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CORSO di CHIMICA degli ARCHEOMATERIALI A.A. 2023-24 5.1_Fibre Tessili Docente: Enrico Greco, PhD ([email protected]) Assistant Professor, Department of Chemical and Pharmaceutical Sciences F...

CORSO di CHIMICA degli ARCHEOMATERIALI A.A. 2023-24 5.1_Fibre Tessili Docente: Enrico Greco, PhD ([email protected]) Assistant Professor, Department of Chemical and Pharmaceutical Sciences FIBRE TESSILI  legno  carta  tessuti Le materie prime, tutte di derivazione vegetale, sono il legno stesso per i manufatti lignei, il legno e alcune piante verdi per la carta, e particolari piante per i materiali tessili. 2 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Gli strati del fusto legnoso Analizzando la sezione si possono riscontrare, a partire dalla zona centrale, una serie di strati.  Il midollo. È un parenchima di riserva.  Il legno o xilema. Forma un cilindro che sostiene la pianta e conduce l'acqua.  Il cambio. È un meristema secondario, che produce legno verso l'interno e libro all'esterno.  Il libro o floema, che conduce la linfa. A differenza del legno non aumenta in spessore durante l'accrescimento secondario, essendo lacerato dall'accrescimento del legno all'interno, e quindi ricostruito dal cambio.  La corteccia (botanica), parenchima di riserva, con funzioni anche di protezione.  Il fellogeno, meristema secondario che produce il sughero all'esterno.  Il sughero. È un tessuto di rivestimento formato da cellule morte, contenenti bolle d'aria e sostanze che ne impediscono la decomposizione. 3 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI La classificazione merceologica delle fibre tessili si basa sulla loro origine  Le fibre naturali (animali, vegetali, minerali) si trovano già in natura sotto forma di filamenti più o meno lunghi  Le fibre artificiali sono prodotte dall'uomo partendo da materie prime polimeriche naturali di origine animale, vegetale o inorganica  Le fibre sintetiche sono prodotte dall'uomo partendo da composti semplici, piccoli e sintetici mediante reazioni chimiche di polimerizzazione (fibre poliolefiniche, poliviniliche, poliacriliche, poliammidiche, poliureiche, poliesteri, etc..) 4 ENRICO GRECO, PHD Lana Da bulbo Alpaca Fibre animali pilifero Mohair Cachemire FIBRE TESSILI Secretive Seta Bisso Da seme Cotone Kapok Fibre naturali Lino Canapa Da libro Juta Fibre vegetali Ramié Kenaf Fibre tessili Abaca Da foglia Sisal Da frutto Cocco Fibre minerali Amianto Di origine animale Merinova Fibre artificiali Di origine vegetale Rayon (Latex) Di origine minerale Fibra di vetro Polidieniche Fibre chimiche Poliolefiniche Poliviniliche Poliacriliche Polifluoetileniche Fibre sintetiche Poliesteri Poliammidiche Poliuretaniche Policarbonate 5 ENRICO GRECO, PHD Elestomeriche Altre FIBRE TESSILI Merinova o Lanital  Con il nome di Lanital, tra il 1937 e la fine della guerra d’Etiopia, fu commercializzata una fibra autarchica tratta dalla caseina, la proteina del latte (Lana italiana!!).  Scoperta nel 1935, ad opera dell'italiano Antonio Ferretti. In piena epoca di sanzioni economiche, il regime fascista diede grande risonanza al prodotto con un'opera di propaganda sull'autosufficienza dell'Italia.  La Lanital viene classificata come una fibra proteinica ed ha una struttura molecolare molto simile alla lana, con risultati vicini anche per calore, morbidezza e mano tessile. Presenta anche il vantaggio di essere poco attaccabile dalle tarme.  Nel frattempo negli Stati Uniti la Atlantic Research Associates Inc. produsse una fibra simile.  Nel dopoguerra lo sviluppo delle fibre chimiche, in primo luogo dell'acrilico, fece uscire dal mercato le fibre caseiniche.  Negli anni 2000 questo materiale è stato riscoperto soprattutto per la fabbricazione di prodotti per primissima infanzia; indumenti in "fibra di latte” sono attualmente prodotti con un certo successo da diverse aziende. 6 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI La cellulosa è uno dei più importanti polisaccaridi. È costituita da un gran numero di molecole di glucosio (da circa 300 a 3.000 unità) unite tra loro. 7 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI In natura la cellulosa è rappresentata dalle fibre che avvolgono il seme del cotone.  Le fibre corte, con lunghezza che da 3 a 7 mm avvolgenti, costituiscono un'ottima materia prima per la fabbricazione della carta.  Le fibre con una lunghezza che varia da 2 a 6 cm e un diametro da 10 a 40 micron vengono impiegate per usi tessili. In tutti gli altri vegetali la cellulosa non si trova allo stato puro come nel seme del cotone, ma cementata e legata agli altri costituenti del legno, che per semplicità di dizione, vanno sotto la voce generica di sostanze incrostanti. 8 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Nel legno, la componente cellulosica è associata ad altri composti detti incrostanti, quali emicellulosa, pectina, gomme e lignina, che devono essere allontanati per lasciare la cellulosa insolubile come residuo. Lo scopo della trasformazione della specie vegetale in pasta è quello di favorire la separazione delle fibre. È necessario somministrare energia meccanica, chimica o termica per allontanare gli altri composti dalla cellulosa. I legni più utilizzati per la produzione di cellulosa sono  conifere (pino, larice, abete, cedro)  latifoglie (acero, faggio, betulla, pioppo, quercia, tiglio). Le fibre che vengono ottenute dal trattamento del legno di conifera sono più pregiate perché di maggior lunghezza rispetto alle fibre di legno di latifoglia, e inoltre sono meno ricche di composti resinosi di difficile rimozione nel processo estrattivo. 9 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI IL COTONE Le prime notizie sul cotone si trovano in antichi documenti egiziani ed Erodoto, nel V secolo BCE, riporta informazioni sull'uso della fibra di cotone. 10 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI  Il cotone è composto di cellulosa quasi pura (80%).  Al microscopio la fibra ha un aspetto nastriforme, appiattito, con numerosi avvolgimenti a elica.  Brucia rapidamente con fiamma vivace ed emana odore di carta bruciata: il residuo è impalpabile e chiaro. 11 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 12 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 13 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 14 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Kapok L'albero raggiunge una altezza di 60-70 m. Il tronco può raggiungere i 3 m di diametro. Con la sua densità di 0,35 g/cm³, è la fibra più leggera del mondo. Il kapok è una fibra cava lunga da 2 a 4 cm, con circa l'80% d'aria incorporata. Le fibre vengono estratte a mano da baccelli lunghi 10/15 cm. Fino a poco tempo fa il suo uso era limitato all'imbottitura di materassi, trapunte ed imbottiti. 15 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI LA CANAPA La Canapa (Cannabis sativa) è una pianta erbacea a ciclo annuale la cui altezza varia tra 1,5 e 6 metri, anche se alcune varianti hanno altezze finali che variano tra 0,5 (ruderalis) e 5 (sativa) metri. 16 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Gli steli recisi aperti a capannella per essiccare prima dell’immersione nel maceratoio in una illustrazione delle Istituzioni scientifiche e tecniche di agricoltura di Carlo Berti Pichat, Torino nel 1866. La maciulla impiegata in Boemia per accelerare il lavoro tradizionalmente realizzato con mazze o col grametto, la più primitiva delle macchine per separare la fibra dal midollo, l'operazione che conclude il ciclo della coltura. 17 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 18 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Sezione SEM trasversale di una fibra di canapa 19 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI IL LINO 20 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Linum usitatissimum Nell'area mediterranea si hanno prove della coltivazione e dell'utilizzo risalenti a oltre 6.000 anni fa mentre l'introduzione nel Nord-Europa avvenne in epoche preromane. È una pianta erbacea annuale di fusto eretto (30 - 60 cm) molto fragile, ramificato nella parte finale con foglie tenere, lanceolate. I fiori sono grandi, colore azzurro-cielo. 21 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Linum usitatissimum  Conosciuto come la più antica delle fibre vegetali, il lino deve la sua fama non solo alla versatilità dei suoi tessuti, ma anche alle innumerevoli proprietà dei suoi semi e dell'olio che da essi si ricava.  Il lino viene coltivato in regioni a clima temperato, sia per le fibre che per i semi.  Dai semi si ricava l'olio che in passato era utilizzato come fissativo in pittura e per il trattamento del legno nel restauro di mobili. Oggi l'olio di lino viene utilizzato anche nell'alimentazione come integratore per le elevate qualità nutrizionali: è un sostituto molto più economico dell'olio di merluzzo.  La fibra è morbida, flessibile e più resistente di quella del cotone che però presenta costi di produzione inferiori, motivo per cui il cotone ha progressivamente sostituito l'utilizzo del lino. 22 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 23 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Lino Cotone 24 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI L'arazzo di Bayeux (Tapisserie de Bayeux), datato alla seconda metà del XI secolo, descrive i fatti relativi alla conquista normanna dell'Inghilterra nel 1066. Ha un valore documentario inestimabile per la conoscenza dell'XI secolo della Normandia e dell'Inghilterra: ci informa sul vestiario, sui castelli, le navi, le condizioni di vita di questa epoca che per il resto è poco nota. 25 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Il lino ricamato era attaccato ad un'altra tela per la sua esposizione nella cattedrale. Nel 1724, un ulteriore telo di lino è stato aggiunto per proteggere il retro. L'arazzo è stato sottoposto a restauro poco dopo il 1860, come rivelato dalla natura dei coloranti sintetici utilizzati per la lana. 26 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 27 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 28 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI LA JUTA 29 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI LA JUTA La juta è una fibra tessile ricavata dalle piante del genere Corchorus, della famiglia delle Malvaceae. Come per il lino e la canapa, la materia tessile per la produzione si ricava dal fusto della pianta. Circa l'85% della produzione mondiale di juta è concentrata nel delta del Gange. La iuta è altamente igroscopica, di colore bianco, giallognolo o bruno. Le fibre sono ruvide e tenaci e il filato risulta anch'esso ruvido, rigido e molto resistente. 30 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI LA JUTA  È una fibra con riflessi lucenti e dorati e perciò chiamata la fibra d'oro  È la più economica fibra vegetale procurata dalla scorza del fusto delle piante.  È la seconda fibra vegetale più importante dopo il cotone, in termini di utilizzo, consumo globale, produzione, e disponibilità.  Ha un elevato carico di rottura, una bassa estensibilità, e garantisce un'alta traspirazione del tessuto. La iuta è molto adatta nell'imballaggio dei pacchi di beni agricoli  Le varietà della iuta sono la Corchorus olitorius (riflessi dorati) e la Corchorus capsularis (riflessi argentei) Nel panorama delle fibre tessili cellulosiche vanno inoltre ricordati il ramiè e la sisal, ricavate dalle piante tropicali. 31 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Ramiè La ramia o ramiè è una fibra vegetale, bianca, fine e lucente. Si ricava dal fusti di piante della famiglia delle Urticacee: Boehmeria nivea (o ramia bianca) e Boehmeria utilis (o ramia verde). La fibra tessile è molto lunga, circa 120 mm con un diametro medio di 50 micron. È morbida, lucente, uniforme, elastica e presenta una buona resistenza alla torsione. La ramia contiene circa il 60% di cellulosa, il resto sono sostanze gommose e incrostanti; dopo il trattamento di sgommatura, il contenuto di cellulosa può arrivare sino al 95%. È stato utilizzato fin da tempi molto antichi, come testimoniano gli abiti delle mummie egiziane, intorno al 5000-3300 BCE. I cinesi la utilizzavano molto tempo prima che il cotone fosse introdotto in oriente. 32 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Sisal L'Agave sisalana è una pianta succulenta (pianta grassa) della famiglia delle Agavaceae, originaria della penisola dello Yucatàn in Messico. La fibra tessile estratta dalle sue foglie è utilizzata per la costruzione di corde, spago, cesti, cappelli, tappeti e altri manufatti artigianali. 33 ENRICO GRECO, PHD MATERIALI TESSILI Origine vegetale Origine animale Cotone Lana Pelo Lino Merinos Angora Canapa Shetland Cachemire Iuta Bluefaiced Leicester Cammello Ramiè (o filato di ortica) Corriedale Mohair Incrociate Alpaca Sisal Agnello Lama Cocco Inglesi Vigogna o vicuña Ginestra Asiatiche Bisonte Mazamet Quivut o Quivuk Ibisco Rigenerate Crine Manila Paglia Seta Bisso Pelle Bamboo 34 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI La lana è una fibra proteica di tipo cheratinico. La cheratina è una proteina filamentosa ricca di zolfo (cisteina). È molto stabile e resistente. È il principale costituente dello strato corneo dell'epidermide, delle unghie e di appendici quali capelli, corna e piume. La cisteina (L-cisteina) è un aminoacido non essenziale, è contenuta in molti alimenti, in particolar modo nelle carni, nei prodotti lattiero-caseari, in alcuni tipi di cereali e nelle uova. 35 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI La cheratina è il principale costituente di numerose strutture con funzione protettiva o di rivestimento, come per esempio la lana, i capelli, gli aculei, lo strato corneo dell'epidermide, le unghie, il rivestimento delle corna; le penne e gli artigli degli uccelli, le scaglie dei pesci, ecc. La cheratina pura è insolubile in acqua e in gran parte dei solventi organici; resiste all'azione degli acidi diluiti e degli enzimi proteolitici (pepsina, papaina). La molecola della cheratina è ricca di zolfo e contiene quantità elevate degli amminoacidi prolina e cisteina. La sua composizione amminoacidica varia in rapporto all'origine. 36 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Le cheratine vengono distinte in molli e dure.  Le prime sono traslucide, di consistenza plastica, si desquamano facilmente in piccole scaglie; esposte al calore si ritraggono mentre in acqua fredda si idratano rigonfiandosi.  Le dure sono compatte, di colore giallastro, non desquamabili e molto resistenti sia all'acqua sia al calore. La struttura molecolare delle cheratine ha due componenti, una amorfa e una paracristallina. Quest'ultima è costituita da una macromolecola proteica dal peso molecolare > 50.000 Da, povera di residui solforati, organizzata in sottili filamenti dal diametro di 70-80 Å, attorno ai quali è disposta la componente amorfa, che prende il nome di “matrice interfilamentosa”. Gruppi di filamenti addensati formano le cosiddette “tonofibrille”, visibili al microscopio. 37 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI L’arazzo della Creazione (Girona, Spagna) è un pannello romanico del XI-XII secolo. L’arazzo è un pannello ricamato ad ago a sovra punto e a punto pieno su una superfice di lana intrecciata di differenti colori (rosso, verde, giallo, blu, celeste grigio) imbastita con lino bianco. Il bordo è formato da una cornice, piuttosto deteriorata, contenente piccoli riquadri ricamati, che pare sia stata aggiunta in un tempo successivo (differenti stili e temi: centro romanico e cornice bizantina). L'esiguo numero dei manufatti risalenti al periodo compreso fra l'età tardoantica (III-VI sec.) e il XII secolo giunti fino a noi contrasta con la larghissima diffusione di questo genere di oggetti che emerge dalla lettura delle fonti scritte. Il fatto si spiega con l'elevata deperibilità e con l'abitudine, diffusa per tutta l'epoca preindustriale, di riutilizzare tessuti e frammenti anche smontati, tagliati e rimontati in contesti diversi, fino alla loro completa consunzione. 38 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Tapís de la creació (Arazzo della Creazione) Catedral de Girona XI – XII secolo 365 × 470 cm 39 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 40 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Arazzo dell’Apocalisse d'Angers (Moyen) è un capolavoro dell’arte medievale (fine del 1300). Il duca d’Angers si affidò a Jean de Bruges, pittore di re Carlo V, per tracciare i disegni preparatori di quest’opera che illustra l’ultima scena della Bibbia. Ci sono voluti circa 7 anni di lavoro per creare i 104 metri che costituiscono l’arazzo, originariamente composto da 6 pezzi e 74 scene. La tessitura in lana fu invece commissionata agli atelier parigini di Nicolas Bataille che utilizzarono la tecnica detta “dei licci” e “senza risvolto” che danno all’opera delle rifiniture impeccabili. Conservato in scrigni al riparo da sguardi indiscreti, l’arazzo era esposto soltanto durante rare occasioni, come quella delle nozze di Luigi II di Angiò e Iolanda d’Aragona o ancora per la visita del re Luigi XI. Alla morte del re René fu lasciata alla cattedrale d’Angers che la custodì fino al XVIII secolo. 41 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Arazzo dell’Apocalisse d'Angers (Moyen) Il secolo dei Lumi danneggerà fortemente l’arazzo che sarà tagliato e utilizzato come telone per i cavalli e persino tappeto. Bisognerà aspettare la metà del XIX secolo affinché l’arazzo sia restaurato e classificato come Monumento storico. Il castello di Angers ha dovuto costruire una galleria “su misura” per esporre questo prezioso tesoro che custodisce con grande cura e svariate tecniche di conservazione. https://youtu.be/Gx89x0zu4Zo 42 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 43 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Particolari dell’arazzo di Angers 44 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI La seta è una fibra proteica prodotta da alcuni insetti della famiglia dei lepidotteri e dai alcuni ragni. La seta utilizzata per realizzare tessuti si ottiene dai bachi da seta Bombyx mori. Il baco secerne un filamento lungo circa 1 Km - 1,5 Km con il quale forma il bozzolo che gli serve da protezione durante la metamorfosi. Il filamento è formato da due bavelle di fibroina (fibrosa ≈ 80%) avvolte nella sericina (amorfa ≈ 20%). Quest'ultima viene eliminata durante un processo chiamato "sgommatura”. Mancano totalmente gli amminoacidi solforati che sono invece presenti nella cheratina della lana. 45 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 46 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI IL BISSO Il più antico manufatto in bisso, risalente al IV secolo, venne alla luce nel 1912 in una tomba femminile ad Aquincum (oggi Budapest), ma fu distrutto durante un bombardamento nella seconda guerra mondiale. L'oggetto più antico realizzato in bisso marino oggi disponibile è una cuffia lavorata a maglia rinvenuta nel 1978 in una campagna di scavi archeologici presso la basilica di Saint Denis a Parigi, la datazione stratigrafica la pone nel XIV secolo. 47 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI IL BISSO Oggi la Pinna nobilis, mollusco di grosse misure (può arrivare a un metro di lunghezza), è considerata a rischio estinzione, a causa della pesca indiscriminata, dell'inquinamento e della diminuzione delle aree dove crescere. La produzione di vero bisso è quindi praticamente inesistente. Il bisso inoltre aveva spiccate proprietà terapeutiche ben conosciute dai pescatori in quanto grazie alla sua potente proprietà emostatica era usato per la medicazione delle ferite che i pescatori frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca. Attualmente il termine "bisso" indica tessuti pregiati, molto leggeri e trasparenti, ad armatura tela, in cotone o lino, adatti al ricamo 48 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI IL BISSO Il bisso è una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti che secernono alcuni molluschi (Pinna nobilis) la cui lavorazione era sviluppata nell'area mediterranea Dal bisso si ricavavano pregiatissimi e costosi tessuti con i quali si confezionavano, nell'antichità, gli abiti di personaggi importanti. 49 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 50 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI 51 ENRICO GRECO, PHD FIBRE TESSILI Luce Le tinture naturali in uso fino al '800 erano molto sensibili alla luce. La luce accelera i processi di deterioramento. Per le esposizioni, i tessuti non dovrebbero mai essere sotto una luce diretta o davanti ad una finestra. Per la conservazione, dovrebbero essere sempre chiusi in armadi, cassetti o scatole. Se ciò non fosse possibile bisogna aver cura di tenere la stanza il più possibile al buio. Temperatura e Umidità L'ambiente dove vengono conservati dovrebbe essere il più possibile a temperatura e umidità costanti senza bruschi sbalzi. Parassiti Alcuni tipi di parassiti sono decisamente pericolosi per i tessuti, dalla classica tarma, che danneggia i tessuti di lana, ad altri tipi di insetti che si nutrono indifferentemente di ogni tipo di tessuto (pesciolini d’argento). È quindi consigliabile distribuire fra gli oggetti delle pastiglia di canfora naturale, da sostituire regolarmente man mano che si consuma. La canfora non deve trovarsi a diretto contatto con i tessuti. 52 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO La mappa di Vinland 53 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO  La Mappa di Vinland, rilegata insieme al trattato Relazione Tartara, venne alla luce negli anni cinquanta quando venne messa in vendita da un privato.  Il British Museum rinunciò all’acquisto per la provenienza non documentata, la rilegatura recente e la mancanza di certezza della autenticità della Relazione Tartara (dubbi fugati molti anni dopo, nel 2004, quando venne scoperta un'altra copia a Lucerna, Svizzera).  La relazione e la mappa vennero venduti ad un libraio di New Haven, USA, per 3500$.  Poco tempo dopo fu riscontrato che alcuni fori di tarme corrispondevano a quelli presenti su una copia dello Speculum Historiae di Vincent de Beauvais, testo sicuramente medioevale, dimostrando che i due libri e la mappa erano stati un tempo rilegati insieme.  La Yale University acquistò entrambi i volumi per circa 300.000 dollari e nel 1965 pubblicò il libro The Vinland Map and the Tartar Relation, nel quale si sosteneva l'autenticità della mappa e si ipotizzava che fosse stata disegnata intorno al 1440, in occasione del Concilio di Basilea, e che le informazioni in essa contenute derivassero da un viaggio nel Vinland compiuto nel XII secolo da Eric Gnupsson, primo vescovo della Groenlandia. 54 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO 55 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO  La situazione cambiò nel 1974 quando la mappa venne sottoposta ad analisi scientifiche: Walter McCrone, l'autore degli esami, affermò di avere scoperto che l'inchiostro usato per disegnare la mappa era di fabbricazione recente, non anteriore al 1920.  Nel 1974 e nel 1991, analisi effettuate dal microscopista Walter McCrone del McCrone Research Institute di Chicago sull'inchiostro della mappa, mediante spettroscopia XRD e SEM, rilevarono la presenza di particelle micrometriche di anatasio, una forma cristallina di biossido di titanio (TiO2).  L'anatasio è utilizzato nella pittura con il nome di bianco di titanio, ma viene prodotto soltanto dal 1920, poiché prima non era possibile raffinarlo. 56 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO 57 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO  McCrone concluse quindi che la mappa era opera di un falsario della prima metà del XX secolo, che avrebbe usato l'anatasio per simulare l’ingiallimento dell'inchiostro dandogli l'apparenza di antichità.  Un altro dato contrario all'autenticità era la precisione del disegno della Groenlandia, considerata anacronistica rispetto alla datazione presunta del XV secolo.  Negli anni successivi altri studiosi sostennero l'autenticità della mappa, asserendo che l'anatasio poteva essere un prodotto di degradazione naturale dell'inchiostro e successive analisi, in contrasto con i risultati pubblicati da McCrone, documentarono concentrazioni di titanio molto basse, tali da poter essere considerate contaminazioni di altri inchiostri. 58 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO  La spettroscopia Raman del 2001 di R. Clark e K. Brown, ricercatori dell’University College di Londra, effettuata con laser rosso λ = 632.8 nm, rilevò sulla pergamena due tipi di righe in gran parte svanite: righe gialle e righe nere sovrapposte alle gialle.  L'analisi delle righe nere fornì indicazioni circa un inchiostro a base di carbone.  L'analisi delle righe gialle mostrò un'elevata fluorescenza di fondo, dovuta a leganti organici, ma ciò non impedì la determinazione dell'anatasio. Il fatto che fosse presente solo in determinati punti della pergamena portò alla conclusione che la sua presenza sia intenzionale e non dovuta a contaminazioni ambientali.  Nel libro The Tartar Relation, il resoconto del viaggio in Mongolia in cui la mappa fu rinvenuta, sono presenti delle linee nere, con risultati alle analisi diversi rispetto alla mappa. Questo proverebbe che i due documenti non sono opera della stessa mano.  L'ipotesi conclusiva del gruppo di Clark rinforza quella di McCrone, e cioè che un falsario abbia creato l'effetto di deterioramento sulla pergamena con l'inchiostro gallotannato: il disegno sulla pergamena risalirebbe al XX secolo. 59 ENRICO GRECO, PHD CASO STUDIO  La datazione al radiocarbonio effettuata nel 2002 ha stabilito che la pergamena su cui la mappa è disegnata risale al 1434 ± 11, ma ciò non esclude che il disegno possa essere di epoca posteriore.  Il falsario, in questa ipotesi, avrebbe usato una pergamena antica per rendere più credibile la mappa.  Nel 2002 il periodico Sunday Times pubblicò l'opinione di una studiosa, che attribuiva il falso a padre Joseph Fisher, un gesuita austriaco, che avrebbe disegnato la mappa intorno agli anni Trenta, su un foglio di pergamena ricavato da un volume del 1440.  L'esperta giunse a questa conclusione sulla base del confronto calligrafico e basandosi sull'esperienza in campo cartografico di padre Fisher, il quale si suppone abbia creato il falso in preda ad una profonda depressione, dopo che nel 1934 le sue credenziali accademiche erano state messe pubblicamente in discussione.  Una monografia pubblicata nel 2021 dell'Università di Yale ha analizzato l'intera superficie del manoscritto con tecnologie prima inaccessibili, come la fluorescenza a raggi X 2D, che è stata usata per la scansione bidimensionale dell’intero oggetto. Dai risultati è emerso la mappa è stata disegnata senza più alcun dubbio inchiostro prodotto negli anni ‘20 del XX secolo. 60 ENRICO GRECO, PHD

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