La Sordità - Competenza Linguistica e Comunicativa - PDF

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Teresa Colonna

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linguistica sordità competenza comunicativa educazione

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Questo documento affronta il tema della competenza linguistica e comunicativa nei bambini sordi. Analizza come la mancanza di un input linguistico adeguato influenza lo sviluppo linguistico e come la competenza comunicativa possa influenzare o meno la competenza linguistica in generale. Evidenzia l'importanza di considerare gli elementi funzionali in questo contesto.

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L A SORDITÀ C O M P E T E N Z A L I N G U I S T I C A E C O M P E T E N Z A C O M U N I C AT I V A TERESA COLONNA La mancanza di competenza linguistica costituisce il nucleo fondamentale della disabilità uditiva. La vera disabilità dei sordi non è tanto legata all’ass...

L A SORDITÀ C O M P E T E N Z A L I N G U I S T I C A E C O M P E T E N Z A C O M U N I C AT I V A TERESA COLONNA La mancanza di competenza linguistica costituisce il nucleo fondamentale della disabilità uditiva. La vera disabilità dei sordi non è tanto legata all’assenza del segnale acustico, quanto alle sue conseguenze sull’acquisizione linguistica. Solo l’osservazione, guidata da approfondite conoscenze linguistiche e uno studio adeguato con gli strumenti della linguistica moderna possono creare le condizioni per realizzare degli interventi efficaci ed un reale insegnamento della lingua italiana. La competenza comunicativa è quella capacità che ci permette di estrarre un certo numero di informazioni dalle frasi grazie alla comprensione di alcune parole, grazie alla capacità di interpretare il contesto in cui queste frasi sono emesse e grazie alla nostra logica e alla nostra conoscenza dei fatti del mondo. Immaginiamo di dover cogliere il significato di una frase in una lingua che non conosciamo. – Se identifichiamo, all’interno di questa frase, le parole TOPO –INSEGUIRE- GATTO immaginiamo che voglia dire «il gatto insegue il topo», ma se scopriamo che tale frase è scritta in un racconto per bambini, nulla ci impedisce di ipotizzare che possa voler dire “Il topo insegue il gatto”! La nostra competenza comunicativa, aiutata dalle nostre conoscenze del mondo e dalla nostra capacità di leggere i contesti e fare inferenze, ci permette dunque di orientarci, di capire alcune informazioni importanti anche senza mettere in gioco una competenza linguistica. Cosa significa, allora, avere competenza linguistica? La competenza Linguistica è la capacità di percepire tutte quelle informazioni che, in una qualunque frase di una lingua, sono veicolate non dalle parole che la compongono, ma dalla struttura della frase. È una competenza, che non ha nulla a che fare con la grammatica che si impara a scuola, e che è posseduta da chiunque sappia almeno una lingua (o dialetto). La ricerca linguistica mostra, ormai assai bene, che il bambino, ai primissimi stadi di sviluppo, possiede una competenza linguistica quasi completa, in lingua dei segni il bambino sordo segnante, in lingua vocale il bambino udente. I bambini sviluppano in pochissimo tempo una grammatica complessa, danno interpretazioni coerenti ed univoche ad enunciati che non hanno mai incontrato prima. Ciò induce a ritenere che essi siano in possesso di uno schema innato, comune a tutte le lingue, quello che Chomsky chiama Grammatica universale (Chomsky 1965; Lenneberg 1967; Jakendoff 1993; Pinker 1997). Nel bambino sordo, per la mancanza di un input linguistico adeguato, si può creare una situazione insolita: Egli sviluppa una competenza comunicativa, in italiano, sempre più raffinata, che a un primo sguardo può assomigliare molto alla competenza linguistica, ma la vera competenza linguistica fa fatica a svilupparsi. Se, infatti, in condizioni normali i percorsi di sviluppo di queste due competenze sembrano indissolubilmente legati, proprio il caso dei sordi mostra che tali percorsi sono distinti. Quando un bambino sordo accede alla lingua attraverso la logopedia e la lettura labiale ha già perso un consistente repertorio di input sui quali fare affidamento per la decifrazione della lingua. L’input fonetico è debole anche per un cospicuo gruppo di parole funzionali: tutti gli elementi non accentati (articoli, pronomi clitici, preposizioni, elementi morfologici funzionali ecc.) non vengono recepiti a livello acustico. Proprio perché senza accento, questi elementi, durante la pronuncia delle parole e delle frasi, sono coarticolati con la parola seguente o precedente risultando così indistinguibili alla lettura labiale. Mi prendi una penna? Prendine tre, dagliene due… Sposta la sedia, spostala, spostagliela, spostiamole tutte…… Leggi, leggila, leggiamola, leggiamogliela… L’attenzione dell’alunno sordo si concentra sulle parole contenuto non invece sulle parole funzionali, anche se ciò che garantisce la relazione strutturale tra le parole sono i funzionali. In sintesi, il sordo affida la comprensione del messaggio alle parole contenuto mentre i funzionali diventano trasparenti. In questa maniera egli crea delle frasi che possono assomigliare al linguaggio telegrafico, in cui la sintassi è affidata all’ordine lineare delle parole e, di conseguenza, l’ambiguità rimane alta. ELEMENTI FUNZIONALI elemento linguistico privo di un significato autonomo compiuto, che ha funzione di collegamento, come articoli, preposizioni, congiunzioni, clitici e alcuni avverbi. Spesso l’insegnante, comprendendo tali difficoltà, evita le strutture complesse, le espressioni insolite, a vantaggio di costrutti semplici, con poche subordinate ma ricchi di ripetizioni ed informazioni aggiuntive. L’input, già deficitario, viene ulteriormente limitato. L’assenza di competenza linguistica rallenta e impoverisce drasticamente il percorso scolastico, precludendo spesso l’accesso a livelli superiori di istruzione, limita nelle scelte lavorative e di vita. – I clitici (dal gr. klíno «flettersi») costituiscono una categorie di parole variegata, caratterizzate essenzialmente dal fatto di essere brevi o brevissime (monosillabe o bisillabe); particelle, non autonome. – In italiano, sono clitici le cosiddette particelle pronominali, cioè forme atone del pronome personale (mi, ti, gli, ecc.; ➔ personali, pronomi), alcune congiunzioni (ma) e alcuni pronomi e avverbi (ne, ci, vi, ecc.). I clitici non hanno accento proprio e si legano ad un’altra parola con cui formano una stretta unità anche prosodica. Cumuli di clitici I pronomi clitici italiani possono disporsi in successione, come negli esempi seguenti: te ne darò una spiegaglielo portandomelo Tali combinazioni sono dette cumuli. Unendosi in cumulo, i clitici formano una sequenza lineare fissa e inseparabile nella pronuncia e nella disposizione (nella scrittura, invece, i cumuli sono in alcuni casi separati, in altri uniti: per es., me ne vado rispetto a glielo dico io). la Competenza Comunicativa mette i sordi in contatto con il mondo però NON li rende autonomi nella comprensione e nella produzione di testi scritti Spesso nella sordità gli operatori misurano la competenza linguistica indagando su quante parole sanno gli alunni, raramente ci si chiede: I nostri alunni queste parole come le conoscono? Il lessico è «rigido» Passaggio dal parametro quantitativo a quello qualitativo Spesso vado al cinema Il muro è spesso mezzo metro Che bel micio Il gatto grigio si è perso Apri la porta Ho aprito la porta Anna vede la chiave e apre la porta. Anna vede la chiave e me la porta. Possiamo disambiguare dal contesto della frase Luca prende sempre l’espresso Il treno o il caffè? Ho visto un cappuccino Un prete o la bevanda? Carlo ha deciso di fare fagotto la valigia o lo strumento musicale? possiamo disambiguare solo dal contesto fuori dalla frase La vecchia porta la sbarra La vecchia porta la sbarra La vecchia canticchiava, la vecchia dorme, la vecchia ride La vecchia porta cigolava, la nuova porta è rossa, la porta antica non si vede Spieghiamo le parole. Tendenzialmente l’errore che si commette è quello di separare le informazioni sul contenuto lessicale dalle informazioni sul contenuto grammaticale. Proviamo a mettere l’alunno nelle condizioni di percepire il significato delle parole non estrapolandole dalla frase così che possa comprenderne il contenuto e il valore grammaticale favorire un rapporto diretto tra alunno e testo. Dunque… La Competenza Comunicativa in sé non è un attivatore appropriato per attivare lo sviluppo di Competenza Linguistica. Domenica vado a messa La domenica vado a messa Difficoltà dell’alunno sordo a comprendere che queste frasi hanno significato diverso Ho sentito lèggere provocazioni Ho sentito leggère provocazioni Dove metto l’accento? Sono princìpi veri… Sono prìncipi veri… Se mi sveglio lavoro bene Semisveglio lavoro bene Difficoltà dell’alunno sordo a comprendere che un accento cambia il significato delle parole Paolo è morto naturalmente Naturalmente Paolo è morto Naturalmente Paolo non è morto naturalmente Una parola collocata in un posto diverso nella frase ne cambia il senso La competenza linguistica è anche saper riconoscere le frasi sbagliate Ugo fratello Marco dorme… Nelle seguenti frasi a cambiare il senso è un articolo ovvero una parola senza significato Anna ha bollito troppo il brodo avverbio Anna ha bollito troppo brodo aggettivo Ho invitato il nonno di Alessia e Luca (quante persone ho invitato?) Temo di morire Temo da morire Competenza grammaticale Ho bevuto due lattine di aranciata Ho bevuto le due lattine di aranciata Nella prima..può esserci ancora aranciata Nella seconda.. Non c’è più aranciata Luca deve pagare la multa entro il mese Luca deve pagare la multa entro un mese Se oggi è 12 aprile entro quando deve pagare la multa? Vedo lo zio Luca Vedo lo zio di Luca Vedo lo zio e Ada La signora che saluta l’uomo ha i pattini La signora saluta l’uomo che ha i pattini Chi ha i pattini? Ho cucinato molto pesce aggettivo Ho cucinato molto il pesce avverbio Ha parlato a lungo in strada quanto? Ha parlato lungo la strada dove? Anna compra una gonna verde e Lia ne compra una rosa Anna compra una gonna verde e Lia compra una rosa Radelli B., 1998, Nicola vuole le virgole. Dialoghi con sordi. Introduzione alla Logogenia, Bologna, Zanichelli Le conseguenze della sordità nell’accessibilità alla lingua e ai suoi codici Carmela Bertone, Francesca Volpato1 (Università Ca’ Foscari Venezia),2012

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