La Restaurazione - Congresso di Vienna (1814-1815)
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Questo documento analizza le conseguenze del Congresso di Vienna dopo la sconfitta di Napoleone, evidenziando i tentativi di ripristino dell'ordine precedente e le nuove alleanze create in Europa, con particolare attenzione al principio di legittimità e di equilibrio.
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LA RESTAURAZIONE LE IDEE CENTRALI Dopo la sconfitta di Napoleone, con il Congresso di Vienna furono reinsediati negli Stati europei i sovrani assoluti, nell'intento di salvaguardarne le prerogative e di ristabilire l'equilibrio tra le potenze continentali. Nonostante la concessione, da parte di alcu...
LA RESTAURAZIONE LE IDEE CENTRALI Dopo la sconfitta di Napoleone, con il Congresso di Vienna furono reinsediati negli Stati europei i sovrani assoluti, nell'intento di salvaguardarne le prerogative e di ristabilire l'equilibrio tra le potenze continentali. Nonostante la concessione, da parte di alcuni sovrani, di Costituzioni volte ad attenuare il loro potere assoluto, in tutta l'Europa si formó un fronte di opposizione in nome dei principi liberali e democratici, e della nascente idea di "nazione". Il Congresso di Vienna: il riassetto degli equilibri internazionali IL PRINCIPIO DI LEGITTIMITÀ Tra il 1° novembre 1814 e il 9 giugno 1815, dopo la sconfitta Francese a Lipsia e prima di quella di Waterloo, le quattro principali potenze che avevano bat- nato Napoleone-Inghilterra, Austria, Prussia, Russia - presiedettero il Congresso di Vienna, cul parteciparono i delegati di quasi tutti gli Stati europei, compresa la Francia nella persona del suo ministro degli Esteri Charles-Maurice de Talleyrand (1754-1838). Lo scopo del Congresso era il ripristino degli assetti storico-politici precedenti alla Rivoluzione francese e alle campagne napoleoniche. Durante i lavori fu riplasmato il profilo geopolitico dell'Europa, seguendo il principio di legittimità, secondo il quale sui troni europei dovevano tornare I sovrani che detenevano "legittimamente" Il potere prima dell'usurpazione napoleonica. Non fu preso in considerazione, invece, il principio di nazionalità, ossia l'aspirazione delle di e popolazioni a formare Stati nazionali unitari e indipendenti. IL PRINCIPIO DI EQUILIBRIO L'obiettivo delle potenze riunite nel Congresso era da un lato quello di riportare la Francia ai confini del 1792, dall'altro quello di costruire un nuovo equilibrio internazionale, cioè un sistema capace di assicurare una pace durevole tra i vari paesi europei: il principio di equilibrio fu infatti il secondo cardine delle decisioni assunte a Vienna. Ciò che si desiderava era, sostanzialmente, una suddivisione dell'Europa in aree di influenza controllate dalle potenze vincitrici e articolata in modo tale da rendere più forte che in passato la posizione degli Stati che circondavano la Francia. Quest'ultima continuava infatti ad essere occupata dagli eserciti che l’avevano sconfitta ed ad essere considerata come il più pericoloso focolaio di un eventuale contagio rivoluzionario, capace di infiammare nuovamente l'Europa intera. Contemporaneamente, si ritenne importante non infliggerle condizioni umilianti che avrebbero potuto generare un altrettanto pericoloso desiderio di rivincita. Talleyrand fu abile a conservare per il suo paese un ruolo di primo piano tra le potenze europee, pur dovendo rinunciare a tutti i territori acquisiti durante l'età napoleonica. I NUOVI ASSETTI TERRITORIALI Il piano tracciato dalle quattro grandi potenze rappresentava un compromesso tra una restaurazione pura e semplice - ossia il ritorno in tutto e per tutto all'ordine prerivoluzionario - e il cauto accoglimento di alcuni degli effetti prodotti dall'espansione napoleonica in Europa. Per questo motivo, ad esempio, si preferì evitare di riproporre la frammentazione territoriale caratteristica dell'Antico regime. Ciò risultò evidente in particolare in due regioni. Nell'area germanica, al posto dei ben 360 Stati e staterelli che avevano formato il Sacro romano impero germanico (discioltosi nel 1806) ne rimasero soltanto 39, di cui la Prussia era il più importante e il più esteso. Essi si riunirono, sotto la presidenza dell'imperatore d'Austria, nella Confederazione germanica. Nell'area italiana, le antiche repubbliche aristocratiche di Genova e di Venezia non vennero ricostituite ma inglobate, rispettivamente, nel Regno di Sardegna e nell'Impero asburgico. Le medesime considerazioni ispirarono la scelta in favore della creazione di un Regno dei Paesi Bassi, derivante dall'accorpamento dei Paesi Bassi austriaci e dell'Olanda in uno Stato monarchico unitario, con funzione di Stato cuscinetto tra la Francia e il mondo germanico. La salvaguardia del nuovo ordine LA SANTA ALLEANZA In linea generale, l'Europa "restaurata" dal Congresso di Vienna era assolutista e dispotica. Il governo di gran parte dei paesi europei della Restaurazione si basava inoltre sul rilancio dell'alleanza tra monarchia e Chiesa; caratteristica dell'Antico regime, essa veniva ora riproposta con grande convinzione dai sovrani di Russia, Austria e Prussia, i quali nel 1815, nel corso del Congresso di Vienna, strinsero il patto della Santa Alleanza. Tale alleanza fu così definita perché i contraenti si impegnarono solennemente a governare seguendo quelle che ritenevano essere le prescrizioni «dell'eterna religione di Dio salvatore», ribadendo il principio in forza del quale la sovranità dei re discendeva direttamente da Dio. Poiché tale principio era in conflitto con il proprio ordinamento giuridico, la Gran Bretagna non aderì alla Santa Alleanza, lasciando così aperto un possibile canale di dialogo con le forze liberali ancora vive in tutta Europa. LA QUADRUPLICE ALLEANZA Nello stesso 1815 fu siglato un ulteriore patto diplomatico-militare, la Quadruplice Alleanza, al quale aderì formalmente anche la Gran Bretagna. Esso vincolava gli Stati firmatari a intervenire militarmente qualora in uno di essi fossero scoppiate rivolte tese a rovesciare l'ordine costituito. Nel 1820, in occasione del Congresso di Troppau, Russia, Austria e Prussia proposero di estendere tale principio alla legittimità dell'intervento militare della Quadruplice Alleanza in qualsiasi altro paese al cui interno venissero realizzate riforme "illegali", ma la Gran Bretagna decise di non sottoscriverlo, perché riteneva che il suo impegno dovesse limitarsi a garantire il rispetto dei confini tracciati dai trattati di pace e non prevedesse invece l'intervento negli affari interni dei singoli Stati. Gli accordi della Quadruplice Alleanza, inoltre, introdussero per la prima volta il metodo delle consultazioni periodiche tra le potenze (il cosiddetto "concerto europeo") allo scopo di prevenire eventuali focolai di conflitto e salvaguardare la pace in Europa: di fatto veniva istituito per la prima volta un organo sovranazionale di vigilanza. Fino al Congresso di Aquisgrana dell'autunno 1818, la Francia borbonica fu sottoposta al controllo di truppe di occupazione degli altri paesi, ma da quel momento in poi venne accolta nell'alleanza monarchica che controllava l'Europa. Se in un primo momento essa imitò la scelta dell'Inghilterra di non approvare l'estensione degli obiettivi della Quadruplice Alleanza, nel 1822, durante il Congresso di Verona, tornò su questa decisione.