LEZIONE 07_ ISTOLOGIA_20.10.2022 PDF
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Università degli Studi di Milano Bicocca
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These notes cover topics in histology, including perossisomes, the cytoskeleton, and endosome formation. The focus is on cellular structures and related processes.
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LEZIONE_07_ ISTOLOGIA_20.10.2022 Indice: 1. Perossisomi - Struttura - Funzionamento - Biogenesi 2. citoscheletro - introduzione microfilamenti, filamenti intermedi, microtubuli - staticità e dinamicità - Microfilamenti...
LEZIONE_07_ ISTOLOGIA_20.10.2022 Indice: 1. Perossisomi - Struttura - Funzionamento - Biogenesi 2. citoscheletro - introduzione microfilamenti, filamenti intermedi, microtubuli - staticità e dinamicità - Microfilamenti o Polarità o Actin Binding Proteins DOMANDE: - Riassunto formazione endosoma tardivo: per endocitosi la cellula crea delle vescicolette (la membrana plasmatica si invagina, immagazina materiale dall’esterno che inserisce nelle vescicole), queste vescicole vanno poi a fondersi tra loro forman do l’endosoma precoce, situato nella parte apicale. Dopodichè l’endosoma precoce scende nel citoplasma, e nel frattempo abbassa il suo ph interno (acidificando l’interno), a questo punto, la vescicola con ph più basso e posizionata più in profondità prende il nome di endosoma tardivo. - Cos’è il corpo multivescicolare? L’endosoma è una vescicola con una membrana plasmatica, quando questa si invagina accumula materiale in microvescicole (il materiale può essere microRNA): l’endosoma con le microvescicole interne prende il nome di corpo multicellulare. Questo può riversare il materiale contenuto nelle vescicole ed avere importanti scopi regolatori. -Come funziona la transcitosi? La transcitosi è un processo di trasporto di materiale contenuto all’interno di una vescicola da un lato all’altro di un epitelio di rivestimento. Le cellule epiteliali sono legate una accanto all’altra mediante giunzioni, formando delle lamine. In alcuni epiteli è necessario che si crei una barriera che separa gli ambienti. Ad esempio nell’epitelio intestinale può essere anche l’endotelio che riveste i capillari, e la disposizione a lamine con le giunzioni non fa passare materiale. Quindi se devo portare materiale dal lume dell’organo verso il lato opposto lo faccio mediante transcitosi: con endocitosi metto materiale selezionato mediante un recettore presente sulla membrana in vescicola; la vescicola, guidata dal citoscheletro e dai vari segnali, procede nella cellula e per esocitosi rilascia il materiale all’esterno dove ve ne è bisogno. 1 - Qual è il ruolo della clatrina? Il ruolo principale è favorire l’invaginazione della membrana, inoltre, mediante un adattatore, la clatrina è in grado di legare un recettore. Questo recettore, localizzato nella membrana della vescicola, a sua volta è in grado di legarsi ad un composto, una molecola, un materiale da internalizzare in modo specifico. Quindi la clatrina gioca un ruolo importante nella selezione specifica del materiale da internalizzare e favorire “meccanicamente” l’invaginazione della membrana e quindi la formazione della vescicola stessa. - Differenza tra gemmazione ed esocitosi? La gemmazione ha in comune con l’esocitosi unicamente la direzione delle vescicole: da dentro a fuori. L’esocitosi prevede la formazione di vescicola, proveniente ad esempio dal golgi, che si muove raggiungendo la membrana, si fonde con quest’ultima e rilascia il materiale all’esterno. La gemmazione prevede che la membrana di qualche organello (es. golgi) si estrofletta formando una propaggine che contiene il materiale; che si distacca e forma una vescicola che viaggia nella cellula. Succede che possano gemmare vescicole anche dalla membrana cellulare. In sostanza la gemmazione è un’esocitosi inversa. I PEROSSISOMI MORFOLOGIA I perossisomi sono organelli rivestiti da membrana, sono vescicole piuttosto eterogenee. Nell’immagine a destra sono colorati di arancione con anticorpi che riconoscono componenti dei perossisomi, in verde i microtubuli e in blu il nucleo. I perossisomi contengono al loro interno numerosi enzimi necessari alla cellula per svolgere attività metaboliche, enzimatiche ma anche attività di detossificazione. L’enzima più importante contenuto è la catalasi che rappresenta il 40 % degli enzimi dei perossisomi. La catalasi catalizza una reazione che disattiva l’acqua ossigenata, tossica per la cellula, che viene normalmente prodotta durante il metabolismo cellulare, trasformandola in ossigeno e acqua. La prima deduzione che possiamo fare riguardo il numero di perossisomi è che le cellule attive metabolicamente producono tanta H2O2 e quindi ne hanno tanti. L’abbondanza dei perossisomi può essere legata anche alle altre attività di questi. Ci sono 50 tipi di perossisomi. Possiamo guardare la loro morfologia al microscopio elettronico a trasmissione. Contengono all’interno della membrana una matrice granulare amorfa determinata dal contenuto enzimatico. Possono contenere al centro questa formazione con struttura paracristallina che è detta nucleoide (VISIBILE NELLA FOTO. Tuttavia quei perossisomi non sono umani perché contengono il nucleoide. È possibile trovarli però se si lavora con dei roditori. La dimensione arriva circa al micrometro di diametro e la loro forma può essere variabile quindi non sono facilmente identificabili. 2 FUNZIONI PEROSSISOMI: - La catalisi, come dicevamo prima, disattiva l’acqua ossigenata trasformandola in composti meno tossici, ossigeno e acqua, impedendo che possa diffondere liberamente nel citoplasma. - Partecipano a quelle reazioni di detossificazioni che avvengono nel fegato e nel rene. Infatti i perossisomi sono abbondanti in epatociti(fegato) e cellule del tubulo renale (rene) che svolgono funzione detox. - Partecipano all’attività di metabolismo tra cui: sintesi del colesterolo e acidi biliari; ossidazione di acidi grassi e aminoacidi; metabolismo delle purine che contengono acidi nucleici. - Detossificano i prodotti tossici o dannosi. - Svolgono un’altra importante funzione di rimozione di radicali liberi e specie reattive dell’O2 (ROS) come il radicale superossido e il radicale ossidrilico (OH-) che potrebbero danneggiare DNA e proteine. Sono specie molto reattive e instabili che cercano materiale con cui reagire, tendono ad attaccarsi ai lipidi delle membrane causando la perossidazione delle membrane ed alterazione della struttura. Potrebbero danneggiare varie strutture della cellula, DNA incluso. I perossisomi quindi disattivano i radicali liberi. Essi generalmente danneggiano le membrana, i lipidi e anche il DNA legandovisi. I perossisomi sono molto importanti in tutte le cellule. I perossisomi possono anche avere funzioni più specifiche nella cellula. Ad esempio nel neurone dove il perossisoma contribuisce a mantenere le funzioni svolte dal tessuto nervoso: in foto abbiamo cellule del sistema nervoso centrale, un neurone con il suo assone e un oligodendrocita che forma la guaina mielinica del neurone che serve a velocizzare la trasmissione tra neuroni. Se gli oligodendrociti, che producono la guaina, vengono danneggiati al livello delle proteine che formano il perossisoma, si ha una perdita di guaina mielinica, e quindi problemi all’assone. Alterazione dei perossisomi degli oligodentrociti possono portare alla perdita/danneggiamento della guaina mielinica, quindi possono causare patologie demielinizzanti. BIOGENESI DEI PEROSSISOMI Esistono vari studi e si è visto che le teorie più dimostrate vedono le origini dei perossisomi da una parte specifica del RER, chiamata reticolo perossisomiale, da cui gemmano piccole vescicole che hanno un corredo di proteine chiamate PEX3P o perossine. Queste vescicole si arrangiano tra di loro, ad esempio si fondono tra di loro. Poi importano le rimanenti proteine, che vengono sintetizzate nei poliribosomi liberi, e formano i perossisomi maturi. Questa è una delle teorie più accreditate. 3 Il ciclo dei perossisomi (formazione e crescita) può prevedere che un perossisoma cresca e poi si separi generando un perossisoma figlio che può riprendere un processo di maturazione. Quindi la divisioni di perossisomi preesistenti può portare alla formazione di altri perossisomi. Più recentemente è stato dimostrato che in realtà i perossisomi non originano unicamente dal reticolo endoplasmatico ma anche dai mitocondri per gemmazione. In realtà la genesi dei perossisomi è molto più complessa. In alto il golgi, in basso a sinistra il RER, i pallini neri sono i ribosomi e le palle strane sono i mitocondri. In basso a destra i ribosomi liberi e i poliribosomi. (1) (1) 4 CITOSCHELETRO Il citoscheletro è costituito da proteine che si organizzano a formare strutture filamentose o tubulari non rivestite da membrana, che hanno lo scopo di dare supporto e forma alla cellula. Forniscono una specie di scheletro e influenzano la forma della cellula come un’impalcatura. Esso fornisce una sorta di binari in cui si muovono proteine motrici e contribuiscono a determinare la posizione dei diversi organelli all’interno delle cellule. Esso non è statico, è dinamico. Non ha solo funzione di determinare la forma della cellula ma è coinvolto in numerose funzioni cellulari, interviene durante la mitosi e la citochinesi. Fornisce i binari per il traffico di vescicolare lungo microtubuli e filamenti di actina. I componenti del citoscheletro contribuiscono a rendere più forti le giunzioni tra le cellule, permettendo l’adesione tra cellule adiacenti: collego due cellule tra loro mediante proteine di giunzione e rendo più forti quelle giunzioni aggiungendo il supporto del citoscheletro. Modificazioni del citoscheletro permettono ad alcune cellule di muoversi per compiere la propria funzione, ad esempio i fibroblasti, i macrofagi e i leucociti. Permette il movimento degli spermatozoi che presentano il flagello al cui interno c’è il citoscheletro. In cellule particolari, come le cellule muscolari, elementi del citoscheletro si organizzano in modo molto ordinato in modo da permettere la contrazione muscolare. Grazie al citoscheletro, i neuroni possono avere i loro prolungamenti, dendriti e assoni. I neuroni il cui assone va a formare il nervo sciatico può avete un prolungamento lungo anche un metro. Le cellule tumorali mostrano spesso mostrano grandi alterazioni del citoscheletro. Il citoscheletro è formato da filamenti e microtubuli. I filamenti sono divisi in microfilamenti e in filamenti intermedi. I microfilamenti sono fatti da actina, i filamenti intermedi invece sono fatti da proteine diverse, diverse a seconda del tipo di cellula. I microtubuli sono delle strutture tubulari la cui parete è fatta da una proteina che si chiama tubulina. Le dimensioni per l’esame vanno sapute e sono dell’ordine dei nanometri: - Microfilamenti (5 -7 nm) - Filamenti intermedi (10 – 12 nm) - Microtubuli (25 nm) Il filamento di actina è formato da subunità, monomeri di actina globulare, che polimerizzano formando delle catene che sembrano dei fili di perle. Creano una struttura con due catene che si avvolgono una sull’altra a spirale. I filamenti intermedi sono formati dalla polimerizzazione di subunità proteiche che si aggregano generando un filamento intermedio che ha l’aspetto di una “corda” come organizzazione. I microtubuli hanno una parete formata da elementi allungati, protofilamenti, ognuno dei quali si formano per polimerizzazione di dimeri di tubulina. Esistono tubuline α e β. Ho tanti dimeri di tubulina che si pongono uno in fila all’altro e complessivamente formano la parete del microtubulo. Lo vedremo meglio in dettaglio. La figura a destra ci da una prima indicazione sulla disposizione della cellula. Come esempio per i microfilamenti, sono mostrati delle cellule epiteliali dotate di specializzazioni apicali dati dai microvilli. I filamenti di actina si dispongono a fare questa specie di rivestimento interno nella membrana cellulare formando 5 dei fasci molto resistenti tipici delle cellule epiteliali. Vedremo che nei fibroblasti questo strato, chiamato actina corticale, non c’è. I filamenti intermedi, molto forti, oltre a svolgere una funzione di impalcatura nella cellula, (osserva figura) convergono in punti in cui le cellule sono a contatto ovvero le giunzioni rendendole più resistenti. In realtà anche i filamenti di actina lo fanno, vedremo in quali tipi di giunzioni sono coinvolti. I microtubuli ( nella figura cellula non si sta dividendo) si irradiano in tutte le posizioni. Il pallino da cui originano microtubuli è il centrosoma. Quando la cellula si divide i microtubuli si dispongono in modo completamente diverso. STATICITÀ E DINAMICITÀ I componenti del citoscheletro sono dotati della proprietà di essere statici o dinamici o entrambe le cose. Con il termine statico intendiamo che il filamento non si allunga e non si accorcia, rimane stabile. Se invece il mio componente del citoscheletro è dinamico significa che lui si può accorciare e allungare continuamente generando modificazioni della forma della cellula piuttosto che attività diverse. Come vediamo nell’immagine, i filamenti intermedi sono sempre statici. Non si accorciano, non si allungano. I microfilamenti e i microtubuli possono essere sia statici sia dinamici. Cosa regola il fatto che siano statici o dinamici? Ci sono delle proteine che si legano all’actina o ai microtubuli modificando la loro dinamicità e quindi modificando la loro capacità di allungarsi o accorciarsi. Quindi se rendo un microtubulo più stabile significa che faccio in modo che mantenga la sua lunghezza. In altre situazioni la cellula ha bisogno che questi componenti sia dinamici perché se io ho devo fare una mitosi intervengono i microtubuli che si allungano e si accorciano. Dipende sempre dall’attività della cellula. I filamenti di actina sono statici quando vengono utilizzati per costituire il sarcomero nelle cellule muscolari striate. In un sarcomero ci sono filamenti di actina. Affinché la contrazione avvenga in modo efficiente questi sarcomeri devono mantenere la loro struttura. Li dentro i filamenti di actina sono statici, non si allungano e non si accorciano. Se io ho delle specializzazioni apicali della cellula, come i microvilli, che sono delle estroflessioni del citoplasma, per farli stare in piedi ci metterò dentro dei filamenti di actina che sono in questo caso statici e mantengono la lunghezza e danno struttura ai microvilli. I microtubuli sono dinamici ma possono essere statici quando vengono utilizzati per formare ciglia e flagelli. Le ciglia sono sempre specializzazioni apicali delle cellule. A differenza dei microvilli, le ciglia sono più lunghe, il loro asse centrale è formato da microvilli e possono piegarsi. Lo stesso vale per i flagelli, sono specializzazioni apicali in cellule particolari come gli spermatozoi. 6 Al microscopio elettronico li posso distinguere per via delle dimensioni molto diverse tra di loro. In questa immagine posso vedere i microtubuli, i filamenti intermedi e dei fasci di filamenti di actina. Se aumento l’ingrandimento avrò delle informazioni più precise e posso ad esempio riconoscere molto bene la struttura dei microtubuli. Tutti gli elementi del citoscheletro possono interagire con altri elementi all’interno del citosol influenzandone la funzione. Quindi gli elementi del citoscheletro formano l’impalcatura della cellula, interagiscono con gli altri organelli permettendone il movimento ma anche per influenzarne la posizione all’interno della cellula. Possiamo osservare i componenti del citoscheletro al microscopio elettronico con i vari colori. Si utilizzano tecniche di fluorescenza con anticorpi specifici per colorarli. Osservarli aiuta a capire morfologia, attività di una cellula e se ci sono eventuali alterazioni patologiche, in quanto il citoscheletro si modifica molto in presenza di patologie e soprattutto in caso di tumori. Nell’immagine in rosso troviamo i tenociti, molto ricchi di Microfilamenti. I tenociti sono le cellule del tendine il quale è costituito, come vedremo, da tessuto connettivo denso. MICROFILAMENTI Prendiamo un filamento di actina che si forma grazie alla polimerizzazione di subunità globulari. Le subunità globulari si attorcigliano l’una all’altra formando questo filo di perle. Si ottiene un filamento polarizzato. Le due estremità del filamento non sono identiche, una la chiameremo estremità (+) e l’altra la chiameremo estremità (-). Le due estremità sono diverse per la capacità di allungarsi e accorciarsi. In particolare, nell’estremità (+) abbiamo una maggiore tendenza ad aggiungere nuovi monomeri e quindi ad allungarsi mentre quella (-) avrà una maggiore tendenza a rilasciare i monomeri e quindi ad accorciarsi. La polarità del filamento deriva dal fatto che monomeri stessi di actina sono polarizzati. 7 Il microfilamento si modifica continuamente all’infinito accumulando monomeri all’estremità (+) e rilasciando monomeri all’estremità (-) mantenendo però la sua lunghezza perché lungo il filamento di actina avviene un processo chiamato treadmill. All’equilibrio il filamento sembra avere la stessa lunghezza ma questi monomeri si aggiungeranno all’estremità (+), un po' di monomeri vengono invece rilasciati all’estremità (-). Abbiamo una progressione dei monomeri lungo il filamento. È come se fosse un treadmill, sembra fermo ma in realtà si sta muovendo. La polarizzazione significa avere un’estremità (+) che si allunga e un’estremità (-) che si accorcia. La carica non c’entra nulla, è solo una questione energetica in cui è favorita in un estremità allungamento e all’estremità opposta l’accorciamento. È possibile dimostrare che queste due estremità hanno una differenza e vedere questa polarità al microscopio? Sì, prendo il mio filamento di actina dove ho un estremità (-) e un estremità (+). Prendo anche una molecola di miosina, la miosina si trova nei muscoli e la molecola di miosina ha questa forma: una coda e due teste. Io posso prendere un enzima, separare a questo livello i due componenti della mia miosina e mi prendo solo pezzetto con le due teste di miosina che si chiama HMM o meromiosina pesante. Le prendo perché le teste della miosina sono capaci di attaccarsi ai filamenti di actina. Vedo che questa HMM si attacca al filamento di actina non a caso, ma in modo ordinato, sempre con questa conformazione che identifica una sorte di punta di freccia e un’apertura posteriore quindi tutte le mie molecole di meromiosina pesante si agganciano ai filamenti di actina con lo stesso orientamento. L’estremità che presenta la forma a punta la chiamo pointed – end(-), in italiano estremità appuntita. Si è visto che questa estremità tende a rilasciare monomeri. L’estremità opposta alla punta viene chiamata barbed – end (+), in italiano estremità barbaglio, e corrisponde alla regione in cui si agganciano nuovi monomeri. L’actina si organizza nelle cellule a formare questi microfilamenti. A seconda del tipo della cellula, troveremo cellule con diversa forma, diversa funzione e con diversa distribuzione dei microfilamenti al loro interno. Prendiamo ad esempio la seconda cellula che potrebbe essere un fibroblasto, una cellula migrante, al suo interno abbiamo dei filamenti di actina che sono dinamici, si possono allungare e accorciare, permettendo a questa cellula di muoversi. La terza cellula potrebbe essere una cellula epiteliale con dei microvilli. L’asse centrale dei microvilli è fatto da filamenti di actina, tra loro sono statici. Le ultime cellule stanno completando la mitosi, nell’ultima fase, dopo che è avvenuta la separazione 8 del materiale genetico, si viene a creare una strozzatura per separare anche i citoplasmi e questo viene ottenuto grazie a dei filamenti di actina. La prima cellula può essere un leucocita che si deve muovere per raggiungere il sito dove ad esempio dovrà fagocitare i batteri. Lungo il fronte di migrazione emette dei piccoli prolungamenti all’interno dei quali ci sono dei filamenti di actina che si allungano e poi dopo si accorciano. Questi prolungamenti, a seconda della forma, vedremo si chiameranno lamellipodi e filopodi. Quest’ultimi sono molto importanti in cellule trasformate come ad esempio le cellule tumorali che invadono i tessuti circostanti. In ogni caso questi prolungamenti si formano grazie al fatto che i filamenti di actina sono dinamici. Quindi avremo una diversa localizzazione dei filamenti di actina nelle cellule a seconda della loro attività, della forma e del loro genotipo ma tenendo conto anche che non tutti i filamenti di actina sono uguali. Nel senso che esistono diverse isoforme. Tutte le cellule possiedono actina ma esistono diverse isoforme che possono essere differentemente espresse a seconda del tipo cellulare. Abbiamo come isoforme α, β, γ. Le cellule muscolari striate scheletriche contengono l’isoforma α che però è diversa dall’isoforma α che troviamo nel tessuto muscolare striato cardiaco che è diversa a sua volta dall’isoforma di α che troviamo nelle cellule muscolari lisce. Poi abbiamo due isoforme ubiquitarie, β e γ, che si trovano in tutte le cellule. Le isoforme sono delle varianti di sequenze amminoacidiche della stessa proteina, quindi queste actine hanno qualche differenza e quindi si avranno diverse isoforme, isoforme che in alcuni casi sono specifiche per cellule diverse. Quindi una certa isoforma la trovo solo nelle cellule muscolari striate scheletriche e non in quelle cardiache che avranno la loro specifica isoforma. Poi ci sono due isoforme che invece si trovano in tutte le cellule, indipendentemente dalla loro funzione perché tutte le cellule possiedono dei filamenti di actina. Qui abbiamo un esempio di filamenti di actina statici. Abbiamo ingrandito un enorme microvillo che si trova sulla superficie apicale di queste cellule epiteliali che potrebbero essere delle cellule intestinali. All’interno abbiamo dei microfilamenti disposti in fasci paralleli e qui devono essere stabili, devono mantenere la propria lunghezza affinché i microvili rimangono posizionati 9 in modo corretto. Per fare questo ci metto delle proteine che mi bloccano l’allungamento e l’accorciamento, che mi ancorano questi microfilamenti alla membrana per mantenerli infilati. Metto anche delle proteine che si chiamano actin binding proteins. Queste proteine legano fra loro i filamenti di actina permettendo di formare quei fasci paralleli. Ci sono quindi diverse proteine che legano i filamenti di actina con diverse funzioni, fra queste funzioni prevedono anche quella di bloccare ad esempio la loro polimerizzazione. Quindi c’è tutta una regolazione che prevede l’intervento di queste actin binding proteins. All’interno di questi prolungamenti delle cellule migranti abbiamo della lamellipodi e filipodi che sono abbastanza tozzi e appiattiti, abbiamo dei chilopodi, che sono dei piedini allungati molto sottili al cui interno i filamenti di actina sono paralleli. All’interno del citoplasma ci sono dei fasci di filamenti di actina, generalmente evidenti, che vengono chiamati stress fibers. Cellule con diverso fenotipo possiedono microfilamenti a volte organizzati in modo caratteristico. A sinistra sono presenti cellule epiteliali poste a mutuo contatto. Vedete questo bordo intensamente colorato in rosso? Sono dei fasci di filamenti di actina che nelle cellule epiteliali si trovano subito al di sopra della membrana. Questo strato, come dicevamo prima, si chiama actina corticale. Questa actina corticale è specifica e caratteristica per le cellule epiteliali. Quindi se io vado a prendere dei fibroblasti come quelli a destra in un tessuto connettivo loro non avranno l’actina corticale. Nel disegno non se ne vede neanche un pò ma vedo dei fasci di filamenti di actina all’interno oppure dei filamenti di actina all’interno di questi prolungamenti perché queste cellule sono mobili. In condizioni patologiche questa cellula epiteliale diventa una cellula carcinoma e, diventando carcinoma, perde l’actina corticale e diventa molto simile a questo fibroblasto. Quindi in condizioni patologiche troverete tantissime alterazioni del citoscheletro che si accompagnano molto frequentemente ad alterazioni legate alla carcinogenesi. Le cellule tumorali, ad esempio un carcinoma, devono invadere i tessuti sottostanti per creare la metastasi. Utilizzano i filamenti di actina per creare questi prolungamenti che si chiamano invadopodi che li aiutano ad invadere i tessuti sottostanti. Oltre al cambiamento del citoscheletro nelle cellule tumorali abbiamo anche queste specializzazioni che usano i filamenti di actina per andare ad invadere i tessuti sottostanti. Le actin binding proteins, in italiano proteine leganti l’actina, si possono interfacciare con i filamenti di actina formando dei fasci paralleli, ad esempio la fascina, o delle reti, ad esempio la filamina. 10 Ci sono altre actin binding proteins con varie funzioni. I filamenti di actina e le sue modificazioni sono facilmente regolate in condizioni fisiologiche e patologiche grazie a numerose proteine che regolano l’actina. Ad esempio alcune legano i frammenti di actina portando al taglio del filamento, alcune formano i fasci, alcune formano le reti. Alcune fanno un CAP, incappucciano un estremità. Se io non voglio far allungare quel filamento ci metto un cappuccio, ci metto una CAP Z proteins che impedisce l’allungamento. Questo ad esempio avviene nel sarcomero del muscolo striato scheletrico. Queste actin binding proteins hanno un grosso potere di regolazione della lunghezza e della sua sanità. Se io prendo un filamento di actina e ci metto una proteina che forma il cappuccio, io posso modificare la stabilità del filamento oppure promuovere l’accorciamento. Se io metto un CAP all’estremità (-) prevengo l’accorciamento, mentre se io metto un CAP all’estremità (+) inibisco la polimerizzazione quindi ho un’ampia possibilità di regolare quel filamento tramite diverse proteine. Non dovete imparare a memoria i nomi di tutti le actin binding proteins ma magari i più importanti, perlomeno le diverse possibilità che riguardano la funzione. Ad esempio queste formine si legano e promuovono la polimerizzazione. La dinamicità è fondamentale per il movimento. Le cellule usano la polimerizzazione dell’actina per muoversi e possono aderire a un substrato. Oppure anche un macrofago nel connettivo. Se la cellula si deve spostare lei aderisce al suo substrato mediante la formazione di placche di adesione. La cellula emette lo pseudopodio. Lui si allunga e si attacca più avanti f ormando una nuova placca di adesione, così la zona posteriore della cellula si stacca dal substrato, contrando la parte superiore accorciando la cellula che si trova ancorata a un substrato ma più avanti. Questo è un processo dinamico perché si porta in avanti. È fondamentale per l’attività fisiologica delle cellule che possono aumentare la loro capacità di migrare. Se voglio bloccare la migrazione di una cellula tumorale posso inventare un farmaco in grado di bloccare la sua capacità di muoversi e quindi di invadere i tessuti sottostanti. 11