🎧 New: AI-Generated Podcasts Turn your study notes into engaging audio conversations. Learn more

Slides_1_Cittadinanza e classe sociale.pdf

Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...

Transcript

Cittadinanza e classe sociale T. H. Marshall I tre tipi della cittadinanza Civile: Libertà personali, libertà di parola, libertà di pensiero e di fede - istituzioni di riferimento sono le corti giudiziarie Politica: diritto a partecipare all’esercizio del potere politico (elezioni, partecipazione...

Cittadinanza e classe sociale T. H. Marshall I tre tipi della cittadinanza Civile: Libertà personali, libertà di parola, libertà di pensiero e di fede - istituzioni di riferimento sono le corti giudiziarie Politica: diritto a partecipare all’esercizio del potere politico (elezioni, partecipazione diretta o indiretta alla vita parlamentare) - istituzioni di riferimento sono i parlamenti e le amministrazioni locali Sociale: beneficiare di un “minimo di benessere e sicurezza economica” - istituzioni di riferimento sono il sistema scolastico e i servizi sociali Status e uguaglianza Un tempo queste istituzioni erano indistinguibili le une dalle altre. Ovvero i diritti politici e giuridici sono legati gli uni agli altri e derivano dallo status di un essere umano. Ma questo status non è assimilabile allo status di un individuo moderno perché quest’ultimo è concepito, secondo Marshall, a partire da una condizione di eguaglianza tra gli individui, ignota nel mondo antico: “Nella società feudale lo status era il contrassegno di classe e la misura della diseguaglianza” (p. 14) Fusione La cittadinanza moderna nasce attraverso un processo di fusione e separazione Per fusione Marshall si riferisce alla nazionalizzazione delle società “moderne” in ragione di una progressiva centralizzazione amministrativa che ebbe una natura: Civile: istituzione di un diritto a tutela dell’individuo (costruzione progressiva dello stato di diritto) Politica: istituzione di un parlamento centralizzante i poteri delle singole amministrazioni locali Sociale: Passaggio da forme localistiche di assistenza (gilde e corporazioni) a forme nazionali Separazione Se l’assemblaggio di organi amministrativi a livello nazionale caratterizzò il processo di fusione, la differenziazione funzionale tra diverse sfere del diritto caratterizzò quello che Marshall chiama la “separazione”. Per quanto queste tre funzioni si siano, come sostiene ancora l’autore, ritrovate proprio attraverso la vicenda storica del welfare. Questa separazione, inoltre, implico diverse “forme di accesso alle istituzioni”, ovvero il controllo su diverse forme di titolarità dei diversi diritti venne reso possibile da diverse istituzioni delegate alla loro distribuzione. 1. La prima epoca della cittadinanza Il processo di separazione appena descritto è secondo Marshall identificabile in tre momenti storici definiti: - Il XVIII secolo come periodo formativo dei diritti civili attraverso il toleration act, habeas corpus etc. Questi diritti in parte venivano consentiti economicamente dalla libera scelta dell’attività professionale. Il diritto civile, inoltre, mutò parallelamente alla concezione dell’individuo. Ad esempio: nonostante già dal XVIII secolo i diritti civili avessero una vocazione universalista, è soltanto a partire dai secoli successivi che lo status giuridico civile di ogni cittadino raggiunse una piena equivalenza dal punto di vista del genere 2. La seconda epoca della cittadinanza La seconda stagione dei diritti moderni, il XIX secolo, corrisponde con l’emersione e soprattutto l’estensione in senso universalistico dei diritti politici (e, importante notarlo, l’estensione parallela del mercato). A metà del XIX secolo solo un quinto della popolazione inglese aveva diritto di voto. La trasformazione in senso universalistico dei diritti politici avvenne soltanto quando la legge del 1918 “ spostò la base dei diritti politici dalla ricchezza economica allo status personale”. (p. 23) 3. La terza epoca della cittadinanza La terza stagione dei diritti è quella dei diritti sociali che Marshall identifica con il XX secolo Questi diritti, in precedenza amministrati su scala locale attraverso le appartenenze alle comunità locali e alle associazioni funzionali (corporazioni, gilde, associazioni di mestiere) vennero estese su scala nazionale attraverso le leggi sui poveri (poor laws) e il controllo pubblico dei salari. Una diversa temporalità Una prima essenziale considerazione della riflessione di Marshall sui diritti sociali riguarda la loro temporalità. Se infatti i diritti civili e i diritti politici si sono progressivamente estesi tra il XVIII e il XX secolo, i diritti sociali, prima garantiti su base localistica, “arretrarono fino quasi a scomparire nel secolo diciottesimo e nel secolo diciannovesimo” (approfondiremo questo aspetto in relazione alla processo descritto ne “La grande trasformazione di K. Polanyi). Non si tratta quindi di una temporalità progressiva - come nel caso degli altri diritti - e tantomeno regressiva in senso proprio perché il XX secolo va considerato come il secolo dei diritti sociali - ovvero di diritti che, in quella forma, erano stati ignoti nei secoli precedenti. Vi è quindi una sorta di diacronia nello sviluppo storico dei diritti sociali. Per spiegare questo fenomeno bisogna, comprendere meglio il rapporto tra il concetto di cittadinanza e quello di classe sociale. Cittadinanza Secondo Marshall la cittadinanza è uno status che viene conferito ai membri di una comunità ma “non c’è nessun principio universale che determini il contenuto di questi diritti e doveri”. In altri termini la cittadinanza è un contenitore vuoto che viene riempito di diverse istanze lungo il proprio sviluppo e queste istanze, nel mondo moderno, possono essere identificate con una progressiva spinta verso l’eguaglianza sociale. Possiamo quindi dire che la cittadinanza per Marshall è un sistema volto all’eguaglianza, ovvero: “un arricchimento del materiale di cui è fatto uno status e un aumento del numero delle persone a cui è conferito questo status”. Classe sociale Al contrario la classe sociale è definibile come un “sistema di diseguaglianza”, ovvero un sistema fondato su una ascrizione ineguale dello status di un individuo. Quello che Marshall nota, e che struttura la sua riflessione, consiste semplicemente nel rilevare che la cittadinanza ha iniziato a svilupparsi alla fine del XVII secolo e questo sviluppo ha corrisposto con quello del capitalismo che come afferma Marshall “è un sistema di diseguaglianza e non di eguaglianza”. È quindi possibile notare come sia proprio in questo movimento storico inverso tra cittadinanza e classe sociale che possiamo trovare un modo essenziale attraverso cui comprendere lo sviluppo storico (che abbiamo chiamato diacronico) dei diritti sociali Il processo storico Lo sviluppo storico di cui sopra è chiarito da Marshall mostrando come la classe sociale debba essere intesa come una ascrizione naturalizzata ovvero percepita come una istituzione a sé, indipendente dalle altre. La classe, è in altri termini uno status attribuito all’interno di un sistema gerarchico. Al contrario, la cittadinanza, è uno status tendenzialmente egualitario e: “L’effetto della cittadinanza su un sistema siffatto non poteva non essere profondamente eversivo e perfino distruttivo. I diritti che venivano attribuiti allo status generale della cittadinanza furono sottratti al sistema gerarchico di status della classe sociale, che restava così privo della sua sostanza vitale” (p. 32) Diseguaglianza sociale Il risultato della cittadinanza è stato dunque quello di sradicare la classe sociale dalla sua naturalizzazione gerarchica rendendo quest’ultima obsoleta. Questo non significa che le classi sociali non esistano più ma che, nel mondo moderno, la differenza tra classi non è “fondata e definita dalle leggi e dagli usi della società”. Il passaggio da una società di status a una società contrattuale consiste in questo: ovvero nel fatto che il “contratto sociale” è un contratto tra individui liberi ovvero tra individui di cui si debba prendere in considerazione lo status di eguaglianza. Titolarità dei diritti e giustizia sociale Il passaggio dallo status al contratto quindi evolve attraverso una serie di cambiamenti che non consistono soltanto nell’attribuzione di diritti ma, egualmente, esso trasforma dall’interno l’estensione e il dominio della titolarità dei diritti civili prima e politici poi. Quello che però nota Marshall all’interno del proprio schema evolutivo, è come la titolarità dei diritti sia divenuta a partire dalla fine del XIX secolo insufficiente per rendere conto della domanda di eguaglianza delle società moderne che si era parzialmente trasformata in una domanda di giustizia sociale. Un nuovo concetto di appartenenza Vi è poi un ulteriore appunto da fare, con il moderno concetto di cittadinanza è il concetto stesso di appartenenza ad essere mutato. Non si appartiene ad una “civitas” moderna in nome di una comune parentela o di una discendenza comune: “La cittadinanza richiede un legame di genere differente, una percezione diretta dell’appartenenza alla comunità, appartenenza fondata sulla fedeltà a una civiltà che è possesso comune. È una fedeltà di uomini liberi, forniti di diritti e protetti da un diritto comune” (p. 43) È in questo contesto che si determina un sentimento di solidarietà collettiva e nazionale ed è proprio questo concetto che, sebbene legato per secoli a un concetto individuale di titolarità dei diritti, comincia sul finire del XIX secolo a estendere il concetto di cittadinanza oltre una comune contrattazione civile e politica, reinvestendo il concetto di giustizia sociale, divenuto esso stesso oggetto di contrattazione. I primi cambiamenti nel XX secolo Una parte consistente della riflessione di Marshall consiste quindi nel cercare di dare atto all’emersione dei diritti sociali e al loro impatto sul concetto di cittadinanza Sul finire del XIX secolo quindi avviene un cambiamento nella concezione stessa dell’eguaglianza - adesso ancorata alle condizioni materiali che ne garantissero la soddisfazione effettiva oltre che la sua affermazione di principio Marshall descrive a questo riguardo tre cambiamenti maggiori: 1. Diminuzione della distanza salariale tra lavoro specializzato e non (capace di sollecitare una solidarietà di classe tra lavoratori) 2. Nascita di un sistema di imposte dirette capace di comprimere incrementalmente i redditi 3. Produzione di massa e società del consumo tendente ad equalizzare le differenze e l’accesso alla civiltà materiala tra diverse classi sociali In questo modo, nelle parole di Marshall: “L’integrazione sociale si diffuse dalla sfera del sentimento e del patriottismo a quella del godimento materiale” (la questione nazionale, potremmo dire, divenne, una questione sociale) Welfare (bismarckiano e beveridgiano) La cittadinanza sociale quindi determina la domanda di un “diritto universale a un reddito reale non misurato sul valore di mercato del soggetto” (p. 50). Questo progetto trasforma il modo stesso in cui si intende un “soggetto di diritto” ovvero, come ricordato in precedenza, muta il modo con cui i diritti sono ascritti. Marshall identifica questi cambiamenti anzitutto in due principi: 1. La possibilità a un’assistenza e consulenza legale 2. Il servizio sanitario garantito Entrambi questi principi mettono lo stato in una posizione contrattuale rispetto al mercato e, ricorda Marshall, potrebbero essere impiegati attraverso una gradazione del servizio stesso riducendo le differenze di classe. Questo è quello che oggi chiameremmo il “modello bismarckiano” originatasi nella Germania prussiana e fondato sul modello assicurativo teso a mantenere i livelli di vita e le sue differenziazioni. Come nota Marshall però il primo non è l’unico concetto assistenziale possibile in quanto un possibile modello alternativo fondato sul “minimo garantito” ovvero su quello che oggi si chiamerebbe un modello beveridgiano” - che, come ricordato, lavoro a stretto contatto con Marshall alla London School of Economics. Equilibrio tra diritti sociali e individuali Marshall difende un criterio di eguaglianza tra diritti individuali e sociali e il miglior modo per illustrare tale criterio è mettere in rilievo l’enfasi con cui investe il sistema educativo e la sua centralità nel processo di mutamento imposto dalla cittadinanza sociale. È solo a partire dal XX secolo infatti che il diritto universale all’istruzione viene separato da ogni concezione dell’appartenenza di status. Mettere a disposizione di tutti un’educazione secondaria diventa possibile (Marshall si riferisce a una legge del 1944 quindi di due anni successivi al Beveridge Report). Questa considerazione dell’individuo da parte del sistema scolastico come un fine in sé, ciononostante, appare parziale in quanto richiedere che si allentino i legami tra scuola e lavoro. La professionalizzazione che avviene in maniera - già all’epoca di Marshall - sempre più incipiente ne è una riprova e determina una restrizione dell’universalismo implicito nella cittadinanza sociale e nel diritto all’educazione. Status (sociale) vs. Contratto Quello che quindi il sistema educativo illustra in maniera plastica è quello che M. definisce “il diritto all’eguaglianza della possibilità” che si colloca come abbiamo notato al confine tra un diritto individuale e un diritto collettivo, ovvero come: “parità nel diritto ad essere riconosciuto come diverso” (p. 69). Il rapporto tra scuola e struttura professionale quindi “funziona come strumento di stratificazione sociale”. Lo status a cui provvede un’istituzione scolastica rappresenterà quindi “il marchio della legittimità” attraverso il quale l’individuo accede al posto di lavoro. Quello dei diritti sociali è quindi un un sistema di status stratificato che si è originato dal conflitto tra cittadinanza e mercato e che - senza abolire il secondo - rende possibile che “i diritti sociali nella loro forma moderna comportino una invasione del contratto da parte dello status, la subordinazione del prezzo di mercato alla giustizia sociale, e la sostituzione della dichiarazione dei diritti alla libera contrattazione” (p. 72). Giusto salario e stratificazione Per dimostrare come il concetto di cittadinanza reintroduca il concetto di status nelle società contrattuali Marshall si riferisce a quello che chiama un salario giusto (come vedremo nell’ultima parte del corso quest’idea - sebbene non fosse un riferimento primario di Marshall - ha un carattere profondamente sociologico e la ritroveremo nel concetto di “contratto giusto” di Durkheim). La prospettiva espressa da Marshall a questo proposito è chiara: “ Le rivendicazioni non solo di un salario vitale, con le variazioni al di sopra di tale livello che ogni strato riesce ad ottenere secondo le circostanza del mercato. Le rivendicazioni relative allo status riguardano una struttura salariale gerarchica, ogni livello della quale rappresenta un diritto sociale e non semplicemente un valore di mercato” (p. 75) La stratificazione diviene quindi una premessa alla giustizia sociale: “Ci dev’essere uniformità nell’ambito di ogni strato, e differenziazione tra gli strati” (p. 76). Tre conclusioni sulla nuova “cittadinanza democratica”... Marshall ritiene che tre siano le conclusioni che riguardano la cittadinanza sociale: 1. La compressione, ai due estremi, della scala di distribuzione del reddito 2. La grande estensione della cultura comune e dell’esperienza comune 3. L’arricchimento dello status universale della cittadinanza, combinato con l’arricchimento e la stabilizzazione di certe differenze di status soprattutto attraverso i sistemi interconnessi della scuola e dell’occupazione I primi due aspetti vanno considerati come precondizioni per lo sviluppo del terzo, ovvero la stratificazione e differenziazione degli status può essere legittimata soltanto all’interno di un comune dimensione valoriale, di una comune civiltà. In altri termini lo status non deve essere “espressione del privilegio ereditario”. È quindi l’istituzione dell’ereditarietà stessa ad essere messa in discussione da questa concezione della democrazia (come vedremo ancora una volta in relazione a Durkheim). In altri termini le diseguaglianze di status espresse nella nuova cittadinanza democratica debbono essere dinamiche ovvero non debbono comportare l’assunzione di una titolarità capace di solidificarsi. La diseguaglianza deve divenire un incentivo al mutamento ed al miglioramento di ciascuno (in questo senso Marshall concilia socialismo e liberalismo). … e quattro ipotesi (confermate) 1. Esiste una forma di eguaglianza umana fondamentale, connessa a una piena appartenenza alla comunità, che non è in contrasto con una sovrastruttura di disuguaglianza economica 2. I limiti all’eguaglianza sociale presenti nelle precedenti forme di cittadinanza (civile e politica) sono resi più complicati da “l’arricchimento dello status della cittadinanza”. Questa eguaglianza non deve essere considerata come un principio o, al contrario, negata, ma deve essere concepita come una tendenza del mondo contemporaneo (ci chiederemo già in queste prime settimane se nelle società neoliberali tale possa essere ancora il caso). Due sono i criteri che debbono orientare tale tendenza (come tale, mai pienamente soddisfacibile): la “giustizia sociale in senso politico” combinata con la “necessità economica”. 3. Estensione dei diritti proporzionale all’estensione dei doveri di cittadinanza (pagare tasse e contributi assicurativi; dovere di lavorare, scuola e “leva obbligatoria”). È il dovere di lavorare a cui dobbiamo dedicare attenzione in quanto il lavoro è alla base della condizione contrattuale (Cfr. Marx e Polanyi). Per questo lo sviluppo in senso locale del welfare potrebbe - come anticipa Marshall - aiutare perché consentirebbe di riportare un principio di fedeltà all’interno della cittadinanza decentrando la produzione attraverso quelli che chiama “gruppi di lavoro”. 4. Vi può essere una conciliazione tra le leggi del mercato e la domanda di eguaglianza sociale (liberalismo sociale).

Tags

citizenship social class political rights sociology
Use Quizgecko on...
Browser
Browser