Psicologia dell'Infanzia e del Counseling PDF

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Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano (UCSC MI)

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counseling psicologia sviluppo infantile benessere

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Questo documento fornisce una panoramica sulla psicologia dell'infanzia e sul counseling. Si discute dell'importanza dell'ascolto e dell'interpretazione, e si affrontano le differenze tra counseling e psicoterapia. Vengono spiegati gli aspetti caratterizzanti il counseling, le distinzioni con altre forme di supporto, gli ambiti applicativi e le diverse situazioni, come il counselling in ambito sanitario o sociale, includendo esempi specifici.

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**PSICOLOGIA DELL'INFANZIA E DEL COUNSELING** Uno dei ruoli principale è quello di [ascoltare] il racconto di persone che sono in una situazione di fatica. Questo ruolo è ricoperto da una figura professionale. Parlare con un Counsellor ha gli strumenti per trasformare le parole che ascolta e restit...

**PSICOLOGIA DELL'INFANZIA E DEL COUNSELING** Uno dei ruoli principale è quello di [ascoltare] il racconto di persone che sono in una situazione di fatica. Questo ruolo è ricoperto da una figura professionale. Parlare con un Counsellor ha gli strumenti per trasformare le parole che ascolta e restituirle attraverso un processo di interpretazione. Il processo di interpretazione può essere di due livelli: - dei contenuti: restituire con parole diverse ma con lo stesso significato, in modo tale da tenere il paziente in relazione con il counsellor, - degli stati emotivi: allineare il pensare, l'agire e il sentire Il counsellor porta il paziente, attraverso il confronto e la relazione, a portare fuori le sue risorse. La psicoterapia va a lavorare più sui vissuti e sulla storia che hanno portato a quel comportamento, che sedimentandosi vanno ad incidere in maniera sentimentale nella vita del paziente. Il counselling interviene nell\'hit et nuc, supportando l'io del paziente. L'io del counsellor deve essere formato e strutturato. Per essere un counsellor sufficientemente buoni dobbiamo stare bene con noi stessi, dobbiamo avere in mente che lo strumento principale di lavoro che abbiamo siamo noi stessi. Se non stiamo bene con noi stessi potremmo colludere, ossia andare a identificarsi troppo con il paziente e di non riuscire a scindere tra quello che ascolta (ossia del paziente) e quello che è proprio. Il counselling è uno spazio di ascolto e riflessione nel quale esplorare le difficoltà. Il counselor accompagna e facilita a trovare dentro di se le risorse per aiutarsi. Secondo Calvo il counselling è *una relazione di aiuto specifica e specialistica, offerta da un professionista a un cliente (è cosi che si chiamano nel counselling), che si trova in una situazione di conflitto o difficoltà oppure presenta problemi di varia natura collegati alla propria crescita personale*. Le richieste di counselling avvengono spesso nel passaggio da un momento evolutivo ad un altro. Il counselling è una forma di intervento di aiuto psicologico finalizzato a operare in ottica di promozione del benessere, più che cura della malattia. Il focus è posto sul superamento di una "crisi" che avviene in uno specifico momento legata a un aspetto specifico. Lo strumento del cambiamento è la relazione e la tecnica è il colloquio. Spesso il senso viene ricondotto all'etimologia "consiglio". Dare consigli è proprio quel tipo di intervento che la maggior parte degli approcci considera scorretto. Un altro significato spesso addotto è quello di "consulenza", ma anche questo termine è scorretto perché implica una richiesta unidirezionale da parte di una persona meno competente ad una più competente. L'etimologia più corretta è il verbo latino "consulo", vale a dire "avere cura", "venire in aiuto" Si tratta di un insieme di interventi e tecniche anche differenziate tra loro nei termini di: - Formazione e orientamento teorico - Tecniche impiegate - Persone coinvolte - Problematiche affrontate - Finalità, durata prevista e obbiettivi Il modo di lavorare sarà influenzato dal background teorico, e quindi implicherà che utilizzerò tecniche specifiche, le problematiche affrontate possono essere varie e si possono avere diverse finalità. Un tema critico del counselling è la linea di demarcazione tra counselling e altre forme di aiuto (psicoterapia, consulenza, intervento educativo, etc...) *Chi è legittimato a fare counselling?* L'unico legittimato è lo psicologo. Due orientamenti: - Counselling come intervento psicologico specialistico, una forma di aiuto che ha le caratteristiche dell'intervento psicologico - Counselling come una forma di relazione di aiuto tra molte altre, non specializzata in senso psicologico. **[Ragioni storiche]**: lo sviluppo del counseling non è stato lineare a livello internazionale. Negli USA il counselling si è sviluppato sino a diventare una disciplina autonoma con associazioni e migliaia di iscritti. In Europa il percorso è stato meno lineare. In UK, soprattutto, si è assistito a un crescente aumento di professionisti ed a un ampliamento dei campi di intervento, non sempre riconducibili all'ambito psicologico. In Italia è stata per un certo periodo considerata una professione discolpata dalla Legge 4-2013. A dicembre 2018 il Ministero della Salute ha espresso parere contrario rispetto a un qualsivoglia riconoscimento del Counselor come professione a sé stante, riconducendo le attività di counseling nel dominio delle competenze professionali dello psicologo= solo chi è psicologo può essere counselor. Devo capire [se e di cosa ha bisogno il mio paziente] perché non è detto che chi fa la domanda di aiuto ha realmente bisogno di me. Io questo posso farlo solo se valuto la situazione. Nel valutare la situazione io devo lasciare spazio al mio paziente di potermi raccontare la sua storia perché questo mi permette di capire se la domanda che mi sta facendo è connessa veramente a una problematica del ciclo della vita che lo mette in fatica e lavoro nel qui ed ora per lavorare su quella dinamica oppure se capisco che ha una problematica legata a più aspetti della vita e che ha bisogno di un aiuto non nel qui ed ora ha bisogno di psicoterapia. Il setting deve essere pensato per il paziente e dobbiamo intervenire pochissimo verbalmente. È importante lasciare liberi (soprattutto nei bambini di giocare, parlare, raccontarci una storia), è il paziente il protagonista. Bisogna mettersi al servizio della domanda che il paziente sta facendo e per fare questo le conoscenze teoriche sono indispensabili. Abbiamo la responsabilità del benessere del paziente. Lavorare nel qui e ora vuol dire che la questione che mi viene posta è relativa a una questione solo ed esclusivamente di questo momento evolutivo (passaggio da uno stadio all'altro o un cambiamento) oppure se l'evento ha in qualche modo aperto una fatica che già c'era in precedenza. È solo dopo la valutazione che capisco se è una situazione da counselling o da psicoterapia **ASPETTI CARATTERIZZANTI IL COUNSELLING** 1. Forma di intervento di aiuto psicologico 2. Si fonda sull'incontro, la comunicazione e la relazione tra due (o più) persone 3. La relazione è finalizzata ad aiutare il cliente (protagonista attivo), in relazione a diverse tipologie di problemi e difficoltà 4. Il counselor mette a disposizione le proprie competenze nella relazione d'aiuto, per facilitare l'espressione delle problematiche, dei vissuti e dei sentimenti soggettivi. Il counselor deve avere la mente libera, deve volersi bene per far star bene gli altri. C'è sempre bisogno di tutelarsi altrimenti non si può favorire una relazione d'aiuto. 5. L'ottica fondamentale è di natura preventiva e di promozione della salute 6. Di norma è un intervento breve, con cadenza temporale definita 7. Presuppone un setting chiaro e definito (es. tempo dei colloqui, possibilità di telefonare al counselor) 8. Si basa su un contratto chiaro tra counselor e cliente 9. È un processo che prevede la costruzione di una relazione di fiducia tra counselor e cliente, non è quindi un processo statico 10. Rispetto al cliente: ha la finalità generale di favorire la consapevolezza, la conoscenza e l'accettazione di sé e, parallelamente, viene aiutato a identificare, valorizzare e utilizzare le risorse personali di cui dispone-\> crescita personale 11. È fondamentale che il counselor abbia le competenze e le conoscenze necessarie per inviare il cliente a un altro specialista competente nel caso in cui il problema riportato dal cliente esuli dal campo di intervento del counseling 12. È una relazione professionale che si basa su una simmetria di ruoli, il mio compito è cercare di portarti da una situazione di blocco emotivo, cognitivo, relazionale ecc... allo scioglimento di questo blocco e alla ripresa della tua vita 13. L'obbiettivo ultimo è ristabilire un dialogo tra pensieri, situazioni e sentimenti **DISTINZIONE TRA COUNSELLING E PSICOTERAPIA** **[Differenze]** PSICOTERAPIA Relazione d''aiuto, non problem focused (solo sul problema portato dal paziente), ma cerca di rintracciarne le cause, il counselling non lo fa perche ha un tempo molto ridotto e di lunga durata - Obbiettivi: cura e trattamento di disturbi psichici e cambiamento della personalità - Metodologie: valutazione della psicopatologia per la riduzione dei sintomi - Prassi: percorso trasformativo ristrutturante e ricostruttivo "qui e allora" COUNSELING - Obbiettivi: stimolare risorse per potenziare il benessere - Metodologie: potenziare le capacità decisionali e empowerment - Prassi: orientamento e consapevolezza per effettuare scelte operative "qui e ora" **[In comune: finalità: qualità di vita]** - Psicoterapia: approccio alla patogenesi riabilitativa e cambiamento strutturale - Counseling: approccio alla salutogenesi. Prevenzione primaria di fattori protettivi ![](media/image2.png) Perché fare counselling oggi? Il bisogno di entrare in contatto con i propri stati emotivi durante gli anni si è amplificata. Abbiamo assistito a una moltiplicazione di forme di disagio e di contesti in cui poter lavorare sul disagio. È nata quindi la necessità di interventi sempre più brevi ed efficaci e di tenere in considerazione il rapporto costi/benefici. ***Quali sono gli ambiti di intervento nel counselling?*** È possibile distinguere il counselling in base a diverse dimensioni - Numero e tipologia degli interlocutori (individuale, di coppia, familiare, di gruppo) - Contesto o area di riferimento (psicologico, scolastico, ospedaliero, universitario) - Ambito entro il quale si inserisce (comunicativo, lavorativo, sociale, sociosanitario) - La tipologia e/o area di intervento (oncologico, di supporto a patologie fisiche, sessuoligco) I vari ambiti del counselling possono essere: - **Counselling in ambito sanitario**: trova applicazione in diverse situazioni complesse (ospedali, ambulatori medici) in cui è importate il coinvolgimento del paziente nel processo di cura. Può essere preventivo (informare ed educare il paziente), supportivo e/o di sostegno (accompagnamento nel processo di cura o verso la morte). Può aiutare il malato e i familiari a esprimere e condividere ansie, paure, timori, speranze, dare un nome alle sofferenze e vivere con meno angoscia. Esempi: - Sostegno nei casi di HIV: come attività di base nelle prime fasi dell'intervento medico, l'intervento specifico dopo la diagnosi e lungo il percorso della malattia, oppure organizzazione e management per sostenere gli operatori coinvolti, + collegamento tra i servizi (medico-legali, sociali, informativi) 
 - Sostegno oncologico e cono pazienti con patologie croniche: rivolto sia al soggetto sia ai familiari, in tutte le fasi della patologia. Il presupposto con il pz cronico è che possa affrontare meglio la patologia se è in grado di apprendere strategie per attuare specifici cambiamenti nel suo modo di vivere (coping) - Counseling genetico: l'obiettivo è informare e sostenere i soggetti che devono intraprendere un percorso medico connesso alla ricerca e alla gestione di patologie genetiche. Ha una dimensione formativa e una di facilitazione delle decisioni che i soggetti sono chiamati a prendere - **Counselling in ambito sociale**: trova applicazione in diversi ambiti: intervento informativo, preventivo, di sostegno, in situazioni di disagio personale e in situazioni di rischio. Ci sono diverse aree applicative: - counselling familiare: ha la funzione di attivare o integrare le risorse nel cotso di processi di adattamento correlate agli interventi normativi nel ciclo della vita di una famiglia - counselling per la coppia e mediazione familiare: attivato per favorire la risoluzione di conflitti e situazioni di crisi - counselling di sostegno per categorie specifiche di utenti: come utenti disoccipati, outplacement o drop out scolastico - counselling per la terza età: l'obbiettivo è la gestione di esperienze significative di lutto, solutidune o malattia. - career counselling: orientamneto in termini professionali e accademici. Ha l'obbiettivo di fornire un numero ampio di informazioni - **Counselling in ambito scolastico**: in ambito scolastico gli interventi specialistici di counselling vengono erogati dai CIC (centri informazione e consulenza) con gli obbiettivi di: migliorare la vita degli studenti, fornire con spazi d'ascolto e sportelli dedicati, affrontare difficoltà legate alla carriera scolastica. Un'altra forma di intervento è il counselling di classe, ossia quando una classe presenta un problema viene richiesto uno specifico intervento per risolverlo. Si distinguono interventi di: - primo livello: migliorare competenze relazionali e comunicative di insegnanti, operatori e studenti - secondo livello: interventi di counselling specialistici su casi segnalati - **Counselling in ambito universitario:** in ogni ambito universitario è prassi di molti atenei attivare sportelli di counselling psicologico a studenti universitari. L'obbiettivo è quello di prevenire l'abbandono degli studi, orientare nel percorso di studi, affrontare e risolvere problematiche e difficoltà personali e prevenire l'insorgenza di comportamenti a rischio - **Counselling aziendale:** diffuso soprattutto in UK e USA, derivante da una concezione del mondo del lavoro in cui trovano spazio servizi interni all'azienda finalizzati al miglioramento della qualità della vita del dipendente. L'obbiettivo è quello di fornire aiuto al lavoratore, più che fare gli interessi produttivi dell'azienda (interventi di empowerment, lavoro su un team, il bilancio di competenze). 3 fasi 1. Analizzare in modo critico il pregresso professionale del soggetto 2. Identificare i valori, credenze, interessi, aspirazioni 3. Facilitare la costruzione del progetto professionale del soggetto **Alcuni benefici del counselling** - Diminuzione dell'ansia - Aumento della fiducia in se stessi - Aumento dell'assertività - Maggiore stabilità emotiva - Diminuzione dello stress - Capacità di stabilire limiti - Migliori relazioni - Superamento di un life event **PRINCIPALI APPROCCI TEORICI** Gli approcci teorici del counselling sono riconducibili agli orientamenti teorici fondamentali della psicologia. Secondo Hough (1966) i principali approcci che hanno trovato piena applicazione pratica sono tre: - Centrato sulla persona - Psicodinamico - Comportamentale Ai quali si aggiungono altri approcci meno frequenti: - Counselling di attaccamento - Gestaltico - Counselling che prende in considerazione approcci integrati ***CENTRATO SULLA PERSONA*** Si rifà alle opere di Carl Rogers, il quale ha contributo in modo decisivo alla nascita del counselling introducendo alcuni concetti chiave. Gli assunti fondamentali sono condivisi dalla maggioranza degli approcci di counselling. Gli assunti sono: - [Colloquio non direttivo]: Il counselor è un facilitatore, deve essere presente. Il counselor è chiamato a essere l'interlocutore privilegiato del suo cliente lasciandogli la libertà di condurre il colloquio, di portare il colloquio dove esso pensa che debba mirare. In questo modo ci sarà un ascolto attivo - [Ascolto attivo]: presume che il counselor sia in una relazione di ascolto con il suo paziente dandogli dei feedback verbali o non verbali brevi, che permettano al paziente di sentire e sentirsi ascoltato e che il counselor sta ricevendo le informazioni che poi gli restituirà attraverso la riformulazione (ridà al paziente in modo elaborato con i costrutti e conoscenze). Questo ascolto attivo permette piano piano ala paziente di progredire il percorso di conoscenza di sé e di superamento di difficoltà. Devo rispettare il paziente per quello che è, lo devo vedere per quello che è. Questo essere attivo rende il paziente capace di autodeterminarsi, in questo modo il cambiamento diventa più solido e più duraturo nel tempo. - [Comprensione empatica]: capire, comprendere che risonanza emotiva ha dentro di me, cio che il paziente mi sta dicendo. Il fine è quello di comprendere lo stato emotivo in cui si torva la persona con cui sto lavorando-\> "mi sembra che lei dicendomi questo, mi mostri come questa esperienza le ha portato paura..." quindi dobbiamo restituire l'emozione al paziente= essere facilitatore Secondo Rogers il cliente ha una conoscenza intuitiva di ciò che desidera, ed è colui che meglio conosce la propria situazione. Per questo è l'unica persona realmente in grado di definire il proprio percorso di trattamento. Il ruolo del counselor è allora quello di facilitare il cambiamento nella direzione scelta dal cliente stesso; il suo compito è quello di costruire un rapporto di fiducia con il cliente, all'interno del quale sperimentare fiducia, e apatia ed attenzione positiva. Al cliente viene riconosciuto un ruolo attivo nel processo di cambiamento. ***PSICODINAMICO*** Trova le origini nella teoria freudiana e nei successivi sviluppi psicoanalitici. L'approccio Psicodinamico si è affermato con ritardo nel counselling (in origine asimmetria clinico-cliente). L'approccio classico è stato con il tempo rivisto cosi da potersi configurare come un valido strumento di lavoto nell'ambito del counseling. Questo approccio si basa su una modalità di lavoro legata al ricostruire le cause primigenie della comparsa dei sintomi. L'obbiettivo è quello di andare ad aiutare il paziente ad aumentare la sua consapevolezza rispetto ai propri vissuti emotivi e sostenere l'adattamento psicologico, cioè si lavora di più sulla parte emotiva. È l'approccio che più cerca di trovare collegamenti con la storia del paziente tra la situazione attuale del soggetto e la sua storia passata, anche se è sempre basato sui qui e ora. Spesso nel counselling Psicodinamico si lavora anche sui meccanismi di difesa funzionali. Il modello confeisce piu importnaza, rispetto ad altri approcci, alle esperienze pregresse del soggetto, cosi come ai meccanismi di difesa. Per questo, pur partendo dal "qui ed ora", l'approccio psicodinamico cerca di trovare legami e collegamenti tra la situazione attuale del soggetto e la sua storia passata. Il setting diventa uno spazio in cui si abbassano le difese e il paziente può portare i vissuti emotivi intensi. La relazione è una relazione che tiene dei confini, quindi è la capacità di essere coinvolti ma anche distaccati nei confronti del cliente, non vuol dire freddezza ma vuol dire che il counselor userà molto meno tecniche di lavoro che avvicinino troppo lui e il paziente. L'idea è quella di avere una visione integra del paziente. Bisogna saper mantenere la relazione su un piano anche ludico: la relazione deve offrire fiducia e sicurezza cosi da poter esplorare modalità creative di dialogo e interazione. Lavorare per costruire l'alleanza dove la parte matura del cliente lavora insieme al counselor sulla parte immatura del se. La parte "matura" del cliente lavora insieme al counselor sulla parte "immatura" del sé; l'obbiettivo è unire questi sé per aiutare i pazienti a vedere che hanno anche parti contradditorie, che non vanno intese come ostacoli, ma come parti su cui bisogna lavorare e che devono essere integrate nella visione del proprio io. ***COGNITIVO-COMPORTAMENTALE*** Atteggiamento pragmatico al counselling: se si desidera modificare un comportamento disfunzionale, ci si deve focalizzare su di esso e farne l'obbiettivo dell'intervento. Il comportamento (o cognizione) disfunzionale deriva da un processo di apprendimento che ha sfociato uno stimolo proveniente dall'ambiente a tale condotta non desiderata. - Pensieri creano emozioni - Emozioni inducono comportamenti - Comportamenti rafforzano emozioni generando un comportamento disadattivo L'ansia porta al comportamento di evitamento che porta a un\'inabilità, a un disadattamento. In questo approccio l'obbiettivo è quello di risolvere e rimodulare la cognizione, non c'è interesse per cio che sta sotto, per la natura eziolofica del problema. Fornisce strumenti per far fronte al problema Le tecniche sono quelle classiche del [condizionamento] (ad es.): - Decondizionamento sistematico: l'oggetto temuto o una sua rappresentazione devono essere sperimentati di nuovo in associazione con uno stimolo capace di produrre sensazioni piacevoli-\> associo la paura ad uno stimolo positivo - Estinzione delle risposte: presentare ripetutamente lo stimolo in assenza della risposta incondizionata, facilitano l'estinzione del potere attivante dello stimolo...e quelle proprie dell'[approccio cognitivo] (ad es.) - Problemi solving: definizione del problema in modo molecolare-\> brain-storming (elenco di tutte le possibili soluzioni) -\> scelta della soluzione attraverso la previsione delle conseguenze e la valutazione delle proprie capacità-\> verifica dell'efficacia - Ristrutturazione cognitiva: modulazione e modificazioni di interpretazioni "catastrofiche" relative ai sintomi di disagio, promosse da un rigoroso esame di realtà e una discussione circa la effettiva fondatezza di tali assunzioni **COUNSELLING DI ATTACCAMENTO** La teoria dell'attaccamento mette insieme la teoria psicodinamica e la teoria del comportamento umano. Proposto da Binetti e Bruni (2003): applicazione della cornice dell'attaccamento all'intervento di counselling. - È un modello insaturo ossia ha dei margini di formulazione teorica ancora "liberi". - È di carattere multidisciplinare e permette di integrare approcci differenti. - Non prevede una metodologia di intervento rigidamente schematizzata (permette ampia personalizzazione sul cliente) Il cuore del modello basato sulla teoria dell'attaccamento è quello della [base sicura]. L'obbiettivo del counsellor è quello di diventare per il paziente una base sicura, ossia dove il paziente possa sentirsi protetto nella elaborazione dei processi psichici difficili da affrontare. Il counselor dovrebbe svolgere quelli che Bowbly stesso definì compiti terapeutici (1979): 1. Fornire al cliente una base sicura 2. Assistere il cliente nelle sue esplorazioni in merito alle modalità abituali attraverso le quali stringe legami con gli altri e quali aspettative porti con sé 3. Far considerare al cliente una relazione particolare: quella che si è stabilita tra lui e il counselor. In questo modo si possono esplorare le caratteristiche degli operativi interni 4. Aiutare il cliente a considerare quanto le sue esperienze attuali derivano da esperienze vissute con le figure di attaccamento in infanzia Il modello di attaccamento del counselling va a rendere più cosciente il paziente che le azioni che mette in atto dipendono dal modo in cui ha interiorizzato le figure di attaccamento ***IL COUNSELING GESTALTICO*** Si basa sulla psicologia della Gestalt considera individuo e ambiente come un sistema unico in cui le parti sono interdipendenti fra loro. Quello su cui lavora è legato al fatto che quando noi siamo all'interno di una situazione selezioniamo gli stimoli e le organizziamo in base a quello che noi riteniamo importante. Osserva come degli innumerevoli stimoli che costantemente riceviamo, solo alcuni di essi vengono selezionati ed organizzati in strutture significative, o Gestalt, che emergono a figura rispetto ad uno sfondo indifferenziato. L'approccio Gestaltico si basa sul qui e ora e punta la sua attenzione sull'interazione tra l'esperienza corporea e con la consapevolezza di questa esperienza in un determinato conteso.. In questo approccio ci si muove in una prospettiva sistemica dell'analisi del presente ("**qui ed ora**"), puntando il focus sull'interazione con l'esperienza corporea e con la consapevolezza. L'obbiettivo è aiutare a dare una strutturazione ricca di significato alle esperienze soggettive L'intervento si articola in cinque fasi: 1\. [Identificazione]: riconoscimento di una data emozione 2\. [Confronto ed espressione]: vivere pienamente l'emozione identificata, il counselor deve capire in che modo il paziente si è sentito dal punto di vista emotivo e comportamentale in quella determinata situazione 3\. [Scarica]: momento catartico in cui si supera lo stato precedente; quando il paziente ha manifestato al counselor il suo stato emotivo piano piano il lavoro è quello di far comprendere quanto quell'attivazione emotiva possa essere disfunzionale per il benessere psicologico dell'individuo e quindi questo porta ad un cambiamento 4\. [Cambiamento]: inizia dalla consapevolezza del movimento interiore e quindi inizia ad essere consapevole delle sue emozioni 5\. [Crescita]: capacità di usare l'esperienza passata per funzionare in modo appropriato nel presente **APPROCCI INTEGRATI** Mettono insieme pezzettini di tecniche che si basano su modelli teorici differenti. Sono approcci recenti, definiti integrati in quanto prendono origine dal contributo di vari autori e che vanno nella direzione di far dialogare e convergere tra loro teorie ed esperienze diverse. Sono molto numerosi ed eterogenei. Quindi l'approccio sul cliente, l'approccio e Gestaltico e la psicologia della comunicazione vanno a formare il [counseling umanistico integrato:] nell'individuo esistono spinte verso il benessere, la responsabilità e l'autorealizzazione. Unicità dell'individuo, potenzialità di crescita, importanza relazione cliente-counselor. Lo strumento più importante del counseling siamo noi perché siamo coloro che possono portare il paziente a una crescita evolutiva. *Quindi che cos'è il counselling?* Tenere insieme tutti i costrutti teorici che ci permettono di lavorare al meglio per il nostro paziente ***PERCHÉ FARE COUNSELING CON I BAMBINI?*** Gli assunti da cui dobbiamo partire sono 2: - [Cambiamenti nel "sistema famiglia":] famiglia che ha avuto un cambiamento (ad es. mamma che da casalinghe diventano lavoratrici-\> cambiamento culturale) che hanno fatto si che le risorse relazionali che i genitori possono mettere in campo per i loro figli si sono modificate. I genitori contemporanei non hanno potuto sperimentare la "famiglia allargata", quindi non hanno potuto fare esperienza di azioni di cura di un bambino prima di averne uno. (Ad es. cugino grande che cura cugino piccolo= è un esperienza). Quello che assiste ai giorni d'oggi sono genitori che mancano di esperienze pratiche, manca la realtà. - [Difficoltà a superare alcune fasi dello sviluppo]: es. momento di inserimento nelle scuole di infanzia (il bambino entra in un mondo nuovo), dietro al bambino che ha difficoltà c'è una mamma o papà che sta malissimo all'idea che il bambino inizi ad entrare nel mondo. C'è un legame fortissimo alle difficoltà a superare le fasi dello sviluppo e la risposta che il genitore può dare. **CAMBIAMENTI SOCIALI E CULTURALI** **Tra i cambiamenti socio-culturali ai quali dobbiamo prestare attenzione, troviamo:** - la trasformazione dell'istituzione familiare; - le sue relazioni interne: che tipo di rapporti, sia orizzontali (tra i partner), ma anche verticali (tra i genitori e le generazioni precedenti) - l'evoluzione della condizione femminile: il ruolo della donna è cambiato nel tempo; prima la donna era colei che si occupava dei figli, che stava a casa, che dedicava il suo tempo esclusivamente alla cura dei figli. Ora anche la donna lavora, passa del tempo fuori casa, quindi in qualche modo, il maschile e il femminile sono chiamati a trovare un nuovo assetto rispetto alla cura dei figli, della casa e alle gestione della ruoutine famigliare. - l'evoluzione dell'immagine del bambino: il bambino diventa un piccolo "tiranno" al centro della vita della famiglia. Il passaggio tra il genitore autoritario è diventato spesso un genitore permissivo ("non possiamo traumatizzare così il nostro bambino"; si considera il proprio figlio come la priorità di tutta una vita). In mezzo al genitore autoritario e permissivo c'è il [genitore autorevole]. La paura del genitore di sbagliare nella cura del figlio, puo comportare problembi nello sviluppo di quest''ultimo, in seguito all'instaurarsi di dinamiche disfunzionali mosse da tale paura, ma come diceva Whinnicot l''immagine della madre deve essere "sufficientemenente buona"= si può e si deve svagliare, per mostrarlo a propria volta al bambino-\> mostrargli che si può cadere, sbagliare e poi si possono aggiustare le cose, in questo modo non si trsmette al bambino la tensione ad essere perfetti - l'evoluzione dei modelli culturali genitoriali: la nostra società è multi-etnica, conviviamo con persone di culture diverse e la tecnologia ci mette in comunicazione con culture diverse dalla nostra e quindi le spinte rispetto alle pratiche genitoriali sono più ricche. Sono questi i fattori che hanno concorso a creare i nuovi bisogni dei genitori, inizialmente latenti e poi sempre più espressi in modo chiaro, sintetizzabili come: - una maggiore necessità di spazi socializzanti: la famiglia mononucleare è chiusa nella sua casa - una richiesta di supporto alla funzione genitoriale Tali bisogni hanno modificato (e stanno ancora modificando) il rapporto tra gli utenti e i servizi e la necessità di ripensare su questi ultimi. [Caratteristiche del bambino+ ambiente= sviluppo del bambino ] Lo sviluppo del bambino è dato da due dimensioni imprescindibili: - le caratteristiche del bambino: il bambino aldilà del suo patrimonio genetico ha qualcosa di unico e irripetibile (temperamento). C'è semprre una parte individuale che è imprescindibile nell'io del soggetto, e che non è legata a nulla, nemmeno all'ambiente. I genitori possono relazionarsi con i propri figli propri figli in maniera differente, a seconda delle peculiarità uniche di questi ultimi. - Ambiente: le caratteristiche del bambino si inventano con l'ambiente ossia dove queste caratteristiche individuali vengono vissute Queste due caratteristiche portano allo sviluppo del bambino in senso psichico. **INDICATORI DEL BENESSERE DEL MINORE** - [Presenza di relazioni stabili e affettivamente supportive]: vuol dire che ci dovrebbero essere ½ caregiver che permettono al bambino di mantenere continuo il livello di relazione, il livello di ingaggio con l'altro. Questo livello di ingaggio non è solo un ingaggio temporale ma la presenza deve essere psichica (se sono a casa e vedo la tv ma presente fisicamente ma non psichicamente) - [Presenza di protezione fisica e sicurezza nella regolazione dei bisogni]: tutelare il minore e rispondere in maniera sintonizzata a quelli che sono i bisogni di quel bambino in quel momento. Dobbiamo aiutare i bambini a favorire il processo di crescita e di separazione in modo positivo - [Presenza di esperienze pensate in modo da garantire lo sviluppo ottimale di ciascun bambino]: le esperienze, ciò che faccio fare al bambino, deve essere adeguato a quel bambino e al suo stadio evolutivo. - [Presenza di opportunità appropriate allo sviluppo che possano mettere le basi per lo sviluppo di competenze cognitive, motorie, linguistiche, emotive e sociali]: se esse non fossero presenti potrebbero portare a un ritardo motorio; bisogna fare al bambino la possibilità di fare esperienza perché sennò rimane indietro dal punto di vista delle competenze dello sviluppo - [Presenza di adulti che mettono dei limiti, forniscono una struttura e guidano il bambino con aspettative appropriate:] i genitori moderni hanno paura dei limiti, e se il bambino non ha limiti non li può manco violare, superare. Non può andare oltre, fa sempre ciò che vuole, e se il bambino fa sempre quello che vuole arriverà il momento in cui andrò a cercare esperienze sempre più esterne. Il limite imposto ha la stessa funzione di uno scossone che mi riporta entro i limito della società e della socialità. - [Presenza di una comunità stabile, supportiva e presente: dare aiuto ai genitori a trovare una comunità stabile in cui ci si sente "un tutt'uno"] Alcuni bambini affrontano i compiti di sviluppo con facilità, altri con difficoltà. Tutti i bambini hanno la possibilità di avere uno sviluppo ed una crescita sana, ma alcuni hanno bisogno di un supporto aggiuntivo dalla loro famiglia e dalle altre figure adulte di riferimento. **TRAIETTORIA DELLO SVILUPPO DEL BAMBINO** *[Come facciamo a capire quando un bambino ha bisogno di essere supportato?]* Dobbiamo conoscere come avviene lo sviluppo tipico perché esso portano alla salute mentale (L'anno è il momento cardine in cui avvengono più cambiamenti). Sviluppo atipico inizia quando il bambino mostra dei segni, cioè nelle prime avvisaglie che c'è una fatica nella traiettoria di sviluppo tipica. Il counselling coglie dei segni che possono essere definite: - perturbazioni/ turbe dello sviluppo per cui questi sintomi hanno durata breve - perturbazioni relazionali: quando il sintomo ha una durata di 1-3 mesi - Disturbi relazionali: il sintomo ha una durata superiore a 3 mesi Lo sviluppo di queste perturbazioni può dipendere da una fragilità del bambino o dell'ambiente circostante. Fattori personali, variabili familiari, variabili ambientali e variabili culturali se non si legano in maniera funzionale possono portare alla [disarmonia nello sviluppo]. Il bambino deve potersi sentir libero di esprimere chi è lui realmente. Uno dei temi che a volte vediamo nella clinica è che il bambino porta quello che i suoi caregiver desiderano che lui sia. **IL COUNSELLING RIVOLTO AI BAMBINI** Prima di fare counselling è importante capire la **[natura]** e gli **[obbiettivi]** del counselling rivolto ai minori. Il raggiungimento degli obiettivi non dipende solo dagli strumenti utilizzati e dallo stile di lavoro, ma è fortemente dipendente dalla relazione che si instaura tra il bambino e il counsellor. **GLI OBBIETTIVI** *Quali sono gli obiettivi del counselling rivolto ai minori? Chi deve stabilire gli obiettivi specifici del trattamento? Il counsellor? I genitori? Il bambino?* - Livello 1: obbiettivi di base - Livello 2: obbiettivi dei genitori - Livello 3: obbiettivi formulati dal counsellor - Livello 4: obbiettivi del minore ***Livello 1: Obiettivi di base*** Gli obbiettivi vengono stabiliti insieme da genitori, counsellor e minore a partire da quelli che sono gli obbiettivi di base del counselling. - aiutare il bambino ad affrontare tematiche emozionali dolorose; - aiutare il bambino a raggiungere un livello di integrazione tra pensieri, emozioni e comportamenti - aiutare il bambino a sentirsi bene rispetto a sé stesso - aiutare il bambino ad accettare i propri limiti e punti di forza e sentirsi bene rispetto ad essi - aiutare il bambino a modificare i comportamenti che producono delle conseguenze negative, aiutarlo a reagire in maniera adattiva in situazioni di stress - aiutare il bambino a funzionare in modo adattivo nei confronti dell'ambiente esterno (a casa e a scuola) - massimizzare la possibilità che il bambino persegua le fasi dello sviluppo L'obbiettivo è fornire al bambino gli strumenti necessari per proseguire nella sua traiettoria regolare di sviluppo, e quindi riuscire a rendere il bambino capace di proseguire nella vita. Non bisogna creare dipendenza ma di rendere autonomi e indipendenti nella gestione e nelle fatiche della vita. ***Livello 2: Obiettivi dei genitori*** Le seconde persone che dobbiamo tenere in considerazione sono i genitori, perché sono coloro che ci fanno la domanda di supporto psicologico e quello che dobbiamo cogliere 2 dimensioni: 1. Quanto gli obbiettivi di lavoro che ci portano i genitori sono basati sulle loro esigenze di interrompere un comportamento disfunzionale del proprio figlio, di vedere che il proprio figlio non corrisponde alla loro immagine mentale o ai loro desideri 2. Vedere quanto gli obbiettivi che i genitori ci pongono sono realmente legati al comportamento disfunzionale del bambino Più il comportamento del bambino ha un impatto sociale più i genitori hanno l'esigenza di estinguere questo comportamento disfunzionale. I loro obbiettivi si basano di meno su quello che è il vissuto emotivo del proprio figlio. Questo porta a degli obbiettivi di lavoro dei genitori non alimentati con gli obbiettivi del bambino. Una volta terminato l'assessment si deve condividere con i genitori quali sono gli obbiettivi generali (livello 1), gli obbiettivi che porta il bambino (quello che il bambino fa vedere durante l'assessment) e quelle che sono le ipotesi/obbiettivi di lavoro che il counselor attiva dopo aver messo insieme queste parti. Il counsellor mette insieme questi obbiettivi tenendo sempre conto che l'incontro potrà avere un\'efficacia solo nel momento in cui le problematiche del bambino vengono prese in considerazione Noi dobbiamo aiutare i genitori a comprendere la connessione che c'è tra il comportamento manifesto e l'esperienza emotiva. Dobbiamo quindi dare più importanza in primis al disagio psichico che c'è dietro quella manifestazione disfunzionale. ***Livello 3: Obiettivi formulati dal counsellor*** Vengono formulati in relazione all'ipotesi che si è costruito circa il motivo per cui il minorenne comporta in quel particolare modo, formulati dopo l'assessmenti iniziale. Il counsellor per poter formulare obbiettivi-focused deve trarre informazioni: - dalla sua esperienza professionale - delle conoscenze di psicologia dello sviluppo: per essere bravi clinici dobbiamo conoscere lo sviluppo normativo per capire se quel comportamenro è adatto o meno a un bambino che presenta una certa età - della letteratura di ricerca sul tema: i bambini cambiano perché cambia la società, i genitori, gli stili educativi. I bambini con cui ci troviamo a lavorare sono sempre diversi tra di loro Sono diversi dagli obbiettivi di base perché essi sono formulati in riferimento a quella situazione specifica tramite l'osservazione del bambino e dei genitori nei colloqui anamnesi. ***Livello 4: Obiettivi del minore*** - Emergono durante le sedute di counselling; - si basano sul materiale che il bambino porta nella seduta: il bambino ci mostra il suo mondo interno e ci fa vedere quali sono i suoi reali bisogni - Rappresentano i bisogni reali del bambino. Come prima cosa nel processo di guarigione, bisogna partire da questi, per poi includere tutti gli altri perché è ol bambino quello che fa il lavoro ed è in lavoro difficile su se stessi. Il nostro intervento di counselling non potrà essere in alcun modo efficace fino a quando le problematiche portate dal minore non saranno prese in considerazione e trattate. **LA RELAZIONE BAMBINO-COUNSELLOR** Ciò che aiuta l'efficacia del counselling è la relazione bambino-counsellor, affinché essa sia efficace questa relazione dovrebbe essere: - [un sistema di connessione bidirezionale tra il mondo del minore fuori il setting e quello che avviene nel setting]: ci deve essere la capacità di far circolare la vita del bambino in modo che non ci siano degli opposti che si bloccano. La relazione quindi deve essere si una relazione a due ma con un'apertura verso il mondo, finche il bambino non porta fuori ciò che ha messo in atto nella stanza, la relazione è chiusa, poco fruttifera. - [la relazione deve essere esclusiva]; il counsellor deve essere capace di rendere il setting un momento esclusivo per quel bambino, ossia durante il lavoro non deve entrare nessun altro e nient\'altro (es. porta chiusa e telefono spento), il bambino deve sentire che il counselor è li per lui e che è attento ai suoi bisogni - [La relazione deve essere sicura:] sicura sia psichicamente ma anche fisicamente, il setting deve essere un luogo dove il bambino può sperimentare e sperimentarsi in sicurezza (ad es. evitare i balconi). Creare un setting sicuro vuol dire anche creare dei giochi sicuri. Quando pensiamo al setting dobbiamo pensarlo adatto al bambino in modo tale che possa esprimersi a 360º le loro emozioni e il verso sé. - [La relazione deve essere autentica]: il counselor deve portare il suo verso sé, deve sentire di poter esprimere la sua essenza e deve essere capace di porre dei limiti al paziente. Se noi chiediamo al bambino di portare il suo vero sé noi lo dobbiamo fare a sua volta. - [La relazione deve essere confidenziale]: soprattutto con i bambini ci saranno dei momenti in cui ciò che avviene nella stanza viene condiviso con i genitori, ma che si può decidere insieme cosa si può condividere. Con gli adolescenti questo tema della confidenzialità diventa centrale. Il paziente deve avere la sensazione che noi tifiamo per lui. - [La relazione non deve essere intrusiva]: noi non siamo degli investigatori, non bisogna fare domande a raffica, ma dobbiamo lasciare al bambino il tempo, lo spazio e l'opportunità di esprimersi, senza essere invadenti della loro privacy - [La relazione deve essere piena di significato]: il bambino deve sapere perché viene da noi, in caso contrario non avrebbe senso iniziare un lavoro di counselling, dobbiamo aiutare i genitori a dire ai propri bambini il perché hanno bisogno di un supporto esterno ***[Il counsellor deve essere:]*** 1. [Congruente con sé stesso]: sufficientemente adattata e capace di cogliere dentro di sé eventuali limiti e capace di valorizzare i suoi punti di forza. Avere una certa integrità, congruenza di pensiero e azione 2. [In contatto con il proprio "bambino interno]": il counselor deve essere capace di sperimentare e di ricordare il piacere del gioco, del divertimento che provano i bambini. Con i bambini dobbiamo dare per scontato che giocheranno, sperimenteranno e creeranno dei mondi (gioco simbolico= rivive dei momenti per comprenderli meglio). Se non siamo in contatto con il nostro bambino interno, le lenti con cui guardiamo il bambino, sono le lenti sbagliate. Il contatto con il bambino interno implica una conoscenza di sé stessi, di ciò che si è stati, ma anche di quella che è la psiche del bambino 3. Accogliente: accogliere l'altro per quello che è, e permettergli di esprimersi 4. Capace di mantenere la giusta distanza emotiva: non devo farmi sopraffare dalle emozioni che il paziente porta, dalla storia del mio paziente. Il counsellor deve essere in grado di far muovere le emozioni e non di rimanere bloccati. Ci sono 2 poli - Chi si fa prendere dalle emozioni e finisce per colludere con le emozioni del bambino, senza iautare ad elaborarle - Chi è molto fistaccato e non riesce dunque ad empatizzare **IL PROCESSO DEL COUNSELLING IN ETÀ EVOLUTIVA** Il lavoro nella pratica si sviluppa in 3 aree principali: ***1. Assessment*** ***2. Trattamento*** ***3. Valutazione dei cambiamenti avvenuti*** ***1 ASSESSMENT INIZIALE*** Si compone di 2 momenti: uno con i genitori e uno con il bambino. (Qui non siamo nel counselling siamo nell'assessment). È la parte più importante e delicata di tutto il lavoro. In età evolutiva si sviluppa con i genitori e con i bambini (solitamente si vedono 2/3 volte i genitori e 3/4 volte i bambini) È il momento più importante in cui noi capiamo se e di cosa ha bisogno quel bambino e se è opportuno un intervento di counselling. I colloqui di assessment con i genitori vanno fatti con [entrambi] i genitori, poiché noi per iniziare un trattamento con un minorenne dobbiamo avere l'autorizzazione a procedere da entrambe i genitori (eccetto se c'è la morte di uno dei due genitori o l'affidamento a un unico genitore). È importante avere in mente la coppia genitoriale, mai vederli separati anche se divorziati. Per il bambino è importante che entrambi i genitori partecipino a questi colloqui perché sentono che entrambi i gentiori hanno investito. I due principali compiti durante l'assessment sono: 1. **Colloqui con la coppia genitoriale** per: - Raccogliere informazioni di riferimento - Instaurare un'alleanza e creare un contatto 2. **Osservazione del bamino o osservazione di gioco** **Colloqui con la copppia genitoriale** 1. [Raccogliere le informazioni di riferimento]: non bisogna fare domande perché blocchiamo la possibilità al genitore di narrare la storia del bambino. Durante la prima seduta i genitori si focalizzeranno sul comportamento disadattivo del bambino e noi li aiuteremo a operarli nella storia del comportamento sintomatico. Sono domande che ci aiutano a capire come il bambino ha elaborato le fasi evolutive dello sviluppo. Il counsellor deve raccogliere la maggior parte di informazioni possibili relativamente a: - [il comportamento del bambino]: nel 90% dei casi i genitori ci portano subito il problema comportamentale del bambino all'attenzione; l'urgenza del genitore è quella di risolvere il prima possibile il comportamento disadattivo del loro bambino - [la storia del comportamento sintomatico]: cosa pensa il genitore del sintomo, che storia ha il sintomo, quando è comparso, in che modo impatta sulla vita della famiglia e del bambino nelle sue relazioni allargate (scuola, attività sportiva ecc...) - [la comprensione dei genitori del problema]; - [le risposte al problema]: come hanno affrontato il pronlmea, che tipo di risposte hanno messo in campo - [lo stato emotivo] - [personalità]; - [la storia]: aiutare i genitori a narrare la storia del loro bambino, li aiuta a prendere consapevolezza di chi è il loro bambino. La narrazione ci aiuta a prendere una maggiore consapevolezza di quelli che sono gli eventi, aiuta a sedimentare i ricordi e permette una interiorizzazione maggiore dell'informazione. Le tappe fondamentali della storia del bambino sono: la gravidanza (sia da parte di madre che di padre = capire come il padre è stato coinvolto nella gravidanza, capire il loro ruolo nel parto), poi il parto, il post-partum, l'allattamento (al seno o no), lo svezzamento, la deambulazione, il sorriso sociale, le prime parole, la prima separazione dai genitori, l'inserimento a scuola, nelle relazioni con i pari\... = così da stabilire in che rete è inserito il bambino. - [l'ambiente di vita]: contesto di vita del bambino perché ci aiuta a collocare meglio il comportamento disfunzionale 2. [Instaurare un'alleanza e creare il contratto]**:** I genitori possono essere ansiosi e preoccupati in merito: all'inizio del trattamento, alla possibilità che il figlio racconti "problemi della famiglia" e al fatto di sentirsi genitori non adeguati. È importante fornire ai genitori l'opportunità di parlare con il counsellor, non solo dei problemi del figlio, ma anche delle loro ansie; e fornire un quadro chiaro sulle caratteristiche della relazione minore. Qui ci sarà la spiegazione di cosa andremo a fare in modo tale che il genitore possa riportare al figlio in modo chiaro il perché dovrà iniziare questo percorso. **Osservazione del bambino nel setting** Avviene dopo che abbiamo visto già 2 volte i genitori; abbiamo già un\'idea ben chiara del bambino rispetto alla rappresentazione mentale data dai genitori che può essere diversa da ciò che è realmente (non è detto che la percezione dei genitori corrisponda alla realtà). - [Presentarsi]: vuol dire dire il proprio nome e chiedere il nome del bambino (non dare per scontata questa fase), vuol dire specificare al bambino chi siamo. Ci aiuta a capire anche se il bambino è allineato al problema presentato dal genitore. - [Chiarire la natura e gli obiettivi delle sedute]: il setting deve essere costante - [Creare un legame]: non vuol dire fare i simpatici ma mettersi in una posizione di ascolto attivo dei bisogni del bambino inserendoci nelle sue attività ludiche se e solo se il bambino lo desidera - [Sintonizzarsi con i suoi bisogni] - [Osservare]: osserviamo e diamo dei piccoli feedback su quello che il bambino sta facendo (riformuliamo quello che il bambino fa). Il bambino si sente osservato e sente che c'è un legame fra noi. Quando siamo in un setting clinico NON bisogna scrivere (gli appunti) perché rompo la relazione creata con il bambino. ***2 TRATTAMENTO*** ![](media/image4.png) il trattamento prevede l'attivazione di strumenti che siano adeguati a far emergere i nuclei disadattivi e l'obbiettivo principale del trattamento è che il bambino ci racconti la sua storia. Dobbaimo lavorare per far sentire il bambino sicuro e risolvere la situazione problematica. Spesso quando il bambino racconta la sua storia ha una grande attivazione emotiva sia in positivo che in negativo. Il counselor deve accogliere le emozioni del bambino, aiutarlo a comprenderle ed affrontarle, per poi fare da "ponte" (dalla stanza all'esterno). Tutto ciò con i bambini si fa attrvaerso i giochi, quindi bisogna far trovare nella stanza dei giochi, degli strumenti con cui sappiamo che ha più facilità di interazione, o dei giochi che sono più funzionali all'espressione di quel bambino. Dobbiamo aiutare il bambino a raccontarsi, perché attraverso quello che il bambino mi porta nel gioco io posso formulare e rileggere quelli che sono gli accadimenti della sua vita. ***3 VALUTAZIONE FINALE*** Assessment finale e valutazione-\> fine del trattamento La fine del trattamento può essere difficile sia per il minore sia per il counsellor. Ci sono situazioni in cui diventa difficile per il counsellor decidere di terminare un trattamento: - il minore regredisce tornando a manifestare i comportamenti presenti prima del trattamento: atteggiamento regressivo per la paura di non potercela fare da soli. Lo si deve rendere consapevole che invece ha le competenze per andare avanti da solo - Il minore porta in sedute nuove problematiche: allora starà al counselor comprendere se quesro portare nuove situazioni problematiche sia legato alla separazione o se l'aver liberato il problema precedente abbia fatto avanzare altri bisogni del bambino. Quindi si valuta se andare avanti con il trattamento - Il counsellor può essere inconsapevolmente diventato dipendente della relazione terapeutica: se ci accorgiamo che siamo rimasti nella relazione terapeutica oltre il tempo realmente necessario allora dobbiamo fare un lavoro congiunto con un altro counselor che ci aiuta a vedere il nostro processo di lavoro da un punto di vista esterno ***Quali domande si deve porre il counsellor per comprendere se e di cosa ha bisogno il minore?* Queste domande si svolgono in fase di assessment** quindi prima del trattamento e della valutazione finale 1. *Il comportamento del minore è appropriato per la sia età e per il suo stadio di sviluppo?* 2. *Il comportamento del minore è adeguato considerando le circostanze?* 3. *Quanto frequentemente il minore mostra il comportamento disadattivo?* 4. *Da quanto tempo è presente il problema?* 5. *C'è stato un cambiamento improvviso nella vita del bambino?* 6. *Questo comportamento interferisce con il funzionamento complessivo del minore?* *Esempi:* **[Domanda 1]**: *Marta, 4 anni, sta giocando nella sabbionaia e si fa la pipì addosso perché è troppo impegnata nel gioco. Questo è un comportamento normale vista l'età e il livello di sviluppo?* *Sergio, 7 anni, è assorbito nella costruzione di un modellino di aeroplano e si bagna i pantaloni. È un comportamento adeguato?* - Riguardo Marta: il controllo sfinterico solitamente si raggiunge ai 3 anni, dato che era molto impegnata nel gioco le ha fatto perdere la percezione dell'urgenza di andare in bagno - Riguardo Sergio: si presume che un bambino di 7 anni anche se sta giocando sia in grado di controllare il bisogno di andare in bagno, quindi non è un comportamento appropriato per l'età dello sviluppo **[Domanda 2:]** *Quando il papà di Sergio è morto, lui non ne ha parlato con nessuno, non si è mai mostrato triste né ha mai pianto. Non ha reagito in alcun modo. Ha continuato a parlare di suo padre come se fosse ancora vivo e dava anche spontaneamente informazioni su di lui parlando con la sua insegnante. È il comportamento appropriato per un bambino che ha [appena] perso suo padre?* - Dato che il bambino ha appena perso il padre il comportamento potrebbe essere tipico o atipico non possiamo dedurlo **[Domanda 3:]** *Marta, 4 anni, si è fatta la pipì addosso in tre diverse occasioni durante questo ultimo anno. In ogni occasione era assorbita dal gioco ed era in grado di spiegarlo a sua madre. Sergio, 7 anni, si fa la pipì addosso quando è assorbito in una attività, quando è ansioso o eccitato per qualcosa o* *quando ci sono altri bambini. Qualcuno di questi bambini avrebbe bisogno di una consultazione? Se sì, quale? E perché?* - Rigaurdo Sergio: avrebbe bisogno di una consultazione poiché ha problemi per lo più in occasioni sociali - Riguardo marta: non ha ancora livello si preoccupazione, bensì un campanello d'allarme **[Domanda 4:]** *Sara, 4 anni, ha paura del buio e si rifiuta di andare a letto senza una luce notturna,* *obbligando mamma e papà a stare con lei finchè non si è addormentata. Continua a ripetere che c'è un mostro sotto il suo letto. I suoi genitori le dedicano del tempo leggendo e parlando dei suoi sentimenti. Hanno anche acceso una torcia sotto il suo letto per farle vedere che non c'è nessun mostro. Ora che Sara ha ormai 6 anni sa che non c'è alcun mostro sotto il suo letto, ma vuole* *ancora la luce accesa e continua a richiedere la presenza dei genitori. Avrebbe bisogno di una consultazione?* - Si potrebbe fare una consultazione per fare chiarezza poiché sembrerebbe non esserci un oggetto di paura. Potrebbe essere legata a una paura di separazione con i gentiori. **[Domanda 5:]** *Sergio ha superato senza problemi il controllo sfinterico sia diurno sia notturno.* *Quando Sergio aveva 6 anni suo padre è morto e ora vive solo con sua madre. Dalla morte del padre Sergio ha iniziato ad avere problemi di enuresi diurna e notturna. Sogna di litigare con suo padre che poi muore. Nei sogni il padre di Sergio è arrabbiato con lui perché si fa la pipì addosso. Il cambiamento di comportamento di Sergio subito dopo la morte del padre necessita di una consultazione? Se sì,* *quale potrebbe essere il focus dell'intervento?* - Si Sergio necessita di una consultazione; il focus dell'intervento potrebbe basarsi sul perché Sergio sente questo senso di colpa (ce lo fa pensare il litigio) e ristrutturare la rappresentazione mentale del padre. Il focus è affrontare prima di tutto la rappresentazione mentale che ha Sergio; l'enuresi è il comportamento manifesto del disagio psichico e quindi dobbiamo lavorare su cosa lo scatena. Si lavora su questa dimensione per estinguere questo comportamento **[Domanda 6]**: *Sergio, 7 anni, si è bagnato più volte in diverse occasioni sia di giorno sia di notte. Non gioca mai con gli altri bambini dal momento che ha paura che possa capitare un "incidente". I suoi genitori non gli permettono di dormire fuori casa perché hanno paura che bagni il letto. Il problema* *di Sergio interferisce così tanto nella sua vita da richiedere una consultazione? Se sì, perché?* - Si il comportamento di Sergio interferisce nella sua vita poiché va a minare una parte importante dello sviluppo sociale del bambino Alla conclusione dell'assessment bisogna restituire al bambino quello che abbiamo osservato; quindi, raccontiamo se abbiamo notato delle fragilità e le cose su cui pensiamo di dover lavorare con lui. Prima di gufate tutto questo è importante che il clinico si focalizzi sui [punti di forza] del bambino. Non possiamo fare un lavoro di counselling se non individuiamo i punti di forza del bambino perché in caso contrario il bambino potrebbe sentire di non avere risorse. **LA SPIRALE DEL CAMBIAMENTO** All'interno di questa spirale ci possono essere vari temi che portano il counselor a prendere decisioni. È un processo che porta a lavorare su un determinato aspetto disfunzionale del bambino. Partendo da una dimensione centrale, che è il problema emotivo del bambino. Il bambino inizia ad entrare in relazione con il counselor, a raccontare la sua storia, in questo modo aumenta la consapevolezza del suo problema emotivo e da qui possono scaturire due scenari: - Deviazioni o ritiro: bambino inizia a parlare di altro o si inibisce, sta fermo e in silenzio-\> o si lavora sulle resistenze e le si affronta oppure possiamo bloccarci, quindi continua l'evitamento e non riusciamo a proseguire nel nostro processo di aiuto - Aumenta la consapevolezza: porta il bambino a continuare a raccontare la sua storia e ad entrare in contatto con emozioni forti Nel momento in cui il bambino procede nel racconto, può portare nuove tematiche che mi attivano come counselor, devo accoglierle e ricominciare immediatamente la spirale; se invece non emergono nuovi temi, continuiamo il lavoro aiutando il bambino a cambiare la visione che ha di sé, ad affrontare le idee autodistruttive o egosintoniche, in modo che giunga da solo ad una consapevolezza e ad una soluzione della sua situazione problematiche, giungendo infine all'adattamento. La spirale del cambiamento non è lineare: ci sono delle interruzioni, dei ritorni al principio. **LE TECNICHE DEL COUNSELLING IN ETÀ EVOLUTIVA** Gli strumenti fondamentali che il counselor ha a disposizione nel suo lavoro clinico con il bambino sono 3: 1. **Osservazione** 2. **Strumenti**: il gioco, il disegno e la fiaba (spiegati molto dopo) 3. **Ascolto attivo**: capacità del counselor di accogliere non solo le parole che il bambino gli dice, ma anche tutto ciò che sta dietro: il non verbale, gli aspetti emotivi, il significato vero e profondo delle parole **[Osservazione]**: inizia sin dal primo colloquio in cui il counselor osserva la relazione del bambino con i genitori, la modalità di separazione e il comportamento generale del bambino (come sta seduto in sala d\'attesa, se la esplora -\> sala d\'attesa = spazio di transizione tra il dentro la stanza e il fuori della stanza). Una volta che il bambino è nella stanza, è bene osservare il bambino sia nel gioco solitario sia nel gioco di interazione e lo spazio di gioco- \> *che cosa osservare nel lavoro con il bambino?* - [Aspetto generale:] prima cosa che guardo è se l\'abbigliamento del bambino è consono all\'età e alla stagione e se il bambino è pulito = tutti indicatori di come viene curato e accudito il bambino = indicatori di trascuratezza. Tutto ciò non serve per darci delle risposte, ma per aprire delle domande su cui dobbiamo poi lavorare - [Comportamento]: come si comporta il bambino nella stanza, come la esplora, come si relaziona con il counselor\... il comportamento è strettamente connesso al gioco che fa il bambino -\> chiedersi com\'è il comportamento nei confronti dell\'adulto (Riconosce la figura adulta? Come si comporta in relazione ad essa? Che rappresentazione ha dell\'adulto nella relazione con il bambino?) - [Umore e affettività]: *che tipo di umore, di stato emotivo mi porta il bambino nella stanza? Lo stato emotivo del bambino è coerente con quello che mi dice, che fa nel gioco?* A parole magari il bambino sostiene anche di stare bene, ma il livello emotivo che sta sotto la parola, mi dice tutt\'altro. Bisogna sempre andare oltre le parole dei nostri pazienti. La parte dell\'umore e dell\'affettività è fondamentale nel nostro lavoro - [Funzionamento intellettivo e processi di pensiero]: *è presente il bambino? Riesce a creare una struttura narrativa coerente dotata di una sequenzialità? È orientato nel tempo e nello spazio?* - [Eloquio e linguaggio]: andiamo a vedere come parla il bambino -\> *il linguaggio è appropriato per la sua età? È tipico di un bambino più piccolo o più grande (= bambino adultizzato)? Notiamo delle stereotipie, delle balbuzie o dei tic nel linguaggio?* - [Abilità motorie]: *come si muove il bambino, è armonico nel suo movimento o è un po\' goffo? È un movimento fluido o rigido?* Ci sono bambini ad es che fanno fatica a muoversi in maniera armonica perché nel primo anno di vita non ha potuto sviluppare le abilità - [Gioco] - [Relazioni con il counselor ] Queste sono tutte informazioni di base fondamentali per inquadrare il nostro paziente nella traiettoria evolutiva normativa **MITI E REALTÀ SULL'OSSERVAZIONE** **[Miti]**: osservare non è registrare fedelmente e direttamente la realtà. Non avremo mai un\'osservazione totalmente oggettiva, osservare NON è \"guardare\", l\'osservazione si fonda sempre su un\'ipotesi o su una curiosità = nel setting clinico le ipotesi si costruiscono mentre si sta lavorando perché gli obiettivi sono da definire in corso d\'opera e il counselor deve anche lasciarsi portare dal suo paziente. Osservare non è interpretare; osservare è un momento intermedio in cui siamo chiamati a sospendere il nostro giudizio. Osservazione non coincide con il momento dell\'interpretazione, della lettura della situazione, l\'osservazione rappresenta un momento tra la percezione del fenomeno e la sua interpretazione **[Realtà]**: l\'osservazione può diventare \"obiettiva\" ma rimane costantemente esposta ai rischi della soggettività, è impossibile stabilire confini netti tra \"chi osserva\" e \"chi viene osservato\"; osservare significa selezionare un comportamento degno di interesse e raccogliere informazioni accurate e complete su di esso. Nella realtà il rischio del bias di pregiudizio di chi sta osservando \> superato attraverso la supervisione di un terzo, che mi fa vedere che cosa sta avvenendo in quella particolare relazione clinica. Nella realtà l\'osservazione è un\'attività complessa e impegnativa che richiede: - Tempo e distinzione: mi devo dare il tempo di comprendere - Libertà intellettuale - Assenza di pregiudizi e preconcetti - Consapevolezza di sé: counselor deve essere centrato su ciò che sta facendo - Capacità di non coinvolgersi: distacco - Capacità di sospendere il giudizio L'osservazione comprende il materiale osservato attraverso diverse prospettive ![](media/image6.png) Per condurre una buona osservazione, dobbiamo porre al centro il bambino e la sua famiglia e utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione. Nel caso dell\'osservazione e della sua lettura, dobbiamo agganciarci a tutte le concezioni del counselling, agli studi sullo sviluppo del bambino odierni, alla prospettiva politico-sociale in cui è inserito il bambino (ad es non è facile lavorare con bambini di culture diverse, ma non perché siano diversi loro ma perché c\'è un substrato culturale che noi ancora non conosciamo bene. A volte è più utile mandare questi bambini da colleghi esperti in etno-clinica perché riescono a leggere i comportamenti del bambino e della famiglia in maniera più fine. Spesso noi leggiamo con i nostri bias culturali). Osservazione deve tener conto di tutto il sistema famigliare, delle modalità di attaccamento, in che modo la famiglia e il bambino interagiscono con il contesto. **CICLO DELL'OSSERVAZIONE** Il ciclo dell'osservazione può avvenire su due livelli - Nella stanza stessa: il bambino porta un argomento che deve essere per forza affrontato li-\> si fa una riformulazione Quando io scrivo il resoconto mi rendo conto di situazioni che saranno poi oggetto della prossima seduta. **FASI DELL'OSSERVAZIONE PARTECIPE** Quando siamo dentro all'osservazione partecipe dobbiamo: - [sospendere le aspettative e giudizio]: se ci facciamo guidare da quello che ci aspettiamo di vedere non riusciremo a cogliere gli elementi reali del lavoro che il bambino porta. Non dobbiamo entrare nella stanza con dei preconcetti. - [Osservare quanto accade]: bisogna osservare senza modificare la scienza - [Astenersi da forme immediate di intervento]: difficile non intervenire subito poiché noi siamo nella stanza per aiutare il bambino a raccontare la sua storia e per potergli far elaborare pensieri, emozioni o comportamenti inadeguati, però se noi interveniamo subito o nel momento sbagliato non facciamo attivare il bambino. Non siam noi che diamo una soluzione al bambino ma è il bambino che in qualche modo la deve trovare - [Ascoltare le emozioni attivate da quanto osservato:] imparare ad ascoltare le emozioni che sono attivate dentro di noi in risposta a quanto osserviamo - [Agire tenendo conto delle fasi precedenti]: riportare ai pazienti in modo tale che loro possano andare avanti nella spirale del cambiamento **[Ascolto attivo]** Oltre all'osservazione è molto importante ascoltare. L'ascolto viene permeato non solo dall'unico senso che è l'orecchio ma anche da ciò che vediamo, perché molto spesso ciò che vediamo e ciò che sentiamo non collimano. Mettiamo insieme ciò che percepiamo da due sensi in una tensione unitaria che è dovuta dall'io del counselor che tiene in conto l'altro. Il counselor c'è perché deve mettere insieme ciò che vede e ciò che sente tendendo sempre in considerazione che questi precetti derivano dal paziente e quindi dall'altro. [Ascoltare è ciò che fa sentire il mio paziente compreso e sostenuto nel setting clinico]. **LE SETTE REGOLE DELL'ARTE DI ASCOLTARE** 1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca: bisogna farsi tante domande quando si è nella stanza con il paziente ma non si deve avere fretta di ottenere subito una risposta a queste domande 2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva: quando ascoltiamo il nostro paziente dobbiamo imparare a cambiare prospettiva 3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché: se vogliamo veramente comprendere ciò che i pazienti ci dicono dobbiamo partire dal fatto che hanno ragione 4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico: l'emozione va colta, il substrato emotivo dell'eloquio ci racconta a volte molto più delle sue parole 5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze 6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti 7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sé : questo non vuol dire che dobbiamo prendere in giro i bambini, ma che dobbiamo aiutarli ad allegerire il peso di alcune comunicazioni che ci portano. L'ascolto attivo è una tecnica che ci aiuta ad entrare nel mondo del bambino con rispetto dei suoi pensieri. È possibile individuare 4 componendi principali dell'ascolto attivo: 1. **Sintonizzarsi con il comportamento non verbale** 2. **Utilizzare risposte brevi** 3. **Utilizzare la riformulazione** 4. **Utilizzare l'interpretazione dei contenuti e degli stati emotivi**[:] - [Interpretazione dei contenuti]: è importante che il counselor a fine sedute dia un'interpretazione dei contenuti. Dico al bambino in modo chiaro e conciso i concetti più importanti che lui ha appena espresso. Il bambino sente di essere stato ascoltato dal counsellor e diventa maggiormente consapevole di quello che ha appena detto. L'interpretazione dei contenuti è utile per aiutare il bambino a muoversi in avanti nella sua esplorazione di eventi e sentimenti - [Interpretazione degli stati emotivi]: accresce la consapevolezza del bambino in merito alle emozioni che prova e lo stimola ad affrontare le proprie emozioni piuttosto che evitarle. Bisogna sempre stare attenti ad interpretare le emozioni del bambino nel momento in cui lui è pronto ad affrontarle. Interpretare gli stati emotivi permette al bambino di vivere pienamente le proprie emozioni e di conseguenza sentirsi meglio. Una volta che queste emozioni vengono liberate il bambino può diventare più libero di pensare e capace di operare scelte costruttive verso il futuro Le interpretazioni possono essere utilizzate con obbiettivi diversi: 1. Permettere al bambino di sentire ed esprimere un\'emozione particolare 2. Permettere al counselor di comprendere quanto sta succedendo in un particolare momento 3. Permettere al counselor di sostenere figli sforzi del bambino 4. Chiarire alcuni eventi durante una attività 5. Dare al bambino dei feedback su ciò che sta facendo senza esprimere giudizi Le domande che poniamo ai bambini devono essere pochissime e devono essere aperte in modo tale che il bambino possa parlare e NON interrogarlo. Quando lavoriamo con i bambini è fondamentale: - Evitare domande chiuse - Evitare domande con il "perché": poiché esse da un punto di cista intra psichico portano a un giudizio - Porre domande strettamente necessarie - Evitare di porre domande per soddisfare la nostra curiosità Quando le domande vengono utilizzate in modo corretto, possono essere di aiuto al bambino nell'aumentare la propria consapevolezza in merito ad alcuni temi e quindi per poter proseguire lungo la "spirale del cambiamento" Ponendosi in una posizione di osservazione partecipe e di ascolto empatico del bambino il counselor può: - Individuare le caratteristiche specifiche del bambino - Permettere al bambino di fidarsi - Costruire per il bambino a cui fare riferimento **STRUMENTI** - **Gioco** - **Disegno** - **Fiaba** **IL GIOCO** Art.31 convenzione ONU: "gli Stati parti riconoscono al fanciullino il diritto al riposo e al tempo libero, e di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e di partecipare liberamente alla vita culturale e artistica" Il gioco è una parte essenziale per lo sviluppo emotivo, sociale, relazionale del bambino. Il gioco è una forma di comunicazione, di trasformazione della realtà. Il bambino riproduce nel gioco il suo vissuto. Un determinato livello di sviluppo del bambino porta ad un determinato tipo di gioco *Che cosa esperisce il bambino attraverso il gioco?* - Piacere - Abilità: i bambini scelgono sempre giochi in cui sono bravi - Creatività: i bambini che non giocano non possono essere creativi; il pensiero produttivo è un pensiero che mi permette di dare sostanza alle mie idee - Scoperta: scopre mondi possibili e impossibili. Siamo nella dimensione del "come se" del transizionale. Il bambino è libero di esprimere se stesso per questo il giovo è molto importante nel nostro lavoto - Espressione di sé: il bambino mette in gioco un'attivazione nell'attività ludica Il gioco è uno strumento indispensabile per lo sviluppo del bambino. Il gioco si pone come uno [strumento comunicativo] importante sia per noi psicologici sia per i genitori. Attraverso il gioco con il genitore il bambino fa un\'esperienza emotiva e relazionale e di trasformazione sulla realtà. Lo stadio di sviluppo in cui si trova il bambino lo porterà a mettere in camp determinate attività ludiche. Il gioco lavora a 360º su varie aree di sviluppo: - Sviluppo cognitivo: perché si basa su molte aree della cognizione - Sviluppo fisico: la prensione di determinati oggetti; la motivazione porta a sviluppare nuove competenze - Sviluppo emotivo: soprattutto nel gioco di finzione, e anche con il caregiver - Sviluppo sociale: il gioco dai 3 anni è un gioco che mette in relazione con l'altro (i bambini piccoli hanno il gioco in parallelo) - Sviluppo culturale: bambini di culture diverse giocano in modo diverso ![](media/image8.png)**LO SVILUPPO DEL GIOCO NEL BAMBINO** Attraverso il gioco il bambino sviluppa una maggiore comprensione del proprio sé corporeo, questo permette loro di divertirsi e di conoscere allo stesso tempo chi sono loro. Il gioco diventa un gioco relazionale per poi arrivare al gioco che varia l'esplorazione del mondo. Si passa quindi dal gioco sensomotorio al gioco simbolico al gioco con regole. *Il bambino gioca perché è naturale che lo faccia oppure no? L'atteggiamento l'udivo è innato o acquisito?* - **Piaget** considera il gioco come un atteggiamento del tutto spontaneo e naturale essendo una funzione della propensione del bambino verso il mondo circostante. I bambini giocano spontaneamente, ma ciò vede una contraddizione negli studi di Spitz - **Spitz** osserva i bambini che sono stati allontanati dalle proprie famiglie nella Seconda guerra mondiale, nota che questa separazione precoce portava i bambini a un distacco dalla realtà. - Questo ha portato **Winnicott** a dire che il bambino inizia a giocare perché c'è qualcuno che lo mostra e ha portato **Schaffer** a dire che a giocare si impara e si impara giocando con un adulto che mostra di condividere un gioco e il piacere che ne deriva. **COSA È NECESSARIO PER POTER GIOCARE? (cornice, azione)** Il gioco di tipo relazionale ha una struttura che viene fornita dal caregiver. il caregiver che gioca con il bambino definisce la **cornice** [ ] del gioco, che è data da: - una [definizione di tempi e luoghi:] questo serve al bambino per comprendere e distinguere i contesti (ad es. a tavola si mangia e non si gioca). - [Ripetizione quotidiana]: i bambini hanno bisogno di ripetizione perché grazie ad essa si creano: l'esperienza, una maggiore comprensione delle emozioni che quell'evento ha creato e una maggiore capacità di stare in determinate situazioni. - [Creazione di una bolla "prossemica"]: relazione ludica in cui caregiver e bambino si scambiano delle relazioni di gioco che possono essere eccitatori e risolutivi Quando giochiamo col bambino ci deve essere un'interruzione del gioco, deve esserci un tempo definito in modo da creare non solo una ripetizione quotidiana ma anche una bolla prossemmica in cui sono coinvolti il bambino e il counselor (bolla prossemmica= vicinanza fisica e psichica) **Azione** - Atti eccitatori: grande divertimento ed eccitazione - Atti risolutivi: ci deve sempre essere una chiusura del divertimento **Routine nel gioco** - [Routine di scambio]: ci sono io e ci sei tu che facciamo qualcosa insieme, c'è uno scambio fra caregiver e bambino - [Routine della persona centrale]: c'è un protagonista che fa il gioco per l'altro; più il bambino è piccolo più il protagonista dell'azione ludica è l'adulto. Il caregiver non solo è l'attore principale ma anche il regista dell'attività ludica, cioè colui che dà la direzione al gioco. Quello che l'adulto deve imparare a fare è di ritirarsi piano piano, ciò che da protagonista e regista diventi un attore secondario e lasciare il ruolo da protagonista e da regista al bambino. Se questo non avviene il bambino non ha modo di sperimentare l'esperienza che sta andando a sviluppare. Questo fare "passo indietro" è una competenza che devono imparare fin da subito, poiché sarà quella che permetterà ai bambini in età adolescenziale d sviluppare il processo di separazione - [Routine all'unisono]: attività di gioco parallele, c'è una specie di rispecchiamento tra caregiver e bambino (facciamo insieme la stessa cosa). Questa attività aiuterà il bambino a fare un gioco cooperativo con i suoi compagni. il bambino inizia ad imitare il genitore e ci sono due co-protagonisti che insieme creano l'intreccio ludico - [Routine di contesa]: gioco di turni ma basati su uno scambio di "lotta" o di "dispetto". Qui impara la risoluzione dei conflitti **L'adulto come "allenatore ludico"** - Crea la cornice ludica ed esegue un gioco - Rinforza i comportamenti de bambino attribuendovi significato ludico - Sintonizza il suo comportamento a quello del bambino modificando il suo ruolo in funzione delle progressive capacità del bambino - Accetta di non essere l'unico compagno di gioco del bambino e si fa tramite della relazione tra il bambino e le altre persone. Per far progredire il bambino nel suo sviluppo il genitore deve fare pian piano passi indietro. **Il bambino in relazione con l'adulto** - Inizialmente si mostra attento e divertito quando la madre gioca con lui - Tra 7 e 10 mesi mostra di comprendere la struttura di semplici giochi (cucù, dare e prendere, costruire- distruggere) ed è in grado di prevedere le azioni materne - Verso gli 8 mesi assume per circa metà del tempo di gioco un ruolo attivo - A partire dai 12 mesi prende sempre più spesso l'iniziativa nel gioco e alterna i ruoli - Tra i 15 e 18 mesi produce variazioni di giochi noti e ne inventa nuovi - Dopo aver appreso i modelli di gioco con l'adulto, il bambino li trasferisce nel gioco con gli oggetti e con altri partner **FASI DELLO SVILUPPO DEL GIOCO SECONDO PIAGET** **[Gioco senso motorio]** (primi anni di vita fino ai 2) il gioco avviene attraverso i sensi e la motricità del bambino. È un gioco di esplorazione fisica degli oggetti ![](media/image10.png)**[Gioco simbolico]** (dai 2 ai 3 anni) Il cuore dell'attività ludica del bambino si raggiunge intorno ai 2 anni e mezzo quando parte il gioco simbolico. Il gioco simbolico è il precursore del pensiero astratto e del pensiero critico. Il gioco simbolico lavora sulla capacità di utilizzare gli oggetti del mondo come se fossero altre cose (uso la scopa come se fosse un cavallo). Il bambino attraverso il gioco simbolico sperimenta la possibilità di creare un suo mondo e di creare una narrativa rispetto a questo mondo che non è vincolata dagli oggetti. I giochi attuali vanno a chiudere la possibilità di dare al bambino di "creare". A partire dai 3 anni di età si osservano nel gioco del bambino 2 grandi cambiamenti: 1. I temi del gioco simbolico non dipendono più dall'esperienza diretta del bambino ma diventano temi di fantasia 2. La partecipazione sociale viene a costruire un aspetto peculiare del gioco **[Gioco di fantasia o sociodrammatico]** Particolare interazione ludica all'interno della quale vengono interpretati ruoli immaginari quali mamma e figlia, medico e paziente, insegnante e alunno, ladro e poliziotta, negoziante e cliente e così via. Il bambino drammatizza, mette in atto i contesti che sta vivendo. L'obbiettivo del gioco drammatico è creare delle narrazioni che hanno un inizio, un topic centrale e una risoluzione. Nel gioco sono riconoscibili azioni, personaggi, trame ed elementi di una storia - Socio= sottolinea la natura collettiva del gioco e la presenza di ruoli socialemnte codificati - Drammatico= nel gioco sono riconoscibili azioni, personaggi, trame, elementi di una storia **[Gioco con regole ]** La nozione di gioco con regole può essere fatta risalire ai modelli ripetitivi e prevedibili appresi da bambini nelle loro interazioni con gli adulti. Metto in campo in maniera ripetitiva e consapevole ciò che la norma mi ha dato. I bambini definiscono le regole, i ruoli del gioco, successivamente si giunge ai giochi strutturati. **LA SCELTA DEI GIOCHI NEL COUNSELLING** Scegliere giochi appropriati ci permette di entrare in contatto con il mondo interno del bambino e di aiutarlo a raccontare i propri disagi emotivi. Dobbiamo avere all'interno del nostro setting giochi appropriati. Nel selezionare i giochi per un bambino dobbiamo tenere in considerazione la sua unicità: - età; - genere: giochi che quel bambino ci ha mostrato essere i suoi preferiti, non è detto che un maschio non possa giocare con le bambole, è importante che il bambino scelga liberamente - caratteristiche di personalità; - tipo di problema emozionale. I giochi della stanza sono giochi comuni a tutti i bambini che abbiamo. Ci sono dei giochi che il bambino sceglie in maniera referenziale perché sono funzionali al lavoro sul suo stato emotivo, oppure nel corso delle sedute il bambino crea dei manufatti (ad es. lego). Tutti questi giochi trovano ospitalità in quelle che sono le scatole del lavoro di ogni bambino. **[Pongo]** Obiettivi: - aiutare il bambino a raccontare e condividere la sua storia utilizzando il pongo per rappresentare gli elementi; - dare la possibilità al bambino di proiettare sul pongo le emozioni più profonde in modo da poterle riconoscere e da riappropriarsene; - aiutare il bambino a riconoscere e trattare i temi secondari; - far sentire al bambino di essere capace di completare con successo e soddisfazione un compito creativo. Questo è possibile perché: - il pongo permette al bambino di essere creativo e al contempo di sperimentare un'ampia gamma di emozioni: un bambino può colpire, lanciare, appiattire con forza senza "romperlo"; - gli oggetti costruiti possono facilmente cambiare forma, invitando il bambino a continuare a lavorare sviluppando i temi o affrontandone di nuovi; - è uno strumento facile da utilizzare anche dai bambini che hanno scarse doti artistiche; - stimola i sensi, permettendo ai bambini chiusi o bloccati di entrare in contatto con sentimenti ed emozioni. **ATTENZIONE**: prediligere il didò, che è commestibile per i bambini, MENTRE il pongo non lo è. Il didò è un gioco molto amato dai bambini piccoli e permette una grande azione trasformativa sulla realtà, da un panetto di didò il bambino può creare tutto quello che desidera: animali, personaggi, ambienti, figure che non esistono. Attraverso il pongo il bambino crea ciò che gli preme esprimere. Il pongo è modificabile e proiettivamente questo mi permette di far lavorare il bambino sul senso di riparazione, sulla consapevolezza che se io posso distruggere una cosa, ma anche correre ai rimedi e ripararla. Ricorda il gioco dello scarabocchio di Winnicott: tracciava uno scarabocchio sul foglio e il bambino lo continuava, e così a ripetizione \> sino all'emergere di una figura su cui il bambino poi lavora. Nel pongo abbiamo il massimo della proiezione, possiamo ottenere qualsiasi tipo di forma e figura **[Famiglie di animali]** Obiettivi: - esplorare le relazioni passate, presenti e future con gli altri; - ottenere una comprensione del proprio posto all'interno del nucleo familiare; - esplorare le paure relative alle proprie relazioni future; - fantasticare in merito alle relazioni future; - esplorare le paure relative alle relazioni future degli altri; - esplorare le possibili soluzioni ai problemi relazionali. È possibile esplorare le relazioni familiari, scolastiche, amicali... Questo è possibile perché: - Il bambino proietta sugli animali le caratteristiche proprie, della mamma, del papà, degli amici. - In questo modo sono gli animali a possedere caratteristiche positive, negative o inaccettabili: questo permette al bambino di iniziare a prendere in considerazione comportamenti negativi ed inaccettabili che possono ritrovare in loro stessi e negli altri significativi, ma che non sono ancora pronti a riconoscere come prorpi - Questo permette al bambino di iniziare a prendere in considerazione comportamenti negativi ed inaccettabili che possono ritrovare in loro stessi e negli altri significativi, ma che non sono ancora pronti a riconoscere come propri. - Utilizzando questo tipo di gioco il bambino può accedere a idee e pensieri rimossi a causa della paura che queste idee e pensieri possano sollevare. È interessante vedere come i bambini compongono i gruppi di animali con cui giocano, a volte animali dello stesso tipo, altre animali di specie diverse. Bisogna chiedersi chi personificano gli animali attraverso questo gioco, il bambino ci fa vedere che tipo di rappresentazioni ha del suo ambiente sociale e che caratteristiche attribuisce ad essi. Il bambino attraverso gli animali crea una storia, che è la sua, che parte dalla sua esperienza. I giochi simbolici traslano nel "come se" ciò che il bambino ha vissuto = rappresentazione mentale del bambino del suo mondo, che lascia un'impronta. La modalità proiettiva nell'uso degli animali, ci permette di aiutare il bambino a raccontare ciò che lo attraversa. Attraverso l'animale, in maniera mediata, il bambino racconta il proprio mondo, ma ancora non è pronto a parlare liberamente e senza un elemento di mediazione, di come vede il suo ambiente sociale e relazionale. MENTRE nel gioco con i personaggi, il bambino agisce i ruoli reali, le dinamiche famigliari effettive, riconoscendo che il personaggio x o y è la mamma\\papà\\ nonni\\fratelli o sorelle\... **[Utilizzo di personaggi ]** Obiettivi: - aiutare il bambino a ottenere un senso di padronanza degli eventi vissuti; - sentirsi forte attraverso l'espressione fisica; - sviluppare capacità di problem solving; - sviluppare competenze sociali; - incrementare le competenze comunicative; - sviluppare la capacità di insight. Il bambino attribuisce i diversi compiti ai diversi personaggi diminuendo il livello di proiezione e simbolizzazione. Nel momento in cui il bambino usa i personaggi nel gioco simbolico mi parla di un bambino più pronto a raccontarsi e a lavorare sulle emozioni legate a delle situazioni relazionali. C'è una somiglianza a quella che è la quotidianeità del bambino. Questo è possibile perché: - il bambino crea una sequenza di eventi in cui i protagonisti sono i pupazzi, su cui proietta le sue idee attribuendo loro caratteristiche di personalità, scegliendo i loro comportamenti e facendoli parlare; - le storie che vengono inventate permettono al bambino di esprimere le proprie fantasie e di esplorare le situazioni conflittuali; - le sequenze di eventi create forniscono al bambino una via per trattare in modo indiretto tematiche altrimenti per loro difficili; - i pupazzi proteggono il bambino dalle angosce interne che deriverebbero da un racconto diretto; - il bambino ha l'opportunità di prendere confidenza con delle tematiche importanti e sviluppare piano piano la sicurezza di poterle affrontare direttamente. **[Gioco di drammatizzazione simbolica]** Obiettivi: - esternalizzare e articolare idee, desideri, paure e fantasie (verbalmente e non); - esprimere pensieri e processi di pensiero inconsci; - diminuire il dolore emotivo; - sentire la propria efficacia attraverso l'espressione fisica delle emozioni; - appropriarsi degli eventi del passato; - sviluppare la capacità di insight sugli eventi attuali e passati; - incrementare le capacità comunicative. Questo è possibile perché: - il bambino viene coinvolto completamente nel gioco; - il bambino è chiamato a mettere in gioco le proprie competenze sociali; - il bambino agisce situazioni significative per la sua vita e per la vita delle persone per lui - significative. Il bambino mette in scienza, NON c'è più una proiezione, ciò mi permette di esplorare la parte emotiva che risiede dentro il bambino Nella drammatizzazione simbolica il bambino non ha più niente che rappresenti ma è lui/lei che agisce e in questo agire il bambino. È completamente preso dall'attività ludica facendo vedere direttamente le situazioni relazionali. È lui l'attore del gioco. Il bambino è più pronto ad agire su i suoi vissuti emotivi. Questo passaggio ci parla di un'apertura maggiore del bambino nei confronti del counselor. **[Differenze tra gioco con pupazzi e gioco di drammatizzazione simbolica]** Nel gioco di drammatizzazione simbolica il bambino si identifica e realmente diventa un personaggio della storia. Nel gioco con i pupazzi il bambino inventa delle storie che fa vivere ai pupazzi, proiettando su di loro le sue idee e le sue emozioni. **[Giochi strutturati ]** Obiettivi: - intrecciare una relazione con bambini resistenti o riluttanti; - aiutare i bambini ad esplorare le proprie risposte alle restrizioni, alle limitazioni e alle aspettative degli altri; - aiutare il bambino ad individuare i propri punti di forza e di debolezza; - aiutare il bambino ad esplorare le proprie abilità di affrontare e concentrarsi su un compito; - utilizzare le competenze sociali (cooperazione e collaborazione); - regolare le proprie reazioni emotive in relazione al disappunto, allo scoraggiamento, al fallimento e al successo. Questo è possibile perché: - il bambino deve mettere in gioco la propria capacità di perdere, di imbrogliare, di prendere/perdere il turno, di rispettare le regole, di fallire, di essere imparziale e di essere eliminato; - il bambino esperisce, sperimenta e mette in pratica risposte ai compiti connessi alla comunicazione, alle interazioni sociali e alle capacità di risolvere i problemi; - il bambino si confronta con le proprie abilità. Utilissimi per i bambini che fanno fatica ad entrare in relazione con il counselor e che sono in fatica nell'entrare in contatto con il proprio vissuto emotivo. Il lavoro che si fa è conquistare la fiducia del bambino attraverso una sana competizione (giochi dove c'è un vincitore). È un gioco che sollecita il bambino e che permette al bambino di prendere fiducia di quelle che sono le proprie competenze e le proprie abilità. Non dobbiamo far vincere il bambino perché il fallimento fa mettere in atto delle strategie per vincere la volta successiva. **NON GIOCO O ASSENZA DI GIOCO** Quando siamo nella stanza dobbiamo verificare se il bambino gioca o meno. L'assenza di gioco è sempre un campanello di allarme - Il bambino non muove gli oggetti ne interagisce con loro, non è quindi impegnato con gli stimoli - potrebbe prendere in mano gli oggetti ma senza muoverli: attività motoria stereotipata= muovere oggetti senza un obbiettivo e non senso-motoria (dove vengono attivati i sensi). Il bambino non ha una finalità conoscitiva. - Sostiene o trasporta un gioco - Potrebbe nominare l'oggetto o descriverne le sue proprietà fattuali per esempio contare il numero delle tazzine: non riesce ad usare il "come se" che fa passare da un dato di realtà all'altro - È impegnato in una semplice manipolazione su un gioco quale: tirare, sbattere, colpire, mettere in bocca, girare fra le dita Ci sono situazioni in cui i bambini non giocano simbolicamente, sono situazioni sempre più frequenti i bambini di oggi fanno meno esperienza di giochi simbolici. Il bambino non ha avuto la possibilità di stare in una relazione di gioco con l'adulto, di avere una vicinanza prossemica che comporta uno scambio. I bambini che non giocano spesso sono dei bambini che hanno bisogno di grande attenzione e preoccupano di più dal punto di vista prognostico. [Il bambino scorpora il gioco funzionale dal gioco simbolico ] **[gioco funzionale: ]** - Attività unitarie funzionali - Attività combinatorie inappropriate: mettono insieme oggetti che appartengono a mondi semantici diversi, senza ricadere nella simbolizzazione - Attività combinatorie appropriate: pur appartenendo ad aree semantiche diverse, ricongiungo gli oggetti seguendo una logica appropriata - Gioco transizionale Gli oggetti vengono usati solo per la loro funzione **[gioco simbolico]** - Flessibilità: non stereotipato - Affettività positiva: indica divertimento, passione, interesse - Non litterality: non è un gioco letterale, ma mette insieme piani semantici diversi - Motivazione intrinseca **IL COUNSELLOR** In un primo momento deve rimane su un piano simbolico non deve essere troppo intrusivo ma deve lasciare che il bambino sviluppi l'intreccio del gioco. Deve aiutare il bambino a ricostruire i legami messi in gioco, le emozioni e le caratteristiche dei personaggi e delle creazioni artistiche elaborate in modo da poterle integrare nella vita di tutti i giorni. Il gioco permette al bambino di: - Ottenere padronanza sugli eventi - Sentirsi forte attraverso l'espressione fisica - Incoraggiare l'espressione delle emozioni - Sviluppare abilità di problem solving e decisionali - Sviluppare abilità sociali - Costruire il concetto di sé e di autostima - Incrementare le abilità di comunicazione - Sviluppare le capacità di insight **IL DISEGNO** *Che cosa rappresenta il disegno di un bambino?* Permette al bambino di portare la sua rappresentazione di ciò che li ha colpiti nella realtà. I disegni aiutano il bambino ad avere una base da cui partire per raccontare la propria storia e di esprimere le proprie emozioni anche quelle più intense e più inconsce. Nel mentre che il bambino disegna riesce anche a prendere consapevolezza e padronanza degli eventi che hanno vissuto o stanno vivendo. Questo è possibile perché il disegno aiuta il bambino a prendere le distanze da sentimenti, temi ed eventi connessi alla propria storia, ma al contempo a raccontarli. I bambini che non sono in grado di parlare dei propri bisogni e desideri in connessione con il passato, il presente e il futuro possono riuscire a farlo attraverso il disegno. Il disegno aiuta il bambino a comunicare pensieri, sentimenti ed esperienze utilizzando la propria immaginazione e capacità di simbolizzazione. **[Stadi dell'evoluzione del disegno ]** - [Stadio motorio]: fino a 2 anni-\>il disegno è una scarica motoria, si disegna per il piacere di lasciare il segno, lo fa per sé = scarabocchi - [Stadio percettivo]: da 2 a 2 anni e mezzo-\> non c'è un\'intenzionalità vera e propria nella produzione grafica ma a posteriori il bambino riesce a vedere cose nei propri disegni. Il bambino cerca di rappresentare le cose come sono nella realtà, ma in questa fase il bambino ancota disegna per il piacere di lasciare un segno di sé e poi cerca nel mondo intorno a lui una somiglianza - [Stadio rappresentativo]: a 3 anni: il disegno parte da un\'intenzione di rappresentare qualcosa - [Stadio sociale-comunicativo]: dai 4 anni-\> il bambino decide di rappresentare qualcosa ed attraverso essa si vuole comunicare qualcosa agli altri. Più il bambino crecse più il disegno acquista una funzione sociale e comunicativa **[Schematismi del disegno ]** - Tracciati: elementi semplici costituiti da punti e linee - Diagrammi: segnali legati l'uno all'altro - Combinazioni: somme di più diagrammi - Aggregati: somme complesse di segni semplici - Immagini: disegno figurativo Il grafismo evolve aggiungendo complessità ai tracciati semplici **[Disegni in evoluzione ]** Il vero e proprio primo disegno è lo scarabocchio, dove il bambino soprattutto nella fase dello stadio senso motorio non ha ancora una buona coordinazione oculo-manuale e quindi ad esempio le dimensioni del foglio non sono rispettate. **L'EVOLUZIONE DELLA FIGURA UMANA** Il bambino inizia piano piano a rappresentate delle figure umane intorno ai 2 anni e mezzo/3. Piano piano l'omino testone inizia ad assumere delle caratteristiche che piano piano lo avvicinano a una rappresentazione della realtà. Il disegno del bambino assume significato solo all'interno della storia del bambino stesso. ![](media/image12.png) ![](media/image14.png) ![](media/image16.png) ![](media/image18.png) **TEST GRAFICO DELLA FIGURA UMANA** **Serve** per rilevare la rappresentazione mentale del sé del bambino. [**Goodenough-Harris** (1926]): viene utilizzato per misurare il potenziale intellettivo di bambini con disabilità o come screening cognitivo per bambini in età prescolare. - Codifica: vengono utilizzati 73 indici per i maschi e 71 per le femmine, che rilevano la presenza\\assenza di dettagli nelle figure, la loro complessità, la proporzione tra gli elementi che costituiscono l'intera figura, la qualità delle linee e l'utilizzo di particolari tecniche pittoriche. Per ciascun elemento si assegna un punto: il punteggio ottenuto rappresenta un indicatore della maturità intellettiva del soggetto. - Il pensiero sotto: più parti del corpo il bambino riesce a rappresentare, maggiore è il suo potenziale intellettivo. Ben presto decade perché ci sono ben altri fattori che vanno ad impattare il test della figura umana **[Machover (1951)]**: test grafico utilizzato per la valutazione della personalità. - Codifica (=cosa andiamo ad osservare): - **Elementi grafici**: qualità del tratto e delle linee, pressione, cancellature, ombreggiature. È sempre meglio usare le matite, perché ci permettono di analizzare il tratto, la pressione, le ombreggiature\... piuttosto che i pennarelli e i pastelli a cera - **Elementi formali**: collocazione nel foglio, sequenza di esecuzione delle parti, dimensioni e proporzioni, numero di dettagli, trasparenze, simmetria, orientamento, movimento e tempo di esecuzione -\> trasparenze tipiche dei bambini: la famiglia nella casa, il bambino della pancia della mamma - **Elementi di contenuto**: sia a livello **globale** (es impressione complessiva della figura) sia **analitico** (elementi del corpo raffigurati che costituiscono delle "zone generali d'influenza" con uno specifico significato simbolico). Zone del corpo che hanno un significato simbolico: collo = comunicazione tra pensieri e sentimenti, gambe = rappresentano la connessione del bambino con le sue figure primarie, le braccia = rappresentano la connessione con il mondo e il calore della relazione, la socialità \> + testa = rappresenta il pensiero, il busto = le emozioni, la pulsionalità **IL BAMBINO NELLA PIOGGIA** Test

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