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Filippo Petruccelli

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social development early childhood development social psychology sociology

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This document discusses social development, focusing on the construction of early relationships and the roles of family and peers in socialization. It explores the relationship between parents, caregivers and children.

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Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22....

Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità Indice 1. LA COSTRUZIONE DELLE PRIME RELAZIONI............................................................................................ 3 2. FAMIGLIE, GENITORI E SOCIALIZZAZIONE............................................................................................. 8 3. LE RELAZIONI CON I COETANEI E L’AMICIZIA..................................................................................... 12 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 16 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità 1. La costruzione delle prime relazioni L’individuo vive immerso nei rapporti sociali e si trova a contatto con gli altri, con le regole prescritte dal suo gruppo di riferimento e con sistemi di norme che deve imparare a conoscere. L’adulto ha la funzione di mediatore e interlocutore che promuove lo sviluppo di competenze e abilità. La capacità di rapportarsi con gli altri richiama le relazioni affettive primarie, lo sviluppo delle emozioni e la capacità di comprendere i sentimenti e i pensieri propri e altrui; per diventare competente sul piano sociale, il bambino deve sviluppare la capacità di capire che le persone sono dotate di stati interni che orientano il loro comportamento. Durante tutto lo sviluppo i bambini instaurano diversi tipi di relazione con diversi partner comunicativi, il primo di questi è solitamente la madre o il caregiver. La costruzione di una relazione è data da una continua interazione, fatta di scambi che si ripetono nel tempo e che creano quindi una continuità. L’interazione con il caregiver vede uno sviluppo progressivo in cui inizialmente è l’adulto a regolare e dare significato ai comportamenti del bambino. Col procedere dello sviluppo il bambino acquisisce sempre più competenze, imparando gradualmente l’alternanza dei turni di conversazione, la condivisione dell’attenzione, l’utilizzo di gesti comunicativi e il coinvolgimento attivo dell’adulto nei propri giochi. Questo processo, che avviene nel primo anno di vita, pone le basi per il successivo sviluppo sociale, dando modo al bambino di apprendere le regole di base dell’interazione. Le relazioni sono costruite a partire dall’interazione, sviluppando caratteristiche di fedeltà, coinvolgimento e devozione. Le interazioni sono fenomeni temporanei, mentre le relazioni implicano continuità e stabilità nel tempo e non sono la semplice somma di una serie di interazioni. Nei primi due anni di vita la relazione genitore-bambino è caratterizzata da alcune fasi: 1. Regolazione biologica. Appena nato il bambino ha bisogno di regolarizzare i propri processi biologici, quindi tutto ciò che riguarda l’alimentazione e gli stati sonno/veglia. In questo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità periodo è la madre che coglie i segnali del bambino, cominciando ad instaurare una connessione tra un bisogno del bambino e una risposta. 2. Scambi “faccia a faccia”. Intorno ai due mesi avvengono i primi scambi vis à vis tra madre e bambino. Queste interazioni insegnano al bambino a regolare l’attenzione e a implementare la propria capacità di risposta nelle situazioni duale. Si pongono le basi per il turn-taking, ovvero l’alternanza degli scambi che diverrà con la crescita la comprensione dei turni di parola. Il bambino riconosce il viso materno e lo preferisce a quello di estraneo, la madre utilizza delle modalità particolari di comunicazione chiamate baby-talk e adatta il suo comportamento in base alle reazioni di bambino. Quest’ultima caratteristica è molto importante per la successiva autoregolazione del bambino; alcune madri tendono a stimolare eccessivamente il bambino, non notando i segnali di agitazione (ad esempio girare il viso per guardare altrove), altre invece stimolano poco il bambino, che deve di conseguenza provvedere a se stesso stimolandosi autonomamente (ad esempio pone attenzione a giochi o oggetti nei dintorni o si manipola toccando i piedi o mettendo in bocca le mani). 3. Condivisione di argomenti. Intorno ai 5 mesi il bambino comincia ad interessarsi agli oggetti, che vengono inseriti nelle interazioni; può rivolgere la propria attenzione agli oggetti che afferra e maneggia e condividerla con il cargiver, generando le prime interazioni triadiche. Tuttavia, in questa fase il bambino non è ancora in grado di porre attenzione sia all’oggetto che alla madre, è quest’ultima che gestisce sia la sua partecipazione che la sincronizzazione con l’attenzione del bambino. 4. Reciprocità. Intorno agli 8 mesi cominciano ad apparire delle azioni intenzionali dirette verso altri, il bambino diventa capace di impegnarsi contemporaneamente in molte attività che prima potevano essere svolte solo separatamente. I giochi prevedono il coinvolgimento di entrambe i partecipanti e sono basati su regole chiare. Il bambino è in grado di innescare una sequenza di gioco mostrando o offrendo un gioco al caregiver, compare la reciprocità: le interazioni sono sostenute dall’azione di entrambe i partecipanti, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità e l’intenzionalità: la capacità di pianificare un comportamento e anticipare le conseguenze. 5. Rappresentazione simbolica. Intorno ai 18 mesi si sviluppano gli strumenti verbali e simbolici per entrare in relazione con gli altri. I bambini acquisiscono maggiori competenze linguistiche grazie anche al coinvolgimento nelle interazioni con il genitore. Ogni coppia adulto-bambino sviluppa un modo caratteristico di interazione; questo stile interattivo è determinato da tre tipi di influenze: Contesto culturale nel quale il bambino cresce. Ad esempio, in alcune culture le interazioni faccia a faccia sono scarse; La personalità dell’adulto. Alcuni studi sull’interazione di madre e padri con i propri bambini hanno mostrato che vi sono forti differenze tra i due genitori: ai padri viene riconosciuta una modalità di relazione più “fisica” e attiva, prediligono il “fare qualcosa insieme”. E’ uno stile, quindi, basato maggiormente sullo scambio fisico, giocoso e sull’imprevedibilità. I giochi preferiti dai padri sono quelli che coinvolgono la sfera corporea e motoria (“lanciare” in aria il bambino, inseguirlo, fargli il solletico). Le madri, invece, coinvolgono il bambino in giochi tranquilli, rispondono più tempestivamente ai bisogni del piccolo e utilizzano forme di interazione verbale più che fisica. Le caratteristiche del bambino. Il temperamento del bambino, presente sin dalla nascita influisce sul tipo di interazione che l’adulto effettuerà. Ad esempio, un bambino molto attivo induce un comportamento diverso rispetto a quello sollecitato da un bambino meno attivo e tranquillo. Per comprendere le esperienze avute durante le relazioni interpersonali i bambini si aiutano creando dei concetti sociali: degli strumenti che permettono di dare senso alle loro esperienze; rappresentazioni mentali evidenti già dal secondo anno di età. Tali rappresentazioni sono legate al concetto del Sé, che permette all’individuo di adottare un particolare punto di vista da cui osservare il mondo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità Lewis ha evidenziato due aspetti del Sé: Sé esistenziale: è il primo ad apparire, è la consapevolezza primaria, permette a una persona di sentirsi distinta da tutte le altre. Si fonda su una percezione immediata e precoce che deriva dalle informazioni sensoriali visive, acustiche e dalla comunicazione verbale e non verbale; Sé categorico: componente esplicita del Sé, appare durante il secondo anno di vita e riguarda l’abilità del bambino di definirsi in termini di categorie come età, sesso e dimensioni. Deriva dall’autoconsapevolezza e dall’autoriconoscimento (dai 18 mesi circa) ed è la consapevolezza secondaria che si basa sulla capacità di rappresentazione e di autoriflessione. Per parlare di vero e proprio autoriconoscimento è necessario che il bambino percepisca la propria immagine fisica e la riconosca come stabile nel tempo e nello spazio. La consapevolezza di sé comincia ad apparire intorno ai 15 mesi e accomuna gran parte dei bambini di età compresa tra i 21 e 24 mesi. Supponendo la presa di coscienza di sé o per meglio dire la distinzione tra sé e gli altri, il bambino ha gli strumenti per comprendere che gli altri posseggono caratteristiche diverse dalle proprie e che utilizzi elementi che conosce su sé stesso per comprendere cosa sentono e pensano gli altri. La conoscenza dell’altro richiede la percezione degli aspetti esteriori, dei comportamenti e l’elaborazione di un’immagine mentale che contenga: stabilità spazio-temporale, comprensione delle proprie e altrui emozioni e la consapevolezza del punto di vista attraverso cui gli altri vedono le cose. Per prima cosa il bambino deve percepire la stabilità degli oggetti e delle persone nel tempo e nello spazio: la permanenza della persona e dell’oggetto, come ha evidenziato Piaget, si sviluppano durante il periodo senso-motorio a partire dai 12 mesi e si esprimono in senso compiuto al termine di tale fase, intorno ai 18 mesi. Un secondo aspetto è la capacità di riconoscere le emozioni e di comprenderne il significato. Il bambino nei primi due anni di vita, esprime il proprio stato emotivo, riconosce il significato di alcune emozioni negli altri e impara a manifestare le proprie emozioni in base a regole appropriate alle diverse circostanze. È durante questa età che i bambini mostrano sempre Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità più bisogno dell’approvazione dell’adulto. Verso la fine del periodo prescolare diventato gradualmente più autonomi, per cui il giudizio di di sé non dipende più dalle reazioni di un adulto. Grazie allo sviluppo emotivo e cognitivo, la rappresentazione mentale degli altri diventa sempre più ampia fino a inglobare il punto di vista degli altri attraverso cui vedono e sentono la realtà; con il procedere dello sviluppo, la comprensione degli altri si avvale del canale verbale e delle descrizioni con le quali vengono presentate le loro qualità. Le elaborazioni del Sé sono soggette a continue ristrutturazioni e rielaborazioni come esito delle esperienze sociali e di una diversa comprensione della realtà; all’inizio della pubertà l’aspetto fisico del bambino subisce notevoli e profonde trasformazioni, questo induce degli effetti psicologici che si riflettono anche nella percezione di se stessi e nell’autostima. L’autostima è il sentimento che ogni individuo ha del proprio valore della propria capacità e si riferisce all’immagine del Sé ideale che ognuno possiede. L’adolescenza è il momento in cui appare l’incertezza sul presente e sul futuro e induce a rivalutare l’identità personale e le relazioni con gli altri. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità 2. Famiglie, genitori e socializzazione Alla nascita il bambino non è "socialmente competente”, ma lo diventa attraverso un lungo processo di sviluppo attraverso il quale le potenzialità che possiede gli permettono di acquisire gli attributi fondamentali della cultura umana: pensiero, linguaggio e uso di simboli. L'organizzazione di attività reciproche che mantengono una struttura fissa e si realizzano in un contesto altamente preordinato dall'intervento dell'adulto sembrano essere i prerequisiti essenziali per un apprendimento precoce dell'agire sociale e dello sviluppo in generale. Il bambino, infatti, sulla base di esperienze ricorrenti, che ripropongono sempre la medesima sequenza di eventi e azioni acquisisce modalità comportamentali (scripts) che gli consentono di pianificare e coordinare le proprie azioni. Il saper riconoscere da parte del bambino, attraverso attività interattive tipiche di alcuni giochi, che la struttura dell'azione sociale si configura come scambio reciproco e complementare, è la condizione essenziale per passare da una interazione ad una vera e propria relazione cioè alla rappresentazione che il bambino costruisce dell'interazione stessa. Dalla regolazione diadica in cui il ruolo della madre è preponderante, si passa a modelli di comportamento che lasciano sempre più spazio alla partecipazione del bambino. Da una iniziale situazione di fusione e di totale dipendenza dall'adulto, il bambino che sul piano motorio impara a camminare e trasforma il suo dire in un eloquio funzionale alla soddisfazione dei suoi bisogni, diventa progressivamente capace di separarsi fisicamente, ma anche psicologicamente delle figure di riferimento. La famiglia è il primo e più importante contesto della crescita fisica e psicologica del bambino, essa è infatti anche l’ambito ideale per l’educazione e l’istruzione alla socializzazione. Le famiglie sono state inquadrate dalla teoria sistemica come sistemi aperti influenzati da eventi esterni, entità dinamiche perfettamente in grado di adattarsi a circostanze mutevoli. Il comportamento del bambino influenza il comportamento dei genitori, che a loro volta possono influenzarlo, in uno schema circolare di influenze reciproche. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità I tre obiettivi di base che tutte le famiglie perseguono nell’educare i figli sono: 1. Sopravvivenza: assicurare che il figlio rimanga in buona salute abbastanza a lungo per potersi riprodurre; 2. benessere economico: aiutare il bambino ad acquisire le capacità e le conoscenze necessarie per essere economicamente autosufficiente da adulto; 3. autorealizzazione: promuovere e sostenere le facoltà necessarie a interiorizzare valori culturali come quelli concernenti la moralità, il prestigio e la realizzazione personale. Nella realizzazione di questi obiettivi ogni coppia genitoriale assume dei comportamenti educativi. Questi comportamenti derivano da molti fattori, come l’educazione che i genitori stessi hanno ricevuto, l’età, la personalità dei genitori e del bambino e il funzionamento della coppia coniugale. Baumrind negli anni ’70 ha effettuato alcuni studi sugli stili educativi-genitoriali. Con questo termine si definisce la modalità educativa e accudente con cui i genitori svolgono le funzioni genitoriali (affettiva, protettiva, regolativa, empatica) e, in generale, si rapportano ai propri figli. Lo stile orienta la costruzione della relazione con i figli e influenza il loro sviluppo. Tali stili si classificano in base a due dimensioni: Permissività/severità che si riferisce alla libertà che i genitori lasciano ai loro bambini; Sollecitudine/ostilità che descrive la quantità di affetto che i genitori mostrano ai loro figli. In base a queste due dimensioni è possibile classificare gli stili genitoriali in quattro categorie: Autoritario: questo stile prevede un elevato controllo e una scarsa accettazione del bambino. I genitori che adottano questo stile impongono delle regole assolute e inflessibili, senza che siano spiegate. I figli che vengono educati in questo clima possono tendere a ritiro sociale ed avere una bassa autostima. Permissivo: caratterizzato da molte dimostrazioni di amore e affetto ma anche dall’esercizio di un controllo piuttosto limitato. I genitori sono affettuosi e accettano il bambino senza guidarlo nelle scelte; richiedono meno risultati ai loro figli e tendono ad essere poco Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità coerenti in merito alla disciplina. I bambini cresciuti in questo clima potrebbero risultare immaturi e carenti nell’autocontrollo, nella responsabilità sociale e nella fiducia in sé. Autorevole: caratterizzato da elevata accettazione e elevato controllo. I genitori autorevoli hanno chiaro il tipo di disciplina da impartire ai figli, ma ne rispetta i desideri favorendo gli scambi verbali e l’espressione di opinioni e sentimenti. I figli cresciuti in questo clima sono competenti, indipendenti, assertivi, cooperativi e sviluppano un buon senso critico e una buona autostima. Trascurante/rifiutante: stile caratterizzato da scarsa accettazione e scarso controllo. I genitori sono completamente disimpegnati dalla relazione educativa: non c’è controllo, non vengono forniti strumenti di comprensione delle regole, non c’è sostegno né affetto. I figli sono a rischio di comportamenti devianti a causa di uno scarso controllo su impulsi ed emozioni. Il contributo dei fratelli Oltre alla relazione con i genitori, la vita familiare per la stragrande maggioranza delle persone è caratterizzata dall’interazione tra fratelli. Alcuni studi sottolineano la particolarità e specificità di questa interazione e ne enfatizzano il significato per lo sviluppo cognitivo e sociale rispetto al tipo di relazione che può essere instaurata con il genitore. Nel crescere insieme i fratelli acquisiscono informazioni sulle regole sociali che riguardano il possesso, l’imparzialità, la condivisione e l’alternanza dei ruoli nei giochi. È stato osservato che le intense emozioni, positive o negative, che caratterizzano la relazione si evolvono poi nell’alternanza di comportamenti di collaborazione, di competizione, di aiuto o di vero e proprio evitamento. Gli scambi quotidiani, emotivamente densi, sensibilizzano i bambini fin da piccoli verso i fratelli, così che questi rapporti costituiscono una vera e propria palestra per l’esercizio delle emergenti competenze sociali. Con il crescere dell’età i rapporti tra fratelli subiscono variazioni che portano ad una maggior parità durante la fanciullezza. Non vanno inoltre sottovalutate le notevoli differenze tra fratelli dovute sia a fattori biologici sia alle cosiddette esperienze non condivise: il fatto di vivere nella stessa famiglia non significa fare Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità identiche esperienze ed essere trattati nello stesso modo. I genitori stessi rilevano diversità nella costruzione del rapporto con il singolo figlio. Differenze che possono essere ricondotte a modalità diverse di adattamento tra genitori e figli. C’è quindi un’indicazione su quanto la relazione tra fratelli possa fungere base per la successiva relazione con i coetanei. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità 3. Le relazioni con i coetanei e l’amicizia Dopo i primi anni di vita, oltre a quello della famiglia, vi possono essere delle circostanze nelle quali altri tipi di contesti saranno chiamati a giocare un ruolo che può essere altrettanto importante a quello della famiglia. Durante il corso dello sviluppo il contatto dei bambini con i coetanei aumenta in modo graduale, mentre quello con gli adulti diminuisce. Nel corso dello sviluppo le occasioni sempre più frequenti di contatto e la capacità di interagire con i coetanei rendono la relazione tra pari sempre più costruttiva. Nell’età prescolare tali relazioni hanno il carattere dell’unidirezionalità, nel senso che all’azione del primo non corrisponde l’azione coordinata del secondo. Le competenze sociali si vanno sempre più affinando, passando da uno scambio di imitazione speculare a interazioni complementari e reciproche. Nell’età prescolare i rapporti sono poco esclusivi, flessibili e le interazioni sono basate sul gioco e sugli scambi verbali. Gli amici sono compagni di gioco momentanei. Nell’infanzia si sviluppano relazioni sempre più selettive basate sull’affinità e i compagni vengono scelti in funzione della comunanza d’interesse; i rapporti con i coetanei appaiono caratterizzati dal fenomeno della segregazione sessuale soprattutto nelle attività ludiche. Questo fenomeno indica la tendenza dei bambini a scegliere partner di gioco dello stesso sesso, escludendo quelli del sesso opposto; infatti, fino al completamento della prima istruzione i gruppi di bambini sono formati da membri dello stesso sesso. In questa fase di sviluppo le interazioni che si intraprendono con gli altri giocano un ruolo fondamentale anche nella definizione del proprio ruolo sociale, infatti si può fare una distinzione tra bambini popolari e bambini rifiutati. I bambini popolari, chiamati bambini leader, manifestano e mantengono nel tempo comportamenti e sequenze di interazioni non verbali rassicurati e non aggressive; appaiono in grado di mediare un conflitto e di intervenire con decisione a difesa di un altro aggredito. I bambini rifiutati, chiamati bambini dominanti aggressivi, manifestano in misura costante comportamenti di minaccia attraverso movimenti bruschi e disordinati, scarsa Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità concentrazione e interventi che minano le attività altrui attraverso aggressioni fisiche. Gli aspetti che riguardano il temperamento e la personalità maggiormente connessi alla dinamica accettazione-rifiuto sono l’aggressività e il mancato controllo degli impulsi. Nella fase della preadolescenza e della adolescenza le relazioni con i coetanei risentono delle esperienze pregresse e allo stesso tempo assumono valore di stimolo al confronto, fonte di sostegno e di supporto all’autostima. Le relazioni amicali presentano caratteristiche non perfettamente sovrapponibili a quelle che si stabiliscono nei gruppi di coetanei; i bambini frequentandosi più o meno occasionalmente, diventano amici quando la loro relazione si protrae nel tempo e diventa reciproca e stabile. Si viene a creare un legame preferenziale. Cosa spinge il bambino alla ricerca di relazioni preferenziali? Howes ha evidenziato che nei bambini più piccoli il bisogno di vicinanza e rassicurazione, in mancanza di figure adulte significative, viene soddisfatto all’interno di un rapporto d’amicizia affettivamente pregnante, mentre verso i 3-4 anni l’esigenza di esplorazione e la curiosità spingano il bambino a stabile un numero più elevato di relazioni. Nei primi due anni di vita i legami preferenziali possono essere interpretati come legami affiliativi caratterizzati da affettività, vicinanza fisica e reciprocità nella rispondenza ai segnali; durante l’età prescolare, le relazioni di amicizia assumono forme e funzioni diverse, diventando meno esclusive e più flessibili. A partire dai 4-5 anni il bambino distingue, all’interno di un gruppo, gli amici dagli altri compagni; condividere e cercare l’intimità sono indirizzati agli amici, le azioni di aiuto e conforto dipendono dalla condizione del ricevente. Nella relazione di amicizia si manifestano pattern comportamentali specifici di tipo prosociale (condividere, donare, ecc..) che non impediscono l’emergere di altri sentimenti ed emozioni prosociali volti a comprendere ed alleviare il disagio dei non amici. La relazione amicale rappresenta una spinta talmente forte che favorisce la solidarietà e l’aiuto; ciò non implica che tali relazioni siano esenti da conflitti e dispute che per altro sono funzionali all’amicizia, sia nella fase di formazione che in quella di mantenimento della relazione. La Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità capacità di collaborare è una delle competenze sociali meglio sollecitate dalla relazione amicale; sia nella risoluzione di problemi, prove e giochi di fantasia le coppie di amici, rispetto a quelle di non amici, mostrano maggiori competenze e un più elevato livello di soddisfazione. Selman ha intervistato un alto numero di soggetti d’età compresa tra i 3 e i 34 anni e ha individuato 4 stadi della consapevolezza dell’amicizia: 1. Amicizia come vicinanza fisica: 3-5 anni, nello stadio 0 gli amici sono i compagni di gioco momentanei e l’amicizia è concepita in chiave di vicinanza e contatto fisico. È assente la comprensione dei pensieri altrui e il bambino presta attenzione agli attributi fisici del compagno e alle sue azioni; 2. Avere un amico significa ricevere aiuto: 6-8 anni, nello stadio 1 l’amicizia è considerata nei termini di aiuto unilaterale ritenuto capace di capire e intuire i desideri e soddisfare le aspettative, l’amico viene scelto per caratteristiche materiali; 3. Dare e ricevere aiuto da un amico: 9-12 anni, nello stadio 2 di cooperazione in situazioni favorevoli, con la capacità di coordinare i diversi punti di vista, emerge una maggior consapevolezza della reciprocità del rapporto; 4. Confidenza, fiducia e sostegno nell’amicizia: dai 12 anni in poi, soltanto allo stadio 3, di condivisione mutualistica l’amicizia è una relazione solida e duratura caratterizzata da intimità e fiducia reciproca. La successione evolutiva nel concetto di amicizia si snoda lungo tre dimensioni che corrispondono all’evoluzione nella comprensione sociale: 1. incremento nella capacità di assumere la prospettiva altrui; 2. percezione delle persone come entità fisiche e psicologiche; 3. preferenza per i rapporti sociali duraturi piuttosto che incontri occasionali. Sul piano del concetto di amicizia emerge l’immagine di un bambino che prima dell’età prescolare non è in grado di percepire le caratteristiche psicologiche dell’amico e quindi non riflette sul significato di amicizia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità Durante la pre-adolescenza e l’adolescenza la relazione con i pari diventa di primaria importanza, con il graduale distacco dalla famiglia ci si appoggia prevalentemente al gruppo di coetanei amici che diventano una sorta di seconda famiglia. Nella pre-adolescenza c’è la scelta del migliore amico, scelta solitamente fatta per somiglianza di caratteristiche o perché l’altro ha caratteristiche desiderate; in adolescenza invece il gruppo si allarga, comprendendo membri del sesso opposto e favorendo la nascita delle prime relazioni amorose. In generale i legami di amicizia favoriscono una serie di comportamenti che vanno dalla cooperazione alla gestione dei conflitti, all’incremento della sensibilità e dell’interesse per l’altro. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 16 Filippo Petruccelli - Lo sviluppo della socialità Bibliografia Baumrind D., 1971, Current patterns of parental authority. Developmental Psychology, 4(1, Pt.2), 1-103. Camaioni L., Di Blasio P., 2002, Psicologia dello sviluppo, Bologna, il Mulino. Dixon, J.C., 1957, Development of Self-Recognition, in “Journal of Genetic Psychology”, 91, pp. 251-256. Howes C., 1983, Patterns of friendship. Child Development, 54 (4), 1041-1053. Lewis, M. & Brooks-Gunn, J. (1979). Social cognition and the acquisition of self. New York: Plenum. Piaget, J., 1936, La nascita dell’intelligenza nel bambino, Firenze, La Nuova Italia. Schaffer H.R., 1998, Lo sviluppo sociale del bambino, Raffaello Cortina Selman, R., 1971, "Taking another's perspective: Role-taking development in early childhood". Child Development. 42: 1721–1734. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 16 di 16

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