Storia del Design PDF

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Questo documento esplora la storia del design, dai suoi primi sviluppi all'era della rivoluzione industriale. Analizza come la produzione industriale ha influenzato il design e presenta esempi chiave e figure importanti del movimento.

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STORIA DEL DESIGN IL DESIGN E LA SUA STORIA Dare una definizione precisa di cosa sia il design è difficile così come identificare una teoria e una storia. Non abbiamo una esatta definizione di cosa sia il design solo una generica, si riferisce alla produzione di oggett...

STORIA DEL DESIGN IL DESIGN E LA SUA STORIA Dare una definizione precisa di cosa sia il design è difficile così come identificare una teoria e una storia. Non abbiamo una esatta definizione di cosa sia il design solo una generica, si riferisce alla produzione di oggetti, nati da un progetto, caratterizzati da valenze estetico-funzionali, riproducibili, industrialmente, in serie illimitata. Per identificare la storia del design, abbiamo bisogno di un parametro che indichi quali siano i fenomeni che, rispondenti al parametro stesso, possono essere assunti come eventi della storia del design. Questo parametro è formato da 4 fattori: PROGETTO, PRODUZIONE, VENDITA e CONSUMO. Corrispondendo a 4 fasi differenti, non dovrebbero essere divisi, tant’è che uno non si da se non in relazione agli altri. Tenendo in considerazione questi 4 paradigmi, si riuscire a tirare una linea tra ciò che rientra nella vicenda del design e ciò che ne resta al margine. Un oggetto di design è progettato con l’intenzione di soddisfare un bisogno, il concetto di intenzione è fondamentale: il design ragiona per procedure, stabilisce un insieme di operazioni le cui caratteristiche sono determinate da una finalità precisa. Per raggiungere lo scopo l’oggetto deve poter essere prodotto, riprodotto e utilizzato dal pubblico, non deve essere unico. Produzione, riproducibilità, diffusione e consumo sono fasi connesse del processo di design. La forma è solo un aspetto del design e asseconda sempre la funzione. Progettare vuol dire mettere il prodotto in opera nella società e verificare che sia realmente utile alle persone. Perciò una sedia bella ma scomoda, un sito web graficamente bello ma poco funzionale, un testo interessante ma difficile da leggere sono ugualmente esempi di cattivo design. Il design deve rispettare sia i vincoli fisici (spazio, tempo, materiale) che gli aspetti psicologici e culturali dei clienti, capacità di soddisfare tutte le condizioni di funzionalità, preservando la qualità. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Ha segnato la differenza tra l'artigianato e il settore industriale, rappresenta la nascita del design, bisogna però tener conto che la stampa risale a 3 secoli prima e può essere considerata un’attività di dominio del design. Essa ha segnato la nascita dell’industria e contemporaneamente nasce il concetto di moltiplicazione di uno stesso oggetto uniforme e ripetibile, il libro (carattere mobile). Considerando il libro come aspetto distintivo della stampa, per tutte le sue valenze tecniche, produttive, economiche ed estetiche, esso potrebbe essere concepito come prototipo metodologico di ogni altra successiva categoria di design. Nasce in Inghilterra negli anni della Rivoluzione Industriale proprio perché era il paese meglio preparato ad accoglierla: industrializzato, con politiche favorevoli, risorse ben organizzate e sfruttate. Nel 1768, Arkwright applicò l'energia idraulica alla filatura, mentre nel 1784 Cartwright fece lo stesso con la tessitura. Questi sviluppi portarono alla concentrazione delle operazioni in aree dove era possibile sfruttare l'energia dell'acqua corrente. Nel 1769, Watt brevetta la macchina a vapore, che, sostituendo la forza idraulica, consentì la concentrazione delle lavorazioni anche lontano dai fiumi, utilizzata per ferrovie e navi, rivoluzionando così i trasporti e le comunicazioni. Queste invenzioni, applicate alla produzione, permisero di dimezzare i tempi e triplicare la produzione. Cambia il rapporto con il paesaggio, tra campagna e città. Il paesaggio diventa un elemento complesso, l'industria ora è l'elemento che domina il paesaggio, l'interesse non è più rivolto solo agli aspetti naturali, ma anche meccanici e seriali. Il susseguirsi di eventi scientifici e tecnologici portano la nascita delle macchine industriali, progettate a partire da un disegno, unendo funzionalità ed efficienza ma anche un valore estetica, andando a rispettare quelli che sono i principi del design. Nascono le locomotive, il cui boom si può individuare intorno al 1830 che si presentavano come macchine di design, funzionali, rispondevano ad una esigenza, potendo essere costruite in serie e tenendo conto di aspetti estetici. Ci furono anche diverse innovazioni in campo ingegneristico ed architettonico, oltre che lo sviluppo di strade e collegamenti che servivano per il trasporto di materie prime. Grazie all’impiego di nuovi materiali come ghisa, ferro e acciaio nascono i ponti, il primo esempio di Industrial design è il ponte sul Severn, costruito da Wilkinson e Pritchard, l’Iron Bridge, il primo ponte ad arco metallico, in ghisa, costruito in soli due anni, tra il 1777 e il 1779, la struttura, con un arco di 30 m, fu la prima struttura interamente metallica mai realizzata. Il caso dell’ Iron Bridge ci consente di poter parlare di industrial design anche se privo di serialità perché in presenza di un manufatto di notevole impegno progettuale, produttivo, di elevata tecnologia. GRANDE ESPOSIZIONE Londra 1851, l’anno in cui tutto ebbe inizio con il titolo di “Grande esposizione delle opere dell’industria di tutte le Nazioni“, il Principe Alberto e Henry Cole, insieme ad altri membri della Royal Society of Arts, diedero vita a Expo 1851, la prima grande Esposizione internazionale, capostipite di una tradizione che esiste ancora oggi. La Grande Esposizione delle Opere dell’Industria di Tutte le Nazioni di Londra venne concepita da Henry Cole, un funzionario pubblico inglese che visitò l’Esposizione di Parigi del 1849 ed entusiasta di ciò che aveva visto, volle trasporre il modello su scala internazionale. Cole riuscì a coinvolgere nella sua idea alcune delle personalità più influenti del Paese, fra cui il principe Alberto, così il gruppo si riunì con l’obiettivo di inaugurare la manifestazione l’1 maggio 185, di qui, l’esigenza di una sede che si potesse realizzare rapidamente. Il motivo di tale evento fu la celebrazione delle più moderne e innovative tecniche industriali del tempo e venne edificata un’opera grandiosa, che rimase in piedi fino al 1936, il Crystal Palace, un enorme edificio in vetro e ferro costruito appositamente per contenere tutta l’Esposizione, costruito in soli 9 mesi. Per i Paesi partecipanti, le Esposizioni Universali divennero occasioni per esibire gli avanzamenti tecnici della produzione industriale nazionale. Tali innovazioni furono integrate al campo della costruzione sviluppando nuove tipologie edilizie, infatti proprio in questo periodo avviene la nascita dell’urbanistica. A seguito di un concorso indetto il 13 marzo 1850, fu il progetto di Joseph Paxton,un botanico, in collaborazione con l’ingegnere Charles Fox a prevalere sugli oltre 200 progetti pervenuti al Building Comitee. Le basiliche avevano cinque navate a tetto piano, incrociate da un transetto voltato a botte. Quest’ultimo fu progettato in un secondo momento per tutelare gli alberi secolari di Hyde Park. La costruzione si distendeva su sette ettari e mezzo di terreno, lungo 564 x 120 metri x 39 metri di altezza. La modularità, associata alla prefabbricazione, garantì un assemblaggio rapidissimo delle componenti direttamente sul posto, inoltre per agevolare il cantiere, ciascun elemento non superava la tonnellata di peso, in soli quattro mesi, i 70.000 mq dell’edificio furono eretti nel grande parco londinese. -I primi principi di design si delineano nello sviluppo industriale e quindi dal passaggio dall’artigianato all'industrializzazione. La storia del design inizia con l’industrializzazione della ceramica. Josiah Wedgwood (1730-1795) Spicca tra i maggiori esponenti del movimento della rivoluzione industriale. Discendente da una famiglia di ceramisti fonda la manifattura Etruria. Seguì le invenzioni in particolare quella della macchina a vapore utilizzando l'energia per macinare i materiali ed azionare i torni della sua fabbrica. Josiah Wedgwood adottò nella sua industria una moderna divisione del lavoro, distinguendo nettamente un reparto di progettazione da quello di produzione. La Waterford Wedgwood è tutt'oggi una delle industrie di porcellana più famose e più quotate del mondo. Wedgwood portò un grosso cambiamento: un oggetto prima legato all’artigianalità e destinato a pochi, iniziava ad essere alla portata di un pubblico via via sempre più vasto. Il lavoro di Wedgwood fu eccezionale in rapporto ai 4 principi del design: progetto, produzione, vendita, consumo. La produzione di Wedgwood si presentava con una duplice caratteristica : quella ornamentale e quella utilitaria, alla prima contribuì l’incontro con Thomas Bentley, un mercante di Liverpool ben introdotto nei circoli intellettuali. La società fondata nel 1768, comportò una sorta di divisione dei compiti: Wedgwood si interessava degli aspetti finanziari e produttivi, Bentley di quelli progettuali, promozionali, di vendita. Dal punto di vista stilistico la produzione di Wedgwood inizia con l’imitazione di modelli del passato, da quelli cinesi agli etruschi fino al Neoclassicismo che finì per caratterizzare totalmente i prodotti della ditta, i quali divennero a loro volta la maggiore espressione del Neoclassico nel campo della ceramica. La produzione di Wedgwood presentava un’altra gamma di oggetti nati con l’intento di essere utilitari e funzionali. Egli seppe, attraverso un processo di riduzioni e semplificazioni, trovare il modo di rendere sempre più aderente la forma alla funzione dei prodotti ceramici, quantificandone il numero e riducendone il prezzo, così come impone la lavorazione seriale. Nella fase della produzione Wedgwood mise a frutto la sua esperienza a contatto con gli scienziati e gli inventori dedicandosi allo studio e al miglioramento dei materiali produttivi, al perfezionamento del tornio, all’introduzione del banco rotante, alla scoperta di nuovi tipi di ceramiche, all’invenzione del pirometro per il perfetto controllo della temperatura nei forni. Così produsse una ceramica “utile” , riducendo i prezzi per produrre di più in un tempo sempre più breve. Negli anni della rivoluzione industriale nasce un orientamento estetico tra i più adatti al moderno design, quello del filosofo David Hume. Nel suo famoso saggio «Of the Standards of Taste», del 1757, non si preoccupa di definire il bello, ma di trovare i fondamenti del giudizio estetico, del gusto che è alla base del piacere e del dispiacere. Constatando la grande varietà di gusti, si pone il problema di trovare una regola del gusto. Nonostante la varietà di gusti, esistono principi generali di approvazione o disapprovazione. Il gusto va educato e liberato dai pregiudizi, e il buon senso è essenziale per neutralizzarne l'influenza. La ragione è una condizione che permette al gusto di operare correttamente, solo un buon senso forte, unito a pratica, abitudine ai confronti e privo di pregiudizi, può conferire ai critici la capacità di esprimere giudizi validi. Il contributo di Hume è estremamente attuale: la bellezza, il piacere, il gusto, intesi quale componente estetica del design, appartengono alla sfera dell’esteticità diffusa e il design è arte applicata, decorativa ed industriale. In quel periodo iniziavano a cambiare anche le concezioni di arte pura e arte applicata. Nel passato, l'arte pura è stata considerata di valore superiore rispetto all'arte applicata, poiché quest'ultima implicava l'idea di un'arte, destinata a un impiego secondario nella produzione di oggetti utili. Questo giudizio derivava dalla concezione della tecnica come sola manualità, priva di forza ideale. Tuttavia questo ordine di valori è cambiato: la tecnica e la pratica hanno acquisito un valore ideale. L’ETÀ VITTORIANA Gli anni dopo la prima Rivoluzione Industriale vedono la Gran Bretagna al primo posto nel campo delle invenzioni, della tecnica, del commercio, del consumo, in Inghilterra essa si sviluppa insieme al dibattito tra industria e società, artigianato e meccanizzazione, arte e industria. Per quanto riguarda la produzione a partire dagli anni Trenta il movimento industriale subì un appiattimento: si era trasformato in una professione di routine, ossia produrre molto nel tempo più breve, anche a discapito della qualità dei manufatti. Pevsner descrive come la rivoluzione industriale abbia portato alla produzione di massa a basso costo, sostituendo l'artigianato con il lavoro meccanico. Questo ha generato beni di bassa qualità per una popolazione incolta e sfruttata. Il liberalismo favoriva la vendita di prodotti scadenti, poiché i consumatori, privi di educazione, non erano in grado di distinguere tra qualità e disonestà. Nasce la questione del rapporto arte-industria che rimase irrisolta fino a quando non si è delineata un’estetica nuova e specifica del prodotto industriale, tale estetica trovò il suo avvio proprio nell’età vittoriana. Il tema del progetto viene elaborato come componente del design, dal modo più appropriato di disegnare gli oggetti prodotti industrialmente, agli organismi didattici in grado di formare i nuovi progettisti, dalle istituzioni preposte a richiamare l’attenzione del pubblico nel tentativo di educarne il gusto. Il maggior esponente della cultura vittoriana fu Henry Cole il suo progetto stabilisce la più stretta collaborazione con l’industria. Egli conia l’espressione art-manifacturer, ossia artista-fabbricante, che denotava la nascita di una nuova figura, una prima anticipazione del moderno designer. Cole aveva compreso che per la qualificazione dei prodotti industriali erano fondamentali alcuni basilari principi conformativi, i principi centrali del lavoro di Cole furono quello di una riformulazione del concetto basilare di funzionalità e la creazione di un metodo generale per ricavare degli esempi-guida. Per il concetto di funzionalità, l’interesse verso gli useful objects, è il punto di partenza per la cultura del design, richiamando l’attenzione sugli oggetti comuni, semplici, della vita quotidiana, Cole sposta su questi il valore di artisticità. Per quanto riguarda la forma, uno dei compagni di Cole, Owen Jones, affermava che il fondamento di tutte le cose fosse la geometria. Essa da sola però non era sufficiente a creare i modelli per le nuove forme dei prodotti industriali, cosi Jones confrontò oggetti decorativi di diverse epoche e provenienze, per cercare dei principi conformativi. La ricerca di una metodologia di progetto di Cole si basò sulla geometria, la ricerca di caratteri invarianti, la tendenza alla semplificazione. William Morris (1834-96) Fu uno degli esponenti e fondatori dell’ Arts and Crafts, movimento artistico, il cui scopo era la rivalutazione dell’artigianato contro la produzione industriale. Nel 1861 Morris fondò la sua società, Morris & Co, cercando di fondere il design con l’arte e di rivitalizzare le antiche tradizioni artigianali. Morris affida alla figura dell’artigiano il compito di elevazione del popolo attraverso l’arte, propone un sistema di lavoro caratterizzato dalla semplicità della manodopera dell’uomo e da una società maggiormente unita, in piena contrapposizione alla freddezza dell’industria. La produzione di tappeti, tessuti, mobili e carte da parati della Morris & Co era quindi basata sul lavoro artigianale, limitando l’uso della macchina a mero ausilio per alleggerire le fatiche del lavoro e non per sostituire il tocco dell’uomo. Secondo la sua filosofia, l'arte avrebbe dovuto essere accessibile a tutti. Fu uno dei primi artisti a disegnare motivi decorativi affinché artigiani e professionisti li utilizzassero nella loro opera. In realtà, c’è più di un legame tra Cole e Morris, entrambi riconobbero gli stessi valori: Gli useful objects, le esigenze di un pubblico vasto, l’azione propagandistica, la preferenza per le arti applicate la chiara visione di artisticità diffusa. GRANDE ESPOSIZIONE DI LONDRA Gli oggetti esposti alla mostra del Crystal Palace mostrarono le contraddizioni del binomio arte-industria, le nazioni più all’avanguardia presero generalmente due strade differenti: - Usa, esporre macchinari con nessuna pretesa di ricerca formale o oggetti d’uso comune che associavano la loro forma esclusivamente alla loro funzione -Inghilterra, presentò un esultanza di motivi stilistici, nella convinzione di dover decorare e fornire una patina di artisticità non solo agli oggetti d’uso comune ma anche ai macchinari. Il pubblico voleva la presenza della decorazione in ogni sorta di oggetto e allo stesso tempo pretendeva che gli oggetti avessero l’aspetto di essere eseguiti a mano. Nacque la falsificazione: vennero inventate nuove tecniche per riprodurre, con materiali più scadenti, oggetti simbolo dello sfarzo e del lusso. Michael Thonet (1796- 1871) Nato in Prussia, iniziò la sua carriera come falegname ebanista, specializzato in pavimenti e decorazioni da applicare ai mobili tradizionali sperimenta l’uso di strisce di impiallacciatura ammorbidite nella colla con cui crea componenti in legno multistrato con forme dinamiche. La svolta arriva in seguito all’incontro con il principe Metternich e il successivo trasferimento a Vienna. Nello stesso anno ottenne brevetti per la sua tecnica del legno curvato in Francia, Inghilterra, Belgio e nell’anno successivo in Austria. Iniziò ad espandersi, fino ad aprire diverse filiali non solo in Austria, ma anche nel resto d’Europa, in Russia e in Usa. La produzione di Thonet soddisfaceva in pieno i 4 paradigmi del design. La tecnica di Thonet consisteva nell’inumidire gli elementi di legno in modo da poterli piegare, quindi restituire al legno, grazie al vapore, la sua iniziale elasticità, di sagomarne i pezzi in casseforme metalliche e lasciarli essiccare in modo da fissarne definitivamente la forma. L'azienda ebbe una certa rilevanza durante il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale e semi industriale: la Thonet infatti puntava sulla riduzione del numero di pezzi e del tempo necessario al montaggio. La produzione della Thonet era invece standardizzata e riprodotta in serie. Per contenere i costi utilizzava delle sostanze chimiche, grazie alle quali ridusse l'impiego di costose essenze di legno, sostituendole con sottili impiallacciature. Presentano le proprie creazioni alle esposizioni industriali e artigianali dell'epoca e i cataloghi plurilingue dell'azienda Gebrüder Thonet contribuiscono a far conoscere i prodotti all'estero. Thonet espose i suoi lavori alla grande Esposizione di Londra, presentando diversi tipi di prodotti, non produceva solo seggiole, ma anche poltrone, divani, tavoli e tavolini, sedie a dondolo. Il vero successo per Thonet giunge nel 1859, quando l'azienda Gebrüder Thonet presenta la Sedia Nr. 14 in legno massello curvato, anche detta “sedia in paglia di Vienna” considerata oggi fra le icone della storia del design. Nella sedia n.8, le gambe si innestano al sedile tramite un capitello; sulla parte posteriore un unico tondo piegato fa da gambe e spalliera e si bullona direttamente al telaio del sedile. Le quattro gambe sono irrigidite da un tondo curvato che diventerà un elemento invariato nella gran parte dei modelli successivi. Viene eliminato lo schienale impagliato e al suo posto viene inserito un unico elemento arcuato che aumenta la superficie di appoggio delle spalle. La sedia n.9 semplifica quella precedente: spariscono i capitelli e le gambe si innestano al sedile senza alcuna mediazione ma la complica con il tondo piegato che forma schienale e gambe si abbassa, mentre un ulteriore tondo curvato raccorda schienale e seduta e procede più in alto rispetto all’altro tondo-schienale. La versione n.9 era composta di soli sei pezzi e appare il culmine dell’evoluzione. Ma per ragioni di ordine produttivo, come la complessità di lavorare il secondo tondo curvato della spalliera, fu la sedia n.14 il simbolo della fase più matura e dell’evoluzione produttiva. Della sedia n.9 conserva l’innesto semplificato delle gambe al telaio e della 8 l’arco curvato all’interno di quello che funge da gambe e da schienale. Pertanto, con soli 6 elementi di legno, otto viti e due perni a bulloni, diventerà la sedia più venduta del mondo. Bisognerà aspettare i primi anni' 70-'80 perchè nella storia dell'architettura e del design si possa iniziare a parlare di Thonet che verrà considerato un artigiano bisognerà aspettare la fine della 2 guerra mondiale, perché il suo nome possa comparire nei libri di storia del design. Il Museo austriaco delle arti applicate di Vienna ed il museo di Thonet GmbH a Frankenberg, in Assia, possiedono una delle più ampie collezioni di sedie originali della Thonet. L’altra faccia dell’800, fu quella dei mobili progettati dagli ingegneri e dei complementi d’arredo metallici o “brevettati” ed ebbero il loro massimo sviluppo negli stati uniti. L’origine del mobile brevettato va ricercata nell’Europa del 700, nella sperimentazione delle macchine automatiche che portò alla costruzione di mobili maneggevoli e pieghevoli, ma è in America a partire dal 1850 che questa tipologia di mobili trova il suo più vasto impiego e produzione, vendita e consumo. Questi mobili nascevano dall’esigenza di produrre sedie, poltrone, letti, il cui comfort non fosse più legato alle imbottiture tradizionali dei tappezzieri, che rendevano statici e non pieghevoli i mobili e legati al gusto ottocentesco. Il mobile meccanico, affidava il suo comfort alla discontinuità degli elementi, in gran parte metallici e articolati secondo l’anatomia umana. I mobili brevettati, nacquero per soddisfare le esigenze dei ceti medi, i ceti più agiati, non avevano bisogno di seggiole a sdraio che si trasformassero in culle o in armadi che si trasformassero in letti, in quanto avevano spazio e disponibilità economiche sufficienti a soddisfare tutte le loro esigenze. I mobili brevettati rispondevano infatti alle esigenze di uno strato sociale che pretendeva in uno spazio minimo un certo comfort. Il mobile diventa quindi un manufatto con una sua propria e specifica concezione e progettazione: l’oggetto di design può prescindere completamente dall’arredamento. Caso della seggiola Wilson, che prende il nome appunto dal suo inventore ( brevetto USA 1871), che fu uno dei primi modelli che trasferirono i requisiti di una poltrona da invalido nell’arredamento domestico, veniva fabbricata dalla Wilson Adjustable Chair Company. ART NOUVEAU Movimento artistico che si diffuse in Europa e negli Stati Uniti tra il 1890 e il 1910 che interessò in particolare le arti applicate e l’architettura. L’art nouveau si inserisce nella corrente del modernismo per gli obiettivi del superamento dell’eclettismo storico e della gerarchia delle arti, progettazione capace di riscattare lo scadimento e la degenerazione del gusto causati dal diffondersi dei processi produttivi industriali, diffusione di valori estetici in ogni tipo di prodotto. Le origini dell’Art Nouveau possono essere ricondotte al movimento Arts and Crafts. Anche l’afflusso di stampe giapponesi che contenevano motivi floreali e curve forti ha influenzato lo stile. A seconda della localizzazione geografica assunse diverse denominazioni, è infatti noto anche come Jugendstil in Germania, Liberty in Italia, Modern Style in Gran Bretagna, Art Joven o Modernismo in Spagna, Sezessionstil in Austria. La natura è individuata come fonte inesauribile con il suo vasto repertorio di forme e colori in continua crescita e in perenne mutazione, adatta a fornire i simboli per i valori borghesi: libertà, progresso, ottimismo, vitalità, ma anche incertezza del futuro, esibizionismo. Il movimento trae le sue origini dall' Arts and Crafts, che aveva posto l'accento sulla libera creazione dell'artigiano come unica alternativa alla meccanizzazione e alla produzione in serie di oggetti. L'Art Nouveau aprì la strada al moderno design e all'architettura moderna. Essa non rifiuta l’avanzamento tecnologico, anzi per l’architettura fu l’utilizzo di nuovi macchinari e tecnologie a dare la spinta per creare nuove architetture integrando le vecchie tecniche con le nuove. Quello che gli artisti rifiutavano era l’estetica industriale e la serialità, queste opere rappresentano una contrapposizione alla produzione in serie. Il decoro e il motivo ornamentale si fondono con la struttura dell’arredo e dell’architettura, così come viene cercata una corrispondenza tra esterno e interno. In architettura, l’Art Nouveau si presenta per la prima volta in forma ben definita tra il 1893 e il 1902, a Bruxelles, grazie alle opere di Victor Horta e a Henry van de Velde, cui si deve l’ostinata ricerca teorica del “nuovo stile” e l’individuazione della linea-forza. Victor Horta Nato a Gand nel 1861, Horta ha studiato architettura presso l'Academie des Beaux-Arts e il Royal Athenaeum di Gand, dopo una breve viaggio in Francia, Horta ritornò in Belgio e visse a Bruxelles mentre finiva i suoi studi, e iniziò a perfezionare il suo stile d'avanguardia. Il suo Hôtel Tassel, costruito nel 1893, è considerato uno dei primi e migliori esempi dello stile Art Nouveau in architettura, usando il ferro sia strutturalmente che decorativamente. L'Art Nouveau fiorì a Bruxelles, soprattutto perché la città si stava sviluppando economicamente e si espandeva proprio mentre questo movimento diventava popolare, così tante famiglie della classe media e alta optarono per costruire le loro case in questo stile. Henry van de Velde Architetto, pittore, scrittore e designer belga che dopo un'esperienza simbolista a Parigi, iniziò la sua attività a Bruxelles operando nella direzione del neoimpressionismo francese. Iniziò dalla pittura per poi dedicarsi all'architettura e alle arti applicate. La casa dell'architetto “Bloemenwerf” a Uccle (1895-96) è già indicativa del concetto di unitarietà e totalità nella progettazione tipico di Van de Velde, egli ne disegnò anche i mobili e tutti i particolari dell'arredo interno e della decorazione. Van de Velde esercitò una notevole influenza sul modernismo europeo e nel 1898 aprì un laboratorio per la realizzazione di mobili, tessuti, carte da parati, gioielli, ceramiche e altro, i suoi oggetti, caratterizzati da una linea dinamica e asimmetrica. Il candelabro in argento di Henry van de Velde è un esempio della fusione tra struttura e decorazione da Van de Velde stesso teorizzata. La sintesi costruttivo-funzionale si basa sul materiale, la cui malleabilità consente di esprimere estetica e significato psicologico attraverso la forma, evidenziando l'uso e la funzione dell'oggetto. Nel 1899, van de Velde si trasferì in Germania e nel 1902 divenne direttore della Scuola d'arte e mestieri di Weimar, precursore del Bauhaus. Charles Rennie Mackintosh Architetto, designer e pittore scozzese, esponente del Glasgow movement, fu la figura di maggior rilievo dell'Art Nouveau nel Regno Unito. Era particolarmente portato per il disegno e la progettazione e da giovane iniziò la sua carriera con un apprendistato e frequentando lezioni serali di architettura presso la Glasgow School of Art, che poi lui stesso riprogettò. Il "Glasgow Style" venne creato da Mackintosh e alcuni dei suoi contemporanei: Herbert MacNair, le sorelle Margaret e Frances Macdonald. Si incontrarono da studenti nell'ultimo decennio e divennero noti come i "Quattro", esponendo le loro creazioni in tutto il mondo. La produzione di Mackintosh fu il risultato di una miscela di diverse ispirazioni e tendenze: l’art nouveau, ma anche la tradizione della Scozia, lo stile giapponese. Mackintosh era alla ricerca di una produzione che allo stesso tempo non dimenticasse la tradizione ma fosse rivolta al futuro, tenendo conto delle tecniche moderne di produzione. Nelle sue realizzazioni emerge un’inclinazione piuttosto che un’altra, spesso combinate e presenti nei suoi progetti, con il fine di creare degli spazi in cui ogni elemento contribuisse alla ricerca dell’armonia. Mackintosh guardava alla tradizione ma pensava in modo moderno, il suo intento era di creare uno stile nuovo che rispondesse alle nuove esigenze e al nuovo stile di vita. La casa per lui doveva essere funzionale e orientata sui bisogni dei suoi occupanti. Mackintosh lavorò a strettissimo contatto con la moglie Margaret, abile artista, ed insieme progettarono ogni minimo dettaglio della Hill House. Nel particolare, ne studiarono l’arredamento, i caminetti, gli accessori con una attenta cura del particolare. In questo progetto è evidente il contrasto tra gli esterni robusti e spogli e gli interni decorati con temi orientali, caratterizzati dalla linearità e semplicità delle linee, che si alternano a dettagli in stile art nouveau. La sedia Hill House svela la volontà dell’autore di combinare graficamente linee diritte con linee curve, fondendo in un’ unica opera le sue diverse inclinazioni come l’arte giapponese, l’art nouveau e il richiamo alla tradizione medievale. La progettazione di Mackintosh, determinava un’inseparabile legame tra lo spazio interno e gli arredi che lo andavano a definire, così che l’uno non potesse prescindere dagli altri e viceversa. (struttura in frassino color nero o noce, per dare modernità all’oggetto). Oggi è l’azienda Cassina che produce alcuni degli arredi più iconici di Mackintosh. Altro simbolo del lavoro di Mackintosh è la Willow tea House, una sala da thè commissionatagli da Kate Cranston, portata a termine tra 1896- 1917. Disegno per il concorso per la House of an Art lover, Mackintosh e la moglie fecero il progetto per questa struttura partecipando ad un concorso indetto da una rivista tedesca che richiedeva la creazione di un’abitazione in stile moderno, furono squalificati in quanto i disegni tecnici arrivarono dopo il termine prefissato. GERMANIA-USA-AUSTRIA La Germania guardò agli Stati Uniti per tutto ciò che riguardava le invenzioni, la tecnologia, la produzione industriale di massa, l’organizzazione del lavoro. Nel 1876 si tenne a Philadelphia l’Esposizione Internazionale dove parteciparono varie nazioni, tra cui la Germania che decise di mandare un reporter con l’intenzione di studiare e fare ricerche sullo stato di avanzamento delle altre nazioni. Le esposizioni internazionali avevano il fine di mostrare il livello tecnico di avanguardia di ogni Nazione. Una volta giunto a Philadelphia il reporter si rese conto che la Germania esponeva il suo arsenale di macchine da guerra e cannoni, le altre nazioni presentavano nuovi prototipi di oggetti e innovazioni studiati per la collettività. Mentre in Europa l’obbiettivo era quello di creare cose per la nazione, per farla emergere, in America e l’impegno erano volti alla creazione di oggetti e tecnologie che sarebbero servite per lo sviluppo di tutti. In una delle sue lettere il reporter scrisse che non bisognava nascondere che la Germania fu sconfitta a Filadelfia, l’industria tedesca ha scelto come principio fondamentale “a buon prezzo e di cattiva qualità” e purtroppo la nostra industria ha fatto proprio questo slogan, per lo meno per quanto riguarda il buon prezzo e quindi, di conseguenza, anche la cattiva qualità. Secondo enunciato: nelle arti plastiche e nell’artigianato la Germania conosce solo motivi patriottici, fuori luogo in un’occasione di confronto internazionale. Terzo enunciato: mancanza di gusto nell’arte applicata e di progresso nel campo tecnico, l’industria meccanica americana è rappresentata anche nel campo delle macchine utensili. Le maggiori possibilità di concorrere con simili costruttori di macchine utensili le possiede la Germania. Rispunta il dualismo tra mondo della macchina e dello spirito, tra industria e artigianato. Questa differenza crea un contrasto. Questo episodio non fece altro che alimentare le tensioni tra i paesi. Nel tentativo di migliorare la propria situazione, la Germania tenta una riorganizzazione, spostare l’attenzione sull’artigianato. Furono intraprese una serie di iniziative nel settore delle arti applicate, come l’apertura di scuole d’arte applicata, creazione di musei, oggetti industriali con l’intento di potenziare l’ industrializzazione. Nasce il Werkbund, movimento che cercherà di ricreare un rapporto tra uomo, prodotto, e funzionalità. Fu un’associazione di architetti, artigiani, industriali, docenti e scrittori, fondata nel 1907 a Monaco dall’architetto Hermann Muthesius, allo scopo di nobilitare il lavoro industriale. Puntando sull’industria con l’intento di creare un prodotto industriale di qualità e livello. L’obiettivo era quello di riqualificare il lavoro artigianale ma si capì subito che la riqualificazione andava fatta su base industriale. Muthesius, nel 1896 venne inviato a Londra con il compito di studiare l’architettura e il movimento delle arti applicate inglesi. Tenne diverse conferenze in cui affermava l’importanza della lavorazione industriale, intesa come l’unica in grado di risolvere il problema socio-economico delle arti applicate. Nella sua conferenze Muthesius attaccò l’eclettismo storicistico, il gusto della borghesia rivolto al lusso, l’ornamento, considerato come spreco di materiali e di forza-lavoro. Allo stesso tempo affermava il valore artistico, culturale ed economico della produzione industriale. Tra i personaggi che presero parte al Werkbund si diffusero diverse interpretazioni del suo progetto, ma la disputa più nota fu quella tra Muthesius che sosteneva la standardizzazione e Van de Velde, che difendeva la libertà creativa dell’artista anche nel settore delle arti industriali. Secondo le idee della maggior parte dei designers del Werkbund, una ricca decorazione era inaccettabile il disegno industriale doveva riguardare una semplificazione che favorisse rapporti proporzionali fra le parti. L’intento era quello di creare un nuovo classicismo, come detto da Peter Behrens, architetto tedesco che fornì un grande contributo al Werkbund, una tendenza razionale, riduttiva, antidecorativa, adatta per la sua semplicità, agli strumenti della produzione industriale. Peter Behrens Architetto e designer tedesco (1868-1940). Il lavoro di Behrens fu una sintesi delle idee portate avanti dall’associazione, che trovarono la massima espressione nel progetto della Fabbrica di turbine AEG. L’edificio, in cui convergevano forme classiche e l’uso delle nuove tecnologie a disposizione, fu il tempio di una nuova cultura che vedeva nell’industria la parte più nobile della Germania. Il fenomeno della grande azienda berlinese AEG rappresenta il momento più produttivo della storia del Werkbund. Questo propone, dibatte, divulga attraverso congressi, pubblicazioni e mostre mentre l’AEG realizza nel concreto, secondo la fenomenologia del design: progetto, produzione vendita e consumo. L’AEG produceva articoli nuovi, nati con la moderna tecnologia industriale: legati allo sfruttamento dell’energia elettrica ai fini dell’illuminazione, del riscaldamento, delle comunicazioni, dell’alimentazione dei motori che producevano energia. Basilare è la lampadina ad incandescenza, che dopo una serie di invenzioni e perfezionamenti,trovò nella versione dell’americano Thomas Edison quella definitiva (1879). L’ingegnere tedesco Emil Rathenau, dopo l’esposizione internazionale dell’elettricità espostasi a Parigi, ottiene i diritti di sfruttamento per la Germania dei brevetti Edison, tra i quali il sistema di illuminazione basato su lampadine. Dopo 3 anni Rathenau fondò la DEG, un’azienda specializzata nella produzione di lampadine che diventa nel 1887 l’EG. Accanto alla produzione di lampade, l’azienda inizia la produzione delle dinamo, motori elettrici, cavi e di tutti gli accessori adatti alla produzione di energia elettrica e alla costruzione di reti di distribuzione. Avviata la lavorazione degli articoli basilari, l’azienda arricchisce il suo catalogo con ogni sorta di prodotti legati all’elettricità, dalle lampade, ventilatori, orologi, quadri di comando, elettrodomestici allora in uso. La produzione era all’avanguardia, la lavorazione era a ciclo continuo, secondo i criteri della standardizzazione. In Germania entrarono in vigore le norme che imponevano di coprire con una scocca i meccanismi delle macchine utensili e quindi gli oggetti che contenevano un motore, al fine di evitare gli incidenti, sul lavoro e nell’uso dei prodotti. Per quanto riguarda le vendite, i problemi promozionali erano molteplici: l’azienda avvertì l’esigenza di evidenziare gli oggetti che lanciava sul mercato, si poneva la necessità di farli conoscere al meglio al più vasto pubblico dei consumatori, vista la vasta gamma di prodotti dell’azienda, era necessario unificarli in maniera inconfondibile, ovvero conferire a tutta l’AEG un’immagine unitaria e singolare. Per risolvere questo problema di immagine unitaria, Paul Jordan, consigliere delegato, chiamò Peter Behrens in qualità di consulente artistico. I primi incarichi riguardavano il settore della grafica pubblicitaria, dalla pubblicità artistica il suo lavoro si trasforma nella realizzazione dell'immagine dell'azienda, segna la nascita dell’immagine aziendale. Il primo è il logo progettato da Behrens per AEG, ispirato alla forma dell’alveare, simboleggiando l’operosità della nuova cultura industriale. La creazione del logo aziendale è un grande passo verso la modernità, per una delle prime volte, il logo viene riportato su tutti i prodotti dell’azienda, dai manifesti, agli oggetti, alle strutture. La seconda immagine è la copertina di un catalogo di lampade, molto geometrica e simmetrica nello schema compositivo, è considerata uno dei capolavori pubblicitari del 900. La nascita e il diffondersi delle carrozzerie, degli involucri dei vari meccanismi oltre che per ragioni di sicurezza aveva anche uno scopo estetico. Grazie alle nuove tecnologie, il fatto che l’involucro potesse essere svincolato dal meccanismo che proteggeva e conteneva, diede modo di avere libertà nella progettazione della forma degli oggetti. Behrens, oltre a disegnare l’involucro estetico costruisce ventilatori e bollitori, e tenendo conto dell’economicità delle singole parti, crea un’infinità di varianti del medesimo prodotto. Nel 1908 Behrens riceve l’incarico di progettare il nuovo edificio per AEG. Riutilizzerà le forme classiche ma sostituendole con le innovative tecnologie cercando di attribuirne un nuovo valore simbolico. Egli riconosce nell’architettura la più alta manifestazione dell’uomo moderno e deve esprimere i valori che hanno contraddistinto un’epoca, esserne il simbolo. Behrens viene considerato il padre del movimento moderno che si instaurerà negli anni successivi perché porterà al superamento degli ordini architettonici che si erano contraddistinti fino alla fine del 700, ponendo le basi dell’architettura moderna. Behrens vuole realizzare un edificio di carattere urbano, con l’utilizzo di grandi forme cerca di dare all’opera un carattere monumentale e di rendere la fabbrica come un tempio, in quanto riutilizza forme classiche cercando di attribuire loro un nuovo valore simbolico. L’innovazione importante che porterà Behrens è che per la prima volta un edificio industriale non viene progettato solo in base alla funzione che svolgerà, ma viene curato anche l’aspetto estetico. L'opera, considerata uno dei capolavori del protorazionalismo tedesco, lasciò un'impronta in molti architetti delle generazioni a venire, Le Corbusier, Mies van der Rohe e Walter Gropius. Protorazionalismo, Momento della storia del gusto che in architettura va dagli anni ’10 alla fine della prima guerra mondiale, attuò una notevole riduzione alla geometria. Tra le principali caratteristiche del protorazionalismo è il nuovo atteggiamento verso la tecnica. Il protorazionalismo coincide con l’inizio della diffusione del cemento armato, sfrutta la possibilità dei materiali per raggiungere la semplificazione delle forme, la ricerca di un classicismo moderno, sono le caratteristiche principali. Ciò che distingueva la meccanizzazione europea da quella americana era evidente: l’ Europa era partita con la meccanizzazione dei mestieri semplici ( filatura,tessitura,produzione siderurgica) l’America si concentrava sulla meccanizzazione dei mestieri complessi. Il sistema tecnico produttivo più emblematico di questo concetto è la linea di montaggio, consisteva nel nastro continuo, l’elevatore a catena, la gru mobile, ecc, con lo scopo di collegare fra di loro le fasi della lavorazione e fondere l’industria in un unico organismo in cui vengono coordinati i vari stadi di produzione delle singole macchine. L’approccio alla produzione industriale, negli USA furono adottate due vie: -perseguita da Taylor, puntava sulla migliore organizzazione della produzione -fatta da Henry Ford, consisteva nel concentrare molti sforzi produttivi nella costruzione di un nuovo manufatto. Un’altra caratteristica dell’industria americana è quella di aver sempre puntato al grande numero. Funzionalità, praticità, comfort ed economicità, erano i valori che guidavano l’industria americana. L’attività di Henry Ford presenta tutti e quattro i requisiti della fenomenologia del design. Esponente del self made man, l’operaio Ford, figlio di agricoltori, già nel 1896 aveva costruito il primo modello di automobile da solo, 3 anni dopo aveva fondato la Detroit Automobile Company, nel 1903 la Ford Motor Company, che divenne ben presto la maggiore fabbrica del mondo con. Nella sua concezione di produzione industriale possiamo vedere l'esempio del concetto “la forma segue la funzione”. Il merito di Ford non sta nell’aver teorizzato il funzionalismo ma di averlo tradotto in prodotti tangibili, di aver offerto esempi reali di questa riduzione all’essenziale che altri avevano teorizzato. Ford diceva che è suo dovere che ogni pezzo, ogni articolo che produce sia lavorato bene, robusto, e che nessuno debba trovarsi nella necessità di sostituirlo. L’automobile Modello T, tenuta in produzione dal 1908 al 1927. Pur essendo questa la prima utilitaria ridotta all’essenziale, era costruita con materiali di grande resistenza e in quanto all’aspetto, ricordava i primi tipi sperimentali, da cui l’estrema funzionalità meccanica, rappresentava una riduzione dei modelli lussuosi, da cui la comodità pur in un veicolo di uso popolare. Proprio per la fabbricazione del Modello T, venne introdotta la linea di montaggio. Prima, la costruzione di un’auto veniva effettuata impiegando un gruppo di operai che montava le varie parti della vettura sul telaio di un solo esemplare. Nella fase successiva, le diverse parti che componevano il prodotto venivano disposte sul pavimento e montate man mano su una specie di carrello che veniva trasportato a mano da altri operai, si formava così un’artigianale linea di montaggio che oltre a rendere più spedita la lavorazione della singola vettura, consentiva anche di poterne montare altre, seppur con una lenta successione temporale. La fase ancora più avanzata di lavorazione comportava la sostituzione del carrello con un nastro continuo mosso meccanicamente, una piattaforma mobile con rotaie che dall’alto facevano scorrere e scendere sul telaio trasportato dal nastro i vari pezzi dell’automobile. In questo modo gli operai restavano fermi, ognuno addetto ad una serie di operazioni. Nello stesso anno, alla Panama-Pacific Exposition a San Francisco, Ford mostrò per la prima volta in pubblico la sua catena di montaggio, dimostrando che con i suoi metodi era possibile rendere l’automobile accessibile a tutti. Il merito di Ford fu quello di riconoscere la possibilità di democratizzare il veicolo che fino ad allora era stato considerato solo per i privilegiati. Il concetto di trasformare l’automobile da un articolo di lusso in un normale oggetto d’uso, adeguarlo nel prezzo alla normale capacità di acquisto, renderlo un articolo di produzione di massa, fu ciò che assicurò a Ford un posto nella storia. Per poter raggiungere questo obiettivo sviluppò e mantenne la posizione secondo la quale avrebbe alzato la paga degli operai e ridotto le ore di lavoro, nell’ottica di un miglior uso degli impianti e anche di rendere l’automobile alla portata dei suoi stessi dipendenti. Il successo era inoltre assicurato dalla facilità di guida della vettura, che ben si adattava a diversi tipi di strade. Per quanto riguarda la componente vendita-consumo, è opportuno affrontare uno dei cambiamenti che avvennero nella produzione di Ford, quello del passaggio dal Modello T al Modello A. Il Modello T di Ford, pur essendo amato per la sua funzionalità, era criticato per il suo design. Nel 1926, la Chevrolet superò la Ford nelle vendite, spingendo Henry Ford a ritirare il Modello T e introdurre il Modello A. Successivamente creatosi un vasto pubblico di consumatori, la concorrenza non si basava più sul basso prezzo e la stessa automobile era davvero diventata un bene alla portata di quasi tutti, perciò Ford capì che la concorrenza andava affrontata: la domanda del consumatore, l’esigenza di novità e di scelta dei modelli, gli apporti del nascente industrial design. In Austria dagli inizi del 900, Wiener Werkstatte, una famosa ditta viennese ebbe una produzione artigianale e non seriale. Fondata da tre personaggi, l’architetto Joseph Hoffmann, il pittore Koloman Moser e il banchiere Fritz Waerndorfer, raccoglie gli esiti delle Arts and Crafts, il liberty inglese, l’Art Nouveau internazionale e opera una riduzione di tutti questi influssi per elaborare un nuovo classicismo. Il loro obiettivo era ristabilire una connessione tra pubblico, progettista e artigiano, creando oggetti domestici semplici, funzionali e di alta qualità. Una delle caratteristiche della Wiener Werkstatte fu quella dell’idea di arte unica, totale, un’unità di stile, che riuscisse a tenere unite così tante energie creative in così tanti diversi settori di produzione. In ogni ambito era leggibile un unico linguaggio stilistico che rendesse i prodotti dell’impresa riconoscibili. Era nata a Vienna un’impresa di artigianato in grande stile, era attrezzata con tutte le novità tecnologiche, tuttavia la macchina non era la dominatrice ma l’aiutante. Per la vendita, ci furono due diverse strade: -sostenuta da Moser e Hoffman, che credevano nel lavoro su commissione -mostrare i propri prodotti nelle esposizioni, nei cataloghi, nei negozi, puntando sulla vendita basata sul binomio offerta-domanda e sul gusto del pubblico. Fu questa concezione della vendita che portò Moser a uscire dalla Wiener Werkstatte, in quanto egli riteneva che l’attività si stava facendo troppo diversificata e che dipendeva troppo dal gusto dei consumatori, tanto che il pubblico non sapeva cosa voleva. Il successo dell’impresa fu dovuto alla borghesia dato il genere di lusso dei prodotti, la loro esclusività e il loro alto prezzo. Dal punto di vista dello stile dei prodotti dell’azienda, si puntò alla riduzione del mobile grazie alle linee essenziali. La Wiener Werkstatte propose arredi dall’ornamento povero con l’intento di cambiare il gusto borghese, liberandolo dell’inutile gusto per l’appariscenza che lo contraddistingueva, pose le basi del design moderno, del Protorazionalismo. I nuovi compiti degli architetti e designer erano diventati quelli di metodi della produzione industriale di serie, di rielaborare l’articolazione degli spazi interni degli edifici secondo criteri più razionali. BAUHAUS E GRANDI MAESTRI In Germania, nel 1919 nasce Il Bauhaus, una scuola di arti applicate fondata a Weimar da Walter Gropius, che durerà fino al 1933. Lo scopo del Bauhaus era una conciliazione tra arti ed artigianato in un nuovo linguaggio legato alla produzione industriale, impostando nuovi canoni estetici per l’architettura e il design moderni. Gropius sceglie il termine Bauhaus, unendo le parole bauen (costruire) e haus (casa), per rendere evidente l'aspetto concreto della costruzione artistica. A suo modo di vedere l'artista non deve essere isolato dalla società ma svolgere una funzione educativa perché può elevare la vita di un'intera nazione. Il Bauhaus è stato un momento cruciale nel dibattito novecentesco del rapporto tra tecnologia e cultura. Il Bauhaus fu un'innovazione totale, sia del metodo di insegnamento sia dei contenuti, era previsto un programma di studi di 3 anni e mezzo preceduto da un corso propedeutico, in un approccio caratterizzato dalla trasversalità delle Arti e delle produzioni: si partiva dall'acquisizione di pratiche artistiche e di nozioni sulle esigenze dell'uomo, per passare alla questione della produzione industriale a cui poter restituire una qualità altrimenti persa e dalla quale poter ricavare un linguaggio nuovo e comune. Fu caratterizzato da una ricerca di esattezza, coerenza, mancanza di sperpero nella produzione dell’arte, razionalità nei progetti e nell’utilizzo dei materiali, la forma segue la funzione. NEOPLASTICISMO Movimento che nasce in Olanda nel 1916, da Theo Van Doesburg, Piet Mondrian e altri artisti e architetti, esso va oltre le posizioni cubiste ricercando la natura essenziale delle cose, una assoluta razionalità e purezza formale, nell’armonia compositiva di colori puri (rosso, azzurro, giallo) e di noncolori (nero, bianco, grigio) e nell’uso esclusivo dell’angolo retto, generato da linee rette orizzontali e verticali, una liberazione della forma dalle sovrastrutture espressive. Un corso propedeutico (Vorkurs) puntava a introdurre gli studenti in questo quadro di trasversalità disciplinare, liberandone così la creatività. Forme e colori primari, superfici e volumi, i materiali: il percorso del Bauhaus si articolava in diversi laboratori che coprivano molteplici aree. L’officina della ceramica ospitata nel castello di Dornburg, segna un’evoluzione progettuale. Fino al 1922, i prodotti ceramici erano ancora legati ai modelli artigianali, successivamente essi si presentano con forme più semplificate e chiaramente ideati per rispondere alle esigenze di una produzione e consumo in serie. L'edificio ha ricoperto un'importanza fondamentale per lo sviluppo dell'architettura razionalista, una concezione del costruire basata su criteri essenziali, privi di aspetti decorativi, attenti alla funzione. L'edificio si sviluppa in tre volumi asimmetrici, differenziati in base alla funzioni da ospitare. Ogni parte era definita da volumi regolari, con tetti piani, finestre e superfici vetrate. Walter Adolph Gropius, detto Walter Gropius, nasce a Berlino nel 1883, figura centrale del Movimento Moderno, sostenitore della teoria per cui l’architettura non può prescindere da aspetti sociali e psicologici, Gropius è allievo di Peter Behrens, presso cui lavora dopo aver completato la formazione di architetto a Monaco e Berlino. Concluso l’apprendistato, inaugura a Berlino il proprio studio professionale che lo vede affiancato da Adolf Meyer, un giovane architetto tedesco che era stato collega di Gropius negli anni trascorsi con Behrens. La loro prima importante opera è l'officina per la produzione di stampi da scarpa denominata “Fagus” in Sassonia. Il suo obiettivo era conciliare la creatività con la competenza tecnica, creando una collaborazione che unisse entrambe le competenze. Sottolineava l'importanza della pratica manuale come metodo formativo che sviluppasse sia la mano che l'occhio, e come base per l'elaborazione di processi industriali. Lo studio che lo stesso Gropius progetta per sé stesso è concepito come uno showroom di uno studio ideale, che ospita una zona salotto e un’area di lavoro. I disegni degli oggetti seguivano rigorosi principi geometrici. La poltrona F51, progettata nel 1923, diverrà l’icona di design legata a questo edificio. La poltrona si può inserire in un volume cubico di dimensioni 70x70x70cm, con un'altezza della seduta di 42cm, le parti strutturali sono realizzate in masselli di frassino, noce o rovere assemblati tra loro, i braccioli e la parte posteriore che non tocca terra, la rendono precorritrice della struttura di tipo "a sbalzo", le parti imbottite che vanno a realizzare la seduta, lo schienale e i due braccioli presentano un rivestimento in tessuto naturale di colore giallo limone. Nonostante la compattezza e la solidità, il supporto a braccio a sbalzo conferisce a questo mobile un aspetto leggero. Nel 1928 si dimette dalla carica di direttore del Bauhaus, si trasferisce prima a Londra poi negli Stati Uniti, dove nel 1938 gli viene offerta la direzione della sezione di architettura della Graduate School of Design alla Harvard University di Cambridge nel Massachusetts. Muore a Boston nel 1969. Il periodo di Dessau segna una maturazione di molte esperienze iniziate a Weimar e una svolta di ogni settore progettuale, specialmente per l’abbandono di ogni accento artigianale a favore di quello industriale. L’introduzione del tubolare d’acciaio nella lavorazione di alcuni mobili e sedie conferisce ai prodotti un carattere più meccanico e seriale. L’oggetto che meglio incarna questa novità è la poltrona in tubi d’acciaio nichelati, con sedile, schienale e braccioli in tela che Breuer disegnò nel 1925. Un anno prima, l’architetto olandese Martin Stam aveva realizzato un modello di sedia a sbalzo ossia con un unico tubo piegato in modo da sostenersi senza i montanti posteriori raggiungendo un alto grado di elasticità. La Sedia Wassily, conosciuta anche come sedia Modello B3: uso dei materiali tessile o cuoio, e tubi di acciaio nichelato piegato. Il secondo modello è la sedia che Mies Van Der Rohe presentò a Stoccarda nel 1927. La sedia di Mies si differenzia per avere i due tubi montanti a semicerchio ai quali si raccordano altri due tubolari funzionanti da braccioli. Il terzo modello è quello di Breuer del 1928, dove il tubolare metallico curvato lo taglia a livello dello schienale e realizza questo e il sedile con telai di legno e vimini, ispirati a Thonet. Questo modello di Breuer rispetto a quelli precedenti risulta il più perfezionato e maturo e divenne uno dei prodotti di design domestico maggiormente diffusi. Marcel Breuer Nasce in Ungheria nel 1902, a 18 anni entra come studente alla Bauhaus, di cui diviene docente. Walter Gropius lo mette a capo del laboratorio mobili, ed è in quel contesto che Breuer fa sua quella predisposizione al combinare arte, arti applicate e produzione industriale in un approccio progettuale capace di coprire tutte le scale, da quella urbana a quella dell'oggetto di uso comune. Nel 1928 lascia il Bauhaus insieme a Gropius e si trasferisce prima a Londra e poi negli Stati Uniti, dove si trova nuovamente a collaborare con Gropius. Negli anni del dopoguerra in America si concentrò specialmente sui suoi progetti di architettura, ponendo le basi di una nuova, moderna, cultura abitativa, e distinguendosi per lo studio del cemento di cui sfruttò totalmente le possibilità strutturali. Ludwig Mies van der Rohe Architetto e designer tedesco, nasce ad Aquisgrana nel 1886. Comincia a lavorare nella bottega paterna, nel 1900 si iscrive a una scuola d’arti e mestieri, ma non prenderà mai il diploma. Si trasferisce a Berlino dove lavora come disegnatore di mobili prima nello studio dell’architetto Bruno Paul, poi in quello di Peter Behrens, dove conosce Walter Gropius e Le Corbusier. Da questi maestri apprende il gusto per la purezza della forma, l’eleganza delle proporzioni, la cura del dettaglio e l’interesse verso i materiali industriali. Nel 1913 apre un suo studio. Le sue prime opere sono improntate al Neoclassicismo tedesco e al Costruttivismo. Sperimenta l’uso di materiali industriali come acciaio, vetro, cemento e laterizio. Punti di partenza del suo lavoro sono l’essenzialità e la funzionalità, che si esprimono nel rigore e nella semplificazione delle forme architettoniche, come emerge dal suo motto: Less is more. Mies sostiene che la forma non è il punto da cui partire ma solo il risultato finale del processo progettuale, in cui però è essenziale il procedimento. Nel 1929 fu incaricato dal governo tedesco di progettare il padiglione tedesco per l’esposizione internazionale di Barcellona. Il padiglione non era inteso come uno spazio espositivo bensì come luogo di rappresentanza e come oggetto in esposizione. L’edificio concepito da Mies è formato da un volume a pianta rettangolare, nel quale gli spazi fluiscono, uno nell’altro, senza suddivisioni rigide, il corpo principale è collegato da un passaggio esterno. La poltrona Barcelona, diventata un’icona del design per la sua modernità ed eleganza, fu progettata da Ludwig Mies van der Rohe in occasione dell'Esposizione universale di Barcellona del 1929, per il padiglione tedesco, di cui è l’unico complemento d’arredo. Le sue poltrone servirono da trono per il Re e la Regina di Spagna durante la loro visita al Padiglione. Riprogettata nel 1950 con l’utilizzo dell’acciaio inossidabile per renderne più semplice la produzione in serie. Mies van der Rohe nel 1930 divenne direttore della Bauhaus e della sezione di architettura. Nel 1930 Mies spostò il Bauhaus a Berlino, dove chiuse, per l’ascesa del nazismo, nel 1933. Negli anni trenta dovette lasciare il paese per l'ascesa del potere nazista andandonegli Stati Uniti. Mies cercò di creare spazi contemplativi, neutrali, attraverso un'architettura basata su un'onestà materiale e integrità strutturale, con uno studio del particolare architettonico Negli ultimi vent'anni di vita, giunse alla visione di un'architettura monumentale "pelle e ossa”, i suoi ultimi lavori offrono la visione di una vita dedicata all'idea di un'architettura universale semplificata ed essenziale. Mies si stabilì a Chicago, dove divenne il preside della scuola di architettura al Chicago's Armour Institute of Technology. La sua condizione, accettando il posto, fu che gli fosse concesso di ridisegnare il campus. Uno dei problemi fu quello del passaggio dalla fase artistico-artigianale a quella tecnica-industriale. A causa della mancanza di attrezzature e macchine, molte componenti dovevano essere prodotte esternamente, aumentando i costi. Le materie prime erano acquistate in piccole quantità, rendendo il lavoro ancora più costoso. Nel 1926 un’azienda berlinese, la Standard Mobel, iniziò la produzione di tutti i mobili in metallo di Breuer e nello stesso periodo la ditta berlinese Schwintzer e Graff diede inizio alla produzione di 52 lampade progettate al Bauhaus. L’azienda Thonet iniziò a produrre la sedia Cesca di Breuer, nasce una sezione commerciale che si occupava della vendita dei modelli ai settori industriali che avrebbero potuto assumersene la produzione in serie. MOVIMENTO MODERNO E GRANDI MAESTRI L’ Art Déco→ movimento che prese il nome dall’Exposition Internationale des Arts Décoratifs tenutasi a Parigi nel 1925 e che interessò gli anni ‘20 e ‘30 in Europa e fino agli anni ‘40 in America. In realtà il movimento non iniziò propriamente nel 1925 in quanto le idee, i prodotti, le manifestazioni che costituirono l’Art Déco si trovano già attive nel primo decennio del secolo e il movimento stesso fu una sintesi di vari eventi che si svolsero in quel periodo: le avanguardie figurative del Cubismo e del Fauvisme, il ramo geometrico dell’ Art Nouveau, il protorazionalismo austriaco. L’Art Déco presenta un’iconografia ricca i cui stilemi appaiono quasi invariati al variare dei campi d’applicazione: La riduzione geometrica, l’uso di colori puri, le forme zig-zagate, i motivi a scacchi, a «V», a raggi solari. Per seppellire il gusto della borghesia ottocentesca e tagliare i ponti con la tradizione, hanno dato il loro contributo due tipi di modernismo: quello rigoroso del Movimento Moderno che richiedeva la morte di ogni decorazione e la semplificazione, e quello più soft dello stile moderno che prima della sua scomparsa negli anni 30’, aveva tentato di contrapporre agli stili del passato uno stile moderno dotato di un proprio repertorio decorativo e linguaggio comunicativo. Il Movimento Moderno si sviluppa tra le due guerre mondiali come un insieme di teorie e di esperienze d'avanguardia volto al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell'architettura, dell'urbanistica e del design. Vengono ricordati come Maestri del Movimento Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto,Giovanni Michelucci, Gio Ponti, Franco Albini. Un impulso determinante al movimento fu dato dai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna ), promossi da Le Corbusier, dove vengono elaborate molte delle teorie e principi poi applicati nelle varie discipline. Nel 1936 fu coniato negli USA il termine International Style, con il quale spesso viene denominato tutto il movimento. In architettura, si chiede l’abbandono degli stili storici, dell’eclettismo e del classicismo a favore di un linguaggio progettuale capace di sfruttare le potenzialità tecnologiche dei nuovi materiali (vetro, acciaio) coniugando essenzialità e funzionalità nelle forme e negli spazi. Alla base di questo nuovo modello di architettura vi sono delle caratteristiche ben chiare, definite da Bruno Taut , architetto tedesco, nel libro "Modern Architecture": raggiungimento dell’ essenzialità e funzionalità, i materiali e il sistema costruttivo devono essere subordinati a questa esigenza primaria. La bellezza consiste nel rapporto tra edificio e scopo, caratteristiche dei materiali ed eleganza del sistema costruttivo, non nell’aspetto decorativo. Ciò che è funzionale è anche bello. Nell’ambito del Movimento Moderno si svilupparono due correnti che si influenzarono a vicenda: il Razionalismo e l’Organicismo. RAZIONALISMO Mirava al raggiungimento della massima essenzialità e funzionalità, utilizza materiali in rapporto con la produzione industriale, rifiutava ogni elemento decorativo (realizzare abitazioni economiche e funzionali per permettere anche ai ceti meno abbienti di vivere in condizioni dignitose). Le Corbusier è uno dei maggiori esponenti, precursore nell'uso del calcestruzzo armato per l'architettura, è stato uno dei padri dell'urbanistica contemporanea. Membro fondatore dei Congrès Internationaux d'Architecture moderne, fuse l'architettura con i bisogni sociali dell'uomo. Charles-Edouard Jeanneret (nome d'arte di Le Corbusier) Nasce alla fine del 1887 in Svizzera,studia alla scuola d'arte, orientandosi poi verso l'architettura. A 14 anni si iscrisse alla Scuola d'Arte e quando compì i 18 anni realizzò la sua prima abitazione. Viaggia in numerosi paesi d'Europa, soggiornando soprattutto a Vienna, dove viene in contatto con gli ambienti della Secessione viennese, e a Berlino. Visitando le principali città italiane ricava un quaderno di schizzi delle architetture del passato consentendogli di evidenziare la sua passione per l'architettura. Solo intorno al 1920 cominciò realmente a lavorare come architetto. Inizialmente lavora nello studio di Auguste Perret poi insieme aprono il suo studio di architettura a Parigi. Quasi da subito contrastato dagli accademici per il suo presunto stile rivoluzionario, successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia indelebile nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche. I problemi fondamentali che si pone l'architetto sono: organizzare lo spazio urbano, in modo che la città possa accogliere le masse di lavoratori di ogni livello sociale e costruire edifici capaci di rispondere alle esigenze di vita collettiva ed individuale di quelle stesse masse. Il suo sistema progettuale è improntato a moduli e forme semplici, il suo stile architettonico rappresenta una rivoluzione, nata dalla volontà di fondere l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo. Tutto ruota intorno alle esigenze dell’essere umano: le abitazioni, i centri urbani, l’uomo deve essere al centro di ogni progetto e ogni progetto deve essere impostato all’ottenimento della massima funzionalità. La sfida che Le Corbusier si pone fu quella di porre al centro della propria indagine architettonica l'uomo, così creò il Modulor: module (unità di misura), e section d’or (sezione aurea). A partire dallo studio comparativo della figura umana e dell’ingombro dei suoi movimenti, fece una griglia di rapporti matematici basati sulla sezione aurea, due serie di Fibonacci intrecciate riferibili a due diversi criteri impostati sull’uomo col braccio alzato (2,26 m) e sulla testa dell’uomo col braccio alzato (2,26 m), e sulla testa dell’uomo in posizione eretta (1.83 m). Il Modulor era una scala metrica basata su una progressione dimensionale delle diverse parti del corpo umano, una misura era sempre la sezione aurea della successiva. L'uso delle misure contenute nel Modulor garantiva la piena soddisfazione delle esigenze ergonomiche ed estetiche dell'architettura, queste misure dovevano essere usate da tutti gli architetti per costruire spazi, ripiani, appoggi, accessi che fossero in accordo con le misure standard del corpo umano. Le Corbusier ebbe una fama anche legata al design, ne sono un esempio i mobili realizzati in collaborazione con Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret, conosciuti col nome di Equipement Intérieur De L' Habitation, esibiti al Salon d'Automne di Parigi del 1929. Questi, che includevano la sedia Chaise Longue LC4, e la poltrona LC2, lasciarono perplessi i visitatori, perché sembravano voler esaltare l’essere l'espressione della loro funzione. Il progettista concentra la sua azione sul concetto dell'utile e delle necessità all'uso. Intorno alla struttura più semplice, quella di un tubo metallico come supporto primario dell'oggetto, si organizzano i componenti base di ogni tipo di seduta. Questi mobili furono concepiti come strumenti idonei ad abitare in modo corretto gli spazi costruiti per l'uomo moderno. In occasione dell’ Exposition Internationale Des Arts Decoratifs et Industriels Modernes del 1925, Le Corbusier aveva presentato una casa considerata come parte di una macchina da abitare. Il locale veniva suddiviso da contenitori modulari componibili, collocati nella stanza, intercambiabili, accostabili in altezza e lunghezza, adatti per arredare spazi domestici e di lavoro,possono essere incorporati ai muri, appoggiati ad essi o servire da elementi divisori fra un ambiente e l'altro. Frank Lloyd Wright Architetto, urbanista e teorico dell'architettura. Si volse all'approfondimento del rapporto fra l'individuo-spazio architettonico e fraspazio architettonico-natura. Predilige come tema le case unifamiliari che costituirono l'aspetto determinante del suo primo periodo di attività. Fondatore dell’organicismo, espresse la sua idea di architettura che si fondava sul rifiuto della ricerca estetica o del semplice gusto superficiale. La progettazione architettonica dovrebbe creare un'armonia tra l'uomo e natura, costruire un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali dell'uomo e naturali. La casa sulla cascata è l'esempio più concreto. Con architettura organica intendiamo 6 principi fondamentali: Semplicità( eliminando qualunque cosa superflua), le case costruite devono essere caratterizzate da tanti stili, quanti sono gli stili degli uomini, deve esistere un rapporto tra edificio ed ambiente: la costruzione deve sorgere spontaneamente dal luogo in cui è ubicata, la scelta dei colori deve essere in armonia con l’ambiente, valorizzare la natura del materiale, quelle qualità che appartengono anche all’uomo e che la rendono eterna nel tempo, non suscettibile di cambiamenti legati alle mode: questi valori sono sincerità, verità, grazia. Per molti aspetti, l’architettura e il design scandinavi, entrano nel Movimento Moderno, ma per alcuni se ne differenziarono. Tra le diversità, si può considerare il non aver assunto come referente la macchina, il non aver seguito la realismo formale della realtà industriale come per i razionalisti, la volontà di non smentire la propria tradizione. Hugo Alvar Henrik Aalto,Alvar Aalto Nasce nei pressi di Helsinki nel 1898. Considerato il più importante architetto finlandese del 1900, è stato anche designer e urbanista indicato tra i maestri del Movimento Moderno e leader dell’architettura organica europea. Ha viaggiato in tutta Europa, acquisendo conoscenza delle tendenze contemporanee in campo architettonico e artistico e visitando alcuni territori (Italia) che lasceranno un segno nel suo modo d’intendere la città. Si inserisce nell’architettura organica, della ricerca di perfetta unione tra architettura, uomo e natura, prediligendo il legno e forme curve, imposta il progetto sulla base di parametri inediti: la luce e il calore solare, il raffrescamento naturale, le proprietà acustiche degli spazi, le esigenze di identità e privacy dei loro occupanti. Progetti come la Biblioteca di Viipuri e il Sanatorio di Paimio sono rappresentativi di queste preoccupazioni, mentre realizzazioni più tarde, come la Villa Mairea a Noormarkku e la Säynätsalo Town Hall testimoniano l’interesse per materiali come legno, mattone. Non è interessato ad una serializzazione se non limitatamente alla produzione del singolo oggetto o una standardizzazione legata alle componenti progettuali. Si interessa del rapporto tra l’oggetto e l’uomo, infatti l’oggetto viene pensato in ragione di un’architettura e di un rapporto tra uomo e ambiente. Tutte le componenti d’arredo nascono per un preciso edificio e per una precisa committenza. Un aspetto che contraddistingue i mobili scandinavi è che finchè il mobile si accosta ad altri costruiti con il tipico legno, diventa parte di un tutto, viceversa, se inserito in un contesto composto da mobili dell’estero, fa più fatica ad armonizzarsi con essi. Per la sua produzione di elementi d’arredo, si ispirò a Thonet e alle sedie in tubolare metallico di Breuer per approdare alla piegatura del legno utilizzando l’umidità naturale del legno di betulla finlandese. Uno dei modelli più famosi realizzati con questa tecnica, è la poltrona del 1935, in cui sedile e schienale sono realizzati in un’unica lastra di compensato ricurvo, collegata a due strisce più spesse di legno laminato a forma di U. La continuità si deve all’elasticità che esso possiede e alla forma che ne deriva. Per ragioni tecniche e produttive è significativa anche la produzione dei suoi sgabelli. Lo sgabello 60 venne ideato nel 1933 da Alvar Aalto. Lo sgabello, prodotto da Artek (l’industria che realizzò i mobili di Aalto) esistente anche in una versione con quattro gambe, e chiamato E60, viene venduto in diverse finiture. La Poltrona 41, conosciuta come Paimio, è una poltrona disegnata da Alvar Aalto e da sua moglie, disegnata nell'ambito del progetto dell'ospedale di Paimio in Finlandia del quale avevano vinto il concorso. Nel 1929, furono incaricati di progettare il nuovo sanatorio della città e la costruzione fu completata 3 anni dopo. All'inizio del 1900, prima della scoperta di farmaci efficaci, la luce del sole e l'aria fresca venivano prescritti per curare la tubercolosi. Il progetto del sanatorio si basava su questo trattamento e doveva contribuire al recupero dei pazienti. Aalto amava riferirsi all'edificio come a uno strumento medico, con un'estrema cura nella progettazione delle camere dei pazienti. Alvar Aalto conosce le tecniche di esperienza tedesca nell’utilizzo del tubo d’acciaio, ma ritiene che la freddezza del materiale non si addica al suo scopo, sceglie un materiale più caldo: il legno di betulla, si presta bene alla lavorazione. Il problema principale è riuscire a creare il giunto fra elementi verticali e orizzontali, per risolvere questo problema si affida agli adesivi realizzati con la caseina e alla lavorazione di inserti lamellari, riesce a realizzare uno dei suoi capolavori: la poltrona con braccioli, struttura in legno di betulla e seduta e schienale in compensato laccato che verrà ricordata come la Poltrona per il sanatorio di Paimio. Questa poltrona unisce forme resistenti e postura accogliente. L'acciaio conduceva troppo calore, mentre le superfici cromate riflettevano la luce in modo abbagliante e risultavano anche inadatte dal punto di vista acustico per l'ambiente. Nel 1936, la serie di vasi in vetro di Alvar Aalto. Ispirato alle onde dell’acqua, si vede l’impronta organicistica e di ispirazione alla natura di Aalto. La forma del Vaso Aalto, sperimentale, fluida e audace. I primi prototipi sono realizzati soffiando il vetro all'interno di una struttura di bastoni di legno per ottenere il profilo ondulato. Aalto non ha mai spiegato esattamente l'origine dell'ispirazione della "forma che scorre" e ci sono varie teorie, una sembra derivare dal vestito di una donna. Il vaso è stato originariamente prodotto dalla fabbrica della vetreria utilizzando uno stampo di legno che bruciava lentamente. Ogni vaso della collezione Alvar Aalto continua ad essere soffiato a bocca nello stabilimento Iittala ed è disponibile in vari colori,dimensioni,trasparenze. IL DESIGN IN AMERICA Negli anni ‘30 in America si passò dalla concorrenza basata sulla competitività dei prezzi a quella sulla qualità dei prodotti. Streamlining tradotto come fu un movimento che, partito dagli studi di aerodinamica degli anni Venti e dall’introduzione di nuove tecnologie, si pose come obiettivo quello di rendere esteticamente più piacevoli i prodotti della produzione industriale, non solo i prodotti riguardanti il mondo dei trasporti ma anche oggetti immobili. Lo Streamlining o Styling cercava di mediare gli interessi del pubblico e dell’industria, andando in contro alle esigenze del consumatore ma anche a quelle di vendita degli industriali, promuovendo il pensiero secondo cui le cose brutte si vendono male. Fu un movimento che tentò di conferire un’unità di stile ai prodotti di alta tecnologia e a quelli artigianali, grazie a questo stile il prodotto industriale è passato da strumento solo da utilizzare a oggetto da possedere. Philip Cortelyou Johnson Architetto statunitense, tra i più influenti del 1900, teorizzatore dell'International Style e del Decostruttivismo. È stato il primo architetto a vincere il premio per l’architettura nel 1979. L’insieme delle sue opere costituisce una sintesi completa degli stili architettonici che si sono affermati nel corso dei suoi 70 anni di attività. Il nome di Philip Johnson resta legato a due mostre di grande importanza che organizza al Museum of Modern Art di New York, a più di cinquant’anni di distanza l’una dall’altra: -1932, Modern Architecture, insieme a Henry Russell-Hitchcock La mostra è un’ampia panoramica di opere del Movimento Moderno. Raccogliendo le opere dei moderni maestri dell’architettura e del design, Johnson promuove e ridefinisce l'intero movimento moderno e gli architetti che ne fanno parte, definendone i motivi ed i valori. I tre principi dell’international style redatti da Hitchcock e Johnson sono: -concezione dell'architettura come volume, ovvero come spazio definito da piani o superfici sottili in contrasto con il senso della massa e della solidità -composizione basata sulla regolarità e su altri tipi di equilibrio -gusto dei materiali, della perfezione tecnica e delle proporzioni in opposizione alla decorazione applicata. L’ esistenza di uno stile internazionale come il caso della assembled kitchen, l’organizzazione e conformazione di mobili da cucina che poi sarà nota come “cucina americana”. Il problema della cucina fu posto a metà dell’800 da Catherine Beecher, che pensò all’ambiente della cucina e al suo arredamento in connessione con i temi del femminismo, della riduzione del personale di servizio, di uno sfruttamento più razionale dello spazio. Fu sua l’idea di unificare l’altezza dei piani di lavoro e di appendere alle pareti i mobili alti per contenere stoviglie, piatti, bicchieri. Negli anni successivi il tema della cucina americana passa poi Europa e tra i vari esempi, il punto d’arrivo delle ricerche europee fu la cucina adottata in un quartiere di Francoforte , progettata dall’architetto viennese Grete Schutte Lihotzky nel 1926. Questa cucina rispondeva a molti dei requisiti ricercati: disposizione in pianta a U, parità d’altezza di tutti i mobili, la loro modularità compatibile con quella dei mobili bassi, tavolo di preparazione disposto sotto alla finestra per avere la massima illuminazione naturale. La prima cucina fu installata in una sala del municipio di Francoforte e dopo l’installazione nelle case di quartiere, fu costruita in serie. La Miller Nasce nel 1905 in una piccola città del Michigan e la Knoll, fu fondata da Hans Knoll, emigrato in America dopo il nazismo. Dopo aver aperto a New York un piccolo laboratorio che riceve un grande impulso dalla collaborazione con Florence Schust,nel 1946 dal matrimonio di Florence e Knoll nasce la Knoll Associates che diventa la Knoll International, dopo aver aperto varie filiali in altri paesi. I principali designers di queste due ditte provengono da un unico centro didattico : la Cranbrook Academy of art. La scuola di Cranbrook fu fondata da Eliel Saarinen, architetto finlandese che aveva lo scopo di incrementare il rapporto tra le arti maggiori e quelle applicate e fu un luogo dove artisti, architetti e artigiani poterono lavorare liberamente. Per il progetto della Miller e della Knoll, l’analisi deve partire dal concorso “Organic Design in Home Furnishing” bandito nel 1940 vinto da Charles Eames e Eero Saarinen. I due presentarono 4 progetti per sedie e soluzioni per mobili componibili e questi progetti costituirono il punto di partenza per tutta una gamma di modelli nel campo delle sedie e delle poltrone. I mobili “moderni” si possono analizzare basandosi su una precisa metodologia, analizzandoli secondo tipologie morfologiche del movimento moderno, nate dal razionalismo e dall’organicismo e confluite nell’International Style: Discontinuo → per elementi e per parti Continuo→per elementi e per parti. Discontinuo per elementi: mobili il cui volume è scomponibile in piani e elementi lineari, ogni elemento conserva la sua individualità e tutti sono collegati in maniera evidente. Discontinuo per Parti: oggetti come sedie e poltrone dove il supporto è distinto dalla scocca sedile-schienale-bracciolo, dove la parte portante e la parte portata sono divise tra loro Continuo per Parti: parti portanti e portate ma sia le une che le altre sono realizzate con un unico materiale che conferisce omogeneità e continuità. Continuo per Elementi: mobili monoblocco nei quali c’è una scarsa distinzione tra le parti dovuta soprattutto all'omogeneità del materiale. Il modello principale ideato da Eames e Saarinen per il concorso del 1940 consisteva in una poltrona ricavata da una grande scocca che formava sedile, schienale e braccioli. Un arredo discontinuo per parti, con scocca e gambe differenziate. Dal 1946 in poi, Eames disegnerà per la Miller sedie e poltrone caratterizzate dalla discontinuità mentre Saarinen per la Knoll disegnerà una serie dove spiccherà la continuità. Concorso 1940-41 OrganicArmchair: proposta iniziale.piedi in acciaio, scocca in legno curvato con cambiamento di materiali dalla ditta Herman Miller, gambe di legno per il prototipo originario. Charles Ormond Eames Designer, architetto e regista, fu influenzato da Eero Saarinen con cui condivise alcune esperienze professionali. Eames lasciò l’università dedicandosi all’attività professionale. Su invito di Saarinen, si trasferì nel Michigan, dove studiò architettura alla Cranbrook Academy of Art, per poi insegnarvi divenendo anche direttore del dipartimento di Disegno industriale. La produzione di Eames per la Miller è caratterizzata dal discontinuo per parti ma cercò un equilibrio tra di esse, quasi a voler ottenere allo stesso tempo il continuo e il discontinuo. Degli esempi sono: Eames 1946: scocca in compensato, piedi in acciaio, nel 1948 Eames presenta un modello con scocca in resina poliestere rinforzata in fiberglass, usata per gli aeroplani. Wire Chair 1951: struttura in tondini d’acciaio saldati, rivestita in stoffa. Eames poltrona con sgabello 1957: discontinuità, Upholstered lounge chair and ottoman che apre la serie delle poltrone con poggiapiedi, scocca in compensato, piede in alluminio, cuscini in pelle imbottita. Eero Saarinen Architetto e designer dei primi anni del ‘900, figlio di Eliel Saarinen. Si trasferì da piccolo negli Stati Uniti, si diplomò a Yale e si perfezionò presso il Cranbrook Institute of Architetcure and Design. Qui conobbe Charles Eames col quale collaborò a vari progetti, si dedicò alla ricerca di nuove tecnologie nell'uso dei materiali, in particolare nello stampaggio del fiberglass. Nel 1948 disegna per Knoll una poltrona con poggiapiedi in cui la scocca imbottita è distinta dalla struttura metallica. Con la serie Tulipano raggiunge il massimo fra parti portanti e portate, realizzando grazie all’impiego di un materiale plastico, tavoli, sedie e poltrone con un unico piede. La Miller seguiva una linea organica,produsse mobili contemporanei o progettati specificatamente per lei, la Knoll seguiva una linea più razionalista, specialmente nella produzione geometrica di Florence Knoll. I mobili della Knoll non presentano le stesse caratteristiche di avanzato di quelli della Miller, infatti, uno dei suoi modelli iconici, la serie tulipano di Saarinen, riesce solo parzialmente a raggiungere l’ideale di un arredo monolitico e realizzato in unico materiale: scocca in plastica, sostegno in alluminio. Sarà la Miller a produrre la prima forma unitaria interamente in plastica, la Panton Chair, disegnata nel 1960 da Verner Panton, designer danese. Verner Panton→Uno dei più noti prodotti di design del 1900, la sua forma, inusuale e sorprendente, ha fatto della Panton Chair un’icona del design delle sedie. Verner Panton iniziò a sperimentare l’idea di una sedia a sbalzo realizzata in un unico pezzo di materiale, in occasione di un concorso di mobili. In poco tempo aveva già un modello in scala del suo concetto di sedia in polistirene, che non era adatto a seduta, ma lo avrebbe aiutato a trovare un produttore. Nei primi anni 60 Panton entrò in contatto con Willi Fehlbaum, l’amministratore delegato della Vitra, che indicò la sua disponibilità a sviluppare la sedia portandola alla fase di produzione in serie. Tra il 1965-67 sviluppò il lavoro sulla sedia fino al mese di agosto 1967 quando la Panton Chair venne presentata al pubblico per la prima volta. Da allora la sedia è stata prodotta in quattro versioni diverse con quattro diversi tipi di plastica e con l’aiuto di diversi tipi di tecnologie di produzione. Tutte le versioni vennero sviluppate in collaborazione tra il produttore e Verner Panton. La storia della produzione della Panton Chair fu piuttosto complessa: i produttori furono Herman Miller / Vitra per ciò che riguarda la produzione della serie iniziale che venne stampata a freddo, in fibra di vetro e resina poliestere rinforzata e dipinte in vari colori. Poi il modello della seconda serie viene realizzato in schiuma di poliuretano rigido, verniciata in vari colori, i produttori erano ancora la Herman Miller/Vitra. Il modello della terza serie venne realizzato in polistirolo colorato termoplastico. Per la vendita, i modelli di Eames e Saarinen ricevettero una spinta promozionale dal museo d’arte moderna di New York, si cerca di incentivare una produzione e vendita per una classe attratta dall’architettura e dall’arte. Sia la Miller che la Knoll si differenziano dai precedenti europei proprio in fatto di vendite, i prodotti sono costosi, gravando su di essi le varie sperimentazioni, i macchinari, le attività promozionali, il loro alto prezzo si deve anche alla concezione per cui un oggetto è tanto più apprezzato quanto è più caro. L’industrial design in America per essere bello doveva essere dispendioso. IL DESIGN ITALIANO- DESIGN CONTEMPORANEO Il termine "design" viene associato all'età della Rivoluzione industriale, che in Italia arrivò in ritardo rispetto ad altri paesi europei, in un contesto caratterizzato dalla condizione politica frammentata dell'Italia ottocentesca, un paese ancora agricolo. Tuttavia, è dall’800 che anche in Italia iniziano a nascere tutta quella serie di fenomeni che portarono il paese all’industrializzazione, e al pieno sviluppo delle proprie potenzialità. Basti osservare il susseguirsi delle esposizioni che si tennero in Italia per capire quali settori e industrie si svilupparono prima di altre: -Esposizione italiana 1861 a Firenze, venne sancito un carattere legato ai tessuti e ai prodotti alimentari -Milano 1881, incentrata sull'industria meccanica e le grandi costruzioni navali e ferroviarie -Torino 1898, emergono le applicazioni elettriche -1902 viene lanciata l'avanguardia liberty con le sue espressioni floreali -Esposizione di Milano 1906, trasformazione industriale italiana è data dalle macchine utensili. La storia del design italiano è costellata da diverse esperienze, sperimentalismi, dalla tensione tra artigianato e industria. Una delle costanti del design italiano è la coesistenza tra “dell’orgoglio della modestia” e “lusso necessario”. Il prodotto più emblematico di questo periodo è la Fiat Topolino del 1934, progettata da Dante Giacosa e programmata per essere la prima automobile popolare italiana. Dopo la seconda guerra mondiale il progetto del prodotto si ideologizza: la ricostruzione del paese privilegia due settori d’intervento: l’industrializzazione dell’edilizia e l’arredamento della casa popolare. Nel 1945 nasce la Vespa, disegnata da Corradino D’Ascanio e prodotta dalla Piaggio, caratterizzata da carrozzeria portante e ricordante lo streamlining. La Innocenti su progetto di Cesare Pallavicino produce la lambretta a struttura portante tubolare, questa differenza morfologica si deve alle due tendenze progettuali dominanti nel campo dell’aeronautica: D’Ascanio era sostenitore della struttura a guscio portante e Pallavicino del traliccio tubolare metallico, così le diversità tra i due scooter hanno origini aeronautiche. La linea a scocca continua e quella di elementi geometrici discontinui, coesisteranno in generale nel design italiano e nel gusto progettuale. Nel secondo dopoguerra, la linea economica trova espressione nella RIMA ( Riunione Italiana Mostre di Arredamento) che organizzava una prima esposizione che aveva come obiettivo la proposta di alcuni prototipi di arredo per case economiche con elementi semplici, componibili, di basso prezzo. I risultati non rispettarono le aspettative per la scarsa possibilità di industrializzare i modelli proposti, però permise l’incontro di quelli che saranno i maggiori designer italiani come: Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Vico Magistretti, Ignazio Gardella. Nel 1947 nasce la ditta Azucena, fondata da Gardella, Caccia Dominioni, Corradi dell’Acqua e Magistretti, che, utilizzando le migliori risorse dell’artigianato cominciò a produrre arredi ad alto costo. Visto il successo dei prodotti di Azucena, può essere considerata anticipatrice della tendenza al recupero di motivi del passato. Possiamo aggiungere nell’insieme dei mobili poveri la Superleggera di Gio Ponti, la poltrona Luisa di Franco Albini, la poltrona Lady di Marco Zanuso, la sedia Elettra dei BBPR, la sedia in plastica Selene di Vico Magistretti. Al gruppo dei mobili ricchi possiamo aggiungere il gruppo di poltrone e divano Bastiano di Tobia Scarpa, la poltrona Sanluca dei Castiglioni, la serie Maralunga e Fiandra di Magistretti. Futurismo, Cubismo, Espressionismo, New Dada, Pop Art e altre, influenzarono la cultura del design italiano, che caratterizzato da un rapporto non troppo solido con la produzione, ha guardato alle avanguardie come referenti, così il design non era considerato legato alla struttura economica e alle leggi del mercato, ma aveva delle connotazioni artistico-culturali. Per quanto riguarda la produzione del mobile, fu caratterizzata dalla presenza di lavorazioni artigianali nonostante i moderni macchinari e il rapporto tra progetto e produzione. Generalmente la forma di un oggetto esplicita le modalità di lavorazione e poiché nel settore del mobile sono assenti involucri e carrozzerie, i modelli esprimevano contemporaneamente la forma e la struttura costruttiva. In molti casi la valenza estetica dipendeva dal più corretto utilizzo di una determinata tecnica produttiva, in generale il settore del mobile nel design italiano fu caratterizzato da un’estrema varietà di modelli, una componente artigianale, diversità di materiali impiegati e di influssi e tendenze stilistiche. Franco Albini una delle figure principali dello sviluppo del pensiero razionalista nell’ambito della produzione architettonica, dell’arredamento e dell’industrial design. Si laurea al Politecnico di Milano collaborando dapprima con lo studio Lancia. Apre il proprio studio a Milano, iniziando ad occuparsi di edilizia popolare e negli anni ‘40 collabora con Cassina. Milano e Genova sono i paesi sulla quale lascerà un segno più forte, progettando la linea metropolitana della città lombarda con Bob Noorda, e realizzando per la città ligure interventi urbanistici ed edilizi, tra cui i Musei di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso. -Libreria “Veliero”, chiamata così perché richiamava nella forma e nella struttura un’imbarcazione a vela, si tratta di due aste in legno di frassino su cui si trovano sospesi, attraverso un sistema di tiranti in acciaio, i ripiani in vetro. La libreria venne realizzata nel 2011 da Cassina su proposta della fondazione Albini. -Libreria in legno Poggi, libreria componibile costituita da montanti, contenitore ad ante battenti, a ribalta e mensole, realizzata da Albini per rispondere alle esigenze di serialità e componibilità degli elementi. -Poltroncina Luisa Poggi, la struttura parte da due fianchi con uno schema a cavalletto, uniti fra loro da traverse, l’elemento superiore del cavalletto, che funge da bracciolo, si unisce all’altro fianco con una barra per sostenere lo schienale, altre due traverse completano il tutto, il risultato è una sintesi formale che vede seduta e schienale come due piani geometrici sospesi su una sottile struttura di legno. Franco Albini lavorò quindici anni alla versione definitiva che esprime uno dei capisaldi della sua poetica: l’aumento di spessore dei singoli elementi in legno nei punti di giunzione tra le parti (con questo metodo vinse il compasso d’oro) Marco Zanuso Fra i maggiori interpreti della cultura del moderno, come architetto, designer e docente universitario. Si forma al Politecnico, ottiene più volte la Medaglia d'oro e il Gran Premio della Triennale di Milano e cinque Compassi d’Oro. Zanuso è stato uno dei primi progettisti in Italia a interessarsi ai problemi dell’industrializzazione del prodotto, andando oltre la questione estetica per incorporare delle variabili di tipo tecnologico, industriale, distributivo e comunicativo. Secondo Zanuso la forma di un oggetto destinato alla riproduzione seriale è sintesi di opportunità, sperimentazioni e innovazioni situate nel processo che lega creatività, produzione e contesto socioculturale. -Poltrona Lady Arflex 1951, rappresenta l'avvento della modernità grazie ai nuovi materiali impiegati e alla sua conformazione, è formata da quattro elementi in gommapiuma rivestiti, viene impiegato il nastro corda, delle sorte di cinghie elastiche che servivano per il molleggio, struttura in acciaio, braccioli in legno. Il sistema costruttivo si basa sul poter trasformare la poltrona da una struttura unica in un mobile costituito da elementi più piccoli, piani e maneggevoli, che possano essere imbottiti e rivestiti prima del loro assemblaggio BBPR Studio di architetti, urbanisti e designers composta da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers. Costituito a Milano nel 1932, lo studio seguendo i temi del razionalismo italiano, diventa uno dei principali protagonisti del design italiano. Il primo importante intervento progettuale: pianificazione della ricostruzione di Milano. -Elettra ,Arflex, 1955, struttura realizzata in tubolare di metallo, i cuscini hanno una struttura metallica rivestita in poliuretano espanso flessibile schiumato in stampo, è il primo pezzo di arredamento per ufficio realizzato da Arflex. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il loro razionalismo architettonico aveva risentito dei cambiamenti ed il loro avvicinarsi alle tematiche del brutalismo accanto ad altre interpretazioni neo liberty, sfociano nella Torre Velasca a Milano. Brutalismo Una corrente architettonica, nata negli anni '50 del 900 in Inghilterra, vista come il superamento del Movimento Moderno in architettura. Il termine deriva dal béton brut di Le Corbusier, che caratterizza l'"Unité d'Habitation" di Marsiglia. Impiega la rudezza del cemento a vista le cui forme plastiche, lavorate e plasmate evidenziano la struttura. I volumi risultano accentuati, robusti, l'unione fra l'aspetto estetico ed il materiale grezzo strutturale danno vita ad una rappresentazione visiva di vigore architettonico. -Torre Velasca a Milano del Gruppo BBPR, evidenzia le nervature della struttura, che salgono, modulano la forma architettonica, accentuandosi prospetticamente nei puntoni dello sbalzo. Quest'opera è ascrivibile anche alla corrente Neoliberty, che si proponeva di recuperare i valori della tradizione architettonica italiana dopo il periodo avanguardista del razionalismo. Riflette il pensiero di Ernesto Nathan Rogers, portavoce nel dopoguerra di un’idea alternativa di modernità in continuità con il passato e con la preesistenza. La torre si distinse per un’evasione dal Movimento Moderno, scatenando un forte dibattito. Luigi Caccia Dominioni Si laurea in Architettura al Politecnico e inizia un’attività che lo porta a disegnare oggetti e allestire mostre alla Triennale che legano il suo nome a quello di Livio e Piergiacomo Castiglioni, con i quali collabora fino al 1942. La fine della seconda guerra mondiale e gli anni di crescita economica segnano l’inizio dei decenni più produttivi dell’attività del progettista. Nel 1947 fonda assieme a Gardella, Magistretti e Corradi dell’Acqua la “Azucena” , ditta di produzione artigianale creata per raccogliere e produrre in serie limitata gli arredi da loro disegnati destinati agli edifici da loro stessi progettati. Prendono vita una serie di mobili che hanno scritto la storia del design italiano in cui si combinano la tradizione borghese e l’abitare contemporaneo, i materiali freddi e industriali con il tessile, estetica e praticità. Gli arredi di Dominioni sono caratterizzati da linee pulite e dalla ricerca di alta qualità. -Catilina 1957, struttura d’acciaio, il telaio dello schienale ricurvo, funge da sostegno per il sedile in legno, rivestito da un cuscino in pelle o velluto rosso, l'arco del telaio era basato sull’idea di piegare una barra di ferro facendola somigliare a un nastro curvato, creando un schienale che fungeva anche da set di braccioli. Dominioni definisce la forma partendo dalla soddisfazione delle necessità relative all’utilizzo del complemento d’arredo. Catilina definisce una nuova categoria di prodotto, in cui si deve stare comodi ma non abbandonati in pose poco raffinate. Ignazio Gardella Nasce nel 1905 a Milano, e si laurea in ingegneria civile. Fu architetto, ingegnere e designer. Si laurea in architettura in università a Venezia, dove poi insegnerà. Nel 1947 fonda Azucena con Magistretti, Corradi Dell’Acqua e Caccia Dominioni. Il suo design nasce e si fonda su un’ interpretazione del problema della funzione come controllo interiore dei rapporti. Il suo disegno degli elementi di arredamento di interni si distingue per una pulizia dei profili ed una semplicità naturale dell’impianto strutturale, nel quale la cadenza lineare è l’elemento di base. L’oggetto è ricondotto alla estrema semplicità di risposta strutturale e formale. Nei suoi elementi di arredo non vi è mai una forte caratterizzazione al di fuori della funzione, solo un’applicazione dell’interpretazione razionale della funzione. Gardella è rappresentante di una cultura volta a rivendicare l’entità della ragione quale strumento di una possibilità di controllo e di elaborazione interiore. Giovanni Ponti Nasce a Milano nel 1891 e si laurea in architettura. Si dedica ad approfondire il proprio interesse la pittura e l’artigianato, per poi esordire in qualità di designer grazie a un incontro con i dirigenti della Manifattura Ceramica Richard Ginori. L’azienda di Sesto Fiorentino sarà il luogo dove nascerà la sua passione per la ceramica. La produzione per la Richard Ginori è innovativa e tradizionale: gli oggetti sono realizzati con avanzate tecniche ma ispirati alla tradizione artigianale e alle forme della classicità. “La casa all’italiana” è un manifesto del pensiero pontiano secondo cui arte, architettura, design si devono fondere per creare un ambiente che sia in grado di offrire il conforto necessario a nutrire l’anima dell’uomo. Gio Ponti ha disegnato moltissimi oggetti nei più svariati campi e inizialmente nell'arte delle ceramiche il suo disegno rifletteva il pensiero secondo cui decorazione tradizionale e arte moderna non fossero incompatibili. Gio Ponti propone la produzione in serie nell’arredo d’interni come soluzione “sofisticata” , economica, democratica e moderna. Nel realizza la superleggera, una sedia progettata per migliorare la sedia di Chiavari, una seduta impagliata. La sua leggerezza e la sua resistenza la rendono un prodotto di largo consumo, consacrandola negli anni come uno dei simboli più rappresentativi del design italiano. Gio Ponti,Super Leggera, 1957→ la sua sfida costruttiva è racchiusa nella sezione triangolare delle gambe, di soli 18 millimetri e con un peso minimo di 1,7 kg, mentre la struttura in frassino elastico e leggero si abbina al telaio del sedile in legno di faggio. Negli anni 60 si assiste ad un pieno sviluppo del design italiano. Vengono introdotti nuovi materiali come il poliuretano e le plastiche. Questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi della fabbrica. Questo periodo di benessere dura poco, si avvia una crisi ed una rottura col passato e con le tradizioni, i così detti “anni di piombo”, anni di stragi e terrorismo, ma anche di lotta armata e battaglie civili. L’Italia era entrata nell’epoca dei consumi di massa, la pubblicità sfruttava ogni mezzo, fino a coinvolgere gli studi psicologici per convincere il consumatore ad acquistare prodotti nuovi o nuovi modelli, lo si cercava di “educare” formando consapevolezza del bello e dell’utile. Questi sono anche gli anni di sperimentazione, di affermazione e sv

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