Summary

This document is a chapter from a sociology textbook. It introduces the concepts of sociology, explaining its study of the relationship between individuals and society. It examines social actors, individuals, and societies, different types of social relations, and concepts like social constraints, social consensus, and social change. The text also covers sociological perspectives and theoretical contributions, including foundational figures like Comte, Spencer, Marx, Durkheim, and Weber, highlighting their work, theories, and arguments.

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SOCIOLOGIA Capitolo 1 - La sociologia nel mondo globale Cos’è la sociologia? La sociologia è uno studio sistematico e che quindi usa un metodo, organizzato e strutturato in una serie di parti che studia il rapporto fra individui e società. In ogni relazione ci sono delle regole che sono intessute...

SOCIOLOGIA Capitolo 1 - La sociologia nel mondo globale Cos’è la sociologia? La sociologia è uno studio sistematico e che quindi usa un metodo, organizzato e strutturato in una serie di parti che studia il rapporto fra individui e società. In ogni relazione ci sono delle regole che sono intessute nelle aspettative reciproche su come si aderisce alle regole di questo gioco. Le relazioni possono essere tra individui e società: fra due individui si parla di una relazione biunivoca, fra più individui si parla di una relazione di sistema, quindi attori sociali. Attore sociale: agisce nel collettivo all’interno del sociale (che sia una squadra, un ente, un’università, un’impresa, un’organizzazione…). Individuo: agisce all’interno della società (singolo). Lo si riconosce per la sua unicità rispetto agli altri ed è caratterizzato per essere unico rispetto a tutte le altre persone sulla faccia della Terra. Ognuno può reagire alle sollecitazioni in maniera diversa, siamo nati per essere differenti. La società è composta da attori sociali e individui che hanno pulsioni, un loro punto di vista, esperienze pregresse e comportamenti differenti, rendendo la ricerca molto complicata. Apparteniamo tutti a una società umana che è divisa in tante piccole stratificazioni: esse sono delle sotto-società con visione orizzontale con le loro regole di funzionamento. Le società possono cambiare nel tempo, portando a una sua evoluzione e rendendola così differente. La società è un insieme di parti, di soggetti che interagiscono all’interno di opportunità e vincoli. Vincolo: può essere giuridico, etico, morale, interno (es. famiglia), esterno. La socializzazione consiste nell’attuare dei vincoli differiti nei confronti di un individuo. 1 Un individuo viene definito deviante nel momento in cui non rispetta più le regole del gioco, perde il consenso e questo può succedere all’interno di microsocietà e di macro società. Consenso sociale: individuo riconosciuto come qualcosa di bello, come un esempio. Se lo blocco, creo un vincolo. Gli attori sociali si influenzano tra loro, influenzano le microsocietà che a loro volta influenzano altri individui, creando un circolo. La prospettiva sociologica e sociologia come disciplina La sociologia è un modo per guardare, discutere, conoscere la società ed è una scienza empirica, facente uso del metodo scientifico. Tutti tirano e mollano (conflitto e consenso) leve nei confronti degli altri individui della società, rendendo così impossibile un equilibrio. Il sociologo unisce i puntini man mano che avanza con l’analisi e costruisce delle teorie (lettura sistematica di un fenomeno sociale) per poter costruire delle spiegazioni in merito al fenomeno preso sotto esame. Wright Mills nel 1959 coniò l’espressione “immaginazione sociologica” sostenendo di poter guardare alla società e costruire una lettura analitica senza aver guardato prima i dati, potendo fornire una lettura critica convincente (con anche visioni alternative). Una teoria sociologica è una lettura della nostra società rispetto a un fenomeno o classe di fenomeni. L’obiettivo è spiegare, comprendere le cause che portano a determinati fenomeni sociali e il senso che gli attori sociali danno a quel particolare fenomeno. Teorie strumentali: per esempio mi iscrivo a scienze politiche per trovare un buon lavoro. Teorie vocazionali: per esempio mi iscrivo a scienze politiche perché i corsi penso possano offrire molto per il mio bagaglio culturale e morale. Il senso comune è un prodotto della cultura, “il buon senso dell’uomo della strada, il buon senso della nonna”. Nasce su un prodotto semplificato dell’esperienza e non si interroga su quale potrebbe essere il metodo giusto per analizzare, si affida a degli stereotipi. Profezia che si auto adempie: faccio mia una diceria influenzata dal senso comune senza controllare 2 e seguo quella strada. Il senso comune può essere fuorviante perché può influenzare le nostre abitudini politiche e sociali. Fa uso di un linguaggio rigoroso, evita gli errori logici (no sineddoche) e utilizza un certo rigore nell’applicazione di costruzione e analisi dei dati. Assoluto criterio di demarcazione tra i “discorsi da bar” e le fonti certe. L’ascesa della modernità Strutture sociali che hanno iniziato a esistere con l’ascesa della società moderna. Sono avvenute tre rivoluzioni: la rivoluzione culturale con scienza e illuminismo, la rivoluzione politica con l’ascesa della democrazia e la rivoluzione economica e sociale con l’avvento del capitalismo industriale e l’urbanizzazione. Il potere politico nel medioevo era strutturato da mestieri semplici come il contadino, l’artigiano, il sacerdote, il cacciatore, il mercante, ecc... Era mancante una produzione standardizzata, facendo sì che il set di ruoli fosse limitato. Questo sistema ha avuto vita fino alla prima rivoluzione industriale, quando il processo di costruzione professionale è mutato, dando specifiche mansioni a ognuno e facendo sì che si specializzi. Il capitalismo industriale invitava i lavoratori a vendere la loro manodopera in cambio di un salario per poter acquistare un posto in cui vivere, altri beni primari e beni di consumo. Con l’avvento dell’illuminismo vennero messe in discussione la religione e la Chiesa; esso era un movimento intellettuale del XVIII secolo che univa alla fede, al libero arbitrio e ai diritti la logica delle scienze naturali. Non era contemplato per loro che per fede si accettasse il mondo fisico e sociale senza averli posti prima alla luce della ragione. Le evoluzioni conseguenti alla rivoluzione americana, la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale portarono per certi aspetti a una società più equa e a un miglioramento delle condizioni di vita, ma non sempre sono state positive. Dalla società moderna alla società post-moderna Nella società moderna i media hanno conosciuto la loro origine, con la carta nell’800 e con la tecnologia a inizio ‘900. In Italia, per esempio, verso gli anni ‘50 la televisione ha avuto 3 anche un ruolo educativo, insegnando agli spettatori le basi dell’italiano. I media sono uno strumento di comunicazione, ma anche uno strumento di manipolazione delle masse. E’ in atto uno sviluppo sempre più forte del concetto di consumo grazie a un metodo di produzione standardizzata e c’è stato in un momento di grandissima espansione economica nel secondo dopoguerra. Oggi abbiamo diminuito i tempi in tutti i campi per esempio nei viaggi e nella comunicazione, grazie all’ausilio della tecnologia. Esempio: covid e butterfly effect. I mercati non sono più isolati e di conseguenza uno influenza l’altro. Nella società postmoderna ci sono meno morti, si muore più tardi e le famiglie che non seguono più la scia tradizionale delle famiglie di una volta. Purtroppo abbiamo una scarsa capacità a interagire con questa diversità, con una società iper differenziata, iper plurale, iper complessa. Le istituzioni sociali diventano sempre più deboli e poco credibili. Processi di omologazione, città sempre più simili l’una all’altra. Le guerre sono cambiate, oggi per esempio si parla di guerre economiche. E’ stato abbandonato il paradigma illuminista: per esempio negli anni ‘60 i film più in voga erano quelli di fantascienza, portando poi a un ritorno della religione. Negli ultimi anni il livello di spiritualità si è abbassato. Oggi si verifica il fenomeno del capitalismo della rete e delle informazioni. Capitolo 2 - Le prospettive teoriche Come nasce la sociologia: Comte e Spencer I concetti base del dibattito sociologico sono cultura, struttura e potere. Per Comte noi siamo degli ingegneri sociali per progettare in modo efficace la società. Per Spencer la società dovrebbe essere un insieme di parti, come una macchina che evolve e che tutte le parti lavorino insieme, alcune più importanti altre meno. Per Comte la sociologia è una rigorosa scienza della società e la società è un insieme di persone che si riorganizzano secondo una tensione evolutiva, influenzando i processi per cambiare gli ordini di queste dinamiche (dinamica sociale). Si domanda anche su cosa si fonda la stabilità sociale in un determinato momento storico (statica sociale). Per lui bisogna capire come le persone si rapportano l’una con l’altra, come si muovono all’interno 4 della società, quali sono le forze che producono il cambiamento, perchè portano al cambiamento e perchè ci sono anche forze che vogliono impedire il cambiamento, che agiscono al di sopra degli individui. Spencer è più vicino alla biologia e cerca di capire com'è fatta la società seguendo l’idea di organismo sociale, formata da parti separate, introducendo il concetto di funzione e come mantengono in vita l’organismo nel suo complesso. Lui metteva in risalto la struttura globale della società, studiando le funzioni dei diversi elementi e interessandosi all’evoluzione della società e al cambiamento delle parti nel corso del tempo. Per lui i governi dovevano limitare i propri interventi, sostenendo il concetto di “sopravvivenza del più forte” (darwinismo sociale). FUNZIONE=BISOGNO. I tre padri fondatori: Marx, Durkheim e Weber La sociologia diventa sempre di più un momento di pensiero sempre più standardizzato, avvicinandosi al ‘900. Marx fatica a spiegare gli equilibri sociali mettendoli in relazione al concetto di produttività. il suo principale quesito è perchè nella società ci debba essere una diseguaglianza, chiedendosi come mai non riusciamo a raggiungere l'eguaglianza. Produttività è quell’insieme di pezzi prodotti dal singolo operatore in un’unità di tempo. Alcuni godono dell’aumento di produttività più degli altri, dopo aver investito un capitale, ottenendo i mezzi di produzione e cercando di ricavarne un guadagno, avvantaggiandosi su coloro che fanno funzionare i mezzi di produzione (proprietà privata dei mezzi di produzione e lavoro salariato). Marx parla di alienazione del lavoro, togliendo l’oggetto prodotto all’operatore e dandogli solamente il salario. I proletari si rendono conto di essere in maggioranza rispetto ai capitalisti, cominciando a scioperare e anche diventare gruppi di militari. Per Marx è inevitabile che prima o poi quando il capitalismo arriverà al suo picco di massima produzione crollerà, portando a una rivoluzione proletaria. Esistono sovrastrutture come la religione e la cultura e altri elementi strutturali non concreti che c’entrano con la nostra cultura. Lui parla dei movimenti sociali cominciando dalle condizioni necessarie che portano al cambiamento dell’organizzazione sociale e pensa che la struttura costruisca il nostro modo di agire. Il potere economico per lui poteva influenzare altri aspetti della vita 5 sociale, compresi i governi e le istituzione culturali, mettendo in luce anche l’interazione tra struttura e azione. Durkheim è quello a cui si dà più merito come padre fondatore della sociologia: egli è inserito nel mondo post-illuminista e vuole capire come la società si è integrata. Lui si rivolge al mondo di una determinata cultura e di una determinata società, facendo riferimento al tessuto normativo dove le leggi sono scritte e dove siamo sempre più socializzati. Durkheim scrisse “Le regole del metodo sociologico”, volto a stabilire un metodo sistematico di analisi e interpretazione della realtà sociale. Si preoccupò inoltre del problema della solidarietà sociale (definita anche integrazione sociale) e cioè dei legami collettivi che uniscono le persone. La società è retta da valori culturali condivisi e una volta che gli individui li hanno interiorizzati divengono il fondamento della solidarietà sociale. Solidarietà meccanica è definizione di una coesione sociale basata sull’esperienza condivisa e sull’identità comune (come lo stesso tipo di lavoro, una religione comune e usi e costumi simili), per via della divisione del lavoro dovuta a un’economia più complessa, la specializzazione di un mestiere per ogni persona, e quindi all’aggregazione di molti più gruppi differenziati in base a cultura, religione e tradizioni diverse. Basandosi sulla teoria dell’organismo sociale di Spencer conia l’espressione di solidarietà organica, secondo la quale il collante sociale rispecchia l’organismo vivente con i suoi componenti specializzati all’unisono. Noi dipendiamo gli uni dagli altri, per questo è possibile una coesione sociale. Durkheim penserà a come funziona il suicidio come fenomeno sociale. Le sue teorie vanno all’assenza di un tessuto regolativo convincente che faccia funzionare la società e le teorie interiori. Esistono vari suicidi, tra cui quello altruistico: in alcune società immolarsi di fronte al fuoco nemico ti rende eroe, perchè stai celebrando il fatto che all’interno di un tessuto regolativo molto forte hai fatto una cosa considerata bella, come un esempio per la società. Questo può accadere quando esiste un modello regolativo molto forte. Esistono situazioni anomiche (senza regole) dove per lui il tasso di suicidi è più alto (es. protestanti con tessuto regolativo meno forte, tasso di suicidi più alto rispetto ai cattolici). ll suicidio anomico deriva dal fatto che le persone si trovano da sole senza poter affrontare una situazione complessa in quanto il tessuto regolativo non insegna come rapportarsi con gli altri, cultura debole. L’anomia per Durkheim rappresenta una chiave di lettura per varie società, per 6 capire anche il livello del tessuto regolativo, più cresce più è stabile e più è stabile più c’è una figura che li guida ma poi decresce la capacità degli individui di poter sfuggirgli. Weber non si definisce sociologo, era uno storico economico con una grande capacità filosofica. La sua ricerca più importante è capire come l’etica protestante abbia interferito con la storia dell’umanità, favorendo lo sviluppo capitalista. Per lui la dottrina sociale cattolica rappresenta un insieme di regole anche sul comportamento economico che è molto stringente e che se non ci si conforma a quelle regole si è fuori da quella morale, mentre per i protestanti l’uomo è più incline al male ma può aspirare alla sua vocazione, quindi fare ciò per cui è più portato e per cui si sta impegnando. Per il protestantesimo e il calvinismo non è un male essere capitalisti, imprenditori, dal momento che è inseguire la propria vocazione. Dice che quello che noi osserviamo all’interno della società come fenomeni sociali, sono il prodotto di scelte personali degli individui sulla base di una dotazione di senso per una lettura di quello che è praticabile e non praticabile, cosa è auspicabile e cosa non lo è. ➔ Teoria dell’azione degli individui, teoria dell’azione razionale e teoria dell’azione tradizionale: si riferiscono a una razionalità che fa rimento allo scopo o ai valori. ➔ Teoria dello scopo: mi fa agire in maniera strumentale analizzando vincoli e possibilità per potermi avvicinare a quell'obiettivo. ➔ Teoria dei valori: mi fa scegliere di agire per far sì che i miei valori siano massimizzati. Le varie teorie sociologiche La sociologia è un insieme di teorie che sono state sottoposte a livello empirico e che continuano a evolvere. Le teorie rispondono ai perché e aiutano a spiegare i dati o le prove: infatti una teoria sociologica è un insieme di principi e affermazioni che spiegano il rapporto fra i fenomeni sociali, aiutandoci a spiegare il comportamento umano nella sua complessità. Una teoria non è soltanto un’intuizione o un’opinione personale, ma va sottoposta al fine di controllare che sia coerente con i dati raccolti. Le teorie non sono stabili nel tempo ma evolvono e alcune vengono abbandonate se i dati empirici ne contraddicono ripetutamente una, facendo sì che sopravvivano solo le idee più utili. Le 7 teorie multifattoriali molto spesso forniscono un quadro più dettagliato rispetto a una teoria monofattoriale, dal momento che se prese in esame teorie differenti abbiamo una varietà maggiore di spiegazioni per un fenomeno sociale. Noi vogliamo capire le dimensioni chiave delle teorie sociologiche, tra cui consenso e conflitto, realtà oggettiva e soggettiva e analisi microsociologiche e analisi macrosociologiche. Dimensioni chiave Il conflitto comprende la tendenza di tensioni e dispute nella società dovute a una distribuzione ineguale di risorse scarse e che possono portare a un cambiamento sociale. Il consenso è sostanzialmente la solidarietà e la cooperazione, accompagnati dalla presenza di valori e interessi condivisi che possono portare a una stabilità sociale. Il conflitto può portare a un certo grado di consenso nel momento in cui, per esempio, si insidia una guerra e la popolazione è riunita da uno spirito patriottico e nazionalista, di coesione. Il consenso può essere mascherato e in profondità si possono celare delle tensioni latenti che diventano palesi nel momento in cui si esprimono in un conflitto aperto. Le condizioni oggettive sono gli aspetti materiali della vita sociale, come i media, le istituzioni, ecc… La dimensione soggettiva è il mondo delle idee che include la nostra coscienza di Sé, i valori e i sistemi di credenze. Ultima dimensione, ma non per importanza, è quella dei diversi livelli di analisi. L’analisi microsociologica si basa su fenomeni sociali su piccola scala, di solito proposti vis-à-vis. L’analisi macrosociologica si basa su fenomeni su larga scala, come i trend economici, politici e demografici. L’analisi mesosociologica è focalizzata su un punto qualsiasi fra fenomeni sociali molto ampi e molto piccoli, come organizzazioni o istituzioni. La struttura sociale definisce come gli individui si comportano, quindi una caratteristica circolare, e vincola le azioni degli individui, che a loro volta agendo possono modificare, creare o riprodurre le strutture sociali. La cultura è l’insieme di valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggi, comportamenti e oggetti materiali condivisi da un gruppo e trasmessi socialmente da una generazione all’altra. La struttura è composta da modelli ricorrenti di comportamento nella vita sociale che esistono a qualsiasi livello – dalle nostre interazioni con gli altri all’economia globale – e spaziano da modelli informali a organizzazioni e istituzioni più formali. Il potere è la capacità di raggiungere un obiettivo 8 prefissato malgrado l’opposizione degli altri, un’idea complementare che è la capacità di imporre a qualcuno qualcosa che non avrebbe fatto senza la tua imposizione: è un modo per definire i rapporti sociali e crea sempre dei gruppi che hanno vantaggi oppure abolirli. In realtà sono teorie dell’azione che prevedono che il concetto di potere si declini in maniera diversa in merito al tipo di inclinazione che la società ha. Le teorie struttural-funzionaliste Le teorie struttural-funzionaliste sono teorie prevalentemente macro, ma anche micro. La teoria struttural-funzionalista può essere applicata a qualsiasi gradino della società, è una teoria sistemica, è LA teoria sociologica. Questa teoria spiega come si forma il consenso all’interno della società. Prende le sue radici da Spencer e Durkheim: l’idea è che ogni parte, ogni struttura, ogni ruolo, è lì perché risponde a una funzione specifica che gli è stata consegnata per via dell’evoluzione sociale. Il maggior sostenitore delle teorie struttural-funzionaliste è stato Talcott Parsons nella metà del XX secolo negli Stati Uniti. Egli infatti sosteneva che la società fosse formata da parti interdipendenti e che se fosse venuta a mancare una parte, un’altra per compensazione avrebbe preso il suo posto. Quest’ultimo affermava che qualsiasi organizzazione sociale dovesse adempiere a diverse funzioni chiave per sopravvivere, come insegnare i valori di un gruppo alla società. Le teorie struttural-funzionaliste vennero poi divise in funzioni manifeste, le quali hanno conseguenze riconosciute e volute dei fenomeni sociali e le funzioni latenti, conseguenze in gran parte non riconosciute e non volute dei fenomeni sociali. Alcuni fenomeni possono essere disfunzionali in quanto disturbano il funzionamento di un sistema nel suo insieme. Ogni pezzettino della società deve rispondere a questa funzione, è una teoria meritocratica. Le teorie marxiste sono per definizione macro, quelle weberiane sono micro-fondate e spiegano come si producono effetti macro a volte non intenzionali. Teorie del conflitto Le teorie del conflitto si concentrano sui conflitti, sul potere e sulle disuguaglianze dovute alla competizione per le risorse scarse ritenute più importanti. Affondano le loro radici in Marx e Weber. Le persone per soddisfare i loro bisogni nell’approccio del conflitto cercano di includere più beni materiali possibili (come una casa, del cibo e un buon posto di lavoro) e anche beni meno tangibili, come la libertà e il rispetto sociale. Dal momento che si tratta 9 di risorse limitate si possono arrivare a formare dei gruppi sociali che possono finire in competizione e portarli al conflitto. Le teorie del conflitto pongono il potere al centro della vita sociale perché chi lo detiene ha spesso vantaggio sugli altri e sulle risorse. I gruppi sociali durante questi conflitti si avvalgono delle idee e dei valori culturali per promuovere la loro lotta, molte volte anche ponendosi alla cultura dominante che spesso sostiene e giustifica le disuguaglianze esistenti. L’interazionismo simbolico L'interazionismo simbolico si focalizza su come le persone utilizzano i simboli condivisi e costruiscono la società in base alle loro interazioni quotidiane. George Herbert Mead analizzò come sviluppiamo il nostro Sé grazie alle interazioni con gli altri e all'auto riflessione. Ervin Goffman dimostrò che la vita è come un’opera teatrale in quanto gli attori interpretano un ruolo all'interno della società. Queste teorie sono associate alle dimensioni soggettive della vita sociale e che le interazioni avvengono tramite simboli culturali, come le parole e il linguaggio non verbale del corpo. Gli individui grazie all’interazione riescono a sviluppare un senso di Sé e comprensione della realtà condivisa con gli altri influenzata dalle persone che hanno più potere. L’interazione quotidiana crea o modifica i modelli della società, portandola a un’instabilità innata e in continuo mutamento. Le persone hanno un ruolo attivo nella produzione e riproduzione della società. Teorie femministe e di genere Le teorie di genere sono incentrate sulle disuguaglianze sociali legate alle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile nella società. La teoria femminista della differenza sottolinea come la conoscenza fosse costruita da una particolare prospettiva e come le differenti esperienze delle donne dovessero essere prese in esame per avere una costruzione più accurata della società. Venne riconosciuto poi come le esperienze femminili variassero in funzione di etnia, classe e orientamento sessuale, mettendo in luce anche come il corpo femminile sia bersaglio di lotte sociali che comprendono sessualità, canoni di bellezza, violenza, diritto alla riproduzione e salute. Questa teoria ha prodotto con il passare degli anni opere sugli uomini, sul genere e sulla sessualità, rivelando quanto le nostre idee sulla mascolinità e sul sesso siano un costrutto sociale. 10 Quattro sociologi contemporanei essenziali: Bauman, Beck, Touraine e Bourdieu Bauman definisce l’attuale fase storica come modernità liquida, cioè la fase più avanzata della modernità caratterizzata dalla dissoluzione delle vecchie istituzioni e delle affermazioni di modi di vita più fluidi e cangianti, seguendo un metodo di analisi fondato sull’ambivalenza e cioè una situazione sociale caratterizzata dalla compresenza di tendenze contraddittorie, instabili e mutevoli. Per lui la società dei produttori incarnare i principi della modernità: le persone erano occupate come produttori e soldati e stabiliva le regole dei comportamenti che erano costrette a rispettare per raggiungere un obiettivo prefissato. La società dei consumatori invece contraddice la società dei produttori, cercando la gratificazione immediata, dove la vita è organizzata intorno al consumo, priva di norme e induce i membri alla consumazione. Il lavoro per esempio è diventato qualcosa di casuale e fortuito, senza pretese sul salario e sui diritti. La società dell’incertezza è un assetto sociale dominato dall’instabilità e dalla stigmatizzazione della marginalità, dove si cerca di creare un mondo senza vagabondi e per ottenere questo si cerca di orientare la politica e l’opinione pubblica della criminalizzazione della povertà in modo da esorcizzare le proprie angosce esistenziali. Così vengono definiti i “nuovi poveri”, una sottoclasse, i senza tetto, gli immigrati e i mendicanti, che non appartengono a nessuna classe e non hanno nessuna possibilità di essere riammessi alla società perché considerati inutili. Nessuna occupazione nella società dell’incertezza è garantita nel tempo e questo significa che siamo sempre più improntati verso l’individualizzazione dove il cittadino è costretto a cercare soluzioni a problemi che non ha provocato. I membri della società liquida sono incapaci di comportarsi responsabilmente nei confronti degli altri, ma da cui cercano di trarre il maggiore soddisfacimento senza dare nulla in cambio. Beck ci espone il tema del rischio e cioè l’effetto emergente imprevisto e potenzialmente dannoso legato a un processo sociale. La prima modernità fa riferimento a una società statale e nazionale caratterizzata dalla rapida industrializzazione, con continua occupazione e costante processo di modernizzazione, mentre la seconda modernità è la modernità composta dall’esasperazione del rischio, radicalizzazione del modello di sviluppo della prima modernità. Essa è quindi in grado di costruire la capacità di riconoscere il rischio, capire se intraprendere le nostre azioni basate su di esso. Beck definisce la società 11 mondiale del rischio come l’universalizzazione dei rischi che pervade ogni aspetto della vita sociale. La modernità riflessiva chiama al confronto costante e continuo con se stessa, sui propri errori, sulle proprie contraddizioni, con il proprio sistema di sviluppo e i suoi effetti collaterali. Se prima le incertezze della vita che prima venivano affrontate nell’ambito dell’unione familiare, della comunità e delle classi sociali, ora devono essere affrontate dagli individui stessi. Il rischio è diventato un rischio globale perché ogni invenzione, conquista o catastrofe riguarda il mondo intero (globalizzazione) e noi siamo tenuti a riorganizzare la nostra vita intorno a quel modello anche usufruendo di uno sguardo cosmopolita, dove non si considera più lo Stato-nazione come sistema di riferimento, ma locale-globale. Touraine è quello più vicino alle teorie marxiste. Lui sostiene che le società occidentali stessero entrando nella fase post-industriale dove il movimento operaio declinava mentre sarebbero cresciuti nuovi conflitti e nuovi movimenti, quindi definendo la società dai meccanismi e dalle tensioni intorno ai propri processi di trasformazione e alla disposizione di beni materiali e simbolici. Le azioni sociali e il rapporto che gli attori sociali costruiscono con esse sono responsabili della produzione delle strutture sociali che poi retroagiscono su questi ultimi. La società post-industriale è guidata dall’azione di grandi apparati tecnocratici e burocratici, dove le persone lavorano sulla base delle loro capacità di tipo intellettivo, quindi il settore terziario diventa dominante all’interno dei rapporti sociali. Non ci sono più sfruttati e sfruttatori, ma ci sono categorie di persone incapaci di organizzare un organismo di difesa dei propri interessi. L’evoluzione tecnologica ha costruito tantissimi sottoinsiemi sociali dove non esiste una vera e propria classe. Con la nascita e la crescita di nuovi movimenti che non sono legati ad un processo generale che ci lega tutti quanti, sono polverizzati in tanti contesti di conflitto ed è una caratteristica di conflitto che ha portato la globalizzazione e definisce un modello disgregativo. Idea di coesione di persone che da classe per sé, si sostituisce l’idea di tanti gruppi sociali che sono disgregati tra loro e che lasciano buona parte dei cittadini e attori sociali in situazione di individualizzazione e atomizzazione dei propri interessi. Una persona può simpatizzare per un movimento ma senza prenderne parte e questo si chiama universalismo delle differenze, non è possibile nessuna azione di tipo collettiva, se non azione specifica ad alcuni terreni di conflitto, non può esserci un’organizzazione sociale tale da poter cambiare il sistema e quindi nessun rinnovamento profondo. 12 Bourdieau si è occupato delle diseguaglianze sociali e dello strutturalismo genetico nell’analisi dei meccanismi di riproduzione degli assetti sociali come prodotto sia nella statica che nella dinamica sociale. Le strutture sociali sono in primo piano collegate al sistema delle disuguaglianze di classe mentre gli attori sociali agiscono all’interno del sistema dei condizionamenti delle relative culture. Viviamo in una società dove la violenza simbolica è quel mezzo di interiorizzazione di un dato assetto sociale per le disuguaglianze, marginalità e dominio vengono misconosciute e definite come “naturali”. Gli individui che sono soggetti a violenza simbolica non si accorgono di essere tali rafforzando la loro condizione come subalterni. La società riproduce dei modelli culturali di generazione in generazione come processo culturale dove le persone ereditano visioni del mondo, un paradigma valoriale e culturale, provenienti dal luogo in cui sono nati e cresciuti e questo ha come nome habitus. L’habitus influenza le nostre scelte ed è un prodotto che si costruisce nelle agenzie di socializzazione primarie, come la famiglia. La classe sociale non è l’unico fattore di spiegazione, pensa a quattro tessuti, capitale economico (risorse disponibili per interagire con il mercato), capitale culturale (insieme di abilità, di conoscenze e tecniche che vengono strutturate all’interno di un mondo sociale nuovo), capitale sociale (insieme della rete di informazione, quantità e qualità delle relazioni che le persone hanno) e capitale simbolico (appartiene a tutte le concezioni di status, stile di vita che parlano di noi e che si definiscono simbolo del nostro posizionamento sociale). Il campo sociale è uno specifico sotto-settore della vita sociale nel quale gli attori sociali sono collocati e agiscono per accaparrarsi il controllo delle risorse in modo spesso conflittuale e in base alle regole del gioco. Nel campo politico, il campo sociale si rappresenta più importante del capitale economico e il sistema di relazioni può permetterne la sua costruzione, come quello sociale e simbolico. Capitolo 3 - La sociologia come scienza empirica: la ricerca sociale Il processo della ricerca sociale Il sapere sociologico proviene dall’impiego di tecniche di indagine specifiche e che devono essere ritenute legittime dalla comunità scientifica, combinando tecniche seguendo varie 13 strategie e approcci teorici. Le indagini della ricerca possono presentare alcuni punti in comune, quelle delle fasi della ricerca che comprendono la scelta del problema di ricerca, quindi prendere in esame un particolare problema conoscitivo che lo studioso si pone in un determinato momento storico. A seguire poi l’elaborazione del disegno della ricerca, e cioè indicare i concreti passaggi che lo studioso deve compiere per interrogare la realtà e produrre nuova conoscenza. Una volta scelto il disegno di ricerca si procede ad andare sul campo e a raccogliere i dati necessari in modo sistematico, per poi codificarli e analizzarli secondo determinati protocolli che lo studioso reputa corretti. Infine lo studioso formula delle conclusioni che rispondono alle domande iniziali, ma che portano a porsi nuovi quesiti e quindi la ricerca ricomincia in maniera ciclica. Il processo della ricerca sociale ha una parte più teoretica (anche definita epistemologico-metodologica) dove si basano in ultima analisi le scelte del ricercatore e una più tecnico-pratica relativa al modo concreto in cui si fa ricerca sociale. Teoria scientifica e metodo La teoria scientifica è un insieme di concetti legati tra loro da specifiche relazioni, che punta a offrire una spiegazione razionale di uno o più fenomeni e che può essere sottoposta a controllo empirico. Il metodo è un percorso sistematico attraverso il quale una teoria è messa alla prova, mediante procedure codificate ed è una sorta di ponte tra le nostre idee sul mondo e il mondo stesso. I due approcci alla questione sono approccio deduttivo e approccio induttivo; l’approccio deduttivo (dal generale al particolare) è l’approccio in cui la teorizzazione procede la prova empirica, indirizzando l’intera attività di ricerca attraverso le definizioni dei fenomeni che fornisce e il quadro generale che ne deriva. E’ possibile giungere alla formulazione di generalizzazioni o leggi scientifiche in grado di descrivere e spiegare una determinata classe di fenomeni. L’approccio induttivo (dal particolare al generale) è l’approccio in cui l’osservazione precede la teorizzazione e quest’ultima deriva direttamente dalla valutazione dei risultati emersi dalla ricerca. Questo approccio fa riferimento all’empirismo. Positivismo sociologico ➔ Dimensione ontologica: il realismo ingenuo è la realtà che esiste ed è quella che appare immediatamente ai nostri sensi (anche realismo del senso comune). Il 14 realismo del senso comune da Galileo in poi punta a descrivere i fenomeni come sono al soggetto conoscitore nella loro materialità. ➔ Dimensione epistemologica: l’oggetto conosciuto (fenomeno) esiste indipendentemente dal soggetto conoscitore (mente). Il soggetto che osserva non influenza l’oggetto osservato e può coglierlo nella sua verità oggettiva. ➔ Dimensione metodologica: Il metodo scientifico per il positivismo è basato su osservazione ed esperimento, attraverso i quali è possibile individuare quelle leggi della natura che governano il mondo. Visione nomotetica per cui la visione scientifica è in grado di individuare queste leggi, il modo stesso in cui i fenomeni osservabili funzionano e possono essere spiegati con un principio di causa-effetto. Neo-positivismo Il neo-positivismo guardava alle scienze naturali e ai suoi principi come gli unici in grado di fornire un sapere certo sia nelle scienze empiriche che nella filosofia. ➔ Dimensione ontologica: Il realismo critico indica che la realtà esiste ed è oggettivamente conoscibile ma senza fare riferimento ai dati percepiti dai sensi umani. La verità è mediata dall’azione della mente e dalle sue categorie (Kant). ➔ Dimensione epistemologica: La realtà conosciuta soste indipendentemente dal soggetto conoscitore e è oggettivamente conoscibile e che il raggiungimento della verità sia un criterio limite. La scienza può condurre solo ad approssimazioni successive alla verità. ➔ Dimensione metodologica: Il metodo scientifico è ancora accreditato come l’ideale metodologico di riferimento. Esso ha un approccio deduttivo e fa un forte riferimento con grande importanza alla comunità scientifica. Ermeneutica L’ermeneutica è l’opera di decodifica delle motivazioni e dei significati posti alla base delle azioni sociali degli individui, per scoprire le origini e il funzionamento stesso di un determinato fenomeno sociale. 15 ➔ Dimensione ontologica: la realtà sociale è intrinsecamente costruita attraverso l’azione e il pensiero delle donne e degli uomini e non esiste indipendentemente da loro. La storicità rende la verità relativa e contestualizzata. ➔ Dimensione epistemologica: rapporto stretto tra soggetto conoscitore e soggetto conosciuto, senza la possibilità di una produzione di una conoscenza obiettiva libera dal condizionamento storico-sociale e dai valori di chi osserva e di chi è osservato. ➔ Dimensione metodologica: si cerca di comprendere e ricostruire le motivazioni base delle azioni degli attori sociali e come queste cambiano facendo riferimento a una sorta di empatia metodologica. La ricerca sociale in pratica Le informazioni sono gli elementi del reale che noi raccogliamo attraverso l’osservazione per farci un’idea di un determinato fenomeno. Le informazioni vengono riorganizzate poi in dati empirici, che a loro volta poi saranno utilizzati per trarre delle conclusioni al nostro studio. Le tecniche della ricerca sociale sono quell’insieme di procedure pratiche e sistematiche attraverso cui si raccolgono informazioni sui fenomeni sotto osservazione e si elaborano dati che ne conseguono. Vi sono due grandi tipi di indagini: quelle esplorativo-descrittive, che mirano ad aumentare le nostre conoscenze su un dato fenomeno e quelle esplicative che mirano a fornire una spiegazione del perché un dato accadimento si verifichi in un certo modo. La ricerca sociale può avvalersi di fonti informative primarie e fonti informative secondarie, dove le prime sono costruite direttamente dal ricercatore e che progetta appositamente per i propri scopi, perlopiù on field, cioè direttamente sul campo; mentre le seconde sono costruite da altri e non elaborate per gli scopi specifici della ricerca, perlopiù on desk, cioè con il lavoro da scrivania, quindi sistematizzando le informazioni raccolte da altri per ottenere il dato di cui si ha bisogno. Le tecniche quantitative sono tecniche basate su una matematizzazione delle informazioni, che forniscono dati espressi in un linguaggio statistico. Si produce il dato scientifico in modo artificiale da un ricercatore che rimane lontano e distaccato dalla situazione studiata. E’ presente un’attenzione alle proprietà degli attori sociali trasformate 16 in variabili, esse sono orientate all’ideale dell’esperimento e infine fanno uso di una generalizzabilità dei risultati e controllo dei passaggi utilizzati. Le tecniche qualitative sono tecniche basate sull’utilizzo del linguaggio naturale e del linguaggio oggettivo per analizzare e descrivere il mondo sociale, rinunciando all’uso della matematica. Fanno attenzione alla soggettività dell’attore sociale, anche alla relazione tra soggettività e costruzione dei fenomeni sociali. Esse sono orientate all’ideale dell’etnologo e c’è una minore distanza tra ricercatore e soggetti studiati, in quanto cercano di aderire il più possibile a una situazione naturale, volgendo alla ricchezza informativa e alla profondità di ciò che è restituito dall’indagine. Tecniche di ricerca quantitativa Il disegno di ricerca quantitativa si articola in otto punti: 1. la ricognizione della letteratura disponibile e la discussione critica; 2. la scelta di una teoria di riferimento su cui basare le ipotesi e i concetti da utilizzare; 3. l’operazionalizzazione, cioè la scelta delle dimensioni, indicatori , indici e variabili; 4. la scelta dello strumento di rilevazione e la sua costruzione; 5. la scelta della popolazione da studiare e selezione del campione; 6. la rilevazione tramite interviste strutturate; 7. l’analisi statistica dei dati; 8. l’interpretazione dei risultati e ritorno alla teoria e alle ipotesi di partenza. Nella ricerca quantitativa lo strumento di rilevazione più utilizzato è il questionario a risposte chiuse, cioè un formulario contenente domande preconfezionate dal team di ricerca che prevedono alternative di risposta date. Il questionario può essere rivolto vis-à-vis tramite l’ausilio del computer, del telefono (compilato dall’intervistatore) o di internet (compilato dall’intervistato). La funzione che aiuta a formulare le domande è l’operazionalizzazione e cioè il processo tramite il quale i concetti teorici sono trasformati in indicatori, indici e variabili. Ogni variabile può essere ricondotta a quattro categorie di misurazione: ➔ Nominale: le sue modalità sono qualitative ed è possibile solo conteggiarle (esempio: genere dell’intervistato); 17 ➔ Ordinale: le modalità sono anch’esse qualitative ed è possibile sia ordinarle che conteggiarle (esempio: titolo di studio); ➔ A intervalli: le modalità sono quantitative ed è possibile sia conteggiarle che ordinarle, potendo svolgere anche operazioni come addizione e sottrazione, partendo da un punto zero, capendo anche a quanto distano l’una dall’altra ➔ Di rapporti: oltre a poter svolgere addizione e sottrazione, possiamo anche svolgere moltiplicazione e divisione, sempre partendo da un punto zero. La validità di uno strumento di misurazione è il grado in cui le differenze di punteggio riflettono autentiche differenze tra gli individui relativamente alle caratteristiche che cerchiamo di misurare, non errori costanti o casuali. Ci sono tre modi per verificare la validità di uno strumento: la prima è la validità apparente, dove lo studioso che studia un dato fenomeno applica determinati concetti e poi decide se lo strumento utilizzato è valido; la seconda è la validità mediante criterio, dove i dati provenienti da un nuovo strumento vengono confrontati con un vecchio strumento dato per valido; la terza è la validità per costruzione dove si costruiscono due indici, dove se i risultati del secondo sono uguali a quello del primo allora lo strumento è valido per costruzione. Mentre l’attendibilità è la proprietà per cui vi è un collegamento effettivo tra variazione della misurazione e variazione del fenomeno osservato ed è molto difficile da stabilire. Un campione è un insieme di soggetti appartenenti alla popolazione oggetto di studio rappresentativo della popolazione stessa. I campioni costruiti in base alle regole della teoria statistica sono detti campioni probabilistici, composti da soggetti della popolazione la cui probabilità di estrazione è nota e uguale per essere estratti, mentre i campioni non probabilistici sono composti da soggetti della popolazione la cui probabilità di estrazione non è nota. Tecniche di ricerca qualitative Il ricercatore qualitativo prima seleziona le dimensioni che vuole indagare prima di agire, poi scende sul campo per raccogliere i dati in base alla tecnica scelta e poi utilizza la teoria per codificare i dati raccolti. La tecnica dell’osservazione partecipante prevede che il ricercatore acquisisca i propri dati attraverso l’osservazione della situazione, divenendo parte integrante di essa e del 18 gruppo. Di solito questi tipi di ricercatori di focalizzano su gruppi marginali o devianti o particolari subculture. Lo studioso può riscontrare tre difficoltà: prima fra tutte entrare a far parte del gruppo prescelto ed essere accettato al suo interno, poi mantenere il “doppio” di osservatore esterno ed interno e infine riuscire ad annotare i dati di quanto osservato in modo preciso a distanza di tempo. L’intervista qualitativa è una situazione speciale di interazione tra due persone in cui è possibile acquisire dati circa l’oggetto di un determinato studio. Essa può essere definita come una conversazione prodotta e guidata dall’intervistatore, si caratterizza per essere uno strumento aperto, flessibile e adattabile ai diversi contesti. L’intervista strutturata fa fede a uno schema di domande ben preciso con un determinato ordine, standardizzata. L’intervista semi-strutturata è condotta dall’intervistatore secondo una traccia di argomenti che avrà a disposizione per condurre l’intervistatore, ma senza seguire necessariamente un preciso ordine, quindi avendo massima libertà nel modo di organizzare l’intervista. L’intervista non strutturata non prevede domande precise, ma il ricercatore pone un’intervista libera, elaborando le domande sul momento stesso della conversazione. Il focus group è un’intervista qualitativa di gruppo che si basa su uno schema di discussione e sulla presenza di un moderatore. Di solito la discussione è in modalità informale e i partecipanti sono incoraggiati a esprimere liberamente le proprie idee e sensazioni sia sull’argomento principale che sugli altri. Mixed methods I mixed methods sono disegni della ricerca basati sull’uso di tecniche sia quantitative sia qualitative, perché diverse tecniche permettono di studiare diversi aspetti di un medesimo fenomeno, tenendo conto della concreta soggettività di un individuo e aspetti più generali dei vari fenomeni sociali. Ci sono tre diversi disegni della ricerca: il primo è quello quanti-qualitativo e cioè una ricerca prevalentemente quantitativa che con utilizza le tecniche qualitative come ausilio; le tecniche quali-quantitative fanno uso delle tecniche qualitative affiancate dai dati statistici di contesto o ricavati da un questionario strutturato e infine la tecnica del fully mixed e cioè utilizzare sia tecniche qualitative che tecniche quantitative per studiare un determinato fenomeno. 19 Esistono due dimensioni e cioè la funzione dell’integrazione con le diverse tecniche e l’ordine cronologico di utilizzo. La funzione di integrazione è il modo in cui vengono integrate in uno stesso disegno della ricerca quantitativa e qualitativa: essa è una funzione strumentale, dove quando una delle due tecniche predomina, l’altra è utilizzata per ampliare la base dati. L’ordine cronologico è l’ordine temporale nel quale in un’indagine di mixed method sono utilizzate tecniche di ricerca qualitative e quantitative. In quest’ultima dimensione le tecniche possono essere utilizzate in maniera parallela e anche in sequenza. Ambito spaziale Le ricerche sociali si possono svolgere all’interno di un ambito spaziale ben definito oppure mettere a confronto individui, gruppi o collettivi appartenenti ad altri ambiti territoriali. Questa è l’analisi comparativa che si basa sul confronto tra due o più collettivi spazialmente diversificati in particolarità tra più società nazionali. Quest’analisi può essere utilizzata per controllare un’ipotesi o come strategia per spiegare le cause di un fenomeno di più vasta portata. Ambito temporale Le ricerche che si svolgono in un lasso di tempo definito e attraverso un’unica rilevazione sono chiamate sincroniche o trasversali (studiano le caratteristiche di un fenomeno nell’esatto momento in cui si manifesta e mettono in secondo piano il fattore mutamento) mentre quelle che comportano ripetute rilevazioni nel tempo o che abbracciano un determinato arco storico sono dette diacroniche o longitudinali (si cerca di il fattore mutamento oppure ci si concentra solo su di esso). Se le fonti da cui attingiamo i dati sono storiche, allora si parla di approccio diacronico di sociologia storica, mentre con continue rilevazioni on field, si parla di indagini di trend (quando il campione osservato non è composto dagli stessi individui e le rilevazioni si svolgono sulle stesse dimensioni) e di indagini di panel (il campione appartiene alla stessa popolazione e gli individui sono gli stessi, così possiamo capire come cambiano gli attori sociali rispetto a un determinato tema o fenomeno). 20 Capitolo 4 - Cultura, istituzioni e processi culturali La cultura La cultura è l’insieme di valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggi, comportamenti e oggetti materiali condivisi da un popolo e trasmessi socialmente da una generazione all’altra. La cultura è parte integrante della società, cioè un gruppo di persone che vivono insieme in un territorio specifico e condividono una cultura. Infatti essa comprende sia elementi materiali sia elementi immateriali: la cultura materiale si riferisce agli oggetti fisici prodotti dalle persone appartenenti a una particolare cultura (comprende strumenti, abbigliamento, giocattoli, opere d’arte e abitazioni), mentre la cultura immateriale comprende le idee di una cultura, che includono i valori e le credenze, l’insieme delle conoscenze sul mondo e come orientarsi in esso, e gli standard o le norme inerenti il comportamento ritenuto corretto. Le idee e le pratiche di una cultura costituiscono un modo di vivere che influenza le persone nella loro quotidianità. Le forme della cultura Un valore è un principio profondamente radicato, o standard, utilizzato dalle persone per giudicare il mondo, in particolare per decidere che cosa sia desiderabile o significativo. Secondo una serie di studi sono stati identificati dieci valori distinti e condivisi da circa dieci Paesi nel mondo: potere; universalismo (apprezzamento e preoccupazione per tutta l’umanità); successo; edonismo (ricerca del piacere personale); benevolenza; tradizione; auto-affermazione; conformismo; autodeterminazione; sicurezza. 21 Per esempio, in società teocratiche come Iran e Arabia Saudita si dà molta importanza a valori come tradizione e conformismo, non apprezzando valori come autodeterminazione, auto-affermazione ed edonismo delle società occidentali. Le priorità di un certo gruppo rispetto a quelle di un altro possono portare a motivo di conflitto all’interno di una particolare società. James Davison Hunter definisce con guerra culturlea un disaccordo particolarmente significativo sui valori fondamentali e le posizioni morali presenti all’interno di una società. Le credenze sono specifiche convinzioni od opinioni che le persone accettano in genere come vere e sono profondamente influenzate dalla cultura alla quale appartengono. In genere l’importanza della religione in una cultura declina al crescere del livello di istruzione e del benessere materiale e questo è dato al processo di secolarizzazione. La conoscenza è l’insieme di informazioni, consapevolezza e comprensione che ci aiuta a orientarci nel nostro mondo. Essa viene anche definita dai sociologi come capitale culturale e cioè un complesso di conoscenze e di valori che viene trasmesso dai genitori ai figli. Lo shock culturale è l’esperienza di disorientamento dovuta alla mancata conoscenza di una situazione sociale non familiare. Le norme sono le regole o le aspettative di una cultura rispetto a un comportamento ritenuto appropriato e il comportamento che viola una norma è definito deviante. Esistono due tipi di norme: norme formali e norme informali, anche chiamate costumi. Le norme formali sono norme rigidamente applicate, con potenziali pene severe per chi le viola affrontando la pubblica vergogna o addirittura il carcere. Le norme informali sono abitudini di un gruppo comuni a una determinata cultura e difficilmente vengono apportate sanzioni a chi viola queste norme. Le idee di una cultura aiutano a plasmare il modo in cui le persone si orientano nel mondo e costituiscono una guida non scritta su cosa pensare e come comportarsi. Comunicare la cultura: simboli e linguaggio Un simbolo è qualsiasi cosa - un suono, un gesto, un’immagine, un oggetto - ne rappresenti un’altra. Un linguaggio, invece, è un sistema elaborato di simboli che consente 22 alle persone di comunicare tra loro in modi complessi. Esso inoltre permette di accumulare e immagazzinare informazioni, di trasmetterle ad altri e di plasmare una storia condivisa. Riprodurre la cultura: comportamenti Nel contesto della cultura i comportamenti sono azioni associate a un gruppo che aiutano a riprodurre uno stile di vita ben preciso. I comportamenti richiamano anche l’attenzione sulla differenza tra cultura normativa e cultura effettiva. La cultura normativa è ciò che gli appartenenti a una cultura dicono di essere i propri valori, le proprie credenze e le proprie norme. La cultura effettiva è ciò che gli appartenenti a una cultura fanno realmente e che può rispecchiare e che può rispecchiare o meno la cultura normativa. I sociologi si riferiscono agli oggetti della cultura materiale come oggetti culturali, o manufatti culturali, che sono oggetti fisici creati da persone che condividono una cultura e a questa associati. Gli oggetti culturali sono spesso variazioni di oggetti normali che si ritrovano nella vita quotidiana. Ideologia Un’ideologia è un sistema di significati che aiuta a definire e spiegare il mondo e che fornisce giudizi di valore su quel mondo. All’interno di ogni cultura esiste una cultura dominante, che si riferisce a un gruppo di affermazioni ampiamente condivise e regolarmente rafforzate che sostengono il sistema sociale del momento e servono gli interessi delle autorità. L’esistenza di un’ideologia dominante non implica l’assenza di visioni alternative. Inoltre l’ideologia dà forma a ciò che definiamo come “naturale”, quindi tutto ciò che è naturale viene considerato più durevole e stabile di ciò che è creato dall’uomo; pertanto le strutture che definiamo naturali sono ritenute permanenti e quindi difficili da studiare. Cultura dominante, subculture e controculture La maggior parte delle società include una cultura dominante che permea la società e rappresenta le idee e la prassi di coloro che sono nelle posizioni di potere e un certo numero di subculture associate a un piccolo gruppo della società avente norme, valori e 23 stili di vita diversi che lo distaccano dalla cultura dominante. Le istituzioni politiche ed educative, le grandi aziende, i mass media, rispecchiano la cultura dominante. I membri di una subcultura condividono un’identità comune e anche se non hanno una struttura formale di leadership, sviluppano un linguaggio o uno stile particolare, comportamenti specifici e possiedono oggetti per loro importanti. Una controcultura è una subcultura che si batte per i valori e stili di vita chiaramente opposti a quelli della cultura dominante. Le subculture introducono molto spesso cambiamenti e innovazioni nella cultura dominante: le caratteristiche di una subcultura che sono considerate minacciose e radicali con il tempo possono entrare a far parte della cultura dominante. La sociologia delle religioni La religione è un processo sociale organizzato per coinvolgere individui, che danno la loro adesione alla religione attraverso la fede, credenza che si basa sulla convinzione personale o sulla rivelazione divina anziché su prove scientifiche. Attraverso la socializzazione primaria, qualcuno decide per l’individuo di entrare a far parte di quel credo (per esempio tramite la famiglia), anche se dovrebbe essere un processo individuale. Tutte le religioni prevedono un momento che è la conferma individuale: per i cattolici è un rito che è il sacramento della cresima, quindi sufficientemente grande per aderire in prima persona a quel credo formalmente. Tutte le religioni prevedono questi momenti di passaggio, quindi la manifestazione in maniera diversa e in momenti diversi della propria vita, l’intenzione di entrare a far parte dei credenti di quella determinata fede. La religione deve avere un processo di rivelazione e un’adesione a un carattere di universalità per permettere la rivelazione di una verità ultima. Tutte le traiettorie salvifiche provengono da tutte le buone azioni del quotidiano (è una struttura regolativa della vita sociale) e hanno un rilievo nella vita quotidiana nella vita delle persone perché stanno impartendo delle regole per preservare la sicurezza delle persone. Durkheim e le forme elementari della vita religiosa Durkheim arrivò alla conclusione che tutte le religioni hanno in comune tre cose e cioè una serie di credenze, una serie di pratiche rituali e una comunità di credenti. Per lui la credenza più importante per qualsiasi religione sta nella suddivisione tra sacro e profano. Il sacro deriva direttamente dall’entità che ci ha rivelato la verità ultima, è qualcosa di 24 straordinario, da trattare con rispetto, deferenza e timore reverenziale. Tutto può diventare sacro, anche un oggetto, un’azione o alcune parole. Il sacro è costruito sulla base di rituali (insieme di azioni simboliche, quasi sempre eseguite in momenti specifici, che aiutano a creare un vincolo emotivo tra i partecipanti) e quindi all’interno di strutture adibite a questo, come la chiesa per i cattolici, la moschea per i musulmani e la sinagoga per gli ebrei. Ciò che rende speciale il sacro è il profano, ossia il mondo ordinario della vita quotidiana. Le religioni propongono una routine di momenti sacri all’interno della giornata, come per esempio le preghiere a determinate ore del giorno e perciò la sacralità entra nella nostra vita quotidiana. I “guardiani del tempio” sono custodi del luogo della sacralità che devono proteggere dalle incursioni di chi non è credente, ma sono anche dei consiglieri a cui ci si rivolge per avere una direzione spirituale nella vita. Quando si trasforma in un’organizzazione religiosa più formale con un ampio seguito di fedeli, prende il nome di chiesa. All’interno di una stessa chiesa possono esserci diversi gruppi chiamati sette, delle fazioni dissidenti che promuovono nuove credenze o nuove pratiche. Il culto è una piccola comunità religiosa le cui credenze e le cui pratiche sono in contrasto con la cultura dominante, un nuovo modello fideistico che non viene riconosciuto da parte della comunità dei credenti. ➔ Per Durkheim la religione promuove la solidarietà sociale, perché le persone quando partecipano ad attività religiose sono unite da vincoli sociali e si sentono parte di un gruppo favorito che li differenzia da quelli esterni promuovendo la solidarietà interna. ➔ La religione è una forma di controllo sociale tramite le sue norme e valori che assumono un ruolo importante durante la socializzazione. I credenti sono portati a seguire un codice etico e ad evitare i comportamenti impuri. Queste regole sono insegnate tramite i testi sacri o nelle attività religiose ➔ La religione può fornire ai credenti un appoggio di natura sociale e psicologica perché può attenuare le paure e ansie su temi angosciosi (la morte, l’origine della vita, ecc…) e può dare forza a chi si trova in difficoltà nella vita. La religione inoltre offre una guida pratica e quindi riduce l’onere delle scelte individuali. ➔ La religione può motivare l’azione sociale tramite i valori appresi, facendo leva sulle proprie convinzioni morali, i credenti perseguono la giustizia sociale. La 25 solidarietà sociale conseguente alla religione può portare all’intolleranza nei confronti di altre credenze religiose e può alimentare il conflitto tra fedeli. ➔ Molte religioni condividono valori e messaggi di fondo come l’etica della reciprocità, chiamata anche regola aurea, che invita le persone a trattare bene il prossimo come vorrebbero essere trattate. Questa regola, se con alcune varianti, è presente in tutte le religioni. ➔ Per le religioni Dio è sempre presente nella nostra vita: se sostituito con la parola società si può notare come il significato della frase non cambi, dal momento che la nostra esistenza dipende dai costrutti della società, la sua sopravvivenza dipende dalla nostra disponibilità a rispettare le sue norme e punire chi le viola. Marx e l’oppio dei popoli Marx paragona la religione come l'oppio dei popoli in quanto è l’uomo a creare la religione e l’abolizione della religione come felicità illusoria è il presupposto per la sua felicità reale. ➔ La religione offre un falso conforto ai credenti perché il suo potere esercitato sugli individui deriva da un sollievo temporaneo che riesce a fronteggiare l’oppressione reale, per questo motivo i credenti sono convinti di poter trovare sollievo nell’aldilà anziché sulla Terra. ➔ I detentori di potere manipolano la religione, definiti come la classe dominante e considerati come gli spacciatori che favoriscono questa dipendenza. La religione serve negli interessi della classe dominante assicurando la sottomissione degli oppressi che cercano rifugio nella religione. ➔ La religione è il riflesso della cultura economica che ne sta alla base, portando alla formazione di una “falsa coscienza” che impedisce alle persone di riconoscere la vera forma di infelicità, impedendo così alle classi subalterne di crescere, imprigionandole. Weber e il problema del disincanto Weber ne “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” illustra come alcuni valori religiosi possano promuovere all’ascesa del capitalismo e dell’industrializzazione. Prende come esempio i protestanti che credono nella parsimonia e nel lavoro (etica protestante) nel desiderio di guadagnare e risparmiare (spirito del capitalismo). Queste due 26 cose associate avrebbero potuto creare il terreno perfetto per lo sviluppo del capitalismo secondo lui. Lui definisce la sostituzione della tradizione come base della vita sociale ed economica come secolarizzazione. Questa razionalizzazione della società portò a un forte declino dell’influenza della religione, perché la scienza ha sempre avuto più occasioni di poter spiegare il mondo in modo dettagliato, riducendo il potere della religione nella vita quotidiana. L’inesistenza di Dio rende gli uomini liberi, ma essi sono chiamati davanti a grandi responsabilità e potrebbero per paura, ritrovare conforto nella religione se non abbastanza forti. Berger e la sacra svolta Per Berger la religione funge da scudo contro il terrore in quanto difende gli esseri umani dal pericolo della mancanza di significato, per questo motivo la religione definisce una sacra svolta sotto la quale i membri della società possono rifugiarsi assieme. La secolarizzazione Con il termine secolarizzazione si intende il declino in atto nella rilevanza sociale delle credenze, delle pratiche e delle istituzioni religiose. La secolarizzazione ha natura politico-istituzionale e fa riferimento alla separazione tra Stato, diritto e sfera religiosa senza che una prenda il sopravvento sull’altra. Ne deriva la tesi della secolarizzazione, tesi secondo cui il declino della religione a livello società sia dovuta all’avvento della modernità. ➔ Livello macrosociologico: prima la religione aveva influenza sull’intera società, arrivando con la secolarizzazione ad essere sempre di più una questione privata. ➔ Livello mesosociologico: la secolarizzazione ha portato a una perdita di autorità delle verità rivelate, perché grazie a industrializzazione e urbanizzazione si sono incontrate sempre di più culture diverse con idee diverse e anche contraddittorie sulla religione relegando la religione a un ruolo di movimento sociale come un altro che cerca di influenzare il dibattito politico e morale. ➔ Livello microsociologico: la secolarizzazione ha portato a una perdita di rilevanza della religione nella vita quotidiana. Con l’avvento della religione civile, gli equilibri etici necessari per i nostri strumenti rimandano a un’idea generalizzata di bene comune che noi conosciamo come democrazia. 27 Per religione civile si intende una serie di credenze comuni e pratiche rituali condivise che uniscono le persone in una società prevalentemente secolare. Nella religione civile l’equivalente dei sacerdoti è la classe intellettuale. La post-secolarizzazione La post-secolarizzazione dà vita a un ricco pluralismo religioso che fa assomigliare sempre di più l’esperienza religiosa a un oggetto venduto che si contendono i fedeli. Questo pluralismo fa sì che il potere di ogni confessione sia limitato, riconfermando la laicità dello Stato e offrendo più tolleranza verso ogni fede. Nel post-secolarismo si può notare il ritorno dei soggetti religiosi nella vita pubblica e il loro mutamento di identità. Con la presenza di sette interne è possibile sfociare anche nel fondamentalismo, che lo contraddistingue per l’assolutismo delle credenze, la regolazione intollerante e il controllo sociale stringente che diventa controllo politico. Capitolo 5 - Potere, azione sociale e strutture Status, ruoli e vita quotidiana I sociologi usano due concetti chiave per descrivere cosa lega una persona all’altra: status e ruoli. Lo status è una posizione che un individuo può occupare all’interno di una struttura sociale (modelli di comportamenti ricorrenti). Lo status può essere ascritto, e cioè una posizione all’interno di un sistema sociale che viene assegnata a una persona dalla nascita, indipendentemente dai suoi desideri, o conseguito, e cioè una posizione che una persona ottiene volontariamente in larga misura per effetto delle sue azioni. I ruoli sono un insieme di comportamenti attesi che si associano a determinati status. I ruoli vengono interiorizzati a vari livelli, diventando così connaturati e faticando a capire come vincolino le azioni di ogni singolo individuo. Le aspettative associate a un ruolo non sono rigide e non impongono comportamenti determinati. Approccio microsociologico: etnometodologia L’etnometodologia è un approccio che analizza i metodi utilizzati dalle persone per dare senso alle proprie attività quotidiane, enfatizzando le modalità con cui creano 28 collettivamente una struttura sociale nelle proprie attività quotidiane. Gli etnometodologi sono convinti che noi stessi creiamo la struttura sociale e che ricostruiamo l’ordine sociale nella routine quotidiana. Harold Garfinkel nel 1967 decise di far emergere queste strutture sociali tramite i breaching experiments, cioè delle situazioni sociali controllate in cui si infrangono volontariamente delle regole sociali, violando regole di base e modelli di comportamento consolidati. Approccio mesosociologico: le organizzazioni La struttura organizzativa consiste nelle regole e routine, sia formali che informali, che ispirano l’attività quotidiana delle organizzazioni. Tra esempi di regole formali abbiamo i codici di condotta e le job description, cioè la descrizione dei ruoli interni, perché ogni gruppo ha norme e aspettative specifiche, associato a un ruolo preciso. Un esempio di organizzazione sono le chiese. Approccio macrosociologico: funzioni e interrelazioni tra istituzioni sociali Parsons ci parla dell’integrazione sociale, cioè il processo mediante il quale le strutture e i valori sociali uniscono le persone all'interno di una società. Le istituzioni si mostrano come mediazione delle funzioni, come per esempio il lavoro che comporta delle routine quotidiane, portando stabilità, senso di responsabilità e capacità di andare d’accordo con gli altri. Secondo i funzionalisti le istituzioni sociali sono interdipendenti e quindi se ne cambia una, ne cambia necessariamente anche un’altra. Il cambiamento e la teoria dell’azione Weber illustra quattro tipi di azione sociale: ➔ L’azione tradizionale: è motivata dal costume e vincolata dall’idea che le cose si sono fatte sempre nello stesso modo. ➔ L’azione affettiva: è guidata dai sentimenti e le emozioni. ➔ L’azione razionale rispetto al valore: è orientata da un ideale sia nel suo svolgersi sia nei fini che intende perseguire attraverso una precisa strategia razionale. ➔ L’azione razionale rispetto allo scopo: è motivata da logiche ed efficienza. 29 Il potere Il potere è la possibilità di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un’opposizione, la propria volontà, quale sia la base di questa possibilità. Il potere incide su tutti i livelli della società e influenza la nostra vita quotidiana, ma anche su ciò che possiamo realizzare nella vita e nella nostra comunità. Chi ha più risorse è portato ad avere più potere e i detentori di potere possono usarlo per ottenere ancora più risorse, concludendo che è strettamente legato alle disuguaglianze sociali, assumendo forme diverse. Il potere di: l’empowerment L’empowerment è l’ampliamento delle capacità delle persone di raggiungere un obiettivo desiderato. Può coinvolgere anche organizzazioni, comunità e intere categorie di personale. Il più noto approccio di empowerment è l'educazione, focalizzata sull’emancipazione degli studenti e non insegnando solo nozioni, fornendo le giuste competenze e formazione. Il secondo tipo di approccio è l’organizzazione, che consiste nel mettere assieme delle persone per identificare degli obiettivi comuni e tentare di raggiungerli (es. sindacati che si battono per i diritti dei lavoratori). Ultimo tipo di approccio è il networking che comporta l’esigenza di uscire dalla cerchia dei propri contatti per trovare degli alleati. Il potere su: il dominio Il “potere su” è la capacità di prevalere su un’opposizione o di dominare sugli altri. Il dominio può esistere a qualsiasi livello della società e viene utilizzato soprattutto nei conflitti politico ed economici. Strategie per superare un’opposizione ➔ La persuasione è la forma di manipolazione per eccellenza. Si cerca di ottenere il consenso delle persone convincendole della correttezza della propria posizione e dei propri obiettivi, individuando una struttura motivazionale che spinga quella determinata persona a fare ciò che voglio io in maniera coerente. 30 ➔ La ricompensa si basa sulla promozione del consenso delle persone offrendo un incentivo positivo. ➔ La costrizione è l’imposizione di minacce, intimidazioni o addirittura costrizioni fisiche, con sanzioni negative, limitando la libertà. Le sanzioni diventano efficaci nel momento in cui dovrebbero essere erogate e di fatto lo sono. Le forme di potere a cui siamo esposti sono forme di potere combinate, per esempio insieme alle forme di costrizione possono essere abbinate forme di persuasione. Il potere nei piccoli gruppi e nelle organizzazioni Nei piccoli gruppi e organizzazioni si articolano in maniera più complicata, il potere si articola in tante sotto possibilità di organizzazione che possono essere meglio esplicitate. ➔ Potere di gratificazione: è il controllo che una persona esercita su risorse preziose e che possono essere usate per fornire incentivi positivi. ➔ Potere coercitivo: è la capacità di punire, esercitare potere diretto e nel momento in cui non vengono rispettate le promesse avere il potere di poter dare una punizione. ➔ Potere legittimo: antinomia tra potere formale e potere informale. Viene esercitato da coloro che fanno leva sul senso del dovere, sulla base di valori culturali condivisi o il rispetto per il ruolo formale che una persona può occupare all’interno di una struttura sociale. ➔ Potere carismatico: capacità di essere riconosciuto come qualcuno a cui affidare le decisioni da prendere. Si basa sull’identificazione, l’affetto o il rispetto per un’altra persona. ➔ Potere esperto: si basa sulla convinzione che una persona abbia conoscenze superiori in un determinato settore, cioè sul riconoscimento della competenza. ➔ Potere informativo: si basa sull’uso che una persona fa di fatti, dati o altre evidenze per argomentare e persuadere. E’ diventato un potere generalizzato soprattutto dopo la nascita dei media moderni. 31 Autorità L’autorità o potere legittimo è l’autorità che viene accettata spontaneamente da chi vi assoggetta. Weber definisce tre tipi di autorità: ➔ L’autorità tradizionale è un potere la cui legittimazione si fonda sul rispetto di pratiche culturali consolidate. Le credenze religiose contribuiscono a giustificare e supportare l’autorità tradizionale. ➔ L’autorità razionale-legale ha legittimazione derivante da leggi, regole e procedure codificate. Le persone che hanno questo tipo di autorità sono state legittimate da un processo socialmente e giuridicamente concordato. ➔ L’autorità carismatica è legittimata dalle straordinarie caratteristiche personali di un singolo leader che ispira fedeltà e devozione. Il potere della disobbedienza Quando le persone si uniscono, possono ribellarsi al potere tramite tensioni rivoluzionarie, azioni collettive che fanno sì che un gruppo più o meno ampio decida di cambiare il proprio stile di adesione ad un’autorità. L’azione di contesa di violenza diventa un’azione rivoluzionaria dove gli individui cambiano il contesto in maniera cruenta. Tramite lo sciopero, per esempio, quindi un’organizzazione collettiva di persone che non vogliono lavorare, essi stanno minando l’autorità delle persone che hanno il potere di farli lavorare. La disobbedienza civile fa sì che tutte le regole legislative di quella società vengano meno perché manca la fiducia in quello specifico ordinamento e quindi si decide di combatterlo. Gli utilizzi del potere ➔ Il potere economico determina chi all’interno di un gruppo o di una società detiene risorse importanti e come verranno impiegate. Per esempio all’interno di una famiglia la persona che controlla le spese ha più potere rispetto agli altri membri. ➔ Nel potere culturale i detentori del potere cercano di indurre gli altri definendo la realtà in un certo modo, invitandoli a condividere la propria interpretazione. Per esempio, dei genitori che consigliano delle letture ai figli, oppure i media e le 32 istituzioni che influenzano la nostra visione del mondo. Antonio Gramsci afferma che la classe al potere detiene il predominio attraverso la manipolazione delle idee, messa in atto con il controllo delle istituzioni culturali e chiama questo processo egemonia culturale, condizione che si crea quando i detentori del potere hanno diffuso con successo le proprie idee, emarginando le visioni alternative, in modo che le loro prospettive e i loro interessi vengano universalmente ritenuti veri. Il potere politico consente ad alcuni soggetti di fissare delle condizioni che regolamentano la vita delle altre persone, infatti chi detiene il potere fissa le regole e chi non ce l’ha deve rispettarle. Per esempio, un genitore che fissa delle regole della casa. Capitolo 6 - Gruppi e organizzazioni Interazioni: giungere a un’interpretazione comune della realtà L’interazione comprende tre dimensioni: ➔ Linguaggio condiviso: senza il linguaggio condiviso l’interazione sociale si dimostra disorientante e inefficiente. Anche quando il linguaggio è condiviso esistono sempre parole o espressioni che non sono comprese da tutti. Quando comunichiamo con persone conosciute le conversazioni fanno riferimento a oggetti e luoghi comuni che vengono dati di base per scontati. ➔ Conoscenza condivisa ➔ Intersoggettività: condizione in cui più persone interpretano nello stesso modo la conoscenza, la realtà o un’esperienza. In un’interazione succede che si verifichi che ogni persona assuma la prospettiva dell’altra persona per giungere a un'interpretazione comune. Le persone hanno una prospettiva comune che permette di capire come gli altri vedono il mondo e permette alla società di funzionare senza problemi. Le persone che occupano posizioni sociali diverse condividono prospettive del mondo differenti. La socializzazione La socializzazione è un processo mediante il quale le persone vengono a conoscere norme basilari, valori, credenze, e comportamenti della propria cultura. Chi si trova in una 33 posizione di amministrazione di informazioni si trova in una situazione di potere. E’ un processo di apprendimento che è stratificato in tanti livelli, con un layer di base dove si costruisce un disegno che ci consente di sapere quali sono le regole del gioco per stare nel grande intorno sociale e poi ci sono layer specifici per entrare in cerchie più piccole. Siamo posti sotto livelli di socializzazione costantemente, e come noi anche la società e tutte le sue parti, continuando a socializzarsi riflessivamente cambiando le condizioni. Ogni volta che entriamo in un ambiente nuovo andiamo incontro a un processo di socializzazione, portando qualcosa di nuovo in quel patrimonio culturale attraverso una socializzazione incrociata e allo stesso tempo essere costretti a costruire nuove mappe di esperienze e autosocializzarci progressivamente. Le competenze sociali si dividono in quelle di base e in quelle specifiche; le competenze di base hanno un livello minimo di competenza comunicativa e la capacità di entrare in rapporto con gli altri, scambiando affettività, prestazioni, risorse, per sviluppare i legami sociali e la cooperazione indispensabili all’esistenza della società, mentre quelle specifiche hanno la capacità di usare linguaggi e di disporre di conoscenze condivise soltanto da coloro che sono coinvolti nell’esercizio di ruoli particolari. I processi di socializzazione primaria e secondaria La socializzazione primaria è l’insieme dei processi volti ad assicurare la formazione delle capacità sociali di base, mentre la socializzazione è l’insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dall’esercizio dei vari ruoli sociali. Le agenzie di socializzazione primaria sono per esempio la famiglia. Per esempio, la buona educazione italiana è diversa dall’educazione anglo-sassone, che dipende da una costruzione sociale, un’accumulazione di modelli culturali desiderati che diventano il patrimonio culturale cui viene socializzato. La socializzazione secondaria è l’insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dall’esercizio dei vari ruoli sociali e le sue agenzie di socializzazione sono in parte la famiglia, ma per la maggior parte sono la scuola, i media, il lavoro e la religione. I processi di socializzazione avvengono come i processi di apprendimento tramite delle regole erogando delle sanzioni positive e negative. Infatti la teoria sociologica ha dimostrato che i processi di socializzazione funzionano molto meglio se orientati verso 34 sanzioni positive. I processi di socializzazione servono per interiorizzare delle regole che si ritiene siano giuste e meritevoli della propria attenzione, quindi dei valori. Le quattro fasi dello sviluppo sociale nei bimbi di Mead Mead ci dice che il processo dello sviluppo sociale nei bimbi può essere amministrato sulla base di diversi momenti di sviluppo: ➔ 1° fase, pre-gioco: al bambino si dà la possibilità assistita di orientarsi nel luogo a cui si affaccia per la prima volta. ➔ 2° fase, gioco: è una fase esplorativa, il bambino deve cavarsela nell’ambiente con un minimo di supervisione, facendo le proprie esperienze. ➔ 3° fase, gioco di squadra: questa fase dà consapevolezza dell’importanza della presenza degli altri all’interno delle relazioni personali. ➔ 4° fase, dell’altro generalizzato: mira al rispetto per noi stessi ma dove noi giochiamo all’interno di un’arena con gli altri. In queste ultime due fasi noi abbiamo paura di una reazione immediata positiva e negativa perché noi agiamo secondo ciò che gli altri si aspettano. Con l’altro generalizzato si può avere un confronto e un’identificazione con altri concreti, con una generalità di altri che rappresentano l’intera società e il rispetto autonomo di una norma che è venuta a far parte della propria identità. Le due polarità del gruppo dei pari Il gruppo dei pari è un gruppo sociale in cui tutti hanno la stessa quota di potere nelle relazioni con gli altri, stesso status sociale e stessi interessi. Si possono sviluppare due polarità: ➔ Solidarietà: noi collaboriamo e condividiamo per la riuscita di un obiettivo di un individuo del gruppo o del gruppo stesso. ➔ Competizione: è un meccanismo naturale che implica il confronto in una situazione di prova. Se eccedo nella competizione il gruppo sociale manca di integrazione e se eccedo nella competizione, manca la tendenza a fare cose nuove. 35 Gruppo sociale Il gruppo sociale è un insieme di persone che interagiscono le une con le altre con continuità e sono consapevoli del loro status di gruppo, cioè si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali dagli altri. Un gruppo primario (anche detto agenzia di socializzazione primaria) è un gruppo costituito da persone che hanno contatti regolari, relazioni durevoli e un significativo legame emotivo le une con le altre. Alcuni esempi di gruppi di socializzazione primaria possono essere la famiglia e gli amici, perché il loro legame persiste nel tempo, condividendo un senso di premura e di obbligo, non sempre su base egualitaria (relazione genitore e figlio). Un gruppo secondario è un gruppo costituito da persone che interagiscono in modo relativamente impersonale, in genere per eseguire un compito specifico. Un esempio di gruppo secondario possono essere i colleghi di lavoro, dove rappresentano associazioni a breve termine o temporanee, che non implicano un profondo legame emotivo tra i membri, per questo i gruppi secondari non influiscono sulla nostra vita quanto i gruppi primari. Teorema di Thomas “Se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze. Il teorema di Thomas ci riflette che la nostra interpretazione influenza la nostra azione e che la realtà è il risultato di ciò che impariamo dalla nostra società, infatti l'interpretazione soggettiva della realtà ha effetti oggettivi. Il teorema di Thomas ci può aiutare a comprendere i funzionamenti degli stereotipi, non altro che definizioni condivise che creano un senso di realtà e che possono avere gravi conseguenze. Tre passi per costruire la realtà sociale ➔ Esternalizzazione: le persone creano la società tramite un’attività fisica e mentale, costruendo un ambiente stabile entro il quale poter vivere. ➔ Oggettivazione: le disposizioni sociali arrivano a sembrare oggettivamente reali, apparendo naturali, inevitabili e al di fuori del controllo delle persone. 36 ➔ Interiorizzazione: procedimento attraverso il quale apprendiamo la cultura della nostra società e determiniamo la visione del mondo, facendoci influenzare dalle nostre stesse azioni. Lo stesso processo può avvenire anche in ambito delle grandi strutture sociali che sono oggettivamente reali e mirano a influenzare la società che creano. L'influenza di queste grandi strutture viene percepita solo dalle generazioni successive: per esempio il governo viene mantenuto attraverso le azioni di chi vi partecipa. L’ordine sociale nasce dall’azione dell’uomo e continua ad esistere solo se gli esseri umani continuano a parteciparvi. Gruppi di riferimento I gruppi di riferimento sono un gruppo con cui scegliamo di misurarci: si tratta di gruppi sociali di cui teniamo conto quando progettiamo e valutiamo le nostre azioni e possono influenzare le nostre scelte anche se non ne facciamo parte. Dimensioni del gruppo e relazioni sociali Le dimensioni di un gruppo ha importanti influenze sulle sue dinamiche interne: ➔ Diade: è un gruppo formato da sole due persone ed esso esiste fintanto che i partecipanti si sentono coinvolti reciprocamente, rendendolo instabile. E’ il tipo di relazione sociale più intenso (può coinvolgere il matrimonio, le relazioni sessuali oppure un rapporto di amicizia): ➔ Triade: quando si aggiunge una terza persona a una diade la dinamica del gruppo può cambiare notevolmente, dal momento che le interazioni possibili aumentano (es: una coppia che deve abituarsi al primo figlio, un amico che deve integrarsi a una diade già esistente…). La dimensione del gruppo determina anche il tipo d’interazione che si instaura al suo interno: un maggior numero di persone fa sì che il gruppo sia più stabile, ma i rapporti siano meno intensi, dal momento che viene dedicata meno attenzione sui singoli membri e questo comporta un minore impegno emotivo. Un gruppo più ristretto fa sì che il gruppo sia meno stabile ma i rapporti siano più intensi. 37 Famiglia La famiglia sono due o più individui, uniti per nascita o tramite un vincolo sociale, che condividono le risorse, si prendono cura delle persone a loro carico e mantengono spesso un forte vincolo emotivo. Il significato della famiglia è definito culturalmente, infatti a stabilire quali relazioni siano significative, quali obbligazioni reciproche abbiano i suoi membri o quali azioni ci si aspetta da qualcuno. Le famiglie hanno molte forme, infatti alcune possono comprendere adulti che si prendono cura di un figlio o di un anziano o di una sola coppia adulta. Ecco alcune varianti della famiglia: ➔ Famiglia nucleare (o coniugale): è composta dai genitori (o anche uno solo) e dai figli. ➔ Famiglia estesa: si tratta della famiglia nucleare con l’aggiunta di altri parenti con cui si convive. ➔ Famiglia allargata (o ricostituita): si tratta di una famiglia in cui uno degli adulti ha figli nati da una precedente relazione. In questo tipo di famiglia viene tenuto conto del rapporto tra i genitori divorziati nel momento in cui uno dei due si risposa, dell’influenza maggiore di uno dei due genitori, ma anche dei figli che si ritrovano a convivere con fratelli appartenenti a diversi nuclei famigliari. Cambiamento delle famiglie ➔ Le famiglie stanno diventando sempre più piccole; ➔ Le famiglie estese sono meno comuni: le coppie possono permettersi economicamente di poter abitare da sole e godere della propria privacy; ➔ La libera scelta del partner è sempre più diffusa; ➔ Le donne si sposano più tardi: le donne rinviano il matrimonio per continuare gli studi o lavorare; ➔ Le persone restano sposate meno anni: i divorzi e le convivenze sono sempre più comuni; ➔ Più donne entrano a far parte della forza lavoro; ➔ Le famiglie includono sempre più spesso anziani; 38 ➔ Uomini e donne omosessuali vivono oggi stabili rapporti di coppia: la rivendicazione e il riconoscimento giuridico dei rapporti di coppia stabili dei rapporti di coppia stabili tra persone dello stesso sesso. Le organizzazioni L’organizzazione è un gruppo secondario avente una struttura formale e costituito per adempiere a particolari compiti. Esse richiedono un’azione continuativa in vista di uno scopo, delle regole e un apparato amministrativo, una partecipazione sottoposta a determinate condizioni e una presenza di un’autorità che stabilisce gli scopi da perseguire, che fissa le regole e le fa rispettare. La burocrazia Una burocrazia è un sistema gerarchico amministrativo avente regole e procedure formali, utilizzato per gestire le organizzazioni. La burocrazia fa riferimento a quattro caratteristiche: ➔ Divisione del lavoro: le burocrazie richiedono specializzazione, perché non tutti possono fare tutto e viene assegnato un compito che deve essere rispettato rigidamente. ➔ Gerarchia di autorità e responsabilità: le burocrazie utilizzano una struttura piramidale, dove il potere è concentrato al vertice della piramide, mentre la maggior parte dei burocrati di divide una scarsa influenza di esso. ➔ Impersonalità: il potere risiede in un ufficio e non nella persona che occupa una determinata posizione. Regole scritte e archivi: i compiti e i doveri di una burocrazia sono fissati in regole scritte e procedure formali. Capitolo 7 - Migrazioni ed etnie L’etnia è una comunità da una tradizione culturale condivisa, che deriva spesso da un’origine e una patria comuni. Diversamente, la razza è una categoria di persone che hanno in comune delle caratteristiche significative, come il colore della pelle. 39 Le teorie scientifiche della razza presero piede tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, partendo da Linnaeus (classificazione di quattro tipologie di homo sapiens rispettivamente in ordine dal più alto per importanza al più basso: Europeanus, Americanus, Asiaticus, Africanus) e de Gobineau (padre del razzismo moderno: razza bianca, nera e gialla). Il razzismo è la convinzione che una razza sarebbe intrinsecamente superiore a un’altra. L’idea di razza nasce durante il periodo dell’imperialismo e colonialismo europeo, portando così alla nascita del concetto di razzismo, cioè la convinzione che una razza sarebbe intrinsecamente superiore a un’altra e l’essenzialismo razziale, cioè l’idea che presunte differenze naturali e immutabili separino le razze. Ne deriva il concetto di essenzialismo razziale, cioè la convinzione che presunte differenze naturali e immutabili separino le razze. Gruppi minoritari e gruppi maggioritari Un gruppo minoritario è un insieme di persone che subiscono degli svantaggi e hanno meno potere per via di caratteristiche fisiche o culturali identificabili. Un gruppo maggioritario è un insieme di persone che godono di privilegi e hanno un maggiore accesso al potere per via di caratteristiche fisiche o culturali identificabili. Il pregiudizio è l’atto di pregiudicare negativamente una persona o un gruppo sulla base di informazioni inadeguate e spesso si basano sulla natura dello stereotipo e cioè la generalizzazione esagerata, distorta o infondata su una categoria di persone che non ammette la specificità individuale. Quando il pregiudizio è accompagnato dall’azione, si verifica il fenomeno della discriminazione, nonchè il trattamento ineguale che conferisce dei vantaggi a un gruppo di persone senza una causa giustificabile. Interazione tra maggioranza e minoranza ➔ Pluralismo: gruppi etnici e separati coesistono in piena parità e con la stessa dignità sociale (esempio: Confederazione Svizzera); ➔ Ibridazione: un gruppo maggioritario e un gruppo minoritario si fondono o si mescolano per formare un nuovo gruppo (esempio: Messico); ➔ Assimilazione: i membri del gruppo minoritario adottano la cultura del gruppo maggioritario (esempio: USA, in parte volontaria e in parte coercitiva); 40 ➔ Segregazione: politica per cui i diversi gruppi sono mantenuti fisicamente e socialmente separati e in regime di disuguaglianza; ➔ Genocidio: eliminazione sistematica di un gruppo di persone in base alla loro razza, etnia, nazionalità o religione (esempio: Shoah, Ruanda 1994). Reazioni dei gruppi minoritari ➔ Ritiro: il gruppo minoritario decide di non interagire più con il gruppo maggioritario; ➔ Integrazione: fusione con il gruppo maggioritario abbandonando i propri usi e costumi, adeguandosi completamente a quelli che sono i valori, gli stili di vita e le norme del gruppo maggioritario; ➔ Adozione di un altro codice: il gruppo minoritario cerca di adeguarsi alle aspettative sociali negli usi e nei costumi, ma mantenendo le tradizioni, la lingua e il vestiario nelle mura domestiche. ➔ Resistenza: forme di attivismo che i gruppi minoritari adottano per portare avanti delle istanze per una maggiore uguaglianza. Il fenomeno migratorio in Italia Tra l’800 e il ‘900 l’Italia ha subito un processo che si chiama Grande Emigrazione, dove moltissime persone sono partite per gli Stati Uniti, il Canada, l'America Latina e la Nuova Zelanda. Tra gli anni ‘50 e ‘70 dai paesi europei del sud affacciati sul Mediterraneo si è verificato un processo migratorio verso paesi dell’Europa centrale come la Germania, il Belgio e la Svizzera e poi una migrazione dal sud dell’Italia verso il nord. Nel 1973 si registra un saldo migratorio positivo, dove vi furono più persone che migrarono verso l’Italia, il primo anno in cui accadde. Atteggiamenti e comportamenti individuali L’etnocentrismo è strettamente legato agli stereotipi e ai pregiudizi ed è una pratica di giudicare una cultura diversa utilizzando gli standard della propria e con una presunzione di superiorità. Da esso può derivare la xenofobia e cioè l’irragionevole timore ed odio per gli stranieri o persone di una cultura diversa. In contrapposizione all’etnocentrismo si trova il relativismo culturale, la pratica di comprendere una cultura diversa attraverso i suoi stessi standard. 41 Discriminazione istituzionale La discriminazione istituzionale è il trattamento ineguale che deriva dall’organizzazione strutturale, dalle politiche e dalle procedure di istituzioni sociali come il governo, le imprese e le scuole. Per capire il pregiudizio attraverso la cultura è bene fare riferimento alla socializzazione che ci ha abituato a interagire con membri del nostro stesso gruppo simili a noi nell’aspetto e nei comportamenti e ad essere più diffidenti con persone diverse da noi mettendoci a disagio. L’ipotesi del contatto di Allport fa riferimento a come stando a contatto con un gruppo differente dal nostro per un tempo prolungato possa aiutarci a ridurre il pregiudizio se coinvolge individui di status uguale, obiettivi comuni e se è approvato dalla società. Le discriminazioni che si focalizzano sugli interessi fanno riferimento alla modalità di competizione tra gruppi per le risorse scarse, come il lavoro per esempio. A questo proposito la split labor market theory i conflitti etnici e razziali spesso avvengono quando due gruppi competono per gli stessi posti di lavoro. I membri di un gruppo possono vedere una minaccia in un altro gruppo, facendolo figurare come capro espiatorio, cioè falsamente accusato di aver causato una situazione negativa. Il multiculturalismo Il multiculturalismo è il riconoscimento, la valutazione e la protezione delle distinte culture che formano una società. Le società multiculturali accettano, accolgono e possono anche cambiare la loro lingua, vestiti, credenze e tradizione attraverso il processo di assimilazione. ma esso ha subito moltissime critiche. L’era delle migrazioni I fattori di espulsione (PUSH) sono un insieme di problematiche interne al Paese di origine che spingono le persone a emigrare nella speranza di trovare migliori condizioni di vita. I fattori di attrazione (PULL) sono gli elementi tipici dei Paesi di destinazione, che contribuiscono ad attirare i migranti nei Paesi più ricchi. Modelli di regolamentazione 42 ➔ Modello storico ➔ Modello selettivo ➔ Modello del lavoratore ospite ➔ Modello della chiusura crescente che porta alla clandestinità Diaspora Fenomeno per cui una popolazione abbandona il proprio Paese di origine disperdendosi in diversi Paesi stranieri, ma i diversi gruppi mantengono la propria identità culturale e, spesso, i legami con gli altri gruppo della diaspora (o, allorquando continui a esistere, con la madrepatria). Capitolo 8 - Genere e sessualità Sesso e genere Il sesso è la distinzione biologica tra femmine e maschi, mentre il genere è l’insieme delle aspettative culturali che si associano alle donne e agli uomini. Ruolo sociale e ruolo di genere Il ruolo sociale è l’insieme delle aspettative che gli altri nutrono nei nostri confronti riguardo al nostro comportamento, al nostro aspetto, al nostro linguaggio e ai nostri atteggiamenti. Il ruolo di genere è l’insieme delle aspettative che gli altri nutrono nei nostri confronti per il fatto di essere maschi oppure di essere femmine. I ruoli di genere sono influenzati dalla socializzazione, dall’interazione individuale quotidiana e le imposizioni delle strutture sociali e delle istituzioni. La socializzazione di genere è un luogo dove le agenzie di socializzazione prendono i temi legati al genere secondo i quali gli individui diventano membri della società e imparano a svolgere e a interpretare una pluralità di ruoli sociali rispondendo alle aspettative che gli altri hanno nei loro confronti nei contesti sociali più diversi. Le agenzie di socializzazione sono famiglia, scuola, gruppo dei pari e media. 43 Dovremmo preoccuparci delle disuguaglianze di genere perché l’identità di genere è una parte costitutiva della nostra identità personale, perché nel mondo del lavoro le differenze di genere si trasformano in disuguaglianze di genere e, talvolta, in discriminazioni di genere e perché nel nostro Paese la violenza sulle donne è un problema sociale di prima grandezza. L’origine delle disuguaglianze di genere L’origine delle disuguaglianze di genere deriva dal patriarcato, cioè un sistema dove il pater familias veniva passato da padre in figlio oppure al marito della figlia (se non si possedevano eredi maschi), una figura non democraticamente eletta e che aveva potere su tutta la famiglia o villaggio. Il patriarcato ora si afferma perché il pater familias è il primo amministratore della forza fisica (esempio: in una società di cacciatori, vengono mandati alla caccia gli uomini perché più forti e le donne lasciate a casa a fare tutto il resto), ma in quel modello sociale di lavoro la donna veniva relegata ai lavori di cura. Esiste anche il modello matriarcale, che da una parte riconosce il livello fisico e militare, ma anche il controllo della procreazione. Il patriarcato ha continuato a vivere dopo generazioni, anche in modelli oligarchici e di ceto, secondo una regola sociale che ha a che fare con la regola delle disuguaglianze, e quando qualcuno acquisisce una situazione di potere è difficile che la lasci andare. L’ereditarietà sociale delle aziende era completamente patrilineare fino a qualche anno fa perché per le donne era impossibile prendere le redini e il vertice di un’azienda. Problemi che continuano ad esistere per le disuguaglianze ➔ In quanto donna si può fare carriera al fianco di un uomo e vedere al di sopra del tetto di cristallo le posizioni che non possono raggiungere e a cui possono aspirare gli altri colleghi uomini. Il tetto di cristallo si divide in componente strutturale data all’organizzazione del welfare e in componente culturale. ➔ Il gender pay gap riguarda la differenza tra retribuzione femminile e retribuzione maschile, con differenziazione tra professioni reputate femminili e professioni reputate maschili. 44 ➔ Le