazione integrale della persona: - cuore/morale: importanza di formare abitudini al vivere sociale (non dopo i 15 anni come Rousseau). Si ha una priorità del sentimento (il bambino prima di imparare e agire, ama): amore quale vincolo di fraterna collaborazione tra gli uomini e come legame con Dio. Amore che si realizza nella concretezza dei rapporti familiari e comunitari. - mente/cognitiva: si serve dell'intuizione per collegare insegnamento ed esperienza. Tratta di numero, forma e linguaggio, punti cardine del metodo elementare. - mano/pratica: importanza del lavoro agricolo e artigianale perché formativi in quanto finalizzati a uno scopo. Critiche alla rivoluzione industriale che incatena l’infanzia alle macchine→ società statica: l’ordine sociale è immodificabile, ma c’è un’esigenza della partecipazione del popolo nei consigli, in quanto c’è bisogno di migliori condizioni del popolo, ma nel rispetto della gerarchia sociale: esigenza di educare il popolo e di elevarlo a migliori condizioni di vita, senza però cambiare l’ordine sociale esistente. DIBATTITO NATURA-CULTURA DOPO ROUSSEAU - il ragazzo selvaggio Nel 1799 viene scoperto un ragazzo di circa 12 anni nei boschi dell'Aveyron, che suscita curiosità nel mondo scientifico del tempo. Presentava un taglio sul collo, forse ad indicare un tentato omicidio. Egli verrà ribattezzato come "ragazzo selvaggio", cresciuto in natura senza figure genitoriali di riferimento. → è la prima volta in cui qualcuno, il medico pedagogo Itard, si occupa di un ragazzo cresciuto in natura e che cerca di fargli recuperare tutte le mancanze che aveva avuto, non essendo cresciuto in società. Inizia un dibattito su quali comportamenti si debbano intendere come "natura umana" e cosa sia da attribuire all'opera di condizionamento socio-educativo. Il medico pedagogo si distacca da Rousseau dicendo che lo stato di natura è solo l'inizio di un percorso educativo che deve terminare con la civiltà. Questo processo sarà visibile nell'educazione che verrà riservata al ragazzo (a cui verrà dato nome Victor), in quanto dopo essere stato avvistato e aver vissuto in un istituto per sordomuti, viene accolto nell'abitazione del medico, dove verrà sollecitato all'uso della parola e a comportamenti da noi considerati elementari. A partire da questo momento diviene oggetto di meticolosa osservazioni e attorno a lui si sviluppa un dibattito relativo alla possibilità di educare l'uomo. Nascono quindi due diverse tesi: - Pinel, fondatore della psichiatria moderna, pensava che fosse stato abbandonato a 9-10 anni in quanto ritardato e per questo non ci fosse alcuna possibilità di rieducarlo - Itard credeva invece che fosse stato abbandonato nei primi anni di vita e fosse stato quindi privato di interazioni e rapporti sociali, per questo motivo da inizio al processo di rieducazione di Victor. Il progetto di rieducazione parte da un reinserimento nella vita sociale e attraverso la sollecitazione della sua sensibilità nervosa con l'obiettivo dell'acquisizione del linguaggio. Viene quindi approntato un metodo di sviluppo sensoriale per sollecitare l'interesse e per favorire i processi cognitivi del ragazzo. Un anno dopo aver iniziato tale impresa, Itard conclude che l’educazione del “selvaggio di Aveyron” è possibile: ha migliorato le capacità sensoriali e dà prove di attenzione e di memorizzazione, ma non riesce a sviluppare la capacità di parola. I limitati progressi di Victor sono la prova che l’essere umano, se privato dei rapporti sociali e culturali durante la prima infanzia, non potrà sviluppare del tutto le proprie capacità intellettive→ i bambini che vivono in un contesto privati della cura delle figure genitoriali di riferimento non riusciranno a svilupparsi nel modo più completo. Il caso suscita interesse perché a partire da questo momento nasce l'esigenza di educare i bambini "anormali", in nome del diritto e in quanto percepiti come essere devianti e perciò pericolosi per la società. La disabilità non era riconosciuta a livello sociale. La mentalità dell'età moderna (600) vuole "liberare le strade" da persone disabili o anormali ritenute inutili e pericolose. ROMANTICISMO Nuovo modello di formazione umana nato in Germania che rifiuta una visione incline all'utilitarismo: si valorizza l’educazione estetica. → bildung: l’educazione non è un processo dipendente dalle circostanze ambientali, ma è "tensione spirituale dell'io", un processo di autoperfezionamento interiore. E’ il valore universale della cultura classica che va "rivissuta" da ciascun individuo, nel tendere all'armonia tra ragione e sentimento. F. FRÖBEL (1700-1800) È considerato il pedagogista del romanticismo, in quanto è stato il primo ad elaborare una teorizzazione pedagogica relativa al Giardino d'infanzia (Kindergarten). Si ha quindi un distacco dalla visione custodialistica che aveva caratterizzato i servizi per l'infanzia fino a questo momento. Egli elabora una vera e propria “pedagogia dell’infanzia”, perfezionando le suggestioni pedagogiche di Pestalozzi che si stavano diffondendo in Italia e in tutta l’Europa. La sua teoria voleva rispondere al meglio ai bisogni, alle esigenze e alle dinamiche evolutive dei primi anni di vita dell’essere umano. Biografia Nasce in Germania e, orfano di madre e trascurato dal padre, viene affidato a un ispettore forestale, esperienza che lo porterà a ricercare l’”eterno femminino”, una romantica nostalgia nei confronti della donna-madre, e dalla quale deriverà il primo contatto profondo con la natura (centro della sua visione del mondo) → concezione romantica della natura: la natura è espressione vitale e unitaria della divinità. Nel 1805, dopo aver lavorato in una scuola che si basava sui metodi pestalozziani e aver trovato la sua vocazione educativa, fa visita alla scuola di Yverdon di Pestalozzi, dove comprende l’importanza di non strappare i figli alla propria famiglia, riconoscendo l’importanza del primato educativo familiare. Egli condivideva l’idea pestalozziana dell’affermazione della centralità dell’amore materno sul piano educativo, ma voleva fare un passo avanti creando una “scuola delle madri”, con l’intento di concretizzare tali principi e portare alla formazione di nuove figure che dovevano dedicarsi all’ambito educativo. Nel 1817 apre a Keilhau il primo prototipo di giardino d'infanzia, dove educa i suoi sei nipoti. Questo istituto è dedicato al tema della “famiglia educatrice”. Nel 1826 scrive il testo "l’educazione dell'uomo" dove mette in rilievo la sua teoria dell'educazione, infatti parla del principio di continuità: lo sviluppo umano deve essere considerato come un continuum, non ci sono divisioni o censure tra una fase e l'altra, in quanto la continuità è un dato fondamentale dello sviluppo umano→ ogni conoscenza si appoggia su quanto appreso nella fase precedente. Secondo lui esistono tre fasi dello sviluppo: - periodo del lattante: incentrato sullo sviluppo corporeo, attività finalizzata che si manifesta attraverso il sorriso e il pianto - periodo dell'infanzia: incentrato sullo sviluppo del linguaggio e dell'attività rappresentativa, gioco e linguaggio come espressione dell'interiorità umana. - periodo della fanciullezza Teoria educativa del gioco Contenuta all’interno dell’opera “l’educazione dell’uomo”, vede il gioco quale centrale categoria pedagogica, in quanto attività universalmente umana: il gioco genera soddisfazione nel bambino perché lo fa sentire in armonia con l’universo. Il bambino lo intende come lavoro, dotato di significato profondo. È creazione oltre che ricreazione. Attraverso il gioco, il bambino riconosce l'unità tra sé e il mondo (gioca con gli altri) e riesce a mettersi in contatto con il divino insito in tutte le cose, in quanto prodotto più puro e spirituale dell’uomo. La teoria del gioco è fondamentale, perché diventa la strada maestra della scuola dell'infanzia, in quanto percepito come autentico diritto dell'infanzia, attraverso il quale si sviluppano il linguaggio, il disegno e la produttività. KINDERGARTEN Su questa concezione del gioco si appoggia la fondazione del primo Kindergarten a Blankenburg nel 1837 (ambiente adatto allo sviluppo infantile): è il luogo dove l’infanzia, paragonata a una pianta, può crescere liberamente e secondo natura accudita da maestre-giardiniere (Kindermütter). Inizialmente doveva essere una “scuola di metodo” per la specializzazione delle educatrici dell’infanzia, poi diventa un luogo in cui il fanciullo è in grado di vivere l’unione della famiglia, vista come “trinitaria manifestazione” di Dio nel tempo. Le maestre-giardiniere devono lavorare in collaborazione con le madri e fornire materiale che ha rilevanza dal punto di vista pedagogico. Questo metodo è innovativo in quanto riguarda la prima educazione, che prima di questo momento non era stata presa in considerazione. Il giardino presenta ambienti chiari e sereni, piccoli giocattoli e disegni e presenta aree per le attività di giardinaggio e allevamento divise in due parti principali: 1) appezzamento ad uso collettivo 2) apprezzamenti individuali La maestra-giardiniere deve raccogliere informazioni e osservazioni utili per lo svolgimento della sua funzione. Deve essere disponibile ad avere un rapporto con il bambino improntato all'individualizzazione, ma anche possedere un'attenta preparazione pedagogica, secondo l’originaria idea froebeliana che concepiva i giardini scissi in: - una struttura per l’educazione infantile - una scuola per la formazione degli insegnanti L'insegnante deve essere una «giardiniera» che sa «prescrivere e secondare» per guidare la libera espressione del bambino in un clima sereno e in diretta continuità con quello instaurato dalla madre. Il primo ambiente educativo è la famiglia, in quanto è in essa che il bambino trascorre il primo periodo della sua vita. La madre svolge un ruolo importante, sia nelle prime cure che può dare il bambino, ma anche come prima educatrice "la cui semplice espressione facciale ha il potere di condizionare lo sviluppo del carattere del bambino". I DONI Al centro del suo metodo ci sono i doni, che favoriscono l'apprendimento da parte del bambino ed esistono precisi criteri per presentarli al bambino (gradualità e collegamento tra gli opposti). Secondo Fröbel infatti, l'attività ludica andava promossa con l’ausilio di doni, materiali di autoeducazione dal valore simbolico che riproducevano l’unitarietà di tutte le cose. La presentazione di ciascun dono al bambino avviene con il seguente ordine: 1. osservazioni sulla proprietà del "dono", manipolato dal bambino, per considerarlo nella sua unità e divisibilità, movimento e stabilità; 2. paragonato coi doni precedenti creazione e costruzione, apprendere per somiglianze e differenze I: palla, simbolo dell'infinito, rappresenta l'unità, quindi Dio II: sfera, cubo e cilindro, rimandano alle forme di base, dalle quali emerge il rapporto natura/uomo e Dio III: cubo diviso in 8 cubetti IV: cubo diviso in 8 mattoncini V: cubo diviso in 27 cubetti (di cui alcuni suddivisi per la diagonale) VI: cubo diviso in 27 mattoncini (di cui alcuni suddivisi per altezza o larghezza) I giardini di Froebel vengono chiusi in Prussia nel 1848 perché accusati di fomentare l’ateismo, soprattutto dalle autorità cattoliche e il liberalismo, tuttavia l’esperienza dei giardini d'infanzia si diffonde in tutta Europa, perché la crescente industrializzazione spingeva le donne a portare i bambini in questi luoghi. Punto di riferimento del metodo froebeliano in Italia è Ernesta Galletti Stoppa, che dal 1881 si rende promotrice della diffusione del metodo froebeliano a Lugo. R. OWEN La sua opera si connette direttamente ai problemi legati allo sviluppo industriale e si collega alla corrente del positivismo. → positivismo: movimento filosofico e culturale che, a partire dalla Francia, si diffonderà in Europa. Le sue linee guida fondamentali fanno riferimento all'esaltazione del progresso sociale e del metodo scientifico come unico mezzo per leggere la realtà. Biografia Manchester. Effettua le prime esperienze lavorative all'interno di una bottega, grazie alla quale approda in una officina. Egli alterna gli studi filosofici al lavoro all'interno di una filanda in Scozia (New Lanark), di cui nel 1779 diventa co-proprietario e direttore. All'interno di essa inizia a promuovere una serie di riforme volte alla rivoluzione delle condizioni di lavoro presenti all'interno delle industrie: - offre buoni salari - eleva l'età minima con cui un ragazzo può lavorare in fabbrica (la manodopera infantile era molto richiesta) - non sfrutta gli indigenti Per queste riforme parte da un'analisi all'interno delle industrie e le conseguenze che il lavoro all'interno delle fabbriche produce negli uomini. → la condizione dell'infanzia sfruttata nelle industrie produce generazioni fragili dal punto di vista fisico e mentale. Grazie a queste riforme si fa portavoce presso le autorità britanniche, per fare in modo che queste riforme possano riguardare in modo generale la società (non solo le condizioni di vita all'interno delle industrie, ma anche delle vite stesse degli operai)→ chi è felice produce di più e meglio. Nel 1813 pubblica l'opera "nuova visione della società", dove afferma che l'educazione si trova alla base del miglioramento sociale, criticando la tesi rousseauiana secondo la quale l'uomo debba formarsi all'esterno della società. Nel 1816 fonda una scuola per i figli degli operai: l'interesse si allarga al nucleo familiare degli operai a New Lanark. I risultati non sono però soddisfacenti, per questo cerca di fondare la comunità "New Harmony" negli Stati Uniti. Questa comunità si basava su un sistema di eguaglianza comune, ma nonostante questo fallì e nel 1832 torna in Inghilterra. Il pensiero fondamentale alla base della sua concezione pedagogica è individuabile nella sua visione dell'educazione come condizionamento→ l'ambiente in cui il soggetto vive e le stesse circostanze occasionali con le quali viene in contatto, condizionano la formazione della sua personalità: occorre una trasformazione della società in senso positivo. Owen si occupa della diffusione dell'istruzione popolare, infatti nell'opera "nuovo mondo morale" afferma che la scuola è uguale per tutti e deve essere organizzata in istituti funzionali dotati di servizi necessari (cucina e infermeria) e che devono essere collegati alle officine, migliorando le condizioni degli operai stessi→ la scuola si alterna al lavoro, infatti il problema di disgregazione dell'individuo è della famiglia è causa della condizione del proletariato. Si ha la necessità di istituzioni educative per sopperire alle esigenze della prima infanzia e del tempo libero→ si ha una formazione integrale della persona, vista nelle diverse attività che può compiere in quanto occuparsi di una formazione integrale permette all'uomo benessere. Presso New Lanark istituisce un sistema scolastico per la formazione del carattere, dove ospita dapprima i figli degli operai e in seguito i giovani della contea. Qui offre un ambiente adeguato e un'istruzione di base. F. APORTI (1800) Italia. Avendo la direzione di una scuola elementare, non può occuparsi di un asilo infantile. Per questo la direzione del primo asilo infantile viene affidata ad un'altro sacerdote: Alessandro Gallina. Esso è a pagamento solo per i maschi, per questo Aporti vuole istituire una scuola per i bambini appartenenti alle classi più umili che non possono permettersi una retta scolastica → nel 1831 nasce in Italia la scuola infantile gratuita, inizialmente solo per i maschi e in seguito anche per le femmine. Da questo momento in tutto il nord Italia si diffonderanno gli asili aportiani, per questo Aporti avvierà un corso di metodica per maestri nell'università di Torino nel 1844. Egli si occuperà anche di educazione per i ciechi, scuole festive e di altri istituti a stampo filantropico, in quanto la sua invenzione è quella di occuparsi delle classi più povere, oltre a quella di superare la visione custodialistica che le istituzioni avevano fino a quel momento. Qui si hanno attività educative finalizzate alle classi più povere→ si tratta di un'opera di prevenzione sociale. Il suo metodo adotta un curricolo preciso che si articola in tre ambiti principali: - sfera fisica (esercizi fisici e attenzione per il corpo) - sfera intellettuale (in grado di adeguarsi alle varie fasi di sviluppo del bambino, lingua e nomenclatura per mezzo del metodo dimostrativo: prima si osserva un oggetto e poi si memorizza il nome, parola e oggetto sono strettamente uniti) - sfera morale-religiosa (l'insegnamento della lingua passa attraverso la lettura della bibbia e l'osservazione di immagini degli artisti più importanti) La critica principale mossa nei suoi confronti è la vastità del programma che va a contaminare l'insegnamento della scuola elementare→ l'asilo diviene quindi una scuola dell'infanzia collegata alla scuola elementare, in cui l'allievo alternerà esercizi fisici, lezioni ed educazione religiosa. NASCITA DELL’ASILO NIDO - FRANCIA Gli asili nido nascono in Europa, in particolare in Francia nel (18 novembre) 1844, dove troviamo un contesto più maturo rispetto ad altri paesi d'Europa, grazie anche ad un trattato che mette l'accento sulle fasi di sviluppo del bambino: Emilio. Dal punto di vista sociale, le donne iniziano ad essere impiegate nel lavoro e questo sarà una delle cause che porteranno all'apertura nei nidi in Francia, in quanto avranno bisogno di qualcuno che si occupi dei figli durante l'orario di lavoro. Il fondatore è il giurista, segretario del sindaco del primo arrondissement e filantropista Firmin Marbeau. 800→ questa istituzione non era educativa, ma di custodia, accoglienza e assistenza per madre e figlio: bisognava prevenire l'abbandono e la mortalità infantile. Il termine francese crèche viene tradotto come presepe o casa di custodia infantile (in inglese day nursery), come luogo che protegge il neonato. Alla fine del secolo viene chiamato nido asilo e con il fascismo asilo-nido. Marbeau pubblica un manuale delle crèche, dove illustra le indicazioni per il corretto funzionamento della struttura, cercando un miglioramento nella vita della popolazione. Esistevano anche altre istituzioni di beneficenza: - maternités (ricoveri per le donne che hanno appena partorito) - salles d’asile (bambini dai 2 anni in su) Queste istituzioni non vengono viste solo dal punto di vista del benessere e della tutela del bambino, ma anche dal punto di vista politico ed economico (danno lavoro a più donne, prevengono oltre 34 mila casi di abbandono o l'affidamento dei bambini a balie mercenarie, educando le donne ai buoni costumi). Questo diventa un progetto politico lungimirante per la Francia e per l'umanità, dove beneficenza e volontà di difendere l'ordine sociale si coniugano. Infatti la crèche nasce da un legame di solidarietà fra le classi sociali, fondendo carità laica e religiosa in nome della felicità sociale→ nasce un legame di solidarietà fra ricchi e poveri Nascita delle Creches Marbeau trasse esempio dalla biografia del sacerdote San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), che donò cento culle a una donna che salvava la vita agli esposti raccolti davanti alla cattedrale di Notre Dame, ottenne dal sovrano l’Hôpital des enfants-trouvés e fondò l’ordine delle Figlie della carità per accudirli. Partendo da questa vicenda, Marbeau si reca nel proprio ufficio di assistenza sociale (beneficenza) e chiede di aprire una crèche→ nasce la prima crèche a Jean Luis d’Antin, suddivisa in tre sale a pian terreno con un piccolo cortile per il giardino, ove fu posta una tenda per permettere ai bambini di dormire all’aperto nel pomeriggio: 1) stanza dei lattanti, con 12 culle donate da dame di carità 2) stanza degli slattati/divezzi, con i bambini di 12-30 mesi che non potevano entrare nelle salles d’asile 3) terza stanza per asciugare i pannolini, preparare da mangiare e dove le madri erano obbligate ad andare ad allattare durante i pasti La crèche apriva alle cinque di mattino e chiudeva alle otto di sera, accoglieva i bambini tra 0 e 2 anni e mezzo, nei giorni festivi non svolgeva alcun servizio e le madri contribuivano al suo mantenimento con cinquanta centesimi al giorno. I bambini dovevano essere sani e vaccinati e venivano accuditi da donne che erano state madri (berceuses-cullatrici). La direzione è affidata ad alcune dame di carità (presidente, vice presidente e responsabile della contabilità), mentre le dame patronesse si occupano dell'ispezione e del controllo dell'istituzione. I medici si occupano invece di visitare i bambini alcune volte a settimana in modo da evitare dei contagi. La presenza quotidiana di ciascun neonato veniva annotata in un registro che riportava la data della sua nascita, la residenza, la professione dei genitori e alcune osservazioni mediche sulla sua crescita. Avevano diritto alla crèche solamente le donne regolarmente coniugate, per questo si annotavano i particolari della vita del bambino e della sua famiglia in dei registri. La madre doveva condurre il proprio bambino fasciato in modo adeguato, andava ad allattarlo nelle ore dei pasti e lo riprendeva ogni sera; forniva la biancheria necessaria per la giornata, contrassegnata con il numero della cassetta del guardaroba (il numero era lo stesso della culla). Anche il bambino allattato con il biberon riceveva le stesse cure da parte della madre, mentre per i divezzi, le madri dovevano preparare un cestino. Le cullatrici dovevano garantire che i bambini fossero nutriti, avessero temperatura costante, puliti e sani. Lo statuto dava poi indicazioni sull’igiene e su una serie di questioni organizzative, come il salario delle cullatrici, la presenza dei medici e la distribuzione dei farmaci. Le culle dovevano essere a 1.5 metri di distanza per prevenire contagi e la biancheria della culla doveva essere esposta all'aria tutta la notte. La funzione moralizzatrice della crèche nei confronti delle classi popolari era essenziale: le cullatrici diventano come consigliere delle madri per diventare buone madri che si recano ad allattare (anche dal punto di vista religioso, in quanto all'interno del personale troviamo delle suore). Diffusione e riforme Negli anni 40-50 vediamo la diffusione delle crèches (29 in Francia, 18 a Parigi), ma si moltiplicarono anche in altre città quali Melun, Orléans, Rennes, Brest, Bordeaux e Tours negli anni della Seconda Repubblica in seguito ad alcune circolari del Ministro degli Interni. Il dibattito sulle crèche comincia 2 anni dopo la loro fondazione, in particolare su - distanza crèche-luogo di lavoro - carenza di formazione del personale - trattati di puericultura → importanza allattamento materno - biberon a tubo (tubo pescante) → si considera che il tubo sia portatore di malattie ITALIA In Italia si possono individuare due fasi nella storia degli istituti per lattanti: - dal 1850, data in cui nasce il primo presepe in Italia, a Milano, che risentirà molto del modello francese (avrà un’influenza altissima su quello italiano) - 1925-1939: nel 1925 in Italia viene istituito l'ONMI (opera nazionale maternità e infanzia), che iniziò a fornire assistenza a madri e bambini e che verrà soppressa nel 1975. In questi anni vi era un’attenzione precisa verso la formazione di bambini “alti e belli” tant’è che vi erano forte competizioni durante gli anni del fascismo in cui venivano premiati i bambini più sani e in carne. Il modello francese in Italia, nella seconda metà dell’Ottocento dovette affrontare l’aggravarsi del fenomeno dell’esposizione dei bambini illegittimi, inoltre dal punto di vista politico/geopolitico la situazione è frammentaria e in questo contesto iniziano a diffondersi i presepi. Milano era nell'800 una realtà in cui esisteva una fitta rete di istituzioni educative, dove le donne ricoprivano ruoli e funzioni di particolare importanza (Laura Solera Mantegazza gestiva delle istituzioni di stampo educativo all’avanguardia, come una scuola femminile). Il modello francese trova luogo in Italia con la formazione del "Pio ricovero per lattanti". GIUSEPPE SACCHI Giuseppe Sacchi, aiutato da Laura Solera Mantegazza, auspicò la fondazione del presepe per combattere l’esposizione dei bambini e per rinsaldare «l’istinto della famiglia»: infatti, fino ad allora non era stato studiato il modo di avere la madre il più vicino possibile al proprio bambino. Prima dei presepi a Milano si hanno alcuni edifici: - crèche aperta per le operaie della fabbrica di tabacchi di Marsiglia, finanziata dagli imprenditori stessi. - un’antica istituzione italiana già allestita da alcuni comuni rurali che, per alcuni mesi, custodivano in una casa comune i lattanti delle donne impegnate nel lavoro dei campi. - un commerciante di Pinerolo, Michele Bravo, aveva aperto un ricovero per i bambini lattanti delle trecento operaie nel suo filatoio di seta, con le culle mosse dolcemente a dondolo dalla stessa macchina idraulica che faceva girare i meccanismi dell’opificio. Sacchi attira l’attenzione della filantropia milanese sul presepe, in quanto istituzione capace di «far rivivere nel povero il nobile istinto della famiglia». Inoltre nel 1846 partecipa all'VIII Congresso degli Scienziati Italiani (a cui si deve la traduzione dell'opera di Marbeau "manuale del presepe"). STATUTO DEL PRESEPE Il primo presepe venne aperto in un quartiere in cui c'era bisogno di un'istituzione in quanto i rischi dei bambini che venivano abbandonati dalle madri che andavano a lavoro erano molto alti. Da qui viene adottato uno statuto del presepe, che definisce precisamente l'organizzazione e il funzionamento dell'istituzione. Lo Statuto di quest’istituzione fu proposto al X Congresso e ne raccomandò la diffusione, ma gli avvenimenti del 1848 (moti rivoluzionari) frenarono la sua realizzazione per qualche anno. Dopo il 1847, la Società d’incoraggiamento delle Scienze, Lettere ed Arti di Milano promosse un’indagine sulla condizione delle donne gestanti con bambini da allattare, con l’aiuto di Laura Solera Mantegazza. Dal 1850 abbiamo 4 istituzioni a Milano e altre a Pistoia, Torino e Venezia. VENEZIA: il caso di Venezia, fondato nel 1854 (funzionò per 20 anni), è particolarmente significativo, poiché risulta possibile ricostruire in modo più dettagliato il contesto sociale ed economico in cui sorse. Nella parrocchia di San Canciano vediamo come si crea un’istituzione per la custodia diurna per «bamboli» (tra i 12 giorni e i 3 anni), dove le donne devono recarsi per allattare i figli. BOLOGNA: qui ritarda l’apertura di presepi, infatti il Comitato dei medici di Bologna, non si dimostrò particolarmente favorevole alla loro fondazione in città, considerando i presepi come un luogo di diffusione della sifilide in ragione della promiscuità dell’allattamento. Secondo i medici, inoltre, la crèche sembrava pressoché superflua perché le donne, impiegate nella fabbrica dei tabacchi, nella filanda di canapa e nella fabbricazione delle cartucce nell’arsenale militare, uscivano dalla fabbrica per allattare oppure portavano con sé in fabbrica i bambini ove talvolta vi era un locale speciale per la loro custodia. Nel 1859 con l’introduzione della legge Casati, i presepi vennero esclusi, considerati istituzioni di stampo assistenziale e non furono inclusi nel sistema di istituzione nazionale, come accade invece in Francia negli ultimi decenni dell’800. Leggi sulle opere Pie per l’Italia, prima e dopo Unità d’Italia: - la legge Rattazzi del 1859 non fu applicata in tutte le regioni bensì solamente in Piemonte e in Lombardia, contribuisce al riordino delle opere assistenziali. - la legge Crispi del 1890, improntata a una concezione “statalistica e centralistica”, instaurò un controllo amministrativo comunale sulle Opere pie gestite dalle Congregazioni di carità. ONMI La legge del 10 dicembre 1925, che istituì nell’Italia fascista l’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (in seguito Onmi), incontrò difficoltà sotto il profilo finanziario e per questo motivo il disegno di legge presentato al Senato fu integrato affinché l’Opera potesse contare su una quota del fondo stanziato sul bilancio del Ministero dell’Interno per sovvenzionare le istituzioni di beneficenza. Solo la I guerra mondiale si mostra urgente la necessità di iniziative: la mortalità infantile aveva raggiunto livelli altissimi e grave risulta anche la mortalità materna e la situazione degli abbandoni. L’Onmi a e a l’OBIETTIVO di consolidare il regime in termini di consenso interno e di potenza. L’ONMI viene istituita nel 1925 per favorire l’incremento demografico è la difesa della razza. L’ONMI doveva provvedere alla protezione e all’assistenza A. Delle donne gestanti e delle madri bisognose o abbandonate; B. Dei bambini lattanti e divezzi fino al quinto anno, appartenenti a famiglie bisognose; C. Dei minorenni fisicamente e psichicamente anormali, oppure moralmente e materialmente abbandonati, traviati o delinquenti, fino si 18 anni. Oltre alla battaglia per l’incremento demografico c’è anche la lotta all’urbanesimo per favorire la ruralizzazione: si sottolinea che i fanciulli abbandonati devono essere collocati presso famiglie possibilmente abitanti in campagna. Sotto la competenza dell’ONMI l’asilo nido cessò di essere considerato una minaccia tanto per il sentimento materno, quanto per l’unità della famiglia nella quale si avvertiva l’invadenza della politica pubblica di regime. L'asilo nido, per bambini fino ai 3 anni, entrò a far parte della rete dei servizi del nuovo ente che talvolta si sovrappose alle istituzioni esistenti, creando forme di collaborazione assai diversificate in funzione dei contesti locali nei quali l’assistenza alla primissima infanzia aveva già fatto qualche passo significativo grazie agli interventi promossi dalle riforme liberali. L’articolo 201, infatti, prevedeva alcune condizioni igienico-sanitarie: - asili nido o presepi - asili per il ricovero permanente di lattanti e divezzi fino al terzo anno - preventori per lattanti e divezzi gracili - dormitori - sale per l’assistenza dei bambini devono avere, di regola, l’altezza minima di tre metri e presentare almeno una superficie di tre metri quadrati e una cubatura di nove metri per ogni bambino. In base al regolamento, al fine di evitare la diffusione di eventuali malattie, ogni bambino doveva avere oggetti personali contrassegnati da un numero distinto. Inoltre «gli asili di ricovero permanente e i preventori» dovevano disporre di un laboratorio o dovevano rivolgersi all’esterno per l’eventuale diagnosi della sifilide. Erano inoltre presenti due sorveglianti: - una sorvegliante per ogni gruppo di sei bambini in età inferiore ai 18 mesi - ed un’altra per ogni gruppo di dodici bambini in età compresa fra i 18 mesi e i 3 anni. Mentre la direzione veniva affidata a una diplomata di una scuola di puericultura. Controllo della salute Ogni bambino di cui si chiedeva l’ammissione, doveva essere vaccinato e munito di un certificato medico, mentre i casi sospetti di malattie contagiose dovevano essere isolati e trasferiti. Per quanto riguarda l’allattamento materno, i lattanti accolti al nido dovevano essere allattati in modo naturale se la madre ne era in grado. In caso contrario, si permetteva l’allattamento baliatico o artificiale. L’allattamento era previsto anche in caso di accoglienza dei bambini in asili di ricovero permanente e nei cosiddetti preventori: la madre poteva essere assunta dall’istituto come nutrice del bambino proprio e altrui. In caso di affidamento a balia, le nutrici potevano allattarne solo due, ma se il bambino era affetto da qualche malattia contagiosa o sospettato di sifilide, doveva essere allattato in modo artificiale (o da balie sifilitiche). Tipologie di asilo nido: - asili nido di nuova fondazione, allestiti grazie alle iniziative dell’Onmi dopo il 1925 (fra i quali anche quelli nelle carceri) - asili nido creati dalle Congregazioni di carità all’inizio degli anni Venti al cui finanziamento l’Onmi partecipò dal 1927; - asili nido già presenti nelle manifatture di vario tipo e in campagna per le mondariso al cui sviluppo l’Onmi diede un impulso particolare soprattutto verso la fine degli anni Venti. Mentre i primi due tipi di asilo nido si rivolgevano a donne bisognose ed avevano una funzione preventiva dell’abbandono, gli ultimi erano pressoché privati e riservati esclusivamente alle donne lavoratrici. Nonostante L’Onmi, il tasso di mortalità infantile non diminuì, soprattutto nelle zone più critiche, nel le aree rurali. Nel dopoguerra l’Onmi mantiene il settore assistenziale fino al 1975. Resta ancora la distinzione tra figli legittimi e illegittimi. LA NASCITA DEI SERVIZI PER L’INFANZIA A BOLOGNA I nidi creati dall’Onmi erano luoghi di discriminazione e dí marginalità sociale, destinati all’infanzia più povera, disagiata. Nel secondo dopoguerra furono esclusivamente le categorie sociali più deboli a fruire dell’assistenza onmi, facendo i conti con la difficile realtà di un asilo nido, che imponeva una specie di cordone sanitario col mondo esterno: al suo ingresso il bambino veniva separato dal suo mondo affettivo. I piccoli trascorrevano 9/10 ore giornaliere in un ambiente disadorno e spersonalizzante. Nei primi anni ‘60 sono di nuovo le istanze dei movimenti emancipazionisti femminili a sollecitare il coinvolgimento della società civile. Questa battaglia rappresenta per migliaia di donne “la prima e più immediata forma di un loro impegno nella vita sociale e politica”. I profondi mutamenti che coinvolgono la società italiana nel corso degli anni ‘60 incidono sull’assetto della famiglia tradizionale che sta assumendo sempre più la tipologia mononucleare. Le sollecitazioni del mondo del lavoro e della società civile trovano a Bologna un terreno fertile che porterà alla realizzazione del primo asilo-nido di quartiere, nel 1969, grazie all’iniziativa di Adriana Lodi, dal 1966 assessore alla Sanità e ai Servizi sociali della giunta Fanti. Posta in primo piano è la riorganizzazione pedagogica degli spazi e degli arredi, considerati nella loro dinamicità: emblematico appare al riguardo il viaggio compiuto dalla Lodi nel 1965 a Stoccolma, che sarà fonte di ispirazione per un arredo a misura di bambino. Per dare vita all’esperimento si guarda quindi alle realizzazioni più innovative: per la formazione del personale educativo ci si riferisce alle poche esperienze di qualità presenti in Italia, in merito alla pedagogia della prima infanzia, stabilendo diretti contatti con il Villaggio del Fanciullo di Elda Scarsella a Milano e il Centro Nascita Montessori di Roma. Si apre una densa fase di riflessione che accompagna la sperimentazione, che si distingue anche per il clima di battaglie e di forte mobilitazione da parte della gente comune. Il modello di nido comunitario risulta favorito dalla particolare situazione politica di Bologna, che ha avviato il decentramento dei quartieri, trovando un felice connubio con la stagione pedagogica avviata da Bruno Ciari. La nascita del nido Patini a Bologna apre problematiche significative sotto il profilo culturale e sociale, nell’intento di dar vita ad un’istituzione educativa completamente nuova rispetto al modello dell’Onmi, destinata ad un’infanzia (3 mesi-3 anni) che da sempre ha avuto come unico riferimento la vita famigliare. I problemi si presentano molto complessi, in quanto il nido della ‘Bolognina’, uno dei quartieri operai più popolati della città, deve porsi l’obiettivo di formare individui capaci di porsi in modo critico di fronte alla società e quindi migliorarla. Difficoltà: rapporto numerico di 25 bambini per due assistenti; rapporto con i genitori (non ponendosi più come una struttura di tipo assistenziale, deve favorire la continuità e la collaborazione con la famiglia, mentre in realtà i ritmi alienanti del lavoro e la mancanza di tempo libero rappresentano un forte limite alla realizzazione del progetto educativo). Un momento importante per fare un bilancio del biennio di sperimentazione in corso è rappresentato dal Convegno organizzato a Bologna dall’UDI nel 1971, all’indomani dell’approvazione in Senato della legge che dà il via al piano per l’istituzione in Italia di 3800 asili-nido comunali in 5 anni. In questa occasione il punto di riferimento teorico per un asilo nido di tipo nuovo è rappresentato dalla relazione di Eustachio Loperfido, assessore alla Sanità del comune di Bologna. Alcuni scelgono il nido per i loro figli motivati da una precisa scelta culturale di tipo alternativo, che contesta il tradizionale modello genitoriale. Accanto a queste figure di genitori fortemente motivati, troviamo un’utenza (maggioranza) che sceglie il nido per bisogno: gli immigrati, provenienti da zone limitrofe di Bologna. POSITIVISMO EUROPEO Nella seconda metà dell'800 si afferma in Europa e poi in Italia il movimento culturale del positivismo, che ha importanza dal punto di vista del cambiamento dell'educazione e della pedagogia. Il positivismo è un movimento culturale che riprende i principi che erano stati portati avanti dall'illuminismo. In Italia il positivismo si diffonderà all'incirca vent'anni dopo. - Rivoluzione industriale che porta un cambiamento sociale ed economico, fenomeno della urbanizzazione dove dalla campagna si passa alla città-> per questo motivo non si sviluppa subito in Italia in quanto non c'era ancora stata la rivoluzione industriale. - Il progresso scientifico secondo i positivisti deve essere applicato alla realtà economica dei paesi-> progressi sul piano della chimica che avranno delle ricadute sulle industrie (industria dei medicinali e quindi cercare di debellare delle malattie). - Sono presenti anche delle ricadute sul piano dell'educazione infantile. - Si sviluppa una maggiore attenzione nei confronti della prevenzione delle malattie infantili e nasce la pediatria. Si riconosce ai bambini e all'infanzia una loro peculiarità (il bambino ha delle malattie diverse rispetto a quelle dell'adulto) e si devono diffondere i risultati di queste scienze attraverso l'educazione. I bambini morivano spesso a causa della mancanza di igiene (non venivano cambiate le fasciature, fatto il bagno ecc). I medici e i pediatri iniziano a pensare che per migliorare le condizioni dei bambini si deve andare in campagna ad educare le madri. Nasce la figura del MEDICO CONDOTTO (medico di famiglia che va a casa insieme all'ostetrica a visitare le partorienti e le madri per impartire loro delle norme), si fa leva sulla divulgazione scientifica ai ceti popolari. Ci si rende conto che le malattie sono causate dalla scarsa mancanza di igiene, si deve agire sulla prevenzione. Da una parte c'è la ricerca scientifica e dall'altra la divulgazione dell'igiene. In questo periodo si sviluppa anche la PUERICULTURA che assume una grande importanza. Secondo i positivisti tramite la scienza possiamo migliorare la società Sono anni in cui l'Europa vive un periodo di pace Torre Eiffel -> idea di un progresso che si ritiene irreversibile. costruita nel 1889 a cent'anni dalla rivoluzione francese. In questo periodo abbiamo un progresso della scienze: fisica/chimica ecc... Le cosiddette scienze umane (pedagogia, sociologia, psicologia, antropologia) nascono durante il positivismo. Si afferma il bisogno che queste scienze abbiano uno sviluppo di tipo scientifico e devono seguire come modello le scienze naturali (aspetto criticato successivamente e definito SCIENTISMO perchè avrebbero dovuto seguire i criteri delle altre scienze). Le scienze devono trovare un metodo che sia il più esatto possibile. Per studiare una società io devo individuare gli aspetti statici che non cambiano nel corso del tempo e che quindi creano una coesione sociale (mentalità di una società-> società patriarcale, il ruolo della donna ecc.. ) Positivismo inglese In Inghilterra il positivismo si collega all’empirismo e all’utilitarismo (il piacere e il dolore sono considerati al la base del comportamento umano). Si afferma la teoria dell'evoluzione che si sviluppa nel 1859 con "l'origine della specie" di Darwin. I principi dell'origine della specie hanno delle implicazioni sul piano della psicologia. Secondo Darwin nel corso dell'evoluzione era avvenuta una SELEZIONE NATURALE, ovvero la sopravvivenza del più adatto, che secondo i suoi studi è la capacità di un essere vivente di adattarsi all'ambiente e alle condizioni che sono mutate. La lotta per la vita è di tipo adattivo e che porta alla sopravvivenza del più adatto. Herbert Spencer afferma che alla nascita i nuovi nati ereditano i progressi che sono stati fatti dalle generazioni precedenti ma anche le caratteristiche dei genitori. Noi ereditiamo delle capacità, come orientarci nello spazio, camminare ecc.... sono state ereditate da una lunga evoluzione, ma noi ereditiamo anche dai nostri antenati più prossimi certe caratteristiche. Questo aspetto avrà implicazioni morali sulla scienza dell'eugenetica che porta delle conseguenze sul piano educativo. Il fattore ereditario nel positivismo inglese è considerato molto forte. Positivismo francese In Francia il positivismo si collega all’Illuminismo. Importante è Auguste Comte, con la sua teoria del 3 stadi. Nella ‘Riflessioni filosofi che sulla scienza e gli scienziati’ (1826) Comte sostiene che con la nascita dell’industria e del la scienza è emerso un nuovo tipologie di intellettuale, non più il cortigiano e erudito dei tempi passati, subordinato al poter e, ma lo scienziato in possesso di un sapere utile e universalmente valido: gli si affida il ruolo guida della società. La comunità scientifica rappresenta quindi quell’autorità morale’ di cui a bisogno la società moderna per essere stabile e alla stesso tempo in continuo progresso. Positivismo tedesco Coincide con la nascita della rivoluzione industriale in Germania: è rappresentato di scienziati che elaborano un positivismo di stampo materialistico. Nasce la psicologia sperimentale. Positivismo italiano In Italia il positivismo si diffonde più tardi rispetto all'Europa, in quanto in Italia non è presente la rivoluzione industriale, ma vengono ripresi i principi sviluppati in Francia e Inghilterra. 1861 -> unità d'Italia. I positivisti vogliono diffondere l'istruzione a tutti 1865 il ministro della pubblica istruzione guarda la percentuale delle persone analfabete (75%) (in Germania e inghilterra era quasi stato debellato). il 90% di questi erano nelle isole e nel sud Italia. Il positivismo come obbiettivo aveva quello di diffondere le scuole. Alla scuola venne affidato il compito di una unificazione culturale del paese e questo comportava un'unificazione linguistica e morale - Pasquale Villari (ministro istruzione Italia)-> vuole migliorare la situazione della popolazione. Secondo lui la natura umana è diversa dal mondo fisico, quindi la psicologia non può riprendere i principi della fisica o della biologia. Afferma che la battaglia dell'alfabeto non si può vincere se non si cambiano le condizioni delle persone, le quali vivono in condizioni terribili. Le Leggi dell'istruzione obbligatoria devono essere accompagnate da miglioramenti di tipo economico e sociale (vuole evitare delle rivoluzioni migliorando le condizioni sociali della popolazione più povera) - Sono molti gli adulti analfabeti-> si diffondono anche le società di mutuo soccorso, che nascono dal basso: per esempio, in Emilia Romagna vengono messe in comune delle quote di denaro necessarie per chi resta invalido e perde il lavoro, vedova che rimaneva senza soldi (non avevano un assistenza). Gli operai cominciano ad organizzare delle associazioni mettendo in comune una quota (e in caso qualcuno non potesse lavorare poteva accedere a questa quota). Nascono anche società di mutuo soccorso femminile (creano una cassa di maternità). In queste società vengono organizzate delle scuole per gli analfabeti operai nelle ore serali e festive. Nasce l’mportanza di diffondere l'istruzione di base agli adulti - legge casati '59 nascita della scuola pubblica, 2 anni di scuola elementare obbligatoria-> rimane alto il numero di analfabeti - importanza di diffondere i principi dell'igiene alla popolazione (diventa fondamentale per le madri e i bambini che nascono)-> Augusto Murri (medico e professore universitario), dava consigli alle madri che partorivano che non avevano nessuna educazione all'igiene e alla puericultura.-> si diffondono le nozioni di puericultura - i medici andavano a visitare i pazienti e davano consigli (le madri fasciavano i bambini, somministravano alimenti che non andavano somministrati…) In questo periodo si diffonde il metodo Froebeliano, preferito a quello aportiano, grazie al quale il bambino impara attraverso materiale didattico preciso. -1877 legge Coppino -> innalza di 3 anni l'obbligo scolastico. Obbligo dai 6 ai 9 anni, portati a 10 se non si supera l’esame di terza elementare. Vengono introdotte sanzioni per i comuni inadempienti e maggiori risorse ai comuni più disagiati. L’insegnamento religioso diventa facoltativo, sostituito dai ‘Doveri dell’uomo e del cittadino’. Inoltre, viene istituito un Monte pensione per gli insegnanti elementari e altri provvedimenti per migliorare la loro condizione. -1870 BRECCIA DI PORTA PIA-> frattura tra stato e chiesa, Papa Pio IX si rifiuta di riconoscere lo stato italiano e allora nelle scuole la religione cattolica diventa facoltativa (morale altra, non possono più essere educati con i valori etici cristiani. Ideali del sacrificio per la patria e famiglia-> libro cuore di Amicis, etica, di altruismo e sacrificio). La pedagogia viene paragonata alla medicina, in quanto derivata da altre scienza, qualificandosi come scienza della prevenzione e dell’intervento. Nuove discipline come l’antropologia pedagogica e la psicologia forniscono strumenti per il rinnovamento dell’insegnamento scolastico. Il medico-pedagogista Ugo Pizzoli fonda a Crevalcore un Laboratorio di Pedagogia scientifica (1901) dove tengono lezioni agli insegnanti Giuseppe Sergi e Maria Montessori. Aristide Gabelli è l’artefice dei nuovi programmi per la scuola elementare 1888, il fine è formare ‘gente retta, tranquilla, solida e seria’. La ginnastica (introdotta nel 1878) e il canto corale vengono considerate discipline fondamentali per la formazione del cittadino. Utilizza il metodo oggettivo, ovvero fatti e non nozioni. Nel 1882, con l’allargamento del suffragio elettorale, i maestri ottengono il diritto di voto. Nel 1896 vi è l’inchiesta Torraca, che dimostrò il complessivo fallimento degli sforzi per rinnovare la didattica nel la scuola elementare. L’inchiesta rivela anche che la maestre sono il 61,1% contro il 38,9% dei maestri. Ciò non succede negli altre paesi europei come Francia e Germania dove I maestri godono di maggiore prestigio sociale. Alla fine dell’800 vi è una crisi delle certezze del Positivismo. MARIA MONTESSORI (1870-1952) Il 1870 è l’anno della Breccia di Porta Pia (annessione di Roma che diventa capitale d'Italia-> provoca attrito tra la chiesa e lo stato), questa data coincide anche con lo sviluppo del Positivismo in Italia. Dal 1870 fino agli inizi del '900 per lo stato diventa importante investire sull'istruzione per risolvere il problema dell'analfabetismo. Dal 1876 si cerca di realizzare delle scuole anche nei piccoli paesi (legge Coppino). Le donne non potevano votare e c'era una legge che si chiamava CODICE PISANELLI (1864) che decretava che le donne non potevano iscriversi ad un'associazione se non avevano l'approvazione del marito. Una donna borghese non poteva neanche abbonarsi ad un giornale senza autorizzazione. Le maestre percepivano uno stipendio che era la metà rispetto a quello dei maestri maschi. Stessa cosa nelle fabbriche. Nel 1876 il numero delle maestre in servizio supera quello dei maestri maschi (sono il 52%) e le donne iniziano a insegnare anche negli istituti maschili (si accetta che le maestre insegnino nei primi 3 anni d'obbligo)-> nelle scuole di campagna iniziano a crearsi delle classi miste. Si crea una discriminazione tra maestre di città e maestre di campagna (i comuni pagavano le maestre di campagna di meno). Maria Montessori si ritrova ad affrontare queste disparità. Nasce nel 1870 a Chiaravalle (Marche). Era figlia unica e all’età di 7 anni si trasferisce a Roma. Dopo la quinta elementare si iscrive alla scuola tecnica e per questo entra in attrito con il padre (di solito le ragazze venivano indirizzate alla scuola normale per diventare maestre elementari). Venne sostenuta dalla madre nella scelta. Nella scuola tecnica erano presenti solo due ragazzine, per il resto erano tutti maschi. Nella sua autobiografia racconta che era difficile vivere in aula con tanti maschi. La legislazione di allora non aveva pensato di inserire delle classi femminili negli istituti o nel ginnasio, perché non si pensava che le ragazze si sarebbero iscritte. Nel corso degli anni 70 dell’800 alcune famiglie mandano le loro figlie al ginnasio o all’istituto tecnico, perché non era proibito. Nel 1882 viene approvata la legge per l’ammissione delle ragazze nel Ginnasio o negli istituti tecnici e sostiene che se si arriva ad un numero di 20 ragazze si deve creare una classe femminile (il fatto che volessero evitare il contatto tra maschi e femmine segnerà molto la Montessori). Dopo la scuola tecnica, si diploma all’istituto tecnico e si iscrive alla facoltà di Medicina. La legge Casati, però, stabilisce che per iscriversi alle facoltà come medicina, giurisprudenza e lettere occorre avere il diploma di liceo classico. Si iscrive quindi a Scienze Fisiche e Naturali, dove fa 2 anni e in questo modo può iscriversi tramite un esame al terzo anno di medicina. Racconta che era l’unica donna della facoltà ed è stata la quinta donna a laurearsi in medicina. Alla fine riesce a laurearsi nel 1896 e da questo momento inizia a partecipare ai congressi femministi dove porta avanti i diritti primari. Prende la specializzazione in Psichiatria e comincia il suo praticantato all’ospedale di Roma Santa Maria della Pietà (manicomio). Qui vede soprattutto dei bambini piccoli abbandonati in una stanza nel manicomio. Racconta che un giorno entra nella stanza di questi bambini e che loro giocavano con delle briciole di pane con cui creavano delle palline (l'inserviente dice che i bambini sono sporchi, ma lei che aveva allenato lo sguardo come osservatrice si rende conto che questi bambini lo fanno con lo scopo di apprendere, tramite la mano i bambini vogliono apprendere la realtà perchè altrimenti sono inattivi). I bambini finivano in manicomio perchè le famiglie pensavano che fossero ritardati o non se ne volevano occupare. Si domanda se i bambini sono così per natura o perchè sono stati abbandonati a loro stessi. Nel 1898 decide che la sua strada è quella di cercare di rieducare questi bambini. Lì c'è un gruppo di psichiatri che iniziano ad interessarsi di questi bambini. Vuole occuparsi della pedagogia per rieducare questi bambini e portarli a dei risultati. Nel 1898 partecipa ad un congresso pedagogico a Torino e nel convegno afferma che lo stato deve occuparsi della rieducazione di questi bambini disabili, dei ragazzi abbandonati nei brefotrofi. Lei in questo periodo aspettava un figlio (bambino che nasce fuori dal matrimonio), e deve partorire di nascosto in campagna e deve nascondere questo bambino. Giuseppe Montesano (collega della Montessori) è il padre del bambino e lui sposa un’altra. Il bambino lo lascia ad una balia in un paese vicino a Roma (se avesse tenuto il bimbo sarebbe stata rifiutata dal lavoro) e andava sempre a trovare il figlio. Nel '98 quando Mario è appena nato lei va a Parigi, li si erano realizzate le prime sperimentazioni di pedagogia rieducativa (rieducazione dei bambini disabili), ltard sarà il suo ispiratore. Dopo il viaggio a Parigi, nel 1898, istituisce una scuola ortofrenica (dedicata a tante tipologie di disabilità) e sperimenta dei materiali stutturati autocorrettivi ispirati a quelli creati da Seguin -> i bambini attraverso gli incastri apprendono in maniera autocorrettiva, con questo materiale tramite la manipolazione il bambino cerca di inserire i cubi dal più grande al più piccolo (TORRE ROSA) e in questo modo riesce a comprendere il concetto di più grande e più piccolo. Attraverso la manipolazione e autocorrezione, da solo riesce ad arrivare a risolvere il problema. La torre è solamente di un colore perchè il bambino non si deve distrarre (il bambino deve riuscire a mettere in ordine i cubi, se questi fossero di colori diversi il bambino si distrarrebbe e non si concentrerebbe sulla finalità)-> il bambino non deve essere distratto quando deve raggiungere una precisa competenza-> l'obbiettivo dell'apprendimento sta nella concentrazione. IL BAMBINO NON VIENE PIU' CORRETTO DALL'ADULTO MA IMPARA DA SOLO, LA MANO E' L'ORGANO DELL'INTELLIGENZA PERCHE' QUESTA AGISCE SULLA BASE DELLO SVILUPPO INTELLETTUALE (se non avessi la mano non sarei in grado di apprendere)-> la mano è lo strumento fondamentale per l'apprendimento (materiale autocorrettivo strutturato e di tipo sensoriale-> sviluppa l'uso dei sensi). Crea questa scuola per i bambini del manicomio di Roma a cui sottopone questi materiali, e annessa a questa scuola c'è quella dedicata alla formazione degli insegnanti che devono osservare e intervenire il meno possibile (interviene quando il bambino si trova in una situazione di difficoltà. Si deve evitare di dire HAI SBAGLIATO, NON SEI IN GRADO, NON SEI CAPACE e quindi l'insegnante non deve giudicare o dare valutazioni (il bambino si auto valuta da solo), l'insegnate non deve dire "bravo" perché questo rischia di creare competizione tra i bambini (evitare i premi e i castighi). Non si può usare il voto perchè questo non mette in luce le reali competenze del bambino, il quale si deve auto valutare. Si deve capire la vita culturale dell'ambiente in cui vive il bambino, questo influisce sullo sviluppo dell'intelligenza-> Spencer pensava che la genetica pregiudica il nostro futuro sviluppo intellettuale, per lei invece è più importante analizzare le condizioni sociali e culturali di appartenenza. Per far questo ci si deve affidare alla CARTA BIOGRAFICA -> strumento ideato da Giuseppe Sergi, antropologo e positivista, è un documento dove l'insegnante deve tracciare il quadro anamnestico di ogni bambino. Bisogna intervistare i genitori e il bambino stesso, per capire quali sono le sue condizioni sociali e culturali di provenienza. È importante sapere se ci sono state delle malattie, ma la medicina non risolve tutto. Sono tutti dati importanti per capire il comportamento di un bambino. Questa scheda deve essere presente per ogni bambino e l'insegnante deve arrivare a comprendere se il bambino è migliorato nell'apprendimento-> BISOGNA SOSTUITUIRE IL VOTO CON LA SCHEDA BIOGRAFICA perchè solo in questo modo si capisce se il bambino ha fatto progressi. Si deve lavorare su quelle che sono le proprie difficoltà e il materiale autocorrettivo permette questo, ma ci vuole anche un insegnante formato, un ambiente adatto. Non si possono tenere i bambini nei banchi: i bambini devono essere in un ambiente che li renda liberi di muoversi, il bambino apprende meglio se può utilizzare il movimento finalizzato che sviluppa l'intelligenza. TEOSOFIA—> La Montessori diventa teosofa perchè ritiene che il bambino sia buono e che non ci sia un peccato originale in noi, ha una potenzialità e se noi riusciamo a sviluppare queste doti naturali "creeremo l'uomo nuovo"-> solamente partendo dal bambino noi realizzeremo una umanità nuova. È anche pacifista, in nome della maternità noi dobbiamo condannare le guerre, periodo del colonialismo, non ci sono popoli inferiori o superiori, la guerra è uno strumento che la donna deve sempre rifiutare. La donna in nome della maternità deve essere promotrice del dialogo e dalla pace. Per lei il mondo della natura è unito al mondo degli esseri umani, bisogna rispettare gli animali. Il vero progresso non è avvenuto tramite la selezione naturale ma è l'amore materno che ha portato al progresso e al miglioramento nell'umanità. Per lei sul piano etico le donne sono superiori agli uomini. Verrà invitata in India dalla società teosofica per approfondire l'educazione cosmica, progetto di educazione il cui fine è spiegare che c'è una interconnessione tra il mondo umano e naturale. I bambini del manicomio di Roma erano riusciti a superare l'esame di terza elementare meglio dei bambini delle scuole elementari CASA DEI BAMBINI (6 gennaio 1907) Edoardo Talamo si era preso l'incarico di ristrutturare il quartiere che era in condizioni misere, nel quartiere ci sono molti bimbi piccoli e la paura di Talamo era che questi bambini potessero sporcare e rovinare. Chiede quindi alla Montessori di creare un asilo, ma lei non crea un asilo tradizionale ma la Casa dei bambini. Quartiere di san Lorenzo, uno dei quartieri più poveri di Roma, per i bambini dai 3 ai 6 anni-> la casa dei bambini è il luogo in cui gli adulti imparano dagli stessi bambini come apprendere. L'insegnante deve osservare i bambini in un ambiente in cui loro si sentono bene (la casa deve essere sentita veramente loro-> presenza di tavolini piccoli e leggeri, in modo che i bambini possano modificarli, sedie leggere così possono spostarle). Devono vivere l'ambiente come se fosse una vera casa, si devono prendere cura della casa che deve essere bella. Dice che le scuole del tempo sembrassero prigioni e ospedali. Importante è l'ambiente esterno, coltivare delle piante e animali, era presente una gabbia per i piccioni, i bambini si dovevano prendere cura degli animali e dei fiori. L'obbiettivo era imparare l'autonomia, io divento autonomo se l'autonomia la esperimento. Qui sperimenta la LIBERA SCELTA DEI MATERIALI: i bimbi prendono l'iniziativa e iniziano a lavorare da soli. Diventa fondamentale per l'apprendimento, il bambino sente la necessità di lavorare con un materiale specifico. Muore il 6 maggio 1952 in Olanda (paese che l'aveva ospitata fino al '39, in seguito l'Olanda viene occupata dai nazisti e andrà in India dove rimane per 7 anni e diffonderà il suo metodo)-> aveva programmato di partire per il Ghana per diffondere il suo metodo. Aveva cercato di diffondere il suo metodo in Italia durante il fascismo-> è difficile in quanto la sua pedagogia si basa sull'autonomia dei bambini, di essere sempre liberi di decidere, di fare delle scelte e questo faceva paura alle dittature (le sue case vennero proibite in Germania, dove si erano molto diffuse. durante il nazismo i suoi libri vennero bruciati. accade anche in unione sovietica). Lei è una pacifista e crede nella solidarietà, non crede che ci sia una superiorità di una razza rispetto ad un altra e il suo modo di operare non può andare d'accordo con una dittatura. Nelle scuole montessoriane i bambini di diversa età dovevano collaborare, si puntava alla formazione di una insegnante (formazione data da corsi appositi, non è importante sapere le nozioni, ma il modo di essere, come ci si relaziona, il comportamento deve essere empatico, mai giudicante, mai imporsi, permettere il lavoro autonomo del bambino)-> successivamente alla dittatura è difficile diffondere questo metodo perchè prevedeva un cambiamento nel modo di porsi degli insegnanti, i materiali erano costosi (mentre i materiali del metodo agazziano erano molto più semplici)-> nelle case i bambini hanno età diverse mentre nel metodo agazziano i bambini sono divisi per età diversa. Nel metodo montessoriano i bambini hanno libera scelta sull'attività da svolgere mentre nel metodo agazziano no. Negli altri paesi il suo metodo ha avuto maggiore diffusione. MARIA MONTESSORI E IL BAMBINO DAI O Al 3 ANNI A partire dagli anni della prima guerra mondiale si rende conto che occorre educare il potenziale umano a partire dalla nascita-> i primi 3 anni di vita sono fondamentali. Li definisce come i "1000 giorni" in quanto sono costitutivi di quello che sarà l'uomo futuro. È la prima che evidenzia l'importanza del bambino alla nascita. A partire dagli anni '20 ha modo di osservare il comportamento dei nipoti, questo la stimola a riflettere sulla mente infantile (che è oggetto di questo volume e del "bambino in famiglia"1923 è un libro dedicato ai genitori -> l'età 0-3 anni era educata in famiglia o esisteva l'Onmi che erano istituzioni assistenziali rivolti alle fasce più povere). Mette in luce il fatto che occorre realizzare dei luoghi educativi che siano rivolti alla prima infanzia e si fa diverse domande: si chiede se il bambino piccolo sia in grado di concentrarsi o se agisca per puro istinto. osserva che il bambino già dalla nascita dal momento che viene allattato mostra una attenzione particolare, come muove lo sguardo o si atteggia, movimento delle mani--> i movimenti del bambino sono dati da un caso o sono frutto di una mobilità finalizzata data da un potenziale psichico? questo potenziale deve trovare un ambiente adatto con stimoli particolari. il bambino è già finalizzato ad agire per uno scopo sin dalla nascita--> analisi del linguaggio non verbale del bambino. È il momento in cui il bambino sviluppa l'attaccamento nei confronti della madre. Il bambino nel momento in cui viene alla vita subisce il trauma della nascita, dobbiamo osservarlo nei primi istanti di vita e capire i suoi bisogni e le sue esigenze, essere disposti ad accoglierlo nel modo giusto e rispettarlo. Fino a quel momento ma anche negli anni successivi c'era attenzione per la madre ma poco per il bambino (il bimbo passa da un luogo in cui è protetto ad essere traumatizzato nel momento in cui nasce, questo è un forte distacco dal momento protetto in cui era prima)-> mette il luce negli anni '20 il concetto del trauma della nascita. Si guardava solamente la salute fisica del bambino, viene distaccato immediatamente dalla madre e portato nella nursery: è un aspetto che la Montessori mette in luce, il parto era un evento ospedalizzato dove si guardava solamente l'aspetto medico, senza tener conto del bisogno di attaccamento del bambino nei confronti della madre, questo non va trascurato ma accolto. Il bambino deve rimanere attaccato alla madre per evitare il trauma della nascita, perchè questo distacco non è naturale-> gli adulti sono cechi nei confronti dei bisogni dei bambini e porta alla lotta tra adulti e bambini. Il bambino alla nascita ha un potenziale attivo, nasce con un istinto positivo nei confronti della vita ma gli adulti non lo colgono e porta il bambino ad assumere da subito degli atteggiamenti di tipo difensivo nei confronti degli adulti. Bisogna preparare delle figure pronte e specializzate a ricevere il bambino che nasce: a Roma nasce la scuola per le assistenti all'infanzia (le assistenti montessoriane andavano negli ospedali ad educare il personale medico e le madri). Il bambino va curato dalla nascita e considerato un essere dotato di vita psichica dalla nascita, esseri dotati di potenzialità innata che ci porta ad apprendere un apprendimento finalizzato e quando nasciamo siamo esseri unici irripetibili (siamo gli uni diversi dagli altri e andiamo rispettati nella nostra unicità). MENTE ASSORBENTE È quella capacità del bambino che ha una natura di tipo inconscio che si sviluppa nel periodo 0-3 anni, guida il bambino ad assorbire l'ambiente. Non è una spugna che si imbeve delle impressioni che provengono dall'esterno (implicherebbe una concezione passiva dell'ambiente), ma il bambino ha una potenzialità attiva in quanto la mente assorbente permette il bambino di appropriarsi dell'ambiente, riceve delle impressioni che vengono proiettate in maniera attiva e modificano la mente del bambino. Permette al bambino di attivare le sue capacità (lo definisce come ''pensiero incarnato": assimili l'ambiente in maniera attiva e inconsciamente e in questo modo modifichi te stesso). La mente assorbente funziona solo nei primi 3 anni di vita, quindi dobbiamo preparare un ambiente adatto. es. apprendimento del linguaggio, un bambino indiano che cresce in Inghilterra impara subito l'inglese, mentre se si trasferisse lì a 5 anni non lo apprenderebbe bene come nei 0-3 anni. Sulla base delle sue osservazioni (condotte su bambini di paesi diversi) nota che tutti imparano allo stesso modo (esistenza di un ambiente assorbente che caratterizza tutte le razze umane, le modalità di apprendimento sono le stesse per ogni realtà culturale): lo sviluppo mentale del bambino avviene tramite i PERIODI SENSITIVI. Questi sono periodi durante i quali il bambino è pronto per determinati apprendimenti, se questi vengono trascurati e non si fornisce l'ambiente giusto difficilmente si potrà recuperare quell'apprendimento (sono periodi passeggeri). Se vengono trascurati difficilmente si possono recuperare. Si mette in luce la connessione tramite la corporeità e la vita psichica del bambino in quanto questo apprende tramite l'apprendimento. I periodi sensitivi sono: LINGUAGGIO-> il linguaggio non lo ereditiamo, ma abbiamo questa potenzialità "nebula" che funge come polo di attrazione. Abbiamo la possibilità di acquisire il linguaggio ma se non ci troviamo in un ambiente che non ci dia modo di assimilare il linguaggio dopo i 3-4 anni farò fatica a recuperarlo (periodo limitato nel tempo ma potente nei primi 3 anni di vita). Il bambino ha bisogno di dialogo e ascolto, aver modo di ascoltare che ci si rivolga a lui parlando in maniera che lui possa assimilare questa attività di linguaggio che lui esprimerà attraverso il balbettio, linguaggio olofrastico, movimento indicando una cosa che vuole. Questo può avvenire anche in maniera lenta in quanto questo è un momento assimilante. Dobbiamo avere un atteggiamento di attesa, non essere ansiosi, perchè avviene nell'anno e mezzo e i due anni dove è presente l'esplosione del linguaggio. Questa capacità non è qualcosa che avviene in maniera graduale ma avviene a sbalzi "ESPLOSIONE": il bambino può rimanere in silenzio o non esprimersi attraverso delle paroline ma poi abbiamo l'esplosione del linguaggio verbale (dipende dai tempi del bambino, dobbiamo fornire gli strumenti adatti e OSSERVARLO). Il bambino lo assorbe, si sviluppa attraverso delle leggi che sono uguali per tutti i bambini in tutte le culture. C’è un periodo di incubazione dove il bambino assorbe e poi avviene questa esplosione. Al nido l'educatrice deve stare attenta a dare la parola adatta quando mostra un oggetto, deve mettere in luce le qualità di un oggetto rispetto a un altro. ORDINE (0-6 anni)-> sin dal primo anno di vita il bambino ha bisogno di avere dei punti di riferimento costanti, per un senso di sicurezza ma anche perchè in quel momento si formano gli schemi mentali che saranno alla base della sua formazione successiva. Una mente ordinata ti rende capace di orientarti nella vita. Il concetto di ordine del bambino è diverso da quello dell'adulto. Il cambiamento deve avvenire per gradi in modo che il bambino si adatti e se ci sono dei cambiamenti nella vita del bambino vanno motivati (l'ordine esterno corrisponde all'ordine interno). Il bambino nasce con una mente matematica ed ha il bisogno di fare ordine, questo noi lo formiamo nei primi mesi di vita, è un periodo prolungato che continua fino all'età dei 6 anni. ESPLORAZIONE DELL'AMBIENTE (18 mesi-6 anni)—> mise in luce un periodo da considerare in continuità 0-6 anni. Il bambino dai primi momenti è interessato a conoscere l'ambiente tramite l'esplorazione e il movimento. Si deve evitare di tenerlo fermo, ci vuole un ambiente protetto dove non ci siano pericoli. Il gattonare è fondamentale. L’ambiente deve essere piacevole e bello, fargli fare esperienza nella natura, perchè la bellezza, l'ordine, contesto armonico influenza la capacità di esplorazione che poi diventa capacità di CONCENTRAZIONE (dall'esplorazione si passa alla concentrazione). La concentrazione non va mai interrotta (va osservato ma non interrotto, non chiamare il bambino a fare un’altra attività). Nei nidi montessoriani è presente l'attività individuale, non fare attività collettive al di fuori di momenti come il pranzo. MOVIMENTO (6 mesi-6 anni)—> il movimento consente al bambino l’esplorazione dell’Io, la costruzione della psiche e della coscienza. Senza il movimento non si sviluppa il linguaggio e l'intelligenza. È un movimento sempre finalizzato perchè guidato dall'attività psichica/intelligenza (aspetto che verrà messo in luce anche da Piaget). INTERESSE PER GLI OGGETTI PICCOLI (18 mesi-7 anni)—> Periodo collegato a quello del movimento. Il bambino si esprime con movimenti per raggiungere un oggetto e non sono legati alle attività fini a se stesse: dai 2,5 o dai 3 anni il bambino è attratto dalle attività della mano, necessità di passare da movimenti con grandi oggetti a piccoli oggetti. Questo interesse per gli oggetti piccoli resta fino ai 7 anni. L'attività della mano è importantissima e il bambino è concentrato nel coordinamento occhio mano. RAPPORTO CON GLI ALTRI/INTERESSE SOCIALE (1 anno-6 anni)—> interesse a giocare con i compagni, partecipare alla vita sociale (durante la rivoluzione industriale il bambino non partecipava più alle attività di famiglia e questo non favoriva la socializzazione. Dewey, Ellen Key e Montessori dicono che gli effetti negativi della società industriale portano l'isolamento dell'infanzia a quelle che sono le attività di una comunità). La socializzazione avviene nell'ambiente piccolo, nei rapporti che il bambino riesce a controllare (all'interno della famiglia e del nido). ADELE COSTA GNOCCHI È un’allieva della Montessori. Aveva partecipato nel 1909 al primo corso di formazione montessoriana e si dedica alla creazione dei primi nidi montessoriani a Roma. Durante il fascismo realizza questa esperienza con i bambini dai 0-3 anni, esperienza clandestina dove mette in luce l'importanza dell'osservazione. Nel 1949, con l’aiuto dell’Opera Nazionale Montessori viene creata la prima Scuola Nazionale per assistenti all’Infanzia Montessori (AIM). Dal 1960 si crea sempre a Roma il centro nascita Montessori (che è il centro di formazione delle educatrici montessoriane dei nidi di infanzia. ASSISTENTI ALL'INFANZIA MONTESSORI (AIM): la Montessori aveva partecipato al congresso di Sanremo e aveva detto che ci fosse la necessità di formare le educatrici. Per essere ammesse le allieve dovevano avere il diploma della scuola biennale. Il primo anno era teorico ed erano accompagnate a delle visite per osservare come i bimbi vivevano nei brefotrofi o nelle case dei bambini, andavano a visitare le donne che avevano appena partorito. Il secondo anno era prevalentemente pratico-osservativo: bisognava osservare i bambini nei diversi ambienti (un bimbo nel brefotrofio ha un modo diverso di esprimersi rispetto ad un bambino in una famiglia e queste differenze vanno colte). Era fondamentale allenare le allieve all’OSSERVAZIONE, soprattutto del linguaggio non verbale dei bambini. IL NIDO MONTESSORI (0-3 ANNI) Il bambino necessita di indipendenza fisica e fa un lavoro di autocostruzione -> l'indipendenza fisica porta all'autonomia. L'autonomia del pensare passa attraverso l'autonomia del fare (lo sbaglio ha un valore determinante nel percorso della Montessori, confermato anche da diversi studi). Il bambino viene osservato in maniera scientifica (priva di

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