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PunctualFable4582

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Università di Milano - Bicocca

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psicologia psicologia medica introduzione scienze umane

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Questi appunti forniscono un'introduzione alla psicologia, esplorando le sue radici filosofiche e biologiche. Si evidenzia la complessità della disciplina e la sua pluralità di approcci e modelli epistemologici.

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PSICOLOGIA Lezione 1:LE RADICI FILOSOFICHE E BIOLOGICHE DELLA PSICOLOGIA COME SCIENZA Il termine psicologia nasce da due termini psiche (anima/mente)+logos (discorso) è perciò una disciplina umana La psicologia, rispetto ad altre scienze, ha un "problema": è una scienza relativamente giovane. Cosa...

PSICOLOGIA Lezione 1:LE RADICI FILOSOFICHE E BIOLOGICHE DELLA PSICOLOGIA COME SCIENZA Il termine psicologia nasce da due termini psiche (anima/mente)+logos (discorso) è perciò una disciplina umana La psicologia, rispetto ad altre scienze, ha un "problema": è una scienza relativamente giovane. Cosa significa questo?Significa che, per essere riconosciuta come scienza, ha dovuto accelerare i suoi tempi. Non ha potuto confrontarsi con discipline più consolidate, come la matematica o la fisica, e quindi non ha potuto vantare fin da subito lo stesso tipo di evidenza scientifica(evidence based)). La psicologia ha iniziato ad essere trattata in termini scientifici solo recentemente e per alcuni rami della psicologia è stato più semplice ad esempio le neuroscienze hanno facilmente raggiunto lo statuto di scienza empirica in quanto queste ultime vanno ad osservare per esempio come funziona il cervello tramite risonanza magnetica.. Se pensiamo ai primi psicologi, quelli che possiamo definire tali oggi, risalgono agli anni '50-60, non certo a secoli fa.Un altro problema della psicologia è che non esiste un’unica psicologia, esistono,infatti,molteplici approcci e orientamenti all'interno della disciplina si parla infatti di pluralità di modelli epistemologici in funzione degli orientamenti teorici adottati e dell’ambito di studio o di intervento e la complessità dell’oggetto studiato richiede l’adozione di modelli epistemologici altrettanto complessi. La psicologia è una scienza umana, si occupa dell’uomo e delle relazioni. Il mondo è troppo complesso: adottare un’unica teoria per tutto e per tutti sarebbe riduzionistico. Non è possibile adottare un solo punto di vista. Di fatto si, il pluralismo di modelli epistemologici crea delle problematiche ma al tempo stesso non possiamo fare altro che interfacciarsi con questa complessità (data proprio dalla complessità dell’oggetto di studio: l’uomo). Questo perché lo stesso oggetto di studio, cioè il comportamento umano e i processi mentali, può essere analizzato da molteplici prospettive e con livelli di approfondimento diversi.Ad esempio, all'interno della psicologia ci sono diverse aree di specializzazione. Ci sono neuropsicologi, psicologi clinici,psicologici educativi, psicologi sociali, e molti altri. La psicologia clinica, che è quella tradizionale che si occupa di pazienti e disturbi psicologici, è una delle aree più conosciute. Tuttavia, anche dentro la psicologia clinica ci sono vari approcci, come la psicologia comportamentale, psicologia dinamica, psicologia umanistica e psicologia sistemico-familiare. Ogni orientamento ha il proprio modo di affrontare i problemi psicologici, e quindi anche i metodi terapeutici utilizzati sono molto diversi tra loro. Per esempio, la prof ha scritto una tesi in neuroscienze, dove ha studiato come le aree del cervello influenzano l'atteggiamento implicito verso il cibo. Questo è un esempio di come la psicologia, pur trattando lo stesso oggetto di studio – il comportamento umano – possa avere diverse applicazioni a seconda dell'approccio scelto. L'area delle neuroscienze, che è molto legata alla psicologia, studia come i processi cerebrali influenzano le percezioni e le emozioni. Così, uno psicologo cognitivo-comportamentale, che ha ereditato il pensiero freudiano, lavorerà in modo molto diverso rispetto a uno psicologo sistemico-familiare, che si concentra sulle dinamiche familiari. Quando si sceglie di andare da uno psicologo, una delle domande che potrebbe sorgere è proprio questa: da quale psicologo dovrei andare? Non tutti gli psicologi trattano i disturbi o i problemi psicologici allo stesso modo, e ogni approccio teorico risponde a diverse esigenze. Questo non significa che ci sia un orientamento giusto o sbagliato, ma semplicemente che ognuno di essi risponde a una diversa visione del mondo interiore e dei significati che ciascun individuo attribuisce alla propria esperienza. In altri ambiti. Ciò che accomuna tutti questi approcci, però, è l’intento di comprendere, non di spiegare,il mondo interiore dei significati espressi dai singoli soggetti. Ogni orientamento, infatti, cerca di decifrare i significati profondi che ogni individuo attribuisce ai propri pensieri, emozioni e comportamenti. E questo, in fondo, è ciò che rende la psicologia una scienza affascinante, ma anche molto complessa e variegata.Quando io dico modello. epistemologico, cosa sto dicendo? La conoscenza. Con questo termine si intende il modo in cui conosciamo e costruiamo la nostra comprensione della realtà.Ogni modello epistemologico porta con sé una concezione diversa del mondo e della mente umana, e quindi anche delle modalità di intervento psicologico. In psicologia esiste una pluralità di modelli teorici, ossia una varietà di approcci epistemologici, che sono utilizzati per conoscere e comprendere l'oggetto di studio, che in questo caso è l’essere umano. La pluralità di modelli epistemologici in psicologia si riferisce al fatto che lo stesso oggetto di studio – l'uomo – può essere analizzato da diverse prospettive, usando approcci teorici e metodologici differenti. Poiché l'oggetto di studio della psicologia è estremamente complesso, anche i modelli epistemologici che la psicologia utilizza per comprenderlo e spiegarlo sono altrettanto complessi. Per capire come la psicologia sia diventata una scienza, dobbiamo esaminare le sue radici filosofiche e biologiche. Comincerò con le radici filosofiche. Ciò che ci serve sapere dalla filosofia è come la psicologia abbia evoluto il suo approccio alla conoscenza e alla comprensione dell’essere umano. Una distinzione fondamentale che dobbiamo fare è quella tra psicologia e filosofia. La psicologia è una scienza giovane, e molti dei primi psicologi che oggi hanno 70 anni, in realtà non erano laureati in psicologia, ma in filosofia. Solo successivamente si sono specializzati in psicologia e hanno seguito scuole di aggiornamento per tenersi al passo con i progressi scientifici della disciplina. Questo dimostra quanto sia recente il riconoscimento della psicologia come scienza autonoma, il suo processo di differenziazione dalla filosofia è un processo lento ma doveroso. Per comprendere meglio come la psicologia abbia acquisito il suo statuto di scienza, dobbiamo tornare indietro nel tempo e analizzare come è stata trattata la questione del corpo e della mente. Se la psicologia è una scienza, vuol dire che ha trovato un modo per studiare scientificamente l’essere umano, ma c'è un problema: la mente, l'anima, sono concetti difficili da studiare utilizzando i principi delle scienze naturali, perché sono entità invisibili e immateriali.Gli albori della psicologia come scienza risalgono agli ultimi anni dell’800 in Germania, qui nascono i primi laboratori scientifici veri e propri, dove vengono effettuati esperimenti, test e valutazioni Per poter essere studiata scientificamente, la mente ha dovuto essere associata al corpo. È necessario che la psicologia si occupi di comportamenti, di azioni e di fenomeni osservabili, misurabili, quantificabili. Il primo passo per rendere la psicologia una scienza è stato dunque quello di trovare un oggetto di studio misurabile, cioè di associare la mente al corpo, in modo che i comportamenti e le azioni umane potessero essere osservati e analizzati. Ma c'era un altro problema: nelle tradizioni filosofiche antiche, mente e corpo erano considerati due entità separate. Per esempio, gli animisti vedevano l'anima non solo negli esseri viventi, ma anche negli oggetti e nelle cose. Un sasso, per esempio, non veniva visto come un oggetto che cade a terra per la forza di gravità, ma come un'entità che agiva per una qualche forma di volontà o spirito. Questo approccio, che separava la mente dal corpo, ha influito sullo sviluppo della psicologia e sulla sua ricerca di un metodo scientifico per studiare l’essere umano. Nel pensiero animistico, ogni oggetto, come ad esempio un sasso, veniva considerato portatore di una propria anima e volontà, e quindi la sua caduta non era spiegata da leggi fisiche, ma dal fatto che il sasso aveva una sua "volontà" di cadere. Siamo quindi partiti da una concezione molto lontana dalla psicologia come scienza. Inizialmente, la mente e l'anima erano trattate come entità separabili dal corpo, e questo ci allontana dal modello scientifico, non era presente una base scientifica. La psicologia, per avvicinarsi a una visione scientifica ed essere considerata scienza doveva trovare un comportamento misurabile, che potesse essere studiato secondo leggi fisiche e scientifiche. In altre parole, bisognava identificare un oggetto di studio che fosse osservabile,misurabile e quantificabile. Andando al pensiero classico: quando pensiamo a "mente e corpo", chi ci viene in mente? Filosofi come Freud, Aristotele, Platone. Sì, ma andiamo ancora indietro nel tempo e pensiamo ai presocratici, che si sono confrontati con questi temi, affrontando la questione di mente e corpo come due entità distinte. Nel mondo antico, la discussione su mente e corpo come due entità separate non era isolata,la credenza di presenza di un’anima immortale presente nel corpo ma da questo indipendente non era l’unico pensiero nell’antichità. Ci sono tracce di pensieri che hanno contribuito allo sviluppo della psicologia come scienza. Per esempio, i sumeri pensavano che le leggi che regolavano l'anima e il corpo fossero le stesse, applicabili a entrambi, per cui quindi il regno di Kur, il regno dell’oltretomba, era soggetto alle stessi leggi. Nell'Antico Egitto, l'individuo aveva il Ba (l'anima) e il Ka (l'aspetto vitale), ma anche in questo caso, l'anima e il corpo erano concepiti come separati, con il corpo che doveva seguire l'anima anche dopo la morte (da qui la pratica dell'imbalsamazione). Nel pensiero ebraico, la visione era più integrata, incentrata sull'idea che corpo e mente fossero uniti, non si parla di anima perchè la dottrina dell’immortalità è di origine farisaica. Arrivando al pensiero greco, vediamo che i Greci, in particolare nel pensiero religioso, consideravano corpo e mente come due entità distinte. L'approccio greco era nettamente dualista: il corpo(corpus) era visto come un'entità fisica, soggetta a equilibri(eucrasia) e disequilibri(discrasia), come nel modello ippocratico della salute. Aristotele, pur mantenendo la distinzione tra mente e corpo, cercava di unire questi due aspetti avrebbe così precostituito le condizioni per uno studio scientifico della psiche. La sua teoria psicologica era più articolata ed era la più completa teoria psicologica dell’antichità e comprendeva tre livelli: quello vegetativo (che riguarda le funzioni di sopravvivenza), quello sensibile (che riguarda la percezione) e quello razionale (che riguarda la cognizione e il pensiero). Nonostante i tentativi di Aristotele di integrare corpo e mente, questo cammino verso una psicologia scientifica fu interrotto dal pensiero cristiano. Il cristianesimo separò ulteriormente la mente dal corpo, ponendo l'anima su un piano divino e trascendente. Secondo il cristianesimo, la mente e l'anima sono affari divini, e quindi non possono essere oggetto di studio scientifico. Discutere della mente secondo il pensiero cristiano corrispondeva al discutere dell’anima che era un aspetto empio perché l’uomo è interposto tra Dio e Natura e ogni tentativo di naturalizzare in via diretta è condannato.Questo approccio rese la psicologia e lo studio della mente un campo problematico per secoli, poiché il tentativo di analizzare scientificamente la mente veniva visto come un atto di eresia. La fede religiosa, che vedeva l'anima come una dimensione che trascende la comprensione umana, impediva di trattare la mente come un fenomeno misurabile e studiabile secondo i principi della scienza. C'è stata una vera e propria interdizione nello studio dell'uomo e delle sue attività psichiche, cioè nello studio della mente.Questo è accaduto perché, se l'anima è ciò che appartiene al divino, allora non possiamo discutere di essa come se fosse un fenomeno naturale. Non possiamo "naturalizzarla", né studiarla secondo le stesse leggi fisiche che governano il corpo umano. Dobbiamo aspettare l'umanesimo e il Rinascimento affinché la mente torni a essere oggetto di studio, ma non più da un punto di vista teologico o trascendentale, legato alla religione e alla divinità in quanto l’uomo non è più visto in ottica trascendentale. Grazie a questi movimenti culturali, l'uomo comincia a essere visto come un oggetto di studio scientifico, non più solo sotto una lente religiosa che portava a studiare l’uomo e le sue attività mentali da un punto di vista teologico, ma da una prospettiva propriamente umana. Solo restituendo alla mente e all'uomo la sua essenza umana possiamo iniziare a considerarlo come una "macchina biologica", applicando quindi le stesse leggi che regolano gli altri fenomeni fisici e naturalizzando così la sua mente, abbiamo quindi in questo periodo una preparazione a una vera svolta nel pensiero con Cartesio. Siamo partiti da un'idea antica: i passi e le azioni erano considerati il frutto dell'anima, qualcosa che andava oltre il corpo. Poi è arrivato il cristianesimo, e successivamente l'umanesimo e il Rinascimento, che hanno affermato che, se l'uomo è una macchina biologica, anche la mente fa parte di questa macchina. Di conseguenza, anche la mente può essere studiata con le stesse leggi che governano il corpo. Stiamo quindi avvicinandoci a un'idea di unione tra corpo e mente, e alla possibilità di studiare scientificamente. La vera e propria svolta avverrà con Cartesio (1596-1650), che segnerà un punto di rottura importante e questo perché applica un approccio razionale ,con un indagine soggettiva e controllata dei fenomeni naturali attraverso esperienza sensoriale e ragionamento, vuole ricercare la verità attraverso il ragionamento. Cartesio separa nettamente la mente e il corpo, si parla infatti di un vero e proprio dualismo cartesiano, considerando la res cogitans (la mente) da una parte e la res extensa (la materia fisica) dall'altra. Ma la vera novità cartesiana è che, per Cartesio, la verità non va cercata nel divino. La verità è qualcosa che appartiene agli uomini e può essere ricercata tramite la ragione umana. Cartesio, quindi, umanizza molto lo studio di questi due ambiti: la mente (res cogitans) e il corpo (res extensa).Tutta la realtà per Cartesio era divisibile in mente, sostanza pesante e materia, sostanza estesa. Cartesio inizia a studiare il corpo come una macchina, anche se non sa ancora come affrontare completamente lo studio della mente. Prova però a fare dei passi in questa direzione, mantenendo un legame tra mente e corpo. Il corpo umano per Cartesio è una macchina guidata da cause naturali che produce effetti naturali Cartesio è uno dei primi a parlare di riflessi: cioè, quando tocchiamo qualcosa di caldo, la nostra mano si ritira automaticamente, reazione che secondo lui non richiedono l’uso della mente. Cartesio cerca di spiegare questo fenomeno come un processo fisico, ipotizzando che il corpo funzioni come una macchina idraulica.In particolare, si è affascinato dai meccanismi idraulici e pensa che i nervi nel corpo umano funzionano come dei tubi che trasportano fluido. Secondo lui, i muscoli si contraggono grazie al passaggio di questo fluido, proprio come avviene in una fontana con meccanismi idraulici. Purtroppo, Cartesio non aveva ancora la conoscenza dell'anatomia moderna, e la sua teoria era incompleta. Però, la sua intuizione è importante: cerca di capire come il corpo possa essere studiato come una macchina, un sistema che risponde a stimoli fisici. In questo contesto, Cartesio parla per primo dei riflessi, cioè delle risposte automatiche del corpo agli stimoli esterni, che saranno un concetto fondamentale nella fisiologia e nella psicologia.La mente perciò per ora per Cartesio è ciò che distingue uomini da animali, non è parte del mondo naturale e quindi obbedisce a leggi diverse. Cartesio si pose una domanda fondamentale: *da dove partono questi impulsi?* Dove nasce l'interazione tra la mente e il corpo? La sua ipotesi era che la mente e il corpo si unissero in un punto specifico del nostro cervello, che chiamò"ghiandola pineale". Per Cartesio, questa ghiandola rappresentava il punto in cui il corpo e la mente si incontrano, interagendo tra loro può essere attivata direttamente dalla volontà liberando il fluido che dal cervello raggiunge specifici gruppi di nervi a loro volta determinano il movimento dei muscoli, tramite un'energia esterna riflessa attraverso il sistema nervoso centrale ai muscoli che si contraggono. Nonostante fosse influenzato dalla religione e dalle idee cristiane,Cartesio cercava un modo per conciliare la visione scientifica con la presenza di qualcosa di divino nella mente. Non poteva negare completamente il divino, perché questo avrebbe messo in discussione la sua stessa posizione come pensatore nel contesto religioso del tempo. Tuttavia, Cartesio non si concentrava su cosa fosse effettivamente l'anima o se avesse una natura divina. Il suo interesse si focalizzava invece su come la mente interagisce con il corpo. In altre parole, non cercava di rispondere alla domanda "Cosa è la mente?", ma piuttosto "Come la mente interagisce con il corpo?" Cartesio iniziò a sviluppare un modello in cui ipotizzava che l'interazione tra la mente e il corpo fosse possibile grazie a fluidiche che, provenendo dall'esterno o dall'interno del corpo, si muovevano attraverso il sistema nervoso. Questo movimento di fluidi avrebbe permesso al corpo di reagire agli stimoli, generando i riflessi che studiava. Anche se oggi ci sembra un'idea primitiva,questa intuizione rappresentava un passo significativo verso la comprensione del funzionamento del corpo umano come una macchina. È importante tenere a mente che, nel contesto storico in cui viveva, la comprensione scientifica era ancora molto limitata rispetto alle conoscenze moderne.L'idea di Cartesio che il corpo funzioni come una macchina non era tanto lontana dal concetto di "apparato" che studiamo oggi nella biologia. Un apparato è composto da molteplici componenti che lavorano insieme come un sistema integrato. Ad esempio, quando studiamo il corpo umano, non consideriamo singolarmente ciascun organo o tessuto, ma ci concentriamo su come questi elementi lavorano insieme per il funzionamento dell'intero sistema. L’uomo perciò era considerato la somma delle sue componenti fisiche. La visione cartesiana del corpo come macchina ha contribuito a definire l'approccio scientifico allo studio della fisiologia umana.Cartesio perciò è il primo a spiegare il movimento del corpo usando un modello,di tipo meccanico che nonostante ciò era controllato da un’entità non fisica , la mente. La vera rivoluzione di Cartesio è stata quella di sottrarre lo studio dell'uomo alla religione e alla teologia, permettendo per la prima volta una riflessione scientifica sul corpo e sulla mente, separandoli dal dominio del divino, si sottrae così il monopolio della riflessione teologica analizzando i problemi propri delle scienze dell’uomo. Cartesio affermava che,anche se non sapeva cosa fosse l'anima o da cosa fosse composta, poteva comunque studiare come essa interagisce con il corpo. Non si preoccupava di stabilire se l'anima fosse divina o meno, ma si concentrava sull'interazione tra mente e corpo. Se il corpo era una macchina poteva essere studiato come tale e se lo spirito interagiva con questa macchina, lasciando impregiudicato il problema tutto teologico della sostanza che compone l’anima, nulla vietava di studiare queste modalità di interazione.Questa separazione tra "res cogitans" (mente) e "res extensa" (corpo), che prese nome di “errore di Cartesio” era fondamentale per permettere l'avvio di uno studio scientifico e razionale delle funzioni umane. Cartesio e la distinzione tra scienze hard e soft Questa distinzione portò, nel tempo, a una separazione tra le cosiddette scienze hard (che si occupano della natura) e le scienze soft (che si occupano dello spirito e della mente). Questa divisione ha influenzato il pensiero scientifico per secoli,portando a considerare la mente come qualcosa di meno suscettibile di essere studiato razionalmente rispetto alla materia.Cartesio, infatti, sosteneva che la mente e il corpo interagissero attraverso la ghiandola pineale, ma mantenne comunque un dualismo tra i due, che contribuì a radicare la distinzione tra scienze naturali e scienze dello spirito, mantenne tuttavia l’interesse per comprendere le interazione tra mente e corpo differenziando tuttavia i diversi pensieri e le diverse scienze che nascevano da essa. Nel contempo si stavano così verificando diversi pensieri il Razionalismo e l’Empirismo con a capo Cartesio e Locke. In Inghilterra, un altro grande pensatore, John Locke, sviluppa un approccio completamente diverso. Mentre Cartesio era un razionalista e cercava la verità attraverso la ragione, Locke rappresentava una corrente filosofica opposta:l'empirismo. Locke sosteneva che non vi fosse nulla di innato nella mente umana, contrariamente a Cartesio, che pensava che alcune idee fossero innatamente presenti nella nostra mente , in quanto nella ghiandola pineale ci possono essere anche le idee innate che non derivano dall’esperienza ma derivano dalla ghiandola pineale stess. Secondo Locke, la conoscenza deriva esclusivamente dall'esperienza sensoriale e dall’osservazione rifiuta quindi l’ipotesi che le idee fossero innate nella mente di un neonato. Quando nasciamo, la nostra mente è come una tabula rasa, una ‘tavola vuota’ che si riempie con le impressioni e le esperienze che accumuliamo nel corso della vita. Questa metafora della ‘tabula rasa’ deriva dal fatto che nell'antichità, per scrivere, si utilizzavano tavolette di cera su cui si incidevano le parole. Quando il testo non era più utile, si raschiava la cera e la tavoletta diventava di nuovo "piana", pronta per essere riscritta. Per Locke, la mente è come questa tavoletta, che viene scritta e "riempita" dalle esperienze sensoriali. La conoscenza si sviluppa da legami tra sensazioni semplici e primarie, le idee più semplici si combinano per formare idee complesse date anche da inferenze sulla base dell’accumulo di esperienze passate. Anche se rifiutavano la visione cartesiana di mente cercavano anche loro una variabile non quantitativa, la ragione. L'intelligenza artificiale e il confronto con Locke(esempio fatto in aula) In modo simile a come un sistema di intelligenza artificiale raccoglie dati, li elabora e produce risposte, Locke vedeva la mente umana come una rete che accumula esperienze sensoriali. Ogni nuova esperienza si aggiunge a quelle precedenti, creando un complesso intreccio di idee e associazioni. Questo processo, che oggi possiamo paragonare al funzionamento di un database,permette alla mente di formare concetti complessi a partire da elementi più semplici. Ad esempio, i modelli come GPT non hanno un’anima o una consapevolezza come quella umana, ma funzionano in modo molto simile a quanto descritto da John Locke: si basano su una grande quantità di idee semplici (dati e informazioni), che vengono poi combinate per creare nuove idee più complesse. Questi modelli non necessitano sempre di nuovi dati per acquisire nuove conoscenze, ma riescono a produrle autonomamente combinando le informazioni già apprese. In altre parole, GPT può generare nuova conoscenza partendo dall’esperienza dell’unione tra idee preesistenti. Il modello di intelligenza artificiale attuale si ispira, in parte, alla struttura mentale studiata dagli psicologi, applicando principi che derivano dalla psicologia cognitiva e dalla teoria dell’apprendimento. Questo dimostra quanto le scoperte psicologiche siano alla base di molte applicazioni tecnologiche moderne. Sebbene Cartesio sia stato promotore della rivoluzione scientifica con il sorgere della scienza moderna la res cogitans diventa “pattumiera” in cui relegare tutto ciò che nello studio dell’uomo non era suscettibile di essere studiato razionalmente, dopo cartesio chi non vuole scegliere la soluzione dualistica si orientò su due correnti principali: Materialismo: si occupava della res extensa, la materia e i fenomeni misurabili. Era simile all’empirismo di Locke,concentrandosi esclusivamente su ciò che è tangibile e misurabile, si sviluppò in Inghilterra con James Mill, per cui la mente era costituita interamente da materia, per comprendere la realtà basta comprendere il mondo fisico di cui la mente è una parte, gli esseri umani sono uguali agli altri animali,sono costituiti da sola materia fisica e sottoposti alle leggi fisiche dell’universo, la mente è una macchina non meno del corpo. Secondo Mill quello che deve avere il primato su tutto è la materia, riduce così il dualismo cartesiano poiché per lui mente e corpo sono indivisibili sono parti dello stesso mondo, quindi la mente può essere studiata come una macchina esattamente come il corpo. In Francia verso il 700 Turgot e altri letterati fondarono la Società degli Osservatori dell’Uomo (in francese “Société des Observateurs de l’Homme”) e si fecero chiamare ideologi (in francese ideologues). In quel periodo, gli studiosi non si ritrovano tanto nelle università, ma piuttosto in società culturali, una sorta di circoli intellettuali dove ci si incontrava per discutere e confrontarsi. Questi studiosi si fecero chiamare ideologi, poiché il loro obiettivo era studiare una scienza che studia come si formano le idee. La loro attività mirava a togliere lo studio della mente da concezioni astratte o mistiche, cercando di renderlo un campo più razionale e scientifico. Questo circolo scientifico tenterà quindi di dare dignità al mentale per riscaldare la dicotomia tra “uomo fisico e uomo morale”. In questo contesto, è emblematico il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveyron, un’esperienza fondamentale per la riflessione sui bisogni umani, si tratta di un ragazzo di circa dodici anni ritrovato in quel periodo nei boschi, dopo essere vissuto molti anni in isolamento, nello stato più selvaggio e per questo incapace di comunicare e relazionarsi a qualsiasi livello con i suoi simili, caso che suscitò particolare interesse nella società, in quanto capirono che non basta pensare alle facoltà per definire l’uomo di natura ma anche ai suoi bisogni , per sviluppare le facoltà è necessario soddisfare i bisogni che non sono solo materiali. Questo caso dimostra che, oltre ai bisogni primari (come la sopravvivenza), esistono anche bisogni psicologici e di socializzazione, che possono essere studiati e misurati. Questo fu un contributo importante per lo studio della mente. Idealismo: si occupava quindi della res cogitans, lo spirito, la mente e la sfera immateriale. Si focalizzava su aspetti meno tangibili,come il pensiero, le idee e la mente. Cartesio aveva così aperto la strada a un tipo di riflessione che non era più vincolata ai dogmi religiosi, ma che permetteva di esplorare l'uomo come un soggetto studiabile secondo leggi naturali e fisiche. Gli ideologi in Francia cercarono di studiare la mente in modo più scientifico, ma si scontrarono con questa distinzione cartesiana, che relega la mente nel dominio delle “scienze soft”.Nonostante ciò, il loro lavoro pose le basi per una riflessione sulla necessità di rendere la psicologia una scienza autonoma,capace di studiare la mente con metodi scientifici. La crisi degli ideologi e l’interdizione kantiana Dopo la Rivoluzione Francese del 1789, però, gli ideologi iniziarono a perdere importanza. La loro ambizione di costruire una psicologia scientifica si scontrò con una serie di ostacoli, tra cui le idee di Immanuel Kant. Kant introdusse una distinzione fondamentale nella materia, separandola in due tipi di grandezze: Grandezze intensive: riguardano fenomeni che possono variare in intensità (esempio: la luce può essere più o meno intensa,ma non può essere del tutto assente). Tra queste troviamo percezioni e colori. Non possiamo “non percepire” o “non vedere colore”, ma possiamo percepire più o meno intensamente.Tali grandezze hanno quindi solo un grado e possono essere suscettibili di aumento o diminuzione ma quest’ultima non può andare dall'esistenza alla negazione. Grandezze estensive: si riferiscono a fenomeni misurabili, composti da parti sommate o sottratte (esempio: il tempo, che si misura aggiungendo o togliendo minuti). E’ quindi costituita da aggregati di parti, la sua rappresentazione nasce dalle rappresentazioni delle parti e si accresce o diminuisce per addizione o sottrazione delle parti stesse. Secondo Kant, la scienza può occuparsi solo delle grandezze estensive, perché queste sono misurabili. Le grandezze intensive, come quelle che riguardano la mente e la percezione, non possono essere studiate con i metodi scientifici dell’epoca. Questo portò Kant a concludere che la psicologia non poteva essere considerata una scienza, poiché si occupa di grandezze intensive e non estensive,le grandezze psicologiche non sono suscettibili di matematizzazione essendo tutte grandezze intensive.In sintesi, Kant non vietava lo studio della psicologia, ma negava la possibilità di considerarla una disciplina scientifica, perché non si prestava alle stesse misure e agli stessi parametri della fisica o della matematica. Questa posizione è nota come interdizione kantiana. Per rendere la psicologia una scienza autonoma, fu necessario trovare un modo per misurare gli eventi psichici, cercando di “materializzare” l’intelletto e tradurre l’esperienza interiore in qualcosa di quantificabile. Questo fu un passaggio cruciale nelle radici filosofiche della psicologia scientifica moderna.Bisognava iniziare a studiare da un punto di vista biologico, scientifico tentando di superare l’interdizione kantiana. Lezione 2 :LE RADICI BIOLOGICHE Ci sono scienziati e studiosi che hanno iniziato a studiare il corpo e con esso la mente da un punto di vista più biologico, più fisiologico e quindi con un’attenzione meno filosofica, meno teologica. Uno di questi è Luigi Galvani (1737-1798) che dimostra l’inesattezza del modello idraulico di Cartesio (i muscoli funzionavano come un modello idraulico: passava un fluido che faceva gonfiare e contrarre i muscoli, mosso dall’interno dall’attività della ghiandola pineale. Tramite una metafora, applicava al corpo il concetto delle statue delle fontane idrauliche che si muovevano al passaggio dell'acqua) e ribatte: è vero che c'è una contrazione dei muscoli, ma non avviene perché passa dell'acqua. È possibile indurre una contrazione muscolare applicando una fonte o una stimolazione elettrica direttamente alle terminazioni nervose del muscolo. Non è necessaria la ghiandola pineale, non serve un liquido che passa nel corpo per espandere o contrarre i muscoli, perché le terminazioni nervose in essi contenute contengono già l’energia necessaria alla contrazione,basta stimolarle. Dunque inizia a mettere un pezzettino molto importante tra la connessione mente-corpo. Ma come vengono trasmessi i messaggi dal corpo alla mente? Come funziona la connessione tra corpo e ambiente esterno (ritrazione della mano dal fuoco, i riflessi...)? Entra in gioco Muller (1801-1858) con la dottrina dell'energia specifica dei nervi. Incomincia ad applicare una procedura sperimentale e scientifica allo studio della fisiologia (studio del funzionamento del sistema), introducendo un metodo scientifico valido per lo studio della connessione tra il corpo e la mente.Non bastava osservare e classificare, voleva isolare o rimuovere organi celebrali animali per studiare le reazioni a sostanze chimiche e il funzionamento tenendo sotto controllo tutte le possibili variabili. Logica: se io aggiungo o rimuovo questa parte, funziona ancora uguale? Quale tipologia di attività, esecuzione o funzione perde? Voleva vedere se togliendo o isolando degli organi si ottenessero reazioni diverse, e vedendo la nuova reazione ottenuta poteva ipotizzare a cosa servisse il pezzo rimosso.Vedeva che il messaggio(l’impulso elettrico) che veniva trasmesso attraverso i canali (nervi) era lo stesso indipendentemente dal contenuto (che si trattasse di una contrazione muscolare, di una funzione visiva, della reazione a una sostanza, etc.), ma i messaggi, e quindi gli impulsi elettrici, venivano trasmessi su canali diversi. Come facciamo a sapere che quell’impulso è destinato (per es.) alla corteccia visiva e quindi alla visione, oppure è destinato all’impulso auditivo e quindi al nostro sistema auricolare?Scopre che ogni canale ha una specifica funzione.Anche se l’impulso elettrico è lo stesso, il canale specifico col quale viene trasmesso rende il messaggio portatore di un determinato contenuto piuttosto che di un altro. In poche parole, a seconda del canale da cui passa l’impulso elettrico, il messaggio acquisisce un contenuto nonostante la stimolazione elettrica con cui viene svolto il funzionamento sia uguale. Questo vuol dire che l’impulso elettrico di ogni messaggio è lo stesso, ma esistono canali specifici per ogni funzione.(Per esempio, come fa il nostro cervello a capire che una stimolazione luminosa deve essere intercettata dalla nostra corteccia visiva a livello occipitale? perché lo stimolo colpisce il nostro occhio che colpisce i nervi oculari che si incrociano per chiasmo ottico e stimolano la corteccia visiva). Se il cervello riconosce l’input grazie al canale specifico da cui proviene, allora forse il cervello stesso ha aree e settori specializzati ognuno con una diversa funzione, collegate con specifici canali per l’elaborazione di certi stimoli.(stiamo arrivando allo studio del cervello, di come funziona la nostra percezione e il rapporto mente-corpo, si sviluppa l’idea che non tutte le informazioni vengano elaborate in tutto il cervello ma ci siano delle aree specializzate in determinati contenuti, oggi parti che vengono chiamate lobo frontale, parietale e occipitale). Flourens (1774-1867) trattò l’ablazione sperimentale, una metodologia utilizzata nella ricerca neurologica, che consiste nella rimozione di parti del sistema nervoso di animali e studiare i danni associati a quella specifica parte rimossa, il problema di tale metodo tuttavia era che non era applicabile agli umani Il problema era che questo metodo non era applicabile agli umani. Paul Broca (1824-1880) cercò di risolvere questo problema effettuando esami post mortem, studiando il cervello di persone naturalmente decedute che in vita avevano determinati deficit e confrontandolo con quello di persone sane.Osservò il cervello di una persona che in vita aveva avuto un’emorragia cerebrale, che era sopravvissuta ma presentando un disturbo del linguaggio dove riusciva a comprenderlo ma faceva fatica a produrlo, cioè non riusciva a rispondere era quindi privata della capacità di parlare. Alla morte, fece un’autopsia sul cervello di questa persona e scoprì che aveva una lesione nella superficie laterale del lobo frontale sinistro (quest’area prenderà il nome di area di Broca).Ipotizzò quindi che quell’area fosse il centro del linguaggio, ma questa persona aveva difficoltà solo a produrre il linguaggio, non a comprenderlo, capì così che la capacità di parlare non veniva svolta solo da questa area. Da lui si scoprirà che ogni area cerebrale ha una sua funzione principale, infatti con studi più recenti si è dimostrato che l’area di Wernicke, nella parte superiore del lobo temporale, è l’area dedicata alla comprensione del linguaggio e che è legata all’area di Broca dal fascicolo arcuato, a seconda del danno e dell’altezza del danno si avranno dei stimoli diversi.Ciò vuol dire che possiamo avere una compromissione della produzione del linguaggio senza averla a livello della comprensione di esso. Fritsch e Hitzig (1870) usarono le stimolazioni elettriche, che agivano momentaneamente, per mappare le aree cerebrali e le loro funzioni, studiando cosa venisse compromesso. Osservarono che nell’area motoria veniva riprodotto tutto il corpo, ma in maniera sproporzionata: c’è un’ipersensibilità e iper-attivazione cerebrale per la parte alta del corpo (viso e arti superiori), mentre è minore la parte dedicata agli arti inferiori e ai piedi. Questa rappresentazione prende il nome di homunculus motorio. Per fare ricerca a livello clinico, grazie agli studi sulle neuroscienze, si è pensato che se si potesse compromettere un'area la si potesse anche stimolare e aiutare nel suo funzionamento, riattivando parte delle connessioni. Ciò non è possibile quando si è compromesso l'assone (non posso più intervenire in una malattia come l’alzheimer, dove c'è una progressiva riduzione nei neuroni e la stimolazione transcranica non è efficace), però si è visto che nella depressione c'è una riduzione della funzionalità cerebrale in determinate aree, quindi l'applicazione di questa corrente ne aiuta il funzionamento e la stimolazione neurale risulta efficace.Se si danneggia un’area del cervello adibita ad una certa funzione, la perdiamo per sempre? Nì, perché l'area è danneggiata e magari non potrà più essere ricostituita (sappiamo che i neuroni non hanno una rigenerazione), ma esiste una cosa chiamata plasticità neurale, ossia il rimodellamento del funzionamento cerebrale dove la certa funzione viene svolta da aree limitrofe: il cervello continua ad imparare una funzione che può essere in parte svolta da un'altra area attraverso la riabilitazione (ad esempio una persona che magari inizialmente è paralizzata non in maniera permanente riesce con la riabilitazione a riacquisire le proprie funzioni, come se noi riconducessimo quegli stimoli e imparassimo a farli arrivare da canali diversi). Hermann Von Helmoltz (1821-1894) pone le basi della psicologia come scienza, seguendo un approccio scientifico puro. Sapendo che il messaggio veniva passato attraverso un impulso elettrico sempre uguale, riuscì a misurare la velocità dell’impulso (≈30 m/s) a seconda della funzione del messaggio, della contrazione di un muscolo e dell’esecuzione di una determinata funzione. Notò che l’impulso era molto più lento rispetto alla velocità elettrica nei cavi della corrente, ma come mai? Semplicemente l’impulso nervoso è molto più lento perché trasporta molta più informazione ed è molto più complesso. Ma soprattutto la conduzione neurale non è istantanea, c'è un tempo di latenza tra l’impulso e la risposta ad esempio per la contrazione muscolare. è un tempio molto breve che ha anche a che fare con la coscienza e con la consapevolezza che il movimento stia avvenendo.Ognuno di noi ha un'individualità che può essere misurata in risposta agli stimoli non si possono quindi formulare leggi. Weber (1795-1878) getta le basi della psicofisica, ossia la misurazione delle grandezze delle sensazioni umane e la capacità dei soggetti di distinguere fra due stimoli simili come la luminosità per esempio, seguendo leggi precise. Misurò così le differenze delle persone nella percezione, poiché ogni uomo percepisce lo stesso oggetto in maniera diversa,attraverso diversi esperimenti.Prese due stimoli luminosi (due lampadine), le accese piano piano aumentando di intensità e misurò il tempo impiegato dalla persona esterna a notare che da spente passavano ad essere accese (=a che livello di luminosità le persone iniziavano a percepire fosse accesa?), oppure le aumenta di intensità entrambe ed a un certo punto una aumentava più dell’altra e misurava il tempo che impiega la persona a percepire una differenza di intensità luminosa tra questi due stimoli. Non dimentichiamoci che la psicologia è arrivata a essere riconosciuta come una scienza e avere delle metodologie di ricerche scientifiche anche grazie alle sue radici filosofiche, quindi se all’esame vi dovessi chiedere di parlare dell’evoluzione della psicologia come scienza è una domanda molto ampia. La scienza e la filosofia erano parte di una stessa disciplina, gli sviluppi successivi hanno fornito elementi necessari, sperimentazione e verifica, che insieme alle componenti critiche e analitiche della filosofia hanno dato vita alla psicologia come scienza. Sapete che esistono psicologo, psicoterapeuta e psichiatra.(Ogni figura ha un orientamento teorico, un modo di vedere il mondo e un modo di vedere il paziente e il suo funzionamento in modo diverso, dipende proprio dalla sua formazione) Lo psicologo è una figura che ha fatto la triennale e la magistrale e poi si è fermato, che si occupa di sostegno psicologico,sostegno genitoriale... percorsi di vario tipo come la gestione dello stress e dell'ansia. Non può entrare in profondità su quelle che sono le cause, i motivi, i significati di un sintomo, la storia individuale... ma fa sostegno psicologico, ossia un intervento breve nel tempo su una problematica specifica. Per esempio, se il paziente ha l’ansia, potrà dare degli strumenti di anti-stress e di analisi della situazione per ridurla e quindi riuscire a lavorare sul sintomo.Lo psicoterapeuta, che non si è fermato ma ha fatto una scuola di specializzazione, si occupa del paziente in modo più profondo, studia il perché dei comportamenti esplorando il paziente (va a capire nel profondo come mai viene questa ansia, da cosa può derivare e da quali aspetti del paziente è causata). Lo psichiatra è un medico che ha fatto la scuola di specializzazione in psichiatria (che abilita automaticamente anche alla psicoterapia), abilitato alla prescrizione farmacologica di casi psichiatrici. Lezione 3:LE PRINCIPALI CORRENTI NELLO SVILUPPO DELLA PSICOLOGIA La psicologia come scienza non ha avuto una nascita facile perché emerge da un pluralismo di concetti e di punti di osservazione, in cui ogni teoria è dedicata allo studio di una specifica area. Le principali correnti nello sviluppo della psicologia hanno dato vita alle diverse scuole di psicoterapia. La psicologia come scienza distinta dalla filosofia e dalla biologia nasce in Germania alla fine del 19° secolo, con Wilhelm Wundt (1832-1920), primo a definirsi psicologo. In Germania, la nascita e lo sviluppo della psicologia è facilitato in quanto essa finanziava la ricerca per sviluppare l'ambito psicologico scientifico, nato dall'evidenza e dal metodo scientifico. Nel 1879 Wundt fondò il primo laboratorio dedicato allo studio dei fenomeni psicologici ricoprendo la prima cattedra di psicologia; inoltre è stato allievo di Von Helmholtz. → Strutturalismo Nasce in Germania, gli strutturalisti studiano la psicologia come scienza dell'esperienza immediata e diretta, come persone e umani (partendo dall'esterno, dalla realtà). Il loro oggetto di studio è la struttura della mente, formata da elementi di coscienza come idee e sensazioni. Introducono un metodo specifico, l'introspezione (analisi dell'esperienza a partire dalla persona stessa, che guarda se stessa da dentro; è un approccio sempre scientifico, ma si tratta più che altro di un'auto-analisi). Gli strutturalisti addestrano le persone all'analisi introspettiva, e quindi ad osservare gli stimoli e a verbalizzare i propri contenuti mentali,cercando di capire così il modo in cui le informazioni sensoriali elementari generano percezioni più complesse. Questo metodo, però, contiene numerosi bias: le persone riferiscono solo i dati elementari, i dati di base, e ciò crea un problema in quanto si perde la complessità delle esperienze e le interazioni più complesse.Seppure lo strutturalismo abbia aperto la strada all'utilizzo dell’introspezione e abbia gettato le basi della psicologia come scienza indipendente dalla filosofia e dalla biologia, nel 20° secolo scompare, in quanto non è un metodo completamente scientifico, poiché soggetto alle differenze individuali (c'erano troppe variabili in corso, il problema era la rappresentazione personale di queste esperienze immediate).Si passa così al funzionalismo. →Funzionalismo Passiamo dall'interesse della struttura della mente (elementi semplici che si uniscono a formare strutture complesse) al suo funzionamento. Il movimento trova le sue radici nella prospettiva evoluzionistica di Darwin (non dobbiamo tanto osservare le strutture, ma i significati, le funzioni delle cose, il loro scopo, capire se siano funzionali o meno). Per Darwin un comportamento genetico sopravvive se ha una funzione per l’ambiente e se ha una funzione per la persona (es: il collo lungo delle giraffe è stato selezionato nel tempo dell’ambiente).Anche i comportamenti e le sensazioni devono essere studiati in termini di funzione, per capire a cosa servono, come mai mettiamo in atto quello specifico comportamento, come facciamo a renderlo funzionale. Il pensiero funzionalista va perciò a mettere a fuoco ciò che è funzionale da ciò che non lo è.Gli psicologi prendono questo concetto per verificare se anche nei nostri processi mentali, nel nostro modo di processare le informazioni e di costruirci le immagini ci si possa ritrovare una funzione adattiva. In psicologia si dice che "anche il sintomo in sé ha un valore adattivo"; ad esempio, un sintomo di ansia o di depressione dallo psicologo viene letto chiedendo al paziente a che cosa serva questo sintomo → apparentemente questo processo sembra inutile, ma in realtà un sintomo, quando emerge, è una di quelle modalità che il nostro corpo o la nostra mente sta cercando di mettere in campo per adattarsi al meglio: anche il sintomo, per quanto disfunzionale e fastidioso possa essere, è qualcosa che aiuta ad adattarci a quel momento. Spesso lo psicologo si interroga sul vantaggio secondario del sintomo: prima di curarlo, si va a vedere qual'è il vantaggio che questo sintomo può dare. Alcune volte, eliminare un sintomo è anche peggio, può diventare più destabilizzante per la persona, perché anche i sintomi psicologici hanno valenza adattiva. Talvolta si lavora sulla ricerca di nuovi modi per adattarsi alla situazione o al contesto senza esprimerlo sotto forma di sintomo. Questo vuol dire che se il sintomo risulta essere così importante, non mi interessa solo classificarlo, ma è necessario definire il suo significato, il suo senso e lo scopo dei processi naturali tra cui il comportamento→ la funzione del comportamento può essere chiarita comprendendo il suo ruolo nell'adattamento dell'organismo all'ambiente. Anche i comportamenti possono essere studiati in termini della loro storia evolutiva mimiche facciali, oltre all’esempio dell’ansia precedente. Le espressioni facciali, come il sorriso, la rabbia ecc.. le riconosciamo solo noi o è qualcosa di universale? Se sorrido a un bambino che è cresciuto in un contesto totalmente diverso, parla una lingua diversa e ha esperienze diverse, riesce a riconoscere la mia espressione facciale?La risposta è sì. A livello biologico è come se le espressioni facciali che hanno permesso la sopravvivenza della specie siano state selezionate a favore e siano diventate qualcosa di universale perché hanno una funzione per l’evoluzione della specie. William James: afferma che il pensiero non è fine a sé stesso, ma la sua funzione è quella di generare comportamenti adeguati all'ambiente, all'adattamento, alla sopravvivenza. James Angell: fonda i principi fondamentali del funzionalismo. ‣ studio delle operazioni mentali e non delle strutture mentali → la mente non è solo il contenitore (non mi interessa la struttura delle informazioni), ma è un processore che si interessa alle operazioni che compie. ‣ i processi mentali sono parte dell'attività biologica dell'organismo → adattamento all'ambiente e prodotti della storia evolutiva; è importante in termini di evoluzione biologica, studiano l'ambiente e quello che è stato selezionato a favore o contro dalla storia evolutiva ‣ mente e corpo sono parte della stessa entità → ambiente e risposta dell'organismo all'ambiente; vanno oltre l'errore di Cartesio che li divideva, mente e corpo compartecipano all'ambiente, sono interessati alla funzione di relazione tra mente-corpo e ambiente, l'impatto che l'ambiente può avere sulla mente e sul corpo e la risposta che l'organismo come entità unica ha nei confronti dell'ambiente. →Teoria psicodinamica (psicoanalisi) di Freud delle personalità e la sua opera ‘L'lo e l'Es’ Freud descrive tre istanze (es, io, super-io) interagenti tra loro, a raffigurazione della struttura della personalità.L'Es rappresenta l'istanza intrapsichica più arcaica della mente umana, la parte innata della personalità, la sede degli impulsi delle sensazioni dell’inconscio del nostro corpoi.Il Super lo è la componente morale della personalità, che si costruisce attraverso la graduale interiorizzazione di regole e ideali trasmessi dall'ambiente esterno, agisce da intermediario tra l’Io e l’Es è come una sorta di giudice interno.l’io è la parte ragionevole del nostro corpo.A differenza dell'Es, che opera in base al principio di piacere, l'Io opera secondo il principio di realtà ed è capace di separare il desiderio dalla fantasia. Freud, nella sua opera ‘Interpretazione dei sogni’ descrive la vita psichica in base a tre livelli di consapevolezza dei fenomeni: il conscio, il preconscio e l'inconscio. Il conscio si riferisce a fenomeni di cui si è consapevoli in ogni momento, il preconscio a fenomeni di cui si può essere consapevoli se si presta particolare attenzione a essi e l'inconscio, le cui operazioni mentali non sono sottoponibili ad introspezione a fenomeni di cui si è completamente inconsapevoli e dei quali non si può diventare coscienti se non in particolari circostanze.Dobbiamo inoltre ricordarci che il pensiero di Freud è spesso raffigurato dall’iceberg, dove la parte sott’acqua, mediamente la più grande rappresenta l’inconscio, parte inesplorata fino ad allora, l’es , abbiamo poi il preconscio, parte centrale, e la parte sporgente che rappresenta il conscio. Freud dà spazio alle funzioni di queste tre parti, enfatizza la funzione → le strutture mentali soddisfano impulsi e istinti biologici e sono il risultato della nostra natura animale. A Freud viene spesso attribuita erroneamente la nascita della psicologia, ma non ne è il fondatore(abbiamo visto che nasce con Wundt), risulta comunque essere una figura importante per la nascita della psicologia, in quanto ha cominciato a parlare di personalità, di strumenti per analizzarla, ha parlato di sogni, di inconscio, di una parte della menta che fino a quel momento era rimasta chiusa, inaccessibile. È invece dovuto a Freud l'inizio di un'importante corrente della psicologia, cioè la corrente psicodinamica, che nasce dalle sue teorie e dalle sue idee. Questa corrente era considerata la più pura: ancora oggi, gli psicologi psicodinamici si riconoscono come classe all'interno della psicologia e si fanno chiamare "analisti"; l'approccio psicodinamico nella cura della persona prevede che il paziente vada dall'analista anche 3/4 volte a settimana, necessitando di molti incontri ravvicinati. Per gli analisti i sintomi di ciò che ci accade sono presenti nell'inconscio e dunque vengono letti utilizzando metafore e associazioni libere (dico una parola e vedo come il paziente risponde), fanno interpretazioni delle situazioni e delle sintomatologie. È un approccio che si fonda ancora oggi sull'idea che molte delle operazioni mentali siano inconsce e dunque non sottoponibili all'introspezione. Il paziente necessita così dell'analista che lo aiuta nell'interpretazione e nel disvelamento di ciò che è inconscio, ovvero quella finestra cieca che resta fuori dalla nostra consapevolezza. →Fase di transizione: ci spostiamo dall'Europa: strutturalismo e funzionalismo influenzano la pratica psicologica in Nord America, dove troviamo Baldwin (studente di Wundt, 1861-1934) che fonda un laboratorio a Toronto, dove sviluppa un approccio sperimentale allo studio della mente con controllo di variabili ambientali come rumore e luce; se in Europa ci si occupava più della funzione e meno della struttura e classificazione della mente, a Toronto abbiamo un nuovo interesse per la sperimentazione e per l'osservazione, tornando a concentrarsi sulla parte di classificazione e di struttura. In questa fase, indipendentemente da cosa i laboratori psicologici studiassero, si cominciano a creare quelle che sono state le società accademiche, con diversi laboratori in giro per il mondo dove gli psicologi e i docenti di psicologia si riunivano e incominciavano ad essere riconosciuti come esponenti di una disciplina scientifica emergente. L'interesse era nella parte osservativa e sperimentale → stava nascendo una nuova disciplina. Lo strutturalismo e il funzionalismo influenzano molto il Nord America; a quei tempi il mondo non era globalizzato, l'evoluzione della psicologia dipendeva anche dal contesto. In America, tutt'oggi, la specializzazione per diventare psicoterapeuta è univoca, non esistono varie correnti di pensiero della psicologia come in Italia. In America c'è sempre stato più interesse verso la sperimentazione e l'osservazione. (L’orientamento riconosciuto ancora oggi come standard è il cognitivo-comportamentale?). →Comportamentismo: corrente cognitivo-comportamentale, è una branca della psicologia ancora oggi riconosciuta. Si sviluppano comportamentismo e cognitivismo, che si uniscono, per poi parlare di quella che è la teoria cognitivo-comportamentale. I comportamentisti sono interessati solo alle cose osservabili: gli eventi mentali non erano oggetto di studio della psicologia perché non erano osservabili: la psicologia deve solo studiare i comportamenti osservabili e ciò che possono vedere è come le persone si comportano.Considerano la mente come una scatola nera, (“black box”): ciò che è importante sono i comportamenti osservabili, quello che posso vedere, classificare, modificare... non posso vedere cosa accade all'interno di questa scatola ma posso vederne l'effetto, il comportamento, quello che ne deriva. Questa teoria, chiamata legge dell’effetto descritta da Thorndike(1874-1949) è stata necessaria perché afferma che eventi piacevoli fissano la risposta emessa aumentando la probabilità che questa si riverifichi, infatti nelle loro ricerche si concentrano in particolar modo sulla ripetibilità delle azioni,eventi spiacevoli sradicano la risposta emessa rendendola meno probabile, dunque le conseguenze di un comportamento agiscono di ritorno sull'organismo. Tale legge è evidente in addestramenti, come quelli cinofili, se premi un cane impara a fare nuove azioni se lo grido si spaventa e non ottengo nulla.Nasce ufficialmente nel 1913 con Watson (1878-1958), il quale pubblica un articolo scientifico in cui parla della psicologia come la vede un comportamentista, in particolare lui scrive un articolo che diventa un manifesto del comportamentismo: “la psicologia così come la vuole il comportamentista”; se noi parliamo dello sviluppo della psicologia e stiamo dicendo che ci sono diverse correnti teoriche, Watson scrive un articolo su cos’è e com’è la psicologia per un comportamentista; in questo articola parla sostanzialmente di psicologia come una scienza naturale che studia oggettivamente gli stimoli e i comportamenti da essi indotti in maniera scientifica.Tra i sostenitori di Watson ritroviamo Skinner (1904-1990) e Pavlov (1849-1936), figure fondamentali del comportamentismo. In particolare Ivan Pavlov (1849-1936)notò come risultava possibile apprendere una risposta ad uno stimolo che non aveva mai generato quella risposta prima di allora (relazioni causa-effetto). Lezione 3: PSICOLOGIA UMANISTICA In questi anni ci sono le persone che volevano fare esperimenti scientifici specifici e completi sui comportamenti, sugli stimoli ad essi associati, ma c’è un’altra corrente che si oppone a questa visione della psicologia, durante gli anni ‘50 e ‘60 si oppone al comportamentismo e alla psicologia così come la vedeva Freud (approccio psicodinamico-analitico). Questa corrente si chiede: “ma è possibile che la psicologia debba solo occuparsi dell’uomo in termini scientifici, in termini di esperimenti, di variabili, di effetti, di risultati, di obiettivi specifici e misurabili?”. Gli psicologi umanistici affermano di discostarsi da questa visione della psicologia, perché vogliono occuparsi dell’uomo come tale, vogliono enfatizzare l’esperienza umana, l’individualità della persona ,la cui natura va oltre le influenze ambientali, la scelta la creatività e la crescita positiva(se voglio fare delle ricerche scientifiche, la prima cosa che devo fare è ridurre, silenziare tutta quella che è la parte di umore, di individualità, cercando di standardizzare il più possibile). Essi mettono nuovamente l’accento sull’uomo, cercano di rendere importante l’esperienza individuale, di ciascuno di noi, andando così a standardizzare il meno possibile e a creare meno una categorizzazione di studio; cercano così di andare oltre quelle che sono le influenze ambientali (i comportamentisti cercavano di individuare l’effetto che l’ambiente ha sui comportamenti), e di rendere più importante la persona in sé, il suo modo di guardare l’ambiente, la sua creatività, la sua attitudine nel cercare di andare oltre certi stimoli che capitano, non c’è solo l’ambiente, ma anche la risposta della persona, che non dipende solo dall associazione stimolo-risposta, ma c’è molto di più. La psicologia umanistica rimette sul piano centrale l’individualità, la persona e la sua esperienza specifica. Ad essi non interessa tanto studiare scientificamente l’uomo e non ritengono che coscienza e comportamento debbano essere studiati scientificamente, non si interessano delle esperienze,le risposte in base ai comportamenti, ma si preoccupano di studiare la persona specifica, di rapportarsi uno a uno con la persona, capendo la sua creatività, le sue attitudini.. È necessario studiare l’essere umano da un punto di vista esperienziale, con tutte le sue complessità, senza ridurlo a fini scientifici effettuano quindi uno studio da un punto di vista qualitativo, rifiutano un metodo scientifico quantitativo.Questo è un approccio ancora valido con le terapie molto incentrate sul paziente. Da qui nasce ad esempio la piramide dei bisogni di Maslow: esistono bisogni primordiali alla base come bere e mangiare, poi all’apice seguono quelli più evoluti come l’autorealizzazione, il bisogno di sentirsi parte di una rete sociale. Questi sono studi che nascono dalla psicologia umanistica, osservano le persone e iniziano a studiare le loro caratteristiche Arriviamo a quella che è la rivoluzione cognitivista. RIVOLUZIONE COGNITIVISTA Una delle correnti maggiormente seguite ancora oggi a livello psicologico è la teoria cognitivo- comportamentale. Se prima abbiamo parlato dei comportamentisti, adesso parliamo dei cognitivisti che affermano che non c’è solo il comportamento, non c’è solo lo stimolo-risposta, non c’è solo la mente come black box ci deve essere molto di più, non ci si può fermare all’idea che la mente non la possiamo studiare in quanto scatola nera di cui non possiamo conoscere l’interno, c’è qualcosa che posso studiare non è totalmente scuro. Secondo il cognitivista alcuni fattori che non possiamo osservare sono comunque molto importanti nella coscienza umana. Magari facciamo fatica a studiarne i contenuti della black box, ma possiamo studiarne i processi. Si chiedono così: “ma se la mente funzionasse come computer?”, avrebbero così potuto studiarla come se fosse un circuito,incominciano a identificare certi processi che avvengono all’interno della mente. Per i primi studi della psicologia cognitivista ci si immaginò quindi la mente come un computer, di cui non era possibile studiare il contenuto dell’informazione ma come essa viene trasmessa. Non possono quindi studiare il contenuto ma il processo in cui si forma il contenuto. Uno di coloro che partecipano a questo studio è Max Wertheimer (1880-1943), il quale identifica un processo percettivo unitario definito fattore “phi”, un movimento apparente che viene percepito pur non essendoci in realtà, esiste solo nella nostra mente, studiando processi come questo, possiamo scoprire quali sono i processi psicologici che danno senso a quel movimento, (es: luci in curva stretta in autostrada. Percepisco che si muovono ma se invece il tempo di latenza fosse superiore ai 33 secondi le percepirei distintamente come luci che si accendono e spengono ad intermittenza). Psicologia della Gestalt: La percezione è data da integrazione di elementi singoli e semplici- organizzativi che non sono direttamente osservabili ma determinano comunque il comportamento. I processi organizzativi non sono osservabili, ma determinano comunque il comportamento, c’è qualcosa che a livello del comportamento non è direttamente dipendente da ciò che esiste nell’ambiente e dagli stimoli che vengono proposti, ma i comportamenti sono influenzati da qualcos’altro, qualcosa che è ovviamente nella nostra mente e che possiamo studiare non a partire dal comportamento e dall’ambiente. Si studiano le attività mentali in termini di elaborazioni delle funzioni, la formazione dell’immagine mentale può quindi essere studiata sperimentalmente.A studiare una cosa del genere è Kosslyn → fa un esperimento molto semplice, ma che è rivoluzionario per i tempi, riesce a trovare un metodo per studiare i processi che avvengono all'interno della black box, studia le attività mentali che vengono svolte per elaborare le informazioni: Kosslyn in particolare si è chiesto quando riceviamo uno stimolo, come elaboriamo le informazioni? Il suo esperimento in particolare consiste nel dare ai partecipanti dello studio una serie di immagini, chiedendo loro di memorizzarle e poi di immaginare uno dei disegni focalizzando l’attenzione su una particolare caratteristica di un punto dell’immagine, poi pose una domanda (togliendo il disegno) su un dettaglio dell’immagine che era vicino o lontano dal punto su cui loro si erano concentrati, misurando quanto tempo impiegano a fornire tale informazione. I soggetti rispondevano velocemente quando la domanda riguardava un dettaglio vicino al punto di focalizzazione mentre avevano bisogno di più tempo per rispondere se il dettaglio era lontano rispetto al punto d’osservazione, come se dovessero scorrere l’immagine mentale.La spiegazione dei risultati è espressa in termini di eventi personali (immagine mentale) i dati comportamentali, tempo di risposta, sono empirici. Kosslyn conclude quindi affermando che elaboriamo le informazioni e le immagini come se fossero delle mappe, abbiamo delle informazioni che sono più vicine a noi, e quindi di più facile accesso, altre informazioni sono invece più lontane. È come se mentalmente dovessimo “scorrere” l’immagine,mettendoci più tempo a ricavare quella determinata informazione perché più “lontana”. APPRENDIMENTO E COMPORTAMENTO Ricordare bene la definizione di apprendimento, ricordando la visione sull’ambiente e l'individuo, con esempio della tecnica di pavlov con la terminologia adeguata. Le condizioni che modificano il comportamento sono note come i processi di apprendimento. L’ apprendimento è un processo adattivo (mi adatto a qualcosa di esterno quando apprendo qualcosa) grazie al quale l’esperienza individuale (in quanto se sono esposta in un determinato ambiente,vengo esposta a uno stimolo particolare) produce cambiamenti a lungo termine nel modo in cui l’ambiente guida il comportamento.L’ apprendimento è un processo adattivo perché sto guadagnando delle informazioni, sto diventando più “adatto e funzionale ” all’ambiente in cui sto vivendo, sto acquisendo delle informazioni che mi servono per essere selezionato a favore dell'ambiente. Questo processo adattivo avviene sulla base dell’esperienza individuale, a seconda di ciò che faccio e apprendo, sulla base della mia esperienza produco dei cambiamenti a lungo termine del modo in cui un ambiente, uno stimolo, guida il mio comportamento. L’ambiente guida il comportamento in maniera diversa perché sulla base dell’esperienza si apprende una nuova modalità di comportarsi che è adattiva in quel momento. Se dobbiamo parlare di apprendimento, ci si deve accendere quella lampadina di connessione con la teoria di Darwin —> abbiamo detto che non è tanto importante la struttura, ma la funzione e lo scopo, e che certi comportamenti, quindi certi apprendimenti, vengono selezionati a favore dall’ambiente,mentre altri vengono estinti.Il comprotamento perciò è modificato dall’esperienza e influenzato dalla selezione naturale (riflessi). Per comprendere tutti i processi di apprendimento, bisogna cercare di tenere sotto controllo tutte le variabili ambientali minimizzando le differenze studiando organismi con minore variabilità genetica e di cui si conosce l’esperienza pregressa: se io voglio vedere l’effetto che l’ambiente ha su di me e lo voglio studiare in maniera scientifica, vuol dire che devo prendere un ambiente che sia il più possibile uguale per tutti, quindi ridurre le differenze ambientali, e in più, devo ridurre le differenze individuali, cioè cercare di far sì che le persone che sto analizzando siano state esposte a un’esperienza individuale simile, perché altrimenti l’accoppiamento persona-ambiente sarà diverso e non scientificamente studiabile.Per studiare tutta questa parte, abbiamo bisogno di quel metodo scientifico di cui abbiamo parlato con i comportamentisti. LA TECNICA DI PAVLOV (CLASSICA O RISPONDENTE) È colui che ha studiato, definito, e messo lo basi di quello che è l’apprendimento classico.Cosa succede se metto davanti a un cane del cibo, ma non glielo faccio mangiare? Inizia a sbavare.Queste due aspetti sono molto semplici: lo stimolo= cibo—> salivazione=risposta Essendo che questa cosa avviene naturalmente, cioè noi non dobbiamo insegnare ai cani a salivare quando mettiamo davanti a loro del cibo che non possono mangiare, è innata, o meglio, è frutto dell’evoluzione. In questo caso, il cibo verrà chiamato “stimolo incondizionato”, in quanto non dipende da niente, è uno stimolo di per sé, sulla base dell’evoluzione naturale. Questo stimolo incondizionato produce una risposta, che è la salivazione, ovvero una risposta incondizionata che a sua volta non dipende da nulla, avviene per natura.i comportamentisti osservano quindi che uno stimolo incondizionato(SI) produce una risposta incondizionata(RI). Pavlov stava studiando i cani, ma per studiare la fisiologia della salivazione dei cani, voleva studiare quel comportamento, ovvero la risposta incondizionata; succede che nel suo laboratorio ogni volta che Pavlov tirava fuori il cibo e non lo faceva mangiare ai cani (per studiare la salivazione), suonava un campanello (che si trovava nell’ambiente) I cani perciò involontariamente hanno associato il campanello—>tirare fuori il cibo —>salivazione. Una volta a Pavlov è successo di suonare il campanello casualmente, senza portare il cibo, e il cane ha salivato lo stesso. Si è chiesto così come è possibile che il cane abbia salivato lo stesso, senza che gli si presentasse il cibo? A questo punto decide di non studiare più il processo di salivazione, ma l’apprendimento. Pavlov osservò che, se quel cane non era mai stato nel suo laboratorio, ma lo prendeva da fuori, e gli suonava il campanello, esso non salivava, perché il suono della campanella non è uno stimolo incondizionato che produce una risposta incondizionata, ma è uno stimolo neutro; ma se io associo quello stimolo neutro a uno stimolo incondizionato (cibo) e associo uno stimolo neutro (campanella) —>stimolo incondizionato (cibo)’ in modo continuo, anche se non presento più il cibo, la campanella produce la salivazione. Questo vuol dire che se prima la campanella era uno stimolo neutro, grazie all’associazione ripetuta ad uno stimolo incondizionato, ovvero il cibo, è diventata uno stimolo condizionato, che produce una risposta condizionata, cioè la salivazione. Quindi anche quando non presenterò il cibo, ma suonerò solo la campanella, si produrrà la salivazione. Se la salivazione avviene perché c’è davanti il cibo, si chiamerà ‘risposta incondizionata’, se la salivazione avviene davanti alla campanella, si parla di ‘risposta condizionata’, in quanto non arriva perché c’è il cibo, ma perché c’è la campanella. Abbiamo dunque lo stesso comportamento (salivazione), ma se io l’ho appreso perché un nuovo stimolo (campanella) mi produce quel comportamento, si chiamerà risposta condizionata, se invece è prodotto dal cibo, si chiamerà risposta incondizionata.Riprendendo la definizione di apprendimento (processo adattivo grazie al quale l’esperienza individuale produce cambiamenti a lungo termine nel modo in cui l’ambiente guida il comportamento), capiamo come nuovi stimoli nell’ambiente mi fanno produrre un certo comportamento. Questo è quello che è successo con la campanella che non aveva alcun potere sul cane, quindi questo stimolo ambientale non aveva alcun effetto sul comportamento del cane, ma dopo aver appreso, cioè dopo aver fatto l’associazione campanella-cibo, adesso anche la campanella fa produrre nel cane dei comportamenti, cioè la salivazione. la relazione suono/risposta rappresenta una nuova relazione ambiente-comportamento selezionata nel corso del condizionamento, è avvenuto così un apprendimento. Questo vuol dire che l’ambiente ha aumentato il suo potere per far compiere quel determinato comportamento al cane. Es: addestramento del cane. Il cane impara che il sedersi corrisponderà poi a un premio, il croccantino (RC) LA PROCEDURA DI THORNDIKE (OPERANTE O STRUMENTALE) Utilizza la scatola di Skinner, ovvero una sorta di gabbia,munita di un meccanismo che, se azionato, ne produce l’apertura all’interno della quale venivano messi dei gatti. All’esterno di questa gabbia c’è il cibo (rinforzo).Questa è la seconda procedura di apprendimento, il cosiddetto ‘apprendimento operante’.Nell’apprendimento classico noi andiamo a rinforzare una risposta incondizionata, cioè qualcosa di presente nella natura, ma se io voglio rinforzare un nuovo apprendimento (se metto il gatto dentro la gabbia, non è che sa già uscire per natura), quale procedura devo mettere in atto? Sostanzialmente la stessa, ma quella che viene rinforzata non è una risposta incondizionata, così come era la salivazione, ma è una risposta operante, cioè qualcosa che viene fatto e viene poi rafforzato, in questo caso il gatto farà tutti dei movimenti esploratori all’ interno della gabbietta, quando la aprirà, verrà rinforzato, quindi il gatto imparerà ad aprire quella gabbietta perché ogni volta che fa quel comportamento e quindi mette in atto quella risposta operante, cioè schiaccia la leva, riceve il cibo. Non è detto che il gatto aprirà la gabbia al primo tentativo, ma verranno rinforzate delle risposte di approssimazione (es. se il meccanismo di apertura è a destra, e il gatto va a esplorare a sinistra, io non vado a rinforzare quel comportamento, non gli darò il cibo, perché è fuori raggio). Risposte che piano piano possono avvicinare il gatto al meccanismo, possono essere rinforzate, ovvero posso rinforzare delle approssimazioni della risposta conclusiva che voglio ottenere.

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