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Emanuela Santoro – Malattie infettive Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22...

Emanuela Santoro – Malattie infettive Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive Indice 1. DEFINIZIONE DI MALATTIA INFETTIVA................................................................................. 3 2. INFEZIONE E MALATTIA INFETTIVA...................................................................................... 6 3. ELEMENTI DELLA CATENA CONTAGIOSA.............................................................................. 8 BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................................... 10 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive 1. Definizione di malattia infettiva Se il significato del termine “biologia” si può ritenere abbastanza noto, non altrettanto si può forse dire per la microbiologia. Sappiamo infatti che il prefisso “micro” significa “piccolo”, ma se tentiamo di approfondire il discorso ci rendiamo conto di come questo termine risulti in realtà piuttosto vago e che abbiamo bisogno di ulteriori parametri per chiarire meglio l’oggetto dei nostri studi. Per esempio possiamo ritenere piccolo un minuscolo verme oppure la larva di una zanzara, ma entrambi hanno dimensioni ancora troppo grandi per rientrare nel campo di studio della microbiologia. Occorre, quindi, stabilire dei limiti precisi: questi ci sono forniti dalla capacità visiva dell’occhio umano, che non è in grado di vedere oggetti inferiori al decimo di millimetro (0,1mm). Possiamo quindi affermare che la Microbiologia studia quegli organismi invisibili ad occhio nudo, della cui esistenza possiamo avere certezza solo attraverso l’uso di particolari strumenti ottici. Nel loro complesso questi esseri viventi vengono indicati con il nome di microrganismi. Le malattie infettive o parassitarie hanno accompagnato le popolazioni umane fin dall'inizio della loro storia, biologica e sociale, e anche attualmente costituiscono, in gran parte del mondo, la causa principale di morbilità e mortalità. Le malattie infettive rappresentano un vasto gruppo di affezioni, contagiose o meno, causate da numerosi organismi parassiti dell’uomo. Molti microrganismi patogeni possono aggredire allo stesso modo sia l'uomo, sia gli animali, con spettro d'ospite esteso a tutti i mammiferi e spesso anche agli uccelli. Alcuni microrganismi, invece, si sono adattati al parassitismo verso poche o, addirittura, una sola specie animale. La maggior parte delle salmonelle, ad esempio, può infettare rettili, uccelli e mammiferi, compreso l'uomo; Salmonella Typhi, però, è capace di infettare soltanto l'uomo. Le malattie infettive hanno cominciato a costituire un pericolo per l'uomo solo quando si costituirono in diverse aree geografiche vaste comunità umane che intrattenevano scambi fra loro. Solo a quel punto è pensabile che la lunga storia evolutiva della specie umana e delle specie microbi che abbia consentito la selezione e l'affermazione dei microrganismi parassiti esclusivi dell'uomo. Risulta chiaro che l'osservazione dello svolgersi degli eventi aveva portato ad ammettere già nell'antichità il contagio interumano e dall'animale all'uomo, oltre a fare intuire che certe malattie potevano attribuirsi ed entità non visibili ma capaci di penetrare nell'organismo umano e di danneggiarlo. Tuttavia, è solo a partire dal secolo scorso che lo studio delle malattie infettive è stato impostato su basi scientifiche. Sotto l'aspetto eziologico le malattie infettive sono caratterizzate dal fatto di essere determinate da cause microbiche. Questa caratteristica le accomuna alle infezioni opportunistiche. Generalmente le Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive classiche malattie infettive sono determinate ognuna da uno specifico agente microbico che, spesso, prende il nome della malattia stessa, come è il caso, ad esempio, dei poliovirus dalla poliomielite, Salmonella Typhi dal tifo addominale, Bordetella pertussis dalla pertosse, Neisseria meningitidis dalla meningite, ecc. Le infezioni opportunistiche, invece, presentano spesso una minore specificità eziologica, nel senso che la stessa manifestazione clinica può essere determinata da diversi microrganismi. Come esempio si possono portare la cistite e le altre infezioni delle vie urinarie, che possono essere causate dai più diversi microrganismi: enterobatteri come Escbericbia, Klebsiella, Serratia, Proteus, altri batteri Gram negativi come Pseudomonas ed Acinetobacter, batteri Gram positivi come Streptococchi e Stafilococchi e miceti come Candida. La grande maggioranza delle specie microbiche svolge un ruolo essenziale nel mantenimento dell'equilibrio biologico dei vari ecosistemi selezionati nel corso dell'evoluzione sulla terra. Alcune specie di microbi che si sono adattate a vivere sulle superfici cutanee e mucose dell'uomo (come di altri animali), realizzando un tipo di associazione che in condizioni ordinarie si risolve in un reciproco vantaggio. Altre hanno sviluppato la capacità di penetrare, vivere e moltiplicarsi nell'ospite in un rapporto di parassitismo che si risolve a danno esclusivo dell'ospite stesso. Il termine infezione deriva dal latino inficere "tingere" e quindi "inquinare, corrompere". L'infezione si realizza quando interagiscono due esseri viventi: l'agente che infetta e l'ospite che viene infettato. L'infezione ha sempre origine da un contagio, ossia da una contaminazione da parte di microrganismi (virus, batteri, miceti o funghi, protozoi) o di parassiti (vermi, acari). In alcuni casi i microrganismi entrano nel corpo dell'ospite tramite vettori, organismi che rappresentano ‘’mezzi di trasporto ’’ per l'agente infettante, per esempio alcuni insetti come zanzare o pulci. Il parassita è un organismo che vive a spese di un altro, l'ospite, cui 'ruba' le sostanze nutritive necessarie. I parassiti possono vivere solo dentro l'organismo ospite (parassiti obbligati: sono i principali responsabili delle malattie dell'uomo); oppure possono diventare parassiti solo se ci sono condizioni particolari (parassiti facoltativi); infine, ci sono organismi che diventano parassiti se l'ospite è particolarmente vulnerabile (parassiti occasionali). La patogenicità è la capacità propria dei microrganismi parassiti di causare un danno all'ospite, che si esprime con uno stato di malattia. Le alterazioni e le lesioni a livello cellulare si svolgono diversamente a seconda del tipo di microrganismo patogeno: virus, rickettsie, c1amidie, micoplasmi, batteri, protozoi, miceti. La patogenicità è una caratteristica geneticamente determinata (sotto il controllo di uno o più Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive determinanti genetici) ed è propria di alcune specie. Volendo schematizzare, possiamo dire che essa dipende dalla invasività e dalla tossigenicità delle diverse specie microbiche. In realtà, i diversi microbi patogeni possiedono in vario grado la capacità invasiva: alcuni sono capaci di invadere tutto l'organismo altri, dopo essere penetrati ed essersi diffusi, tendono ad esplicare la loro capacità lesiva preferenzialmente in alcuni organi o apparati. I patogeni non invasivi, a loro volta, possono restare strettamente localizzati nel sito di impianto e determinare lesioni localizzate oppure danni generali, Nel caso di microrganismi non invasivi che provocano danni a distanza dal sito di penetrazione, la patogenicità è dovuta alla capacità di produrre esotossine con specifiche azioni lesive. Con il termine virulenza si indica, appunto, il diverso grado con cui si esprime la patogenicità a seconda del microorganismo in causa: essa può essere valutata in rapporto alla gravità del decorso clinico della malattia. Anche la carica infettante (cioè il numero minimo di microrganismi necessario per dare inizio all'infezione) è molto variabile da una specie patogena all'altra e, nell'ambito di una stessa specie, può variare. Essa dipende dalla capacità di un microrganismo patogeno di penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell'ospite ed è indicata come infettività. Per contagiosità, invece, possiamo intendere la capacità di un microrganismo patogeno di passare da un soggetto recettivo ad un altro, a seguito della sua eliminazione all'esterno dell'ospite nel corso del processo infettivo. Bisogna sottolineare a questo punto che, in dipendenza delle diverse proprietà biologiche dei vari microrganismi patogeni e delle modalità di svolgimento delle infezioni, possiamo distinguere le malattie infettive contagiose dalle non contagiose. Le malattie infettive contagiose sono quelle causate da agenti patogeni (ad esempio: virus influenzali, della rosolia, del morbillo, batteri del tifo, della dissenteria, ecc.) che vengono eliminati per vie diverse dall'ospite e che in modo diretto o indiretto giungono ad altri soggetti recettivi. Nelle malattie infettive non contagiose, invece, gli agenti responsabili non vengono eliminati nell'ambiente e la loro trasmissione richiede l'intervento di appositi vettori o particolari evenienze. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive 2. Infezione e malattia infettiva Non sempre la penetrazione di un microrganismo patogeno è seguita dal suo impianto e dalla sua moltiplicazione nell'ospite. Infatti, i poteri di difesa dell'ospite possono rapidamente avere ragione del parassita senza che resti alcuna traccia dell'evento. Soltanto nel caso in cui il parassita riesce ad impiantarsi ed a moltiplicarsi si realizza un processo che chiamiamo infezione. Questa può svolgersi in modo asintomatico (infezione asintomatica) o può manifestarsi con una sintomatologia più o meno grave (malattia infettiva) in rapporto alla virulenza del parassita ed alle capacità di difesa dell'ospite. Alla maggior parte delle infezioni si accompagna una risposta immunitaria dell'ospite, che può essere di- mostrata anche a distanza di tempo: è possibile, pertanto, documentare l'avvenuta infezione, anche quando essa è rimasta asintomatica, effettuando, ad esempio, la ricerca di anticorpi o saggi di ipersensibilità. Il periodo di tempo intercorrente tra la penetrazione dell'agente patogeno e l'inizio della sintomatologia clinica (periodo d'incubazione) è diverso a seconda della malattia infettiva; esso dipende dai rapporti che si instaurano tra il parassita e l'ospite. In genere il periodo d'incubazione è breve nelle infezioni che si svolgono in superficie con lesioni localizzate (ad esempio infezioni respiratorie acute, infezioni diarroiche), mentre è più lungo quando l'agente patogeno deve penetrare, moltiplicarsi, raggiungere gli organi bersaglio e produrvi un danno. Per una determinata malattia infettiva l'incubazione può essere più o meno lunga (entro limiti di tempo ben definiti, però) in rapporto alla carica infettante ed alla resistenza opposta dall'ospite all'infezione. La frequenza del passaggio dallo stato d'infezione a quello di malattia è spesso in rapporto con l'età, sia in senso favorevole, sia in senso sfavorevole. Alcune infezioni decorrono più spesso asintomatiche negli adulti in conseguenza della pregressa immunizzazione, che può essere insufficiente ad impedire l'ingresso e la moltiplicazione del microrganismo, ma sufficiente ad evitare il danno clinicamente manifesto (ad esempio, infezioni meningococciche); altre, al contrario, causano più spesso casi gravi nell'adulto (ad esempio, infezioni esantematiche), Da quanto è stato detto risulta implicitamente che l'ospite oppone tutta una serie di difese fin dal primo contatto con il parassita. La prima barriera è costituita dalla cute e dalle mucose, che si oppongono all'impianto ed alla penetrazione dei microrganismi grazie alla loro struttura, alle loro secrezioni ed ai microrganismi commensali che le colonizzano. La protezione svolta dai microrganismi residenti sulla cute e sulle mucose è dovuta sia ad azione competitiva, sia a produzione di sostanze antibiotiche o alla creazione di un ambiente particolare e sfavorevole ad altre specie. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive Qualora i microrganismi riescano a superare la prima barriera costituita dalla cute e dalle mucose, interviene un secondo sistema di difesa costituito dai fagociti, la cui azione antimicrobica è facilitata dall'intervento di anticorpi umorali che mascherano antigeni di superficie. Dall'immunità va distinta la refrattarietà. Questa è dovuta a fattori propri dell'ospite, geneticamente determinati, che impediscono la penetrazione, l'attecchimento o la moltiplicazione del parassita. Oltre alla refrattarietà di specie esiste anche una refrattarietà di razza, che non è assoluta, anche se spesso consiste in notevoli differenze di resistenza verso un dato agente patogeno, che si possono osservare in razze selezionate della stessa specie animale e nelle razze umane. Infine, si osservano spesso differenze di suscettibilità alle malattie infettive da un individuo all'altro; la diversa resistenza individuale (escludendo l'acquisizione di uno specifico stato immunitario) può dipendere da numerosi fattori aspecifici che possono facilitare o impedire sia l'infezione, sia il passaggio dall'infezione alla malattia: fattori costituzionali, stato di nutrizione, alterazioni funzionali (ad esempio ipocloridria gastrica), altre malattie in atto, ecc. Nell'ambito dei rapporti ospite-parassita occorre menzionare ancora due condizioni che vanno oltre la sequenza di eventi fino ad ora descritti: l'infezione latente e lo stato di portatore cronico. Abitualmente l'incontro fra l'ospite ed il parassita è un rapporto temporaneo, che si conclude con il sopravvento dell'ospite che distrugge il parassita prima che esso penetri (subito dopo il contagio) o dopo la sua penetrazione e moltiplicazione ma prima che abbia prodotto un danno evidente (infezione inapparente) o dopo che si è manifestata la malattia(guarigione); più raramente è il parassita che prevale, causando danni di tale gravità da produrre la morte dell'ospite. Nel caso dell'infezione latente si arriva ad uno stato di equilibrio per cui un microrganismo può persistere nei tessuti dell'ospite e moltiplicarvisi, dando segno della sua presenza solo occasionalmente per fattori intercorrenti. Nel portatore cronico, invece, la malattia infettiva si è conclusa con la guarigione. Il microrganismo patogeno, tuttavia, ha potuto localizzarsi in un particolare sito anatomico, al riparo dalla reazione immunitaria, dove si moltiplica e da dove raggiunge l'ambiente esterno con gli escreti. I portatori cronici di S. Typhi, ad esempio, ospitano il batterio nella colecisti o, più raramente, nelle vie urinarie; la localizzazione ha luogo quando preesistono calcoli o un processo infiammatorio. In ogni caso, i portatori esplicano un ruolo epidemiologico importante. Essi rappresentano, infatti, delle sorgenti d'infezione non sospettate e, per ciò stesso, particolarmente attive nelle catene di contagio. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive 3. Elementi della catena contagiosa Un'altra caratteristica comune a tutte le infezioni è la trasmissibilità orizzontale, cioè il passaggio dell'agente eziologico da un ospite all'altro sia per contatto diretto sia tramite l'ambiente. Solo particolari microrganismi, che hanno la capacità di attraversare la barriera placentare possono trasmettersi anche in senso verticale, cioè dalla madre al figlio durante la gravidanza. L'esempio meglio conosciuto è fornito dal virus della rosolia. Per sorgente di infezione si intende il soggetto, uomo o animale, che sia in grado di disseminare i microrganismi che contiene. Ciò che distingue un serbatoio da una sorgente di infezione è proprio la capacità di eliminazione dei microrganismi, che passano dal soggetto infettato (sorgente) al soggetto recettivo sano. La sorgente di infezione più importante è costituita dal soggetto malato in quanto elimina i microrganismi in modo più abbondante, ovvero la carica infettiva è molto importante. Quindi l’ospite umano o animale di un microrganismo patogeno costituisce una sorgente d'infezione, quando il microrganismo che ospita può essere trasmesso ad altri soggetti recettivi della stessa specie o di specie diversa. Il soggetto ammalato di una malattia infettiva rappresenta una sorgente d'infezione quando elimina all'esterno l'agente responsabile della malattia o quando questo può essere trasmesso da un vettore. In rapporto alla localizzazione del processo infettivo, l'eliminazione dell'agente patogeno può avvenire con diversi tipi di escreti e di secreti: nelle infezioni enteriche, ad esempio, l'eliminazione avviene con le feci; nelle infezioni del tratto respiratorio con le secrezioni nasali, con l'essudato faringeo, con l'espettorato; nelle infezioni delle vie urinarie con le urine; ecc. A seconda della malattia, l'eliminazione può durare fino alla completa guarigione oppure può essere limitata a pochi giorni all'inizio della manifestazione clinica; molti agenti infettanti cominciano ad essere eliminati già nel periodo d'incubazione. Oltre agli ammalati, un'altra importante sorgente d'infezione da tener presente è costituita dai portatori. Si intende per portatore un soggetto non ammalato che alberga nel suo organismo microrganismi patogeni e li elimina all'esterno. L'eliminazione può essere limitata ad un periodo più o meno breve (giorni, settimane o alcuni mesi) dopo la guarigione clinica: si parla in tal caso di portatori convalescenti. In alcune malattie (es. febbre tifoide) alcuni soggetti possono continuare ad eliminare l'agente patogeno per tutta la vita dopo la guarigione e questi soggetti sono chiamati portatori cronici o permanenti; tale condizione può essere conseguente anche ad infezioni clinicamente inapparenti o non diagnosticate. Secondo la definizione data più sopra, nella categoria dei portatori rientrano anche quei soggetti che eliminano l'agente patogeno già nel periodo d'incubazione (portatori in incubazione), nonché coloro che hanno Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive un'infezione inapparente (portatori sani). Il ruolo dei portatori è essenziale nel mantenimento di molte malattie infettive. L'importanza dei portatori cronici deriva dal fatto che essi restano attivi per diversi decenni come sorgenti d'infezione. Quanto ai portatori sani, in alcuni casi essi sono i veri anelli della catena di trasmissione, mentre i casi clinicamente manifesti hanno scarsa importanza giacché costituiscono una esigua minoranza rispetto alle infezioni inapparenti. Il concetto di sorgente d'infezione così come è stato definito ed illustrato differisce da quello di serbatoi d'infezione, anche se a volte sorgente e serbatoio coincidono. Il serbatoio di infezione è definito come la specie, animale o vegetale, o il substrato inanimato nel quale un agente infettivo patogeno vive e si moltiplica. A volte il più importante o esclusivo serbatoio di infezione è rappresentato dall'uomo; in altri casi i microrganismi possono essere ospitati sia dall'uomo che dagli animali; in casi più limitati il serbatoio può essere anche una matrice ambientale (es. acqua). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 10 Emanuela Santoro – Malattie infettive Bibliografia  Ahlbom A., Norell S. (1993) Epidemiologia moderna. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.  Anderson R.M., May R.M. (eds.) (1982) Population biology of infectious diseases. Sprinmger-Verlag, Berlin.  Attena F. (2004) Epidemiologia e valutazione degli interventi sanitari. Piccin, Padova.  Barbuti, Bellelli, Fara, Gianmanco.(2002) Igiene. Monduzzi Editore.  Checcacci L., Meloni C., Pelissero G. (1992) Igiene Casa editrice Ambrosiana  Di Orio F. (1994) Elementi di metodologia clinica applicata. Piccin, Padova  Grassi M. (1994) Statistica in medicina - Un approccio basato sulla verosimiglianza. McGraw-Hill Libri Italia, Milano.  Lanciotti E. Igiene Per Le Professioni Sanitarie. (2011) Mc Graw Hill  Lanciotti E. 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