Sociologia II Semestre Dispensa PDF

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sociology social theory globalization social analysis

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This document provides an overview of sociology concepts, focusing on the theories of Giddens, Bauman, and Beck, and touches on issues like globalization. It discusses structure and agency, the idea of liquid modernity, and analyses of the modern crisis.

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Sociologia generale, II semestre SOCIOLOGIA GENERALE GIDDENS, capitolo 23 La riflessione condotta da Giddens è molto ricca e densa e si possono conoscere al suo interno due grandi fasi: 1. Teoria della strutturazione: è una fase di produzione maggiormente teoric...

Sociologia generale, II semestre SOCIOLOGIA GENERALE GIDDENS, capitolo 23 La riflessione condotta da Giddens è molto ricca e densa e si possono conoscere al suo interno due grandi fasi: 1. Teoria della strutturazione: è una fase di produzione maggiormente teorico-metodologica, con l’obiettivo di definire la prospettiva con cui lo sguardo sociologico si applica allo studio della vita sociale. 2. Modernità radicale: applica un’analisi della modernità e della contemporaneità in base agli aspetti più rilevanti della vita quotidiana degli individui, dei gruppi e delle istituzioni. Secondo Giddens è fondamentale che l’analisi sociologica si appoggi su una prospettiva storica: da un lato per collocare in modo esatto il lavoro dei sociologi classici, dall’altro per riconoscere come la realtà sociale sia costantemente in trasformazione. Nasce da qui la connessione tra lo studio dei classici e lo studio della specifica realtà sociale definita nei termini della modernità radicale. Teoria della strutturazione La riflessione di Giddens nasce da un senso di inadeguatezza nei confronti delle teorie sociologiche nate negli anni ‘80 e ‘90, che secondo lui non erano in grado di affrontare i problemi della contemporaneità. Nella teoria della strutturazione occupano un ruolo fondamentale e centrale alcuni concetti che vanno richiamati: azione, intenzionalità e riflessività, pratiche, routine e strutture. È importante dire che, con il concetto di strutturazione, Giddens cerca di risolvere il dilemma azione- struttura affermando che non c’è una conflitto tra esse, ma concorrono insieme a formare la realtà. Nel corso della vita quotidiana, che è il luogo in cui l’individuo fa esperienza di sé e degli altri, l’uomo esprime, all’interno delle sue interazioni e delle sue azioni, l’intenzionalità e la competenza che insieme danno origine alla riflessività. Quest’ultima è il processo cognitivo attraverso il quale l’individuo monitora il suo comportamento all’interno di determinate situazioni. L’intenzionalità, inoltre, secondo Giddens può avere 3 forme diverse: 1. Coscienza pratica: l’individuo mostra il suo “saper fare” in un determinato contesto. 2. Coscienza discorsiva: l’individuo riesce a fornire una spiegazione consapevole e articolata delle sue ragioni. 3. Inconscio: l’individuo ha memoria di determinati aspetti, ma non riesce a metterli pienamente a fuoco. La capacità riflessiva dell’uomo si vede all’interno delle pratiche che quotidianamente ogni attore produce e riproduce. Queste pratiche danno vita a routine, che è un concetto fondamentale all’interno delle teorizzazioni di Giddens in quanto da un lato esse sono un elemento di rassicurazione psicologica per l’individuo, mentre dall’altro danno una continuità all’interno della vita quotidiana dell’individuo tramite la standardizzazione di alcune azioni. Sociologia generale, II semestre → Il fatto che le pratiche vengano ripetute e diventino routine, corrisponde alla riproduzione delle strutture sociali. Le pratiche ovviamente possono essere modificate, non sono sempre e per forza delle routine, tanto che nel processo di strutturazione è ammesso il cambiamento. Proprio nell’azione stessa si manifesta il potere di generare questo cambiamento → l’azione può cambiare la struttura sociale, ma comunque si basa su essa. Critiche Nella teorizzazione di Giddens rimane non del tutto esaustiva la spiegazione di come azione e struttura si generino entro una reciproca implicazione di tipo duale. In pratica, come si produce una dimensione collettiva rimane per Giddens un quesito senza risposta, in quanto arriva a dire solamente che l’uomo deve crearsi da solo dei rapporti ma non dice come. Inoltre, l’impostazione di tipo cognitivo che mette in pratica Giddens, rischia di lasciare in ombra la dimensione culturale. La questione del potere, in Giddens, si perde nella fluidità della routine. BAUMAN, capitolo 25 Critiche Bauman non si preoccupa di fondare le sue tesi su dei dati, e questa sarà la base delle critiche che piovono su di lui da parte di coloro che si impegnano a fare in modo che la sociologia sia una scienza come le altre. Inoltre, con questa sua modalità narrativa di fare sociologia, egli non dà delle coordinate storico-geografiche precise, facendo della modernità liquida un concetto applicabile ovunque senza tenere conto di differenze culturali, politiche e istituzionali. Inoltre, sulla contrapposizione fra cittadino e consumatore, la società contemporanea ha mostrato l’esistenza di forme solidali e responsabili di consumo che possono essere un ponte fra il cittadino e il consumatore. BECK, capitolo 26 Il pensiero La formazione filosofica di Beck ha origine nelle riflessioni di autori come Marx, Weber, Adorno e soprattutto Habermas, dal quale prende due idee fondamentali che è importante sottolineare: riprende il tema della razionalizzazione strumentale e l’idea sul destino della modernità. Soprattutto su quest'ultimo tema, Beck si allinea con Habermas nel prendere le distanze dalle teorie catastrofiche sul futuro della modernità. Quest’ultima sarebbe, infatti, un’esperienza tutt’altro che conclusa e ancora aperta nei suoi possibili e futuri svolgimenti. Critiche L’analisi della profonda crisi del moderno proposta da Beck, come abbiamo visto, non arrivava a prefigurare il suo definitivo superamento, ma semplicemente crea un’ipotesi su come poteva essere sconfitta. La crisi, inoltre, nasceva dalle azioni inconsapevoli dell’uomo che con la globalizzazione ha rovinato l’equilibrio della società. Sociologia generale, II semestre → La critica che si muove nei confronti di Beck è quindi quella di non aver dato delle risposte definitive. GLOBALIZZAZIONE, CAPITOLO 51 Cosa c’era prima della globalizzazione? Il processo di globalizzazione 1. La premodernità è stata definita dalla vita nelle piccole comunità, basate sulla solidarietà di tipo meccanico di Durkheim. 2. La (prima) modernità è stata l’epoca degli stati-nazione, entità territoriali e politiche e, per i classici, erano anche i confini della società. La società dello stato-nazione è stata il tentativo di ricostruire su scala più grande quello che è la piccola comunità: la scuola, la cultura, il consiglio degli anziani, i riti religiosi, la convivialità, la cultura, la vita comune, i confini sorvegliati. Caratteristiche definitorie della società dello stato-nazione, società moderna secondo Marsh (1967) un territorio delimitato, confini reclutamento di nuovi membri tramite riproduzione e immigrazione una cultura coesa, che dia un’identità alle persone che vivono all’interno dei confini indipendenza politica (sovranità territoriale): istituzioni politiche all’interno della società agiscono come vogliono 3. Nella seconda modernità: società globale e le sue conseguenze sulle persone. L'orizzonte è il globo terrestre, mondo/pianeta. La globalizzazione ha cambiato i legami sociali, sia a livello macro (stati-nazione, modo in cui gli stati modellano la società) sia a livello micro (vita privata, modo di lavorare, consumi). Quando si parla di società solitamente si fa riferimento alla società della prima modernità → con la globalizzazione non si dovrebbe neanche più usare il termine società Confini, appartenenza, identità collettiva Le grandi società moderne nascono dalla definizione dei confini, nati dall’alto, in virtù di un potere, di un’istituzione che definisca i confini della sua giurisdizione. È l’elemento fondamentale. Perchè sono importanti i confini? I confini sono importanti sia a livello macro, per come si formano i popoli delle differenti nazioni, che a livello micro, nella vita quotidiana per come si formano i gruppi, le socialità. 1. Creare un confine Se pongo un confine sorvegliato creo una direzione privilegiata all’interazione, al confronto, perché viene meno l’interazione con l’esterno. Il confine ha quindi potere selettivo: nascono i processi di ingroup e outgroup. Qualsiasi società per potersi formare ha bisogno di un processo di ingroup, cioè di definire un confine tra ciò che è dentro e ciò che è fuori. Il confine consente di imbrigliare lo spazio e il tempo, cioè fare in modo che un gruppo Sociologia generale, II semestre ampio di persone si senta legato nello spazio e nel tempo. I legami più solidi nascono dalla prolungata condivisione nel tempo degli stessi spazi, anche all’interno degli stati-nazione 2. Creare un noi collettivo Perché è importante che si formino questi gruppi? Perché le istituzioni e il potere hanno maggiore efficacia quando definiscono una collettività sulla quale esercitare il potere → costruzione del noi collettivo è un vantaggio per: - chi ne fa parte - per le istituzioni - collegamento con Weber - perché se un insieme di persone si riconosce come parte di un noi definito e governato da alcune istituzioni, il potere di queste apparirà automaticamente più legittimo e legittimato → si crea complicità/adesione tra popolo e istituzioni. 3. Condivisione di risorse simboliche per sentirsi parte del noi collettivo Nasce l’esigenza da parte delle istituzioni di dare delle risorse simboliche per garantire l'identità collettiva. Offrire elementi comuni (cultura, valori, simboli) che consentano a chi vive entro quei confini di percepirsi come un noi. Quando si eleva la scala territoriale dei confini è un problema costruire il senso di appartenenza alla collettività, non verranno utilizzate le stesse risorse della comunità locale. Le risorse simboliche sono: - tradizioni: più sentiamo che la tradizione sia prolungata nel tempo, più ci sentiamo legati tra noi e legati con la tradizione stessa. Le tradizioni fanno pensare a una collettività di condividere valori profondi da tanto tempo (anche se a volte non è realmente così) → evita di mettere in discussione il legame. Le tradizioni aiutano a definire la nostra identità, fornisce modelli di comportamento e norma sociali. Collegamento con Durkheim Le tradizioni sono inventate non per forza in cattiva fede, ma in modo da darci un elemento di identificazione. - simboli: bandiera, inni. Sono il riassunto, la sintesi dell’amor patriae, dell’appartenenza alla collettività a livello emotivo e affettivo (la nazione diventa patria quando muove dei sentimenti). Le emozioni suscitate oggi valgono soprattutto in ambito sportivo. - riti collettivi laici (es. festa del 2 giugno) e religiosi: è nel rito che la comunità si mostra se stessa, si raduna, si sente partecipe. La grande forza del rito è il potere di convocazione, sentirsi chiamati a partecipare e rafforzare le ragioni che ci tengono insieme e ci differenziano da altri. Si può parlare di sacro in entrambi i casi. - lingua: istituzionalizzare la lingua italiana ha aiutato a creare la collettività italiana. Le istituzioni hanno lavorato per definire una forma comune per comunicare, quindi per condividere, quindi per creare socialità → quindi per creare identità e collettività. La scuola è stata fondamentale nel far conoscere la lingua costruita in maniera standard, ma, non ha solo insegnato la lingua, ha aiutato anche a trasmettere i valori come quello della cittadinanza, a volte abusata. Es. “I bimbi d’Italia son tutti Balilla!” → grande funzione sociale e quindi importante che sia amministrata in maniera sicura e rispettosa. - mezzi di comunicazione di massa: i medium di massa sono stati cruciali per sedimentare le grandi identità nazionali. Oggi i mezzi broadcasting (stampa e tv), da uno a molti. In un grande territorio c’è la necessità di sentirsi vicini a chi è fisicamente lontano → i mezzi di comunicazione permettono di creare una situazione di simultaneità: annullano le distanze. Persone molto lontane fisicamente hanno Sociologia generale, II semestre condiviso gli stessi eventi, comunicati attraverso i medium di massa. Esempi: - I edizione TV di Sanremo 1995 (prima veniva trasmesso in radio): il presentatore annuncia “cari amici vicini e lontani” - Terremoto del Friuli 1976: molte catastrofi sono state condivise e hanno fatto sentire tutta Italia coinvolta - Servizio pubblico: emittenti di stato hanno la funzione di dedicarsi alla collettività, i media devono avere anche una funzione ‘pedagogica’ nei confronti della cittadinanza. Non è mai troppo tardi Maestro Manzi: insegna l’italiano a tutta Italia Stati-nazione come “comunità immaginate”, Anderson Essere parte di una nazione è frutto di immaginazione, intesa come facoltà cognitiva, si è sempre in un qui ed ora. Le nazioni sono il primo ‘globale’ che cerca di mantenere caratteristiche del locale. I grandi collettivi della modernità sono delle comunità immaginate, ci figuriamo di essere parte di un tutto più grande che non si esaurisce nella situazione presente che si sta vivendo → vita sociale legata a ciò che passa nelle nostre menti. I mezzi di comunicazione di massa cercano di essere mimetici, di imitare ciò che accade nella vita quotidiana delle persone, richiamano le pratiche familiari, mettono in scena rituali comunitari su scala più ampia. Nazionalismo metodologico, Beck Secondo Beck la prima modernità degli stati-nazione può essere rappresentata come dei container impilati gli uni sugli altri, ma chiusi in sé stessi (nazionalismo metodologico). Cosa ci dice questa metafora: hanno confini hanno una porta che si può aprire → dentro si può costruire l’io collettivo perché espongo le persone agli stessi contenuti, agli stessi valori, agli stessi simboli. Sono legate nello spazio e nel tempo. Le formo → la globalizzazione è quindi la fine di questa concezione, perché i confini vengono aperti e si comprende che il mondo è più grande, più vario, più articolato rispetto al mondo che appariva dentro ai confini degli stati-nazione Questa era la visione di Durkheim, molto simile alla visione di Beck: dentro al container le persone vivono in un sistema che permette di vivere vite ordinate in maniera tranquilla Stati nazione moderni I grandi stati moderni sono nati per un progetto istituzionale e presentano molte istituzioni sociali e culturali. Due azioni delle istituzioni hanno dato a chi appartiene allo stato identità e appartenenza che dà sicurezza esistenziale (sociale e psicologica) → porta ad essere radicati nel mondo: Sociologia generale, II semestre Gli stati nazione sincronizzano la vita delle persone nello spazio e nel tempo, portano a muoversi all’unisono e a condividere uno spazio entro i confini nazionali Le istituzioni degli stati nazione hanno creato simboli e valori condivisi (cultura nazionale) che creano una nazione e un popolo Gli stati nazione danno anche sicurezza economica perché: ❖ Controllano e proteggono l’economia nazionale ❖ Producono un sistema capitalistico tutelato dove il lavoratore ha difese e garanzie, diventa più facile far valere i diritti dei lavoratori → la globalizzazione ha minato la solidità e la sicurezza del lavoro (precarietà molto diffusa) ❖ Assistono la vita materiale delle persone con le garanzie del welfare state (insieme di sussidi, tutele, diritti, etc), dalla nascita alla vecchiaia Fabbrica del capitalismo industriale Henry Ford è il fondatore della Ford. Bauman considera la fabbrica della Ford la metafora dello Stato nazione, l’emblema della modernità solida, la prima. Caratteristiche fondamentali della fabbrica Ford: ★ Come se fosse una città nella città: era un luogo molto grande con un suo confine ★ Ford voleva bene agli operai, era convinto dell’utilità di aumentare lo stipendio; ascoltava ciò che i dipendenti avevano da dire e introduceva modifiche per rendere migliore la vita degli operai → emblema dell’epoca del grande impegno (Bauman): impegno di due parti, del datore di lavoro e dei cittadini; può anche essere esteso a istituzioni e cittadini → conviene andare d’accordo, evitare il conflitto perché bisogna convivere ★ Doppia contingenza: dipendono l’uno dall’altro, come un “corpo solido” in cui gli operai hanno bisogno dello stipendio e Ford ha bisogno di qualcuno che costruisce le macchine (non c’era ancora la delocalizzazione) → si va avanti insieme Secondo Bauman durante la modernità solida (la prima) c’era un patto tra cittadini e istituzioni, entrambi guadagnavano qualcosa: ➔ La società era più ordinata e sicura. La sicurezza oggi è solo presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, si è persa la sicurezza intesa in tre forme: ◆ esistenziale: stabilità e fiducia di vivere in un mondo ordinato ◆ come certezza: fiducia nei confronti delle nostre conoscenze razionali, che possono rendere comprensibile il mondo e fondare le nostre decisioni ◆ personale: incolumità fisica Le istituzioni consentivano ai soggetti di sviluppare un senso di identità comune, di solidarietà e di appartenenza ad un tutto che trascendeva dalle singole individualità. ➔ I cittadini cedono parte della propria libertà individuale e delle differenze individuali a favore della dimensione collettiva → le differenze sono compresse Gli interessi individuali potevano trovare espressione a patto che riuscissero a tradursi in interesse pubblico. Il prototipo di questo modello della società si compie nella polis, che era così stratificato: Sociologia generale, II semestre Oikos: popolo con esigenze private, di sopravvivenza e benessere materiale Ecclesia: potere istituzionale/pubblico Tra queste due dimensioni ce n’era una intermedia, l’agorà, che era il luogo dove il potere pubblico si incontrava con i cittadini → gli interessi privati venivano tradotti in interesse pubblico → si creava il noi collettivo Frecce verso l’alto: se i cittadini avessero avuto rimostranze le avrebbero potute esprimere tramite organi di mediazione che li avrebbero presentati al potere. Il cittadino è il lato pubblico della persona che si impegna a favore di una causa collettiva, per un bene comune che attraverso la mediazione di rappresentanti istituzionali dialoga con le istituzioni. Questo modello si fonda sul fatto che abbia senso dialogare, che i cittadini abbiano fiducia nelle istituzioni, che hanno il potere di cambiare qualcosa. Secondo Bauman questo schema descrive ciò che è stata la cittadinanza ed è uno schema per gli stati nazioni della prima modernità perché le istituzioni nazionali avevano il potere di cambiare le cose, grazie alla sovranità sul proprio territorio. Il welfare state è l’esempio che maggiormente descrive il modo in cui lo stato si prendeva cura dei suoi cittadini. Potere, territorio, sovranità: l’epoca del reciproco coinvolgimento (Bauman) Per quali ragioni, durante l’epoca della solidità, le istituzioni si sono prese cura dei propri cittadini in questo modo? È importante sottolineare che parlare di stati sovrani o territorialmente sovrani era la stessa cosa, perché non poteva esistere sovranità se non come controllo del territorio. Dominare significava prima di tutto recintare. Questa necessità di stare all’interno di un territorio ben confinato, finiva così per vincolare governatori e governati alla simultanea presenza entro lo stesso spazio, rinchiudendosi in un vincolo di doppia dipendenza. La modernità solida era l’epoca dell’impegno o del reciproco coinvolgimento di governatori e governati. Il fatto di condividere uno stesso spazio, quindi, faceva in modo che le istituzioni e i cittadini avessero gli stessi obiettivi, tanto che le prime avevano come interesse primario il benessere delle persone che abitavano quello spazio, in modo tale da avere un ordine sociale. Con la globalizzazione la delineazione dei confini viene a mancare, ed è questo il motivo per cui con quest’ultima la società si trasforma da solida a liquida. Globalizzazione: una storia di confini (che si aprono e si richiudono) La globalizzazione si definisce in riferimento all’idea di confine (politico, simbolico, culturale ecc…) La prima cosa che si disse quando arrivò la globalizzazione è che si trattava di un processo che rompe i confini di tipo politico. Sociologia generale, II semestre 9 novembre 1989: la caduta del Muro di Berlino segna la caduta dei confini, è l’emblema della globalizzazione. Invece partiti dalla caduta del Muro di Berlino, il numero di muri eretti non è diminuito, anzi è cresciuto/ non tutti i confini sono caduti, ad esempio: Trump voleva rinforzare il muro sul confine tra USA e Messico (86 km). Il muro si è caricato di valenza simbolica, sono state realizzate infatti diverse opere. Biden sospende la costruzione del muro anche se ha riconvertito il denaro impiegato in spese prevalentemente militari. Ceuta e Melilla sono enclave spagnole in territorio marocchino Muro costruito a Calais (4m di altezza, 1km di lunghezza), costruito sulla costa della Manica, tentativo di arginare i migranti che tentavano di salire sui camion per andare in UK, corre lungo l’autostrada fino al porto. Voluto e finanziato dal governo inglese su territorio francese Muro ungherese di Orban che separa Ungheria e Serbia Verso la liquidità (Bauman) In virtù dei progressi tecnologici che hanno portato alla società dell’informazione e della digitalizzazione, il rapporto con lo spazio si è notevolmente trasformato e ad avvantaggiarsi di queste nuove possibilità è stato in primis il capitalismo. Le imprese hanno intuito che il mercato poteva ora estendersi ben oltre la dimensione nazionale. Il capitalismo è ora in grado di dimenticarsi della propria dipendenza dallo spazio, che ne aveva definito la fase solida. In questo modo il potere reale migra dalla politica all’economia, con delle significative conseguenze sulle persone che sono in balia di un capitalismo sempre più capriccioso e fuori controllo, che trova più conveniente la flessibilità, i contratti a tempo determinato piuttosto che un rapporto di lunga durata con la forza lavoro. Uno stato che non è in grado di porre dei limiti all’economia, è anche uno stato che non può più provvedere alla sicurezza dei suoi cittadini, neanche quella materiale. Al cittadino si sostituisce quindi l’individuo, ovvero un soggetto che ora è solo privato e non più pubblico, e che deve rispondere da solo alla ricerca di quella sicurezza di cui godeva dentro ai grandi collettivi. Eccoci allora nel pieno della liquidità, cioè in un mondo in cui i solidi si sciolgono e le molecole guadagnano maggiore libertà di movimento. Tre autori, a cavallo tra la prima modernità e la seconda, teorizzano quest’ultima GIDDENS la chiama modernità radicale perché radicalizza le caratteristiche della prima e le sue conseguenze. La società contemporanea è figlia di quella modernità illuminista che portava al suo interno i principi di razionalizzazione, differenziazione e individualizzazione sempre più presenti all’interno della società, tanto da non poter parlare di postmodernità ma di radicalizzazione della modernità. Conseguenze della globalizzazione: - aumento della possibilità/necessità della scelta - riflessività - rischio/fiducia Sociologia generale, II semestre - de-tradizionalizzazione - disembedding - sistemi esperti - relazioni “pure” - democrazia Lo sforzo teorico della teoria della strutturazione, crea le basi per comprendere in profondità la modernità. Le caratteristiche della società moderna e poi di quella contemporanea sono la dimostrazione del perché Giddens aveva ragione a pensare che le teorie classiche non fossero sufficienti per assicurare una descrizione precisa della società. La radicalizzazione si manifesta attraverso modalità di de-tradizionalizzazione delle scelte e di perdita di rilevanza delle convenzioni sociali → l’individuo ha volontà di voler ricreare da zero tutti i rapporti sociali in modo individuale e utilizzando una certa riflessività. Nella quotidianità quindi l’uomo estenderà la riflessione ad ogni aspetto della sua vita e dovrà compiere delle scelte per riconquistare i suoi rapporti sociali. Attraverso questo sforzo riflessivo quindi l’individuo cercherà di mettere insieme presente, passato e futuro per creare un’identità che possa essere il più possibile stabile. In questa fase che avviene un altro fatto: il disembedding. Quest’ultimo è un fenomeno secondo il quale, durante la modernità radicale, avviene uno sradicamento e un distacco dal tempo e dallo spazio. Lo spazio sociale non è più definito dai confini spaziali e temporali entro i quali l’individuo si muove e ad aver prodotto questo processo di disaggregazione (del tempo e dello spazio) è l’insieme di tutte quelle nuove tecnologie che permettono di agire in modo completamente svincolato dal tempo e dallo spazio. Questi sistemi di nuove tecnologie hanno creato delle conoscenze che si distaccano completamente dalle conoscenze tradizionali e che quindi di conseguenza creano una crepa nella società. Si fa sempre più affidamento ai sistemi esperti e non più alle autorità tradizionali. Chi può risolvere i problemi è qualcuno che ha strumenti tecnici scientifici. Es. gli uomini non riconoscono più l’autorità nelle figure religiose, ma la riconoscono in esperti come il medico, lo scienziato, l’avvocato ecc... → La perdita della tradizione fa sì che le persone debbano decidere sul proprio stile di vita, sui propri rapporti con gli altri e sul tipo di persona che vogliono diventare. Essendoci questa difficoltà di orientamento e posizionamento degli individui, Giddens assegna moltissima importanza alle politiche di democratizzazione che supportano le persone in termini di diritti di cittadinanza e qualità della vita. BECK la chiama modernizzazione/modernità riflessiva: la modernità ha iniziato a riflettere su se stessa, diventa consapevole delle sue conseguenze e si pone di fronte a nuove responsabilità. Conseguenze della globalizzazione: - rischio (globale) - tecnica Sociologia generale, II semestre - affrancamento, perdita di sicurezza, controllo - individualizzazione - biografie fondate sulla scelta - sub-politica - cosmopolitismo Società del rischio Scrive Società del rischio nel 1986, stesso anno della catastrofe nucleare di Chernobyl. Beck ferma la pubblicazione del libro e inserisce anche questo evento. Chernobyl è l’emblema dei nuovi rischi della società globale. Secondo Beck la società di oggi è definita dal rischio e dai modi in cui questo può essere prevenuto, minimizzato o canalizzato. Così anziché la solidarietà, che ha caratterizzato le generazioni precedenti, ciò che unisce oggi gli individui è la volontà di essere risparmiati dai pericoli associati ai numerosi rischi della società contemporanea. Molti dei rischi di oggi derivano dall’industria moderna, ma ciò che li rende eccezionali non è solo il fatto che siano più insidiosi di quanto non siano mai stati, ma anche che essi non hanno limiti nello spazio e nel tempo. Es. un incidente nucleare, come quello avvenuto a Chernobyl nel 1986, ha conseguenze molto più ampie sia dal punto di vista spaziale che temporale. Il rischio, come molti altri aspetti del mondo sociale, è stratificato. I rischi sono più diffusi e possibili nelle nazioni più svantaggiate che non in quelle più ricche (anzi, queste ultime esportano il rischio verso le precedenti) e nelle zone in cui vivono i ceti sociali più bassi piuttosto che l'alta borghesia. Nonostante questo, neanche chi si trova al vertice della scala sociale può dirsi totalmente estraneo dal rischio del mondo contemporaneo. Una ragione è l'effetto boomerang per cui i rischi colpiscono al ritorno le nazioni e le classi sociali che sono maggiormente responsabili della loro produzione. Cosa vuole intendere l’autore con il termine “rischio”? Egli si riferisce alla nascita di una nuova fase della modernità, dove tutti i termini tradizionali della prassi sociale sono messi in discussione. La società del rischio, in altre parole, riguarda la crisi di tutte le istituzioni che in passato erano le regolatrici della società: il lavoro, la famiglia, la politica ecc. L’opera scritta da Beck ha come obiettivo quello di descrivere attraverso un nuovo modello concettuale i diversi punti di crisi della società industriale. I rischi cui si riferisce Beck sono, in primo luogo, quelli che mettono in seria discussione la stessa stessa sopravvivenza del pianeta e che quindi coinvolgono, trasversalmente, senza sconto, tutti gli abitanti del pianeta. In secondo luogo, i rischi cui si riferisce Beck sono quelli che, diversamente dai primi, si distribuiscono in maniera differenziata sulle diverse aree della società, inaugurando una nuova logica di stratificazione sociale. La società del rischio può essere descritta, secondo l’autore, con 5 principali tesi introduttive: Sociologia generale, II semestre i rischi prodotti nella tarda modernità comportano delle conseguenze irreversibili. Il risultato è che si creano delle crepe molto profonde tra la razionalità scientifica e quella sociale sul modo di affrontare il nuovo pericoli della società i rischi fanno nascere nuovi rischi. Con il diffondersi dei rischi si formano nuove situazioni sociali di esposizione al rischio. Inoltre essi acquistano dimensioni planetarie ignorando i confini degli stati fino a quando non si svilupperà un nuovo spazio politico capace di affrontare questo processo, il sistema economico trarrà proprio da questi rischi un potenziale di espansione all’interno della società dei rischi, il sapere deve essere usato con la consapevolezza di voler conoscere i rischi stessi la necessità di contrastare i nuovi rischi, per Beck, è il miglior stimolo possibile per una riorganizzazione dei poteri e delle competenze sociali. → La società dei rischi quindi ha per Beck due facce diverse: da una parte si caratterizza per la continua produzione di pericoli, ma dall’altra nasconde al suo interno l’opportunità della creazione di un nuovo mondo sociale. Processo di individualizzazione Per capire a fondo il concetto di questa nuova società dei rischi che si viene a creare, è fondamentale comprendere anche un altro processo: il processo di individualizzazione. È il fenomeno sociale attraverso il quale prende forma la società dei rischi. Ci sono 3 dimensioni dell’individualizzazione: 1. Individualizzazione intesa come liberazione dalle forme sociali storiche → dimensione dell’ affrancamento 2. Individualizzazione intesa come perdita della sicurezza tradizionale rispetto alla conoscenza pratica, alla fede e alle norme sociali → dimensione del disincanto 3. Individualizzazione che prevede una nuova costruzione di legami sociali sulla base di una sfera economica e di mercato → dimensione del controllo o della reintegrazione. → Queste tre diverse forme del processo indicano una mutazione molto evidente nel rapporto tra società e individuo. La conseguenza per l’individuo, che viene spogliato dalle forme di socialità tradizionali, è quindi quella di concepire se stesso come centro delle sue azioni e delle proprie relazioni. In queste condizioni il soggetto deve farsi artefice unico del suo percorso di integrazione sociale. Deve essere in grado di autoprogettare il proprio percorso di inserimento sociale. L’individualizzazione quindi può essere descritta come il dovere di dover creare non solo se stesso, ma anche i legami e le relazioni con gli altri, secondo gli imperativi del mercato del lavoro. Egli alterna l’idea di un futuro sull’orlo della catastrofe all’idea di una speranza per un nuovo ordine sociale che nasce attraverso la creazione di un nuovo modello della politica. BAUMAN la chiama società liquida/modernità liquida/liquidità, cioè una società in cui si assiste in maniera continua e incessante a una serie di cambiamenti e trasformazioni dei Sociologia generale, II semestre legami sociali e della loro capacità di dare origine a configurazioni sociali più o meno consistenti. La prima modernità era solida → le società hanno perso solidità, robustezza, consistenza. I liquidi oltre a scorrere rapidamente e ovunque, quando la densità lo permette, si mischiano tra loro. Si tratta di una società che tende a produrre degli ibridi: mette insieme in maniera inedita atteggiamenti prima tenuti rigorosamente separati. Conseguenze della globalizzazione: - società dei consumi - cittadino/cittadinanza - agorà (sfera pubblica) - istituzioni - individualizzazione - sicurezza soprattutto quella data dalla solitudine - territorio vs spazio dei flussi (ripresa da Castells) Elementi della liquidità: ★ Il mondo diventa una serie infinita di possibilità per il singolo, il quale da solo deve cercare di costruirsi la propria identità. Ogni individuo è in grado di decidere chi vuole essere e quali valori e fini seguire. Il comportamento più coerente è quindi quello di fare il maggior numero di esperienze possibile. ★ Nasce la logica della società dei consumi secondo la quale il capitalismo inizia a creare dei beni che sono sempre più appetibili e che quindi iniziano ad essere acquistati dai consumatori non più in quanto legati ad un bisogno effettivo. Il mercato è diventato la sfera entro cui le persone ricercano delle risorse per costruire la propria identità e ricercare la propria felicità. Una volta consumato un bene nasce subito l’esigenza di acquistarne un altro. ★ La società liquida è caratterizzata da un’elevata incertezza. Il mondo perde di ordine e basta pensare alla velocità con cui cambiano le competenze richieste dal mercato del lavoro. Costruire se stessi è quindi un processo che non ha mai fine e che richiede moltissima fatica. Sospetto e paura dilagano nelle persone. ★ C’è un’enorme voglia di comunità tra gli individui ★ Nella società liquida le disuguaglianze si amplificano tantissimo. In un mondo in cui la sicurezza non è più garantita dalle istituzioni, ognuno ottiene la propria se può procurarsela privatamente. La modernità liquida tende a creare anche delle vite di scarto, cioè delle categorie sociali di individui che non riescono a tenere il passo con gli standard della vita liquida. Mentre le élite si chiudono nelle gated communities, quartieri extraterritoriali isolati dai contesti circostanti ★ C’è un problema di mobilità. Da una parte abbiamo l’élite mobile e cosmopolita, mentre agli antipodi abbiamo una classe di persone che rimangono loro malgrado ancorate allo spazio. Se nella modernità solida essere vincolati dallo spazio era sinonimo di sicurezza, nella modernità liquida costituisce invece un notevole svantaggio. Lo spazio non ha più barriere fisiche e giuridiche, ma questo crea la grande differenza tra vagabondi e turisti di cui Bauman si occupa in una delle sue opere. Sociologia generale, II semestre ★ La società liquida è divisa in spazio dei flussi globali e territori locali, sempre più marginali. Le istituzioni politiche si trovano forzate a gestire, senza efficaci risorse, i problemi che gli stessi flussi creano a livello locale. Ciò di cui le persone hanno bisogno è il sentirsi stabilmente parte di un tessuto di legami sociali stabili e fiduciari. Tutti e tre riconoscono che la globalizzazione comporti sia aspetti negativi sia positivi: - cambiamenti positivi: porta il soggetto in primo piano spezzandolo dai vincoli del passato → si diventa più liberi. - cambiamenti negativi: essendo più liberi i soggetti sono più fragili e insicuri, porta all’individualizzazione, facciamo più affidamento su noi stessi e le nostre risorse. Questo pone un enorme problema in termini di disuguaglianze (accesso all’istruzione, alla sanità): i ricchi sono sempre meno e sempre più ricchi mentre i poveri sono sempre di più e sempre più poveri. Viene sempre meno la capacità delle istituzioni di prendersi cura dei propri cittadini. Globalizzazione Dopo la modernità solida arriva la globalizzazione, cioè un insieme di processi in virtù dei quali: a. aumentano in numero e in intensità gli scambi, le relazioni, i flussi e le interdipendenze tra le diverse aree del pianeta; b. si modifica il ruolo delle dimensioni spazio e tempo nel permettere, plasmare e orientare tali flussi e tali interdipendenze (disarticolazione e articolazione di spazi e tempi, non è da intendere che vivono tutti in un’unica società globale); c. si sviluppa una consapevolezza diffusa a livello planetario circa l’esistenza e la rilevanza di tali interdipendenze. → Aumenta così l’interdipendenza tra le varie parti del pianeta → aumentano i flussi di: capitale, merci, persone, culture → I punti a e b riguardano le trasformazioni macro, il punto c riguarda la consapevolezza dei singoli Mercato globale La globalizzazione inizia a livello economico, i primi flussi che diventano globali sono quelli economici. Quando gli stati hanno capito che il mercato sarebbe diventato globale, hanno liberalizzato, aperto i confini all’economia mondiale. Lo Stato sovrano era prima sovrano anche sull’economia → ora non più: molti marchi italiani sono stati acquisiti da gruppi internazionali → il cambiamento è per i lavoratori, perché le aziende iniziano a delocalizzare e le persone perdono il lavoro (visto come un tradimento nei confronti delle economie locali) → persone diventano precarie e nomadi, perché bisogna cercare il lavoro in giro per il mondo → la globalizzazione mette in moto, dopo il capitale anche le persone, e insieme ad esse anche le culture. Sociologia generale, II semestre Di fronte a situazioni di sciopero contro le chiusure delle imprese che delocalizzano, le istituzioni non possono fare praticamente nulla, perché a comandare nel mondo globale sono le istituzioni economiche non più quelle politiche. Beck definisce il passaggio del potere dalle istituzioni politiche a quelle economiche durante la globalizzazione come sub-politica: la politica la fa chi dovrebbe stare sotto alle istituzioni politiche. La sub-politica rappresenta anche il passaggio del potere politico dai corpi intermedi che agivano nell’agorà alla società civile → i cittadini dovrebbero cercare altri modi per mostrare le proprie rivendicazioni, perché rivolgersi alle istituzioni non ha più significato. Tutto questo porterebbe anche ad una nuova definizione di cittadinanza, che non sarebbe più legata al contesto nazionale, ma andrebbe a descrivere l’uomo come cittadino del mondo (cosmopolitismo). Mobilità Altri processi hanno cambiato la prima modernità e ci hanno portato nella seconda modernità. Se l’economia costruisce un mercato globale → si creano anche flussi di persone; John Urry afferma che tutte le vite si sono fatte mobili, la mobilità diventa uno dei tratti fondamentali della nostra esistenza, mobilità intesa sia in modo fisico che virtuale. 3 fenomeni di mobilità: migrazioni: economiche, climatiche, politiche famiglie transnazionali: la globalizzazione ci rende mobili e ci sradica dai territori di appartenenza, perché divide anche le relazioni personali più strette (coppie che si separano fisicamente per lavoro) → gestione familiare complicata multiculturalismo: le persone che si spostano portano con sé anche la propria cultura e portano così alla nascita di società sempre più multiculturali Beck parla di cosmopolitismo banale, banale perché si diventa cosmopoliti senza volerlo, spontaneamente → dal cosmopolitismo banale dovrebbe nascere un cosmopolitismo pensato, più politico e istituzionale, ma non sempre avviene. Compressione o distorsione spazio-temporale Si dice che la globalizzazione abbia portato a una compressione spazio-temporale (collega simultaneamente diverse parti del mondo) → forse meglio parlare di distorsione, cioè che il concetto di distanza può assumere forme diverse in base a parametri diversi (i vettori degli spostamenti ridisegnano lo spazio segnando geografie diverse). Il concetto di vicino e lontano nel tempo e nello spazio muta: non è detto che ciò che è vicino nello spazio in termini di km sia anche più vicino in termini di raggiungibilità. Interviene anche la possibilità economica: ci si possono permettere spostamenti in aereo? Flussi globali e territorio locale Architetti e urbanisti parlano di zoning, soprattutto nelle città attraversate dai flussi globali si possono trovare quartieri e zone che hanno caratteristiche completamente diverse → la città si spacca: ci sono zone che vivono sui tempi dei flussi globali e altre che rimangono legate al territorio, che rischiano di diventare periferie lasciate a sé stesse → la globalizzazione divide nello spazio le singole città Sociologia generale, II semestre Religione Il multiculturalismo ha relativizzato i nostri modelli culturali, i valori che abbiamo sempre ritenuti validi → la globalizzazione fa perdere rilevanza ai valori della prima modernità. Libro: “Dio a modo mio”. Una volta la religione aveva un grande ruolo sociale, teneva insieme grandi collettività → oggi le religioni perdono la valenza collettiva e diventano più individuali, ognuno la vive a modo suo. Caratteristiche della religione con la globalizzazione: - Dio “a modo mio” - primato della soggettività - fede a menù e on demand Senza il Noi collettivo Con la globalizzazione, i confini sono più deboli, le persone hanno più libertà di movimento, ognuno si muove a modo suo + entrano flussi di persone esterne → la società diventa più variegata e ibrida In questa situazione è difficile costruire il noi collettivo, perché le differenze non sono più compresse, ma oggi contano di più di ciò che unisce. Se le differenze aumentano, la somiglianza che teneva insieme il noi collettivo viene meno. Con la globalizzazione si arriva in quella situazione in cui si fa fatica a stare insieme → siamo sempre un po’ dislocati, sempre da un’altra parte → porta alla società liquida, frammentata (singoli individui alla ricerca di sé stessi) De-tradizionalizzazione e ruolo dei sistemi esperti Con la globalizzazione e la nascita dei contesti globali e multiculturali, alcuni aspetti della nostra tradizione rischiano di metterci in imbarazzo (cancel culture o contested heritage) → tutto diventa potenzialmente ambivalente e si affermano due atteggiamenti: - chi cancella i simboli della tradizione, credendo di essere più cosmopolita - chi rinforza i simboli della tradizione Giddens afferma che con la globalizzazione abbia vissuto la de-tradizionalizzazione: il mondo globalizzato perde i riferimenti alle tradizioni, non ci guidano più. Ora ci si rivolge per tutto a sistemi di esperti ed esterni. Perdiamo una fiducia costruita su una relazione di tipo primario per passare a una relazione di tipo secondario fondata sul sapere scientifico. “The Gods must be Crazy”: film comico che narra di un aereo che sorvola il territorio dell’Africa, un passeggero lancia una bottiglia di Coca Cola → la vita della tribù in cui cade questo oggetto viene sconvolta: pensano che sia un dono degli dei, perché arrivato dal cielo → tutti provano a pensare a che cosa potrebbe servire e trovano gli usi più vari → quando le culture si incontrano c’è sempre un margine di innovazione, non tutti gli studiosi sono riusciti a coglierlo e parlano così di glocalizzazione: flussi del globale arrivano al locale e contaminano tradizioni e usanze. Sociologia generale, II semestre Ibrido, Ritzer Nel mondo globale si incontrano cose che mai nessuno avrebbe pensato di incontrare. Secondo Ritzer un ibrido culturale è frutto di una combinazione di due o più elementi di diverse culture e/o diverse parti del mondo. Le culture perdono la loro omogeneità per diventare al loro interno sempre più eterogenee. Non è solo una mescolanza, ma l’ibrido genera anche cambiamenti; ad esempio generalmente vicino alle zone di confine si cucinano i piatti tipici italiani di tutta Italia e non del luogo. La globalizzazione crea anche staged authenticity, un processo per cui la comunità locale trasforma un prodotto globale in qualcosa che riflette i propri valori tradizionali, cambiando le abitudini della comunità locale. Creolizzazione Termine che indicava originariamente le persone di razza mista → in ottica di contaminazione culturale creolo è un accostamento tra due culture che crea qualcosa di nuovo; la contaminazione avviene soprattutto a livello linguistico. È il lato più innovativo della globalizzazione culturale: l’innovazione consente alle tradizioni di rimanere vive. La creolizzazione porta a rinunciare all’idea che ci sia un’autenticità che abbia più valore e che tutto il resto sia incarnazione sbagliata del modello ideale → la globalizzazione insegna ad essere più cosmopoliti, insegna a riconoscere che ovunque le cose possono nascere in maniera differente (un prodotto ha più interpretazioni). Anche nella musica si può parlare di creolizzazione: Radio Italia (che non aveva mai trasmesso musica internazionale) ha aperto un canale chiamato Radio Italia Rap → il rap non ha una genesi italiana, ma molti italiani si riconoscono in questa musica. Es. Ghali ha fatto una canzone sull’Italia, una dichiarazione d’amore all’Italia anche se non ha origini italiane. Spazio sociale e spazio fisico non coincidono, anche a causa della globalizzazione Simmel era avanti per i suoi tempi. La globalizzazione ridisegna il concetto di lontananza e vicinanza → sfera glocale: vicinanza fisica e lontananza sociale. Il globale deve radicarsi da qualche parte, non ovunque perché non tutti i territori sono in grado di attirare flussi. Glocalizzare: possibilità di intercettare flussi globali e trasportarli in un territorio locale (south working durante il lockdown) Molte metropoli si glocalizzano per forza, sono di per sé glocal Sociologia generale, II semestre Lontananza fisica e lontananza sociale: con la globalizzazione non c’è più un’altra parte del mondo, forse alcune parti del mondo son trascurate dalla politica, ma a livello di contatti e visibilità non c’è una zona di cui non sappiamo Vicinanza sociale e lontananza fisica: con la globalizzazione si amplia questo aspetto. Es. famiglie dislocate Come viviamo con la globalizzazione? Secondo Bauman il mondo globale è una serie infinita di possibilità di fare e di conseguenza di essere. La Arendt parla di tirannia del possibile: la tirannia sta nell’eccesso di possibilità. Secondo Bauman la sensazione è simile al labirinto: può essere vissuta come situazione positiva (euforica) o negativa (smarrimento), perché ci sono così tante possibilità che ci sentiamo in dovere di provarle tutte. La qualità di persona è direttamente proporzionale alle esperienze fatte, oggi ciò che ci tiene fissi e che ci ancora ci spaventa e ci fa paura. L’idea di fissità non piace alla società di oggi → necessario ridefinire ciò che intendiamo con la parola adulto, perché adulto dà l’idea di serietà e fissità → l’essere adulto diventa un disvalore. Concetto di playlist: le biografie diventano come una playlist di (infinite) esperienze (soggettive e individuali). Destrutturare gli album (confini) per ricomporre playlist con canzoni di altri artisti. Riflessività Le nostre vite sono frutto di atti quotidiani di scelta. Il mondo globale di oggi richiede valutazione critica, riflessività: una sorta di continuo monitoraggio di sé stessi alla luce delle scelte effettuate, per valutare il nostro livello di adeguatezza rispetto agli standard che cogliamo nella società e rispetto ai quali pensiamo come possano essere le nostre scelte future. Per quanto soggettivizzata, la nostra razionalità finisce nella riflessività, non esiste più un pensiero preconfezionato (ideologie). Permette di costruire individualmente il senso delle proprie biografie. Rischio Beck parla soprattutto dei nuovi rischi globali come le catastrofi ecologiche, ma anche dei rischi biografici: dipendono dal fatto che le nostre vite sono più fragili, ogni scelta è anche affrontare il rischio che non sia quella giusta, che il mondo attorno cambi nel giro di pochi mesi. Se la biografia si costruisce individualmente passo passo, ad ogni passo ci esponiamo sempre a un rischio, spesso incalcolabile. Prima il rischio era calcolato: si rischiava per scelta, si decideva di uscire dalla propria comfort zone. Oggi che siamo condannati a scegliere, il rischio è la norma e non è calcolabile. Nella società di oggi non si sceglie di correre un rischio → aumenta l’angoscia, perché le biografie sono esposte a questa componente di rischiosità. Da cittadino a consumatore: il supermercato come metafora della vita individualizzata Pensiamo che la nostra felicità dipenda dal possesso di beni di consumo. Bauman sostiene che la logica dello shopping mall/supermercato, essere consumatori, non Sociologia generale, II semestre riguarda solo i beni di consumo, ma anche le relazioni: anche nelle relazioni si tende a oggettivare l’altro (non lo si riconosce più come persona). Da cittadino a consumatore anche nella vita relazionale, si applicano le stesse logiche. Rispetto alla prima modernità, nella seconda modernità con la globalizzazione l’individuo: - Perde sicurezza economica, tradizioni, identità e appartenenze collettive che filtravano per lui i modelli di comportamento. → la sua vita si costruisce scelta dopo scelta con la sua riflessività - Perde fiducia nelle istituzioni, non c’è istituzione in grado di salvarlo → per questo è esposto sempre più al rischio (del fallimento) → si affida al mercato e passa dall’essere cittadino all’essere consumatore ↓ Rinunciando a questo, aumentano le differenze tra persone, la libertà, le opzioni di scelta, la soggettività (aumenta l’importanza che diamo a noi stessi in quanto singoli, mettere più al centro l’io del noi,, che a volte porta al narcisismo) Tre tipi di visione: - IPERGLOBALISTA di Levitt e Ohmae: ottimista, il mondo tende a diventare sempre più simile. In questa prospettiva la globalizzazione è vista come un processo di natura prevalentemente economica, che porterà a una riduzione delle barriere commerciali e alla progressiva liberalizzazione, integrazione e unificazione dei mercati su scala planetaria. La sempre maggiore integrazione economica ha poi come conseguenza una progressiva omogeneizzazione e standardizzazione culturale nonché la perdita di potere e quindi di rilevanza da parte degli Stati nazione. La globalizzazione economica si traduce in espansione del benessere. All’inizio della globalizzazione si pensa che il mondo globale si uniformi. Movimento no global, nasce a Seattle nel 1999: il movimento no global rivolge le manifestazioni contro i luoghi come McDonald’s (aperto uno anche a Mosca durante la guerra fredda) e Starbucks, simbolo della globalizzazione. Altri prodotti che sono diventati globali sono, ad esempio: Coca Cola, Nike, ecc… È vero che la globalizzazione è stata iperglobalista, ma i processi culturali sono più complessi: anche se il mercato diffonde prodotti standard ovunque, le reazioni ai prodotti possono essere diverse. - SCETTICA di Huntington, Hirst, Rosenberg, Thompson: questi autori contestano le tesi degli iper globalisti arrivando a ridimensionare fortemente o anche a negare la rilevanza del concetto di globalizzazione nonché l'esistenza stessa dei processi correlati. Alcuni ritengono che non si possa parlare di globalizzazione viste le profonde differenze e fratture che attraversano il pianeta o che al massimo la globalizzazione sia stata soltanto una parentesi nella storia dell'umanità, tra il 1989, caduta del muro di Berlino, e il 2001, attacco alle torri gemelle. L’11 settembre è stato definito come la fine della globalizzazione, perché si sono mostrate delle differenze Sociologia generale, II semestre di civiltà, come dice Huntington, che non legheranno mai. Egli ha trovato la conferma della sua visione, scrive “Scontro di civiltà” → finita la guerra fredda si combatte per ragioni culturali e religiose Altri invece mettono in dubbio l'effettiva globalità dei processi di globalizzazione poiché riguarderebbero soltanto alcune regioni del pianeta e soltanto una parte della popolazione terrestre. Altri per ultimo, non negano l'esistenza dei processi di globalizzazione ma ne contestano la reale novità e discontinuità rispetto al passato. La globalizzazione sarebbe solo il semplice intensificarsi di dinamiche e processi in atto almeno a partire dall'epoca delle grandi scoperte geografiche. - TRASFORMAZIONISTA di Beck, Bauman e Giddens: fa da sintesi alle tesi opposte di iperglobalisti e scettici. Ritengono che la globalizzazione non sia un processo unidirezionale, ma ambivalente e sostengono che ci siano differenze tra diverse aree del Pianeta, ma ci sono dei fattori che unificano l’esperienza umana a livello planetario. Il fatto che la società sia globalizzata vuol dire molto spesso che due cose opposte si verificano contemporaneamente: società più globale, ma valorizziamo di più l’appartenenza territoriale, l’identità locale (turismo). Rispetto a chi nega la novità e discontinuità della globalizzazione rispetto al passato, si può riconoscere che alcune dinamiche che la caratterizzano sono esistite sempre nella storia dell'umanità. Ma, accanto a queste dinamiche, esistono alcuni elementi che segnano una netta rottura rispetto al passato. Multidimensionalità della globalizzazione Per sottolineare la multidimensionalità del fenomeno della globalizzazione, si è individuato una dimensione economica, una dimensione politica e una dimensione culturale della globalizzazione. Per la distinzione facilita la descrizione e l'analisi dei fenomeni, ma rischia di far sottovalutare la profonda interdipendenza che esiste tra queste tre dimensioni del vivere associato dove le ultime due non possono essere ridotte a semplici conseguenze di quanto accade a livello economico, anche se non potremmo avere una globalizzazione culturale se non esistesse quella economica (la cultura si è molto mercificata e per questo circola facilmente). Ambivalenze della globalizzazione La globalizzazione è anche un processo ambivalente perché molteplici dinamiche che la compongono si presentano come tra loro contraddittorie, andando cioè in direzioni diverse se non addirittura opposte. Mixa omogeneizzazione e differenziazione. Osservando il pianeta da lontano, potremmo avere la forte percezione di una progressiva omogeneizzazione delle esperienze umane, data la diffusione di alcune pratiche, prodotti e modelli organizzativi (es. lingua inglese). Tale omogeneizzazione induce alcuni a leggere la globalizzazione con un' accezione profondamente negativa, che porterà a un impoverimento culturale. Se però osserviamo il nostro pianeta da vicino ci accorgiamo che nell'incontro fra culture, alcune pratiche culturali possono soccombere e scomparire, ma al tempo stesso ne nascono di nuove soprattutto a seguito dell'ibridazione fra elementi culturali aventi origini diverse. Mixa universale e particolare: si diffondono valori cosmopoliti, ma c’è la paura per il diverso. C’è anche da una parte abbattimento dei confini e dall’altra creazione o rafforzamento degli stessi confini Sociologia generale, II semestre Mixa locale e globale (glocalizzazione, termine introdotto da Robertson), la globalizzazione è caratterizzata da dinamiche e flussi globali, ma le persone fanno esperienza concreta degli effetti di essi all’interno del contesto locale La globalizzazione è finita? Dalla fine della WW2 ad oggi il numero di muri è aumentato, non diminuito. Brexit spesso considerata come un segnale della fine della globalizzazione: si è detto che forse la Brexit esprimeva volontà delle persone più anziane o chi viveva fuori dalle grandi città → ciò fa sembrare che la globalizzazione si stia arrestando. Durante la pandemia si è cercato di chiudersi nei propri confini, poi si è scoperto che era inutile, perché implicazioni dall’altra parte del mondo intaccano anche noi. La globalizzazione non è finita, perché è qualcosa di più complesso, non ha una sola dimensione, non porta il mondo ad essere tutto uguale e omogeneo. Se immaginiamo la globalizzazione come qualcosa che formatta tutto sotto un'unica logica, probabilmente non esiste più. Ma se la consideriamo in tante dimensioni (economica, culturale, politica, territoriale) ci rendiamo conto che la globalizzazione in realtà è ancora molto presente, forse più frammentata. IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, CAPITOLO 52 Dalla società globale al Pianeta. Società globale ≠ società planetaria. Solitamente ci definiamo terrestri con nemici esterni alla Terra → terrestri = persone legate da una comune destino (una minaccia) che è il Pianeta → ciò ricorda che la globalizzazione ha trasformato l’esperienza a livello globale, ma ci siamo concentrati sull’aspetto sociale, dimenticandoci che il nostro vivere è terrestre, siamo radicati su un Pianeta, che ha dei limiti che non sono trascendibili, dobbiamo capire che dobbiamo farci i conti. La sociologia non si è occupata molto di ambiente fino a tempi recenti. Durkheim si è occupato di natura in un certo senso: afferma che le scienze sociali devono agire come le scienze naturali. Fino a pochi anni fa pensavamo che le vite sociali e le società vivessero “staccate” dalla Terra, in realtà non è così, abbiamo un’identità terrestre, biologica. Avremmo dovuto costruire le nostre società in quel modo, ma non lo abbiamo fatto, perché il nostro pensiero positivista e scientifico ci ha fatto vivere nell’illusione che potessimo fare tutto perché niente avrebbe avuto impatto sul pianeta. Es. il buco nell’ozono è un ibrido di natura e cultura perché il nostro stile di vita ha ricadute sulla tecnologia, che ha delle ricadute sulle nostre azioni e degli effetti sulla natura. → I legami tra società e natura sono sempre più frequenti: tendiamo a pensare che ci siano tante culture e una natura, ma esistono anche tante nature. Dentro ogni cultura si definisce anche un’idea di natura: gli occidentali hanno per secoli pensato che potessimo conoscere le leggi della natura, e conoscendole avremmo potuto dominare il Pianeta in un rapporto di tipo soggetto-oggetto. Sociologia generale, II semestre Gli esseri umani hanno iniziato a modificare il pianeta 10.000 anni fa. Il caso più celebre di collasso di un ecosistema è quello dell'isola di Pasqua, nel Pacifico: l'incremento di abitanti e pratiche rituali implicanti il taglio degli alberi hanno reso l’isola inabitabile. L'inquinamento dell'aria ha origine dalla rivoluzione industriale e i suoi effetti si sono palesati nel XIX secolo. Tappe che hanno portato all’emergere della questione climatica nel XX secolo: Hiroshima, Nagasaki, 1954: l’umanità mostra che con la tecnica che ha costruito essa stessa, ha il potere di auto-annientarsi, Beck Anni Settanta: nuova sensibilità culturale caratterizzata da una maggiore attenzione ai temi della qualità della vita, femminismo, pacifismo, questione ambientale → epoca dei nuovi movimenti collettivi, Melucci (i vecchi movimenti erano ad esempio quello marxista), che sono più culturali (prima erano economici). Viene data sempre più visibilità agli effetti inquinanti delle industrie Inglehart: nasce una sensibilità che definisce post-materialista, le nuove generazioni iniziavano a riscoprire e dare più importanza agli aspetti non economici Stoccolma, 1972: primo summit ONU sull’ambiente 1973: prima emergenza energetica, conseguenze della Guerra del Kippur. Le nuove generazioni si mostrano sensibili al tema del degrado ambientale e alimentano la crescita impetuosa di un nuovo movimento sociale: l'ecologismo. 11 dicembre 1997: protocollo di Kyoto contro il riscaldamento globale (COP3). Entra in vigore nel 2005 con scadenza nel 2012. Necessario che lo ratificassero almeno 55 nazioni responsabili del 55% delle emissioni mondiali di CO2. Obiettivo: i paesi che lo sottoscrivono e ratificano si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra del 5% (poi passato al 4,2%) rispetto alle quote del 1990 16 dicembre 2015: Accordo di Parigi, COP21. Obiettivo di non alzare a più di 1,5 gradi la temperatura del pianeta rispetto alla temperatura dell’epoca preindustriale 20 agosto 2018: Greta Thunberg inizia a scioperare davanti al Parlamento di Svezia, a Stoccolma 15 marzo 2019: primo global strike contro il cambiamento climatico. Nasce ufficialmente il movimento Fridays For Future → sollecitazione per le nazioni a impegnarsi a rispettare l’Accordo di Parigi Giustizia climatica Per quanto il Fridays For Future sia un movimento di giovanissimi, il tema è “Ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio!” La lotta non è a favore dell’ambiente, ma a sostegno e promozione della giustizia climatica. Non si può tutelare l’ambiente senza agire contemporaneamente sul sistema economico alla base della società (simil Marx). Rivendicazioni di due tipi: ambientale e socioeconomica. Il presupposto è che se l’ambiente soffre è perché il sistema socioeconomico lo sta facendo soffrire. Il capitalismo fa ciò che Marx pensava solo alle persone anche all’ambiente. Sostenibilità: concetto di tipo relazionale. Sostenibile è un modello di sviluppo che ci permette di raggiungere un livello di benessere che tenga conto di tutte le dimensioni dell’essere umano: economico, ambientale, etc. → la sostenibilità ha una visione olistica Sociologia generale, II semestre dello sviluppo: tutto è connesso, gli elementi che una volta tenevamo distinti vengono ricomposti insieme. Da natura ad ambiente Abbandonare concetto di natura per abbracciare quello di ambiente, più relazionale: luogo in cui esseri viventi e non, vivono insieme pacificamente. Secondo Latour non si parla più di società, perché con il termine società si intende insieme di esseri umani → più corretto “collettivo”: ci si approccia a un nuovo paradigma che è fondato sull’ambiente. Un collettivo è l’unione di esseri umani, natura, oggetti, tecnica, etc In sociologia l'autore che con maggiore lucidità riflette su origine e implicazioni delle minacce ecologiche è Beck. Il suo concetto di società del rischio esprime la condizione di incertezza sistematica prodotta dall'avanzamento tecno-scientifico. Esso è avvenuto grazie alle istituzioni e la cultura moderna, che però non sono più in grado di gestirlo, come mostra l'esplodere di conflitti inediti e una complessiva incapacità di governo dell'innovazione. Non si tratta di rifiutare la modernità ma di intensificarla, stimolandone la riflessività. Paradigma dell’eccezionalismo umano Durante il nostro sviluppo culturale e storico moderno abbiamo pensato che: - essere umano e natura sono separati (concezione dualistica) - l’essere umano è il meglio, eccezionale, distinto dagli altri esseri viventi, perché dotato di intelligenza e “spiritualità” - la natura è un semplice oggetto che funziona secondo leggi meccaniche - l’uomo in quanto eccezionale conosce le leggi della natura e la domina come un oggetto → legittima il suo dominio su quanto non è umano - l’uomo grazie alla sua intelligenza, che si esprime nel progresso tecnico-scientifico, è in grado di risolvere tutti i problemi presenti e futuri Paradigma ecologico Più che di natura e ambiente si parla di ecosistema, che deriva dall’ecologia, termine che identifica lo studio dei rapporti tra organismi e processi biofisici circostanti; in un ecosistema esseri umani e natura sono integrati e in rapporto di reciproca dipendenza (visione post-dualista). Non c’è un unico essere eccezionale e un oggetto. Un ecosistema che si sbilancia eccessivamente facendo gli interessi di un solo componente è destinato a distruggersi, se l’essere umano aggredisse l’ambiente, questo si ribellerebbe → occorre passare a un approccio rispettoso e dialogico tra essere umano e natura Antropocene (anni 2000) Era geologica che inizia quando si è iniziato a considerare l’azione dell’essere umano alla pari di una forza geologica (come i sismi) → l’azione dell’uomo viene ritenuta in grado di modificare il pianeta (ha modificato il clima). Secondo questa prospettiva, per qualcuno la crisi climatica espone a vulnerabilità e responsabilità tutta l'umanità. Per altri, ragionare in termini di specie significa occultare impatti e responsabilità differenziati. Sociologia generale, II semestre Sulla questione distributiva si incentra la prospettiva della giustizia ambientale. Essa inizia in USA intorno al 1980, con mobilitazioni contro il razzismo ambientale evidenziato dall'esposizione di collettività di colore, e in generale di minoranze svantaggiate. L'idea si estende gradualmente ad altri paesi industrializzati e al Sud Globale fino a includere ogni genere di discriminazione e diseguaglianza connessa a cambiamento climatico, estrazione di risorse, localizzazione di industrie inquinanti. L'idea di giustizia ambientale produce anche una critica radicale all'approccio occidentale alla natura come realtà separata e dominabile; approccio smentito dalla crisi climatica. L'alternativa che emerge nel Sud Globale è un ecologismo dei poveri imperniato su modi di vivere in comune tra umani e non umani. Gaia (B. Latour) Gaia è sinonimo di Gea in greco. È il termine che gli antichi usavano per chiamare il pianeta terra. L’ipotesi di Gaia ricordata da Latour è che tutto il pianeta nel suo insieme sia un sistema capace di autoregolarsi. Se non disequilibrato dalla nostra azione è in grado di equilibrarsi, perché è un grande ecosistema complesso in cui vivono intrecciati sia natura che uomo. È come se il pianeta fosse un ecosistema complesso, che agisce come un unico essere vivo e intelligente. Se il nostro cervello è una rete e gli ecosistemi sono delle reti e il cervello è alla base della nostra intelligenza → dove c’è rete c’è anche una forma di intelligenza. L'ordine sociale moderno si è costruito su autonomia individuale, orientamento al nuovo, gestione dei processi sociali e biofisici tramite previsione probabilistica, l'idea di progresso e di una seconda natura tecnica e socializzata destinata sempre più a costituire l'ambiente degli esseri umani, la scienza come conoscenza oggettiva e cumulativa. Tutto ciò è stato messo in crisi dall' esplodere della questione ecologica e l'apparire di minacce ad alta imprevedibilità come il cambiamento climatico. Che l'espansione sociale incontri barriere invalicabili è una realtà continuamente negata tramite affidamento alla tecnologia: parlare di eco-efficienza significa infatti trasformare l'idea di limiti alla crescita nell'idea di crescita dei limiti. L'imprevedibilità è però balzata al centro delle dinamiche sociali, mettendo in discussione gli approcci calcolativi su cui si basano l'impresa capitalista e istituzioni chiave come i sistemi previdenziali e assicurativi. SOCIALIZZAZIONE, CAPITOLO 31 Secondo Smelser la socializzazione è il processo attraverso cui APPRENDIAMO le competenze e gli atteggiamenti connessi ai nostri ruoli sociali. Essa inoltre assolve il compito di assicurare la continuità sociale: trasmettendo ideali, valori e modelli di comportamento ai suoi nuovi membri, la socializzazione consente la riproduzione della società. Bagnasco, Barbagli e Cavalli: metafora del corteo che procede con davanti gli anziani e dietro i più giovani. L’idea è che le generazioni si passano il testimone, garantendo la continuità. Presupposti su cui si fonda la possibilità e la necessità della socializzazione: Sociologia generale, II semestre Essere umano sia un essere plastico, capace di trasformare il suo comportamento Gli individui abbiano propensione alla conformità Necessità che ci siano aspettative di ruolo: sappiamo che la società si aspetta che noi ci comportiamo in qualche modo a seconda della posizione che abbiamo all’interno della società. Vivere in una società significa vivere in un sistema più o meno esplicito di aspettative che gli altri hanno nei nostri confronti. La società fornisce alle persone le risorse (regole norme valori simboli ecc.) per vivere in società → il soggetto diventa quindi «socialmente competente» → in cambio la società ci chiede di partecipare alla sua riproduzione Socializzazione come processo formale e/o informale Socializzazione è un processo di apprendimento, coincide con educazione. In quanto forma di apprendimento nella quale impariamo a stare nella società in generale o in un ambito/gruppo più ristretto, definito e limitato, la socializzazione può essere: - FORMALE quando esiste un’esplicita progettualità e intenzionalità educativa, quando c’è distinzione tra socializzazione e socializzando, quando c’è un mandato istituzionale che investe un’agenzia del ruolo di socializzatrice (Besozzi) - INFORMALE in tutte le altre occasioni in cui frequentando persone, gruppi, contesti apprendiamo in maniera spontanea e non strutturata risorse, regole, atteggiamenti e valori fondamentali per inserirci in un dato contesto. C’è autoapprendimento. Ogni agenzia ha il suo pensiero e socializza in modo diverso Processo continuo distinto in due fasi La socializzazione è un processo che dura tutta la vita, che al passare degli anni riguarda sempre più ambiti e sfere diverse, ogni contesto richiede di imparare a adattarsi. Socializzazione primaria: può definirsi più formale, riguarda l’imparare le regole basilari per stare nella società, avviene in età prescolare ed è soprattutto a carico della famiglia. Nei primi anni della vita si gettano le basi dello stare in società e si apprendono le regole Sociologia generale, II semestre dello stare insieme. In questo è fondamentale la famiglia che spesso compie una socializzazione anticipatoria, ossia prepara i figli ai ruoli sociali futuri. Il fatto che negli ultimi anni ci sia un mutamento all’interno delle famiglie rispetto al passato, implica anche che l’insegnamento dato ai figli sia diverso. Es. oggi esiste il divorzio e molte famiglie non sono più unite, perciò questo implica un cambiamento rispetto alle idee del passato e ai valori del passato. Socializzazione secondaria: può definirsi più informale, avviene a partire dall’età scolare e riguarda gli ambiti più circoscritti in cui si muove la vita delle persone. A partire dalla scuola (formale e tendenzialmente positivo), la famiglia gradualmente cede il passo ad altri agenti di socializzazione anche più informali come il gruppo dei pari (non sempre positivo) una delle situazioni più tipiche è il lavoro. Nella socializzazione secondaria si può verificare un tipo di apprendimento che si può definire autoapprendimento o nella situazione, è spontaneo, involontario, non formalizzato. Non è conseguenza di momenti in cui si trasmettono nozioni, ma si imparano a fare determinate mansioni perché si è vissuto nell’ambiente. Tra gli agenti di socializzazione secondaria troviamo anche i media, sia tradizionali che nuovi, che svolgono un ruolo fondamentale in quanto incidono sulla socialità degli individui e sulla loro informazione. Oggi, le piattaforme digitali sono diventate il luogo principale in cui ci si confronta tra coetanei. Diverso dall’apprendimento che gestisce la scuola nella socializzazione secondaria o la famiglia nella socializzazione primaria → Socializzazione informale: avviene nei contesti, si imparano le cose perché qualcuno le insegna. Socializzazione nei contesti va a toccare altre componenti dell’identità, va al di là degli aspetti lavorativi/scolastici. Es. in un semplice pranzo di famiglia è presente molto apprendimento riguardo alle azioni più semplici, anche solo il fatto che la famiglia socializzi (noi siamo socializzati a questo) Differenti esiti di socializzazione Le socializzazioni possono avere esiti diversi, in quanto all’interno all’interno di questi processi pesano le differenze di classe, etniche, culturali ecc. degli studi recenti ci hanno dimostrato che i figli delle classi meno agiate tentano di raggiungere più in fretta possibile l’indipendenza economica, mente chi può contare sul sostegno della famiglia tende a procrastinare la propria autonomia. Per far sì che la socializzazione pesi di meno, bisognerebbe fare in modo che essa venga considerata come un fenomeno collettivo e pubblico e non personale e privato. Socializzazione e sviluppo della personalità Vincenzo Cesareo sostiene che i processi di socializzazione sono una cerniera tra le norme, i valori della società e la costruzione della personalità del soggetto, che inizia proprio dal momento della sua nascita in base al proprio gruppo di appartenenza. Lo sviluppo della personalità, in particolare, prende forma in base alle interazioni che il soggetto ha con gli altri, con l’ambiente, dalle esperienze che colleziona e dalla cultura. La socializzazione è un processo che ci definisce, è il modo in cui la società cerca di fare in modo che le nuove generazioni ricevano quei valori, principi, regole che la società ritiene fondamentali per il suo stesso esistere. Oggi è più difficile vivere lo “shock culturale”, vivere in un altro Paese fa capire quanto le persone siano state socializzate ad essere un determinato tipo di cittadino, di persona. Sociologia generale, II semestre Se la socializzazione forma la nostra personalità → allora dura tutta la vita (perché in tutte le fasi di essa continuiamo ad apprendere dai contesti e dalle persone con cui entriamo in relazione) e conferma che l’essere umano è un essere strutturalmente aperto e indeterminato I giovani sono fondamentali perché permettono il ricambio generazionale e quindi il cambiamento, facendo in modo di mantenere qualcosa del passato ma anche di modificare quest’ultimo per dar vita a delle pratiche e a delle norme nuove. I giovani hanno inoltre l’esigenza di appartenere a mondi sociali diversi e di attingere da ognuno di essi. Questa molteplicità di appartenenze richiede ai giovani la capacità di tenere insieme diverse tipologie di relazioni ed esperienze. Nella società moderna, rispetto ad oggi, i giovani avevano sicuramente la possibilità di appartenere a meno gruppi e quindi era richiesto uno sforzo sicuramente minore. La trinità di Morin Secondo Morin la nostra identità si costruisce dal dialogo fra 3 dimensioni: 1. individuo, abbiamo unicità 2. specie, apparteniamo a una comitiva di altri simili 3. società, abbiamo identità sociale e individuale Perché la socializzazione ha a che fare con la biologia? Quando nasciamo la nostra natura biologica è incompleta, ci si completa attraverso la cultura. Chi nasce non ha la consapevolezza di sapere cosa significa stare dentro alla società. Gli esseri umani generano prole inetta, non autonomi, incompleti: non possiedono geneticamente tutte le informazioni che gli servono per sopravvivere. Per questo dobbiamo essere accompagnati, per un certo periodo, dagli adulti. Ovviamente, l’appartenenza ad un determinato gruppo nei primi anni della nostra vita, ci condiziona anche nelle nostre scelte individuali future. Per questo motivo, molto spesso tendiamo a stare con i nostri simili, perché abbiamo bisogno di crescere all’interno della società che ci ha creati. Riusciamo a garantire la nostra sopravvivenza attraverso la cultura e la socializzazione: la prima ci permette di costruire un mondo abitabile e la seconda ci permette di trasmettere la cultura alle generazioni successive e di costruire l’identità culturale. Biologico il fatto che quotidianamente nascono nuovi individui ed è necessario inserire i nuovi nati all’interno della società → generazioni nascono perché cicli di nascita biologica si accompagnano a cicli culturali, cicli biologici diversi devono essere socializzati, ma lo sono in modo diverso. Nascere in un particolare momento, situazione storico, sociale o culturale ci può inserire in maniera diversa nella società producendo le differenze generazionali. Il rapporto tra l’individuo e la società, però, risulta essere reciproco: come l’uomo ha bisogno di una società di riferimento per crescere, allo stesso modo la società ha bisogno degli individui per poter esistere. Natura e cultura La socializzazione ha a che fare con la nostra natura biologica, perché in un certo senso corregge la nostra carenza a livello biologico. Dalla componente biologica provengono istinti, emozioni, pulsioni che devono essere controllate per poter vivere collettivamente. (cfr. homo duplex di Durkheim ma anche Freud) Sociologia generale, II semestre L’evoluzione ha privato l’essere umano di gran parte degli automatismi legati agli istinti, per questo deve trovare «culturalmente» la sua risposta ai problemi che la vita gli pone. La cultura è stata anche definita seconda natura. Una volta trovata, la soluzione migliore viene «istituzionalizzata» per potere essere tramandata, cioè appunto socializzata. Esiste un approccio detto Sociobiologia, fondato da Wilson, che invece riteneva possibile attribuire anche nell’uomo maggiore importanza ai fattori biologici. I comportamenti sociali sarebbero legati ai fattori genetici. Wilson: altruismo come strategia «egoista»: è finalizzato alla sopravvivenza della specie Secondo Elias la socializzazione ha il ruolo di socializzarci civilizzandoci, ci insegna a gestire culturalmente la nostra componente biologica. La socializzazione ha anche a che fare con la gestione della componente pulsionale, vengono infatti organizzati delle occasioni in cui ci si può sfogare. Sono situazioni in cui si assiste a un decontrollo controllato delle emozioni (Elias). Es. Oktoberfest Freud: le tre componenti della personalità Freud individua 3 componenti della personalità: Io, principio di realtà. Risponde all’Es in base alla realtà esterna. Es (inconscio), principio di piacere. Pulsioni, energia libidica. Super-Io, principio morale. Si forma per idealizzazione del genitore, esercita censura su pulsioni Es. L’Io media l’Es e il Super-Io. Media quindi il principio di piacere e il principio morale. Gli impulsi biologici sono in conflitto con le istanze culturali. La sua opera più “sociologica” può essere considerata “Il disagio della civiltà”. Brim, socializzazione infantile e socializzazione adulta Brim distingue la socializzazione in infantile e adulta, un altro modo per dire primaria e secondaria. SOCIALIZZAZIONE INFANTILE SOCIALIZZAZIONE ADULTA Sviluppo di motivazioni e competenze generali e Sviluppo di capacità specifiche, come quelle di base, come obbedire, essere educati lavorative Formazione di valori stabili: ciò che si riceve Formazione di comportamenti non definitivi, in età infantile rimane per tutta la vita si modificano a seconda del contesto (flessibilità dell’uomo) Adesione acritica alle regole Valutazione critica delle regole Obbedienza all’autorità, non immediata ma la Riconoscimento del conflitto di ruoli, anche si ottiene se si agisce come autorità tra persone diverse Socializzazione alla rovescia Solitamente la socializzazione prevede che sia la generazione adulta a socializzare le nuove, invece, nel caso di tecnologia e ambientalismo, sono le generazioni giovani a socializzare gli adulti. Sociologia generale, II semestre Risocializzazione Se la socializzazione è un processo continuo, significa che non avviene mai una volta per tutte, e quindi si ha anche l’esigenza di risocializzarsi. Accade nell’ambito della socializzazione secondaria, quando si è dentro la società attiva e ci si trova posti di fronte alla necessità di cambiare l’ambito di vita nel quale si è trascorso un gran numero di anni. Si deve affrontare la risocializzazione quando: 1. si cambia lavoro o modalità di esso (da ufficio a smart working) o azienda/organizzazione 2. si esce da un’istituzione totale. Durkheim potrebbe parlare di anomia strutturale, perché quando un individuo esce da un’istituzione totale si sente destrutturato. 3. si va a vivere all’estero Risocializzazione significa quindi riapprendere una serie di competenze che servono per vivere in un contesto specifico in cui ci si sta inserendo. Abbiamo imparato ad essere flessibili e resilienti, cioè sempre pronti e capaci a risocializzarci → diventano fondamentali le soft skills, competenze trasversali che non sono ancorate a nessuna professione. Secondo Sennet “l’uomo contemporaneo deve essere flessibile”, deve aggiustare e modulare le proprie capacità in base alle esigenze. Ci sono anche casi estremi di risocializzazione, che coinvolgono quegli individui che si ritrovano all’interno delle istituzioni totali. In tutti questi ambienti (carceri, ospedali ecc), le persone vengono spogliate dalle loro abitudini, dalle loro routine, dai loro affetti e devono reinventarsi e adattarsi ad un nuovo contesto di vita. Socializzazione anticipatoria Si parla di questo tipo di socializzazione quando si assumono le caratteristiche comportamentali di un gruppo sociale prima di farne parte (bambini che fanno finta di lavorare). Le famiglie la utilizzano in maniera educativa, insegnando ai figli atteggiamenti utili per il mondo del lavoro. Ambiti di socializzazione La socializzazione interessa tutta la vita e agisce in diversi ambiti: ➔ lavorativo ➔ politico e religioso: la socializzazione in ambito politico e religioso un tempo veniva acquisita automaticamente, perché trasmessa dalla famiglia. Oggi le agenzie che dovrebbero orientare i giovani, non lo fanno più. ➔ familiare: secondo lo psicologo Charmet, nella postmodernità, la famiglia ha smesso di lavorare sulla trasmissione di regole e valori a favore degli affetti. Inoltre le famiglie lasciano sempre più gradi di libertà ai figli per mantenere una stabilità intra-familiare. ➔ vecchiaia: bisogna imparare ad essere anziani → ciò fa capire che c’è una socializzazione a tutte le età: ogni età ha delle aspettative sociali, ci si comporta in modo diverso rispetto all’età. Sociologia generale, II semestre Socializzazione al genere Siamo socializzati anche al genere, la socializzazione al genere è quel processo secondo cui ad ogni sesso corrispondono dei tratti ben deteerminati → la mascolinità e la femminilità sono modelli culturali che abbiamo attribuito ad una base biologica sessuale. Sono modelli culturali che tendono a replicare e riprodurre socialmente dei modelli di genere. Sui libri di scuola si trovano spesso esercizi che connotano in modo differente le figure femminili e quelle maschili (mamma stira e cucina, papà lavora e legge). Dati ISTAT sugli stereotipi cui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale Anche i dati ISTAT riportano la persistenza di alcuni modelli culturali relativi al genere. Tre paradigmi come diverse concessioni del rapporto individuo/società Elena Besozzi dice che quando si parla di socializzazione bisogna fare riferimento a 3 differenti modelli: 1. MODELLO FUNZIONALISTA-INTEGRAZIONISTA (Durkheim e Parsons) Secondo questo approccio la socializzazione ha il compito di costruire in maniera precisa e rigorosa il nuovo attore della società, non può essere lasciata al caso - altrimenti si arriva a una situazione di devianza e anomia - e deve avere esito positivo, pensano che la socializzazione possa fallire → deve avere compito ben identificato e normato. Modello secondo cui la società prevale sull'individuo, il rapporto di socializzazione è trasmissivo e il fine è conservativo → conformismo è un obiettivo utile e positivo, c’è consequenzialità e congruenza tra le agenzie educative. È necessario avere chiarezza dei valori che fondano la coesione sociale, un presidio di agenzie che propongano i valori ai nuovi membri (famiglia e scuola) e che le agenzie siano tra loro perfettamente allineate e in sintonia. Si parla di homo duplex, ovvero che si muove tra la sua natura individuale e la sua Sociologia generale, II semestre natura sociale. Tutto questo è necessario perché l’uomo, da solo, tenderebbe alla disgregazione. 2. MODELLO CONFLITTUALISTA (Marx e Weber) Secondo questo modello la socializzazione riproduce le diseguaglianze e le asimmetrie di potere presenti nella società. Ci si socializza quindi rispetto alla classe o al gruppo di appartenenza (e non all’intera società), inteso come portatore di interessi e valori particolari che come tali possono confliggere con quelli di altri gruppi. In questo modello giocano un ruolo fondamentale le variabili ascritte perché creano diverse condizioni di partenza. È importante ricordare che essere socializzati a un lavoro è sempre anche essere socializzati al livello di potere, prestigio e ricchezza che quel ruolo occupa all’interno della società Per Marx il conflitto è legato alle diseguaglianze che implicano ingiustizie e la società è divisa in due classi sociali distinte dal punto di vista economico. Per Weber il conflitto è più «fisiologico» e accettato e legato non solo a reddito (economia) ma anche alla competizione per il prestigio e il potere. 3. MODELLO INTERAZIONISTA O COMUNICATIVO (Weber e Mead) Secondo questo modello la socializzazione è un processo di negoziazione simbolica tra soggetti e società. Il rapporto individuo-società è bidirezionale ed è possibile l’innovazione culturale e sociale. La società è vista come intersoggettività e comunicazione: l’individuo non è soverchiato dalle forze sociali ma costruisce attivamente se stesso e la società nel suo insieme interagendo con i suoi simili. Status-ruoli Un ruolo è un insieme di comportamenti orientati secondo le aspettative proprie di un certo status, Smelser → I ruoli ricoperti in società sono sempre collegati a uno status, cioè la “posizione” occupata all’interno della società. Possono essere: ❖ Ascritti: si possiedono dalla nascita o per condizioni biologiche ❖ Acquisiti: dipendono dalle prestazioni che la persona svolge, dipendono da decisioni e scelte dell’individuo ❖ Formali (sanciti da leggi o titoli): sono formali gli status che la società ritiene si debbano tutelare, garantire con le leggi ❖ Informali Sociologia generale, II semestre Ruolo è insieme di comportamenti, atteggiamenti, prescrizioni, norme, modi di essere che la società associa a uno status: è la componente normativa dello status (doveri). A volte il confine tra status e ruolo non è chiarissimo: Smelser usa «musicista» sia rispetto allo status (in questo caso acquisito, prestazionale) e ruolo. Come distinguere status e ruolo? 1. Lo status indica chi è una persona (è immigrato, è adolescente, è anziano, è ingegnere, è musicista); definisce l’identità (sociale) 2. Ogni individuo può contemporaneamente avere più status per effetto della «pluricollocazione sociale», tipica delle società moderne 3. Il ruolo indica cosa una persona è tenuta a fare dal momento che occupa quel determinato status o meglio, quello che gli altri, la società si aspettano da lui in termini di comportamento per il fatto di avere un particolare status. Esistono quindi aspettative socialmente legittime rispetto ai ruoli 4. Queste aspettative possono essere formalmente o informalmente giustificate: nel primo caso esistono norme e leggi che prevedono sanzioni positive o negative (a seconda che si segua o ci si allontani dal ruolo); nel secondo caso le sanzioni sono di altra natura 5. A ogni status corrispondono diversi ruoli (il loro insieme è detto «complesso di ruoli») Pluricollocazione sociale Vivendo in diverse sfere, ogni individuo ricopre più status. Con pluricollocazione sociale si intende il raggruppamento di tutti questi diversi status. Es. Manuel Agnelli: membro di una band, scrittore, ha una casa discografica, è fidanzato/sposato, è quindi un coniuge, musicista solista, giudice di X Factor Complesso di ruoli Occupare una posizione prescrive diversi modi di comportarsi a seconda di attori sociali diversi con cui si interagisce → ad un solo status sono associati diversi ruoli, quindi diverse aspettative che possono anche essere in conflitto fra loro. Es. Allo status di musicista corrispondono più ruoli, Agnelli ha doveri nei confronti di: - Casa discografica - Pubblico - Altri membri della band Precisazioni sul concetto di status Ci sono status che valgono prevalentemente a livello micro (in alcune situazioni limitate nello spazio e nel tempo) Ci sono status che valgono a livello macro; che cioè si standardizzano e hanno valore più generale per tutta la società (in questo caso tendono anche a formalizzarsi) È sempre la cultura di una società a stabilire quali status guadagnano centralità e quali rimangono periferici La società moderna ha sempre dato centralità agli status connessi al lavoro e alla famiglia; nella società contemporanea c’è invece molto più relativismo e contano maggiormente le situazioni (da Parsons a Goffman) Sociologia generale, II semestre Uno status può comunque avere una «carriera» cioè passare da posizioni marginali a posizioni più centrali Per accorgerci della centralità di uno status basta osservare quanti elementi, materiali e immateriali di una società, sono legati a quello status Scegliere di identificarci maggiormente con uno status o con un altro è una decisione ad un tempo soggettivamente libera e socialmente vincolata SOCIOLOGIA DELL’EDUCAZIONE, CAPITOLO 46 La sociologia dell’educazione è la sociologia che studia in particolare la famiglia, ma soprattutto la scuola di ogni ordine e grado. Analizziamo i sistemi educativi. Studia la scuola come istituzione, si occupa dei processi educativi che avvengono all’interno dell’istituzione scolastica. Studia gli aspetti formali come il personale (alunni, docenti, personale amministrativo), materie, metodo di insegnamento, organizzazione (regole), tecnologie didattiche non il vissuto scolastico (nonostante sia importante e spesso si ricorda più dell’aspetto formale). La scuola è un’istituzione dal punto di vista dei valori e degli obiettivi di cui è investita, ma è anche un’organizzazione in quanto ogni istituto deve organizzare la propria vita scolastica. Possiamo così definirla come un insieme multidimensionale. La scuola è il luogo di socializzazione formale. Fino alla maggiore età la scuola costituisce l’ambiente prevalente nel quale si cresce e si passa la maggior parte del tempo. L’educazione serve a trasmettere il patrimonio di conoscenze di una società alle generazioni successive. Rapporto scuola-società La scuola si articola in vari aspetti: Processi di apprendimento: orizzontali, verticali, mediati/mediatizzati, ruolo dell’esperienza diretta Contenuti: valori, saperi, competenze hard e soft, idea di cittadino e di essere umano (in prospettiva laica se la scuola è pubblica), idea di società Strumenti (tecnologie) Attori e relazioni: educatori/educandi, scuola/extra-scuola (territorio e altre agenzie educative), società. Ogni scuola vive in un territorio sul quale insistono altre agenzie educative, con le quali può rapportarsi per coordinare una proposta formativa che può essere una risorsa Tutte queste dimensioni sono passibili di analisi sociologica perché innanzitutto tutte collegate tra loro, in quanto se ho la possibilità di usare strumenti e tecnologie informatiche sarò più portato di sviluppare alcune modalità didattiche legate all’esperienza diretta, costruzione di contenuti ed esperienza diretta. Ma non è solo una questione di dotazione tecnologiche, in quanto serve avere anche un personale di docenti aperti all’uso di queste tecnologie. Le mode e le tendenze culturali che si sviluppano nella società entrano anche nella scuola. Questo perché la scuola vuole formare un individuo che sia in grado di muoversi ed inserirsi nella società. Quindi una scuola che non dà competenze, è una scuola che ha Sociologia generale, II semestre fallito nella sua missione, che non è solo quella di formare dei lavoratori ma degli individui che sanno inserirsi nel contesto sociale. La scuola è doppiamente oggetto della sociologia in quanto: 1. Considerata come un ambito e un mondo in sé, con le sue relazioni, contenuti e metodi 2. Tutto ciò che c’è al suo interno può variare e cambiare in base alle trasformazioni più generali che ci sono all’interno della società. Quindi la sociologia dell’educazione si occupa di studiare il rapporto tra scuola e società, cioè vuole vedere come le trasformazioni sociali e culturali più ampie agiscono all’interno del mondo scolastico in tutte le sue dimensioni. È stata riprodotta un’enorme quantità di studi sull’argomento, ma è possibile ricondurre tale corpus a una qualche unità, mettendo in evidenza due grandi linee direttrici: l’interesse antropologico-culturalista il focus su giustizia ed uguaglianza La persona come medium e forma dell’educazione La persona umana è il mezzo attraverso cui l’educazione di svolge e, al contrario, l’educazione mira a trasformare i soggetti. Secondo Durkheim, i contenuti dell’educazione corrispondono all’esigenza della società di continuare ad esistere. La società che il sociologo vede nascere con la modernizzazione europea, richiede caratteristiche quali lo spirito di disciplina, l’attaccamento al gruppo sociale e l’autonomia individuale. Questi sono quindi i principi educativi centrali che la scuola deve trasmettere. Inoltre, l’educazione va impartita nelle scuole statali, perché solo esse possono creare un “tipo nazionale” uguale per tutti. Ovviamente l’educazione avviene in vari ambienti sociali, anche al di fuori delle scuole. Anche Weber nota che nell’Europa moderna ci sono due tendenze fondamentali alla base della società: la razionalizzazione e l’individualizzazione. Weber introduce anche l’idea che la stratificazione sociale, le classi e i ceti abbiano interessi specifici che si rispecchiano nelle istituzioni educative. Scuola: promuovere l’uguaglianza di contro alle differenze ascritte L’altro grande tema che ispira la sociologia dell’educazione è l’uguaglianza. I sistemi educativi dovrebbero trasmettere conoscenze e competenze e al tempo stesso valori e norme, che riducano al minimo le differenze di partenza, che i bambini portano con sé dalle origini familiari (ascritte). Le scuole, quindi, dovrebbero basarsi solamente sulla meritocrazia Inoltre, è un possibile strumento di valorizzazione dei ruoli acquisiti, cioè quei ruoli che sono potenzialmente accessibili a chiunque. Da questo punto di vista, la sociologia ha sottolineato un deficit del sistema, in quanto le scuole di molti paesi europei non sono state all’altezza del compito. Infatti, i sistemi educativi sono stati pensati per riprodurre gli interessi delle classi sociali dominanti. Il linguaggio e gli atteggiamenti usati a scuola sono vicini a quelli delle classi dominanti e sono funzionali a riprodurre anche nel mondo del lavoro gli interessi di queste ultime. Sociologia generale, II semestre Dire che una società è moderna significa che procede dall’ascrizione all’acquisizione. In quanto l’uguaglianza sta a significare: far in modo che le differenze non pesino sul futuro dell’individuo. Per questo motivo la scuola attraverso la sua azione formativa deve cercare, per quanto possibile, di annullare o contenere le differenze ascritte. Emerge sempre di più l’esigenza di personalizzare l’educazione e l’istruzione. Da un lato si cerca di adattare il processo educativo alle singole persone, mentre dall’altro si cerca di fare in modo che le persone, durante il loro processo educativo, vengano coinvolte talmente tanto da evitare che alcune condizioni sociale le

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